ATTENZIONE PIOVONO MASSONI

ATTENZIONE PIOVONO MASSONI

Quando la satira diventa denigrazione

Dl NICOLA MARDACE

le mie carte, ho ritrovato un numero di Cuore. Settimanale di resistenza umana 22 nov. 1995, il cui editoriale per la sez. Eventi (carta bianca anziché verdolina) si titola Attenzione, piovono massoni, firmato da Rosanna Santoro. Non ricordo il motivo per cui io abbia conservato questo giornale (entrai in Massoneria qualche anno più tardi), ma mi sembra opportuno farne oggetto di un esame critico specie nella temperie attuale ove la nostra Istituzione continua a essere attaccata da svariati fronti.

Sono difatti convinto che anche uno studio del genere rientri nelle finalità di Athanor, giacché vagliare ogni momento della storia massonica è dovere del libero muratore e motivo di profonda crescita interiore.

E senz’altro utile approfondire l’esame e l’esegesi delle nostre simbologie, interessarci donde proveniamo, su quali apporti culturali si sia strutturata la nostra Tradizione: ma bisogna anche riflettere sul fatto che essa segue il carattere progressista del nostro Ordine iniziatico, per cui fra un certo numero di anni i fratelli non si baseranno solo sulle riflessioni di Guénon, Pike, Farina, Boucher, ecc. ma anche su quello che noi contemporanei avremo loro offerto nella lettura degli accadimenti dell’epoca in cui abbiamo il privilegio di vivere.

BRFVE EXCURSUS STORICO

Per coloro che hanno molti anni meno di me, mi sembra però doveroso spiegare prima di tutto cosa abbia rappresentato Cuore nell’ambito della cultura satirica nell’ultimo decennio del secolo scorso. Il periodico nacque il 16/01/1989 quale inserto satirico de I ‘Unità in sostituzione di Tango e fino al 30/06/1994 fu da Michele Serra. Si avvaleva di noti collaboratori (tra cui Stefano Benni, Beppe Grillo, Daria Bignardi, Fabio Fazio, Rosanna Santoro) e celebri vignettisti come Francesco Tullio Altan, Ellekappa (Laura Pellegrini), Sergio Staino, Vauro Senesi, Vincino (Vincenzo Gallo, recentemente scomparso). Il 4/03/1991, quasi in contemporanea allo scioglimento del Partito Comunista Italiano, Cuore si mutò in settimanale indipendente, riscuotendo un successo che raggiunse l’apice nel 1992 con Mani pulite giungendo, alla fine di quell ‘anno, a pubblicare il primo avviso di garanzia a Craxi.

Agli articoli fecero seguito un’infinità di querele nonché innumerevoli proteste di stampo cattolico. Difatti, sorto nello scoraggiante clima dell’agonia comunista, Cuore viveva nella Tangentopoli demolitrice dei vecchi partiti, nell’individualismo esasperato che distruggeva la sana appartenenza solidale. Senza una netta presa di posizione politica, il periodico costituì sferza contro i giornalisti piegati al potere, frecciata all’egemonia dei governanti, sfottò elegante contro numerosi contemporanei miti di massa (anche Sanremo).

Nessuno era immune da strali snobistici: politici, governanti, giornalisti, opinionisti, clero romano e gerarchie ecclesiastiche. Ne sono prova famosi articoli quali Saremo più poveri ma stronzi uguale (16 gen. 1989), Un grande partito! Occhetto: “Siamo d’accordo su tutto, basta che non si parli di politica ” (4 feb. 1991), Scatta I ‘ora legale, panico tra i socialisti (fine marzo 1991), Aiuta lo Stato: uccidi un pensionato (10 sett. 1994), Gesù Cristo risorge, panico tra i cattolici (8 apr. 1995). Il 1/07/1994 la direzione venne affidata a Claudio Sabelli Fioretti – proveniente dal Corriere della Sera – il quale impostò il periodico sulla falsariga de Le Canard enchaîné, storico settimanale satirico francese, molto incline a indagini, rivelazioni di notizie riservate, scoop scandalistici a carico di personaggi pubblici. Il risultato fu un declino delle vendite che proseguì inesorabile sotto la guida di Andrea Aloi, al punto che il 2/11/1996 Cuore cessò le pubblicazioni.

