La Resurrezione
Dalla esposizione sul concetto di morte, il sistema massonico del simbolismo, secondo la sua struttura attuale, ci presenta una triplice serie di contrapposizioni: ignoranza e conoscenza, tenebre e luce, perdita e recupero.
La contrapposizione tra perdita e recupero è simboleggiata dalla resurrezione che passa attraverso la morte fisica e spirituale, quindi, tramite la fine di un qualcosa di importante e l’inizio di una dimensione futura ed ampiamente rappresentata nel grado di maestro. D’altronde, l’idea della rinascita già si prospetta nella iniziazione libero Muratoria dell’Apprendista che nel gabinetto di riflessione, immerso nelle buie riflessioni, compie la prima morte e Rinascita verso la luce che chiede entrando in Massoneria.
In questo primo passo, si creano le condizioni per giungere finalmente, dopo molte riflessioni, non scevre da implicazioni morali, filosofiche e teosofiche, alla prima morte-Rinascita del III° grado di Maestro con l’allegoria Hiramitica che pone l’uomo nuovo, il Massone appena levigato, nella condizione di una continua e progressiva rigenerazione o resurrezione, derivate da uno stato di morte spirituale, attraverso una continua morte e rinascita quotidiana ed un progressivo e sempre più interiorizzante ascetismo meditativo.
Ascesi e meditazione che non sono sempre mistiche o teosofiche ma rivestono la resurrezione appena ottenuta dall’adepto nel modo più coinvolgente per la sua anima; quello di rendere l’uomo rinato a nuova vita, sempre più vicino alla luce del G.A.D.U.
E’ quindi l’acquisizione di una gnosi interiorizzante e personale quella che il vero Massone vive nel momento in cui la carne cede il posto allo spirito, nel momento cruciale della resurrezione simbolica del maestro.
Resurrezione che da quel giorno non lo lascerà più, rinnovandosi nel rito del 4° grado e nella vita di tutti i giorni; è il cambiamento dell’uomo, da carne, ad essenza, da pensiero a spirito, da ombra a sempre più luce.
In tale maniera, fratelli, sto prospettando che la vera RESURREZIONE viene vissuta dall’iniziato nella sua vita materiale, quindi disgiunta dalla stereotipata e canonica concezione di resurrezione dei morti o dei corpi materiali; è una resurrezione spirituale interiore e profonda che, tramite gli strumenti del lavoro massonico dell’uomo, finalmente vero e nuovo, riesce a ritrovare all’interno di se stesso.
E’ come se, specchiandoci in uno specchio, domani vedessimo non più il nostro volto, ma uno, cento, mille volti e nessuno, simbolicamente identificandoci con la nostra nuova essenza che non ha niente di profano e terreno.
Anche Colui che venne, prospettò a Nicodemo una resurrezione spirituale e non della carne (Vangelo di Giovanni 3.4) quindi, una seconda nascita in vita, una iniziazione; secondo nascita che è propria anche di filosofie a noi vicine come quelle degli Alchimisti e degli Ermetici fino alle correnti umanistiche del rinascimento e dei Rosacroce.
Ed è proprio con il nostro simbolismo della leggenda che noi Massoni possiamo trovare le risposte alle afflizioni quotidiane dell’uomo.
Perché emergendo dal buio della fossa, il maestro Hiram costituisce e rappresenta ciò a cui l’uomo nuovo aspira.
Hiram acquisisce nella fredda terra la sua vittoria che sarà eterna.
Quindi la fossa di Hiram rappresenta ciò che questo mondo è per l’uomo; il luogo o la condizione di vita nel dolore e nella sofferenza.
Ma non ci può essere elevazione e resurrezione senza sofferenza.
E la sofferenza è necessaria alla elevazione graduale dell’uomo.
Il Maestro Hiram, sepolto nella terra da tre traditori, acquista la sua dimensione autocoscente e razionale proprio nella
Terra, come l’uomo Massone acquista l’autocoscienza e l’ora della ragione fra gli elementi terrestri.
Poi, Hiram, aiutato dal maestro risorge, proprio come l’uomo-massone, che tende alla spiritualità con l’iniziazione.
Quindi il resuscitato Hiram rappresenta l’illuminato, l’iniziato che ha captato la Luce del G.A.D.U.; cioè l’uomo passa dallo stato corruttibile “grezzo”, significato dalla sua anima oscura non ancora illuminata, alla acquisizione di una dimensione nuova che è quella della rinascita ad una nuova dimensione.
Hiram, rappresenta molto di più di un singolo “UOMO”, simbolizza tutta l’umanità, ossia l’Anima del perfetto Massone, che, discesa sulla terra dopo la rinascita e dopo le sofferenze dentro un corpo terrestre riprende il sentiero che porta alla vera luce per riunirsi agli spiriti dei Maestri; anch’essi morti e rinati. Ed ognuno di questi, ritrovata la chiave, non più spezzata, apre all’altro le porte del tempio di luce.
E’ pertanto rilevante per noi, Maestri Segreti, il ritorno alla leggenda di Hiram, che si identifica, come detto, con il concetto iniziatico massonico della Morte e Resurrezione dello spirituale che dobbiamo sempre più elevare; ma per fare ciò occorre che, modificando il proprio io mentale, l’uomo si liberi ed abbatta tutti i falsi dei ed idoli, i pregiudizi, le superstizioni e soprattutto la menzogna e l’invidia.
Superate con la resurrezione queste inibizioni profane, il Maestro segreto riceve un messaggio chiaramente gnostico che ripudia il dogmatismo ed il fideismo, ed inoltre è evidente che, accanto al simbolo della chiave spezzata, rappresentante l’inibizione simbolica del massone al poter accedere alla conoscenza del mistero e della trascendenza, gli viene indicato il traguardo della realizzazione iniziatica rappresentato dal simbolo del numero 81.
La resurrezione è quindi il punto di svolta per ogni massone che, assurgendo a nuova vita non vede più l’urna come il contenitore di uno scheletro informe, ma come oggetto che racchiude al suo interno, le più alte aspirazioni dell’uomo, così come il Sancta Santorum racchiude il mistero della Trascendenza Divina; per noi, che dobbiamo addestrarci nella preparazione e nel silenzio interiore nella vigilanza e nella costanza e prudenza, proprie del nostro 4° grado, il cammino di rinati è appena iniziato.
Sta a noi ricomporre la chiave spezzata e, aprendo l’urna, immergerci nella profondità della luce sopra di noi.
Frusi Ulderigo IV°