BIFFI, PINOCCHIO E LA CRISTIANITA’ …
NON ci sono solo burattinai e Belzebù a far rabbrividire lo scenario politico italiano. Adesso ci si mettono anche i burattini (di legno) a sollevare nuovi steccati, a incendiare polemiche. Il quesito, udite udite, questa volta è: Pinocchio (ma sì, proprio la creatura di Collodi) era laico, anzi “mazziniano” doc, o invece cattolico? Se lo contendono, come eredità, come bandiera cultural-politica, il presidente del Senato Giovanni Spadolini, di inflessibile fede repubblicana, e monsignor Giacomo Biffi, ultrà integralista delle falangi cattoliche, nonché arcivescovo di Bologna. Biffi s’ arrabbia temendo lo scippo del suo paladino della cristianità: “L’ incredibile successo di Pinocchio non si può accordare con l’ interpretazione moralistica che lo assimilerebbe alle stucchevoli letture educative dell’ Ottocento… Se questa fosse l’ anima dell’ opera, probabimente non avrebbe oggi più lettori di quanti non ne abbiano ‘ I doveri dell’ uomo’ di Mazzini”. Ad Aosta per una conferenza sul capolavoro di Carlo Lorenzini, del quale è acuto studioso, il cardinale contesta Spadolini che in una recente pubblicazione affermava: “Pinocchio offre uno spaccato della società italiana in via di costruzione che parte da una finalità ideale, tipicamente mazziniana, di una società migliore. La morale di Collodi è la morale dei ‘ Doveri dell’ uomo’ , la ‘ redenzione’ operata dal burattino che diventa uomo è la redenzione ‘ laica’ , di chi si appoggia sulle proprie forze e fa leva sul libero arbitrio”. I due, dunque, si disputano il celebre burattino come “antenato morale”. “Innegabilmente – incalza il cardinale – la connotazione moralistica si riscontra, a fior di pelle, dal principio alla fine della narrazione. Ma quando ho avuto modo di conoscere più da vicino la personalità e gli umori di Carlo Lorenzini, mi sono accorto che in realtà nulla gli era meno congeniale di un atteggiamento di questa natura”. In Pinocchio, secondo il porporato, sono presenti alcune essenziali verità cristiane: la concezione della storia, il male realtà sia interiore che esterna all’ uomo, la mediazione redentrice, il senso del padre garanzia di libertà, il mistero della trasnaturazione. “E’ possibile che questo ‘ cattolicesimo oggettivo’ dell’ opera non abbia alcuna attinenza con l’ intenzionalità, o almeno con la consapevolezza dell’ autore?”, si domanda Biffi. Nella disfida tra Biffi e Spadolini s’ inserisce pure Fernando Tempesti, uno dei maggiori studiosi del burattino. Per lui, Pinocchio era un “fratello” della loggia massonica di Firenze (per via dell’ affiliazione di Collodi). Il libro, anzi, va letto come un’ avventura iniziatica.
Da “REPUBBLICA” 17/04/1993