UGO FOSCOLO (Zante 1778 – Turnham Green, Londra, 1827)
Ugo Foscolo nacque a Zante, una delle isole jonie dipendenti dalla Repubblica Veneta, il 6 febbraio 1778, da Andrea, medico in quella piccola isola, e da Diamantina Spathis, maggiore di sei fratelli. Nel 1781, dopo la morte del padre, la famiglia si trasferì a Venezia dove il giovane Foscolo frequentò la scuola di San Cipriano. Quando gli eserciti del Buonaparte proclamarono la libertà d’Italia, andò a Bologna per arruolarsi volontario nei cacciatori a cavallo, ma quando i francesi cedettero Venezia all’Austria, nacque in lui una diffidenza verso Napoleone Buonaparte che non lo abbandonerà mai più, facendogli concepire l’idea che l’Italia, per la sua resurrezione, non poteva contare su nessuno se non su se stessa. Trasferitosi a Milano, dove si legò di sincera amicizia con il Monti, divenne redattore del “Monitore Italiano”, soppresso dagli austriaci nel 1798, perché “troppo libero e troppo italiano”. Aveva nel frattempo già iniziato la sua produzione letteraria con alcuni sonetti e con “Le ultime lettere di Iacopo Ortis”, ma gli avvenimenti bellici lo videro impegnato più militarmente che non poeticamente; si arruolò nelle milizie cisalpine e francesi, combattè prima alla Trebbia, poi fu a Firenze ed infine a Genova assediata dagli austro-russi. Dopo la perdita di Genova combattè ancora a Milano, a Firenze e più volte a Bologna. Nel 1802 pubblicò la stesura definitiva di “Le ultime lettere di Iacopo Ortis”, che fu uno degli eventi letterari più significativi dell’800. Nel 1804, con il grado di capitano, partì per Valenciennes, per prendere parte alla spedizione che Napoleone preparava contro gli Inglesi. Fu a Valenciennes che conobbe una famiglia inglese prigioniera e s’innamorò della giovane Sofia, dalla quale ebbe una figlia, Floriana, che ritroverà poi negli ultimi anni della sua vita. Nel 1806, non essendosi realizzata la spedizione francese contro gli inglesi, Foscolo ritornò a Venezia, dove continuò la sua produzione letteraria, poi lo ritroviamo errante a Verona, Milano e Brescia. Tra il 1806 e il 1807 scrisse “I Sepolcri” che pubblicò nel 1808. L’anno seguente ebbe la cattedra d’eloquenza all’università di Pavia, ma l’incarico fu di breve durata, perché la cattedra, come molte altre, fu soppressa dagli austriaci. In questi anni aveva comunque condotto una vita molto agiata e dispendiosa, sicuramente al di sopra delle sue possibilità, passando da un amore ad un altro, anche con le mogli di amici. Riparò in solitudine ed in povertà a Milano fino al 1813, quando decise di ritornare a Firenze, dove fu presentato alla contessa d’Albany, la donna un tempo amata dall’Alfieri, con la quale ebbe probabilmente una relazione amorosa. Quest’ambiente fu particolarmente favorevole per la sua produzione letteraria, e vi rimase fino al 1814 quando, dopo la sconfitta di Lipsia, sembrò di nuovo dissolversi quel regno d‟Italia che a Foscolo pareva ormai fatto. Tornò di nuovo a Milano, dove chiese ed ottenne, di essere riammesso nell‟esercito; gli fu conferito il grado di capitano al servizio del generale Fontanelli, ministro della guerra. Ma gli Austriaci ritornarono ed il Foscolo si convinse che l’Italia non poteva più nulla ed aveva solo bisogno di pace. Fu a questo punto corteggiato dagli austriaci, nel tentativo di portarlo alla loro causa, ma dopo un’iniziale esitazione, nel 1815 fuggì di nascosto da Milano per un esilio dal quale non sarebbe più ritornato.
Aveva in questo modo rinunciato al benessere che gli era stato proposto; lui, amante della bella vita e delle donne, scelse una vita di disagi e miserie per salvare la sua dignità di uomo, d’italiano, di scrittore. Fuggì prima in Svizzera, dove viveva in condizioni di povertà estrema, sì che fu costretto ad impegnare i suoi anelli e l’orologio, e gli consentì di sopravvivere solo l’amore di una sua amante del periodo fiorentino: Eleonora Nencini, da lui definita “donna gentile”. Costei, mantenendo l’anonimato, acquistò tutti i suoi libri a Milano, glieli fece spedire, e si preoccupò di mandargli una rendita trimestrale. Tra le varie pubblicazioni di questo periodo vi è anche una riedizione dell’Ortis, con l’aggiunta di una lettera polemica a Napoleone; credendo che uno scrittore antinapoleonico potesse essere ben accetto in Inghilterra, il 7 settembre del 1816 giunse a Londra. Ma anche in Inghilterra condusse una vita decisamente al di sopra delle proprie possibilità, e presto si trovò indebitato, continuamente ricercato dai creditori. A Londra nel 1822 ritrovò la figlia Floriana, natagli in Francia, la quale gli mise a disposizione circa 3000 sterline che aveva ricevuto in eredità, ma non furono sufficienti per soddisfare i vecchi debiti e le nuove spese. Per guadagnare il necessario ed evitare il carcere, cominciò anche a dare lezioni di letteratura italiana, a tenere conferenze pubbliche, continuando nel frattempo la sua produzione letteraria; mai si lasciò vincere dalle sventure e dalle ristrettezze economiche estreme. Nel 1826 si stabilì nel villaggio di Turnham Green, nei presi di Londra, dove mori il 10 settembre del 1827. Oltre al già citato Iacopo Ortis ed ai Sepolcri, il Foscolo è autore di molte opere, tra cui i sonetti “Il proprio ritratto”, “Per la lingua latina”, “All’Italia”, “Di se stesso”, “Alla sua donna lontana”, “Alla sera”, “A Zacinto”, “In morte del fratello Giovanni”, le due odi “A Luigia Pallavicini caduta da cavallo”, e “All’amica risanata”, il non finito carme “Le Grazie”, ed altro ancora. Ugo Foscolo era stato iniziato massone nella Loggia “Reale Amalia Augusta” all’Oriente di Brescia.
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