FRANCESCO CRISPI

FRANCESCO CRISPI (Ribera 1818 – Napoli 1901)
Nacque a Ribera, in provincia di Agrigento, il 4 ottobre 1818. Dopo essersi laureato in legge, alla fine del 1845 si trasferì a Napoli dove esercitò l’avvocatura facendo da tramite fra gli ambienti liberali della capitale e quelli siciliani. Scoppiata la rivoluzione a Palermo il 12 gennaio 1848, fece parte del Comitato di guerra e fu, nella Camera dei Comuni Siciliana, uno dei capi dell‟estrema sinistra democratica e autonomista. Nel 1849, dopo la restaurazione borbonica, fu costretto a trasferirsi a Torino, dove ebbe contatti sia diretti che epistolari con Mazzini, accostandosi sempre più all’unitarismo mazziniano, ma apprezzando tuttavia anche il pensiero di Cattaneo. Nel 1853 fu espulso dal Piemonte, perché “sovversivo”. Esulò prima a Malta, poi a Londra, Parigi e Lisbona. Nel 1859 non partecipò all’entusiasmo per la guerra contro l‟Austria, che inizialmente addirittura avversò; poi, recatosi clandestinamente in Sicilia per rendersi conto della situazione, depose la sua intransigenza democratico-repubblicana e cominciò ad avvicinarsi alle idee di Garibaldi, con il quale preparò, nel 1860, la Spedizione dei Mille. Egli fu la principale mente politica di questa spedizione, esercitando la funzione di Segretario di Stato di Garibaldi e battendosi per rinviare l’annessione delle regioni meridionali al Piemonte fino a quando non si fosse completata l’impresa con la liberazione di Roma e Venezia. Da ciò derivarono i violenti contrasti con il moderatismo cavouriano e con la destra, continuati nel nuovo Parlamento Italiano, dove Crispi fu, dal 1861, uno dei maggiori esponenti della sinistra. Ma il “realismo politico” lo portò a rivalutare la funzione della monarchia, e fu uno dei pochi deputati dell’estrema sinistra che non seguì le imprese di Garibaldi ad Aspromonte. Convinto che la monarchia fosse divenuta simbolo di unità e massima ispiratrice del nuovo sentimento nazionale, nel 1864 sostenne: “la monarchia ci unisce, la repubblica ci dividerebbe”, e nel 1865 dichiarò di “aderire al regime sabaudo, pur rimanendo nelle file della sinistra”. Dopo la caduta della Destra nella consultazione elettorale del 1876, divenne presidente della Camera, incarico che lasciò nel 1877 per assumere il Ministero degli Interni, ma nello stesso tempo guidò, con Zanardelli e Cairoli, l’opposizione al ministro Depretis. Nei nove anni successivi non ebbe incarichi di governo e si dedicò alla sua attività forense. Nel 1887 ritornò sulla scena politica, prima come ministro agli Interni, nell’ottavo governo Depretis, poi, alla morte di questi, primo meridionale nella storia d’Italia, divenne presidente del Consiglio ed infine ministro degli Esteri. Un incidente parlamentare, e cioè l’affermazione che la destra storica aveva condotto una “politica servile” verso gli stranieri, bastò per abbattere Crispi nel 1891, ma alla fine del 1893 fu richiamato al potere in un momento molto drammatico, quando in Sicilia scoppiarono i moti dei Fasci. La successiva emanazione di leggi dirette contro il movimento socialista gli sollevò contro tutte le sinistre. A questa situazione egli cercò di rispondere con una politica coloniale di prestigio che portasse alla conquista dell‟Etiopia, ma il disastro di Adua lo costrinse a dimettersi. Francesco Crispi fu affiliato alla Loggia “Propaganda Massonica” all’Oriente di Roma nel 1880. Fu Maestro Venerabile della Loggia “Centrale” all’Oriente di Palermo.

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