Una tradizione antica: SAN VALENTINO
Carissimi Fratelli,
forse, sono in molti a non sapere che tutte le usanze, in verità molto antiche, legate a questo giorno, nulla hanno a che spartire con i due martiri cristiani, che si chiamavano entrambi “Valentino”.
Le remote tradizioni legate a questo giorno derivano, quasi certamente, da una festa dell ‘ antica Roma, chiamata appunto “Lupercalia” che cadeva a metà marzo ed era dedicata a Giunone.
Per certi aspetti, la divinità romana “Luperco” era molto simile al dio greco “Pan”, il dio della natura, tanto che la celebrazione a lui dedicata coincideva con una grande festa dedicata ai giovani. Nel corso dei festeggiamenti, venivano effettuati gli abbinamenti dei giovanotti e delle fanciulle, i cui nomi, in precedenza trascritti su foglietti di carta, erano stati inseriti in una urna.
I prescelti erano soliti, per dimostrare il reciproco compiacimento, scambiarsi doni e gentilezze: questi incontri, poi, non di rado si consolidavano in felici unioni matrimoniali.
Con l’avvento del cristianesimo, la Chiesa volle dare, anche a questa ricorrenza, un significato religioso tanto che papa Gelasio, nell’ anno 496, spostò le festività dei “Lupercali”, al 14 febbraio, facendole coincidere con il giorno dedicato al santo di nome Valentino.
Ma chi era san Valentino?
Gli storici sono discordi sulla identità del santo degli innamorati.
Era presumibilmente l’anno 270 ed a Roma regnava l’imperatore Claudio II. Valentino, era un umile prete che predicava la parola di Cristo. Condotto in carcere, venne barbaramente ucciso, sul colle Palatino, proprio nel luogo dove era stato eretta l’ara in onore di Giunone.
Le cronache dell’epoca raccontano, in verità, di un altro Valentino, vescovo di Terni, che nel 273 dopo Cristo, venne ucciso per aver tentato di convertire alla cristianità, una famiglia patrizia di Roma.
Particolarmente curiosa era la credenza diffusa tra i celti. Essi ritenevano che nei giorni tra il 12 e il 14 febbraio, avveniva l’ accoppiamento degli uccelli e la natura, in coincidenza di ciò, si svegliava dopo il lungo letargo invernale.
In questo periodo, in una zona boscosa a ridosso del fiume Po, giovani e fanciulle, in età da matrimonio, erano soliti accendere grandi fuochi e dare il via a festose danze.
Si sorteggiavano i nomi dei componenti le coppie che, una volta formatesi, davano il via al vicendevole scambio di fiori profumati e dolci fragranti, lasciandosi successivamente andare, in un crescendo di effuSioni amorose…
Dovunque, così come in Inghilterra e Francia, in Lorena e Scozia, l’abbinamento di giovani felici, desiderosi d’amore, coincideva sempre con il risveglio della natura e con essa, il desiderio di tutti gli esseri
viventi di eternare, con la procreazione, la specie.
Il nome Valentino, dal latino “valens, valentis”, vuol dire vigore, salute florida, gioventù, mentre nell ‘antico linguaggio celtico, invece, le parole “vales, valez, valet”, volevano significare giovane uomo in età puberale, non legato ancora ad alcuna donna.
Nella “Histoire ecclesiastique”, viene espressamente indicato nel capo della setta degli Gnostici, conosciuta anche con il nome di Valentiniani, l’eresiarca di nome Valentino Egizio. Essi, continua il racconto,
erano soliti iniziare i neofiti, ai misteri Valentiniani, dopo aver predisposto il tempio, a camera nuziale: recitando un misterioso formulario, celebravano ritualmente il suggestivo matrimonio spirituale, tra i candidati e le Entità spirituali, gli Eoni.
In alcuni paesi scandinavi, la festa dei fidanzati è quasi sempre legata alla giovane reginetta della luce:
santa Lucia. E’ durante questa festività che è consentito ai giovani di adocchiare la fanciulla a cui essi si dichiareranno, poi, con la promessa d’amore, il giorno di san Valentino.
