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Massoneria Universale Comunione Italiana
Grande Oriente d’Italia
R:.L:. G. Garibaldi n.1436 Or:. Follonica
VIII Conferenza Mondiale delle Logge Garibaldi
VIII World Conference Garibaldi Lodges
GIUSEPPE GARIBALDI: UNA VITA IN DIFESA DELLA LIBERTA’
Orazione del Fr:. L. M.
Follonica, 30 Settembre 2017
Illustrissimo e Venerabilissimo Gran Maestro
Illustrissimi Fratelli che sedete all’ Oriente
Cari Fratelli fra le Colonne
L’emozione che provo è ripagata dallo splendido colpo d’occhio che ho guardando le Colonne sintetizzate in platea.
Benvenuti Fratelli di ogni angolo del mondo, grazie di essere qui.
La Vostra partecipazione è molto importante e non è qualcosa di estemporaneo nato in occasione delle Conferenze delle Logge Garibaldi, ma è qualcosa che viene da molto lontano.
Conservo della mia infanzia alcuni ricordi particolarmente vivi, le sere d’estate molte volte trascorrevamo il tempo, raccogliendoci sotto l’unico lampione all’angolo del caseggiato, ad ascoltare le storie che i grandi raccontavano.
In particolar modo rammento con affetto e nostalgia Amelia, una persona molto vecchia vicina ai cento anni, che raccontava sempre la stessa storia: di quella volta che aveva visto Garibaldi; diceva che da bambina era andata a Siena insieme al babbo, la mamma, i fratelli ed altre persone, viaggiando su carri trainati da buoi, dormivano su una coperta gettata per terra sotto il carro, mangiavano pane, cipolla e formaggio, ma l’entusiasmo e la commozione era tanta, vide Garibaldi con la camicia rossa, il padre la alzò sulle braccia ed il Generale quando le passò davanti le accarezzò i capelli.
Successive ricerche storiche mi hanno permesso di confermare che Garibaldi arrivò a Siena il giorno 10 Agosto 1867, scese dal treno indossando la tipica camicia rossa, mandando in visibilio 25000 persone giunte da ogni parte che lo aspettavano alla stazione ; per far si che potesse assistere al Palio, questo fu anticipato di 1 giorno e venne corso il 15 Agosto anziché il giorno 16, per chi conosce minimamente il Palio di Siena e i senesi può capire dalla eccezionalità del cambio di data quanto fosse alta la considerazione verso Garibaldi.
Siena fu solo uno dei tanti episodi di richiamo sulla folla, ovunque andasse Garibaldi faceva accorrere migliaia di persone.
Memorabile era stato tre anni prima il suo viaggio in Inghilterra, quando sbarcò a Southampton migliaia di persone affollavano le banchine, tutti i bastimenti del porto issavano il gran pavese e suonavano le sirene.
Dopo aver attraversato trionfalmente tutto il sud dell’Inghilterra, giunse a Londra dove a Trafalgar Square c’erano ad accoglierlo un milione di persone.
Fu una clamorosa manifestazione di solidarieta’ che imbarazzo’ le autorita’ italiane e sorprese gli stessi Inglesi.
Questa enorme popolarità di cui godeva Garibaldi da cosa ha avuto origine ?
Favorito dalla nascita a inizio secolo ( 1807 ) che gli ha permesso di attraversare e partecipare al processo rigenerativo dell’Italia conosciuto sotto il nome di Risorgimento offrendo stimoli e motivazioni a migliaia di giovani e meno giovani desiderosi di un riscatto sociale e politico
Quando Garibaldi irrompe sulla scena della “Primavera dei
Popoli” come venne chiamato il periodo delle rivoluzioni che nel 1848 scoppiarono un po’ ovunque in Europa era stato preceduto dalla sua fama ed era gia’ un grosso personaggio presente nella coscienza di molti, dopo essere stato un comprimario divenne a tutti gli effetti un punto di riferimento come difensore dei popoli oppressi e protettore della Libertà.
La prima metà dell’Ottocento è anche il periodo in cui nasce il romanzo di appendice a puntate, diffuso nei vari paesi dalla stampa quotidiana che ne allarga numericamente e socialmente il pubblico insieme a tutto ciò che ne seguiva come indotto: stampe popolari, fotografie, quadri, inni e canzoni.
La sua vita, ricca di eccezionali imprese compiute in America e in Europa, è un romanzo di avventure abbellito dal fascino dell’esotico, l’abilità con cui tiene testa ad avversari più forti lo accomuna agli eroi dei poemi epici, attira ammirazione e scatena la fantasia dei narratori.
Coraggio e ostinazione, audacia e fortuna li troviamo fittamente intrecciate alla sua vita.
