Cristianità e laicità della Libera Muratoria
di
Baldo Conti
Introduzione
Non è per introdurre ancora una volta, un vecchio ed annoso problema, che poniamo alla nostra attenzione queste nostre due componenti massoniche, cristianità e laicità, ma è solo per chiarire — ancora una volta e se sarà possibile — la profonda differenza che esiste tra loro e per togliere dall’equivoco e dall’imbarazzo alcuni dei nostri Fratelli che, sembra, si stiano ancora dibattendo nel loro intimo su questa dicotomia. Proprio leggendo i molti libri e gli articoli che vengono pubblicati sulle nostre riviste ed ascoltando con attenzione anche le Tavole presentate in Loggia, con relativi interventi, viene il dubbio che non ci sia completa chiarezza al riguardo.
La Massoneria cosiddetta “speculativa”, quella attuale, alla quale tutti noi apparteniamo, come si sa, nasce ufficialmente nel Settecento, codificata — se così si può dire — da James Anderson, pastore protestante inglese e, per l’esattezza, presbiteriano. Questo almeno ci narra la storia che noi tutti accettiamo e ciò conferma, se ce ne fosse stato bisogno, l’evidente origine appunto cristiana della Massoneria moderna, ma certo anche di quella precedente definita, in contrapposizione, “operativa”. Chiunque, in caso di dubbio, può rileggersi con tutta la calma che desidera e studiarsi le numerose antiche e recenti pubblicazioni in proposito e se anche, come da tempo sappiamo, il grado di attendibilità della storia è pur sempre molto relativo, l’eventuale concordanza di questa origine tra le varie fonti potrà confortarci, almeno in parte. La nostra estrazione cristiana — a prescindere poi dalla storia — è confermata dal fatto che la stessa cultura “laico-profana”, alla quale apparteniamo ed attingiamo, nasce in ambito “occidentale” e quindi, per forza, qualsiasi riferimento, anche vagamente definibile religioso-spirituale-rituale non poteva che ispirarsi al mondo cristiano dal quale deriva ed alle sue componenti simboliche ed esoteriche.
Il tutto, è inoltre confermato dalla nostra remota origine, appunto operativa, di “costruttori di cattedrali”, quindi molto prossima, se non addirittura un tutt’uno o comunque dipendente, dalla Chiesa cristiana. Non sembra per• ciò che su questo punto possa esserci alcun dubbio o possibilità d’equivoco e sul quale noi tutti dovremmo poi concordare. La cosa appare anche ovvia ed evidente.
culturale così come in ambito religioso, ma certo anche profano, la nostra base cristiana sia indiscutibile. Come già detto, in questo stretto contesto, più difficile sarà poter sostenere l’universalità della Massoneria, senza introdurre altri concetti, meno storici, ma più profondi che possano farci comprendere meglio il “meccanismo” del nostro approccio alla cristianità.
Innanzi tutto, è doveroso distinguere e ben separare, lo spirito, il simbolo ed i concetti astratti, dalla storia spicciola e potremo anche affermare dalla tradizione in senso lato, perché spesso, ma direi in pratica, essa è intesa come sola abitudine o semplice usanza. Abbiamo inoltre tutti, il grande difetto d’identificare il principio astratto di Dio con quello operativo di religione — venutasi a creare sempre dopo ispirazioni o “visioni” da parte di un qualche grande “profeta” — o ancor peggio di Chiesa; in sintesi, di mescolare la fede intima di ognuno di noi con crocifissi, santi, madonne addolorate (qualcuno si è chiesto più volte, senza trovare spiegazione, per quale ragione le madonne piangono sempre e non sorridono mai), rosari, preti, santoni e guaritori, anni santi e giubilei, indulgenze e purgatori, paradisi terrestri ed inferni, Crociate e così via.
In pratica, per consuetudine o pigrizia, siamo portati a non distinguere nettamente lo “spirito” e l’essenza delle cose, il senso profondo di un concetto, di un principio o di un simbolo, con la “lunga mano” di coloro che si sono arrogati il diritto di essere i dispensatori arbitrari di qualcosa, da nessuno nominati, da nessuno eletti, da nessuno delegati. Sembra proprio questo il “nocciolo” del problema: la divisione e la distinzione netta tra spiritualità e materialità, tra simbolo ed oggetto, tra fede e mano secolare o, in altri termini, tra parola di Dio, fede o un principio filosofico, con un proselitismo “forzato”, l’opulenza e l’esteriorità, o quell’impresa industriale che s’identifica con qualsiasi clero.
