Ritualità, Simbolo, Tempio
Si parla molto e si scrive molto riguardo all’argomento della regolarità e dell’ortodossia Massonica.
Al termine di tutte le riflessioni e le dissertazioni si giunge, comunque, alla conclusione che questa ricercata “ortodossia” Massonica consista innanzitutto nel seguire fedelmente la tradizione, nel conservare con cura i simboli e le forme rituali che esprimono questa tradizione e ne sono veste, e infine nel rifiutare ogni innovazione che sia sospetta di modernismo.
Detto ciò io non penso che il ritualismo debba essere qualcosa di assolutamente immutabile al quale non si possa aggiungere o togliere niente senza macchiarsi di colpe più o meno tremende.
Se così fosse bisognerebbe ammettere che non c’è differenza tra ortodossia tradizionale e stretto formalismo, permettendo, purtroppo, alla ritualità di soggiacere ad un pericoloso dogmatismo che deve essere del tutto estraneo allo spirito Massonico.
La ritualità tradizionale non esclude l’evoluzione e il progresso.
Ciò che, in buona sostanza, voglio dire è che appare assolutamente necessario riprendere con serietà e dedizione quegli studi iniziatici senza i quali il ritualismo (cristallizzato o adattato alle necessità del progresso) è solo un insieme di cerimonie prive si senso, come nelle religioni esoteriche.
Uno dei più importanti bersagli di questi studi è la conoscenza del simbolismo e la sua interpretazione esoterica.
Ma cerchiamo di capire cos’è il simbolismo Massonico e perché la sua completa comprensione è condizione necessaria e sufficiente per compiere il disegno Massonico.
Il simbolismo Massonico è la forma tridimensionale visibile di una sintesi trascendente, astratta, tra principio e oggetto fisico (per esempio: filo a piombo – rettitudine, equilibrio; stella fiammeggiante – illuminazione, gnosi).
Le concezioni che rappresentano i simboli non possono dare origine a nessun insegnamento dogmatico; esse sfuggono a formule concrete di linguaggio parlato e non si riesce a dare di esse una tradizione a parole che sia oggettiva e non invece adatta alla singola personalità e necessità interiore di ognuno.
Si tratta, come tutti sostengono, di misteri che si sottraggono alla curiosità profana, e quindi sono delle verità che lo spirito di ognuno non può veramente afferrare se non dopo essere stato opportunamente preparato.
La preparazione alla comprensione dei misteri è allegoricamente rappresentata dalle prove dei tre gradi fondamentali dell’Ordine, dalla sequenza delle figure rituali da assumere durante i lavori nel Tempio e dalle iniziazioni medesime.
Contrariamente a quanto superficialmente spesso si afferma, tutte queste prove, allegorie, simboli, non hanno lo scopo di tirar fuori il coraggio e le qualità morali, sia del neofita che dell’iniziato, ma raffigurano un insegnamento al soggetto, una metodologia operativa che fondamentalmente è la seguente: osservare, discernere e poi meditare e quindi, senza parole, scegliere; questo nel corso dell’intera propria vita Massonica.
Vero è che la Massoneria ha un certo modello di uomo-soggetto, che, come si legge nelle Costituzioni, pone alla base di ogni sua azione, di ogni suo pensiero il proprio perfezionamento, la propria elevazioni morale, la ricerca continua ad ogni livello del vero e del giusto.
Si tratta, come la tradizione ci racconta, di un modello che si prefigura come costruttore, muratore, “Libero” Muratore; un costruttore di se stesso e del proprio Tempio Interiore, un costruttore che insegue ostinatamente la perfetta realizzazione di un cantiere che è la sua interiorità.
La ritualità durante i lavori nel Tempio è disseminata di simboli che sono fisicamente legati all’operatività muratoria e quindi all’Architettura delle Cattedrali.
