TRA EVOLUZIONE E FEDE

TRA EVOLUZIONE E FEDE

di

Baldo Conti

Introduzione

Nel vasto panorama dei mass-media ed in particolare delle pubblicazioni a carattere sociale, politico e filosofico, ma anche di costume, confessionale e di vario genere, viene purtroppo ancora affrontato e dibattuto ciò che possiamo definire un falso problema che riguarda la “ingenua” (ma forse non proprio) commistione che spesso viene fatta tra evoluzione e fede (anche in senso lato), e di conseguenza tra scienza e religione, ricerca scientifica e “morale”, tra realtà e concetti astratti ed ipotesi. Il problema — ammesso poi che tutto questo sia un vero e proprio problema da risolvere è piuttosto vecchio, anzi molto vecchio direi, discusso e “rifritto” più volte, ma forse non mai abbastanza visto che si ritorna spesso a parlarne ed è bene quindi, se possibile, chiarire ancora una volta i termini (e non sarà poi nemmeno l’ultima). Difficile comunque riuscire a districarsi qui• — in questo contesto ed in questo nostro ambito— perché l’analisi dovrà essere abbastanza superficiale e forzatamente sintetica.

Tutti i Fratelli interessati potranno però trovare ovunque letture più ampie, dettagliate ed adeguate. Se si riterrà di “condividere” la cosiddetta teoria evoluzionistica e saremo quindi più orientati in senso scientifico, sarà opportuno rivolgersi, per confronto e riprova, verso tutte quelle pubblicazioni che trattano questioni di teologia e di “fede” in genere, mentre se il nostro orientamento sarà più definibile come religioso o confessionale (da tutti i punti di vista), la nostra attenzione dovrà essere rivolta allora a tutti quei libri che trattano la scienza, la tecnica e, se abbiamo anche tanta buona volontà ed interesse, pure la filosofia della scienza. Questi due modi di vedere (punto di vista “evoluzionistico” e punto di vista “fideistico”) sembrano apparentemente — e secondo l’opinione di molti autorevoli “studiosi — in opposizione, ma non è così, anzi non hanno proprio alcuna relazione l’un con l’ altro.


L’ambito religioso

Non è certo il caso di scomodare qui la figura di Niccolò Copernico, di Isaac Newton, ma più che altro quella di Galileo Galilei, o di altri grandi scienziati del passato — Charles Darwin o Albert Einstein compresi — ma certo chi conosce un po’ la storia dell’ uomo sa da quanti secoli i “cultori” dell’ immobilismo, dei dogmi e della tradizione (mi riferisco alla tradizione, quella ad oltranza e non compresa nella sua essenza) si appellano alla religione, ed impropriamente a Dio (ma anche ad altri concetti), per impedire lo sviluppo del pensiero umano, della cultura in genere e dell’evoluzione. Se questi cultori avessero avuto sempre e comunque partita vinta oggi noi vivremmo ancora sulle palafitte nelle paludi in mezzo alla malaria, o nelle caverne o sugli alberi delle grandi praterie. Tutti coloro che fanno riferimento alla Bibbia, alla Genesi ed in genere ad un testo sacro di una delle tante nostre religioni o pseudo-filosofie anche correnti, per trattare in un qualsiasi contesto di scienza e di evoluzione, o è in malafede o non ha capito proprio nulla né delle “Sacre Scritture” né tanto meno di cosa sia la ricerca scientifica e la scienza in genere, compreso tutto il loro complesso sistema di indagine e di studio.

Non sono certo un teologo, né dilettante né tanto meno di professione (sono probabilmente molto più vicino al mondo scientifico che a quello religioso), ma ho appreso dai libri e dalle parole dei miei pastori (per chi non lo sapesse io non sono cattolico, ma divenni a suo tempo protestante, anche perché questo “tipo di fede” è secondo me eticamente molto più “massonico” dell’ altro) che i Libri Sacri sono stati scritti in epoche molto remote, certo sotto l’ispirazione divina, ma compilati e scritti materialmente da uomini, con usi e costumi certamente differenti da quelli nostri attuali. Questi Libri ebbero — ma lo hanno pure oggi — una funzione religiosa e divina, ma direi principalmente sociale e politica, e nel tempo e nei secoli furono selezionati, forse manomessi ed anche modificati, da altri uomini, che ne ritennero poi “buoni” alcuni e “meno buoni altri”.

