IL DOLLARO AMERICANO

IL DOLLARO AMERICANO di  Mimmo Martinucci

La Piramide

Vedendo ed osservando il dollaro statunitense, si notano alcuni simboli massonici. Non è solo una semplice impressione. Vi è infatti la piramide che è sormontata dalla luce della Sapienza divina (triangolo ed occhio). Al tempo della Costituzione americana, gli stati confederati erano soltanto tredici, (ba­sterà contare le stelle, disposte entro il sigillo di Salomone, sopra l’aquila che campeggia sul lato opposto alla piramide). Si era nel 1776, anno inciso con cifre romane alla base della piramide. I tredici stati dichiararono la propria indipendenza dall’impero britannico, formularono i diritti dell’uomo, fondati su “life, liberty and the pursuit of the happiness”, cioè il diritto alla vita, alla

libertà e alla ricerca della felicità. Anche i gradi di pietre che compongono il tronco di piramide sono tredici: i tredici stati nell’ordine “secolare”, cioè nel mondo, che trovano compimento e unità nella Sapien­za divina di cui sono emanazione.

Sul recto del dollaro è il ritratto di George Washington, che è ripreso da un quadro che lo ritrae, con i piedi a squadra, con le insegne massoniche di Maestro. Il rovesciamento del volto è dovuto alla tecnica incisoria. (Info da Zenit).

Il simbolo del Dollaro $

Interessante è la spiegazione data dal Guenon (Simboli della Scienza sacra) alla grafica del Dollaro USA. “Su antiche monete spagnole, si vede una raffigurazione delle colonne d’Ercole, legate da una specie di banderuola sulla quale è scritto il motto non plus ultra” (riferito alle Colonne d’Ercole); “ora, fatto che sembra abbastanza poco noto e che segnaliamo qui a titolo di curiosità, da questa raffigurazione è derivato il contrassegno usuale del dollaro americano; ma in tale immagine tutta l’importanza è stata data alla banderuola, cheall’origine era solo un accessorio ed è stata mutata nella lettera ~, di cui aveva pressappoco la forma, mentre le due colonne, che costituivano l’elemento essenziale, si trovavano ridotte a due trattini paralleli, verticali come le due tangenti al cerchio nel simbolismo massonico appena spiegato; e cosa non è priva di una certa ironia, visto che proprio la “scoperta” dell’America ha annullato, di fatto, l’antica applicazione geografica del non plus ultra.”.

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IL MAESTRO MASSONE

Il  Maestro  Massone

M.B.: Sigla massonica tuttora riportata sui grembiuli da Maestro di fattura anteriore al 1970, in quanto parte dell’abbigliamento rituale del terzo Grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato. È andato in disuso dopo la netta separazione delle competenze tra Riti ed Ordine. Rappresenta la parola segreta del Maestro Massone che, secondo la tradizione, ricorda l’espressione pronunciata dai primi Maestri che toccarono i resti di Hiram, il sovrintendente ai lavori per la costruzione del Tempio di Salomone di Gerusalemme. Secondo alcuni studiosi, l’espressione deriverebbe dall’ebraico, ed avrebbe il significato di “Figlio di Moab“, oppure di “Egli vive nel figlio“, ricordando che come i Moabiti si difesero dall’oppressione giudaica, così il Maestro Massone deve difendersi dall’assalto della profanità.

Maat, la Regola: Nell’antico Egitto Maat era la regola, e la regola era Maat. Nessun concetto poteva significarne tanti alla pari di Maat. Essa era l’ordine, la saggezza, la ritualità, la rettitudine, la giustizia, la morale, l’armonia universale. Era il cubito dell’artigiano, secondo il quale ogni cosa veniva misurata esattamente. Era la custode della legge divina, verità perfetta e sapienza assoluta. Simbolo di Maat, nel linguaggio dei geroglifici, era lo zoccolo del trono, rettitudine per eccellenza. Dire e fare Maat, porre la regola nel suo cuore per governare con armonia: questo e solo questo era il compito principale del Sovrano, espressione terrena della divinità. Ispirandosi alla regola di Maat, il Re interveniva negli affari giuridici, proteggeva il debole dal più forte. E’ in virtù del suo legame con Maat che l’istituzione faraonica fu il più durevole dei regimi politici e attraversò i secoli. É per questo che il faraone (da per aa, grande casa) non poteva essere un tiranno: la sua volontà doveva essere solo Maat, al di fuori di essa c’era il caos. Maat era figlia del dio solare Ra e sorella di Thot, dio della sapienza. Con lui sedeva sulla prua della nave di Ra, impugnando lo scettro e l’ankh e portando la piuma bianca della verità. A Maat prestava giuramento il faraone, al momento dell’investitura, e nella sala di Maat (la Sala della Giustizia), al termine della vita terrena, avveniva la pesatura del cuore (v. Psicostasia) con la piuma della giustizia. Questa era la tradizionale dichiarazione di innocenza (dal Papiro di Ani) di fronte a Osiride: “Non ho detto il falso: Non ho commesso razzie; Non ho rubato; Non ho ucciso uomini; Non ho commesso slealtà; Non ho sottratto le offerte al dio; Non ho detto bugie; Non ho sottratto cibo; Non ho disonorato la mia reputazione; Non ho commesso trasgressioni; Non ho ucciso tori sacri; Non ho commesso spergiuro; Non ho rubato il pane; Non ho origliato; Non ho parlato male di altri; Non ho litigato se non per cose giuste; Non ho commesso atti omosessuali; Non ho avuto comportamenti riprovevoli; Non ho spaventato nessuno; Non ho ceduto all’ira; Non sono stato sordo alle parole di verità; Non ho arrecato disturbo; Non ho compiuto inganni; Non ho avuto una condotta cattiva; Non mi sono accoppiato (con un ragazzo); Non sono stato negligente; Non sono stato litigioso; Non sono stato esageratamente attivo; Non sono stato impaziente; Non ho commesso affronti contro l’immagine di alcun dio; Non ho mancato alla mia parola; Non ho commesso azioni malvagie; Non ho avuto visioni di demoni; Non ho congiurato contro il re; Non ho proceduto a stento nell’acqua; Non ho alzato la voce; Non ho ingiuriato alcun dio; Non ho avuto dei privilegi a mio vantaggio; Non sono ricco se non grazie a ciò che mi appartiene; Non ho bestemmiato il nome del dio della città” (di Stefano Rex, Internet).

Maat: Divinità dell’antico Egitto, dea della verità, della giustizia e dell’ordine cosmico, perno del pensiero faraonico e vera anima dell’Egitto. La mitologia egizia la vuole figlia di Ra (il Sole) e sposa di Thoth, o Hermes (v.), con il quale partecipava alla cerimonia della psicostasia (v.), il giudizio che tutti i defunti dovevano sostenere per essere “giustificati”. Essa è l’ordine opposto al disordine (Isfet), l’altruismo contro l’egoismo, la verità contro la menzogna, l’equilibrio contro il caos, la giustizia contro l’iniquità. Simbolo dell’ordine universale, M. rappresenta anche l’etica che spinge l’essere umano ad agire in accordo con la coscienza che si ha in tale ordine, in ogni circostanza della vita. Tolomeo II Filadelfo consacrò a M. la necropoli di Deyr el-Medina, in Tebe. La dea M. viene sempre raffigurata come una donna con una piuma bianca di struzzo posta verticalmente sul capo, come nel rilievo nella tomba di Sethi I, padre di Ramesse II il Grande, nella valle dei Re. Tale piuma evoca i raggi del sole, la vita spirituale, lo stato di perfezione verso il quale ogni essere umano deve tendere. Tutto è M.: il Faraone e la sua funzione, il rito ed il sacerdote, il cibo e le offerte, il lavoro dell’orafo e quello del contadino, il soldato che fa grazia della vita al nemico vinto e l’uomo innamorato. Praticare la M. significa vivere da persone oneste, civili, responsabili, sensibili, pienamente consapevoli. A cominciare dal Nuovo Regno la dea M. è stata rappresentata accovacciata, come nelle statuette che giudici e sacerdoti usavano portare appese al collo.

Macchine anatomiche: Denominazione data dal Canonico Celano (Notizie del bello, dell’antico e del curioso della città di Napoli, 1792) dei due scheletri maschile e femminile, nei quali si osservano tutte le vene e tutte le arterie, comparsi solo vent’anni dopo il decesso del principe Raimondo di Sangro (1771). Pare siano stati ottenuti per iniezione diretta nel sistema sanguigno di una sostanza imbalsamante a base di mercurio. Oltre a tutti i visceri ed agli organi del torace e dell’addome umano, si osservano i vasi sanguigni del cranio, della bocca, della lingua. Nel torace della femmina è evidente l’esofago (mancante nell’esemplare maschio). Nel suo addome è visibile anche un feto, accanto alla placenta aperta, da cui fuoriesce il cordone ombelicale collegato all’utero. Fin dal 1792 se ne attribuì la paternità ad un medico anatomico palermitano, Giuseppe Salerno, che aveva notoriamente ottenuto risultati simili nella sua famosa scuola di imbalsamazione.

Macedonio: Patriarca di Costantinopoli (m. 370 ca.), semiariano (omolusiano). Contribuì per due volte alla deposizione del suo vescovo, l’ortodosso Paolo. Vescovo di Costantinopoli nel 342, divenne capo del partito omolusiano. Fu deposto nel 360, allorché presso l’imperatore Costanzo prevalse l’altro partito ariano, quello degli omei.

Macedonismo: Dottrina di ispirazione ariana designante l’eresia degli Pneumatomachi (v.). Il nome deriva non dalla posizione di eresiarca di Macedonio (v.), ma dal fatto che i suoi primi seguaci di Costantinopoli e dell’Asia Minore (il più importante fu Eustazio di Sebaste) appartenevano al partito omolusiano facente capo a Macedonio, con il quale non risulta alcuna valida testimonianza di relazione diretta. Tale dottrina negava la divinità dello Spirito Santo, che riteneva creatura del Verbo in base ad un’interpretazione rigidamente letterale delle Sacre Scritture. L’eresia fu condannata dai Concili di Costantinopoli (381), di Efeso (391), di Calcedonia (451) e Lateranense (1139). Gli adepti del M. furono anche denominati Maratoniani, dal nome di Maratonio, vescovo di Nicomedia, uno dei più importanti esponenti della setta.

Machu Picchu: Antica città del Perù precolombiano, ubicata sull’altopiano del Cuzco. Era accessibile soltanto attraverso una strada stretta, molto erta, che giungeva dalla valle del fiume Urubamba fino allo sperone roccioso sospeso sull’abisso dove sorgeva la città. La sua posizione la fece sfuggire all’occupazione spagnola. M. fu scoperta solo nel 1911 dall’archeologo americano Hiram Bigham. A 700 metri di altezza sul fondo valle un grande portale rastremato, con duplici ante di grosse pietre squadrate, segna l’ingresso di M.; dal portale parte una lunga rampa di 99 gradini, che conduce verso la sommità della rupe su cui sorge la città. Architettonicamente si nota la netta predominanza dello stile rettangolare, con l’uso di massi di granito bianco ben tagliati. Numerosi gli edifici pubblici e le poderose opere difensive. La città è percorsa da scalinate che collegano i vari quartieri; le case sono ancora in ottimo stato di conservazione, malgrado non se ne siano trovate con il tetto superstite, dato l’uso di coprire gli edifici con materiali molto deperibili, come giunchi, canne ed elementi vegetali in genere. Mescolati alle case ed agli edifici pubblici, si trovano gli spazi ricavati per le coltivazioni a gradoni.

