I TOPONIMI PIÙ FREQUENTI NEI COGNOMI ITALIANI

I TOPONIMI PIÙ FREQUENTI NEI COGNOMI ITALIANI

 

La tradition d’édifier des tours humaines date vraisemblablement du Moyen Âge. Elle perdure en Catalogne, où elle donne lieu à de grands rassemblements festifs. Les castells, c’est-à-direles « châteaux », sont constitués d’une base compacte de participants, à partir de laquelle des équipes de quatre hommes, appelés « casteliers », grimpent pour former une tour de quatre à neuf étages.Un enfant entame ensuite l’ascension du castell jusqu’au sommet.

Il patrimonio dei cognomi italiani è colmo di nomi di luogo. Si tratta in gran parte di quelli di grandi e medie città, dalle quali si sono mosse più persone per giungere in altri centri dove sono stati appellati secondo la loro provenienza. Ma anche di località minori, o importanti per i commerci e i movimenti di genti in passato. E inoltre nomi di comuni presenti in regioni come Lombardia e Sicilia, in cui non solo è maggiore la popolazione, ma anche più spesso che altrove i cognomi hanno origine da toponimi.

Ecco la classifica nazionale (da cui si escludono Parisi e Paris, imparentati piuttosto con Paride): il primo è Messina, seguito da Milani, Brambilla e Locatelli (rispettivamente da Brembilla e Locatello nel Bergamasco); seguono i nomi di famiglia Salerno, Napoli, Palermo, Crippa (da una piccola località ancora lombarda), Catania e Randazzo (comune del Catanese), Viganò e Molteni (da comuni del Lecchese), Milano, Patti e Lentini (da centri delle province di Messina e Siracusa rispettivamente), Ragusa, Milazzo (ancora nel Messinese).

I più frequenti, regione per regione?

I cognomi primatisti tra quelli indicanti provenienza territoriale cambiano da zona a zona. In Piemonte prevale Marengo (da Marengo-Al e altri identici toponimi); in Valle d’Aosta Bionaz; in Liguria Parodi (da Parodi Ligure-Al); in Lombardia Brambilla; in Trentino Alto Adige Trentini; in Emilia Romagna Mantovani; in Toscana, Lazio e Molise Lombardi; in Umbria Gubbiotti (da Gubbio-Pg); nelle Marche Cingolani (da Cingoli-Mc); in Abruzzo Troiano (da Troia-Fg); in Campania Sorrentino; in Puglia Greco; in Basilicata Lauria (da Lauria-Pz); in Calabria Pugliese; in Sicilia Messina; in Sardegna Cossu (‘corso, della Corsica’).

Ci si potrebbe chiedere perché molti nomi di città o regioni nei cognomi figurano al plurale?

La formula aggettivale o quella con preposizione (in epoca più moderna spesso omessa) sono generalmente il frutto di una trascrizione fedele del registro orale, cioè di come la persona veniva comunemente chiamata. La pluralizzazione del toponimo indica, invece, una sorta di regolarizzazione o italianizzazione – Inzaghi da Inzago, Lurati da Lurate, Saronni da Saronno, ecc., – specie dove, nei dialetti del Nord d’Italia, la vocale finale diversa da -a- viene a cadere: da Inzàa o da Luràa, allora, si ricostruisce una forma con -ago o -ate che, per analogia con la maggioranza dei cognomi di quelle regioni, acquista la -i finale. Tale uscita plurale può essere anche interpretata come frutto di una ellissi (‘quelli di Inzago’ > (gli) Inzaghi, ‘quelli di Lurate’ > (i) Lurati, ecc.

Che differenza c’è tra i cognomi formati con toponimi preceduti da preposizione e quelli senza? In genere sono semplicemente frutto di differenti tradizioni scrittorie. Chiamarsi Taranto o Di Taranto, Napoli o De Napoli non implica meccanismi differenti nella nascita del nome di famiglia. Anche nei casi particolari in cui il toponimo fosse divenuto un soprannome, avrebbe potuto fissarsi con o senza preposizione. Se parliamo di preposizioni diverse da di e da (semplici o articolate), una differenza con la forma base esiste: in cognomi come Intraina, Incremona, Increta e Inegitto, Intorre, Inserra, ecc. in può indicare l’ingresso in una famiglia il cui cognome è costituito dal solo topo

 

I motivi alla base del cognome “geografico”.