Nonostante un ritorno in edicola nel 1999, l’anno successivo decretò il fallimento dell’iniziativa divenuta proprietà del management del gruppo musicale Elio e le Storie Tese. Questo il commento di Michele Serra intervistato il giorno della chiusura: “I giornali satirici sono come lo yogurt. Hanno la scadenza sull’etichetta già quando nascono.

2 L’ANTOMASSONERIA

Nel 1995, Cuore coltivò l’ambizioso progetto (mai completato) di pubblicare l’intero elenco dei massoni italiani – limitandosi però alle Logge regolari e non entrando nel merito delle C.d. “coperte” – esordendo con l’editoriale qui esaminato, nel quale spiccano illustri nomi di avvocati, medici, consiglieri politici, giornalisti, docenti universitari, ecc. E essenziale osservare come l’articolo veda la luce un anno e mezzo dopo che la Corte d’assise di Roma (16 apr. 1994) aveva assolto con formula piena Licio Gelli e afri imputati da ogni accusa e cinque mesi prima che l’appello venisse rigettato (27 mar. 1996).

Per quanto la sentenza finisse con il disconoscere in gran parte le tesi della Commissione Parlamentare (che aveva condotto le indagini sulla P2, successivamente sciolta con la Legge 25/01/1982, n. 17) e a ridimensionare l’influenza delle Logge, la vicenda era stata usata per instillare nelle menti degli italiani benpensanti l’esistenza di un “nemico occulto” sui cui scaricare ogni responsabilità di malgoverno, inducendoli a dimenticare i valori massonici sui quali era stato fondato il nostro Paese e a equiparare la Libera Muratoria a un’organizzazione capace di effettuare indebite pressioni sulle cariche detenenti il potere politico.

Ci troviamo nel 1995, ovvero allorché Michele Serra aveva lasciato la direzione della testata. Con lui, Cuore mai avrebbe mirato a screditare la Massoneria, giacché il fine degli scritti satirici non era distruggere e diffamare, bensì avvertire che di lì a poco si sarebbe concretato un Tracollo sociopolitico e cercando di schernire i potenziali responsabili.      Smarritosi il ruolo dei partiti, così l’ex direttore su Repubblica del 12 apr. 2008: “ci trovammo a fare i conti con l’ambigua, seducente tentazione di sorvolate sugli ambiti, e caricarci in spalla, un po’ per celia un po’ per non morite, una fetta (indebita) di rappresentanza politica. Lo svuotamento della politica (già forte in quegli anni, fortissimo adesso) già apriva di suo ampi vaœhi.• e dove si creano vuoti, si è indotti quasi  “fisicamente ” a occuparli. Il vuoto attrae e trascina Del ruolo di supplenza della satira, in termini di opposizione “vera”, di vivificante critica al potere e al wo of life corœnte, già si discuteva allora, con ovvio ma pericoloso compiacimento da parte di noi satirici”. L’avvento della nuova impostazione voluta da Sabelli Fioretti, sulla falsariga francese, non riscosse lo sperato successo giacché, come prosegue Serra: “la nostra presunzione generò, quasi senza volerlo, gli anticorpi dell ‘umiltà politica. Forse perché all ‘epoca eravamo ancora convinti, o speranzosi, o illusi, che la politica, oggetto infinitamente più grande di un giornale, potesse e soprattutto dovesse ripartire da sé sola, sbrogliarsela, senza bisogno di mosche cocchiere così orgogliosamente   disorganiche, e per fortuna costrette all’autonomia dal loro stesso linguaggio “specializzato “, così acuminato e insieme così delicato “-

E la Massoneria – che non rivelava i nomi degli iscritti e vantava fra le sue fila personaggi di pubblico dominio,  membri dei ceti elitari, del mondo della cultura, della politica e della finanza – costituiva una convincente ipotesi di un potere effettivamente in grado di sostituirsi alla politica istituzionale, indirizzare le scelte della Nazione, accomodare i procedimenti giudiziari.

