I TEMPLARI

I TEMPLARI

di Graziano Curci

Prometeo osò strappare a padre Giove una scintilla del fuoco divino, cioè la vita, per farne dono agli uomini, e venne incatenato su di una roccia del Caucaso mentre una feroce aquila gli rodeva il fegato.

Immane il delitto, crudele la condanna. Egli fu conoscitore del grande Arcano e l’iniziatore di un’arte mediante la quale si compie nell’uomo una trasmutazione interiore. Ebbe l’ardire di interferire sui processi evolutivi dell’intera umanità divulgando la conoscenza di un segreto che tale doveva rimanere finchè l’umanità stessa non fosse in grado di percepirlo per atto di maturazione collettiva.

Ma la dura condanna non è mai stata bastevole al Prometeo che alberga nel cuore dei popoli per purgarlo della brama di rapire ai Numi una scintilla del fuoco perenne e conquistare così la propria eternizzazione.

Giasone partì alla conquista del Vello d’Oro, Teseo affrontò il Minotauro, Adamo, dopo aver conquistato, rovinosamente per la sua progenie, l’albero del Bene e del Male, osò posare lo sguardo sull’albero della Vita ottenendo solo la sua caduta nel baratro della dualità, cioè della relatività umana.

La storia dell’uomo è costellata di atti di ardimento tesi al compimento del fatidico balzo dal caduco all’Assoluto, dal molteplice all’Unitario.

I vasti movimenti a contenuto spiritualistico che pur hanno coinvolto popoli e razze appartengono alla storia dell’uomo e le orme di gloria e di sangue lasciate dai più ardimentosi sono incancellabili nella carne viva dell’intera umanità.

Le vicende del pensiero, che nell’accezione più ampia diventano tensioni irrefrenabili e creano la storia, più che limitarsi ad influenzarla, diventano per lo studioso mezzi di penetrazione dello spirito che anima ogni epoca, occasioni valide per registrare ed annotare tale spirito quale evento lievitante per la crescita dei popoli che nel loro continuo processo evolutivo stratificano quel che comunemente si definisce coscienza pregressa, patrimonio di tutti e di ciascuno.

Deve, perciò, considerarsi acquisito il concetto secondo cui la storia si costruisce sulle idee e che le idee stesse partoriscono gli eventi che a loro volta, per un processo causa-effetto che noli ha mai tregua, riproducono altre idee collettive e quindi altri eventi.

Tutto ciò è normale. Accade spesso, però che il mondo delle idee entri in feroce collusione con le strutture mentali acquisite, con gli interessi, con le orientazioni culturali ormai cristallizzate, ed in tal caso la storia si tinge di rosso, il sangue lorda inarrestabile interi continenti e l’umanità stessa noli se ne deterge per molti secoli avvenire.

E’ il caso di quel vasto movimento culturale che ha visto coinvolto, in un orizzonte di sangue, tutto il mondo del centro-Europa nei secoli che prepararono e seguirono il fatidico anno mille, quel grosso squarcio di storia che per comodità di linguaggio chiamiamo Medio Evo e che per la sua totale imponenza possiamo ragionevolmente supporre si sia spinto fino al diciassettesimo secolo e le ripercussioni, secondo S. De Guaita, sono riportabili fino alla rivoluzione francese.

Tale immane fenomeno è riconducibile al movimento originato prima da un gruppo di illuminati che si definirono Cavalieri del Tempio e che finalizzarono la loro azione alla difesa della Terra Santa, poi da un vero e proprio Stato fra gli Stati, con strutture e legislazioni autonome e con scopi ben precisi di immensa portata militare, economica e politica e, ci sia consentito, iniziatica.

La storia dei Templari è parte viva della storia europea. A nessuno è consentito di sottovalutare il fenomeno e le inevitabili proiezioni sui processi di sviluppo delle comunità umane operanti sul nostro continente. Lo scopo del nostro lavoro non è quello di agganciarci alla storia dei Templari, ma quello di enucleare dalle trame della storia stessa le radici di questo movimento e comunque, per quanto fu e tuttora è avvinto da un mistero che nessuno mai penetrerà, di spiegare a noi stessi che il Prometeo di cui parlavamo è sempre presente fra le orde umane e sanguinosamente si divincola nei ceppi dell’oscurantismo per l’eterna ricerca di un barlume che abbia sapore di eterno.

Percepire l’essenza del movimento Templario non è cosa agevole per la potente mancanza di fonti idonee ad una chiara identificazione.

Occorre, perciò, porre orecchio più alle proiezione sullo spirito dell’epoca e ai processi innovatori incapsulati negli eventi che non agli eventi stessi che, appartenenti alla storia, sono patrimonio di tutti.

