BREVE NOTA SU RELIGIONI E CASTE

BREVE NOTA SU RELIGIONI E CASTE

di

Baldo Conti

Nel corso delle nostre Tornate, durante la presentazione di Tavole che riguardano in qualche maniera la religione e nei successivi interventi, viene marginalmente e raramente accennato al fatto di dover tenere sempre separati, in ambito religioso appunto, i concetti, se così si possono definire di “religiosità” da un lato e quello di “casta sacerdotale” o “clero” o “chiesa” dall’ altro, che appaiono in modo macroscopico differenti e direi anche molto divergenti. Poiché questo “problema” viene in genere appena sfiorato vorrei approfondirlo qui velocemente nei limiti di spazio concessi e desidererei anche che il tutto fosse chiaro a coloro che sono interessati a questa problematica. Tra l’altro, questi concetti sono già stati espressi più volte anche nelle nostre pubblicazioni massoniche, ma ritengo non mai abbastanza.

Innanzi tutto è da precisare che la religiosità è un fatto intimo, personale, difficilmente comunicabile agli altri: è un po’ come la nostra ricerca esoterica in ambito massonico che, essendo appunto un qualcosa che riguarda i nostri sentimenti ed i nostri reconditi pensieri, provoca anche quel sospetto di segretezza non mai capito in ambito profano. Tra l’altro dobbiamo ricordare che il rapporto Uomo-Dio è sempre un qualcosa di diretto; la mia fede per esempio nel Grande Architetto dell’ Universo, riguarda il mondo complesso della mia sfera interiore; la mia credenza in Cristo – o in qualsiasi altra figura carismatica o filosofia religiosa – coinvolge il mio sistema di valutazione di ciò che mi circonda e di quant’altro io abbia la possibilità di entrare in rapporto con essa; è quindi un qualcosa che riguarda me solo, nel mio intimo, e basta.

Qualsiasi tipo di approccio alla religione rimane quindi una cosa di nostra intima, personale ed “esclusiva” proprietà e competenza, è quel sentimento astratto ed unico che può arricchirci spiritualmente, difficilmente acquisibile per apprendimento ed ancor più difficile da trasmettere agli altri, è quella complessa costruzione architettonica della filosofia della nostra vita che la nostra personale sensibilità, la nostra cultura ed il nostro intelletto, tutti insieme, hanno contribuito ad edificare nel nostro io. Possiamo anche ritenere che questa “qualità” unica, sia una delle nostre poche “proprietà” effettive che difficilmente qualcuno potrà mai portarci via. Ripeto ancora, in ambito religioso, il rapporto Uomo-Dio è, e deve rimanere “diretto”: non può essere altrimenti, diversamente non sarebbe più un rapporto tra l’ Uomo ed il suo Dio.

Ai fini del concetto di religiosità quindi, l’intermediazione della casta sacerdotale o del clero nel rapporto Uomo-Dio assume un aspetto incomprensibile; non è, infatti, possibile individuarne una funzione trascendentale pur sviscerando il problema da un qualsiasi punto di vista. L’interferenza della struttura ecclesiastica in ambito religioso è giustificabile solo se noi riusciamo a comprenderne la sua funzione politica nella società. Conosciamo tutti, infatti, la grande influenza che il Cattolicesimo ha per esempio nella società civile italiana, l’Islam nei paesi affetti da simile integralismo, lo Scintoismo in Giappone e così via; vere e proprie istituzioni e strutture “profane” che condizionano pesantemente la vita delle società nelle quali operano, spesso con violenza, soprusi, assenza di un minimo accettabile di tolleranza. Tra l’altro per ciò che ci compete, in Italia, la casta del clero vaticano possiede banche, società immobiliari, università e quant’ altro può far riferimento ad una potenza esclusivamente economico-politica e non è certo un qualcosa che possa assomigliare a quanto il vero Cristianesimo ha sempre auspicato e predicato fin dai suoi inizi, almeno se vogliamo fare riferimento alla “tradizione”.

E’ evidente, anche per il più sprovveduto, che in questo caso non è più una questione di “religiosità” o di religione, ma piuttosto uno squisito fatto di politica attiva; struttura ecclesiastica che si allea con i poteri più o meno “legittimi” dello Stato per condizionare la vita altrui e mai per un progetto veramente civile in ambito sociale, ma piuttosto un complesso di strutture alleate che niente hanno in comune con la democrazia, la libertà e la civiltà, caso mai con la dittatura nelle forme più svariate e folkloristiche conosciute e realizzabili. Il complesso è quindi prettamente socio-politico, la casta sacerdotale risulta solo una forza politica, che a differenza di qualsiasi altro tipo di movimento o “partito”, che può imporre una qualsiasi serie di leggi anche per affermare il proprio potere (ma >010 se ottiene democraticamente una maggioranza elettorale), usa scorrettamente sui più deboli la propria influenza ed il timore del castigo di Dio per affermarsi a loro spese.

Netta è quindi la distinzione che abbiamo il dovere di fare tra i due concetti di religione e di casta sacerdotale e loro derivati: questo discernimento è proprio un dovere che dobbiamo compiere nell ‘interesse della nostra società e dei nostri figli. Identica situazione, se ci è concesso un esempio parallelo, si verifica quando andiamo a votare in un qualsiasi tipo di elezione pubblica. Qualcuno ritiene erroneamente di dare il proprio voto ad un ideale, sia esso cristiano, marxista, liberale, di destra o di sinistra, ma la nostra adesione espressa con il voto non potrà mai essere ad un ideale ma è invece solo ed esclusivamente ad una “casta” sociale, ad una “corporazione”, ad un gruppo più o meno folto di cittadini che difende i propri esclusivi interessi e che sarà sempre in conflitto con le altre per il mantenimento dei propri privilegi. La nostra adesione di uomini liberi quindi ad un qualsiasi tipo di chiesa, qualunque esso sia, non sarà altro che un appoggio economico-politico dato ad una casta sociale, come fosse quella degli autoferrotramvieri o dei metalmeccanici, non potrà certo essere l’intima adesione del nostro animo ad un tipo di religione e non avrà mai alcuna relazione con un rapporto instaurabile tra l’ Uomo ed il proprio Dio, qualunque esso sia.

Per noi massoni poi la distinzione dovrebbe essere chiara, lampante ed ovvia, ma non sempre è così, perché qualsiasi immagine è pur sempre ambigua, ha una sua “maschera”, che spesso è velata da una falsa apparenza, voluta o no che sia. E’ molto facile cadere nella trappola che da sempre gruppi di privilegiati o aspiranti tali usano tendere in modo subdolo a coloro che distrattamente o ingenuamente ascoltano imbonitori scorretti ed in mala fede. La storia, almeno in questo caso, volendo, potrebbe anche insegnare in tal senso, e come ho già accennato in precedenza, l’assunzione della nostra indipendenza e libertà individuale e spirituale non è più una opzione ma è oggi un dovere, e più che per noi stessi, per i nostri figli e per il futuro dell’uomo nel suo insieme.

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