Ma il Tempio, il Tempio Massonico, non nella sua struttura fisica, ma nella sua sostanza esoterica, non è la Cattedrale, e l’0rdine Architettonico del Tempio Massonico non è l’Architettura della Cattedrale; l’uno è il significato simbolico dell’altro.
Questo è vero come è vero che l’ordine matematico, per esempio, che è alla base dell’architettura fisica del Tempio, è l’immagine simbolica dell’ordine cosmico universale, che si rispecchia nel microcosmo interiore, la cui perfezione è lo scopo della vita Massonica.
In buona sostanza, e per spiegare il primo dei simboli legati alla ritualità Massonica, si dovrà cercare di comprendere che il Tempio Massonico nella sua struttura fisica, visibile, rappresenta una verifica tridimensionale di una metodologia operativa, questo per rassicurare l’iniziato che la simbologia visibile è la vera rappresentazione del cammino verso la perfezione.
Ciò almeno in parte mi può permettere di comprendere che il Massone ha scelto un percorso durante il quale costruirà, guidato dalla ritualità e dai simboli, il proprio Tempio interiore, realizzando punto per punto la propria architettura che sarà lo specchio, sebbene per difetto, di un’altra architettura ben più complessa e globale: l’ordine del perfetto organismo universale.
Il Massone, nell’attuazione del proprio compito, e cioè nel tentativo di costruire il proprio Tempio interiore, ha come unico mezzo la Ritualità.
Questa di per se stessa è l’ordine che propizia l’alleanza tra il simbolo del cielo (il cielo terrestre, il cielo del Tempio) e la perfezione dell’Universo, la perfezione del cosmo; essa collega la materia allo spirito, l’uomo fisico, muscolare, all’uomo Massone.
E’ quindi solo con la ritualità che un gruppo di iniziati neofiti si trasforma in una struttura ordinata ed organizzata in cui ciascuno di loro, pur mantenendo la propria individualità, si sentirà investito da una nuova forza funzione; essere la parte di un tutto.
La Ritualità pertanto è lo strumento che trasforma un Tempio Massonico da una somma matematica di Fratelli in un organismo simbiotico che esprime una forza unica, unitaria, per questo molto più grande di un semplice quantitativo numerico.
E’ per questo che la Ritualità è l’unico mezzo con il quale un luogo del mondo qualsiasi, eletto geograficamente o no, architettonicamente definito o no, fornito di simboli guida o no, diviene un Tempio, uno spazio sacro, il centro stesso dell’Universo, ed è questo spazio universalmente perfetto, che rappresenta il simbolo dentro cui cercare la via affinché l’uomo possa realizzare dentro di sé un uguale spazio sacro, un uguale Tempio interiore; possa cioè in una parola sola, tentare di raggiungere la perfezione.
Ma durante questa impresa, che poi è l’unica motivazione dell’essere massone, può accadere che il pensiero rimanga prigioniero delle strutture, che il concetto rimanga prigioniero delle parole.
Può accadere insomma che il linguaggio delle parole sia inadeguato, insufficiente per esprimere pienamente i convincimenti, gli orientamenti di fondo caratteristici della nostra formazione.
Può accadere cioè che le parole ancorché dotte, colte, diventino una prigione per il nostro pensare, cioè appaiano loro stesse l’unica ragione del nostro pensare, e non, come invece sono, un semplice strumento per comunicare il nostro pensiero.
Questo può capitare quando, la nostra coscienza, percorrendo le Tavole tracciate per la costruzione del Tempio interiore si ritrovi, all’improvviso, come sull’orlo di un baratro senza fondo, ad esplorare gli sconfinati abissi dell’anima nostra.
E’ in questo momento allora che il linguaggio universale schematico dei simboli, adoperato come giusto cemento per le componenti architettoniche dell’edificio interiore riesce, solo lui, a fornirci la chiave per interpretare nella giusta direzione il significato di: spazio sacro, perfezione interiore.