I cosiddetti buoni formano oggi il Vecchio ed il Nuovo Testamento, la nostra  Bibbia, la fonte di ispirazione spirituale per ogni cristiano, una nostra guida morale, la trascrizione della parola di Dio, anche se la differenza di origine, di compilazione appunto e di data hanno provocato qualche incertezza e molte incoerenze e vere e proprie contraddizioni all’interno della Bibbia stessa. Tra l’altro queste incongruenze nei nostri testi sacri — non recepite in modo corretto — hanno appunto mandato in crisi, specialmente in passato, ma anche oggi, santi, teologi, filosofi, studiosi e semplici credenti sconcertati e forse anche delusi da alcuni discutibili atteggiamenti del nostro Dio.

L’ambito scientifico

La ricerca scientifica, alla quale si attribuiscono spesso e molto gratuitamente efferatezze, disastri, immoralità ed atrocità di ogni genere (tipo bomba atomica; esperimenti su animali ed anche sull ‘uomo, dannosi ed inutili cosiddetti di “vivisezione” o di “bioetica”; inquinamenti di vario tipo, e così via) è proprio tutt’ altra cosa. Tra l’ altro voler avvicinare la parola di Dio alla ricerca scientifica potrebbe anche rasentare — secondo alcuni credenti — un ‘ operazione piuttosto blasfema. La scienza si occupa evidentemente di ben altre cose, non certo di religione o di fede, non è assolutamente il suo campo, semmai delle ragioni per le quali una mela cade a terra da un albero o perché un pendolo ha un certo tipo di oscillazione, tenta di scoprire quali sono le leggi della frasmissione dei caratteri ereditari negli esseri viventi, come sfruttare meglio le risorse umane e naturali senza peraltro distruggere la natura stessa della quale è parte integrante, come alleviare la fatica dell’uomo, e così via.

E questa “occupazione” non è certo un fenomeno ed una posizione solo dell ‘uomo di oggi: è da quando è iniziata la nostra storia che sappiamo che l’umanità si è mossa in quella certa direzione definita “evolutiva”, selezionata poi ed affermatasi nel tempo sicuramente perché vantaggiosa per la specie umana. Basta pensare alla selezione delle razze animali anche se pur fatta un tempo empiricamente, alla ruota, ai piani inclinati, all’aratro, all ‘utilizzazione delle leggi di gravità anche se non ancora definite, e così via. Pure il monaco agostiniano Gregorio Mendel si occupò verso la metà del secolo scorso, in Boemia, dell’ ibridazione di piselli dando origine e gettando le basi di quella che oggi noi definiamo “genetica” (ma lui ancora non lo sapeva) e non credo proprio che gli sia mai passato per la mente di pensare alla Genesi o comunque di mescolare Dio con i legumi.

Spesso fingiamo (o forse siamo distratti) di scandalizzarci per operazioni di “ingegneria genetica” solo quando “fa fino” o “stimolati da altri” o “ci fa comodo”, o viene “toccato” l’uomo in generale o noi stessi da vicino; solo allora ci appelliamo impropriamente a Dio ed alla Genesi o ad un certo tipo di “morale” non meglio identificata e comunque sfuggente. Forse c’è in tutti noi una specie di ipocrisia, latente o palese, ma pur sempre presente. E un po’ come quando fingiamo di scandalizzarci per la corruzione e le cosiddette tangenti, pur sapendo che si tratta di un costume nazionale diffuso a tutti i livelli e quindi “accettato” e sfruttato da tutti; ed è proprio come quando poi al mercato — pur autodefinendoci “ecologici” — preferiamo acquistare le arance senza semi, pretendiamo le mele senza bachi, la carne tenera e saporita ed il pane ed il vino di nostro gradimento. Questo argomento sarebbe piuttosto lungo da trattare.

