IO E LA MASSONERIA
di U. V.
Fratelli,
provo una grande emozione.
Sino a poco tempo fa, con il grado di Apprendista Muratore, non avevo voce in capitolo e pertanto, con mio grande rammarico, nelle sedute di loggia ero costretto al silenzio.
Da poco, divenuto Compagno d’arte, anche se non ancora iniziato, ho la facoltà di parola.
Ho perso un obbligo e ho acquisito un diritto.
Non so se sono poi tanto entusiasta.
Come sempre si apprezza poi ciò che si perde e la felicità è nel desiderare più che nell’ottenere.
Sono luoghi comuni ma hanno sempre una loro valenza.
Il mio entusiasmo nel voler intervenire è scemato, in quanto consapevole della mancanza delle capacità retoriche del nostro Fratello Oratore A. A. che con la sua preparazione storica, culturale, filosofica, eclettica su ogni intervento, su qualsiasi argomento, con grande maestria, ci ammalia e, quasi in uno stato di ipnosi, ci trascina con la sua enfasi lungo ì sentieri delle sue conoscenze, percorrendo itinerari suggestivi ed indimenticabili.
Vorrei tanto avere le sue capacità, almeno per i prossimi minuti, principalmente per il vostro giubilo.
Non le ho e pertanto vi prego di accettare quanto è nelle mie possibilità.
La mia tavola non è un architettonico lavoro, ma è un piccolo approvvigionamento di materiale da costruzione.
Mi affido alla clemenza e alla comprensione dei Fratelli dì Loggia.
Non è una delle classiche tavole che normalmente si tengono nelle officine che trattano argomenti dai contenuti storici, esoterici, simbolici, filosofici o sociali.
Non è uno studio di grandi personaggi, di opere d’arte, di associazioni del passato, frutto di faticose ed impegnative ricerche per scoprire ed evidenziare relazioni con la Massoneria nei suoi aspetti storici, esoterici o simbolici.
E’ la raccolta, anche se non molto organica, di considerazioni, di sensazioni emotive e di pensieri di una persona dì età avanzata che molto tardivamente entra nella grande Famiglia Massonica che, malgrado la tarda età del profano, lo accoglie fraternamente nel suo piè di lista.
Cercherò nella mia esposizione di essere molto breve, perché caratterialmente ho molto rispetto delle libertà altrui, e non voglio costringere i Fratelli presenti a sopportare le mie disquisizioni oltre il limite di tollerabilità.
Molte delle cose che dirò le ho già dette a dei Fratelli in vari incontri occasionali.
Per una esposizione meno confusionaria, debbo dividere il mio rapporto con la Massoneria nelle seguenti fasi cronologiche: volontà di fame parte, lista di attesa, ammissione, iniziazione, partecipazione alle tornate di Loggia in grado di apprendista.
Per quanto riguarda il mio desiderio di entrare nella Istituzione, debbo dire che da diversi anni mi balenava l’idea, ma non sapevo come e chi contattare. Desistevo, perché molto diffusa l’opinione di una Massoneria esclusiva che difficilmente accettava nuovi proseliti.
Avendo conosciuto nella vita profana Sandro Cambareri e stimandolo molto per la sua onestà di pensiero, avendo saputo della sua appartenenza massonica, fattomi coraggio, gli ho manifestato il desiderio di entrare nella sua grande famiglia.
Sandro Cambareri mi ha dato immediatamente il suo assenso riservandosi di parlarne con i Fratelli di Loggia per l’accettazione definitiva, consegnandomi delle pubblicazioni affinché mi rendessi conto della Massoneria, dei suoi scopi e dei suoi principi basilari.
Dopo aver letto le pubblicazioni consegnatemi e inerenti alla Massoneria è aumentato in me smaniosamente il desiderio di fame parte.
Ho detto a me stesso e l’ho ripetuto spesso a molti Fratelli che specialmente per i principi del trinomio, Uguaglianza, Fratellanza e Tolleranza, avevo vissuto da Massone senza saperlo d’essere.
Ho presentato la domanda di ammissione insieme a mio figlio Arturo e siamo entrati in lista di attesa.
Mentre eravamo in lista di attesa abbiamo avuto l’incontro con il Maestro Venerabile, Fratello F. C. ed il nostro presentatore ufficiale, il caro e buon Fratello A. C..
E’ stato un incontro che non dimenticherò mai.
Il Maestro Venerabile ha manifestato delle perplessità a causa della mia età avanzata, mentre per Arturo non c’era alcun impedimento per l’ammissione.
Ho temuto di essere respinto ed ho obbiettato che la Massoneria non era una società atletica per cui era necessaria la vigoria fisica, ma una palestra di pensiero e che Voltaire era stato iniziato alla veneranda età di 80 anni.
Finito il colloquio conoscitivo sono rimasto in trepida attesa della decisione finale della Loggia.
Mi è stata comunicata l’ammissione mentre ero in attesa di subire un intervento chirurgico di alto rischio.