Indulgere alla storia è furviante e riduttivo. Valutare il fenomeno in chiave di analisi storica serve solo a darci nozioni, non cognizioni.

Ci manterremo, perciò, fedeli allo spirito delle nostre indagini che non mirano a misurarci con la cronistoria degli eventi, bensì a rendere eloquenti i nostri sensi sottili e le percezioni, le più oggettive possibili, ricavabili dal contesto di un’epoca che dovremo considerare solo una tappa nello sviluppo del pensiero umano.

Nove furono originariamente i cavalieri che nel 1118, condotti da Ugo De Payns, richiesero a Re Baldovino II l’autorizzazione a rendersi garanti della sicurezza dei pellegrini in viaggio per Gerusalemme.

L’assenso del potere e la contemporanea costituzione di una base territoriale poterono definirsi, in embrione, il principio del movimento Templario. Templario perchè la sede volle definirsi tempio di Salomone, perché la regola, poi, oltrecchè militare, volle configurarsi monastica, perché lo scopo immediato fu quello di proteggere chi si avventurava sulle strade che conducevano in Terra Santa, perché la difesa dei deboli veniva conclamata in nome di Cristo con la spersonalizzazione, sia pure apparente, da parte di chi si proclamava crociato della cristianità col motto ” Non Nobis, Domine, non nobis, sed nomine tuo dd gloria “.

Charpentier è ricco di particolari e al suo scritto riccamente attingiamo. I fatti a volte non si stagliano nettamente dalle leggende. Il conte di Champagne, liberatosi da legami temporali, si avviò in Terra Santa alla conquista del Graal (coppa del sapere). Bernardo da Chiaravalle, nutritosi alle fonti della tradizione druidica, preparò le regole del Tempio (una sorta di pragmatica fondamentale) e ne assunse il Maestrato nel Concilio di Treves nello stesso 1128.

Agli occhi acuti di chi ricerca le motivazioni occulte del movimento, Bernardo da Chiaravalle assunse particolare colorazione iniziatica. Lo si desume dalla sua fondazione al culto della Vergine, dalla complessa propensione a quel tipo di magia isiaca che nella religione cristiana diventa mariolatria e dall’enunciazione di un corpo di dottrine articolate in modo apparentemente profano in una ” Regola ” che dobbiamo definire un documento fondamentale e del quale fra poco parleremo. C’è stato chi gli ha riconosciuto benanche qualità taumaturgiche. Ugo de Payns gli fu vicino e la missione addotta, cioè la protezione dei Luoghi Santi, non poteva ragionevolmente costituire il solo ed unico scopo. Non fantasiosa, perciò appare l’opinione che accredita a questi cavalieri dell’inverosimile la ricerca dell’Arca dell’Alleanza e delle Tavole della Legge. La ricerca per scoprire una legge fisica che governa l’universo e che si attua nel principio di sutura e di continuità fra le varie epoche, rintracciabile nelle pagine oscure della Genesi; la brama di individuare la chiave contenuta nel ” numero d’oro ” che permette il passaggio geometrico dalla retta alla curva e dalle leggi terrestri a quelle celesti, l’anelito al possesso delle ” mele d’oro ” del giardino delle Esperidi, tolte da Ercole alle figlie di Atlante, e del ” Vello d’Oro ” strappato da Giasone ai popoli del Caucaso che tenevano imprigionato Prometeo. Tutti aneliti che condensano il principio evolutivo immanente nell’uomo che aspira al salto qualitativo verso stati di essere sempre più perfetti.

Molti e molti sono gli Arcani che la storia e la leggenda rinserrano.

Charpentier deduce che la fonte della sapienza egizia si rinviene nelle Tavole di Mosè e pertanto sarebbe spiegabile la resistenza del Faraone all’esodo degli ebrei. L’esplosione della civiltà islamica e la parallela esplosione della civiltà occidentale furono sussulti di assestamento nella crescita di un mondo e catena di vibrazioni che ebbero un riverbero nei secoli futuri, nei linguaggi consoni alle varie fattispecie dottrinali e dogmatiche. Per chi cerca conforto nei fatti è valido il richiamo all’identità delle proporzioni e delle misure ritmiche dei monumenti egizi e quelli di alcune moschee e cattedrali gotiche.

Nelle Tavole della Legge è rinserrata la conoscenza del globo terrestre.

