10 MARZO 2017
COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI
Risp. mo M. V.
Carissimi Fr. tutti,
Quando la Comunione Italiana fissò la data del 10 marzo per ricordare ed onorare i propri defunti, operò una scelta che sarebbe limitativo legare al solo fatto che in tale data era morto un grande , grandissimo apostolo della Fratellanza Universale.
Indubbiamente la vita e le opere di Giuseppe Mazzini avevano lasciato un solco profondo nell’animo di molti uomini e soprattutto nei Massoni, che stavano faticosamente cercando di far comprendere al mondo profano i valori di loggia, affinchè l’umanità potesse, in concreto, progredire ad evolversi.
L’appartenenza di Giuseppe Mazzini alla nostra Istituzione non è stata mai provata, nel senso che non si sono trovate tracce scritte di una sua iniziazione o di una sua iscrizione nel piè di lista di una qualsiasi loggia della comunione , tuttavia gli ampi ed approfonditi trattati da lui scritti sui doveri dell’Uomo verso l’Umanità, verso la Patria, verso la Famiglia , verso sé stessi (che poi sono le domande che ritroviamo nel nostro testamento spirituale al momento della iniziazione), la difesa e la diffusione dei valori di Libertà, Uguaglianza, Fratellanza, che si riscontrano in molti suoi scritti ed in molti appassionati discorsi, lasciano chiaramente intendere quanto lo spirito di Mazzini fosse vicino ai principi ed ai valori massonici, al di là e al di sopra di una formale iscrizione all’Ordine , inoltre egli manifestava pensieri da grande Illuminato ed ispirava ideali di largo e universale respiro , aveva la determinazione ed il coraggio di affermare le proprie idee anche se in forte contrasto con il pensiero corrente, anticipando temi e valori così importanti, battendosi con tanto calore ed enfasi da farlo individuare come uno dei grandi Iniziati della storia dell’Umanità, capaci di far compiere agli uomini passi da gigante nella loro evoluzione intellettuale e spirituale.
Ma i motivi che hanno fatto scegliere il 10 marzo per la Commemorazione dei defunti, pur trovando conforto nella ricorrenza della morte di una simile personalità, vanno ricercati, a mio avviso, nei filoni di pensiero simbolico che risalgono ai popoli più antichi e dei quali, come abbiamo potuto osservare in molte altre occasioni, la Massoneria ha saputo operare una sintesi efficace in chiave iniziatica ed esoterica.
Infatti l’uso di celebrare, nel mondo occidentale, la Commemorazione dei Defunti il 2 novembre è relativamente recente, in quanto fu introdotto intorno all’anno 1000 in alcuni monasteri francesi a conclusione delle onoranze a tutti i Santi e si estese poi, intorno al 1400-1500 in tutte le Comunità Cristiane, con un tono di tristezza e di mestizia che si ritrova anche ai giorni nostri.
Gli antichi Romani dedicavano invece ai propri morti nove giorni di febbraio, durante il passaggio dall’inverno alla primavera; tale periodo, definito PARENTALIA, andava dal 13 al 21 febbraio ed in esso si svolgevano cerimonie e servizi funebri prestati sulle tombe con grande uso di corone di fiori e di viole sparse, di farina di farro con aggiunta di sale, di pane zuppato nel vino. Il giorno culminante e finale di PARENTALIA era il 21 febbraio, denominato FERALIA, che secondo un antico calendario dava inizio alla primavera.
I Romani, come molti altri popoli antichi, non davano a quei giorni carattere triste, ma gioioso, di festa.
Gli Etruschi, del resto, credevano che i defunti sedessero accanto a loro sul bordo dei sepolcri, partecipando al rito ed al pasto funebre: nelle necropoli vivi e morti erano sempre gli uni alla presenza degli altri, quasi non esistesse un confine fra i due mondi specialmente in certi determinati periodi.
In Messico le feste di Todos los Santos, che comprendono anche il giorno dei morti, riflettono tradizioni azteche non dissimili da quelle celtiche; i cimiteri sembrano un prato fiorito a primavera, non c’è tristezza ma gioia nella rievocazione dei parenti e degli amici defunti.
Ma vi è un paese europeo, l’Irlanda, dove la commemorazione dei defunti assomiglia ad una festa familiare, durante la quale i morti sembrano confondersi con i vivi come se i due mondi non fossero poi così distanti come potesse sembrare , per questo motivo il luogo dove si riunivano i claus irlandesi era un vecchio cimitero, dove si amministrava la giustizia e si discutevano le cose più importanti della vita del gruppo, ritenendo che lo spirito dei defunti fosse capace di fornire ai presenti la forza e la saggezza necessari per operare le scelte più giuste e decidere in modo equo e razionale.
La nostra Istituzione, sensibile ai misteri ed ai simboli che hanno da sempre accompagnato la storia dell’Umanità, non poteva non sentire il fascino e il potere esoterico di tali manifestazioni spirituali , per rendere ancora più significativo il senso della propria Commemorazione dei Defunti ha ritenuto opportuno collocarla a ridosso dell’Equinozio di Primavera e cioè in un periodo aperto alla gioia e alla speranza, in quanto la luce sta vincendo la sua lotta con le tenebre e la natura si prepara all’esplosione della Primavera.
Noi stasera carissimi Fratelli, fedeli alla tradizione muratoria, nella sacralità di questo luogo, nella solennità del Tempio, vogliamo ricordare con rispetto e con animo riconoscente il lavoro svolto da chi ci ha preceduti; tutto ciò che noi oggi utilizziamo con tanta naturalezza è stato costruito e conservato, con tenacia e sacrificio, da coloro che hanno lavorato prima di noi sulla pietra grezza, resistendo anche a momenti di enorme difficoltà.
La tradizione, vanto della nostra Istituzione, è stata custodita anno dopo anno, con tenacia e intelligenza, difendendo con passione e forza i valori ed i principi massonici.
A noi è chiesto di fare altrettanto, di conservare il grande patrimonio ideale ed esoterico che appartiene a tutta l’Istituzione, operando con amore fraterno e nella massima armonia.
Accingiamoci ora, con l’animo disposto alla serenità e alla gioia, a formare con i fratelli defunti di questo Oriente una catena di unione fraterna, chiamandoli all’Oriente uno per uno, per tributare loro gli onori ed il rispetto dovuti:
Che la sapienza che ha illuminato le loro menti, che la bellezza che ha rallegrato i loro occhi, che la forza che ha temprato i loro animi diano sempre ai nostri architettonici lavori la luce, la saldezza e la compiutezza degne di una Loggia giusta e perfetta.
Il Fr. Oratore
L. M.