Tra l’altro, è oggi di attualità — anzi di moda — la cosiddetta “clonazione della pecora” che sembra abbia sconvolto il sonno di qualcuno. Lo sappiamo molto bene tutti che l’uomo da tempo manipola geneticamente qualsiasi cosa abbia a portata di mano per poter sfruttare meglio le risorse a sua disposizione e quindi pecore, cani, cavalli, mais, cereali, agrumi e così via. E quando riesce in una di queste imprese, essa viene considerata una grande conquista e nessuno si scandalizza. Sono a testimonianza di ciò le immense distese di monoculture, in Ukraina ed USA, a grano o granturco (si sono selezionate e create delle pannocchie di misura spropositata con un rendimento inimmaginabile solo pochi decenni fa), poi ci sono le razze di cavalli da corsa, i cani da caccia, i vitelli e polli di allevamento, gli animali da pelliccia e potremmo fare un elenco senza fine.

Ricordiamoci comunque che lo studio dei molteplici meccanismi e delle leggi che regolano la natura sono un fatto completamente a sé stante: i processi e le reazioni chimiche non hanno niente in comune con la parabola del buon Samaritano, né tanto meno le modalità di trasmissione della corrente elettrica o la struttura elicoidale del DNA — che è alla base della vita — hanno qualcosa a che vedere con il Sermone sul Monte, o con parabole, Salmi o qualsiasi altro passo della Bibbia tramandataci da oltre duemila anni, o con le “sùre” del Corano o di altri testi sacri, se qualcuno preferisce.

Un esame della situazione

Voler a tutti i costi avere la presunzione di trovarvi una relazione tra queste due entità: la scienza e la fede in genere — come del resto molte delle religioni anche oggi indebitamente hanno l’abitudine di fare, usando violenza alla società laica e civile — è solo una insana invenzione di pochi teologi presumibilmente disoccupati (o peggio, se fossero pagati), di giornalisti, sociologi e filosofi in cerca di notizie più o meno sensazionali o politici che tentano un’affermazione personale per sbarcare il lunario, ma non è certo un qualcosa di serio che possa aiutare l’uomo nello sviluppo della sua vita, sia interiore sia anche materiale, ma è solo un madornale errore di valutazione e di suddivisione di compiti. Insistendo in questa deprecabile direzione si contribuisce solo ad aumentare il caos che esiste nella nostra sconquassata ed inquieta società, ad alimentare bigottismi, fondamentalismi e simili sventure, che non sono presumibilmente atteggiamenti tipici di una società civile. Si aiuta, caso mai il prossimo, proprio a non capire e ci si creano arbitrariamente e gratuitamente, con la nostra grande fantasia, problemi che non esistono affatto.

Se noi tutti abbiamo la possibilità di pensare, il coraggio di scrivere o parlare, per essere letti, ascoltati e compresi• — scambiandoci pure tranquillamente la nostra opinione — abbiamo anche il dovere di aiutare il nostro prossimo nella soluzione di problemi esistenziali, con chiarezza ed onestà, confortati certo dalla nostra eventuale fede più o meno forte in un qualsiasi Dio, ma anche dalla certezza di un futuro mondo migliore anche in ambito laico e quindi “non confessionale”. Questa commistione tra “sacro” e “profano” continua comunque a turbare, ed ha sempre turbato, inutilmente, la coscienza umana, con i suoi tabù, i suoi divieti, i peccati, le punizioni e comunque a quant’ altro ritenuto utile ad impedire lo sviluppo del pensiero e della vita “libera” dell’uomo; ed è chiaro che questa “tendenza” non è altro che la ricerca, più o meno utile, del mantenimento del “potere”, di un qualsiasi potere.

Tra l’ altro — come breve inciso — vorrei accennare al fatto che non è solo il “sacro” — inteso nel senso comune di “religioso” — a voler interferire scandalosamente nell’ ambito scientifico, ma si intromette anche il mondo “laico” e “politico”, sempre da considerare però come “fede” in una qualsiasi ideologia, ed insieme anche a quello definibile “socio-imprenditoriale”. In proposito, faccio qui velocemente un esempio che ritengo molto pertinente e non so se qualcuno dei lettori ne è già al corrente. In un passato abbastanza recente Giuseppe Stalin — il noto dittatore sovietico — indusse il genetista russo Trofim Denisovic Lysenko (1898-1976) a studiare una teoria genetica sull’ereditarietà dei caratteri per suo esclusivo uso e consumo e che facesse il “gioco” della sua politica più o meno sociale e marxista e della sua “filosofia”. Alla base di questa teoria c’ era la tesi (evidentemente “inventata” ed elaborata solo per l’occasione) che l’ereditarietà dei caratteri sarebbe stata influenzata da fattori ambientali (tesi che potrebbe forse essere anche vera, ma non certo a “breve scadenza”, semmai nel corso di migliaia o milioni di anni).