3 L’ANATOMIA DELL’ARTICOLO

L’editoriale in esame (arricchito da una ricca illustrazione di Vauro che occupa l’intera pagina) è in verità poco satirico, ma si apre sottolineando come all’equinozio di autunno 1995 i massoni di tutte le Obbedienze si riversarono ordinatamente nelle strade di Roma e, indossando i paramenti (“tra l’incredula ilarità degli automobilisti italiani’), si recarono al Gianicolo per deporre una corona di fiori ai piedi del monumento a Garibaldi (commenta la Santoro: “uno dei fratelli presentabili della storia patria”. Beh, io avrei qualche dubbio, ma di questo mi occuperò in altra sede). L’evento citato – non esito a definirlo un coraggioso atto di testimonianza che non so quanti di noi oggi sarebbero disposti a ripetere – viene criticato dalla giornalista ( “Sembrava Carnevale” esordisce) perché, nonostante la sentenza favorevole a Gelli, è “un po’ poco per legittimare un ‘autentica ripulitura E su cosa basa la Santoro tale giudizio? Sulle convinzioni  espresse dall’ex Procuratore della Repubblica di Palmi Agostino Cordova, per quanto radicalmente sconfessate dalla Corte d’assise l’anno precedente. E vero che l’articolista ammette come appartenere alla Massoneria non costituisca reato e che per ipotizzarne uno “non basta provare la segretezza della Loggia, ma anche la sua concreta attività lobbistica “, ma è altrettanto vero che – sempre la Santoro – in Italia “la parola massoneria è da decenni associata, nella migliore delle ipotesi, al lobbismo”.

Sapete per quale motivo la giornalista è così certa di aver centrato il bersaglio? Perché prosegue apoditticamente: “non c ‘è dubbio che tra i segreti vi siano anche benefici come voti, appalti, promozioni, sentenze pilotate”. Verrebbe da concludere che la medesima sentenza di assoluzione abbia costituito il frutto del malaffare massonico, come pure che la Massoneria ha corrotto la Corte d’appello e finanche la Cassazione. Non smentendo la sua passione per il gossip elitario, la Santoro – nel 1996 indagata dalla Procura di La Spezia per aver pubblicato su L ‘Espresso stralci delle intercettazioni sulle telefonate Pierfrancesco Pacini Battaglia (proprietario della piccola banca svizzera Karfinko) e il deputato democristiano Emo Danesi, nell’ambito di Tangentopoli (cfr. Repubblica, 16 ott. 1996) – non potendo non tener conto della sentenza di assoluzione – pone al G.M. del G.O.I. Virgilio Gaito la malandrina domanda sul perché, se la Massoneria non è segreta, non si divulgano i nomi degli iscritti.

L’elegante risposta di Gaito, “Non voglio esporre i fratelli alle conseguenze che subirebbero in un Paese come questo, dove da sempre si registra un ‘ignobile persecuzione nei nostri confronti?’ conferma la Santoro nei suoi postulati, sbandierando trionfale: “comunque le liste dei massoni le abbiamo già”; difatti l’editoriale prosegue con I fratelli presi al Lazio che si apre con le seguenti parole: “Ecco il who s who dei massoni della capitale e del Lazio. Ci siete anche voi? Fatecelo sapere. C’è il vostro dentista Fatecelo sapere lo stesso … Ci sarà da ridere ” Leggete invece come commenta la manifestazione Raimondo Bultrini su Repubblica, 24 sett. 1995: “Non s ‘erano mai visti tanti massoni a spasso per Roma con i loro grembiulini sgargianti e i compassi d’oro sui completi rigorosamente scuri. E non s ‘era mai visto un comunista, seppure ex, sfilare in mezzo a Iow, proprio di fianco al Gran maestro del Grande Oriente d’Italia. Saverio Di Bella, senatore del Pds, membri della commissione parlamentare Antimafia, non sembrava affatto imbarazzato. Anzi, esibiva una camicia rosso vermiglio in omaggio a Giuseppe Garibaldi, Gran Maestro massone al quale era dedicata la prima pubblica kermesse dei ‘liberi muratori Sul colle del Gianicolo, dove I ‘eme dei due mondi cavalca esattamente da un secolo un bronzeo puledro. Di Bella ha giustificato la sua eresia col nuovo corso d ‘cristallinità ‘ di Palazzo Giustiniani e per via della ‘incondizionata collaborazione ‘fornita dal Gran Maestro Virgilio Gaito alla “conoscenza della lealtà del Grande

oriente d’Italia” . Infine, tutti a Palazzo del Vascello, sede storica del G.O.I. sotto l’occhio vigile nel triangolo simbolico a decretare di nuovo solennemente chiuso il passato dei Gelli, dei mafiosi infiltrati e delle Logge segrete. “Abbiamo consegnato i nostri elenchi alla presidenza del Consiglio – ha garantito il Gran maestro – chiedendo la riservatezza per evitare che i Fratelli vengano dati in pasto all’opinione pubblica com’è già successo, con conseguenze disastrose per la loro vita privata”. Gaito rivela di aver inoltre sospeso “120-130 iscritti su 14 mila anche per un solo avviso di garanzia”