Macrocosmo: Nel linguaggio filosofico viene usato per indicare l’universo inteso in contrapposizione all’essere umano (microcosmo). Gli antichi filosofi prima ed i naturalisti e panteisti (XVI Secolo) consideravano il M. come un essere animato analogo all’uomo, asserendo che amodificazioni dell’uno corrispondessero analoghi mutamenti nell’altro. (G.O.I.) Ad un certo punto del suo faticoso cammino evolutivo verso una coscienza superiore, l’essere umano è riuscito ad intuire la presenza di un mondo al di fuori del proprio Microcosmo individuale. Un fatto di coscienza di sé stesso e del mondo fisico che lo circonda. Tradizionalmente a tale presenza è stato imposto il nome di M., che rappresenta una realtà percepibile, anche se in varia misura e chiarezza. Tradizionalmente costituisce una realtà oggettiva nel campo dell’esistenza, anche se l’esperienza della sua percezione rimane soggettiva, entro i confini della coscienza di ciascuno. L’Ermetismo definisce il M. come ciò che staal di sopra, in alto, un mondo ed un essere assolutamente indefinibile. Esso si rivela talvolta come Immanenza, e talaltra come trascendenza. La sua presenza si manifesta nel Divenire, tramite i quattro Elementi (v.). Occorre notare che le leggi che governano il M. sono le stesse applicabili al Microcosmo (v.).

Macumba: Termine di lontane origini, ma si ritiene che questa parola fosse in uso in Brasile già nel XVII secolo. Probabilmente derivato da Jongo, una specie di danza semireligiosa importata dagli schiavi africani i quali, prima di iniziarla, chiedevano la benedizione degli anziani chiamati “cumbas”, che avevano a che fare con la stregoneria. In quel periodo il loro vocabolario era di chiara origine angolana. Poiché in questo idioma per formare il plurale si antepone la particella “ba” o “ma” al sostantivo, si può pensare ad una naturale fusione dei due termini in M. Con il passare del tempo e con il continuo contatto con il cattolicesimo professato dai proprietari terrieri, queste danze si legarono ai movimenti mistico-spirituali. Si costruirono così le basi di un movimento religioso, la cui filosofia ha resistito al trascorrere del tempo, evolvendosi al punto da assumere le caratteristiche di una vera dottrina realmente animistica che ha come concetto fondamentale l’armonia tra gli uomini e le forze divine della natura. Erroneamente la M. viene associata esclusivamente a riti di magia nera, per cui essa incute terrore al solo pensiero del male che potrebbe provocare alle persone che ne subiscono gli influssi. Questo perché gli argomenti di cui non si riescono a cogliere i meccanismi incutono timore e sono considerati pericolosi, quindi da evitare. Oggi in Brasile il termine M. sta ad indicare un qualsiasi rito magico con cui si opera su problematiche quotidiane, agendo in un ambito religioso, nel rispetto di regole prescritte dai movimenti spirituali diffusi e conosciuti in tutto il Brasile. Detti movimenti si basano sul colloquio diretto che ogni praticante ha con la propria divinità protettrice Orixà, la quale si manifesta generalmente attraverso la trance, nel corso di sedute spiritiche. In Brasile è diffusa la credenza secondo la quale ogni essere umano è protetto da una o più divinità, ma soltanto pochi eletti scelti dall’Orixà possono servire questa divinità come mezzo di comunicazione tra la parte spirituale e quella umana. Per potersi mettere in contatto con l’Assoluto si può ricorrere sia alla trance che al Jogo de buzios. Quest’ultima è una forma di divinazione di derivazione africana, che si avvale dell’uso di conchiglie; queste vengono tagliate nella parte superiore per consentire l’innesto dell’energia maschile in questo elemento legato alla componente femminile, ed avere in tal modo il giusto equilibrio, inteso come dualismo maschio-femmina, positivo-negativo, astrale-umano. Le conchiglie vengono fatte cadere in un cestino contenente monete, pietre e collane colorate. Esse rappresentano i simboli ed i colori degli Orixà. Questi riti vengono compiuti davanti ad un bicchiere d’acqua, che costituisce fonte di vita e catalizzatore delle energie negative che il consultante reca con sé, ed una candela accesa che consente al Santone di avere la giusta concentrazione e la luce necessaria per accedere ad uno stato superiore di coscienza. I responsi delle divinità dipendono dalla posizione assunta dalle conchiglie nel cestino, essi forniscono anche le indicazioni che consentiranno al consultante di raggiungere l’obiettivo sperato.

Madianiti: Nome di un gruppo di nomadi arabi abitanti nella regione di Madyan, a sud della Palestina, sul lato orientale del golfo di Aqaba. Essi sono anche denominati Ismaeliti (Giudici 6, 24). Secondo la Bibbia (Esodo 2, 15-21) Mosé si rifugiò tra i M., e sposò la figlia di Jetro, loro sacerdote. Nel corso dei conflitti per la conquista di Canaan, gli Israeliti ebbero vari scontri con i M. (Numeri 22, 7; 25, 17-18, 31) (Giudici 6-8), pur rimanendo in buoni rapporti con una parte di essi, i Qeniti. Secondo la tradizione, Gedeone riportò una grande vittoria sui M. nel “giorno di Madian” (Isaia 9, 3). Il nome di M. scomparve da allora, forse perché assorbiti da altre tribù. Dalle relazioni di Mosé con Jetro, e più in generale dai successivi contatti con i Qeniti, deriva l’ipotesi di una influenza della religione madianito-qenita sull’origine della religione di Yahweh (v.).

Maestri Comacini: v. Comacini.

Maestro delle Cerimonie: Ufficiale di Loggia, preposto ad espletare le tipiche funzioni del Cerimoniere e del Maestro di Casa; deve quindi fare accomodare i Fratelli, ricevere i Fratelli visitatori, sistemare i candelabri e, più in generale, gli arredi del Tempio, prima dell’apertura dei Lavori. Il M.C. è l’operatore qualificato ed autorizzato a: · entrare per primo nel Tempio per sistemare il Testimone ed accenderlo; al termine dei Lavori e dopo l’uscita di tutti i Fratelli, rientra nel Tempio da solo per spegnerlo; · preparare ed accendere le resine rituali, quando richieste dal Maestro Venerabile; · accendere il candelabro Testimone. Il M.C. è colui che guida la Marcia d’ingresso dei Fratelli nel Tempio, essendo in grado di penetrare il campo energetico del luogo fisico in cui si svolgono i Lavori, preparandolo alla sua qualificazione, cioè alla sua consacrazione, erigendo, grazie alle energie fornite dalla volontà dei Fratelli, una barriera magica protettiva attraverso la Squadratura. Egli è responsabile di questo campo energetico e, collocandosi interiormente nell’Acqua prima di Cancro (alla colonna di Settentrione), sorveglia l’eventuale passaggio dei Fratelli dall’una all’altra Colonna. Il M.C., mediante la sua capacità di percepire lo stato interiore di ogni Fratello e della Catena, può raccomandare al Maestro Venerabile di non avviare i Lavori Rituali. Può quindi anche interrompere la Squadratura del Tempio. Nel rituale Simbolico, dopo la lettura della Tavola tracciata nella Tornata precedente, egli traccia la Tavola di Loggia, dando così inizio ai Lavori rituali. Nei passaggi di Grado, il M.C. consiglia il Maestro Venerabile sull’opportunità di accedere o meno allo stato di coscienza energetico dei Lavori in Camera di Compagno o di Maestro, e provvede a modificare la composizione delle resine e la Tavola (o Quadro) di Loggia. Y (G.O.I.) Ufficiale di Loggia, il cui compito consiste nel procedere agli appelli nominali; aver cura che in ogni circostanza sia osservato il cerimoniale prescritto dai Rituali (Art. 40 del Regolamento dell’Ordine). Egli si assicura che il Tempio sia pronto in ogni dettaglio per l’apertura dei Lavori, e coadiuva il Fratello Esperto nell’assistere tutti i Fratelli sono usciti, si accerta che nel Tempio tutto sia giusto e perfetto. Nell’esercizio della sua funzione rituale il M.d.C. si avvale di un lungo Bastone o Mazza Cerimoniale (v.) che non abbandona mai, nell’intero corso di ogni Tornata.