In tale attesa oltre alle preoccupazioni di carattere familiari ed affettive, sentivo costantemente il rammarico di essere vissuto da Massone e di dover morire da Profano.
Sono consapevole che questa mia esposizione è intima e personale e potrebbe non interessare i Fratelli presenti.
Superato brillantemente l’intervento chirurgico, ero in convalescenza e in attesa di essere iniziato.
Il caro Maestro Venerabile era preoccupato (ne sono rimasto molto commosso) per il mio stato di salute, tanto che era disposto a darmi il brevetto di Apprendista Libero Muratore semplificando la cerimonia di Iniziazione.
Ho sollecitato l’iniziazione, non volevo entrare nella mia nuova famiglia dalla porta di servizio.
Finalmente il 12 Febbraio dell’anno in corso io e mio figlio Arturo siamo stati iniziati.
Cari Fratelli, credetemi che, per l’argomento scelto, il rischio di cadere nel patetico è molto grande, trattando di sentimenti e di stato d’animo.
Ma ho voluto descrivervi la mia aspirazione ad entrare in Massoneria e come ho vissuto tale periodo fino alla iniziazione.
Il primo vero incontro con il mondo massonico è stato quando durante l’iniziazione, dopo i quattro viaggi, è stata fatta la Luce.
Ho visto molti volti, alcuni noti altri no, ma tutti esprimevano gli stessi sentimenti di affetto, accettazione, disponibilità.
La famiglia accoglieva con gioia festosa i Neofiti.
Sono diventato così il più giovane Apprendista Libero Muratore della Loggia Martelli.
Più giovane per iniziazione, non certamente per età anagrafica piuttosto veneranda.
Ho cominciato a frequentare le sedute di Loggia, ma prima ho letto gli Antichi Doveri, la Costituzione e il Regolamento dell’Ordine, il rituale del primo grado Apprendista Libero Muratore e il rituale di iniziazione al grado di Apprendista.
Ho studiato attentamente gli appartamenti della Casa Massonica soffermandomi sulla composizione del Tempio e della Loggia, sulla disposizione dei Dignitari, della loro nomenclatura e del loro ruolo di Officianti del rito.
Ho ritenuto opportuno approfondire gli studi anzidetti perché ritenevo e ritengo che non è sufficiente frequentare i lavori della officina tanto per avere la presenza sul piè di lista, ma bisogna partecipare, vivere la seduta.
Ma senza la conoscenza della struttura e degli elementi che la compongono non può esserci partecipazione e la presenza in officina è arida e improduttiva.
Finora ho partecipato a tutte le sedute della Loggia Martelli e, unitamente al Maestro Venerabile, anche ad alcune sedute nelle officine di Catanzaro, di Lamezia e di Cosenza.
La mia partecipazione alle tornate di Loggia è stata sempre piena, intensa, vissuta.
Ho sempre seguito con il dovuto rispetto il rituale di apertura e di chiusura dei lavori.
Ho seguito attentamente le tavole dei Fratelli apprezzandone l’impegno e la capacità di studio, di ricerca e la loro bravura espositiva.
Allo steso modo ho seguito ed apprezzato gli interventi intelligenti delle colonne, quando non hanno taciuto.
Con interesse ho ascoltato le comunicazioni ed i commenti incisivi del Maestro Venerabile.
Sono stato avvinto ed estasiato dalle conclusioni dell’Oratore.
Seguire, ascoltare, apprezzare, deliziarsi queste sono le reazioni a fior di pelle dopo i primi mesi di frequentazione e partecipazione alla vita di Loggia.
Ma in che modo hanno inciso nel mio profondo essere? Come vivo ed interpreto la Massoneria? Quali e quanti interrogativi ho rivolto a me stesso? Quali e quante considerazioni ho elaborato?
Non so se riuscirò a rispondere a questi interrogativi in modo organico e sistematico.
Le risposte le ho date e sono tante.
La mia seduta di Loggia non finiva mai a mezzanotte in punto, ma era una seduta aperta: Non Stop.
Avrei dovuto prendere degli appunti, ma è stato meglio per Voi Fratelli non averli annotati, altrimenti questo mio lavoro doveva essere svolto a puntate, perché tante sono state le ridda di pensieri e considerazioni che mi hanno invaso.
Mi accingo ad esporre alcune di esse per chiarire il mio rapporto con la Massoneria, come vivo questo rapporto e quale influenza ha avuto.
Premetto che alcune di queste considerazioni e deduzioni potranno essere non in linea con l’insegnamento dei grandi teorici massonici.
Come ho detto più volte in vari incontri occasionali ai Fratelli di Loggia ed in modo particolare al Fratello P. L., filosofo paradossale e memoria storica delle Logge Calabresi, che scherzosamente ed affettuosamente chiamo “Lo Mio Maestro”, durante lunghe passeggiate peripatetiche sul lungomare di Soverato, mi ritengo un massone naif.
