IL CRISTIANESIMO ANTICO, I VANGELI APOCRIFI E
QUELLO DI GIUDA
Giuda Iscariota, secondo i canoni odierni, è visto come colui che sarà dannato per sempre, ladro, traditore e odiato da tutti. Nel Vangelo recentemente scoperto possiamo accedere ad una storia diversa che mette in discussione le nostre credenze più radicate. Secondo quello che si legge, il traditore diventa un eroe ed è lo stesso Gesù ad organizzare la propria esecuzione.
Per capire meglio ciò che andrò a descrivere, è necessario prima di tutto volgere lo sguardo ai tempi in cui fu scritto questo Vangelo ed al periodo durante il quale si vide nascere il Cristianesimo.
Nel 100 dopo Cristo, poco dopo la morte di Gesù, ritroviamo diversi gruppi religiosi che cercano di competere tra loro per fare proseliti. Il Cristianesimo antico è molto diverso da quello che si potrebbe credere.
Ci furono tra i primi cristiani veri e propri dibattiti sulla giusta credenza, che spesso sfociarono in vere guerre teologiche. Vari gruppi sostenevano diverse dottrine, tutti insistendo sul fatto che le loro vedute non solo erano corrette, ma che provenivano direttamente da Gesù e, tramite lui, da Dio. Vinse soltanto una di queste ed un gruppo di Cristiani, che si era autodefinito ortodosso, soverchiò gli altri e fu quella che decise quali libri fossero da considerarsi come “Le Scritture” adottando esclusivamente i vangeli di Marco, Matteo, Luca e Giovanni. Fu Ireneo di Lione che fu incaricato di mettere ordine stabilendo quali fossero quelli veri, scegliendo quelli che probabilmente erano i più popolari cioè quelli che i fedeli ascoltavano più volentieri, o forse perché erano quelli più facili da leggere. Quindi le copie che esistevano degli altri venivano distrutte o, semplicemente, non venivano più ricopiate, andando così man mano scomparendo.
Oltre a quelli canonici ed a quello di Giuda del quale tra poco parleremo, conosciamo almeno altri trenta vangeli: ne abbiamo di Filippo, di Pietro, due di Tommaso, uno di Maria Maddalena ecc.
Nel 1945 furono ritrovati in una regione dell’Egitto, sempre scritti in lingua copta, una importante serie di questi documenti risalenti allo stesso periodo del Vangelo di Giuda definiti come “Biblioteca di Nag Hammadi” dove la visione del mondo risulta uguale a quella che si può capire studiando il Vangelo di Giuda.
Nel 1° e nel 2° secolo non c’erano ancora le chiese ed i cristiani si riunivano in case private. Alcuni di loro vengono oggi definiti Gnostici, cioè coloro che sanno, ed in effetti gli Gnostici erano convinti di avere un accesso diretto con Dio. La loro conoscenza non era quella dei libri, ma qualcosa di più profondo, era l’intuizione, la capacità di conoscere se stessi, la convinzione che dentro di loro esisteva una scintilla divina. Molti Gnostici erano anche Cristiani.
Al contrario, fino a tempi recenti, gli gnostici erano considerati “coloro che erano nell’errore”.
I Padri della Chiesa combattevano gli Gnostici e lo Gnosticismo, visto che gli adepti a queste sette rifiutavano ogni sorta di guida, di controllo, convinti di avere un filo diretto con Dio. Ritenevano inoltre che il corpo fosse una prigione per lo spirito divino contenuto in loro. Si può quindi intuire che considerassero la morte di Gesù come un fatto positivo e Giuda come un eroe perché l’aveva permessa.
Per gli Gnostici il problema fondamentale della vita umana non era il peccato, ma l’ignoranza, e la via migliore per affrontarlo non era quella della fede, ma quella della conoscenza. Ireneo vedeva gli Gnostici come i più pericolosi per l’ortodossia cristiana.
Vediamo ancora in che cosa essi credevano:
Il termine Gnosticismo deriva dalla parola greca “Gnosis” ovvero conoscenza e gli Gnostici sono coloro che vivono nella conoscenza. Si crede di sapere che un individuo è salvo mediante la conoscenza della verità: quella sul mondo in cui viviamo, su chi è il vero Dio, su come fare per ritornare alla nostra legittima casa: quella celeste.