Allorché siamo forzati a produrre date, citeremo quella del 1128:il Concilio di Troyes solennemente tenutosi nella Cattedrale ed in presenza del legato del Papa e autorevoli arcivescovi. E’ il momento della ufficializzazione dell’Ordine. Si intona il Te Deum e si cantano le lodi al Signore. Comandamento: il Bene. Regola: la povertà. Imperativo: coraggio nell’affrontare i nemici della fede. I laici si uniscono ai monaci e pronunciano voti di castità e di obbedienza. Nobili e plebe trovano collocazione nell’organigramma che Bernardo da Chiaravalle sarà chiamato a tracciare e traccerà con spirito illuminato.

La ” Regola “. L’ossatura determinante dell’organismo Templario, Essa è fonte, a parer nostro, di ogni individuazione dello spirito in un movimento che per la sua imponenza non vedrà mai un tramonto sui territori dell’uomo. Bordonovo ce ne parla diffusamente nel ” Rogo dei Templari “.

72 articoli in due versioni: una latina e l’altra, posteriore, francese.

Un corpus unitario di precetti che rappresentano, da soli ed eloquentemente, i corollari di una dottrina che vogliamo considerare l’essenza pura del movimento Templario, il documento più valido per ogni seria investigazione.

Articolo per articolo. Professione di fede in Dio. Doveri dei Templari minuziosamente descritti per le pratiche liturgiche accompagnatorie. Norme per l’ammisisone all’Ordine. Precetti per l’abbigliamento, per la vita quotidiana e regole igieniche. Prescrizioni vittuali e sulla scelta dei cibi. Necessità del silenzio e disciplina delle astinenze. Poteri decisionali del Maestro e definizione dei concetti di obbedienza e sottomissione. Graduazione delle colpe e dei corrispettivi penitenziali. Norme per la custodia delle armi e uso delle stesse in caccia e in combattimento. Divieto di un commercio carnale e obbligo di osservanza di una castità rituale. Un insieme, cioè, di valutazioni comportamentali che, ripetiamo rappresentano solo la proiezione essoterica di un nodulo dottrinario per l’individuazione del quale dovremo attivare una indagine esoterica.

L’aspetto monastico si mutua con quello militare e le due diverse esigenze si fondono nella ” Regola del Tempio “.

Nella nostra angolazione riteniamo vitale il concetto di ” Regola ” che, da sempre alla base di ogni ordine a base spiritualistica, monastico e non, costituisce la coagulazione propulsiva nella multiformità dell’organizzazione terrigena, di un nucleo ideologico che è l’essenza stessa o l’idea madre dalla quale l’organizzazione medesima attinge forza e vita.

In una ” regola “, insegnano gli ermetisti, attraverso il martellamento di atti ripetitivi sulla psiche collettiva, espressione esponenziale di una sommatoria di psiche individuali, è inglobato il segreto della fluidificazione della volontà. Le idee formulate, quindi, si avviano alla loro materializzazione per cui un atto collettivo di volontà possiede la facoltà di influire anche sugli elementi concreti. Si tratta di miliardi di atomi di materia vivente che vengono esteriorizzati da una ” catena ” di uomini e incanalati verso un fine comune con notevoli possibilità di ottenere il conseguimento del fine stesso.

Questo tipo di ” regola “, siamo spinti a credere, fu la radice vera del movimento Templario e il mistero stesso di quella forza immensa che si esplicò su due piani, quello terrestre e quello divino, e della quale gli storici conobbero solo gli, aspetti esteriori.

La Regola, dunque, non disgiunta da altre ragioni puranche di origine storica ed ideologica. Risale, infatti, ai Benedettini (Benedetto da Norcia, nato nel 480 e morto nel 547) il concetto di ” regola “, pure di povertà, pure di laboriosità, pure di castità, il tutto finalizzato alla creazione di un ” Ordine ” valido ad iniettare il proprio nucleo ideologíco nella storia dell’umanità, usando come mezzi proiettivi i canali culturali di matrice musulmana, quali l’apporto greco ed ebraico, o celtica, le tradizioni druidiche.

Bernone con i suoi scritti eruditi e con i dodici monaci (annotiamo: 12 le tribù di Israele, 12 i discepoli di Cristo, 12 i nodidella tesa druidica) si stabilisce a Cluny in un monastero che diventa fucina del progresso umano in tutti i campi dello scibile.

