GARIBALDI UOMO E’ MASSONE
Di A.Sbardellati
” Reputo i massoni eletta porzione del popolo italiano ” |
Questa affermazione di Giuseppe Garibaldi rappresenta, a nostro parere, la sintesi del suo modo di essere nella società.
Dice di lui George Sand : ” Garibaldi non assomiglia a nessuno, ed in lui vi è qualcosa che fa riflettere…… è un uomo fatto per comandare , ma attraverso la persuasione: non può governare che uomini liberi.”
In una società “distratta” come quella attuale , rivisitare l’uomo e il massone Garibaldi può aiutare a trovare un filo conduttore alle tensioni e alle aspirazioni, un invito all’introspezione e alla ricerca di noi stessi , forse un aiuto a “crescere”. Non a caso già il figlio Ricciotti aveva catalogato diciottomila pubblicazioni riguardanti il padre: il personaggio Garibaldi sempre ha fatto discutere e sempre troverà stimatori e detrattori, ammiratori e scettici: è il destino di tutti i grandi.
Un’analisi superficiale del personaggio farà di Garibaldi solamente un grande condottiero, colui che sapeva arringare i propri uomini e spingerli alla vittoria . Garibaldi è certamente questo, ma è anche molto di più: è uomo di pensiero, valente scrittore e decoroso poeta, ricercatore dell’uomo in ogni dimensione , modello di altruismo e sensibilità sociale .
Tracciare un profilo di Garibaldi uomo sembra a prima vista opera semplice, di routine, ma se ciò vale per la maggior parte delle persone, non lo è certo per questo individuo dotato di personalità poliedrica e di capacità e sensibilità ben al di sopra della norma.
Nasce a Nizza il 4 luglio 1807 e già nel ‘22 lo troviamo marinaio sulla ” Costanza ” , nel suo primo vero viaggio per mare verso Odessa . Si tratta quindi di un marinaio per vocazione , che nel mare trova quel senso di libertà sempre agognato. Autodidatta per quel che concerne l’acquisizione delle discipline sportive e belliche, altrettanto lo fu culturalmente, un autodidatta appassionato ed attento tanto da costruirsi una solida cultura di cui non fece mai sfoggio, ma che traspare dagli scritti e dai discorsi pubblici.
La scoperta della Giovine Italia accende il cuore di lui che scriveva “ amante appassionato del mio paese fin dai primi anni, ed insofferente del suo servaggio……. io cercavo dovunque libri , scritti che della libertà italiana trattassero ed individui ad essi consacrati “. Dopo i moti mazziniani del ‘34 fugge in Sud America , per scrivere una delle pagine più belle delle vicende per la liberazione di quei popoli oppressi , sempre avendo nel cuore la situazione italiana . Forte della fama di generale imbattibile , il 15 luglio 1848 salpa verso l’Italia con circa 70 legionari che si erano ricoperti di gloria in questa terra straniera . All’arrivo forma un corpo di volontari di 3500 uomini offrendoli a Carlo Alberto, ma è osteggiato in ogni maniera; ben altro si attendeva quando “andò ad offrire senza rancore il braccio e quello dei compagni a colui che mi condannava a morte nel ‘34 “
Il 9 febbraio 1849 proclamava a Roma:
1) Il papato è decaduto di fatto e di diritto dal governo temporale dello Stato Romano,
2) il Pontefice avrà tutte le garanzie necessarie d’indipendenza nell’esercizio della sua potestà spirituale,
3 ) la forma di governo dello Stato Romano sarà la democrazia pura e prenderà il glorioso nome di Repubblica Romana,
4) la Repubblica Romana avrà col resto d’Italia le relazioni che esige la nazionalità comune.