 

Ci si può anche legittimamente domandare se questi nomi di luogo indicavano sempre con precisione la provenienza di una persona. La risposta è negativa. Il nome poteva essere assegnato per la provenienza, ma talvolta a partire dal territorio affidato o posseduto da una famiglia, in una sorta di identificazione tra luogo e persona e fra antroponimo e toponimo; in alcuni casi, anzi, è possibile che sia il toponimo a derivare dal nome di famiglia e non viceversa.

 

Altre volte il nome di luogo è stato assegnato come soprannome individuale, indipendentemente dalla sua funzione distintiva, perché la comunità dei parlanti era stata colpita, al pari di un difetto fisico o di un comportamento insolito o di un’azione inopinata, da qualcuno che parlava un dialetto differente o portava i segni e i simboli di una cultura diversa, in quanto proveniente da altro luogo, più o meno lontano. In questo gruppo possono collocarsi le formule Del + T con T = toponimo solo apparente, ma in realtà già soprannome individuale; il tipo Del Perugia indica un patronimico con (il) Perugia (sopran)nome di persona e non più nome di luogo.

 

In altri casi il nome era sì attribuito come soprannome individuale, ma solo per sottolineare quei comportamenti, usi, atteggiamenti di cui l’aggettivo etnico è divenuto antonomastico – con valore perlopiù negativo – attraverso un normale processo di generalizzazione e banalizzazione; il “lombardo”, il “greco” o lo “albanese” in realtà potevano anche appartenere ad altre etnie e ad altri gruppi linguistici, e presentare significati differenti: così lombardo poteva valere ‘abitante del Centro-Nord (o del Sud) d’Italia’, poi ‘bancario’ a causa del mestiere prevalente dei lombardi in Italia e fuori d’Italia, e di qui ‘usuraio’; greco ‘appartenente al rito ortodosso; proveniente dall’altra sponda dell’Adriatico’ ma anche ‘astuto’ e poi ‘furbo, ladro’; albanese era aggettivo attribuito a chiunque giungesse dalle coste orientali dell’Adriatico e veniva dato anche a chi non conosceva la lingua o i dialetti italiani.

 

Altri toponimi-soprannomi

 

Lo stesso può dirsi per alcuni toponimi, come Parodi, primo per rango a Genova, derivante dal toponimo alessandrino (oggi Parodi Ligure), ma perlopiù attraverso una banalizzazione, e cioè il valore di ‘soldato’, in quanto da lì proveniva un gran numero di militari impegnati in Liguria. Locatelli è largamente diffuso in Lombardia più per il valore generico di ‘bergamasco’ e di ‘contadino proveniente dalla campagna, zotico’ che non per la reale provenienza dal comune di Locatello.

 

Ancora, i toponimi venivano affibbiati come soprannome a persone che avevano compiuto anche un singolo viaggio in un Paese lontano e ne avevano serbato un ricorrente ricordo, o che con quel Paese avevano stabilito dei commerci.

 

Oppure il nome geografico era stato assegnato d’ufficio a chi non possedeva un nome di famiglia; è il caso dei membri delle comunità ebraiche che in tutta Europa hanno subìto tale imposizione, essendo nell’onomastica tradizionale ebraica previsto un nome secolare e un nome religioso, ma non un nome di famiglia. Nelle comunità ebraiche italiane, numerose famiglie portano un nome corrispondente a un toponimo, evidentemente i luoghi dove s’erano formate aggregazione di ebrei soprattutto in epoche di persecuzioni o emarginazioni; sono cognomi in tutto o in parte riferibili a comunità ebraiche: Alatri, Ancona, Ascoli, Mestre, Modigliani, Momigliano, Moravia, Nepi, Norcia, Ortona, Orvieto, Perugia, Piperno, Ravenna, Segni, Senigallia, Sonnino, Sora, Tagliacozzo, Terracina, Tivoli, Tolentino, Treves, Viterbo, Volterra, ecc.

 

E ancora nomi di luogo come cognomi potevano essere attribuiti ai trovatelli da parroci, suore, ufficiali pubblici dello stato civile e quanti altri erano preposti a denominare i bambini abbandonati.

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