Promozione dello studio di antichi testi ove è deposta la scienza integrale, elevazione del lavoro manuale ed attività creativa di nuovi orizzonti di civiltà, vestigia di millenaria sapienza espressa nelle più svariate forme architettoniche, opere che nobilitano l’uomo che, nell’azione, anela alla ricerca di Dio. E poiché la forza non è mai disgiunta dall’autorità, nel 590 un benedettino diventa Papa, Gregorio Io Magno, autore del rituale gregoriano, con quella parte matematica musicale dovuta aì monaci di Montecassino, e con i salmi davidici, Cluny ottiene, per l’Ordine, l’affrancamentoda entrambe le autorità, quella papale e quella regale con due bolle di Giovanni XI nel 932 e nel 939.

Nel 999 Gregorio VI ribadisce tale affrancamento.

Analogamente nel 1128 il Papa Onofrio II riceve in Roma Ugo de Payns ed altri cavalieri per il riconoscimento e la promulgazione degli Statuti Templari. Nel 1139 Papa Innocenzo II con la bolla ” Omne datum optimum ” sottrae l’Ordine a qualsivoglia autorità ecclesiastica, salvo il contatto diretto con la propria persona.

Le modalità di articolazione in via pratica, la strutturazione della comunità Templare, le regole di convivenza, le prescrizioni prima rigidissime, poi stemperate nel tempo, la stessa conduzione e amministrazione del patrimonio comune, (aspetto, questo, che gli storici non hanno ragionevolmente sottovalutato), la conflittualità con il potere costituito, tutto questo appartiene alla storia, come pure alla storia appartengono le vicende che per diversi secoli tennero impegnati il mondo occidentale e buona parte di quello orientale, seppure con notazioni storico-politiche diversificate per effetto della diversità delle tradizioni culturali e livelli di civiltà.

A noi preme, invece, accertare in che misura una forza che parta dall’interno di una grossa evangelizzazione, quale fu quella Templaria, possa aver dinamizzato un movimento di così vasta portata.

Norme spartane di vita comune, assoluto senso della gerarchia, assenza totale di interessi personalizzati, convergenza di ogni azione in una finalità precostituita, sia pure con vibrante intenzione mistica, come la salvaguardia del patrimonio sacrale della Chiesa di Cristo, vocazione concreta a tradurre nei fatti, cioè nelle opere, la propria enfasi creativa ed inoltre una inattaccabile co-vibrazione fra gli adepti, cioè spirito di corpo, come diremmo oggi.

Due cavalieri per un cavallo, cibo frugale, abbigliamento severo e semplice: mantello bianco e bruno con croce rossa sulla spalla sinistra, loro concessa nel 1114 direttamente dal Papa, nessuna mollezza ne per la veglia nè per il sonno, orazioni obbligatorie e funzioni religiose precettive, in battaglia regole di perfetta cavalleria, per un giuramento prestato, lotta strenua in difesa dei deboli, assoluto senso di giustizia nel giudicare e punire le colpe, devozione al Gran Maestro e alle autorità – preposte al reggimento dell’Ordine, abnegazione nella difesa degli ideali, anche nello spregio della vita, sagace e accorta amministrazione dei beni comuni che, nel tempo, divennero sempre più consistenti e dovunque ubicati.

Un Gran Maestro era a capo dell’Ordine, eletto dal Capitolo e con poteri pressocchè assoluti. Molte le categorie di dignitari: Maresciallo e Siniscalco, Commendatore del reame di Gerusalemme, Commendatore di Gerusalemme, Commendatori dei castelli e dei Cavalieri e poi balivi, baroni, sergenti e moltissime altre cariche di minor tono.

La difesa della Terra Santa diventa fatto strumentale nel tempo. L’Ordine del Tempio mira alla conquista dell’Occidente ivi svolgendo una propria missione. L’Oriente assurge, così, a sede simbolica. La sede effettiva si stabilisce in Europa dove i territori posseduti in donazione sono immensi. Nel 1270 si parla di oltre 100 commende solo in Francia. Nel 1307 si parla di un numero doppio. Alcuni storici sostengono perfino che in tutta l’Europa le capitanerie templari arrivavano a 9.000.

Oltre a centri di potere civili e militari, pur conservando una netta impronta monastica, esse diventano addensamenti di ricchezze, quel che oggi chiamiamo banche. Si deve, infatti, all’organizzazione Templare l’assegno o lettera di credito per la tutela dei viaggiatori cui necessita lo spostamento dei capitali senza il rischio dei rapinatori da strada.

Una fitta rete stradale, dalla Bretagna al Mediterraneo, favorisce i traffici e le capitanerie adempiono anche alle funzioni di punti di sosta.

Porti e rade e benanche flotte di navigli sono altresì sotto il controllo dell’Ordine di Francia, Spagna e Portogallo. Si dice che Riccardo Cuor di Leone rientrò in Occidente su una nave Templare, travestito da Templare.