Giuseppe Garibaldi verrà adottato come personaggio dal grande Alessandro Dumas che si rivolgeva a un pubblico popolare pubblicando romanzi d’avventura e lo seguirà per vederlo in azione in quella avventura incredibile che fu la spedizione dei Mille.
L’enorme popolarità non si spiega soltanto con l’eccezionalità delle imprese compiute, ciò che colpiva in Garibaldi era il suo modo di “essere uomo”: lo straordinario disinteresse, la fermezza con cui rifiutava ricompense e onori, la semplicità della sua vita che sconfinava nella povertà, la modestia con cui ritornava nell’ombra appena riteneva terminata la sua opera. Colpiva, inoltre, la disponibilità con cui metteva la sua vita al servizio del “Prossimo” in nome della Libertà: come fu per i ribelli del Rio Grande, per i difensori di Montevideo, per i repubblicani francesi, lontano da egoistici interessi nazionali e non conservando rancore per i torti subiti.
Garibaldi quando ritorna in Europa è guidato dalla speranza, nutrita da tant’anni, di portare i concittadini nostri a quella guerra di bande, che, a differenza dell’esercito organizzato, potrebbe preludere all’emancipazione della patria.
Si scontrò con la ambigua e fintamente democratica lamentazione a posteriori di una certa elite che, al pari della maggior parte delle masse popolari, rimase ferma a guardare, timorosa di eventi rivoluzionari che avrebbero potuto innescare situazioni fuori controllo.
Le sue imprese militari furono caratterizzate da un comportamento temerario, molte volte al limite dell’insubordinazione, per il suo carattere irruento preferiva l’attacco frontale alla manovra ragionata; questi furono i pregi e i difetti che caratterizzarono la sua vita di condottiero e che ebbero un ruolo chiave nella storia della Unificazione dell’Italia .
Fondamentalmente si riconoscono due momenti in cui si manifestarono chiari quei tratti che contribuirono a fare di Garibaldi un mito sia da vivo che da morto.
Il primo di questi momenti fu la straordinaria, anche se con esito tragico, difesa di Roma contro un nemico molto più numeroso, meglio addestrato e meglio armato.
La seconda fu l’impresa dei Mille, nelle premesse non meno ardita e temeraria dell’altra.
In questi momenti Garibaldi con la sua abilità di condottiero, ma soprattutto con la forza trascinante sui suoi uomini riuscì in imprese che tutt’oggi gli storici reputano eccezionali, dimostrò sempre, nel corso degli eventi, un ardimento e una dedizione non comune alla causa di un’Italia unita, i volontari che lo seguivano erano semplicemente innamorati di Lui, gli affidavano con naturalezza vita e destino, con la partenza da Quarto non tutti sapevano cosa erano chiamati a fare e per dove partivano, lo sapeva Lui per dove e per che cosa, avevano una fiducia cieca nel Generale.
Questo era l’autorevolezza e il carisma guadagnati e riconfermati sul campo.
Conosciamo Garibaldi più come uomo d’arme meno come politico; in realtà Garibaldi portò avanti un’intensa attività a favore dell’affermazione del laicismo, non risparmiandosi anche forti atteggiamenti anticlericali, benché uomo d’arme aspirava ad un pacifismo universale, credeva nel progresso della scienza e auspicava una maggiore diffusione della istruzione scolastica come mezzo per il miglioramento delle condizioni dell’umanità, credeva in un socialismo umanitario e legalitario.
L’idealismo che lo aveva guidato nei campi di battaglia si stemperò nell’agone politico in ingenuità e generosità, avversò le manovre sotterranee tipiche dei politici di professione che considerava incapaci di amare il popolo e che molte volte strumentalizzarono il suo operato con ripercussioni a livello personale.
La sua partecipazione alle elezioni ebbe sempre un altissimo valore simbolico, malgrado poi il suo entusiasmo politico non si traducesse in una altrettanto efficace azione politica finalizzata a portare avanti specifici progetti di legge, fu sempre diffidente verso tutti i governi in quanto era convinto che senza il suffragio universale e un’adeguata istruzione, il popolo non sarebbe mai stato realmente rappresentato.
Giuseppe Garibaldi non era tagliato per la vita politica , era piu’ portato all’azione che alla riflessione, aborriva il compromesso; i suoi ideali di vita parlamentare si limitavano sostanzialmente alla religione dell’onestà e del disinteresse personale e alla convinzione che queste qualità insieme al buon senso e alla buona volontà fossero sufficienti a risolvere tutto.
Il suo avvicinamento alla Massoneria avvenne in quanto Garibaldi trovò nella maggioranza degli ambienti massonici un’approvazione a questi suoi concetti.