Quali le necessità di una nostra “la•clta
Abbiamo affermato in precedenza le nostre origini cristiane e l’adozione della sua simbologia da parte della Libera Muratoria, che sembra, a questo punto, non sia stata poi una vera e propria “scelta”, ma piuttosto una preferenza o una strada “obbligata”. Si potrebbe sostenere che l’accettazione da parte nostra di tutto il mondo cristiano, oltre che essere senza scampo parte integrante della cultura corrente e quindi già parte di noi stessi, è stata dettata forse dalla “necessità” di crearci una specie di “protezione”, uno scudo, una giustificazione, nei confronti della Chiesa e di qualsiasi altra tipologia di dittatura o di governo che potesse mettere in dubbio, per ragioni di comodo, la nostra legittimità.
E non dobbiamo neanche dimenticare che colui che codificò le nostre Costituzioni moderne era un “ministro” di religione cristiana, anche se protestante. La vita quotidiana c’insegna però che l’uomo, cioè noi stessi, dimentichiamo le origini e l’essenza di molte cose, confondendo i concetti, mescolando spesso, “il sacro con il profano”. Come già accennato in precedenza e tanto per essere ancor più precisi e chiari, riteniamo sinonimi Dio e Chiesa cattolica, Gesù Cristo ed il Papa, la filosofia del Cristianesimo con la cosiddetta Sacra Sindone, un comportamento corretto e civile (che non implica assolutamente anche un pur minimo intervento divino) e la ricompensa futura di un probabile paradiso con la nostra personale fede in un Dio. Riteniamo poi, infine, ingiustamente e.senza alcun supporto, che il “nostro” Dio sia migliore di quello degli altri, anche se qualcuno sostiene si tratti della stessa entità.
In sostanza dimentichiamo grossolanamente che la religione, con tutte le sue strutture sociali, politiche, ma più che altro, economiche, non ha niente a che spartire né con la credenza in un Dio, per noi il Grande Architetto dell’Universo, né tanto meno con tutto ciò che ha a che fare con la nostra più profonda simbologia e spiritualità. Per esempio, il pensiero e la filosofia templare, che ricorre molto spesso specialmente in alcuni nostri ambiti rituali, con tutti i suoi simboli e le sue profonde conoscenze interiori ed intuizioni, non ha proprio niente a che fare con il mondo del pragmatismo storico, dove sembra invece che i templari non si siano comportati proprio secondo la loro più ortodossa filosofia, anzi; così come non sembra proprio che le varie inquisizioni, le indulgenze, i miracoli, le ricchezze ed un certo tipo di morale abbiano una qualche, anche pur minima, relazione con la parola di Cristo e l’essenza del vero Cristianesimo, tanto per rimanere nell’ambito cattolico a quasi tutti noi molto vicino e conosciuto.
Dovrebbe essere a tutti chiaro che la Massoneria si è “appropriata” giustamente di una simbologia e di una ritualità che ha ritenuto fossero utili alla sua missione nel mondo, cioè ha “abbracciato” alcune filosofie e simboli della nostra cultura occidentale, ma solo come frutto della nostra “tradizione”, filosofia o principio astratto, non accettando certo la bigottaggine acritica dei fanatici integralisti, la creduloneria di chi non usa mai la propria mente, l’utilizzazione scorretta e la giustificazione e lo scudo gratuito di un Dio per la trasformazione di una qualsiasi credenza e morale in abbondanza di “metalli”.
Anzi, ricordiamolo: la nostra Istituzione sia nelle finalità sia nell’operatività, ha sempre combattuto e si è sempre opposta proprio a tutto ciò. Ecco, è questo che molti dei nostri Fratelli non hanno troppo chiaro. L’inutile, continuo invito, in questi ultimi anni, per esempio, ad un certo Padre (mi sembra) “paolino”, anche se pur considerato uno storico, di partecipare ai molti dei nostri convegni, incontri e conferenze, non sembra proprio che abbia una qualsiasi utilità o relazione con le nostre finalità ed il nostro modo di essere, con la nostra equidistanza o indifferenza dalle religioni, con la nostra universalità, con esoterismo e spiritualità.