Maestro Massone: Designazione del terzo Grado della Massoneria, attributo dell’Iniziato che è potenzialmente riuscito ad assimilare tutti i segreti dell’Arte Reale (v.). Fu introdotto nella Massoneria inglese solo a partire dal 1733. Fino ad allora esistevano infatti due soli gradi, ovvero quello d’Apprendista (v.) e quello di Compagno d’Arte (v.). La Maestria rappresenta ritualmente e simbolicamente l’iniziazione massonica definitiva. Il titolo di M. era prima di allora riservato unicamente al Compagno eletto alla conduzione della Loggia, l’attuale M. Venerabile (v.). Fu a quel tempo che entrò nella ritualità la leggenda di Hiram (v.), di origini mai completamente chiarite. Tale adozione scandalizzò i cultori della Bibbia, che protestarono contro quella che giudicarono un’assurda ed inutile invenzione, negata dal testo del 1° Libro dei Re, versetto 13, dove si dice: “Ora il Re Salomone mandò a prendere Hiram di Tiro, figliolo d’una donna vedova della tribù di Neftali; ma suo padre era un tirio, fabbro di rame, e compiuto in industria, e intendimento, e scienze, da far qualunque lavoro di rame. Ed egli venne al re Salomone, e fece tutto il suo lavoro”. Nel 2° libro delle Cronache, cap. II, 13-14, il re Hiram di Tiro, scrivendo a Salomone, si esprime a sua volta in questi termini: “e ora in effetti ti mando un uomo abile, esperto in intendimento, che appartiene a Hiram-Abif (v.). figlio di una donna dei figli di Dan ma il cui padre fu un uomo di Tiro, esperto nel lavorare oro ed argento, rame e ferro, pietra e legno, in lana tinta di porpora rossiccia, il filo turchino e in tessuto fine e in cremisi e nel fare ogni sorta di incisioni, e nell’ideare ogni sorta di progetto che gli si dia insieme ai tuoi propri uomini abili ed agli uomini abili del mio signore Davide tuo padre”. Quindi, secondo i testi della Bibbia, nulla giustifica la leggenda del nostro terzo Grado, Hiram non essendo mai stato chiamato a dirigere la costruzione del Tempio di Gerusalemme, ed a comandare l’immenso esercito di operai (almeno 70.000 uomini), suddivisi in apprendisti, compagni e maestri. Perciò fu solo nel XVIII secolo, per le necessità di un simbolismo iniziatico d’altissimo valore, che il personaggio biblico venne promosso architetto e rivale in saggezza dello stesso re Salomone. Nonostante l’opinione espressa dai suoi denigratori, dal punto di vista della scienza dei miti e dei simboli, questo dramma resta comunque un puro capolavoro, indubbiamente senza uguali nel suo genere. Il Rituale del Grado viene attribuito dagli studiosi ad Elias Ashmole, una figura eccelsa dell’Obbedienza inglese, che l’avrebbe redatto alla fine del 1648. (Da La Massoneria, Il Maestro, Libro III, Ediz. Atanor, 1992). Il M. Massone riceve il salario nella Camera di Mezzo, la sua età simbolica è di sette anni, e la batteria comprende nove colpi, in tre gruppi di tre colpi ciascuna. La sua parola di passo è Tubalcain. Tra i Doveri attribuiti dalla Tradizione al Maestro, egli deve: completare la sottomissione di quanto deve obbedire, soprattutto degli istinti che guidano la bestia umana, senza sopprimerli, poiché sono necessari, un dovere evidenziato dal segno dell’ordine, posto sul ventre, sede degli appetiti che il M. riduce al silenzio; collaborare al rinnovo delle tradizioni affrancandole dalla consuetudine, non temendo di migliorare quanto coagula in uno stile decaduto o che tende a pietrificarsi nel cieco culto del passato; sapersi completare passando dalla meditazione silenziosa al confronto della libera discussione, tanto più feconda quanto più sono divergenti le idee scambiate, senza temere di istruirsi con avversari ritenuti in buona fede; astrarsi dallo scenario sensibile che maschera una verità interiore deprimente, illudendosi di nulla e giudicando inesorabilmente anche quanto ama maggiormente, soprattutto sé stesso, poiché la penetrante visione del Saggio percepisce lo scheletro, ovvero la realtà delle cose; mai dimenticare che non può ritenersi libero solo perché i suoi antenati sono morti per la libertà, poiché l’indipendenza non è ereditaria, per cui ogni giorno occorre affrancarsi per diventare e restare liberi; essere sempre d’esempio al prossimo, sia all’interno che all’esterno della L.M., nella piena coerenza comportamentale ed ideologica con tutte le regole ed principi istituzionali. Secondo il Wirth, “ben difficilmente un iniziato M. può veramente considerarsi tale. Non basta rispondere che si conosce un certo ramoscello se non si è compreso il significato e la portata di quel simbolo. Egli stesso, dopo quasi mezzo secolo di Maestria, confessa di sentirsi non più che Compagno. Sapendo comunque molto bene, dopo anni di studi e ricerche, quel che si dev’essere per potersi dire M., egli si sentiva inferiore a tale Grado. Era cosciente di quanto lo separasse dall’ideale, ma poteva misurare la distanza da percorrere per conseguirlo. Ispirandosi a Ragon, ad Eliphas Levi, ad Albert Pike ed a Goethe, era convinto che non fosse sufficiente assimilare il pensiero altrui. Per riallacciare le tradizioni occorre rivivificare il passato con uno sforzo personale intenso, rivivendo i tempi antichi, immergendosi nello studio dei monumenti significativi che ci hanno lasciato. Rovine, superstizioni, filosofie e religioni vanno esplorate con cura. Ma nulla è più rivelatore dei poemi e dei miti. L’epopea caldea dell’eroe Gilgamesh e la leggenda di Ishtar discesa negli inferi, sono composizioni di immenso valore iniziatico che risalgono ad oltre cinquemila anni fa. Il racconto della morte di Osiride come molte altre favole, svolgono in immagini insegnamenti d’una profonda saggezza. La stessa Bibbia è preziosa per quanti sanno capirla. La seduzione di Eva da parte del serpente allude ai principi fondamentali di ogni iniziazione. Le generazioni si trasmettono fantasmagorie apparentemente frivole, che il pensatore non deve disdegnare. Esse animano la vetrata della finestra d’Occidente, alla quale l’Iniziato, partito la mattina dall’Oriente, si avvicina la sera, dopo aver esaminato a Mezzogiorno ogni cosa allo splendore della luce del sole. Sin dall’alba la sua ragione vigile aveva spiato presso la finestra d’Oriente i primi raggi chiamati a penetrare nel suo spirito. Quest’illuminazione improvvisa doveva abbagliarlo e renderlo presuntuoso. Piena d’ardore, l’intelligenza così sorpresa, si sente forte contro l’errore. Vede ovunque pregiudizi da combattere e fantasmi da fugare. É l’età dei giudizi affrettati che ignorano ogni autorità e che condannano quanto non quadra con l’opinione intransigente acquisita affrettatamente. Un’esuberanza giovanile destinata a calmarsi verso la metà della vita. É allora che una luce implacabile cade quasi verticalmente dalla finestra di Mezzogiorno. Gli oggetti non hanno più ombra e si rivelano nella loro realtà. É il momento di esaminarli con attenzione, ed allora il giudizio si fa prudente, rimanendo spesso in sospeso. Una scrupolosa comprensione rifiuta di condannare, poiché essa analizza con indulgenza considerando ogni fattore in causa. La piena luce conduce alla Tolleranza, che caratterizza la Saggezza dei veri Iniziati. Occorre aver giudicato ogni cosa serenamente prima d’avere il diritto d’aprire la finestra occidentale del Santuario del Pensiero. Il sole è tramontato, l’agitazione del giorno si calma, la pace della sera si estende lentamente sulla pianura. I particolari si attenuano nell’ombra crescente, che da risalto allo splendore della stella vespertina alla cui presenza impallidiscono tutte le altre. Questo astro non è più l’arrogante Lucifero, ispiratore d’orgoglio e di rivolta; è un focolare di dolce luce che induce al sogno evocatore dell’idealità. Ormai la notte può rendere più fitti i suoi veli, le tenebre esteriori non prevalgono più sulla luce interiore. Poi, quando i vivi tacciono, i morti si apprestano a parlare. É giunta l’ora di evocare i detentori dei segreti che hanno portato con sé nella tomba. Sono essi i veri e soli Maestri, di cui possiamo far rivivere il pensiero conformandoci ai riti prescritti. Ma non attribuiamo alle cerimonie valori sacramentali. Hiram non risuscita in noi solo perché abbiamo esteriormente recitato la sua parte. In Iniziazione nulla conta, eccetto quanto si è compiuto interiormente. Ogni M. simbolico deve dunque sforzarsi di trasformare i simboli in realtà. Solo attraverso il successo in quest’impresa egli può sperare d’aver acquisito l’effettiva Maestrìa nell’Arte Reale” (v. anche Lavoro).

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I TRE PUNTI NEI LAVORI RITUALI

I tre punti nei lavori rituali

di Francesco  Indraccolo

“Chi siamo, donde veniamo, dove andiamo”?

Questa è la triplice problematica che la Libera Universale Muratoria indirizza a ri­solvere, avvalendosi di riti, allegorie, em­blemi e simboli, che sono dei supporti adatti a facilitare la meditazione oltre che le capacità logiche e analogiche dei FF. che vogliano, ieri come oggi, obbedire ve­ramente all’imperativo scolpito sul fron­tone del Tempio di Delfo: “Conosci te stesso… e conoscerai Dio’’.

Poiché esiste una precisa corrisponden­za tra il Tempio massonico e il cosmo e l’Uomo, la speculazione e la concentra­zione sulle fasi del rituale e sui simboli muratori offrono delle chiavi per com­prendere l’Universo – il cosiddetto “Qua­ternario’’ – e per scendere nella ‘‘secreta camera de lo core” o per penetrare nella “Camera di mezzo”. In particolare, il ri­tuale dei primi tre gradi della Massone­ria, detti anche azzurri o simbolici, con­sente di concentrarsi:

a) nel punto geografico noto ai soli Fi­gli della Vedova in Camera di Apprendi­sta;

b) nel punto geometrico nel grado di Compagno;

c) nel punto geodetico nella Camera di mezzo.

A ciò si arriva procedendo material­mente alla rettangolazione del Tempio, marciando in senso orario – ossia nel sen­so del moto apparente del sole, ma con­trario alla sequenza naturale degli ele­menti Terra, Aria, Acqua e Fuoco (che co­stituiscono le 4 prove a cui è sottoposto il neofito) – e compiendo un percorso in­teriore centripeto simbolizzante l’abban­dono dei metalli (ossia delle preoccupa­zioni e delle angosce profane) e il progres­sivo spersonalizzarsi per raggiungere il nu­cleo aureo o igneo che alberga dentro di noi. Ma vediamo cosa significhino questi tre punti e le scienze a cui fanno riferimento:

a) il.punto geografico della Camera di Apprendista ha evidentemente una pri­ma rispondenza fisica o tellurica; esso ser­ve a capire dove siamo e, quindi, “chi sia­mo perché ci fornisce le coordinate spa­ziali e temporali di un luogo preciso (p.es.: Via Lattea, Sistema solare, piane­ta Terra, anno dell’Era volgare e nome della Valle e della Loggia in cui si lavora al centro degli assi di intersezione Est­-Ovest e Nord-Sud, dati rispettivamente dal M.V. – I° Sorv. e dalla Colonna di Settentrione – 2° Sorv.). Questo punto geografico, poi, in senso simbolico (dato che “terra” e  “pietra”

rappresentano l’uomo) mi farà capire dove sono e chi so­no, o meglio in quale essere vivente è an­data a capitare quella scintilla di vita, par­te della Vita Unica Manifestata, che mi anima. E’ chiaro che, solo dopo aver pre­so coscienza di questi dati, l’Apprendi­sta Libero Muratore potrà compiere l’o­pera di sgrossatura della propria pietra sot­to la guida e la protezione del I° Sorve­gliante il cui gioiello è il filo a piombo o archipenzolo che, non certo a caso, in­dica sempre il centro della Terra.

b) Passando al punto geometrico del­la Camera di Compagno, va rilevato che la Geometria è la scienza che si occupa dei punti e delle figure da essi generate, os­sia è una scienza che studia i rapporti e le misure dei vari punti “geometrici”; fuor di metafora, il punto geo-metrico è il centro della Loggia in cui si punta il compasso per tracciare cerchi sempre più ampi, rappresenta altresì l’uomo in rap­porto ai propri simili e in particolare agli altri FF. verso i quali occorre avere una di­sposizione interiore centrale, cardiaca, ri­cettiva, affinché – procedendo in comu­ne nell’opera di levigatura – si giunga al­la perfetta pietra cubica che possa giu­stapporsi accanto alle altre pietre cubiche.

Il Lavoro del Compagno è perciò in uno stato animico-ricettivo che permette di agire orizzontalmente (facendo allusione al gioiello del I° Sorvegliante che è la li­vella) e di percepire gli altri FF., conoscen­dosi attraverso tutta la serie di rapporti geometrici di cui si è capaci per essere poi adoperati attivamente nella costruzione del Tempio. È chiaro che di quest’ultimo si può parlare in almeno due eccezioni: l’Uomo-Tempio e l’Umanità-Tempio che occorre edificare alla gloria del G.A.D.U.

c) Per il punto geodetico, che in chia­ve cosmica o in chiave umana è ineffabi­le e incomunicabile, va fatto riferimento alla Geodesia, o scienza che studia la for­ma e le dimensioni relative della Terra, ma anche al concetto di “geoide” e a quello di’ “geode”; quest’ultimo, termi­ne del linguaggio mineralogico, allude al­la “cavità tondeggiante di una roccia con le pareti tappezzate di cristalli in genere di un solo minerale”. In termini mura­tori, occorre trovare il centro di quel per­fetto cristallo che è la pietra cubica, proiet­tandolo verso l’alto per la costruzione della pietra cubica a punta, capolavoro del Maestro Libero Muratore, che si compie sotto la guida del M.V. nel cui gioiello (quadra a braccia ineguali) è raffigurato l’incontro della verticalità con la orizzon­talità.