Tranne la lettura e gli studi di cui ho già parlato, non ho letto né studiato alcunché inerente la Massoneria.
Volutamente, perlomeno fino ad ora, ho preferito interpretare gli insegnamenti e l’essenza della Massoneria, libero da qualsiasi insegnamento teoretico, con le mie sole capacità intellettuali ed emotive.
Il mio rapporto di conoscenza da uomo libero deve essere scevro da qualsiasi tipo di condizionamento.
Desidero conoscere. La conoscenza è amore. Anche in senso biblico la conoscenza tra un uomo ed una donna era sinonimo di amore fisico.
Dopo questi mesi di apprendistato, se dovessi fare il testamento spirituale stilato all’iniziazione ed imperniato sul rispetto di sé stesso, dell’Umanità e del Grande Architetto, lo muterei nel concetto di conoscenza.
Conoscere sè stesso, conoscere l’Umanità e conoscere il Grande Architetto, al quale dobbiamo riconoscenza, cioè gratitudine e amore.
Uno degli interrogativi più pressanti che mi sono posto, è che cosa mi spinge a partecipare alle sedute di Loggia.
Perchè ci riuniamo? Il Primo Sorvegliante alla stessa domanda rivoltagli dal Maestro Venerabile risponde: – Per edificare templi alla Virtù, scavare oscure e profonde prigioni al Vizio e lavorare al Bene ed al Progresso dell’Umanità. – Dopo aver compiuto gli atti rituali, il Maestro Venerabile recita: “E’ tempo di aprire i nostri architettonici lavori “; la risposta del Primo Sorvegliante e la chiamata al lavoro del Maestro Venerabile dovrebbero essere le risposte esaurienti all’interrogativo.
Lo sono? In che modo si scavano le profonde e oscure prigioni al Vizio? In che modo si lavora per il Bene ed il Progresso dell’Umanità? Sono solo affermazioni simboliche e rituali?
Esaminando tutte le sedute di Loggia alle quali ho partecipato, dopo il rituale di apertura, che è momento di concentrazione e di raccoglimento spirituale, dopo le comunicazioni e le osservazioni del Maestro Venerabile, viene presentata da qualche Fratello una tavola quasi sempre di alto valore culturale, storico, esoterico e sociale, dopo qualche intervento delle colonne e le conclusioni dell’Oratore, il Maestro Venerabile chiude i lavori, Tutto ciò può fare intendere che gli architettonici lavori sono: la tavola del Fratello, gli interventi delle Colonne, le conclusioni dell’Oratore e che le stesse cose sono altrettante valide per edificare templi alla Virtù, scavare le prigioni al Vizio e lavorare al Progresso ed al Bene dell’Umanità.
A me sembra troppo riduttivo che dissertazioni, pur elaborate che siano, possano essere la molla che spinge tutti noi a presenziare ad a partecipare alle sedute dì loggia.
lo penso che le ragioni che ci spingono sono molto più profonde.
L’aggregazione massonica non è basata soltanto sui momenti culturali che sono dì giubilo e di completamento.
lo penso che si va in Loggia perché spinti da sentimenti di amore e di stima verso i Fratelli elettivi, con la consapevolezza di trovare dei Fratelli che, pur nelle diversità naturali di pensiero, hanno delle affinità dì base che legano più dei legami di sangue dei consanguinei.
Pertanto io credo che principalmente ciò che ci unisce è il culto della Fratellanza.
E’ non è poca cosa. Amare gli altri come Fratelli è onorare il Grande Architetto dell’Universo e congiuntamente edificare Templi alla Virtù e scavare prigioni al Vizio.
La Fratellanza è l’aggregato principale dell’Istituzione Massonica.
Mi resta solamente, e concludo, da esaminare le altre due componenti del Trinomio: l’Uguaglianza e la Libertà che sono l’una propedeutica dell’altra.
Che significato ha nella Massoneria l’Uguaglianza? La massoneria predica un appiattimento dell’individuo e delle coscienze a soffocamento della personalità, per cui siamo tutti uguali uno all’altro?
Non è certamente così, perché già i suoi iscritti si dividono in tre gradi di livello: Apprendisti Muratore, Compagni d’Arte e Maestri Muratori e l’Istituzione è costituita da una precisa scala gerarchica: Maestro Venerabile, Primo Sorvegliante, Oratore. E allora ci si domanda che significato ha l’Uguaglianza in una istituzione dove la gerarchia non è per niente assente.
L’Uguaglianza è nelle pari opportunità, nella par condicio, senza distinzione di nessun genere né sociale, né religioso, né di ceto.
E’ la conquista delle democrazie occidentali più progredite: valga per tutti l’esempio della democrazia degli Stati Uniti d’America dove chiunque dei suoi cittadini può diventare Presidente. Nella Libertà.
Ma della Libertà mi propongo di parlarne in seguito quando mi sarà concesso di tenere una altra tavola.
Grazie Fratelli.