Abbiamo bisogno di fuggire dai nostri corpi materiali, quello in cui viviamo è un mondo fatto da un dio minore ed infatti, come si può definire “buono” questo mondo se tutto intorno ci sono terremoti, uragani, inondazioni, carestie, siccità miserie e sofferenze?
I Vangeli gnostici non ebbero fortuna nella maggioranza delle comunità cristiane, composte prevalentemente da masse popolari, per il loro carattere esoterico. Come già si è detto, essi appunto ebbero per primi l’appellativo di Apocrifi, dove l’aggettivo Apocrifo è considerato sinonimo di non autentico, erroneo, eretico in contrapposizione a Canonico che significherebbe invece autentico, veritiero, ispirato.
Dal 2° secolo la Chiesa fece della propria autorità il criterio di infallibile giudizio dell’ortodossia, compilò una serie di cataloghi di libri religiosi di cui si autorizzava l’uso, mentre tutti gli altri furono, appunto, definiti apocrifi.
Ma i Vangeli apocrifi sono in realtà una delle testimonianze più vive del Cristianesimo primitivo.
Alcune cose che si possono leggere nei Vangeli apocrifi:
- Gesù era lo sposo di Maddalena, ed erano innamorati al punto che, pubblicamente, Gesù la baciava sulla bocca.
- Una volta, quando Gesù era un bambino, un amico dispettoso gli rovinò il giuoco di acqua e fango che aveva costruito sulle rive del Giordano, Gesù lo fulminò, ma Maria lo convinse a risuscitarlo.
- Il bambino Gesù giocando nella vasca del tintore rovinò tutte le stoffe tingendole di un unico colore. Alle proteste restituì a ciascuna stoffa il suo colore voluto.
- Molti altri sono gli episodi dell’infanzia di Gesù, come quello di quando, insieme a tanti altri bambini della sua età, costruisce un uccellino in argilla, poi gli soffiò sopra e questo volò via.
- Insomma la famiglia composta da Gesù, Giuseppe e Maria sembra proprio una normalissima famiglia, così come Gesù sembra un normale bambino.
Nei Vangeli apocrifi Gesù non è la vittima espiatoria delle nostre colpe ancestrali, né il figlio di Dio che vuole essere adorato, ma l’uomo che si è proposto come esempio per insegnarci a vivere con serenità, con la coscienza tranquilla, che non si lascia corrompere e contaminare dal male.
Fra i testi copti scoperti a Nag Hammadi, si è subito rivelato di grande interesse il Vangelo di Tommaso, tanto che molti lo considerano il quinto Vangelo.
storia del ritrovamento
Come troppo spesso accade per materiali papiracei venuti fuori dalle sabbie dell’Egitto, su circostanze, data e luogo del rinvenimento del codice contenente il Vangelo di Giuda disponiamo di notizie non molto dettagliate. Viene trovato nella seconda metà degli ultimi anni Settanta da alcuni contadini (fellahin ) egiziani a caccia di tesori all’interno di una caverna nelle alture di Qarara, villaggio del Medio Egitto sulla riva destra del Nilo, pochi chilometri a nord dall’antica Ossirinco (el-Bahnasa), città mitica per la papirologia, perché in essa sono state recuperate migliaia di papiri, soprattutto greci, che sono serviti a ricostruire la storia dell’ Egitto greco e romano e a scrivere interi capitoli della storia della letteratura greca. I contadini si erano introdotti nella cavità probabilmente alla ricerca di oggetti preziosi. Effettivamente nell’antro c’è uno scheletro, accanto al quale è depositata una cassetta di pietra calcarea bianca contenente i libri più preziosi del defunto, tra cui il codice. Il momento in cui i contadini si imbattono nella cassetta segna l’inizio per l’antico libro di un viaggio durato oltre venti anni, nel corso dei quali esso viene più volte comperato e venduto in ben tre continenti.