(Hiram n° 3   1984)

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ANTICO EGITTO


La Storia: IL MEDIO IMPERO

Il Medio Impero ha inizio verso il 2060 a.C., con la fine dell’XI dinastia. Il faraone Montu-Hotep I ristabilisce il potere sul Basso Egitto servendosi dell’appoggio della borghesia egiziana. Con i suo successori, Montu-Hotep II e Montu-Hotep III, si intensificano i commerci, si apre una via commerciale verso il Mar Rosso e si riprende la politica di espansione verso il Numbia. Verso l’anno 2000 a.C., ebbe inizio la XII dinasita, una delle più celebri e più grandi di tutta la storia egiziana. L’Egitto sotto il iniziatore, Amon-Emhat I, conosce un periodo di grande prosperità. Gli successe il figlio Sesostri I, che si impadronì delle miniere d’oro dell’Uadi Allaki. Per assicurarsi la continuità della dinastia, Sesostri associò al trono il figlio maggiore: tutti i suoi successori seguiranno il suo esempio. Sui successori Amon-Emhat II e Sesostri II ci sono giunti pochissimi documenti e sappiamo ben poco del loro regno. Sesostri III invece fu uno dei maggiori sovrani che ebbe l’Egitto: con quattro campagne militari colonizzò definitivamente il Numbia, avanzò fino alla Palestina e costruì numerose fortezze alla frontiera col Sudan. La XII dinastia conclude il periodo del Medio Impero: comincia adesso il cosidetto Secondo periodo Intermedio, ancora oggi il più oscuro e il più pieno di incertezze. E’ dominato dall’invasione di popolazioni straniere di stirpe semitica provenienti dall’est del Delta chiamate dagli egiziani Hyksos. Costoro invasero le fertili pianure del Delta e fortificarono la città di Avaris e ne fecero la loro capitale. Rimasero sul suolo egiziano per circa un secolo finchè alcuni principi tebani riunirono attorno a sè altre dinastie dell’Alto Egitto e batterono l’esercito invasore. L’azione di liberazione fu portata a termine attorno al 1622 a.C. da Ahmosis che sarà allo stesso tempo il fondatore della XVIII dinastia.
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LE RELIGIONI DELL’ANTICO EGITTO

La Religione nell’Antico Egitto

Mito della Creazione del mondo

Nella religione egiziana sono diversi i miti che riguardano la creazione del mondo; ciascuna delle grandi città sede di culti religiosi tendeva con un proprio mito a far prevalere se stessa (il proprio dio “patrono”) sulle altre.

Eliopoli     (oggi Tell Hist, un sobborgo de Il Cairo)

Al principio sono le acque di Nun, il caos nelle cui profondità giace addormentato lo spirito del creatore. Da Nun emerge una collinetta sabbiosa (rappresentazione dell’Egitto), sulla quale, prendendo l’aspetto di una fenice, si posa il creatore, Atum-ra, il Sole. Atum-ra, “tenendo il fallo in pugno ed eiaculando diede vita ai gemelli Shu (dio dell’aria) e Tefnut (dio dell’umidità)”. Versioni meno esplicite dicono che fu uno sputo o uno starnuto a dare vita ai gemelli. Dai due gemelli nascono Nut (il cielo) e Geb (la terra). Dice il mito che Geb e Nut, innamorati, se ne stavano tutto il tempo abbracciati, impedendo alla vita di germogliare. Atum-ra allora comanda a Shu di separarli. Shu calpesta Geb e con le mani solleva Nut (che infatti é sempre rappresentata inarcata e con le mani ed i piedi aggrappati a Geb).
Da Geb e Nut nascono Osiride, Seth, Iside e Nefhti che con Horus (figlio di Osiride ed Iside) ed i quattro dei loro progenitori formano l’Enneade.

Ermopoli    (oggi El-Aschmuneim, anticamente era Khmum)

Esiste una materia primordiale nella quale nuotano otto creature: Nun e Nanhet, le acque primigene, Het e Hanhet, lo spazio infinito, Kek e Hehet, l’oscurità, Amon e Amanuet, l’ignoto. Assieme formano l’Ogdoade. Essi fecero nascere il sole e crearono Atum. Si fusero in un grande uovo dal quale nacque il creatore. Dopo di ciò si estraniarono dall’universo creato. Questi otto dei quindi precedono l’Enneade.

Menfi   (oggi Mithahina)

Dal caos (Nun) nasce l’idea di Atum-ra che prende corpo nel cuore divino di Ptah. Quindi l’idea viene espressa dalla bocca di Ptah. Segue la creazione di tutta l’Enneade.

Teologia Predinastica

Neith (in seguito signora dei mestieri) stende il cielo nel suo telaio. Con la navetta pazientemente vi tesse il mondo. Ultimata la tessitura Neith intreccia alcune reti con le quali pesca gli esseri viventi dalle acque primigene. Quindi inventa il parto e lo esperimenta su di sè per dare vita a Ra.

Ra Personificazione del dio solare, associato ad Atum (il tutto) è, secondo le teologie Eliopolita ed Ermopolita, il creatore dell’universo. Viaggiava nel cielo con il suo equipaggio su due barche: quella del giorno e quella della notte. Veniva ingoiato la sera da Nut e partorito la mattina. Da lui era stata emanata una figlia, Maat.
Atum Dio principale di Eliopoli, creatore per eccellenza, fu poi identificato con il sole la sera I suoi animali sacri erano il leone, il serpente e l’icneumone.
Shu Dio dell’aria secca, figlio di Atum-ra e gemello di Tefnut. Genera Geb e Nut. Nell’iconografia separava Geb da Nut.
Tefnut Dea dell’aria umida, figlio di Atum-ra e gemella e sposa di Shu. Dea di Oxyrhynchos.
Nut Dea del cielo, sorella e sposa di Geb, madre di Osiride, Iside, Seth e Nefthi. Ingoia il sole a tramonto e lo partorisce al mattino.
Geb Dio della terra, sposo e fratello di Nut, padre di Osiride, Iside, Seth e Nefthi.
Osiride Dio di Busiride. Figlio di Nut e Geb, é il dio-re dell’Egitto, lo sposo-fratello di Iside e il padre di Horus. Dopo la morte regna sull’aldilà dove, oltre che sovrano, é giudice supremo. Come dio della vegetazione viene spesso rappresentato in forma di mummia da cui germogliavano delle piante.
Iside Figlia di Nut e Geb, é la grande maga, la dea madre e regina. Osiride ne é lo sposo-fratello, Horus il figlio. Il suo nome significa “il trono”.
Seth Dio di Ombos. Figlio di Nut e Geb, fratello di Osiride, Iside e Nefthi, di quest’ultima anche sposo. Dio della siccità e del cattivo tempo, in senso lato potenza distruttrice, simbolo del male. Secondo la leggenda fu l’uccisore di suo fratello Osiride.
Nefthi Dea di Diospolis Parva. Figlia di Geb e Nut, sorella di Osiride, Iside e Seth, di quest’ultimo anche sposa (pur non innamorata) e madre di Anubi. E’ la dea della casa.
Horus Dio di Behdet. Dio falco sdoppiato in Horus il Grande (Haroeris) e in Horus Bambino (Arpocrate). Figlio di Iside e Osiride, regna sull’Egitto dopo la morte del padre. I faraoni sono considerati suoi discendenti.
Ptah Dio di Menfi e, secondo la teologia Menfita, creatore dell’universo. La sua esistenza avrebbe preceduto quella di Atum-ra. Patrono degli scultori e dei forgiatori, il suo animale sacro era il toro Apis.
Sekhmet Dea di Rehesu, era la dea della salute e del male nello stesso tempo, patrona della guerra e della medicina. E’ raffigurata in forma leonina ed é ritenuta sposa di Ptah. Era legata a Bastet, la dea gatta, nella quale si riteneva si fosse trasformata.
Nefertum Dio della regione di Menfi. Era figlio di Ptah e Sekhmet.
Thot Dio di Hermopolis. Dio della saggezza, messaggero degli dei. Nell’oltretomba assiste alla pesatura del cuore del defunto. E’ generalmente rappresentato con al testa di ibis. E’ il dio della scienza, della scrittura, delle arti magiche e delle fasi lunari.
Anubi Dio sciacallo di Cinopolis, assiste Horus e Thot nella pesatura del cuore dei defunti, preposto ai segreti. E’ figlio illegittimo di Osiride e di Nefthi.
Hathor Dea di Afroditopolis e di Dendera. Dea dell’amore, patrona della musica e della danza, generalmente rappresentata nell’aspetto di vacca. Il suo emblema era il sistro.
Sokar Dio della necropoli menfita, patrono della metallurgia e dei fabbri.
Khnum Dio caprone di Hypselis, Esna ed Elefantina, inventore degli uomini (modellati al tornio del vasaio) e, come “Signore della cascata”, regolava le piene del Nilo.
Satet Dea di Elefantina e sposa di Khnum.
Anuket Dea dell’isola di Sehel e della prima cateratta; veniva raffigurata con un copricapo di strana foggia, forse di origine straniera. Assieme a Khnum e Satet, di cui era forse figlia, formava la triade di Elefantina.
Maat Divinità astratta, simbolo della verità e della giustizia. Figura nella cerimonia del giudizio del defunto. Dea della “regola” a cui dovevano attenersi uomini, re e dei.
Neith Dea di Sais. Il suo culto, di derivazione tribale, continua in età storia, quando diventa la divinità funeraria nota con il nome di Mehurt. Dea creatrice della guerra, in seguito dea della caccia. A Esna era compagna di Khnum.
Amon In origine una delle otto divinità primordiali adorate ad Ermopoli. Diviene poi il dio supremo, la divinità solare Amon-ra. La città di Tebe é il centro principale del suo culto. Il suo nome significa “il misterioso”, assieme alla moglie Muth e al figlio Khons forma la triade di Tebe. Il suo animale è l’ariete, come si può intuire dal viale cerimoniale del suo tempio principale a Karnak, uno dei più grandi ed importanti del paese.
Muth                             Dea di una località vicino a Karnak, dove si eleva il suo tempio. La si raffigura sotto forma di donna o di avvoltoio. I copricapi delle regine, che presentano spesso le ali e una testa di avvoltoio, si intitolano alla dea, sposa di Amon.
Khons Dio di Tebe associato alla luna. Con Amon e Muth formava la triade di Tebe.
Sobek Dio coccodrillo del Fayum e di Kom Ombo, connesso alle acque ed alla fertilità. Più tardi dio creatore.
Hapi Divinità rappresentante il Nilo. Non si tratta del fiume divinizzato, ma piuttosto del suo spirito, della sua essenza dinamica. Veniva rappresentato come uomo dai seni pesanti e dal ventre prominente, a simboleggiare abbondanza; la divinità portava sempre doni, fiori e piante.
Bes Nume protettore della casa e dei bambini.