In ogni terra caduta sotto l’influenza di una capitaneria rifioriscono commerci e industrie, prospera la cultura, sorgono opere d’arte, opere incancellabili di cui esistono ancora vestigia marmoree.

La Capone, in alcuni accurati studi, riporta cenni interessanti sulle tracce Templari doviziosamente rinvenibili in Italia.

Studiosi di vasto impegno riferiscono che in 200 anni si costruirono 200 cattedrali gotiche e romaniche solo in Francia. La scienza tradizionale trova la sua applicazione, forse per la prima volta nella storia della Umanità, nell’edilizia religiosa e viene inoltre divulgata, in forma di fiabe e leggende nelle corti d’Europa da musici e trovatori, pellegrini annunzianti le gesta delle milizie di Cristo.

22 i Gran Maestri, dal 1128 al 1298. Alcuni: Everardo de Basey, Filippo di Naplusa, Arnaldo de Torrage, Pietro de Montaigu, Bernardo de Tramelay, Gerardo de Riderfort, Armando de Berigord e l’ultimo, Giacomo de Molay che morì sul rogo.

Le spedizioni, le guerre, le vittorie, le conquiste, le alleanze; tutto ciò appartiene alla storia ed è fuori delle nostre intenzioni. L’Ordine, però, è troppo ricco perchè possa ulteriormente espandersi a rischio perfino di aggregare in un unico impero monarchie e signorie e conseguire il dominio del mondo. Tutte le civiltà, giunte al loro apogeo, subiscono processi involutivi ed autodistruttivi per un’occulta catarsi estranea al loro volere manifesto. Filippo il Bello, Clemente VO, sono solo strumenti di questo ingranaggio pianificatore.

Nel 1307 Filippo il Bello ordina l’arresto dei Templari. Il suo luogotenente Nogaret, bieca figura, ne coordina l’azione e l’Inquisizione latra in cerca di prede. L’Inquisizione si muove autonomamente ed anche in assenza dell’autorizzazione papale.

La mancanza di una decisione ufficiale, da parte del Papa rende impossibile colpire l’Ordine in quanto tale e che era, come abbiamo detto, alle dirette dipendenze della massima autorità della Chiesa, ma l’ostacolo viene aggirato perché inizia la persecuzione dei singoli Templari, a cominciare dai più autorevoli.

L’accanimento posto in questo tipo di genocidio non ha precedenti nella storia. La caccia diviene spietata ovunque. I vescovi attivano i tribunali d’Inquisizione che mai sono stati così efficienti. Dai sotterranei di tutte le prigioni di Francia le urla di dolore sono incessanti. Le accuse, le più infamanti. Aver depredato e lucrato con i mezzi più illeciti. Aver prevaricato nell’uso delle pratiche religiose, adorato il Bafometto, vilipeso l’ostia consacrata e trasformato la Messa in un rito orgiastico. Aver saccheggiato, stuprato, aver praticato abitualmente la sodomia, aver in uso rituali satanici con frequenti spargimenti di sangue.

Deliberatamente trascuriamo l’enunciazione delle efferatezze attribuite ai Templari perché abbastanza se ne sono compiaciuti i cronisti dell’epoca e ancor più quelli posteriori, che hanno ritenuto di dover dare un senso romanzato al fenomeno Templario.

Noi riteniamo, però, che non si possa trascurare la considerazione secondo cui ogni agglomerato umano che si sviluppi nel tempo nella multiformità dei suoi aderenti vada soggetto all’onta di veder tralignaio il significato originario del suo messaggio, il nucleo ideologico di primogenitura, senza, però, che tale nucleo perda, almeno per la storia, cioè per le generazioni future, la forza dell’idea-madre che lo ha generato.

E’ stato così per Israele originario che ha perduto il suo Geova ed è caduto sotto la sferza egizia, i Faraoni del mondo profano, e molto ha penato e penerà finchè non rinnovellerà il suo patto col Signore che nella terra promessa ha parlato per bocca dei suoi profeti.

E’ stato così per i Cristiani che, avendo smarrito il linguaggio dei primi Padri della Chiesa, sono ora in balìa, dell’eresia più abberrante e della quale l’errore dell’Inquisizione è solo il segno esteriore; essi forse ritroveranno la loro patria d’Amore solo attraverso un nuovo Cristo, sia pure in tuta spaziale. E’, stato così per moltissime altre istituzioni a sfondo spiritualistico, nelle quali il nucleo iniziatico originario si è stemperato, per il mancato apporto sapienziale dei suoi aderenti, in confraternite a contenuto essenzialmente sociale, nell’oblio totale dei contenuti e delle occulte motivazioni che originariamente le ispirarono.