Il suo stato di conservazione è verosimilmente buono. Di per se la carta di papiro è un materiale resistente. capace di rimanere inalterato per secoli. La zona dove si trova la caverna è abbastanza asciutta e questa circostanza preserva alquanto i delicati fogli del codice. Tuttavia, come è noto, il papiro, se tenuto in ambiente umido e non adeguatamente restaurato, tende a indebolirsi, a sfibrarsi; via via che il codice compie il suo lungo e talora avventuroso viaggio, e soprattutto a contatto con l’umidità del clima europeo e di quello statunitense, si deteriora sempre di più. I fellahin, consapevoli del valore commerciale che sul mercato antiquario egiziano hanno di solito gli antichi manoscritti, vendono, per una discreta cifra, il codice a Hanna Asabil, un antiquario del Cairo; l’operazione va in porto grazie all’intermediazione di Am Samiah, un agricoltore che vive a Maghagha, una città vicina a Qarara, sull’altra sponda del Nilo, e che attraverso il commercio delle antichità cerca di rimpinguare le magre entrate della coltivazione dell’aglio. Non conosciamo la sorte degli altri manoscritti depositati nella grotta vicino al defunto; pare che dopo i primi visitatori altri cercatori clandestini di antichità abbiano perlustrato la tomba, portando via tutto. Siamo alla fine degli anni Settanta del XX secolo, quando sul mercato antiquario del Cairo è ancora possibile acquistare oggetti antichi, compresi manoscritti, e senza grossi problemi, portarli fuori dal Paese. Pochi anni dopo, nel 1983, le Cose cambieranno: le leggi egiziane sulla compravendita e l’esportazione di antichità diventeranno molto più restrittive. Oggi è assolutamente proibito esportare qualsiasi cosa che si configuri come antica: le missioni archeologiche, ad esempio, non possono portare fuori dall’Egitto nemmeno della sabbia prelevata da un sito antico per sottoporla ad analisi scientifiche negli attrezzati laboratori occidentali.
Nel ventennio successivo alla scoperta le vicende che riguardano il prezioso codice sono piuttosto avventurose. Tra l’altro agli inizi del 1980 ignoti ladri rubano tutta la mercanzia di Hanna, compreso il codice, che comunque in qualche modo egli riesce a recuperare. Nel 1983 lo stesso mercante ritorna in possesso del suo prezioso reperto, lo porta in Svizzera dove convoca tre studiosi per cercare di venderlo insieme ad altri manoscritti. La trattativa non va in porto poiché gli studiosi, che rappresentavano altrettante università americane, possono offrire in totale 100.000 $ contro i 3 milioni chiesti dal venditore il quale porta il codice a New York e lo mette nella cassetta di sicurezza di una banca.
Nell’aprile del 2000 per una somma di circa 300.000 dollari l’egiziano lo vende a Frieda Nussberger Tchacos, un’antiquaria di Zurigo, la quale lo dà in visione alla Biblioteca Beinecke dell’Università di Yale, ritenendola interessata all’acquisto. Nel frattempo le pagine del codice si sono non poco deteriorate e ormai tendono a sbriciolarsi. Alla Biblioteca della Yale finalmente diviene chiaro il clamoroso contenuto di parte del codice: esso contiene tra l’altro il Vangelo Apocrifo di Giuda, scritto in copto, la lingua parlata in Egitto a partire dal II – III secolo fino ad almeno l’ XI e basata sostanzialmente sulla scrittura greca. Ma l’università americana, preoccupata soprattutto delle possibili conseguenze negative della non chiara provenienza del codice, rifiuta di acquistarlo.