Può apparire invece, purtroppo, solo come il segnale che qualcuno di noi, forse con discutibile dignità o magari per semplice distrazione, sente l’impellente necessità di dover recuperare qualcosa da una certa confessione o giustificarsi per qualcosa ed ha bisogno, come detto prima, di una specie di imprimatur da parte di una setta religiosa che, tra l’altro, ci ha sempre combattuto anche in modo subdolo ed incivile e che sempre, malauguratamente, dovremo combattere per difenderci dai suoi dogmi, dal suo sopruso e dalle sue scorrettezze anche le più efferate; difficile è infatti ipotizzare che la sua struttura ed i suoi fini possano cambiare, diventerebbe, nel caso, tutt’altra cosa. Ecco quindi emergere, in modo lampante, la necessità di distinguere, in modo netto, il mondo della filosofia, dello spirito e dei simboli da quello esclusivamente “operativo” delle religioni, qualunque esse siano, i cui fini sono — come ormai ampiamente appurato — solo socio-economici, grazie anche al generoso ed incondizionato appoggio del mondo politico che le strumentalizza a proprio uso (e viceversa) con vantaggio reciproco.
Si delinea quindi l’urgenza di prendere coscienza del problema da parte
di tutti noi, nel caso non lo avessimo già fatto, la necessità di considerare con serietà “solo” i princìpi validi della nostra tradizione, pagana o ebraica, cristiana o romana, etrusca o islamica, profana o religiosa che siano, di “laicizzarle” in ogni caso, anzi di “massonicizzarle” per usarle, indipendentemente dal loro tipo d’estrazione, a nostro piacimento, ma nel loro spirito e nella purezza del loro significato originario. Tutto il resto sembrerebbe proprio un grande ammasso di materiale piuttosto immondo da scartare e rifiutare subito, per non rimanerne contaminati.
Conclusioni
Da tutto quanto velocemente esaminato, ma sicuramente ben compreso da tutti noi, nel suo intimo significato, sembra che alla Libera Muratoria moderna, quella d’oggi, quella del prossimo futuro, quella del 2000, una sola strada si apra con la prospettiva di dare dei frutti sicuri e concreti. Certo, qualcuno potrà non condividere la nostra procedura, per altri il quasi-“rifiuto” o la revisione di parte della componente ritenuta impropriamente “cristiana” potrà provocare repulsione o ribellione, ma è solo questione d’inesatta interpretazione e d’equivoco. Per altri potrebbe essere invece, e finalmente, l’inizio di una grande esplosione di libertà e di autonomia, dalla tradizione spicciola non capita e da un mondo stantio e spesso anche disgustoso da non condividere e da respingere. La “laicizzazione” di alcuni dei simboli religiosi dei quali in passato ci siamo giustamente appropriati, dovrebbe innanzi tutto ridare equilibrio alla nostra Istituzione, anche come equidistanza dalle ondate, più o meno oceaniche, delle grandi religioni e dalle grandi correnti di pensiero; senza dimenticare che oltre le tre correnti monoteiste mediterranee, n’esistono anche altre forse più numerose e più profonde, che non conosciamo affatto per nostra imperdonabile ignoranza, aridità di cultura e magari per puerile “campanilismo”.
Ricordiamoci, per esempio, del Confucianesimo, del Buddismo, dello Scintoismo che, insieme, sono certamente seguite da qualche miliardo di persone e che, probabilmente, potrebbero aumentare il nostro già abbondante bagaglio spirituale ed esoterico. Tra l’altro, il Buddismo, con nostra grande costernazione, non prevede assolutamente un Dio, non è una religione, ma solo una filosofia di vita e quindi, teoricamente, saremmo costretti per una questione dogmatica a rifiutare come Fratelli qualche miliardo di persone, cosa che dovrebbe farci riflettere almeno un po’. Forse, con meno ignoranza e un po’ più d’umiltà, potremmo scovare qualche altro modulo di pensiero e di simbologia, magari al di fuori della nostra tradizione occidentale, ma che, in ogni caso, potrebbe arricchire il nostro spirito ed il nostro ambiente un po’ sclerotizzato, oltre che, sicuramente, ridare alla Massoneria la consapevolezza e la certezza di una sua effettiva universalità che, attualmente, è difficile dire se la possiede veramente o no (anche se forse, un tempo, il mondo “occidentale” rappresentava, almeno per noi, la universalità”, ma certo non oggi).