Da tali premesse scaturisce il fenomeno collaterale delle delazioni, delle ritrattazioni, delle abiure e della pavidità che non poco influirono sull’architettura delle pretestuosità che animarono la persecuzione dei Templari, e la strage che consegue.

Guglielmo da Parigi, Grande Inquisitore di Francia e confessore del Re. dirige le operazioni. Giacomo de Molay viene imprigionato il 14 settembre 1307 e rinchiuso in una torre che, poi, dovrà ospitare anche Giovanno d’Arco, pulsella d’Orlèans. L’Ordine è praticamente distrutto. Abrogate le franchigie, i beni dell’Ordine sono incorporati dalla Corona. Solo in Francia due milioni di ettari di terra che prima sfuggivano ad ogni tassa vengono praticamente espropriati.

Papa Clemente V, eternamente insicuro, ricorre ad ogni stratagemma per sottrarsi alle sue responsabilità. Fugge ad Avignone, ma vi trova i sicari di Filippo il Bello che lo riportano a Roma, obietta sull’illegittimità dei processi e promuove commissioni di studio sulla incostituzionalità delle procedure adottate. Fin da due anni prima, avendo avuto sentore del cataclisma, aveva infruttuosamente suggerito la incorporazione negli Ospedalieri nel Tempio, ma quando si avvede che il sangue scorre ormai a torrenti, si arrende ai fatti che sopravanzano e la sua debole volontà, pressata e ricattata da Filippo il Bello, e sorretta soprattutto dalla brama di partecipare alla spartizione dei beni del Tempio, sopprime ufficialmente l’Ordine con la bolla ” Vox clamantis ” il 3 aprile 1312.

La strage dei Templari è un fatto solenne perché ha listato di lutto la storia dell’uomo. Uomini durissimi perché temprati in mille battaglie si sottopongono in tutta Europa e docilmente al martirio che è sempre feroce ed inumano. Docilmente perché hanno saldi i principi della non violenza e perché hanno fede in una giustizia superiore.

Il 14 marzo 1314 Giacomo de Molay viene arso vivo nel mezzo di una folla tumultuante. Il fuoco è lentissimo, per prolungare l’agonia.

La carne innocente, al fuoco, brucia lentamente e produce un olezzo che, nelle narici degli uomini giusti, conducendoli sulla via della verità, fà loro intendere la differenza fra il bene e il male, li esalta in una irrefrenabile sete di giustizia.

La maledizione dei Templari? Fantasie atte a percorrere i sentieri della superstizione popolare. Tuttavia la vendetta la farà certamente la storia. Clemente V, Filippo il Bello e Nogaret, però, morirono entro l’anno.

Il segreto dei Templari. Molto si è parlato, forse per accentuare il mistero di quest’Ordine che partì iniziatico.

Se c’è un segreto, non tocca a noi scoprirlo, almeno in senso storico. Si è ampiamente investigato, anche attraverso i documenti dell’epoca, compresi i verbali degli interrogatori dei torturati, si è argomentato nelle più differenti e magari fantasiose maniere.

Forse gli enigmi del Cristo, la sua collocazione nella storia, alcune dissonanze rinvenibili nelle Sacre Scritture, alcune espressioni contenute nei Vangeli di dubbia interpretazione, alcune supposte interpolazioni nelle stesse Sacre Scritture, la sua effettiva consanguineità con la Maria Vergine. Tante proposizioni mai risolte. 0 invece il segreto alchemico, quello che opera la transustanziazione dell’uomo in Dio, quello che tramuta la materia pesante in materia radiante o dimensione ignea?

I Templari praticarono l’alchimia, ne investigarono le leggi, ne attuarono le tecniche. Non potevano non conoscere questa scienza antichissima e tramandata nel segreto dei sapienti e che consente il balzo di qualità nei più preparati prima, nell’intera umanità dopo.

Proiettati in avanti, fuori del loro tempo, questi cavalieri dell’Amore ci hanno consegnato vestigia architettoniche estremamente eloquenti.

I motivi ricorrenti nella costruzione dei capitelli, delle colonne, dei nodi di tensione, degli archi rampanti, delle ogive, i calcoli dei pesi, la geometria descrittiva, sono testimonanze incancellabili di un sapere occulto ma che, nella sua proiezione, inonda di luce i secoli avvenire.