Inevitabile, nel riscoprire I ‘origine pagana di una festività come quella di Valentino, percorrere, con gli occhi della mente, verdi prati fioriti, boschi rigogliosi, laghi incontaminati e rive di fiumi argentati.
Dovunque, nell’ agreste scenario… giovanetti festosi, sorridenti, che danzano al dolce suono del flauto di Pan, impegnati in carezzevoli lanci di fiori profumati, preludio di gentili corteggiamenti d’amore.
Serene, immagini bucoliche appartenenti ad un passato, purtroppo, tanto, ma tanto lontano da noi.
Se quelle giovani creature, ahimè, per una malaugurata coincidente apertura del diaframma spazio4 Agorà gennaio – marzo 1997 temporale, venissero proiettati improvvisamente nel nostro secolo, sono certo rimarrebbero, irrimediabilmente, traumatizzati dallo scenario totalmente mutato. Qualche centinaio d’anni… e la cosiddetta civiltà del XX secolo avrebbe cancellato radicalmente, e per sempre, quel paesaggio paradisiaco, del passato!
Difficile, ritengo, immaginare, sia pure per un istante, lo stato d’ angoscia in cui si verrebbero a trovare i nostri giovani viaggiatori del passato e, cosa da non poco, il loro disperato desiderio di fuggire lontano, nel tentativo di allontanarsi dall’ attuale scenario di morte.
Come sarebbe possibile, altrimenti, danzare sulle rive di laghi putrescenti, privi del verde riflesso dei boschi, sradicati, purtroppo, per produrre parquets e legna da ardere?
Che dire, poi, delle torbide acque giallastre di fiumi senza più vita, a causa dei rifiuti, delle città e delle industrie, e…, dappertutto, nell’aria, l’appestante odore degli scarichi delle auto… !
Attenti ! Fate attenzione, giovani fanciulli del passato, che fuggite lontano, terrorizzati da tanto scempio! Attenti a non fare brutti incontri !
Potreste essere inevitabilmente oggetto di qualche lancio di pietre, o strattonati violentemente, con conseguenze gravi, da uno spregiudicato scippatore di passaggio, a caccia di prede, oppure, peggio ancora, adescati da uno dei tanti lerci figuri dediti alla pedofilia, perversione molto comune, oggi, da noi.
Come poter spiegare loro che viviamo, nostro malgrado, in una società dove bimbi, cagnolini e spaz zatura, senza alcun distinguo, vengono gettati nei cassonetti, impietosamente… ?
Quale ragione addurre per giustificare, tentando una sia pur piccola difesa d’ufficio, il “barbaro nostro contemporaneo” che si divertiva a spegnere cicche di sigarette sul dorso di un inerme, fedele cane… ? E poi, dei nostri ragazzi, giovani fanciulli anch’essi, alla mercé di branchi di spacciatori, all’uscita delle scuole… ?
Avrete certamente notato, giovani e fanciulle di un passato più giusto, in perfetta simbiosi con la natura, quanto difficile sia vivere, oggigiorno, nel XX secolo.
Capisco. Vorreste fuggire… lontano, verso chissà dove!
Per noi, purtroppo, della civiltà del consumismo, non vi è ormai più scampo. Nessuno può sfuggire, ahimé, all’agghiacciante e diffuso vuoto esistenziale che la stupida follia dell’uomo ha determinato, con il sovvertimento dell’ordine naturale delle cose…
Silvio Nascimben
Presidente del Collegio Circoscrizionale della Puglia
“Per cercare Dio non è necessario andare in pellegrinaggio o accendere lampade e bruciare incenso davanti all’immagine della divinità o aspergerla d’olio o dipingerla di rosso cinabro. Egli risiede nel nostro cuore. Se potessimo cancellare completamente in noi la consapevolezza del nostro corpo fisico, lo vedremmo faccia a faccia.
Gandhi