Il LIBERO MURATORE E IL SUO MONDO

Il LIBERO MURATORE E IL SUO MONDO

Maestro Venerabile, Fratelli carissimi,

Il tema proposto all ‘attenzione dei Fratelli della nostra Officina quale motivo conduttore per i lavori di questo anno massonico, è forse assai più vasto e complesso di quanto si sarebbe tentati di pensare a prima vista e, pertanto, dietro l’invito del Maestro venerabile e a particolare beneficio dei Fratelli Apprendisti, mi accingo ad esporre alcune considerazioni che, oltre a servire da premessa par tali lavori, potranno eventualmente fornire lo spunto per sviluppi futuri.

Ho fatto accenno alla prima camera perché è in essa che il Libero Muratore entra per la prima volta in contatto con quel luogo “illuminatissimo e regolarissimo” rappresentato dalla Loggia Massonica. Questa sarà dora innanzi “il suo mondo”, ovvero quell ‘ambiente particolare nel quale il Muratore “libero e di buoni costumi”, cioè in possesso delle qualificazioni richiesta, potrà sviluppare, con il proprio lavoro personale e sotto la guida costante dei fratelli più esperti, quelle possibilità di ordine superiore che egli porta in se stesso allo stato di pure virtualità.

Bisogna innanzitutto osservare che la “loggia” è propriamente costituita quando una collettività di Liberi Muratori è riunita in modo rituale, quando qualunque sia d’altronde il luogo nel quale avviene tale riunione, e non deve pertanto essere confusa con il Tempio, cioè con l’edificio in cui la Loggia svolge abitualmente, ma non necessariamente, i propri lavori. Le misure tradizionali della Loggia già la distinguono dal Tempio e fanno di essa la misura stessa del Cosmo; essa infatti, come precisano esplicitamente alcuni Fratelli “è lunga da Oriente ad Occidente, larga da Settentrione a Meridione, alta dalla superficie della Terra al Cielo e profonda fino al centro del nostro globo” e in termine stesso di “Loggia” pare non privo di relazioni con la parola sanscrita “loka”, che significa “mondo o universo”, ma anche “stato”. La Loggia, nondimeno, si costituisce all’interno di una “cinta sacra”, la quale altro non è se non la forma di un doppio quadrato e i punti che la determinano sono detti “Landmarks”, termine inglese che serve ad indicare i picchetti posti su di un terreno per definire i confini di una superficie determinata.

I Landmarks, intesi simbolicamente, sono per il Massone i principi fondamentali ed immutabili che regolano l’edificazione del Tempio; essi rappresentano la traduzione in linguaggio umano di un “ordine” divino e definiscono, pertanto, il metodo proprio alla particolare via iniziatica nota con il nome di Libera Muratoria. Le vie iniziatiche, infatti, pur avendo tutte lo stesso fine e alcuni tratti essenziali in comune, come l’uso del simbolismo nell’insegnamento e la presenza di funzioni particolare atte a trasmettere tale insegnamento in modo regolare, utilizzando di fatto tecniche e metodi diversi onde potersi adattare alla varietà delle nature umane; a ciò si riferisce un detto orientale secondo il quale “le vie sono tante, quanti sono i cuori degli uomini”. La via massonica ha, come le altre, i suoi metodi, i suoi simboli, e le sue funzioni particolari; Io sforzo di ogni Muratore deve quindi essere teso innanzitutto alla assimilazione e alla comprensione di quei metodi, simboli e funzioni che “il suo mondo” gli offre e divenire così parte attiva e cosciente nella edificazione del Tempio vivente secondo il posto assegnatogli dal Grande Architetto dei Mondi nella costruzione universale.

Per quanto riguarda, in particolare, le funzioni di Loggia, sarebbero necessari lunghi sviluppi per dimostrare come esse derivino in modo abbastanza diretto da quello che possiamo chiamare l’ordinamento della Massoneria Operativa, ovvero dell ‘insieme delle antiche confraternite di Costruttori alle quali dobbiamo anche quanto è rimasto degli antichi Landmarks. Non essendomi possibile in questa sede ampliare tale argomento, che potrà essere oggetto di studio nel corso di questo ciclo di lavori, mi limiterò soltanto ad osservare che sia i Dignitari che gli Ufficiali in Loggia, così come i gioielli da loro indossati, noti come i “gioielli nobili”, sono innanzitutto dei simboli allo stesso titolo di tanti altri che decorano le mura e le colonne del nostro Tempio; i Dignitari e gli Ufficiali esprimono altrettanti “attributi” o “aspetti”, se così si può dire del G U :. e, pertanto, prima di essere degli iniziati che operano in conformità con i rispettivi doveri, sono i supporti sacri del particolare tipo di influenza spirituale che è collegata alla loro funzione ed è per loro tramite che un legame con il principio spirituale che essi rappresentano può essere mantenuto.