Esiste un segreto dei Templari? La nostra risposta è positiva. Crediamo fermamente in quel segreto che la scienza ufficiale, oggi, non è lontana dal penetrare allorché, investigando sulle origini della vita, ne svelerà le leggi tentando, così, la riconquista di quell’albero biblico che. nella favola adamica, causò la cacciata dell’uomo primigenio dal Paradiso Terrestre o Eden Zodiacale. Il sanguinoso colpo di scure che recide la storia dell’Ordine realizza una mutilazione solo per la cronaca. Le idee non subiscono amputazioni per coazione. Esse sopravvivono, specie se alimentate, e soprattutto se contengono germi che devono ancora attuare il ciclo della completa fioritura. Non siamo in grado, senza debordare, di affrontare il tema del neo-templarismo, fenomeno anche variopinto e puranche estremamente interessante, ma, per lo meno nella nostra ottica, vogliamo interpellare con sommo rispetto Stanislao De Guaita che decisamente dichiara: ” l’indomani della morte di Giacomo de Molay il cavaliere Aumont e sette Templari, travestiti da muratori, raccolgono pietosamente le ceneri del rogo. L’Ordine dei liberi Muratori è nato “.

Un’immensa società segreta si era clandestinamente costituita sulle rovine del Tempio.

Elipbas Levi scrive: ” … spezzando la spada dei Templari se ne era fatto dei pugnali e le loro cazzuole proscritte non edificarono più altro che tombe… “. Le leggi sempiterne delle ripercussioni e dei conseguenti riequilibri si manifestano però sempre con una irrefrenabile forza. La storia è comunque legata a rapporti causa-effetto e non esiste evento che nnn coinvolga popoli e nazioni che non dia inizio ad altri eventi di portata eguale e contraria, ma tendenti certamente ad un riequilibrio.

Dopo quattrocento anni il Moloch rivoluzionario, nato dalle ceneri dei Cavalieri del Tempio, assunse l’aspetto dell’Illuminismo e inalberò poi quello della Rivoluzione Francese.

Le società a sfondo spiritualistico, neo-templarie, teosofiche, teurgiche, pitagoriche si moltiplicarono con forza e vigore. La Massoneria occulta si cela dietro le mille sette degli Illuminati e prepara le, risposte vendicative alle bolle di Clemente V e alle ordinanze di Filippo il Bello.

Quei personaggi, emanazioni di centri sapienzali di origine segreta, i quali, in forza di missioni ricevute, si proclamavano apostoli delle nuove ideologie, introducono un nuovo corso nella storia d’Europa.

Claude de Saint-Martin, Martinez de Pasqually padri del martinismo francese, il Conte de Sant Germain, inviato da Parigi, Cagliostro, inviato da Napoli, i loro prodigi che sgomentarono e nel contempo galvanizzarono l’attenzione di tutto il mondo in grado di pensare, la costituzione della Massoneria Egizia per opera di Cagliostro, il suo proclama, di cui riportiamo il testo importantissimo:

” A tutti i veri Massoni, nel nome di Jeovah! Il tempo è venuto per cui si deve cominciare la costruzione del nuovo Tempio di Gerusalemme. Questo avviso è per invitare tutti i veri Massoni a Londra a riunirsi nel nome di Jeovah, il solo nel quale vi è la Divina Trinità e trovarsi domani sera, il 3 del presente 1786 alle ore 9 alla taverna di Reilly per concordare e porre la pietra fondamentale del vero Tempio in questo mondo visibile… “.

E poi gradatamente si compie la degenerazione del movimento originario, il regime del terrore, la Francia tramutata in una Baccante si avvoltola in un mare di sangue in un’orgia di esaltazione e di dolore.

Lo stesso Eliphas Levi, nel Dogma dell’Alta Magia, ci parla di una prostituzione della pratica del Grande Arcano il quale, per l’effetto, rimase più sconosciuto che mai e inattingibile da parte dei suoi adepti che si neutralizzavano a vicenda.

Stanislao De Guaita è ancor più prodigo di particolari.

Il nome di Giacobini viene da Jacobus o Jacques Molay e non, come si ritiene, dalla Chiesa dei religiosi giacobini, luogo di riunione che la setta occulta della massoneria scelse a preferenza di altri proprio in ragione della coincidenza nominale. Questi cospiratori avevano anteriormente fondato una loggia Jean-Jacques ROUSSEAU, nella casa del famoso saggista di cui il partito di Robespierre doveva realizzare le teorie.

I veri Templari, però, o Giacobini, non hanno logge. Le loro assemblee si chiamano Capitoli, uno per ciascuna delle città indicate da Jacques Molay, uno per l’Oriente, Napoli, uno per l’Occidente, Edimburgo, uno per il Nord, Stoccolma, uno per il mezzogiorno, Parigi.