Ancora più chiaramente richiedeva : ” L’assemblea proclami fin da questo momento che la causa della Sicilia e la causa di Venezia rappresentano la causa italiana”
Passa dalla Repubblica Romana al secondo esilio sempre avendo ben presente il bene della patria da anteporre ad interessi personali anche legittimi. Da qui prende le distanze da Mazzini, nel “Programma Italiano ” dichiara: Bisogna fare l’Italia innanzi tutto. L’Italia è composta oggi di molti elementi: piemontesi, repubblicani, murattiani, borbonici, papisti, toscani ed altri…..Tutti questi elementi debbono amalgamarsi al più presto o essere distrutti, non c’è via di mezzo. Il più forte degli elementi italiani io credo sia il Piemonte e consiglio di unirsi a lui….”
Il 2 marzo 1859 incontra Vittorio Emanuele II e ne trae un’ottima impressione tanto da diffondere un foglio di istruzioni agli italiani che si compendia nella parola d’ordine : ” insorgete al grido : Viva l’Italia , via Vittorio Emanuele “
Conquistato il meridione a questo grido, il 7 novembre del 1860 si ritira in volontario esilio a Caprera lanciando l’ultimo proclama agli italiani che termina “ Accanto al Re Galantuomo ogni gara deve sparire, ogni rancore dissiparsi”
“….se la sveglia
del popolo , leon che dorme , è udita,
del destino d’Italia io non dispero ” ( dal Poema autobiografico ).
Da Caprera esce soltanto per intervenire in parlamento contro le scempiaggini del governo verso il meridione e per recarsi a trovare Manzoni a cui regala un mazzo di fiori. “ Lo conserverò –dice lo scrittore – in memoria di uno dei più bei giorni della mia vita “
Si giunge ai fatti di Aspromonte , altra grave vergogna per il governo italiano, e , alla fine di una spasmodico 1862, si ritira ancora a Caprera sino al 1866. Un intermezzo in Inghilterra nel 1864, dove sarà accolto come il Messia. Poi la campagna in Trentino e Mentana con una puntata a Ginevra nel 1867, invitato ad un Congresso Internazionale per la pace di cui è nominato Presidente onorario.
Propone che la Lega per la pace e la libertà lavori a questi fini:
1) Fratellanza fra i popoli,
2) impossibilità di guerre tra loro
3) istituzione di un congresso universale permanente, arbitro di dissidi tra le nazioni
4) decadenza del papato
5) religione di Dio come espressione di Verità e Ragione
6) il sacerdozio dell’intelligenza e della scienza , sostituito a quello della rivelazione e del dogma,
7) rivolta all’oppressore, unico caso di guerra permesso.
Tutto questo si commenta da solo.
Quanto abbia influito sul comportamento di Garibaldi l’idealismo di Hegel o la filosofia della massoneria di Fichte è difficile quantificare , certo che il dettato filosofico hegeliano di giustificazione della rivoluzione con partecipazione attiva agli sforzi di emancipazione degli uomini dalla dura servitù ed ancora la capacità di armonizzare questo con la valutazione della restaurazione ed il rispetto dell’autorità quando essa lo merita, sembrano essere il filo conduttore dell’atteggiamento di Garibaldi.
Grande generale e grande uomo dunque, ma forse l’aspetto più qualificante del nostro è il suo essere massone.
Stabilire i particolari della vita massonica del fratello Garibaldi, dei suoi contatti rituali e a quali logge sia stato affiliato o quante siano state dalui ispirate o a lui si siano intitolate in Italia e all’estero è impresa praticamente impossibile. L’essere appartenuto a più logge sparse nel mondo è la conferma della continuità del pellegrinaggio di un uomo illustre che resta sempre un ” fratello ” ed un ” operaio “.
Il generale ebbe la Luce nel 1844 nella loggia brasiliana ” Asilo de la Virtude “, ed a Montevideo venne ricevuto Fratello regolare in officina di probabile origine francese ” Amis de la Patrie “; è ancora ricordato nella loggia ” Tompkins ” a Stapleton, nello Stato di New York e lì tuttora lavora una loggia che porta il suo nome.