Serket

Appartiene alla cerchia delle dee maghe, associate a Iside. Dea scorpione, era rappresentata come scorpione a testa di donna o come donna con uno scorpione in testa. Secondo le leggende locali era la madre di Harakhte (il sole all’orizzonte) e sposa di Horus.

Nun

Massa liquida primordiale da cui é emerso il dio-sole Atum-ra. Oltre che nei miti della creazione compare in quello della distruzione del genere umano come la divinità che consigliò a Ra di inviare il proprio occhio contro i ribelli.

Upuaut

L’apritore di strade.

Apis

Toro sacro, considerato incarnazione di Ptah.

Apofi

Nome del serpente che nel regno di Duat (oltretomba) lotta contro il dio sole per contrastarne l’approdo a oriente.

Heh

Milioni, associato ad altri Heh presenta le pervasività dell’aria.

Min

Dio della terra e della fecondità, appellativo di Horus. Era il dio locale di Coptos e della regione desertica tra il Nilo ed il mar Rosso, come pure di Panopolis. Veniva sempre rappresentato come dio itifallico.

Montu

Dio guerriero, patrono della guerra e delle sue arti.

Tueret

Dea ippopotamo, protettrice della casa e della gravidanza.

Seshat

Dea del destino.

Khepri

Nome che indica l’aspetto mattiniero del sole, generalmente rappresentato come scarabeo.

Imset

Figlio di Horus, dalla testa umana. Dio funerario, rappresentato sul vaso canopo contenente il fegato. E’ posto sotto la protezione di Iside.

Hapy

Figlio di Horus, dalla testa di babbuino. Dio funerario, rappresentato sul vaso canopo contenente i polmoni. E’ posto sotto la protezione di Nefthi.

Quebhsenuf

Figlio di Horus, dalla testa di falcone. Dio funerario, rappresentato sul vaso canopo contenente l’intestino. E’ posto sotto la protezione di Selket.

Duamutef

Figlio di Horus, dalla testa di sciacallo. Dio funerario, rappresentato sul vaso canopo contenente lo stomaco. E’ posto sotto la protezione di Neith.

Bastet

Dea di Bubasti. Raffigurata con testa di gatta, fa parte di un mito che la vede ultima trasformazione del ciclo: l’occhio del sole, figlio di Ra, si era infuriato e, trasformatosi in leonessa (Sekhmet) era fuggita in Nubia; qui, raggiunta da Thot, era stata calmata dal dio. Più tranquilla, si trasformò in donna dalla testa di gatta, dall’indole pacifica.

Nekhbet

Dea avvoltoio di El Kab. Era associata alla regalità.

Uaget

Dea serpente di Buto, era patrona della regalità e associata a Nekhbet nei titoli del faraone.


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LA MASSONERIA

La MASSONERIA


Ente per l’Enciclopedia Cattolica, Firenze 1952, coll. 312-325

MASSONERIA. – Società segreta a carattere cosmopolita e iniziatico, sorta col fine di affratellare gli uomini di tutte le nazioni e di organizzare la società su basi esclusivamente umanitarie e laiche.

I. M. OPERATIVA. – L’origine si ricollega con le antiche corporazioni dei maestri d’arte rnuraria, che ebbero la massima espansione e importanza specialmente dall’XI al XIII sec. Nella febbrile attività edilizia di quell’età si spiega come buoni architetti e buoni muratori, capomastri, lapicidi ecc. venissero dappertutto ricercati e allettati con privilegi, immunità e franchigie e come l’arte muraria acquistasse una sorta d’internazionalità ed un primato su tutte le altre arti. I pontefici non si mostrarono meno larghi dei principi secolari: Bonifacio IV (1110) e Niccolò III (1277), Benedetto XII (1331), riconobbero loro il diritto di governarsi secondo i propri statuti con esenzioni da oneri e obbligazioni locali, di potersi trasferire di paese in paese liberamente, di godere di una specie di monopolio per la costruzione di fabbriche religiose di maggior importanza. Di qui l’appellativo liberi, franc, frei, free, e l’attributo che con legittimo orgoglio le corporazioni murarie si attribuirono di arte reale. A conservare ed accrescere tale prestigio contribuì non poco la rigida osservanza delle norme stabilite negli statuti corporativi circa l’iniziazione di nuove reclute e la promozione dal grado di apprendista, con cui esse venivano ascritte all’arte, a quelli di compagno e di maestro, la solennità di cerimonie e di riti con cui venivano vestite dei simboli dell’arte, squadra, compasso, grembiule ecc., i solenni giuramenti, l’inviolabile osservanza dei segreto professionale e dei doveri civili, religiosi e morali imposti dagli statuti. Con tale investizione, il fratello (così si nominavano i membri fra di loro), era reso partecipe di una parola d’ordine, di segni di riconoscimento, ecc. con i quali veniva ricevuto dovunque si recasse ed accolto fraternamente da compagni d’arte, provveduto ed aiutato nei propri bisogni.

Gli statuti corporativi erano molto esigenti quanto ai requisiti non solo professionali, ma anche personali dei membri, né permettevano l’ammissione se non a persone le quali avessero giusti natali e condotta religiosa e morale del tutto ineccepibile. Un documento francese della fine del sec. XIV, il Poème maçonnique, in cui si ha una specie di galateo, civile e religioso, del buon libero muratore, insiste in particolar modo sulla devozione che questo deve avere verso Dio, verso i santi e verso la Chiesa. Gli stessi precetti sono inculcati in tutti gli antichi statuti corporativi che si conservano, fino alle Constitutions of Masonry del 1704, che sono le ultime che in Inghilterra si conoscano prima della trasformazione delle logge da operative in speculative. L’attaccamento dei franchi muratori alla Chiesa cattolica è dimostrata in Francia dalla parte rilevante presa da essi nel movimento della Ligue, in Inghilterra dalla tenace resistenza fatta agli sforzi di Enrico VIII e della regina Elisabetta per introdurre la riforma nelle logge, in Italia dalla frequenza di altari e di cappelle erette dalle corporazioni dei “Lombardi”, là dove si ritrovavano in maggior numero. Accanto alle corporazioni di mestiere esistevano assai spesso confraternite, che il protestantesimo (dice il Le Forestière) riformò, ma che sussistono ancora, osservando il culto della fratellanza, il rispetto alla religione ufficiale e gli usi tradizionali.

L’abbandono dell’architettura religiosa nei paesi invasi dalla riforma protestante, nonché le dissensioni intestine che presto si incominciarono a manifestare tra maestri e artigiani (collegati questi in segrete leghe di resistenza [compagnonnage], dai nomi strani, a riti e gergo non meno bizzarri: una sentenza del 14 marzo 1655 della Facoltà teologica della Sorbona ne dichiara empie, sacrileghe e superstiziose le pratiche e i riti), arrecò con la crisi professionale anche il decadimento delle corporazioni. Per rialzare il loro prestigio queste adottarono il sistema di ammettere membri onorari influenti appartenenti alle classi dell’alta società. Fin dal principio del sec. XVII in Inghilterra si contano non pochi nobili tra i membri delle corporazioni ed era una moda, un gesto di squisita eleganza farsi iscrivere ad esse. A poco a poco l’elemento intellettuale e aristocratico costituì il vero elemento direttivo, così da preparare insensibilmente la trasformazione della M. da operativa in speculativa. “Tutto porta e cedere – dice il Bertolot – che dal principio del sec. XVII gli elementi speculativi la vincessero su quelli operativi, sicché la sostituzione già dal principio del sec. XVIII fosse in atto in tutti i grandi paesi d’Europa”. Ormai gli storici seri, anche massoni, hanno definitivamente ripudiate come infondate certe mirabolanti versioni, che vorrebbero far discendere la M. da Lameck, architetto del tempio di Gerusalemme, da Zoroastro, da Confucio, da Pitagora, dai misteri di Egitto e di Grecia, dai Templari e perfino da Noè e da Adamo.

II. M. POLITICA. – Per avere una idea della grande evoluzione che si ebbe in seno alla M. operativa, si deve tener conto di ciò che avvenne nella vita politica e sociale in Inghilterra dalla fine del sec. XVII al principio del seguente, e alle alterne vicende cui soggiacquero i due grandi partiti in contrasto, dei Tories, partigiani degli Stuart e fedeli alle tradizioni cattoliche, e dei Whigs, fautori del parlamentarismo e della riforma. Le logge massoniche, sia per il segreto di cui si circondavano, sia per la loro medesima natura che non ispirava sospetti, offrivano terreno assai propizio alle cospirazioni, sì all’uno come all’altro partito. Quando alla morte di Anna Stuart (1 agosto 1714) i Tories, e con essi le logge scozzesi o giacobite, decisero di tentare uno sforzo supremo in favore di Giacomo III, fu giocata l’ultima carta non solo della dinastia, ma anche della M. Il trionfo di Giorgio I d’Hannover (1714) e il sopravvento dei Whigs segnarono la fine del giacobitismo e della Chiesa cattolica e il primo grande successo della M. inglese e protestante.

III. ORIGINI DELLA M. SPECULATIVA. – Durante questi avvenimenti quattro logge operative dissidenti, esistenti in vari quartieri di Londra, dietro ispirazione di un protestante immigrato francese, Teofilo Désaguiliers, membro della Royal Society, si unirono in un’unica grande loggia; ciò avvenne il 24 giugno 1717, festa di s. Giovanni Battista. Così ebbe origine la Grande Loggia d’Inghilterra, destinata a diventare la Grande Loggia madre mondiale: ed ebbe così principio anche la vera M. speculativa. Le logge giacobite subirono allora invasioni, i loro archivi vennero dispersi e bruciati. Fonte principale d’informazione restano i pochi cenni lasciati dall’Anderson nella prefazione delle Costituzioni del 1738, ma non vi si può dare cieca fede. Uno dei primi fondatori della Gran Loggia, lo Stuckeley, attesta che molto contribuì alla voga della nuova istituzione il mistero di cui si circondava, nonché la suggestiva nomea che vi si coltivassero scienze occulte. Del vero carattere che la M. veniva assumendo, non pare che quei primi membri avessero ancora percezione ben chiara.

Costituzioni di Anderson. – L’incarico di compilare nuove costituzioni fu affidato subito a Giacomo Anderson, pastore protestante; il 27 dic. 1721 egli presentò il lavoro, che fu ufficialmente approvato il 17 gen. 1723. La M. vi è concepita come un “centro d’unione ed un mezzo di stabilire una sincera amicizia fra persone le quali, altrimenti, si sarebbero trovate sempre separate le une dalle altre”. Nel primo cap. (Circa Dio e la Religione) si esprimeva il concetto: un massone che “intende bene l’arte”, non diverrà mai né un “ateo stupido” né un “libertino irreligioso”. Mentre anticamente si faceva obbligo al massone di “praticare dappertutto la religione del paese”, ora si riconosceva più opportuno di non imporre “altra religione che quella nella quale tutti si trovano d’accordo”, lasciando “pienamente libero ciascuno sulle opinioni personali”.