La prova dell’operazione ‘cristallinità’? La presenza di Di Bella, componente dell’Antimafia alla quale è stata consegnata la documentazione sulle logge calabresi ‘sospette’. Un “gesto coraggioso”, suggella il senatore, presente anche al Gran gala pomeridiano in veste ‘del tutto personale”‘

Non desta meraviglia che Cuore abbia chiuso i battenti alcuni mesi dopo e non credo che il lucchetto lo abbiano apposto i massoni. Quando l’ironia diventa irrisione, allorché la caricatura si muta in deformazione da ragione al caustico commento di Michele Serra sulla fine dell’autentica satira: “Chi è bravissimo nel suo rischia di diventare incongruo e dannoso quando pensa di inventarsi una specie di generalismo mediatico nel quale la battuta rimpiazza goffamente il progetto politico, e il progetto politico insegue affannosamente la battuta. La satira e la comicità sono cose troppo serie per dilapidarle in politica “

4, TIRO LE SOMME

Il modo in cui oggi il profano si pone sovente nei confronti della specificità massonica non è cambiato rispetto ad allora. Avvicinandone qualcuno, sento formularmi una richiesta non dissimile a quella rivolta dalla Santoro a Virgilio Gaito: “Perchè non mi fate partecipate alle vostre  riunioni? ” Replico che i nostri incontri non sono occulti, ma riservati (e spesso, aggiungo, noiosi); se l’interlocutore mi incalza, gli chiedo: “Ma lei può partecipare al Concistoro per l’elezione del Papa?” Risposta stizzita: “Che c ‘entra, quella è una cosa sacra! Io non sono mica un cardinale! ” Allora concludo: “Perché se la Chiesa cui lei apprezza glielo nega e la Massoneria che lei ignora dovrebbe consentirglielo? “

E se il profano toma sull’argomento gli consiglio di abbandonare la visione dei film di spionaggio e dedicarsi alla lettura di Topolino (che, come sapete, è un fumetto massonico). Qualora invece alla domanda “Che fate in Massoneria?” rispondo: “Un tempo mangiavamo i bambini e violavamo le vergini poi, vista la denatalità e la precocità sessuale delle adolescenti, ci siamo dedicati allo studio “, intuisco che le finalità associative non incontrano il favore dell’astante. Una buona risposta al quesito è: “Pensiamo mentre gli altri parlano “, giacché per l’interlocutore l’argomento si fa difficile e lo costringe a pensare (scusate, ho fatto satira per anni e non riesco a smettere).

In ciò risiede a mio avviso la conseguenza più perniciosa della costante campagna antimassonica: all ‘uomo comune non interessa partecipare a un Conclave primo perché, nell’immaginario collettivo, la Chiesa cattolica svolge una funzione sacrale che va a oggettivo beneficio di tutti, secondo per il fatto che il profano di sani principi è convinto che le adunanze massoniche si svolgano all’insegna del satanismo e dell’inciucio a danno della Nazione, volendo ottenerne la riprova verificando in prima persona. E l’impedimento a prendervi parte diviene già paradossale conferma di come la sua aprioristica convinzione – formatasi attraverso le tambureggianti fake news, le sistematiche denigrazioni a mezzo media e, mi si consenta, anche per qualche nostro   atteggiamento di soggettiva insipienza sui social network – sia esatta. Ma non mancano coloro che desiderano assistere alle nostre adunanze per capire se si parla di esoterismo (termine così mellifluo che sovente è associato al “magico”) o di affari: in quest’ultimo caso la questione può diventare interessante, nell’ottica di ottenere qualche vantaggio personale.