Dopo aver cercato di vendere il codice all’ambiguo mercante di antichi manoscritti Bruce Ferrini nell’Ohio, la Nussberger Tchacos nel febbraio del 2001 lo riporta in Svizzera e lo affida alla Maecenas Foundation for Ancient Art, un’istituzione di Basilea specializzata nell’offrire sostegno economico a progetti di ricerca o comunque connessi con reperti archeologici, che progetta il restauro del codice e la sua restituzione al Museo Copto del Cairo. A sostenere finanziariamente l’iniziativa intervengono anche la National Geographic Society e il Waitt Institute for Historic Discovery. In particolare la NGS acquisisce i diritti per la pubblicazione del Vangelo e la sua diffusione su televisione e stampa. Nel luglio dello stesso anno 2001 cominciano in Svizzera il restauro e la decifrazione del testo di Giuda, a cura di un’ équipe di studiosi, di cui fanno parte il coptologo svizzero Rodolphe Kasser, l’esperta restauratrice Florence Darbre, direttrice dei restauratori della Bodmer Foundation, Stephen Emmel e Gregor Wurst, coptologi dell’Università di Munster in Germania. Le condizioni del manoscritto sono ormai pessime: un certo numero di fogli si è più o meno completamente frantumato riducendosi in circa mille piccoli pezzi; molti fogli sono incollati gli uni sugli altri; alcuni sono in disordine; di non pochi fogli manca il margine superiore dove originariamente si trovava il numero di pagina progressivo.
Il codice è formato da 32 fogli, per complessive 64 pagine o facciate, protette da una rilegatura in pelle, che, a differenza del papiro, ha meglio resistito agli attacchi del tempo. Esso contiene quattro testi diversi: la Lettera di Pietro a Filippo; l’Apocalisse di Giacomo il Giusto; il Vangelo di Giuda; il Libro di Allogene, un esponente dello gnosticismo. Il Vangelo di Giuda occupa 13 fogli del codice, per complessive 26 pagine, dalla 33 alla 58. In quasi cinque anni di paziente lavoro l’ équipe ricostruisce gran parte del codice, circa 1’80 per cento, e decifra il Vangelo. Il dato più clamoroso è il ritratto di Giuda Iscariota che emerge dal testo: non quello tradizionale dell’abietto apostolo che per sete di danaro tradì il suo Signore, del quale leggiamo nei Vangeli canonici di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, ma addirittura l’unico dei discepoli ad avere compreso il vero messaggio di Gesù, colui che nel consegnare il Maestro nelle mani delle autorità non fa altro che realizzare un ordine datogli da Cristo stesso: un Giuda, quindi, discepolo prediletto di Gesù e strumento della sua volontà.
Il Vangelo di Giuda non è una novità assoluta. Della sua esistenza già parla alla fine del II secolo Ireneo, vescovo di Lione, che nella sua opera “Contro le eresie” si scaglia contro quanti avevano di Gesù e della dottrina cristiana una concezione diversa da quella ortodossa. Il Vangelo contenuto nel codice ritrovato in Medio Egitto molto verosimilmente è la traduzione copta dell’originale greco a cui fa riferimento Ireneo.
Nell’ultima riga del manoscritto si legge chiaramente: “Vangelo di Giuda”.
che cosa dice il Vangelo di Giuda.
A parte tutti gli altri testi apocrifi e quelli ritrovati nel 1945 a Nag Hammadi, quello del Vangelo di Giuda ci interessa tutti perché in qualche modo capovolge il Cristianesimo. Qui Giuda non è il seguace di Gesù malvagio, corrotto ed ispirato dal Demonio, è invece il suo compagno e amico più intimo, quello che lo comprende meglio degli altri, che lo consegna alle autorità perché lui stesso voleva che lo facesse.
Insomma, Giuda è l’unico discepolo che comprende chi sia veramente Gesù ed è l’unico al quale Cristo consegna la sapienza che porta alla salvezza. Poiché Giuda conosce la verità, rende il servizio più alto al Maestro: lo consegna all’esecuzione, in modo tale che l’essere divino che c’è in lui possa fuggire dalla trappola del corpo materiale e ritornare alla sua dimora celeste.
Ossia, come Gesù stesso dice in questo Vangelo: “Tu (Giuda) sarai maggiore tra loro (cioè gli altri Discepoli) poiché sacrificherai l’uomo che mi riveste”
Il Vangelo inizia con le parole: “Questo è il racconto segreto della rivelazione che Gesù fece a Giuda” ed in maniera piuttosto sintetica si può leggere:
- Molto prima che gli dei di questo mondo apparissero, numerosi esseri divini superiori erano già venuti in essere.
- Tra gli dei del mondo inferiore ci sono El, cioè il Dio dell’Antico Testamento, Yaldabaoth cioè il ribelle e Saklas, ossia lo stolto. Questi tre sono i creatori del mondo attuale (dal quale dobbiamo fuggire) e degli esseri umani.