Ad opera del medesimo Anderson le Costituzioni nel 1738 vennero riformate, e nel capitolo relativo ai doveri religiosi venne introdotta una notevole variazione secondo la quale il massone deve impegnarsi ad “osservare la legge morale come un vero noachita”, e “riconoscere i tre grandi articoli di Noè come sufficienti a preservare il cemento della legge”. In ambedue le redazioni delle Costituzioni appare manifesta la preoccupazione di rimediare in qualche modo ai funesti effetti della riforma protestante, con lo stabilire pacifica convivenza, sulla base della aconfessionalità e in spirito di tolleranza; ma, anzitutto, come pensa il Lantoine, di staccare definitivamente la M. dal cattolicesimo per inserirla nell’anglicanesimo. Il primo passo è costituito dalle Costituzioni del 1723, il secondo da quelle del 1738, dove si fa richiamo alla Bibbia come norma dottrinale e morale, ma in una forma così vaga e indeterminata da potervi accogliere persone d’ogni setta ed opinione religiosa.

IV. ESPANSIONE DELLA M. – Si può spiegare la rapida diffusione della M. nel mondo solo mettendola in relazione con la potenza e il prestigio raggiunto in quegli anni dall’Inghilterra. Le antiche logge del Galles, come quelle d’Irlanda e di Scozia, furono le prime a sottomettersi alla Grande Loggia di Londra e costituirono ciascuna una Grande Loggia provinciale. Alla metà del secolo la M. era penetrata in tutti i principali paesi di Europa: Francia (1721), Olanda (1725), Spagna (1726), Russia (1732), Italia (1733), Svezia (1735), Svizzera (1736), Polonia (1739), Austria (1742), Danimarca (1743), Norvegia (1745), e inoltre Calcutta (1728), Gambini e Capo Coart-Castle (1735), Massachussets (1735).

1. M. anglosassone. – In Inghilterra, causa il danno spirituale che produceva il dottrinarismo materialistico e irreligioso nelle logge, verso la metà del ‘700 ci fu un movimento di reazione. La Gran Loggia inglese fece curare una nuova edizione delle Costituzioni dal pastore anglicano Entech e stabilì come dogmi fondamentali la fede in Dio, Grande Architetto dell’Universo, e il rispetto alla Bibbia. La M. anglosassone, fedele a questi criteri, s’è di regola astenuta dall’ingerirsi in questioni politiche e confessionali ed ha preferito esplicare la sua attività nel campo umanitario. Nell’àmbito dominato da essa (Inghilterra, Irlanda, Scozia, Germania, Stati Uniti, ecc.) non ha fin qui attecchito quell’anticlericalismo astioso proprio della M. dei paesi latini, e la Chiesa cattolica non ha intralci nella sua missione religiosa e civile.

2. Orientamenti della M. in Francia e in Inghilterra. – La M. politica ebbe campo di radicare in Francia dalla fine del sec. XVII, quando Giacomo II Stuart, perduto il trono d’Inghilterra, passò in Francia con le truppe rimastegli fedeli. Sorsero allora numerose logge giacobite che servirono a tener uniti gli esuli fra loro e questi con gli amici politici di Scozia e d’Inghilterra. In opposizione alle logge stuartiane, le quali avrebbero avuto quale primo Gran Maestro l’eroico e pio Carlo Rathcliff, fiorirono non meno numerose le logge orangiste; finché, cessate le rivalità politiche tra Francia ed Inghilterra, si cercò una conciliazione anche fra le due M. Se ne rese patrono autorevole il cavaliere di Ramsay (1685-1743), amico fedele, poi biografo ed editore, di Fénelon, dal quale era stato riconciliato con la Chiesa cattolica. Al Ramsay è dovuto un celebre Discorso stampato la prima volta nel 1738 insieme con le Costituzioni riformate di Anderson che esercitò sulla M. un’influenza non meno vasta e profonda di queste. Temperamento idealista e mistico, egli si studiò di liberare la M. dalle pastoie della politica e di metterla a servizio di un ideale spirituale, umanitario e morale.

Le complesse circostanze tra cui si svolse l’attività massonica in Francia non permisero che i generosi propositi del Ramsay giungessero a maturità. Sotto il lungo governo del Gran Maestro conte di Clermont (1743-79), e in quello del successore, duca Luigi Filippo d’Orléans (Philippe Egalité), la M. francese sempre più si allontanò dall’ideale cristiano. Le logge massoniche, sotto il conte di Clermont, furono teatro di spettacoli indegni, la M. ne andò screditata e si frazionò in innumerevoli obbedienze dai nomi più eterocliti e bizzarri. Il duca d’Orléans si adoperò a riorganizzare la M. in un corpo saldo e compatto, e in parte vide coronati i suoi sforzi. Appoggiata ad alti e potenti protettori, la M. poté contare nelle sue file molti dei principali esponenti della magistratura, della scienza e dell’esercito. Fra le molte logge della capitale, La Loge des neuf Soeurs era riservata ai massimi campioni dell’illuminismo, dell’enciclopedismo e della Rivoluzione: ne fecero parte Lalande, Helvétius, Franklin, Condorcet, La Fayette e Voltaire.

Dalle logge emanava la propaganda di dottrine dissolvitrici di ogni autorità, che corrodevano i gangli della vita sociale contemporanea; e, se gli storici non sono d’accordo quanto all’efficacia che la M. esercitò sulla Rivoluzione Francese, tutti però riconoscono che le logge furono i canali più attivi di diffusione di quelle idee che ne formarono il substrato ideale. Strano, ma caratteristico indizio del tempo è il trovare fra gli ascritti alla M. Luigi XVI e i fratelli, e l’amoreggiare con essa di non pochi ecclesiastici intinti di gallicanismo e ostili alla Curia romana.

“Alla vigilia della Rivoluzione – dice il Berteloot – s’incontrano in quasi tutte le logge preti appartenenti a tutti gli Ordini religiosi…. priori e superiori di conventi, senza contare i curati e i vicari”. Lo stesso si verificava in Belgio : a Liegi nel 1774 tutti i canonici della Cattedrale erano massoni; a Mons esisteva una loggia riservata a soli ecclesiastici; in genere fin dal 1745 vigeva un precetto che prescriveva ai massoni belgi la perfetta osservanza della religione in cui erano battezzati.

Dal principio della Rivoluzione Francese (1792) la M. francese ufficialmente dormì, Philippe Egalité si dimise da Gran Maestro, e la carica restò vacante diversi anni. Solo nel 1799 la Gran Loggia di Francia sorse a rivendicare il diritto, che pretendeva competerle, di unico organo legittimo della M. francese. Ma il Direttorio adoperò largamente la M. in servizio dei suoi organi diplomatici; parecchi dei suoi generali, come Masséna, Cambacères ecc. erano attivi massoni. Napoleone, divenuto imperatore, si servì più largamente ancora della M. come mezzo di dominio, risuscitò in tutti i paesi sottomessi una M. a modo suo, mettendone a capo qualcuno dei suoi fratelli o favoriti. Giuseppe Bonaparte fu Gran Maestro a Parigi, poi a Napoli, dove ebbe a successore il Murat; Luigi Bonaparte in Olanda, Eugenio di Beauharnais del Grande Oriente d’Italia, creato nel 1805 a Milano, confederato con quello di Parigi.

3. M. in Italia. – Stabilitisi gli Stuart a Roma, ivi spuntò qualche loggia scozzese. Sono stati pubblicati i protocolli di una di tali logge che operava al tempo di Clemente XII (W. J. Hughan, The Jacobite Lodge at Rome 1735-37, Leicester 1910). A Firenze fu aperta una loggia nel 1733 per opera dell’archeologo inglese Stosch e del poeta toscano Tomaso Crudeli suo maestro d’italiano, per cui questi subì un processo nel 1739 dall’Inquisizione (F. Sbigoli, Tomaso Crudeli e i Primi framassoni in Firenze, Milano 1884). Fin dal 1736 anche a Bologna la S. Inquisizione ebbe ad occuparsi della M. (Battistella, Il S. Offizio e la Riforma in Bologna, ivi 1905, p. 150). A Napoli la regina Maria Carolina, sorella di Giuseppe II, si servì della M. come di un mezzo di governo.

Nei territori soggetti all’Austria, Francesco Stefano di Lorena, Maria Teresa e Giuseppe II protessero la M. Quest’ultimo con un’ordinanza del 21 gen. 1786 la metteva addirittura sotto la “tutela dello Stato”: e in verità il suo regno fu l’epoca d’oro della M. L’Alfieri, nell’Impostura, bolla mordacemente la setta e i suoi aderenti come troppo accomodanti e sempre in caccia dei propri tornaconti.

4. La M. dopo la Restaurazione. – Distrutta l’organizzazione della M. in Italia e indebolita negli altri paesi latini, essa vigoreggiò nei paesi anglosassoni, con il favore dei sovrani e delle classi dirigenti; e ciò specialmente negli Stati Uniti, dove la M. è rimasta ancor più che in Inghilterra attaccata ai principi tradizionali. Non si potrebbe tenere dietro alle vicende della M. nei vari paesi senza perdersi in un labirinto. Basti un cenno delle vicende della M. francese, per la stretta connessione che essa ha avuto ed ha con quella italiana. Luigi XVIII (1815-24), iniziato in gioventù, non prese contro la M. misure repressive; uno dei suoi ministri, Decazes, fu Supremo Gran Commendatore. Le giornate di luglio vennero celebrate dalla M. come un trionfo proprio. Luigi Filippo (1830-48), pur avendo già rivestita la carica di Gran Maestro, non si mostrò amico della M., né volle che il duca d’Orléans accettasse il titolo di Gran Maestro. Il colpo di Stato del febbr. 1848 veniva rivendicato dalla M. come il risultato di un congresso massonico tenuto a Strasburgo nel 1847, con l’intervento di tutti i principali esponenti del governo rivoluzionario. Lo stesso Lamartine ebbe a dichiarare che l’esplosione era emanata du fond des loges. Napoleone III, imitando anche in ciò Napoleone I, si servì della M. come d’un instrumentum regni, e vi pose a capo uomini fidáti, quali Luciano Murat suo cugino, il maresciallo Magnan, e il gen. Mellinet, manovrandola secondo l’opportunità, religiosa o politica, e frenandone gli eccessi.

Sotto la Repubblica la M. riconquistò una piena autonomia e a poco a poco prese tale ascendente da fare dei poteri pubblici un proprio strumento, assoggettando il paese ad una vera e propria tirannia settaria. Il 26 apr. 1871, un corteo massonico di ben diecimila individui, con emblemi ed insegne, si recò trionfalmente all’Hotel de Ville a rendere omaggio al governo della Comune, riguardandosi come due potenze alleate. Non è il caso di diffondersi in particolari sul programma di laicizzazione attuato dalla M. in Francia e sui metodi messi in azione per asservire la gerarchia ecclesiastica ed estirpare gli Ordini e le Congregazioni religiose (v. FRANCIA). Basti dire che il Grande Oriente di Francia deliberò nel 1878 di abolire dalle Costituzioni il paragrafo che poneva come fondamentale la credenza nell’esistenza di Dio e nell’immortalità dell’anima e ordinò di eliminare anche dai rituali tutto ciò che vi faceva allusione; onde la M. britannica e tedesca ruppero le relazioni con esso.

