DI RECENTE UN FRATELLO MI HA FATTO QUESTA AFFERMAZIONE:
<
Il mio contributo è stato il seguente:
<
Questo ha, pare, soddisfatto il carissimo Fratello, ma dall’altro lato mi ha spinto a riflettere di più sul senso delle cose che di logica parlano. Il tutto ovviamente alla luce della incomunicabilità insita nei limiti della linguistica quando tali argomenti tratta.
La mia affermazione istintiva copiava il merito delle prime parole del vangelo di San Giovanni “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui”.
In greco antico la parola “verbo” è l o g o s (logos); è facile capire che la nostra parola “logica” trova la sua radice in logos, pertanto se ammettiamo che un Ente Supremo sia il creatore / demiurgo di tutte le cose, è automatico che in tutte le cose troveremo una parte del logos, e quindi che tutte le cose sono dotate di logica.
Il ricercatore, in ogni campo, nella ricerca dei sottili fili che uniscono gli eventi, che formano il divenire, ottiene risultati solo quando è in grado di intravedere e seguire quel logos (o logica) che discende dall’Ente Supremo, sarà pertanto in grado da qualunque punto di partenza, ricerca biomedica, matematica, fisica, filosofica, di raggiungere la Verità finale.
Non credo che tale percorso sia semplice, qualcuno lo ha definito la via dolorosa, ma credo che tantissimi siano quelli che, una volta intrapreso, ce la fanno ad arrivare sino in fondo; quello che si trova in fondo a tale percorso “logico” è per sua stessa natura incomunicabile, in quanto facente parte della costituzione del ricercatore stesso e della strada che individualmente ha intrapreso e seguito