Queste ultime considerazioni potranno forse apparire un poco oscure, in particolare ai Fratelli di più giovane età massonica; al fine di renderle meglio comprensibili, mi soffermerò più a lungo sul secondo dei punti che, nell’ambito del nostro programma, intendiamo approfondire, quello inerente alle modalità particolari dell ‘insegnamento iniziatico in Massoneria.

Il simbolo più centrale dei nostri Templi è rappresentato dall ‘Ara, sulla quale sono disposti il Compasso, la Squadra e il Libro della Legge Sacra. Nelle Logge inglesi, sulla parte dell’Ara rivolta verso Occidente, è sovente presente un altro simbolo, costituito da un cerchio con il suo centro e da due linee verticali e parallele ad esso tangenti.

Questo simbolo, inspiegabilmente tralasciato dalla Massoneria latina, è alquanto importante giacché, come indica il rituale inglese, “il punto entro il cerchio” rappresenta il “luogo” raggiunto il quale un “Maestro Massone può errare”; in altri termini, tale “punto” raffigura la perfezione massonica e l’ottenimento della Luce. Esso corrisponde pertanto al “fine” dell’insegnamento iniziatico impartito in Massoneria e, non a caso, è situato sull’Ara proprio al di sotto delle “Tre Grandi Luci” di Loggia, il Compasso, la Squadra e il Libro.

Tali Grandi Luci, il Compasso che serve a tracciare le figure curve, la Squadra che serve a tracciare le figure quadre, ed il Libro che contiene in forma di Rivelazione le leggi che regolano l’esistenza, sono spesso intese come i simboli del Cielo, della Terra e dell ‘Universo manifestato, nel cui ambito si esplicano le azioni e le reazioni reciproche delle influenze celesti e di quelle terrestri.

Il Maestro Massone, che ha raggiunto il “punto entro il cerchio”, si trova quindi tra la Terra ed il Cielo, ovvero fra Squadra e Compasso, ed è ormai in grado di leggere direttamente il Libro della Norma universale divenendo così il Maestro per eccellenza e l’interprete veridico della volontà del Grande Architetto; per il suo tramite, coloro che percorrono la via, possono sperare di pervenire essi stessi, se ne avranno le capacità, alla Luce massonica o, in altre parole, alla umana perfezione.

Il Maestro Massone è il primo dei tre Regolatori Visibili, gli altri due essendo il Sole e la Luna. Questi con in tre Invisibili Pilastri che sostengono la Loggia, ovvero Saggezza, Forza e Bellezza, sono simboleggiati dalla tre Piccole Luci, i tre ceri che, durante il rito di Apertura dei

Lavori, sono accesi in corrispondenza delle tre stazioni del Sole, l’Oriente, il Mezzogiorno e l’Occidente. Le tre Piccole Luci sono inoltre fisicamente rappresentate dal Maestro Venerabile, che accende il cero orientale, dal 1 0 Sorvegliante, che accende il cero occidentale, e dal 20 Sorvegliante che accende il cero di Mezzodì.

Da un certo punto di vista, queste tre triadi, dei “Regolatori Visibili”, del “Pilastri Invisibile” e dei tre principali Maestri di Loggia rappresentano una relazione abbastanza evidente con le tre Grandi Luci che, in qualche modo, sono così trasposte dal piano universale al piano umano. Il perfetto Maestro Massone e i due Luminari diurno e notturno stanno dalla parte celeste, i tre pilastri da quella terrestre e i tre Maestri di Loggia, mediatori e interpreti degli uni e degli altri nei confronti dei Fratelli, si situano in corrispondenza del Libro ovvero della Scienza Muratoria di cui il Maestro Venerabile in particolare è, come dice il rituale, il principale depositario.

