LA BEFFA DI PORTA PIA

LA BEFFA DI PORTA PIA
Porta Pia rappresenta una soluzione di continuità nella cinta muraria aureliana (voluta dall’imperatore Aureliano nel III secolo) e un tempo era il monumentale accesso alla città di Roma e allo Stato Pontificio.
Sì tratta di un’opera d’arte di gran pregio, realizzata dal grande Michelangelo Buonarroti (1561-1565) che si è poi arricchita da tutta la carica emotiva degli avvenimenti del settembre 1870 quando il processo di unità nazionale si stava completando a detrimento dell’autonomia territoriale dello Stato Pontificio, ormai ridotto alla sola città romana.
Tale opera fu commissionata da Pio IV, nato Giovanni Angelo Medici (di Marignano) che, nonostante l’altisonante (e fuorviante) cognome, Pio IV nulla aveva a che spartire con i Medici fiorentini.
Egli apparteneva ai Medici milanesi, famiglia di umili origini che millantava una parentela non meglio specificata (né documentata) con i più noti nobili toscani.
In pratica questo pontefice di Santa Romana Chiesa, eletto nel 1559, discendeva da una famiglia di barbieri.
Due anni dopo, nel 1561, Pio IV commissiona a un ottantacinquenne Michelangelo la realizzazione di Porta Pia, l’accesso alla città al termine della omonima via.
Verosimilmente l’artista fiorentino ha curato personalmente il disegno, lasciando la sua realizzazione vera a propria ai propri assistenti, non tanto per l’età (Michelangelo è morto a 89 anni praticamente con lo scalpello in mano) ma piuttosto per la scarsa considerazione che aveva di questa opera che, difatti, venne anche realizzata piuttosto in fretta.
E come poteva Michelangelo farsi sfuggire l’occasione di sottolineare le umili origini del Pontefice, la cui famiglia si era addirittura impossessata dello stemma della casata Medici, a lui tanto cara?
Ed ecco che tre elementi circolari, armonicamente disposti e simili fra loro, attirano l’attenzione dello spettatore.
Di cosa si tratta?
Scudi militari?
Preziosi arredi sacri?
Simboli dall’intrinseco e profondo significato religioso?
Macché: molto più semplicemente (e prosaicamente) si tratta di tre scodelle da barbiere circondate da un asciugamano.
E in posizione centrale e con dovizia di particolari Michelangelo ha inserito anche un bel pezzo cubico di sapone da barba.
E i Romani, popolo di grande fantasia, ha individuato nel mascherone sghignazzante scolpito sopra il portone lo stesso Michelangelo intento a prendersi gioco del Papa Re.
Ma papa Pio IV se la sarà presa? Le cronache non riportano alcunché in merito; tuttavia, possiamo affermare con certezza di essere davanti allo scherzo più riuscito nel tempo, in corso da ben cinque secoli!

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