Come in passato ho avuto modo di osservare, se due persone giocano insieme in un club bocciofilo, uno dei due è architetto e I ‘afro costruttore nulla vi è di male che tra loro vengano siglati accordi professionali e conferiti incarichi con conseguente passaggio di denaro: probabilmente, il costruttore riterrà più comodo servirsi della perizia del giocatore suo amico piuttosto che affidarsi a un professionista estraneo.

Nessuno si scandalizza qualora un impiegato ministeriale presenta a un collega il proprio cognato che opera nel settore finanziario e neppure che il presentatore possa intascare dall’affine una percentuale sull’operazione andata a buon fine con piena soddisfazione dei diretti interessati. È da evitare che la sede di lavoro si trasformi fruttuosa miniera, trascuri le incombenze per le quali percepisce uno stipendio. Tuttavia, se ciò dovesse verificarsi, è lecito concludere che quel pubblico umcio si occupa della stipula di confratti di investimento mobiliare fra privati?

 

E corretto sospettare senza uno straccio di prova – come fa Rosanna Santoro – che il dirigente prende mazzette sottobanco? Tre aspetti vanno tenuti distinti: un conto sono gli affari tra massoni, un altro gli affari fra liberi cittadini entrambi membri di una qualunque Loggia, un altro ancora la Massoneria come centro di affari. Tomo all’esempio di: se si viene a sapere che l’impiegato, il suo parente o il capo ufficio sono liberi muratori, allora ci si sente autorizzati a spostare l’attenzione dalle tre persone prese nella loro individualità al giudizio generale che la Massoneria persegue finalità differenti da quelle enunciate,

Ogni associazione deve garantire agli iscritti l’erogazione dei migliori serviizi, la funzionalità e la dignità degli ambienti comuni: e questo ha un oggettivo costo. Qualora un’Obbedienza mette a disposizione le proprie risorse umane, intellettuali, le proprie conoscenze e relazioni al fine di sostenere una seria iniziativa, il progetto di un privato o di un ente deve farlo per forza a titolo gratuito? Se riceve sponsorizzazioni che vanno a vantaggio di tutti i soci, ha il dovere di rifiutarle o commette un atto eticamente criticabile? I nomi e le professioni dei membri delle varie Famiglie massoniche non possono essere pubblici anche in relazione alla normativa sulla privacy e qualsiasi Obbedienza è restia a rivelarli non solo al suo interno,  ma anche a fratelli di ottima morale che seguono altrove il percorso iniziatico. E una diceria che tutti i massoni si conoscano e si aiutino.

Dopo trentacinque anni di professione ho rapporti con molti colleghi, ma non la presunzione di sostenere che conosco e sono in ottimi rapporti con tutti loro su tutto il territorio italiano: e neppure che quelli con cui ho collaborato mi siano tutti simpatici, Sapete che sono stato titolare di cattedra: come professore ordinario conosco gli afri ordinari della facoltà, ma non sono amico di ciascuno di loro; neppure ho mai visto in volto tutti i docenti della mia stessa materia sparsi nelle numerose sedi universitarie.

A chiunque mi domanda se conosco quel chirurgo, quel magistrato, quel funzionario i quali – per “fonte sicura” – sono massoni rispondo garbatamente che proverò a informarmi, e dopo un paio di giorni comunico che il nominativo risulta sconosciuto. Se pure venissi a sapere chi sia il soggetto, cosa fa, dove frequenta, secondo la Santoro lo andrei a sbandierare al primo che capita? Non so perché questi lo voglia incoare (e non me ne importa un fico secco), non sono al corrente dei termini dell’eventuale richiesta (non la domando e già sono sicuro che ogni risposta sarebbe fuorviante), ignoro come potrebbe prenderla il destinatario. E aggiungo: poco che mai si riuscirà a conseguire, su quel tanto che si rischia di bruciare.

Non ci si deve meravigliare che anche in Massoneria possano verificarsi tristi vicende che meritano le citazioni della cronaca e l’impegno dei magistrati: il denaro, il lusso, il sesso, il potere seducono anche le menti più equilibrate e nel momento in cui meno si pensa che la seduzione sia in atto. L’apollineo aforisma di Delfi che noi iscriviamo sul capitello dei nostri Templi potrebbe attualizzarsi nel seguente modo: “domina le tue debolezze e conquisterai I ‘armonia dello spirito “. Vale per tutti, massoni e non massoni. E anche per Rosanna Santoro.

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