Per tornare ai Regolatori, è detto, nel rituale inglese, che “il Sole regola il Giorno, la Luna la Notte, ed il Maestro Venerabile, avendo per norma il moto dell’uno e dell’altra, regola il lavoro di Loggia”. In effetti, se si riflette sul contenuto dei nostri rituali, si noterà che al 1 0 Sorvegliante è affidata la zona chiara del Tempio, al 20 Sorvegliante quella oscura ed la Maestro Venerabile tutta la Loggia. Il 1 0 Sorvegliante governa il Sud, la colonna dei Compagno, e tale parte, per le corrispondenze analogiche che presenta con la suddivisione del giorno, corrisponde al periodo che va dall ‘Alba al Tramonto; pertanto il 1 0 Sorvegliante si occupa di controllare il lavoro, che si svolge appunto durante il giorno e richiede, da parte di chi lo compie, sforzo e resistenza, necessitando oltre che della Luce, della “Forza”. Il 2 0 Sorvegliante governa il Nord, la colonna degli Apprendisti, e tale parte, per la stessa analogia citata in precedenza, corrisponde al periodo di riposo che, nel ciclo del giorno, va dal tramonto all’alba; è questo quel momento di ripiegamento su se stessi e di purificazione che caratterizza il primo grado. Trovandosi l’Apprendista in una fase che può essere paragonabile al sonno, egli deve osservare il “silenzio” e fino a quando non sarà compiuta la sua trasmutazione interiore, che necessita dell ‘oscurità e della “Bellezza” per potersi attuare, non potrà partecipare attivamente al lavoro di Loggia. Il Maestro Venerabile, infine, governa tutta la Loggia e in particolare il lavoro dei Maestri che, come insegna il rituale, no si arresta mai, non conosce cioè né il giorno, né la notte, né la Luce, né l’oscurità, giacché i Maestri, almeno virtualmente, si pongono al di là del tempo e dello spazio e di tutti i cicli particolari.

Il Maestro Venerabile e il 1 0 Sorvegliante, simboli viventi delle “Piccole Luci”, traducono esteriormente, in virtù della loro “funzione”, l’insegnamento iniziatico ispirato dal “centro”, da quel “punto entro il cerchio” ove si manifesta, per la mediazione del perfetto Maestro Muratore, la “presenza” vivificatrice del divino Architetto dei Mondi. Gli emblemi di questa “presenza” sono appunto le “grandi Luci”, la Squadra, il Compasso e il Libro della Legge Sacra; queste si situano nel punto della Loggia corrispondente alla traccia dell’invisibile asse verticale che collega fra di loto tutti gli stati dell’esistenza, sia quelli superiori, cui si riferisce il Compasso, sia quelli inferiori, cui si riferisce la Squadra. A ulteriore conferma della natura di questo “centro”, i quadri di Loggia inglesi riproducono abitualmente una scala a pioli che poggia sul Libro della Legge e che, come quella di Giacobbe, si perde nell’alto dei Cieli. Su di essa sono di solito raffigurati degli Angeli o degli emblemi delle tre virtù teologali: un libro aperto per la Fede, un’ancora per la Speranza e un cuore, o una coppa, per la Carità. Ai nostri tempi, raggiungere questa scala è certamente un compito assai arduo; la Massoneria tuttavia insegna, con i suoi simboli, che per farlo sono indispensabili i Pilastri, i Regolatori ed i Maestri; i primi conferiscono la stabilità necessaria a sostenere le inevitabili prove, i Regolatori consentono, a stadi diversi del cammino iniziatico, di avere un punto di riferimento cui tendere, i Maestri, infine, passo dopo passo, guidano e controllano l’andamento del lavoro muratorio, sulla cui natura è forse opportuno spendere qualche parola.

A questo riguardo, il rituale inglese dona una indicazione abbastanza interessante quando, a proposito di Saggezza, Forza e Bellezza, si esprime nei seguenti termini:

 “Wisdom to contrive” (la Saggezza per progettare);

 “Strenghth to support” (la Forza per sostenere);

 “Beauty to adorn” (la Bellezza per adornare).

Il verbo inglese “to contrive”, riferito alla Saggezza, ha il senso di “escogitare”, “trovare abili soluzioni di un problema”, “fare piani o progetti”, “premeditare con astuzia”, e bene si adatta a colei che, in Loggia, è raffigurata come l’emblema della Saggezza, la Dea Minerva. A giudicare, quindi, dal termine usato per definire lo scopo, la Saggezza massonica sembra accordarsi bene con le caratteristiche proprie di una via artigianale. L’artigiano, come il Commerciante, prepara con pazienza e metodo lo sviluppo graduale dell’opera alla quale attende e non ama né la fretta febbrile, né la violenza, potendo l’una e I ‘altra compromettere il conseguimento del risultato voluto.

