NAPOLEONE COLAJANNI

NAPOLEONE COLAJANNI (Enna 1847 – Enna 1921)
Nacque ad Enna, che all‟epoca si chiamava Castrogiovanni, il 27 aprile del 1847. Fu uomo politico, scrittore e patriota; all‟età di tredici anni, nel 1860, tentò di seguire Garibaldi, ma gli fu impedito dalla polizia; riuscì però a raggiungerlo due anni dopo, partecipando alla guerra sull‟Aspromonte. Fatto prigioniero, fu processato, condannato, ma poi amnistiato e rimpatriato. Nel 1866, con la III compagnia dei carabinieri genovesi, si ricongiunse di nuovo alle truppe garibaldine nel Trentino, e combattè a Monte Maggio e a Bezzecca. Nel 1869 fu ideatore a Enna di una cospirazione repubblicana, in conseguenza della quale fu arrestato, ma di nuovo amnistiato per la nascita del principe ereditario Vittorio Emanuele. Nel 1871 si laureò in Medicina presso l’Università di Napoli ed emigrò in America, dove esercitò la professione per alcuni anni. Tornato in Italia nel 1890, fu eletto deputato repubblicano nel collegio di Caltanisetta, incarico che ricoprì per dieci legislature consecutive. Nel 1892 fu deputato dell’Estrema Sinistra all’opposizione, ed in questa sua veste venne a conoscenza di un’inchiesta, condotta dai deputati Alvise e Biagini, su alcune banche italiane, tra cui la Banca Romana. Il dossier aveva accertato nell’istituto romano una serie incredibile di gravissime irregolarità: un ammanco di cassa di 28 milioni, una circolazione clandestina di danaro, ed una stampa di moneta oltre i limiti fissati dalla Banca Nazionale. Tutto questo per pagare tangenti a politici, giornalisti, faccendieri, e altre squallide comparse minori. Colajanni decise di denunciare tutto in parlamento e lo scandalo, inevitabile, portò alle dimissioni di Giolitti, allora capo del governo. Purtroppo, come troppe volte é accaduto in Italia, il processo, che si aprì il 2 giugno 1894, si concluse con una generale assoluzione per un vergognoso atto di servilismo della magistratura italiana verso il potere. L‟Onorevole Longo così descrisse Colajanni: “Questo solitario della politica fu un gigante a Montecitorio, grande oratore, rude e sincero, tanto coraggioso da denunciare in Parlamento, il 20 dicembre 1892, lo scandalo della Banca Romana che provocò le dimissionoi del governo Giolitti, e tanto fiero da rifiutare sdegnosamente l’offerta fattagli da Crispi, il 15 dicembre del 1893, d’entrare nel governo. Tale divisa di onestà incorruttibile…fu indossata da lui fino alla morte che lo colse improvvisamente il 2 settembre 1921”. Tra le sue numerose opere vale la pena di ricordare “Latini e Anglo-Sassoni”, nella quale combattè e negò il concetto di superiorità di alcune razze rispetto ad altre, e nella quale affermò che ci sono semplicemente popoli più progrediti e popoli meno progrediti, “Le istituzioni municipali”, nella quale sostenne la necessità di rafforzare le autonomie comunali, “La sociologia criminale”, “Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause”, “Manuale di statistica tecnica e demografia”. Fondò e diresse la “Rivista popolare” che veniva stampata a Napoli. Napoleone Colajanni era stato iniziato massone alla Loggia “I figli dell’Etna” all’Oriente di Messina.

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