La teoria di Lysenko si dimostrò subito fallimentare come già era stato sostenuto e previsto dai genetisti cosiddetti “occidentali” e la conferma fu data facilmente dal tentativo di applicarne i risultati in agricoltura. In ambito scientifico internazionale il “caso Lysenko” fece scalpore a suo tempo — per alcuni uomini politici fu addirittura una ghiotta occasione di ilarità e di strumentalizzazione— ed è comunque molto noto a tutti gli “addetti ai lavori”. L’argomento fu subito chiuso e Lysenko rimarrà nella storia della genetica proprio per questo suo “infortunio” che rimane però pur sempre un esempio lampante di queste sconvenienti situazioni ed arbitrarie interferenze. Anche noi non ci intratterremo più a lungo su questo “tipico” esempio anche se potrebbe dar luogo ad interessanti riflessioni.

Purtroppo però, anche attualmente la situazione è piuttosto “paradossale” e pesante. Pure l’ ONU che dovrebbe avere il compito, almeno teoricamente, di essere “al di sopra delle parti” tutelando l’interesse di “tutti”, cade in questa specie di trappola e di contraddizione, dando ascolto solo a certi e discutibili tipi di interpretazione. Il Comitato Bioetico Internazionale dell’UNESCO (IBC), per esempio, dà ampio spazio alle componenti religiose e confessionali in genere, nei vari comitati di studio costituiti e contribuisce quindi in maniera “autorevole” ad avallare questa confusione. Dovremmo, in ultima analisi, ma comunque sempre prima di intraprendere un qualsiasi esame, decidere se vogliamo accettare per forza e acriticamente — per poi discuterli inutilmente — i dettami di una o più religioni e quindi tollerare dogmi e preconcetti, oppure se riteniamo al di fuori del problema l’ intromissione delle opinioni di confessioni e di fedi di vario tipo, lasciando quindi 1a strada “aperta” senza alcunché di pregiudizievole disposti, secondo una delle migliori regole scientifiche e filosofiche, a non affezionarsi troppo alle nostre idee, ma disposti invece ad abbandonarle o modificarle se necessario e se dimostrato che sono in attendibili o non più attuali o “false”.

Ma c’è di più ed è quasi incredibile e sbalorditivo. In queste commissioni dell’ ONU sono stati invitati a farne parte, oltre i gruppi religiosi già citati, anche sindacati e rappresentanti del mondo degli affari. Un grande “calderone” cioè di incompetenti che, per il solo fatto di aver accettato di farne parte, hanno anche la presunzione — su quale base non è dato di sapere — di discutere (e su questo non ci sarebbe niente da dire) e decidere sui “destini” della scienza e dell’evoluzione umana. C’ è anche il probabile caso che questi signori si ritengano pure, come si dice oggi, “ecologisti” e difensori certamente incompetenti della natura (di una “natura pura e incontaminata” come spesso viene definita), ma non certo del progresso umano, della evoluzione della nostra specie, del miglioramento della vita dell ‘uomo e della conservazione nel tempo dell’ ambiente nella sua globalità.

Non sembra, per esempio, e fino a prova contraria, che “il mondo degli affari” in generale abbia mai preso in seria considerazione l’opportunità della difesa dell’ambiente (anzi non si è mai posto questo problema e se lo ha fatto è stato solo perché ne è stato costretto), con i suoi traffici secolari e pirateschi sul legname, le miniere e le risorse di vario tipo, il grasso di balena e la pesca sfrenata, le zanne degli elefanti, lo sterminio degli animali da pelliccia e così via, ma mirato piuttosto ai suoi più o meno “leciti” profitti. Così come appare surreale ed assurdo, in queste commissioni, l’inserimento della componente sindacale, senza con questo voler in alcun modo sottovalutare il mondo “operaio” o la componente del mondo del lavoro.