V. LA M. NEL RISORGIMENTO E NELLA VITA PUBBLICA ITALIANA. – Chiuse le logge e soppressi dai governi restaurati i due Grandi Orienti di Napoli e di Milano, la M. italiana si disperse : i superstiti si rifugiarono sotto la tutela del Grande Oriente di Francia e cercarono di esplicare la loro azione attraverso la Carboneria, spesso riuscendo ad accaparrarsi posti di comando. Domenico Angherà attesta d’avere nel 1848 tentato di ricostruire un Grande Oriente a Palermo, ma l’iniziativa ebbe breve durata. La M. italiana riprese vita a Torino nel 1859 per opera di persone molto vicine al Cavour. La loggia torinese “Ausonia”, in unione con il “Trionfo ligure” di Genova e gli “Amici veri vittoriosi” di Livorno, ricostituirono il Grande Oriente d’ltalia. Primo Gran Maestro fu eletto Livio Zambeccari, sostituito dopo brevissimo

governo da Costantino Nigra, l’uomo di fiducia di Cavour, nell’evidente proposito di non dar ombra al governo e di interessare la M. francese alla causa italiana, essendo

il Nigra ambasciatore a Parigi. Il Lenzi attesta risultare da documenti pubblicati da lui su “L’acacia” che la persona designata all’alta carica era Cavour stesso, ma che tale disegno venne troncato dalla morte prematura di lui. Quasi contemporaneamente al Grande Oriente di Torino, ne sorsero uno a Palermo, di tendenze repubblicane, che proclamò Gran Maestro Garibaldi, ed uno a Napoli, ad iniziativa del ricordato Angherà. Ma, scomparso il Cavour e ritiratosi il Nigra, incominciarono subito lotte e scissioni, nelle quali si esaurì in gran parte l’attività di quei nuclei massonici rivali.

Trasferita la capitale d’Italia a Firenze, una costituente massonica, avvenuta in detta città nel 1865, confermò nel grado di Gran Maestro G. Garibaldi e gli diede come Gran Maestro aggiunto Antonio Mordini. I non pochi sforzi di Garibaldi per un accordo tra i corpi rivali di Palermo e Torino, condussero nel 1876 alla creazione di un Supremo Consiglio di Roma; quindi nel 1879, con intervento di alcuni Supremi Consigli esteri, di un Supremo Consiglio d’Italia, nominando primo Sovrano Gran Commendatore Giorgio Tamajo.

Sotto il Gran Maestrato di Giuseppe Mazzoni (1878-80), di Giuseppe Petroni (1882-85), e soprattutto di Adriano Lemmi (1885-95), la M. italiana fece progressi notevoli, data anche l’astensione dei cattolici dalla vita politica. Però, nonostante per più decenni avessero in mano il potere grandi dignitari massoni, quali Lanza, Cairoli, Depretis, Di Rudinì, Crispi, Zanardelli, Fortis, solo parzialmente essa riuscì ad attuare il suo programma di laicizzazione, nel quale la M. s’era impegnata con il maggiore accanimento; la totale separazione dei due poteri, l’abolizione delle guarentigie, il divorzio ecc., urtarono contro il profondo senso cristiano della nazione. Riuscì invece ad impedire la riconciliazione dell’Italia con il papato, definita “mostruosa conciliazione”, ” stupida conciliazione “, e deprecandola come il maggior pericolo che potesse correre la patria e la libertà (Rivista massonica, 1883, p. 88; 1884, p. 103; 1886, p. 32). Sono note le interferenze della M. per mandare a vuoto i sondaggi fatti da Leone XIII nel 1887 presso Crispi, tramite il p. Tosti; le declamazioni del Bovio, con le repliche dello Zanardelli e del Crispi; il solenne encomio dato a quest’ultimo da Adriano Lemmi, per aver “rinvigorita con sapienza civile la lotta contro il pretendente del Vaticano” (25 giugno 1888). Grazie alla sua intransigenza anticlericale, attesta il Lemmi (rivista cit., 1886), la M. italiana si cattivò le simpatie della M. mondiale, che vedeva in essa la sentinella avanzata contro “il nemico più inveterato, più accanito, più ostinato e feroce” : il papato.

Con la morte del Lemmi (1906) la M. italiana si scisse : Saverio Fera, ch’era Luogotenente Gran Commendatore dei Supremo Consiglio di Palazzo Giustiniani, sede della M. bleu fino dal 1901, ricusò di riconoscere il Gran Commendatore effettivo nuovamente eletto Achille Ballori, e insieme con i suoi aderenti costituì un Supremo Gran Consiglio autonomo ed una Grande Loggia nazionale di rito scozzese antico ed accettato (1908), riconosciuta dai Supremi Consigli convenuti a Washington nel 1912. Alla M. di Palazzo Giustiniani si rimproverava d’essersi tutta data alla politica, d’essere diventata una setta ateistica, d’interferire sulle attività proprie del Parlamento e del governo, d’aver dato cioè all’Italia una cattiva copia della M. francese. Supremo Gran Commendatore e Gran Maestro della nuova M. fu confermato il Fera, che ebbe per successori Ricciardi, William Burgess, e quindi Raoul Palermi (1919). A Palazzo Giustiniani, al Ballori successero nell’ufficio di Gran Maestro Ettore Ferrari (1904-17), Ernesto Nathan (1917-1921), fiero anticlericale, rimasto famoso per le volgari contumelie lanciate contro il Vaticano, e Domizio Torrigiani. Le due obbedienze erano legate alle due maggiori correnti massoniche del mondo, quella alla M. anglosassone, questa a quella francese.

VI. M. e Fascismo. – Per molti anni la stampa e l’Azione Cattolica rimasero quasi sole nella lotta contro l’invadenza massonica che a poco a poco si andava impossessando dei gangli vitali delle nazioni latine. Nel 1895 a Roma fu fondata una associazione antimassonica e nel 1897 si tenne un primo congresso internazionale a Trento, seguito da altri. Purtroppo mancarono di preparazione e mezzi adeguati, e ingenui apologisti rimasero vittima dell’enorme trucco loro giocato da un volgare impostore, Gabriel Antoine Jogand-Pagés (1854-1907), sotto il finto nome di Leo Taxil, che si diede per un transfuga dalla M. e simulò le più mirabolanti rivelazioni.

Un movimento di più forte efficacia contro l’onnipotenza massonica si suscitò in Italia, come in altri paesi, fra la gioventù aspirante a farsi largo nell’agone politico, e a contrastare il terreno, con mentalità rinnovata e in piena libertà di movimento, ai vecchi partiti. Nel Congresso socialista di Reggio Emilia del 1913 il Mussolini sferrò una energica campagna per l’eliminazione della M. dal Partito, e la proseguì a fondo su l’Avanti!, sostenendo l’inconciliabilità tra M. e socialismo. Nello stesso anno l’Idea nazionale, organo del Partito nazionalista, apriva un referendum sui tre quesiti: l) se la M. era “compatibile con le condizioni della vita pubblica moderna”; 2) se le ideologie cui s’ispirano materialismo, umanitarismo, internazionalismo, corrispondano alle “tendenze del pensiero contemporaneo”; 3) se la sua azione nella vita pubblica, esercito, magistratura, scuola ecc., fosse “in beneficio o in danno del paese”. Con generale stupore le risposte da parte dei personaggi più ragguardevoli per dottrina e posizione sociale, pubblicate sul giornale dal 31 luglio al 9 Ott. 1913, riuscirono un grande e solenne plebiscito di condanna. Il referendum, raccolto in volume, venne pubblicato con una prefazione di Emilio Bodrero (Inchiesta sulla M., Milano 1925).

Quanto alla prima guerra mondiale, la M. di Palazzo Giustiniani si vantava d’aver influito in senso decisivo sull’esito finale, ma fu proprio in questo momento che presero vigore, non solo in Italia, ma in quasi tutti i paesi d’Europa, quelle correnti spirituali che acuirono la crisi antimassonica, la più profonda che mai la M. abbia attraversata. Rispetto alla M. italiana una prima offensiva avvenne in seguito al Congresso internazionale massonico di Parigi dei 1917, dove sembra che gli interessi della nazione fossero stati assai male tutelati di fronte alle altre potenze alleate. Il Gran Maestro Ferrari si vide costretto a dimettersi. In seguito alla “marcia su Roma” e all’avvento del fascismo al potere (ott. 1927), la M. non fu seconda a nessuno nell’adesione e nel plauso. Se in ciò la M. di Piazza del Gesù non conobbe misura e ritegno, neppure Palazzo Giustiniani trascurò alcun mezzo per accattivarsi le simpatie del nuovo Partito, dichiarando sulla pubblica stampa che “a dar vita ed alimento a quel moto nel suo inizio furono anche nuclei di fratelli molto autorevoli”, e che la M. aveva “un’anima fascista”. In un’assemblea generale tenutasi a Palazzo Giustiniani il 28 genn. 1923 intorno alla politica del fascismo, se riserva ci fu, essa consisteva negli eventuali rapporti con il Vaticano, riaffermando il principio della “laicità (dello Stato) nella più rigida concezione”. Una conciliazione con il Papa, ebbe a dichiarare il Torrigiani, “avrebbe nel fatto restituito al Papa posizione di sovrano temporale”. Il governo rispose, tramite l’agenzia Volta, che queste dichiarazioni avevano suscitata “una impressione nettamente negativa”. Il Gran consiglio fascista, da un canto, l’Associazione nazionalista dall’altro invitarono i loro aderenti a scegliere tra M. e Partito (febbr. 1923), e il Popolo d’Italia, mettendo in rilievo questi fatti, affermava dover essere auspicato coronamento di essi l’accordo tra l’Italia e la Chiesa. Il 18 maggio 1925 il Parlamento deliberava all’unanimità l’abolizione delle società segrete e già dall’ag. 1926 si iniziavano quegli approcci con il Vaticano che si conclusero con il Trattato Lateranense dell’11 febbr. 1929.

La M. di Piazza del Gesù si sciolse spontaneamente con vive proteste di fede fascista. Quella di Palazzo Giustiniani, nell’atto di sciogliersi (6 sett. 1925) costituì un Comitato clandestino d’organizzazione con pieni poteri, per mantenere in vita l’ordine di fronte alle necessità del momento. Essa seguitò ad esplicare la sua attività sotto la protezione della M. francese. Il Torrigiani, ritenuto corresponsabile dell’attentato dell’on. Zaniboni e del gen. Capello alla vita di Mussolini, venne arrestato e condannato a cinque anni di confine in un’isola, ma liberato dopo qualche tempo, morì a Firenze il 31 ag. 1932.