Garibaldi trovò nella Massoneria un ambiente laicista, anticlericale e pur contrario alla lotta di classe, molto attento allo sviluppo sociale e scientifico, inoltre intuì la potenzialità di una struttura radicata e diffusa se pur a macchie di leopardo su tutto il territorio nazionale.
Notoriamente povero, visse tutta la vita rifuggendo il denaro e gli onori per morire umilmente ma dignitosamente; il carisma fu la sua grande forza ma anche il suo punto debole, perché i politici, i potenti, i suoi avversari e persino alcuni suoi Fratelli Massoni, avevano paura di lui, temevano la sua lealtà, temevano la sua intransigenza di uomo giusto e la sua incorruttibilità di uomo onesto e non gli perdonavano queste doti che lo ponevano al di sopra della mediocrità degli altri individui.
Riuscì a instillare in molti Italiani l’orgoglio di appartenere a una Patria insieme alla convinzione di essere cittadini del mondo, condividendo in modo moderno, il concetto di Patria, da intendersi come il paese in cui un individuo nasce , ma anche e soprattutto come l’insieme dei valori in cui crede.
Lui non abbandonò mai certi valori, riteneva che non dovessero esistere confini per chi combatte in nome della Libertà che deve essere sempre difesa ovunque sia minacciata.
Gli Italiani lo amarono così tanto da riconoscere in Lui “l’Uomo della Provvidenza”. Giuseppe Garibaldi divenne oggetto di un vero e proprio culto in particolare fra quelle masse inizialmente indolenti e rassegnate per le quali rappresentò una specie di riscatto sociale e morale, la sua immagine venne riprodotta in migliaia di pose, la storicità del personaggio si fondeva con la sacralità del mito.
La notizia della sua morte è immediatamente diffusa, tramite il telegrafo, nel mondo. La rassegna della stampa mondiale in occasione della morte lascia trasparire chiaramente la storicizzazione del suo mito. I giornali francesi scrissero: “ Garibaldi era cittadino del mondo, un cavaliere errante, aveva tante patrie quante erano le razze oppresse” ( La France); “ Una grande figura eroica” ( Paris); “La posterità lo saluterà precursore di tutte le grandi idee di libertà” ( La Republique Francaise); “L’Eroe cavalleresco, ispirato ed ingenuo” ( Le Temps); “ Ciò che non si può contestare in Garibaldi è la sua lealtà e il suo coraggio” ( Le Nationale). I giornali tedeschi ed austriaci, scrivevano sull’avversario, parole di stima “La figura più ideale del nostro tempo” ( Wiener Allgemeine Zeitung) ; “ Un uomo che aveva disprezzato tutto ciò che gli altri cercano ansiosamente”(Neue Freie Presse); “Un Eroe e un Fanciullo …che vivrà immortale nella storia “ (Neue Freie Presse); “ La Leggenda garibaldina è una leggenda della libertà” “( Neues Wiener Tagblatt); “ Un nuovo Omero dovrebbe sorgere per cantare degnamente l’Odissea della vita di Garibaldi” ( Deutsche Zeitung). In Inghilterra, paese che più aveva amato Garibaldi, il “ The Times” scrisse: che Garibaldi aveva le qualità del capo, anche se non era uno stratega e curasse poco o niente l’organizzazione. Nei giornali degli Stati Uniti Garibaldi era paragonato a George Washington e a Lincoln per l’immagine di uomo comune, onesto e disinteressato (The New York Times). In Giappone il “Tokyo Nicinici Shinbun”” ne racconta la vita, in quattro puntate, esaltandone le imprese.
Il mito di Garibaldi crebbe dopo la sua morte e continua, immutato, fino ai nostri giorni e chissà ancora per quanto tempo. Il fascino dell’ “Eroe dei due mondi” era legato alla sua capacità di personificare, con il suo profondo senso di libertà, le speranze e gli ideali comuni a moltissimi popoli; e per questo motivo la “Leggenda Garibaldina è la leggenda della Libertà”.
Concludo sorridendo al pensiero che l’attuale battaglia in favore della “globalizzazione dei diritti” avrebbe trovato in Lui un acceso sostenitore.
Voglio infine citare a conferma di cio’ due aforismi di Giuseppe Garibaldi che ben si inseriscono nel tema del nostro Convegno :
“ I Potenti della Terra vadano oltre avvicinando il povero popolo: lo consolino, lo educhino, lo sollevino; e allora sparirà nella Società umana quell’abisso immenso che divide il povero dal ricco.”
“Coraggio! Voi siete forti, purché sappiate osare. Non ascoltate le parole di chi vi consiglia la pazienza ma la voce della vostra coscienza che vi grida: andate oltre!”
L’Oratore
Fr:. Lido MONTEMAGGI