Soltanto nel momento in cui il linguaggio delle parole si incontra con quello dei simboli, quindi soltanto attraverso la ritualità che diventa fonte di conoscenza per tutti i Fratelli, siamo in grado di comprendere come la perfezione dell’infinitamente grande, che è rappresentato dal Tempio intorno a noi, sia il solo simbolo da leggere per capire la perfezione dell’Universo che è rappresentato dal Tempio che deve esistere dentro di noi.
Permettetemi ora, Fratelli, una piccola digressione storica.
Fin dai tempi antichissimi il Tempio è certamente l’edificio, che più di ogni altro, possiede le caratteristiche che lo individuano come un’opera che trascende se stessa e la propria natura per divenire simbolo.
In ogni momento storico il Tempio ha rappresentato, comunque, l’aspirazione dell’uomo a raggiungere la perfezione dell’Ordine Universale ed ha contenuto dentro la sua struttura il simbolo del Cielo Stellato, che rappresenta l’immagine fisica della perfezione del Cosmo.
Dal quadrilatero dell’Aruspice di memoria greca, che individuava un rettangolo di cielo e trasferiva sulla Terra la sacralità cosmica, alle vele delle navate ed alle absidi stellate delle cattedrali fino al rettangolo di stelle di questo Tempio, questa è sempre stata l’immagine simbolica ricorrente.
Ed in essa si trova riflessa, con tutto il suo dinamismo, la perfezione architettonica universale.
Quando i Fratelli danno inizio, con ritualità, ai loro lavori architettonici, questo Tempio, fino ad ora così tridimensionalmente limitato, si trasforma in un luogo sacro, nel centro stesso dell’Universo.
Esso rappresenta allora uno spazio celeste, il divenire dell’Architettura Universale, ma anche il divenire dell’interiorità dell’uomo e quindi lo spazio celeste ritagliato nella sacralità del suo tempio interiore.
Qualsiasi impronta lasciata dalla cultura nella storia ci consente sempre di leggere al di sopra di tutto o fra le righe di tutto l’analogia tra macrocosmo e microcosmo, tra interiorità ed esteriorità, tra contenuto dell’uomo e contenuto del Tempio e ciò che è più importante tra percorso verso la perfezione interiore e percorso verso il perfezionamento del comportamento Massonico nel mondo profano.
Il Tempio rimane comunque, quindi, l’ombelico del mondo iniziatico, il tramite che unisce il macrocosmo al microcosmo, il tramite attraverso il quale l’uomo è illuminato, avvicinato alla Verità, fatto ricco di saggezza, poiché la vera ricchezza dell’uomo, come ci ricorda il rituale è: “… lavoriamo senza tregua al nostro miglioramento, perché è solo regolando le nostre inclinazioni ed i nostri costumi che perverremo a dare a noi stessi quel giusto equilibrio che costituisce la saggezza, cioè la scienza della vita” (da una Balaustra del 18 marzo 1989 del GOI).
Pertanto si possono percorrere, Fratelli carissimi, antiche strade oppure nuove, per ricercare quei valori che sono sempre attuali perché fanno parte della natura stessa dell’uomo, e con quelli tentare di costruire il Tempio.
L’uomo medesimo vuole essere il costruttore di se stesso e perciò chiede aiuto in questo alla universalità ed ai simboli nei quali è sicuro di trovare il filo di Arianna per compiere fino in fondo la propria opera.
Piegare la materia è difficile.
Piegare lo spirito per conquistare lo spirito è una battaglia che può essere facilmente perduta senza l’orientamento del trascendente.
Per questo noi chiediamo in prestito all’Ordine Celeste “il modello simbolico”, perché possiamo cominciare ad esistere dentro di noi.
Così coniugando indissolubilmente Ritualità, Simbolo e Tempio avremmo trovato il vero nesso tra esteriorità ed interiorità, tra sembrare Massoni ed essere Massoni.