- Il Dio di Gesù non è il Dio creatore ebraico e quando trova i suoi discepoli che stanno consumando un pasto eucaristico, comincia a ridere perché gli Apostoli, dice, stanno ringraziando il Dio che ha creato il mondo, che però non è il vero Dio.
- Cristo solo incarna la purezza assoluta, la sapienza e la conoscenza che trascende il mero mortale. E tale sapienza è proprio il tema principale del Vangelo di Giuda la cognizione dei segreti misteri che solo Gesù possiede e che solo Giuda è degno di apprendere.
- Secondo i vangeli di Ireneo, la morte di Gesù è indispensabile per espiare i peccati del mondo, mentre per il Vangelo di Giuda importante è morire per liberarsi dal corpo e raggiungere quindi il vero Dio.
- Non occorre la resurrezione, anzi questa non deve assolutamente esserci.
- Ad una domanda di Giuda, Gesù risponde che alcuni esseri umani possiedono spiriti eterni, cioè una scintilla divina che dopo la loro morte li farà tornare al regno dal quale provengono. Tra essi c’è Giuda stesso.
- Gli altri discepoli non comprendono mai la verità e perseguitano Giuda perché lui soltanto capisce i segreti di Gesù.
- In questo vangelo Gesù sostiene che tutti coloro che adoravano il Dio degli ebrei erano in errore, poiché si tratta di un Dio che ha creato questo mondo malvagio, un luogo di miseria e sofferenza con il quale il vero Dio non ha nulla a che fare. Bisogna fuggirne.
- Giuda è in grado di rispondere e di confrontarsi con Gesù, perché sa chi sia veramente e da dove lui venga.
- Giuda sa che sarà maledetto da tutti gli altri, sa che verrà lapidato, ma Gesù chiamandolo “il suo tredicesimo spirito” , gli confida “lo splendore della tua stella eclisserà tutte le altre, tu andrai nel regno dei cieli”.
- Una porzione consistente del testo contiene la rivelazione segreta che Gesù confida soltanto a Giuda: egli svela un regno grande e senza fine, quello degli esseri veramente divini, mentre quello terreno è un mondo creato da un Dio diverso da quello Supremo. Alcuni esseri umani hanno già dentro di loro un elemento del divino e la salvezza non arriva venerando il Dio di questo mondo o accettandone la creazione, ma negando il mondo e rifiutando il corpo che lo tiene incatenato ad esso.
Con la scena del tradimento, cioè quando Giuda consegna Gesù alle autorità perché sia ucciso, finisce questo Vangelo, con quello cioè che secondo il suo autore, era il culmine della narrazione: non la morte e la resurrezione, ma l’atto coscienzioso del suo compagno più intimo e seguace fedele, colui che lo consegnò alla morte, in modo tale da permettergli di tornare alla sua dimora nei cieli. Il fatto che non si faccia cenno alla crocifissione esasperò ancora di più il conflitto tra la Chiesa Cristiana e gli gnostici. Per questi ultimi ciò che conta è che il corpo morirà, mentre per gli altri evangelisti Gesù deve risuscitare.
Alla fine della lettura, non ci sono dubbi su ciò che Gesù vuole trasmettere. Egli dichiara un messaggio mistico di speranza e libertà, articolato in termini gnostici. Egli lascia Giuda ed i lettori del suo vangelo con una parola di illuminazione e di riscatto, esortando il compagno a guardare verso le stelle, e nel versetto 57 gli dice: “leva gli occhi ed osserva la nube e la luce in essa, e le stelle intorno. La stella che indica la via è la tua stella”.
CONSIDERAZIONI
Ancora oggi molti si interrogano su questo punto: se Gesù doveva morire sulla croce per la salvezza del mondo, allora Giuda, consegnandolo, non compì forse una buona azione?? Senza tradimento non ci sarebbe stato arresto, senza arresto nessun processo, senza processo niente crocifissione, senza crocifissione nessuna risurrezione e, in breve, noi non saremmo stati salvati dai nostri peccati.