Non bisogna tuttavia dimenticare che Minerva, oltre ad essere la Dea delle Scienze, e delle Arti, è anche una Dea guerriera e pertanto l’artigiano dovrà, all ‘occorrenza, levarsi a combattere per la difesa dei propri beni materiali e spirituali. contro gli attacchi esteriori. I costruttori del secondo Tempio di Gerusalemme, detto di Zarobabele, erano spesso rappresentati con la cazzuola nella mano destra, per edificare la distrutta Casa del Signore, e con la spada nella mano sinistra, per tenere lontano coloro che volevano impedirne la ricostruzione. La cazzuola per cementare ed unire, la spada per respingere e disperdere i nemici. Nella prospettiva massonica, tuttavia, l’aspetto guerriero deve, a mio avviso, essere considerato più accidentale che essenziale, come lo sarebbe in una via, per esempio, di tipo cavalleresco, e anche la “Forza”, il secondo pilastro, va forse più intesa come resistenza e capacità di sopportazione piuttosto che come potere di soggiogamento; il rituale inglese, del resto, afferma che la Forza serve a sostenere (to support) e dare stabilità alle cose, non a conquistarle o distruggerle. Tutto questo, tuttavia, per non cadere in una visione sistematica e restrittiva, si riferisce alla predominanza di un punto di vista e non alla soppressione dell’altro.

Progettato con Saggezza ed edificato con Forza, il Tempio deve infine essere “adornato” per mezzo di “Bellezza” che, pur essendo la più esteriore delle virtù simboleggiate dai pilastri, è nondimeno essenziale affinché l’opera possa dirsi compiuta. La Bellezza è anche quella forza di attrazione verso le realtà di ordine superiore, la cui influenza dispone alla fratellanza e all’unità l’animo di coloro il cui cuore è almeno in parte purificato dagli attaccamenti individuali e dall’egoismo. Da un simile cuore la Bellezza, reggitrice del primo Grado, potrà far nascere quell’amore fraterno che, se non è l’essenza della Massoneria, né costituisce comunque l’ornamento principale.

Le considerazioni che precedono hanno dato forse qualche scorcio sulla scena in cui si svolge il dramma massonico e su alcuni dei suoi personaggi principali. In questa scena, che è il mondo del Libero Muratore, viene improvvisamente a trovarsi chi, fra quanti hanno bussato alla porta del tempio, è riconosciuto “libero e di buoni costumi”. Tale uomo, onde passare dal mondo profano a quello iniziatico, deve innanzitutto fare Testamento rispondendo a tre domande:

 Quali sono i tuoi doveri verso te stesso?

z:» Quali sono i tuoi doveri verso la Patria?

 Quali sono i tuoi doveri verso I ‘Umanità?

La parola Testamento, a questo riguardo, oltre ad alludere al noto simbolismo della Morte iniziatica, acquista un altro profondo significato. Essa implica infatti che qualunque possano essere le opinioni e le risposte del profano in merito alle tre domande, egli deve essere disposto a rinunciarvi e a reimparare tutto da capo, secondo una prospettiva assai diversa da quella che gli è stata abituale fino a quel momento. Se stesso, la Patria e l ‘ Umanità diventano, una volta iniziati, il Libero Muratore, il suo mondo e il mondo, giacché, dal punto di vista esoterico, i concetti ordinari devono in qualche modo essere trasposti e non più intendersi secondo il poro significato più esteriore.

In questa visione trasposta, naturalmente inaccettabile al profano che si trova nel Gabinetto delle Riflessioni, ecco che la Patria, quale terra dei padri, non sarà più intesa in senso nazionalistico, contraddicendo questo alla universalità della Massoneria, ma verrà concepita come la Libera Muratoria stessa: i “padri” saranno allora glia scendenti spirituali di cui il Libero Muratore raccoglie l’eredità e la posterità spirituale che, se fedele alla propria investitura iniziatica, conserverà gelosamente a vantaggio proprio e di quanti, in questa travagliata umanità o nel “mondo”, troveranno la forza e il desiderio di contribuire alla edificazione del Tempio Vivente.

TAVOOLA DEL FR.’.  A.’. B.’.

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