La qualità di “fratello ” assume in Garibaldi una nota davvero originale : fin da quando era in vita si costituiscono officine intitolate a lui ed anche a qualcuno dei suoi familiari. Già nel 1869 hanno vita ed azione , oltre a ” I figli di Garibaldi ” ( Napoli ) , ” La guida di Garibaldi ” ( Vittoria ) , ” Mentana ” ( Siracusa ), due logge ” Garibaldi ” ad Ancona , ed ” Annita ” ( sic ) a Palermo. Inoltre logge a suo nome in località marittime come Nizza , Tunisi, Napoli, Bari, Taranto, Livorno ecc..
Il periodo più denso di attività muratoria del fratello Garibaldi va dal 1860 al 1867. E’ l’epoca di Palermo e Napoli, di Londra e della Scozia. Dagli anni 1862-64 egli trae , dalla vita delle logge, le gioie maggiori in mezzo a prove politiche ed umane drammatiche ed alle rinnovate speranze di azione . Dalle alte cariche che fu chiamato a ricoprire , nelle quali sempre si dimostrò padre che testimonia la Luce ai figli , ricorderemo la Gran Maestranza Palermitana , la proclamazione della Costituente di Torino del 1862 a ” primo massone d’Italia ” ed infine la sua elezione a Gran Maestro nella Costituzione fiorentina del 1864 con 45 voti su 50 rappresentanti, cumulando così questa carica con la gran maestranza del Supremo Consiglio Palermitano. Cumulo che portò per poco tempo, riuscendo a riunificare tutta la Massoneria Italiana. Questo risultato , che viene qui proposto come un qualcosa di inevitabile ,costò sacrifici ed impegno in un’Italia frammentata socialmente e culturalmente , dove il desiderio di protagonismo toccava ogni aspetto della realtà, quindi, anche se in proporzione minore, anche quello massonico. Solo Garibaldi avrebbe potuto ottenere un risultato di tal genere e lo ottenne con la semplicità di modi e il carisma innato che non aveva bisogno di verifiche .
Il Grande Oriente fu quindi costituito dai rappresentanti dei due riti, l’Italiano e lo Scozzese.
A Garibaldi fu inviata una delegazione latrice di questa lettera :
Valle dell’Arno, il 24° giorno del 3° mese
dell’A.V.L. 5864
Generale ,
i Liberi Muratori riuniti a Firenze, per mandato di meglio che 70 Officine massoniche, ebbero un pensiero, quello di unificare la massoneria in Italia come di riscontro al bisogno della completa unificazione della Patria nostra ed ebbero in mira di sollevare l’Ordine Massonico all’altezza del progresso dei tempi e del grado della moderna civiltà; quindi, rispettando i Riti Massonici, ne fu proclamata la piena libertà, come da per tutto si proclama e si deve proclamare la libertà di coscienza e la libertà dei culti.
In Italia vi erano due G.O. per due Riti diversi, ma l’unità politica reclamava l’unità massonica che moralmente rappresenta il progresso dell’Umanità. In Italia primeggiava un Gran Maestro che nella sua persona incarna l’idea dell’Unità Nazionale, e la Costituente di Firenze, rispettando i Riti e proclamando cotesto Gran Maestro per tutta la Massoneria Italiana, ha corrisposto al desiderio universale , ha percorso la via che rimaneva ed ha organizzato la base al grande edificio nazionale….
…….fu proclamato il solo che si poteva proclamare, indicato dall’unanime voto di tutti gli Italiani unitari.
—–Egli è vero che si è talvolta troppo sacrificato ” nume insaziato della concordia “, ma non può dirsi essere identico il caso, quando si tratti di proseguire la vera via dell’unificazione , quella che rappresenta il progresso morale dell’Umanità, di riscontro al progresso politico dei Popoli.
—- Potrebbe Giuseppe Garibaldi esser mai quell’italiano che respinga il lavoro unitario della Costituente di Firenze?
Nel 1867 così scriveva il Fratello Giuseppe al Supremo Consiglio Palermitano: “ ….Se la vecchia lupa della diplomazia da una parte e l’apatia del popolo dall’altra ci contendono Roma, chi in Massoneria oserà contenderci una patria , una Roma morale, una Roma Massonica? Io sono del parere che l’unità massonica trarrà a sè l’unità politica d’Italia……
Reputo i massoni eletta porzione del popolo italiano….