Dovremmo anche considerare che la spiritualità esiste e può prosperare anche senza l’apporto della religiosità o della divinità, con la quale ha molto poco a che vedere; sostenere il contrario è solo voler affermare un dogma gratuito o un pregiudizio che, come tale, non possiamo far altro che combattere. Ricordiamolo: la spiritualità esiste anche senza la religiosità e non è quindi esclusiva prerogativa della religione o del divino; esiste, infatti, una grande spiritualità “laica”, mentre esistono religioni senza o con falsa spiritualità. Dovremmo anche avere l’intelligenza di adeguare parte delle nostre precedenti scelte alle esigenze della vita moderna, e non per una questione di moda o d’opportunità profana, ma per la definizione di significati più esatti ed adatti alla nostra condizione attuale. Sembrerebbe opportuna qualche modifica al nostro interno: come è già stato detto più volte, il mondo si evolve, cambia e con esso si ha una trasformazione — anche se lenta — dei significati delle parole, degli oggetti e dei simboli, mentre nuove definizioni e nuovi concetti entrano a far parte sia della lingua sia del nostro mondo anche interiore e spirituale.
Come più volte sostenuto, una parola o un simbolo in uso cento e più anni fa non ha certo lo stesso significato di oggi. Tra l’altro, l’evoluzione della lingua e del pensiero portano poi con sé altri problemi; nel tempo, appunto, cambiano i significati delle parole e proprio i tempi sono oggi molto ristretti per l’ampia diffusione dei mass-media. Leggi e regolamenti, appena codificati, sono destinati ad essere cambiati il più presto possibile per essere giustamente adeguati alle esigenze “ambientali” che cambiano anche loro continuamente e velocemente; per poter proseguire nel nostro cammino e per poter vivere la nostra vita ed ottenere oggi gli stessi risultati di ieri dobbiamo modificarci incessantemente per “aggiornare” i nostri mezzi alle nuove necessità che il nostro “habitat” ci fornisce.
Usiamo consapevolmente l’intelligenza che per definizione sembra consista proprio nella capacità d’adattamento a situazioni nuove. La filosofia della scienza — disciplina da qualcuno ritenuta piuttosto azzardata, rischiosa e talvolta disdicevole — ci suggerisce inoltre, in modo molto saggio, di non “affezionarsi” mai troppo alle nostre idee, ma piuttosto di provare sempre a confutarle ed a dimostrare che sono “false”, così come non dobbiamo affezionarci mai troppo alle cose che ci circondano, alle abitudini ed a tutto ciò che possediamo.
Il nostro futuro potrebbe apparire migliore se riuscissimo a svecchiarci, a laicizzarci, a ri-crearci effettivamente, nei simboli, nei concetti e nella vita operativa. La leggenda di Hiram, sembra proprio sia stata dimenticata da molti di noi.
Anche in mare, i naviganti hanno l’abitudine, ma direi sono costretti continuamente, a correggere la propria rotta ed a rifare sempre il “punto” della situazione se vogliono rientrare in porto e salvarsi dall’eventuale burrasca. Talvolta, per sopravvivere, sono anche costretti a cambiare completamente rotta, a cercare un porto diverso da quello stabilito inizialmente. Questa dovrebbe essere proprio la nostra strategia, specialmente futura.
Il tutto, come al solito, non richiederà poi un grosso impegno di tempo, ma più che altro di volontà, di fede nella Libera Muratoria e forse proprio nella vita stessa. Non possiamo lasciar trascorrere i giorni, uno dopo l’altro, senza essere riusciti a costruire qualcosa di nuovo e di migliore, d’efficace e di concreto per noi e per i nostri figli. Dobbiamo ri-scoprire quella che molti di noi definiscono come “tradizione” e sintetizzare, dai pensieri filosofici, religiosi e laici di un tempo e d’oggi, una nuova etica massonica (a-cristiana ed effettivamente universale), un nuovo “sistema” che non stravolgerà sicuramente i valori che da sempre la Massoneria ha indicato al mondo ed ha sempre perseguito, non dimenticando mai, ricordiamolo, che la spiritualità non implica necessariamente la presenza della religiosità o della divinità.
Questa nuova etica della Libera Muratoria avrà il compito di ri-adattare e ri-attualizzare “laicamente” e liberamente le nostre vecchie codificazioni, senza costrizione alcuna, alle esigenze del nuovo millennio da poco iniziato e che noi tutti ci auguriamo sia migliore dei due che ci hanno preceduto, impresa che, visti i risultati trascorsi, non dovrebbe essere neanche cosa molto difficile ottenere.