Le loro parole d’ordine sono Jakin, Boaz, Mac-Benac, Adonai 1314 le cui lettere iniziali sono quelle di Jacobus Burgundus Molay beat anno 1314. I cicli oramai si concludono inesorabili.

Alla Bastiglia un iniquo re di Francia aveva condannato i Templari, quattro secoli e mezzo dopo alla Bastiglia gli eredi dei Templari condannarono un altro re di Francia. Odio tira odio, sangue tira sangue, vendetta vuole vendetta. Filippo il Bello fu punito nella persona di Luigi XVI, Pio VII pagò il debito di Clemente V.

Se le nostre sono opinioni, i fatti sono la migliore testimonianza.

Eliphas Levi riferisce ancora che alla morte di Luigi XVI ci fu, sul patibolo, un vecchio dalla lunga barba intrisa di sangue che gridò con voce terribile: ” Popolo francese, io ti battezzo nel nome di Jacques de Molay e nella libertà “.

Gli studiosi avranno ancora innumerevoli anni per dannarsi in una ricerca che, a parer nostro, non avrà mai fine e che vorrà svelare per intero il segreto dei Templari. Essi sono continuamente sollecitati da fatti oggettivi, come la penetrazione intelligente delle vestigia architettoniche tuttora sfingeticamente eloquenti in gran parte d’Europa, sono sollecitati altresì dalla percezione dei collegamenti fra taluni eventi che accuratamente disegnano la storia di un’epoca di cui siamo eredi, e soprattutto sono stimolati dagli approfondimenti eseguiti da tanti grossi pensatori che nel loro consueto linguaggio fra l’occulto e il palese, il dire e il non dire, hanno evocato, con irrifiutabili dimostrazioni, il segreto dei Templari ad una Scienza eterna, antica quanto l’uomo, che enuncia nei suoi postulati un processo di numificazione dell’uomo stesso in uno stato di perfezione assoluta.

I simboli, compresi quelli Templari, non sono che la proiezione visibile e caduca di un patrimonio sapienzale che appartiene ai pochi, anche se è ambito dai molti.

La proiezione dei volumi verso l’alto, quasi a toccare il cielo, com’è nello stile gotico, la fioritura del preziosismo espressivo, tradotto nella tortuosità di una forma che tenda quasi alla frantumazione dell’archetipo, com’è nello stile romanico, la tendenza a dare un assetto unitario alla società contemporanea, quasi a raggrupparla con un’unica intenzionalità, a simiglianza delle teocrazie illuminate dei tempi remoti, com’è nell’organizzazione di vita di modello Templario, sono fatti tutt’ora roventi, e non fantasiose deduzioni. Fatti che conducono ad una sola conclusione, e cioè a quella che all’oriente di ogni uomo esistono sempre un sole ed un orizzonte di luce, anche se offuscati dalle nebbie della relatività umana, pur essa imputabile all’infausta caduta adamica.

Templari ce ne saranno sempre, finchè ci sarà nel cuore della migliore umanità un’ansia di ricerca di una perfezione che rasenti la Giustizia Assoluta, la brama di conoscenza delle leggi universali, un palpito di amore che redima e accentui quel che di divino vi è nell’umano.

Finchè ci sarà un Prometeo avvinto ad una roccia, reo del crimine di aver osato porgere alle labbra assetate degli uomini la coppa degi Dei colma dell’ambrosia della vita, ci sarà un Templare che sarà pronto a difendere con la spada le orde cieche che attraverso un oceano di smarrimento e di incertezze vorranno avviarsi alla Terra Promessa dove la luce è perenne, la giustizia è norma di vita, la sapienza è germe fecondo, e dove l’egoismo, la prevaricazione, l’arbitrio, l’oppressione, l’odio, la guerra ed il disordine restino solo vaghi ricordi covati in una lunga notte di incubo.

BIBLIOGRAFIA

LOUIS CHARPENTIER – I misteri dei Templari, Atanor.

GEORGES BORDONOVE – Il rogo dei Templari, Longanesi

BIANCA CAPONE -I Templari in Italia, Armenia.

GASTONE VENTURA – Templari e templarismo, Atanor.

STANISLAO DE GUAITA – Il Tempio di Satana, Atanor

FULCANELLI – Il mistero delle Cattedrali. Mediterranea.

ELIPHAS LEVI – Storia della magia, Atanor.

ELIPIIAS LEVI – Il Dogma dell’Alta Magia, Atanor.

(Relazione tenuta il 28 aprile 1985 durante la Festa del Rito Scozzese Antico ed Accettato – Zenith di Taranto)

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