Uniamoci e saremo pronti per vincere realmente con la virtù il vizio, con il bene il male, e la Patria e l’Umanità ve ne saranno riconoscenti “
Alla Costituente del 24 aprile 1879 Garibaldi fece pervenire una stringata missiva : ” Miei cari fratelli, invio un saluto di cuore ai miei fratelli della Massoneria Italiana e particolarmente al Gran Maestro Mazzoni, che tanto la onora in faccia alla Massoneria Universale ”
In occasione dell’inaugurazione del Tempio delle logge ” Ragione e Cisalpina ” di Milano il 4 novembre 1880 agli omaggi di queste così rispose:….Dovunque si tratti di una causa umanitaria, noi siamo certi di trovare l’antica nostra Massoneria base fondamentale di tutte le associazioni veramente liberali….. mi vanto e vado superbo di aver sempre appartenuto e di appartenere alla Massoneria “
Nel 1872 così aveva scritto ” che la Massoneria incarni in sè stessa tutto quanto c’è di onesto, di generoso, di aspirante al miglioramento umano in Italia prima, nel mondo poi, non è questa la missione degna della più antica , della più grande delle società umane ?”
Se la prassi massonica presuppone un fondo di convinzione universale ed armonica, credo che di Garibaldi si possano individuare tre componenti della sua visione cosmica, che identificò in un triangolo di cui lo Spazio potrebbe essere la base, il Vero il cammino dei lati verso il congiungimento, il Sole il vertice.
Spazio: “ Chi può limitare i tesori concessi da Dio all’uomo nei suoi portentosi misteri ?….. e l’anima , è essa forse al di qua o al di là della barriera innalzata dall’Eterno all’umana intelligenza? Comunque sia l’anima mia è un atomo dell’anima dell’Universo. Questa credenza mi nobilita, mi innalza al di sopra del miserabile materialismo: m’infonde rispetto per gli altri atomi emanazione di Dio…. “
Vero :” Deismo ( intendo teismo ) da una parte e materialismo dall’altra sono gli oggetti delle controversie . Cerchiamo una media proporzionale e chiamiamola vero. Credete che il vero possa convenire per tutti? Io lo credo . Bene interpreti del Vero : Ragione e Scienza…. L’Infinito potrebbe essere la definizione del Vero ( il Tempo: lo spazio , i mondi ) Il Credo può essere designato con la formula : Religione del Vero o Religione dell’Infinito con interpreti la Ragione e la Scienza.
Sole: ” Stabiliamo la religione universale di Dio, padre di tutte le nazioni…. Vi può essere accomodamento fra popoli di diversa schiatta , ma fra preti di diverse sette giammai. La sola chiesa degna di Dio è quella rischiarata dal figlio suo primogenito: il Sole “
” La Massoneria dovrà portare avanti l’umanità. La pratica continua dei suoi sacri principi deve condurre tutti i popoli ad un legame paterno .”
La tendenza a spaziare verso l’umanità dei valori ed il ritrovamento dell’umanità comune e di una assonanza cosmica degli esseri lo rendono Massone. Nel 1881 ebbe conferita la suprema carica dei rami del Menphis e del Nizzain, unificati nella universalità massonica sopra tutto per il suo prestigio e per l’opera tenace di quanti si ispiravano a lui, Nel 1900 i Fratelli d’Egitto dichiararono il loro Gran Maestro Onorario , Giuseppe Garibaldi, “ Le premier Macon du monde “ Il necrologio in Rivista massonica del 1882 nella sua semplicità dà la dimensione del massone quando afferma : ” La Massoneria lo piange come padre e come figliolo” ed ancora “Fratelli, quando la terra non avrà più lacrime , quando non verrà più cosparsa di sangue versato in empie fratricide battaglie, quando il lavoro, l’ingegno, la virtù saranno i soli fattori legittimi e veri del benessere umano, quando si innalzerà l’inno dei felici e dei concordi , senza che sia funestato da nessun gemito di oppresso o di servo, allora il monumento all’eroe sarà veramente compiuto.”