L’AGAPE MASSONICA
a cura di Moreno Neri
Agape è termine di derivazione greca che significa “amore” e indica, in particolare, una cerimonia cristiana dei primi secoli incentrata su un banchetto eucaristico. Secondo alcuni studiosi i banchetti massonici deriverebbero, appunto, dalle agapi cristiane. Il filosofo e massone tedesco Fichte, autore della Filosofia della Massoneria, fa derivare il termine Massoneria da Mase, “tavola”, da cui Masonei e quindi Massoni e Massoneria (Compagnia da tavola). In genere i Massoni usano riunirsi in agape due volte l’anno per celebrare, in spirito di fraternità e serenità, le festività solstiziali, che occupano il primo posto tra le solennità dell’anno massonico. Il solstizio è considerato, infatti, il simbolo della rinascita spirituale ottenuta attraverso la celebrazione dei riti di iniziazione, nonché il simbolo della sconfitta del male e delle tenebre da parte del Sole e il trionfo della luce. La festa del solstizio d’inverno (27 dicembre) è dedicata a san Giovanni Evangelista in quanto egli simboleggia la faccia di Giano che è rivolta verso l’aurora e testimonia la forza vivificatrice della parola; quella del solstizio d’estate (24 giugno) a san Giovanni Battista di Gerusalemme. Le seguenti affermazioni sul solstizio d’inverno sono contenute in un antico rituale massonico: “Il Sole, simbolo visibile dello spirito, si è ritratto nelle caverne del settentrione. Le giornate si sono accorciate ed allungate le notti. Il dolore è nelle nostre anime perché il Sole è calore, vita, luce. Noi fratelli carissimi ravvisiamo in questa rituale morte del Sole una fase della perenne lotta tra il bene e il male. Ma il nostro dolore è temperato dalla certezza che il Sole, dopo la sua discesa agli Inferi, risalirà allo zenith della nostra coscienza. Così lo spirito dell’uomo dopo avere dormito nella misteriosa tomba di Saturno, vegliato dai neri corvi della morte, risorgerà a nuova vita in un volo di colombe. E proprio in questa fase di dolore e di tristezza che l’uomo deve riaffermare la propria valenza autonoma. Fratelli, siate dunque vigili! In tal modo contrastando il vostro stato di veglia, con il fecondo silenzio della natura giungerete a conoscere voi stessi” Il solstizio d’inverno simboleggia la porta d’accesso alla caverna, la transizione dal buio alla luce, dalla morte alla rinascita a differenza di quello estivo (24 giugno) che rappresenta l’uscita dalla caverna cosmica.
Scopo dell’agape massonica è quello di cementare sempre più l’amicizia e la solidarietà tra i Fratelli della grande Famiglia massonica. Nell’agape massonica i vari utensili hanno nomi particolari. Qualche esempio: piattaforma (tavolo), velo (tovaglia), bandiera (tovagliolo), cazzuola (cucchiaio), cannone (bicchiere), zappa (forchetta), pietra greggia (pane), polvere forte (vino), polvere debole (acqua), sabbia (sale), tirare una cannonata (bere) ecc.
Abitualmente l’agape massonica si apre con una invocazione: “Sovrano Architetto dell’Universo, degnati di benedire il nutrimento che stiamo per assumere e di rivolgere uno sguardo benefico su questa Assemblea, i cui membri, a qualunque religione appartengano, riuniscono qui i loro voti e i loro omaggi per offrirti insieme l’espressione sincera dei loro sentimenti d’amore, di rispetto e di riconoscenza; conserva, estendi e fortifica i legami di amicizia che uniscono tutti i membri della Grande Famiglia Massonica e preservali, in ogni tempo, dagli errori e dai mali che provengono dal fanatismo e dalla superstizione”. L’agape massonica è caratterizzata da una serie di brindisi il cui uso è antichissimo, e affonda le radici nelle offerte di vino in onore degli dèi, le famose libagioni. Testimonianze sul brindisi si riscontrano nella Bibbia ma sono frequenti negli antichi poemi, dove non pochi eroi sono rappresentati nell’atto di portare alle labbra coppe di vino che bevevano alla salute gli uni degli altri e numerose erano le formule che accompagnavano l’invito a bere come: “Bevi, accomodati, accetta questa bevuta in amicizia”, oppure: “Bevo beneaugurante alla tua salute”, alla quale si rispondeva, in genere, con la frase: “Ricevo da te con gioia”. Molte e spesso forzate sono le varianti ai brindisi massonici. Alcuni vorrebbero porre i sette brindisi in relazione con i sette pianeti (Sole, principio generatore; Luna, archetipo femminile; Marte, simbolo della virilità; Mercurio, il metallo che amalgama l’oro; Giove, simbolo della Giustizia; Venere, la natura generatrice e distruttrice di forme; Saturno, fine e principio di ogni energia). Più coerentemente, altri li giudicano atti di deferenza verso persone o gruppi di persone reputate degne sul piano sia spirituale che iniziatico. In genere il primo brindisi è dedicato al capo dello Stato, il secondo al Gran Maestro dell’Ordine, il terzo al Maestro Venerabile della Loggia, il quarto ai Sorveglianti di Loggia, il quinto a tutti i Fratelli Visitatori, il Sesto ai Fratelli della Loggia, il settimo a tutti i Massoni. Quest’ultimo brindisi è massonicamente tra i più antichi ed è detto anche “Brindisi del Guardiano”; è rievocato in una poesia di Rudyard Kipling, “La Vedova di Windsor,’, che cosi si conclude: “… e poi per i Figli della Vedova / dovunque e comunque essi si trovino / se e ciò che desiderano: / un immediato ritorno alle loro case”. Se il riposo è meditazione nell’ombre e nell’isolamento, osserva il Fr. A. Comba, “esso contrassegna l’inizio stesso della vita massonica di un uomo, allorché prima dell’iniziazione vien chiuso nel Gabinetto di riflessione: ecco un tempo di riposo che conviene rivivere per proprio conto più volte nella vita. Se il riposo è silenzio e immobilità mentre intorno ferve il moto della natura, esso segue per un tempo non breve l’iniziazione, nella condizione dell’apprendista che apparentemente riposando, deve saper captare energia per il futuro nel luogo in cui trascorre quella specie di “vacanza”. Se il riposo è ricreazione, anch’esso ha il suo luogo nel rituale massonico, che prevede momenti in cui più sciolto, vivace e lieto è lo scambio di parole e sentimenti fra i fratelli, nelle pause dei lavori, nelle riunioni informali, nelle festose agapi. Vi sono dunque nell’ordito stesso della vita massonica degli esempi di “vacanze” in un senso peculiare, strettamente finalizzate ai vari tipi di lavoro per far si, con molta saggezza e naturalezza, che il tempo del riposo non sia in contrasto, ma anzi in rapporto positivamente funzionale al ritorno al lavoro”.
Tratto da MASSONERIA UNIVERSALE: Dizionario, Luigi Troisi, Sugarco Edizioni, Carnago (Varese), 1994