Perché, dunque le azioni di Giuda furono considerate così cattive? I nostri evangelisti non si pongono mai questa domanda speculativa. Ben sarebbe per quell’uomo di non esser nato (Marco 14:21). Satana, il grande nemico di Dio è entrato in Giuda e l’ha spinto all’orrenda azione (Luca 22:3)
Molti racconti dei Vangeli Canonici sono in aperto contrasto con quello che si trova nel Vangelo di Giuda. Il suo agire non è malvagio, al contrario egli compie la volontà di Dio, offrendogli l’opportunità di morire, Giuda consente alla scintilla divina che sta dentro di lui di sfuggire dalle trappole del corpo, a liberare il divino, ritornando così alla sua dimora che sta nei cieli. Giuda è l’eroe, non il cattivo.
In ogni caso, al di là dei giudizi e delle convinzioni che ognuno può avere, il Vangelo di Giuda e gli altri scoperti a Nag Hammadi ci obbliga a riflettere ed a sapere che ai primordi non esisteva un unico Cristianesimo, ma molti. La Bibbia non è mai stata una sola collezione di libri tramandata da generazione in generazione. C’erano invece diverse raccolte ed ad un certo punto alcuni vennero inseriti ed altri no. I libri che si decise di includere erano quelli più accettabili da un punto di vista religioso, quelli in grado di commuovere e quelli che avevano creato possibilità di coesione all’interno della comunità. Quando prendiamo un libro canonizzato, ricordiamoci che questo non significa che sia stato sempre così.
Il Vangelo di Giuda ci apre una importante prospettiva sulle origini del cristianesimo e su come molti abbiano sempre considerato Dio in modi diversi.
Gesù, sulla croce, invoca Dio perché perdoni tutti “perché non sanno quello che fanno”, ma allora, perché non avrebbe dovuto perdonare Giuda?
Invece, da allora, Giuda = giudeo = archetipo di tutti gli ebrei e dal 4° secolo, anche Sant’Agostino e un po’ tutti i cristiani iniziarono ad attaccare gli ebrei e l’ebraismo in ogni luogo ed in ogni epoca: Giuda è un ladro, un traditore e un assassino e, di conseguenza, lo diventano tutti gli ebrei.
Per tutto il Medio Evo attraverso rappresentazioni teatrali venne sottolineata la malvagità degli ebrei esortando poi tutti i cristiani all’odio e alla vendetta.
Tali rappresentazioni ebbero particolare seguito in Baviera a partire dal 1600 fino ad arrivare agli anni ‘30 e ‘40 del ‘900 allorché i nazisti utilizzarono tutto ciò per la loro politica ideologica e razziale. Possiamo perciò affermare che il nazismo era già lì.
Fu dopo l’olocausto che i Cristiani iniziarono a riflettere su quanto stava accadendo, fino a che il concilio dichiarò che la colpa della crocifissione non fu degli ebrei.
Tuttavia ancora oggi Giuda porta impresso il suo marchio negativo.
Se noi siamo persone del dubbio, se siamo coloro che vogliono sempre indagare, capire, speculare, mi sembra naturale porci certe riflessioni relative alla religione o, più precisamente al contenuto stesso dei Vangeli così detti Canonici.
Qui non si tratta di mettere in discussione Dio o Gesù, ma più semplicemente riflettere sulla storia della Chiesa e del Cristianesimo e d’altra parte la nostra Istituzione è al di sopra di tutto questo. Il contenuto di questa mia tavola vuole essere di speculazione intorno ad un ritrovamento che certamente ha una importanza rilevante, così come è stato per i rotoli di Qumran o per i codici di Nag Hammadi.
Infine, quale appassionato di storia, invito tutti ad avere un profondo rispetto per il contenuto del testo in oggetto, se possibile lo stesso rispetto che hanno avuto tutti coloro che capirono che cosa avevano tra le mani, giudicandolo del massimo valore accademico. Fino alla stessa Maecenas Foundation che ha voluto il suo acquisto oneroso, il difficilissimo restauro, la sua traduzione, la conservazione per poi donare il testo al museo copto del Cairo in quanto proveniente dall’Egitto.
M, L. 2009