Rimanere quindi immobili, chiusi, sordi e ciechi: questo sembra un ordine emanato, ma da chi? Non certo dalla natura ma solo dall’uomo: basta osservare intorno la vita che ci circonda per rendersene conto. E l’uomo che sta distruggendo tutto e sta autodistruggendosi, dopo aver alterato repentinamente — in questi ultimi millenni — un certo tipo di equilibrio costituitosi sulla Terra nel corso di milioni di anni. Forse, ma è solo un’ opinione personale, il troppo tempo libero che abbiamo oggi a disposizione invece di contribuire a rendere l’uomo più “intelligente” e quindi a trovare le soluzioni migliori per se stesso e per gli altri, lo riduce invece ad inventarsi problemi inutili o a “masturbarsi mentalmente” come volgarmente si usa dire, per impiegare in qualche maniera il molto tempo libero che ormai ha a sua disposizione inutilizzato.

La posizione della Massoneria

E la nostra Istituzione come riteniamo si debba collocare in tutta questa vicenda che in qualche maniera è anche di estrema attualità, e quale posizione avrebbe il dovere di assumere il libero muratore in una problematica di questo tipo, rispettando necessariamente equidistanza ed obiettività tra le due posizioni in questione? Indubbiamente la componente massonica ha un suo duplice aspetto, come più volte è stato ripetuto: una spirituale, esoterica, interiore, morale, filosofica, religiosa e così via, ma più che altro di fede (non certo dogmatica, ma di fede “aperta”) in un Grande Architetto dell’Universo; ed una componente più “terrena”, definibile come operativa, appunto “evolutiva”, proiettata nel futuro e che si accompagna ed asseconda in modo “civile” ed intelligente l’evoluzione e partecipa attivamente alla “rivoluzione” sempre in atto (rivoluzione nel senso di “cambiamento” anche repentino e non certo “terroristico”, ma piuttosto mirato al miglioramento della società ed alle condizioni di vita dell ‘uomo).

Questi due aspetti — come già accennato in precedenza— non sono certo in contraddizione tra loro, anzi sono complementari, proprio perché l’uomo è strutturato e quindi condizionato per sua natura, senza possibilità di scampo, da queste due componenti inscindibili. Questo tipo di complementarità ed ambiguità dell’uomo, c’è da ritenere che siano proprio la sua forza, in quanto egli è sempre capace, all’occorrenza ed in qualsiasi situazione, di assumere posizioni ed atteggiamenti differenti, anzi apparentemente proprio in contraddizione, ma gli permettono però sempre, in qualche maniera, di venirne fuori e di sopravvivere. Da un lato c’è la nostra cultura, la tradizione e l’educazione che ci portano a mantenere immutato ciò che noi abbiamo ereditato e da tutti i punti di vista (cioè da un punto di vista genetico, ma anche culturale) e tutto questo perché  l’uomo si sente sempre più sicuro nel percorrere strade già percorse e quindi sperimentate e più “affidabili”. Dall’altro, il nostro istinto di “scimmione” arrivato in città dalle grandi praterie e dalle savane è un essere molto curioso, giocherellone, che cerca di sopravvivere in modo molto “economico”, cioè spendendo meno che può energie e fatiche; e quindi uno dei suoi modi principali di sopravvivenza è lavorare poco, sfruttare il più possibile la natura che lo circonda ed inventare tutto ciò che lo solleva dal sudore e dallo sforzo fisico, anche se poi, paradossalmente, è costretto a recarsi in palestra o a correre per viali e giardini nell’inutile intento di smaltire le energie che ha risparmiato sul lavoro, che non ha consumato e che potrebbero essere per lui dannose se inutilmente accumulate.

