UN’IPOTESI INQUIETANTE:
passato e futuro potrebbero influenzarsi reciprocamente…
ln un mondo cristallizzato in cui non vi fosse alcun cenno di mutamento, il tempo di certo non esisterebbe. Per avere una pallida idea di quel che si intende per “realtà del tempo”, bisognerebbe, innanzi tutto, chiarire il significato di “realtà del divenire”.
Per alcune filosofie, le orientali in particolare, I ‘unica realtà assoluta è quella dell ‘Essere: tutto ciò che è fuori di essa, non è altro che un’illusione. Tutto ciò che appartiene al divenire, quindi, non può essere considerato reale, in quanto opposto dell ‘essere e, conseguentemente, appartenente al mondo dell ‘illusorio.
Nel mondo dei viventi, il ritmo temporale è talmente rapido che il passaggio dalla nascita alla morte avviene in uno spazio che va dal fuggente attimo, ai giorni e agli anni, attraverso il susseguirsi di ritmi molto vari e talmente fugaci, che neanche la velocità del pensiero – il cui moto è pressoché immediato riesce a cogliere. Non è difficile rendersi conto, che la successione temporale non può essere analizzabile. Tutti noi ci muoviamo, e ci realizziamo, in funzione di un obiettivo prefissato non rendendoci conto, guarda caso, che lo stimolo primario del nostro operato non scaturisce dal presente, bensì dal futuro. Lo spazio e il tempo potrebbero essere, pertanto, immaginati come due immensi percorsi autostradali dove il presente, il passato e il futuro, magicamente fusi, costituiscono il misterioso e sconcertante scenario. La psiche umana, mistero dei misteri, è la sola che riesce a compiere in lungo e in largo i percorsi del presente e del passato. Quella del sensitivo, poi, è la sola a spingersi anche nel futuro.
Il tempo, considerato da sempre un impietoso tiranno, nel suo incessante procedere, impone a tutti gli esseri umani la legge irreversibile del suo fluire, che non consente a nessuno di risalirlo “controcorrente”, anzi: riesce a far apparire come assurdi ed inaccettabili i fenomeni paranormali, decisamente in contrasto con esso.
Considerando il “tempo” come un semplice prodotto del continuo mutamento della materia, il filosofo C. D. Broad sottolinea, molto argutamente, che se non esistessero “enti fisici” soggetti al divenire, esso non esisterebbe per l’impossibilità indiscussa di distinguere un “prima” e un “dopo”. In un universo in cui tutto è immobile, dove non accade nulla – come cristallizzato – in assenza di mutamenti, non esisterebbe alcuna differenza tra il passato, il presente e futuro, in quanto identici. Non sarebbe piu possibile avvertire la successione di istanti diversi, del trascorrere delle ore, dei giorni, dei secoli, a causa del tempo “pietrificato”.
E’ indiscusso, quindi, che la vita dell’uomo è dominata dal fattore tempo e da luoghi comuni come, domani, ieri, lo scorso anno, e da eventi che sono scanditi dall ‘incessante ritmo dell ‘orologio. Ci illudiamo, pertanto, che le informazioni relative al mondo del “presente” ci pervengano dai cinque sensi; nessuno, però, s’accorge che percepiamo, in verità, sempre e soltanto il “passato”. Quando ci lasciamo rapire dalla magia di un rosso tramonto, ad esempio, molti non sanno che il disco solare, giù all ‘orizzonte, è già calato da oltre otto minuti: è, infatti, il tempo che impiega il suo segnale di luce per coprire la distanza che lo separa dalla terra. Anche di notte, specie s’è serena, quando il nostro sguardo contempla il luccichio della volta celeste, ignoriamo, purtroppo, che gran parte di quelle stelle che brillano lassù, più non esistono: sono morte, e la luce che giunge a noi, proviene pertanto dal passato.
Appare evidente che vi è sempre un ritardo, anche se piccolo, tra il verificarsi dell ‘evento e il momento in cui il nostro essere prende coscienza dell ‘accaduto. Tutto ciò potrebbe spiegarsi con la diversa velocità con cui viaggiano le informazioni, sia nel nostro sistema nervoso che fuori di esso.
A questo punto, le svariate possibili sollecitazioni di mirate visioni retrocognitive, se il passato venisse percepito contemporaneamente al presente, e con nitidezza di immagini senza pari, potrebbero determinare nell ‘essere umano uno stato confusionale tale da far rasentare la follia: stati allucinatori, più conosciuti come psicometria da ambiente, dovuti proprio alla coesistenza delle due “irreali” realtà.
La realtà del divenire, non si attua in un astratto succedersi di passato, presente e futuro, ma nella loro sintesi che potremmo definire generata dal cosmico orgasmo di un organismo in cui coesistono il mondo animale-umano, minerale e vegetale, uniti indissolubilmente, per I ‘eternità. Potremmo a questo punto, concludere che I ‘esistenza umana prende forma, si muove e si realizza, in un mondo popolato di strane presenze: i fantasmi di un passato che col loro spontaneo, ed a volte provocato, manifestarsi, tendono a condizionare il futuro.
Si, dev’essere proprio così. Nonostante la consapevolezza delle esperienze vissute, e le immagini del futuro che il presente a volte lascia intravedere, l’uomo continua stoicamente il suo cammino…
Chissà perché mai questa tenacia… ? E’ forse questo, I ‘arcano significato del tempo: sfidare Dio, Grande Architetto dell ‘Universo, per affermare, di conseguenza, il principio del libero arbitrio..
Silvio Nascimben