INIZIAZIONE DEL PROFANO

INIZIAZIONE DEL PROFANO

Venerabile Maestro in Cattedra,

Dignitari all’Oriente,

Fratelli tra le colonne,

La catena di ferro, pesante zavorra al collo del profano, è stata spezzata. Al suo posto, ora, una catena umana stringe nel comune tempio tutti i fratelli massoni. La catena al collo e’ il simbolo della schiavitù del profano che, quanto più è schiavo, tanto più si illude di essere libero. La schiavitù è quella delle passioni sfrenate. II profano ritiene che la sua libertà consista nel vivere a modo proprio, soddisfacendo tutti i propri desideri, per la qual cosa è pronto a rinunciare persino a se stesso: affetti, legami, contatti significativi, famiglia tutto può essere sacrificato, dimenticato, rinnegato per la sete di gloria, carriera, successo, denaro. Il profano, rincorrendo solo il Narciso che si agita in lui, è pronto a qualsiasi cosa, pur di ottenere un piacere momentaneo, effimero. Da ciò che egli chiama libertà nasce la ricerca della propria affermazione attraverso il vizio, il piacere carnale, la costante sfida con la propria vita. In questo moto disordinato il profano costruisce la propria stessa prigione, le cui pareti sono insoddisfazione, illusioni, stress, noia, piattume. Quanto più il profano si agita per ricercare un senso alla propria esistenza, tanto più si aggroviglia nella schiavitù della grigia quotidianità, dove anche le emozioni che fino ad ieri sembravano avere un senso, in realtà non sono che squallide riedizioni di situazioni routinarie. In questa nebbia esistenziale i profani si agitano come morti viventi, lasciando, in realtà, che altri vivano al loro posto, ubriacandoli con messaggi pubblicitari, falsi paradisi terrestri, apparenti faziosità di partito. Sono altri che, abilmente, solleticano l’immaginario dei profani, proponendo mode, look, stereotipi. Tutto è in mano alla logica di mercato, anche la stessa religione, la politica, la giustizia, la scuola, la solidarietà sociale, la sanità e quant’altro costituisce la vita nella Res Publica. Ha ragione non chi ha idee, ma chi sa proporre il nulla nel modo migliore. I profani non hanno più individualità, non hanno più cervello pensante, ma si agitano, come ignavi danteschi, dietro bandiere senza insegne, alla ricerca di una identità, confezionata da altri, che calzi loro a pennello come un vestito cucito su misura. Questa, per quanto apocalittica possa sembrare, è la catena di ferro che tiene legato ogni profano.

In ognuno di noi che è entrato in Massoneria, invece, si è agitato un diverso sentimento: cercare di scoprire cosa ci fosse dietro l’angolo. Ognuno di noi, insoddisfatto del suo essere profano, ha percorso le tappe dell’iniziazione con la voglia

di riappropriarsi della propria individualità, della propria libertà di giudizio e di pensiero, innanzi tutto. Chi chiede di essere Massone, per prima cosa, non deve buttare il proprio cervello all’ammasso. Un Massone è uomo libero, non perchè può dare libero sfogo alle proprie passioni, ai propri vizi, alle proprie pulsioni, ma perchè sceglie di decidere su ogni cosa, cercando di emergere dal gregge informe, per valutare con la propria testa ogni situazione. Un Massone è libero perchè pensa. Egli, come è scritto nelle Costituzioni, non sarà mai un libertino non per autolesionistico senso morale (ma dobbiamo anche intenderci su questo termine), ma perchè, a costo di rinunce, al momento dolorose, sa discernere il bene dal male e, di conseguenza, agisce non seguendo l’impulso istintivo, ma secondo un suo progetto di vita, nell’ottica dell’affermazione sempre e comunque della sua più alta ed autentica libertà. Il Massone non è servo di regole, da qualunque parte arrivino, ma è l’uomo che sa affermare se stesso, facendo della sua stessa libertà la regola irrinunciabile della propria vita.

Così descritto l’universo Massonico, la catena che i singoli fratelli formano non è pesante come il vile metallo, ma leggera e dolce. Per ogni Fratello esserne avviluppato è motivo di orgoglio, perchè indica che altri fratelli danno testimonianza del suo essere uomo libero. In questa catena nulla è giogo, costrizione, regola, ma tutto è armonia e perfezione. In questa catena, ammaestrati simbolicamente dalf essersi trovati senza denari, si comprende che il bello della vita è Amore, cioè Donazione.

Nessuno di noi ha, al momento, compreso il senso della richiesta dell’Elemosiniere che chiedeva un aiuto per i fratelli nella necessità: ragionando ancora da profani, siamo stati colti da smarrimento perchè non avevamo denari con noi. Da profani siamo stati abituati a far conto sulla nostre borse. Nella catena d’unione abbiamo capito, invece, che il fratello nel bisogno non chiede soldi, ma chiede vicinanza, una mano, la mia, che stringa la sua. Questa è la fratellanza iniziatica.

Caro fratello …… non dimenticarlo mai: la Massoneria non esiste per darti, ma per ricevere, perchè, tra di noi, non c’è nessuno che possa darti qualcosa in termini profani, ma tutti ci aspettiamo da te di ricevere la tua sincera, profonda, onesta, disinteressata fraternità. Questo è quanto tu, questa sera, puoi versare nel tronco della vedova, nell’interesse della Massoneria in generale e di questa Loggia in particolare.

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