Queste due componenti ci fanno apparire però, proprio come effettivamente siamo, cioè quegli uomini attuali che, avendo come punto di partenza — almeno nel nostro mondo occidentale— la nascita di Cristo, ci consideriamo vicini alla soglia del cosiddetto terzo millennio, ma non abbiamo capito ancora con quali risultati. Lo spirito massonico giustamente, considera propria ed abbraccia questa “ambigua” situazione; il Fratello massone, a qualsiasi latitudine esso si trovi, si ricorda e si confronta sempre con la tradizione, alla quale attinge ispirazione e sapienza, ma non disdegna certo il futuro con le sue affascinanti incognite ed i suoi interrogativi. E tutto questo lo porta a sostenere inevitabilmente la ricerca scientifica e la scienza in genere, ad ammirare ingegneria genetica, imprese spaziali e fissione dell’ atomo, a considerare gli scienziati ed i tecnici come uomini superiori e necessari che sostengono la nostra vita di tutti i giorni, che “facilitano” il nostro destino ed il nostro cammino che inesorabilmente ci conduce verso la morte (che in sintesi non è altro poi che uno dei molteplici e “curiosi” — se così si può dire — aspetti della vita). Il fatto poi, anche se non secondario, che uomini senza scrupoli e senza alcuna “morale” accettabile si approprino dei risultati messi a loro disposizione dalla scienza e dalla tecnica per compiere efferatezze ed azioni contro la natura e l’umanità, non è più una questione che può coinvolgere i nostri sentimenti o la nostra personale coscienza e morale, caso mai è una questione di giustizia e di Codice Penale che spetta alle magistrature in genere, secondo le leggi vigenti nei vari paesi; leggi fatte, modificate o completamente cambiate secondo le esigenze e le opportunità del caso. Leggi comunque che sono in continua evoluzione, proprio come lo è il cammino dell’uomo che è costretto continuamente a misurarsi con loro per renderle sempre più attuali ed al passo con i tempi. E tutto questo non può certo inficiare la dedizione, l’ impegno ed i risultati di coloro che operano in ambito scientifico; né tanto meno può farci ritenere che la scienza sia un danno o una cosa da dover combattere e l’evoluzione un qualcosa di dannoso; sarebbe come incolpare un platano se un’auto in piena velocità va a schiantarcisi contro per eccesso di velocità del conducente: ma purtroppo è già successo anche questo; oppure si dovesse condannare la scoperta della corrente elettrica perché in alcuni Stati americani c’è la pena di morte con l’esecuzione del condannato sulla sedia elettrica.

Conclusione

La Libera Muratoria quindi, ma particolarmente ed in piena coscienza direi, il nostro Rito Scozzese Antico ed Accettato — perché da sempre molto più impegnato nell’ approfondimento dei problemi e delle tematiche anche correnti — in una visione ampia e superiore della nostra vita intima, ma anche della vita in genere, ci aiuta contribuendo a farci individuare un comportamento sensato e civile, mirato al bene individuale e dell’umanità, tutto il creato nel suo complesso, compreso. Ci insegna a rifuggire dal dogma e dai bigottismi di qualsiasi tipo, contribuisce all ‘ apprendimento ed all ‘ assunzione della nostra tradizione ed alla consapevolezza della nostra interiorità e ci prepara così per il nostro futuro, ci aiuta a fortificare il nostro animo e ad essere il più possibile giusti ed equilibrati, a crearci forti di una morale solida ed indistruttibile, ma comunque modificabile se necessario, accompagnata sempre da tolleranza e fratellanza in un clima di autentica libertà.

Ed è questa la sola ragione perché da tempo molti massoni ritengono giustamente che se la nostra società “profana” divenisse effettivamente civile la Massoneria perderebbe gran parte dei suoi scopi, del suo significato intrinseco e delle sue finalità o, addirittura, non avrebbe forse più ragione di esistere — almeno per ciò che riguarda il suo ambito “operativo” — ed ecco perché, come conseguenza di ciò, possiamo rispondere tranquillamente — a chi questa domanda si ponesse — che la Massoneria oggi è “purtroppo” ancora indispensabile, necessaria ed insostituibile, sia come presenza nella società per ricordarle sempre quei princìpi di base che sono certo immutabili nel tempo, sia per forgiare quegli uomini di buona volontà di cui proprio la società stessa ha sempre bisogno per poter proseguire il suo cammino nel futuro.

Rispondere poi alla domanda perché dobbiamo proprio credere nell’evoluzione, seguirla — anche se non proprio “ciecamente” — e dove poi ci condurrà, dov’è che l’uomo è diretto con tutti quei problemi che si trascina dietro da secoli anzi da millenni, il perché della sua razionalità ed emotività, non è il compito che ci siamo prefissi in questo contesto, ma potrebbe certamente essere il soggetto per un’ altra Tavola, sicuramente molto più stimolante, eccitante ed interessante di questa, sempre che qualcuno di noi abbia il coraggio di cimentarsi e d’affrontare un argomento sul quale hanno “sbattuto la testa” già molti grandi uomini, anche del passato, senza trovare, sembra, risposte certe ed adeguate.

 
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