VII. SFORZI DI CONCENTRAZIONE MONDIALE PER LA CONCILIAZIONE CON LA CHIESA CATTOLICA. – In un congresso internazionale di corpi massonici di diversi riti nel 1902 a Ginevra, sì tentò di ravvicinare le diverse potenze sparse nel mondo, per dare ad esse una base di maggior solidarietà ed unità. Il principio religioso, dalle potenze anglosassoni (Inghilterra, Prussia, Scandinavia, Nord America) ritenuto tuttora valido, era invece ripudiato da quelle latine (Francia, Italia, Portogallo, Spagna, Svizzera, Lussemburgo, Belgio, Olanda, Ungheria, Egitto, America latina); fu istituito un Bureau internatìonal des relations maçonniques, con sede a Ginevra, diretto da Ed. Quartier-La-Tente, già Gran Maestro della Gran Loggia svizzera “Alpina”. Da esso emanò nel 1921 una Association maçonnique internationale (AMI) con il compito principale di ravvicinare fra loro, a guerra ormai finita, vincitori e vinti, mercé l’azione conciliatrice della M. statunitense, divenuta, come un tempo la M. inglese, la potenza massonica più forte e autorevole, il centro di gravitazione dello scozzesismo mondiale. Ma non raggiunse l’intento; né la M. francese volle recedere dal proprio dottrinarismo volteriano, né quella tedesca piegare l’orgoglio nazionale ferito. Sicché la M. americana si ritirò dell’A.M.I., imitata dalle altre potenze solidali, e l’Associazione ginevrina perdé gran parte della sua autorità.

Al tempo stesso Ossian Lang, Gran Cancelliere della Gran Loggia di Nuova York, in viaggio nei principali centri d’Europa, fondò a Vienna, con l’appoggio dei maggiori esponenti della M. austriaca, lo storico Eugen Lennhoff e il dott. Kurth Reichl, una associazione affine alla precedente, la Freimaurerliga, che professava di rispettare qualsiasi confessione religiosa, con tendenze spiccatamente conciliative verso la Chiesa cattolica, come dimostrano alcuni articoli del dott. Reichl sull’organo della Liga, la Wiener Freintaurer Zeitung. Nel sett. del 1930 essa tenne un convegno a Ginevra, dove accorsero rappresentanti di molte nazioni.

Già nel periodico inglese The Freemason del 13 nov. 1909 si potevano leggere espressioni come la seguente: “Con lo spirito liberale dominante negli Stati Uniti e in Inghilterra siamo sicuri che la Chiesa si persuaderà col tempo che noi non siamo suoi nemici, ma suoi alleati nella lotta contro le mostruosità ateistiche che usurpano il nostro nome a profitto di loro basse manovre”. Ora il Lang, dal giro d’ispezione sopra accennato, prese occasione per far qualche sondaggio. Egli, insieme al Lennhoff e al Reichl, ebbe un incontro ad Aquisgrana il 21 maggio 1928 con il gesuita p. Hermann Gruber, uno dei più apprezzati studiosi di cose massoniche del tempo, per discutere intorno ad una possibile intesa. La cosa, trapelata nella stampa profana, diede luogo ai più svariati e strani commenti. In dichiarazioni pubbliche il Reichl ed il Gruber riconobbero la fondamentale opposizione di principi che rendeva impossibile una vera conciliazione. L’unica intesa possibile poteva consistere solo in una migliore comprensione reciproca e in una maggiore lealtà e correttezza polemica, la fine di congiungere le forze per resistere efficacemente contro l’invadente ateismo e il comunismo.

Qualche anno appresso Albert Lantoine, il più autorevole storico moderno della M., morto nel 1949, membro del Supremo Consiglio dei 33 di Francia, diresse un pubblico patetico appello a Pio XI, in un volumetto a stampa intitolato: Lettre au Souverain Pontife (Parigi 1936). Invocava anch’egli armistizio e tregua, sempre nell’intento di miglior comprensione per unirsi contro il nemico comune, il comunismo ateo, il nazionalsocialismo pagano, il fascismo. L’organo ufficiale della Gran Loggia di Francia sconfessò il gesto del Lantoine, ma esso ebbe larga eco sì nella stampa massonica che in quella profana. Il padre J. Berteloot, da esperto conoscitore, espose su la Revue de Paris (15 sett. 1938) l’aspetto cattolico della questione, che è stata poi ampiamente dibattuta dall’una e dall’altra sponda. Ne resta un documento caratteristico nei 2 voIl. del p. Berteloot (v. bibl.).

VIII. RESURREZIONE DELLA M. IN ITALIA. – Caduto il governo fascista in Italia, la M. tornò subito sulle posizioni perdute; ma tali e tanti furono i corpi massonici che si pretendevano legittimi credi di quelli scomparsi da derivarne una indicibile confusione. Il dott. Melwin Johnson, Sovrano Gran Commendatore della giurisdizione nord degli Stati Uniti, in un discorso del 18 apr. 1950 a Palazzo Brancaccio rivelò essersi formati “una ventina di Supremi Consigli e di Grandi Logge ” (Mondo massonico, 5 [1950], p. 34).

Va premesso che l’art. 13 della Costituzione della Repubblica Italiana, approvato l’11 apr. 1947 dall’Assemblea Costituente, stabilisce: “Sono proibite le associazioni segrete”. La situazione giuridica in cui la Costituzione pone le società segrete dovrà andar disciplinata da una apposita legge. Intanto essa non impedisce alla M. di esplicare la sua attività in segreto, bensì essa è tenuta, come le altre società, a denunziare ai poteri pubblici i propri statuti, le proprie sedi e i capi responsabili. Quattro principali obbedienze attualmente richiamano una speciale attenzione .

1. M. scozzese simbolica di Palazzo Giustiniani. Questa, avendo conservato una successione di continuità mediante i comitati provvisori di governo, ricostituì il 12 nov. 1945 i propri organi, creando in G. Guastalla il Sovrano Gran Commendatore e in G. Lay il Gran Maestro, con sede in un modesto quartiere del Palazzo Giustiniani, già proprietà della M. ora in mano dello Stato. Al Lay successe l’avv. Ugo Lenzi, che insieme alla carica di Gran Maestro riveste quella di Supremo Gran Commendatore. Questi, in vari discorsi fatti nei convegni regionali a Milano, Napoli, Torino, insiste sul punto della laicizzazione, per cui si tiene in posizione di vigile attesa verso il governo democristiano. Nel resto si professa in politica al di sopra dei partiti; in religione contrario ad ogni confessione dogmatica e per la “libertà di pensiero e di coscienza nella libera ricerca del Vero senza apriorismi, senza fabulazioni mitologiche, ma con la sola guida del buon senso, della ragione, delle scoperte delle scienze naturali e con l’ausilio della filosofia”. Adotta una dichiarazione di principi votata dalla Gran Loggia svizzera “Alpina” il 21 maggio 1949, secondo la quale si riconosce e invoca il Grande Architetto dell’Universo e viene ripristinato l’antico rito della Bibbia sull’altare. Considera i Patti Lateranensi come una “abdicazione di conquiste civili già acquisite dallo Stato di fronte al Vaticano”, e “una catena che dev’essere spezzata”.

2. M. di rito scozzese antico ed accettato. – Questo ramo ha ripreso un’organica omogeneità solo dopo lunghe e travagliate pratiche, anche a causa del disfacimento completo in cui lo aveva lasciato l’ultimo Sovrano Gran Commendatore Palermi, ora con l’abdicare, ora con il rivendicare le cariche già rivestite. Ad esso specialmente si riferisce la constatazione del dott. Johnson che si è riferita. Si giunse finalmente nell’ott. 1948 a radunare un congresso a Napoli, da cui emanò una Giunta provvisoria di governo con sede a Roma (via Sistina 48), destinata a predisporre una costituente nazionale che ebbe luogo in Roma, al Palazzo Brancaccio, il 24-25 apr. 1949. Questa, ottenuta la fusione di talune della Grandi Logge, spuntate dopo il fascismo, ricostituì un Supremo Grande Consiglio, di cui risultò eletto Supremo Gran Commendatore il sen. Arturo Labriola (rinunziante in sett. 1950); ed una Gran Loggia, della quale fu fatto Gran Maestro il sen. Giuseppe Fusco, quindi, rinunziando il Fusco, il col. Raffaele Ridolfi. La M. di Palazzo Brancaccio, eccetto il rito, non pare che molto differisca nel programma da quella di Palazzo Giustiniani. Le circolari emanate dal Labriola echeggiano principi e propositi press’a poco identici: “ristabilire la sovranità laica del paese”, reagire alla novella usurpazione clericale dei pubblici poteri “netta separazione dello Stato dalla Chiesa”, opporsi al Partito democristiano “datosi a tutt’uomo alla clericalizzazione d’Italia”, asservito alle mire ambiziose di potenza delle “gerarchie ecclesiastiche e del Vaticano” (circolari 25 giugno e 20 sett. 1949).

3. M. di rito scozzese autonomo e pseudocattolica. Questo gruppo risiede presso l’antica sede di Piazza del Gesù e risulta costituito dalla fusione di un certo numero di logge che facevano capo al barone Furio Romano Avezzana, m. a Roma il 15 giugno 1949, con altre logge dipendenti da G. C. Terzani e da Manfredi de Franchi, le prime con sede in via della Mercede, queste in Piazza del Gesù. L’Era Nuova, organo del gruppo, nel numero del sett. 1947, faceva la seguente professione di fede: “In una nazione cattolica come l’Italia, il cristianesimo dei liberi muratori italiani non può essere che l’unico, il vero, l’etica cattolica”. S’intendeva cioè inaugurare una M. cattolica. Sulla stampa profana si parlò di accordi tra il Vaticano ed una certa M., e si notò una intensa propaganda in ambienti cattolici per attirarvi adepti. L’arcivescovo di Trento, preoccupato di tali manovre, chiese al S. Uffizio quel che se ne doveva pensare; e il cardinale, segretario di questo S. Tribunale, il 20 apr. 1949, rispose: “nulla è avvenuto da poter far cambiare in questa materia la decisione della S. Sede, perciò rimangono sempre nel loro valore, per qualsiasi forma di M., le disposizioni del diritto canonico”.

Non cessando però questi artificiosi armeggi, L’Osservatore Romano del 19 marzo 1950 pubblicò un articolo del p. Cordovani, Maestro dei SS. Palazzi, in cui si smentiva che la M., almeno di certo rito, non fosse più in contrasto con la Chiesa, che anzi, per una specie di accordo conchiuso, era lecito ai cattolici ascrivercisi; ribadiva “Che nulla è mutato nella legislazione della Chiesa in ordine alla M.”, soggiungendo: “i vescovi sanno che il can. 684, e specialmente il can. 2335, che infligge la scomunica a quanti danno il proprio nome alla M., senza distinzione di riti, sono in pieno vigore, oggi come ieri; e tutti i cattolici lo debbono sapere e ricordare per non cadere nell’inganno”.

4. Aggruppamento scozzese di Bari. – Sorto presso una Loggia Madre “Onore e Giustizia”, di Bari, che aveva per venerabile tal Liborio Granone, eresse il 24 maggio 1945 un Supremo Consiglio Ortodosso per l’Italia meridionale e le isole, e quindi, trasferitosi a Roma, una Gran Loggia, di cui divenne Supremo Gran Commendatore e Gran Maestro il predetto Granone.

IX. DATI STATISTICI. – E difficile dare dati statistici della M. italiana ancora in via di ricostruzione. Su dati forniti da fonte ufficiale si calcola che, tra le famiglie regolari e irregolari, potranno esservi in Italia ca. mille logge, con un complesso di 50.000 associati. Il Grande Oriente di Palazzo Giustiniani supera le 400 logge con 25.000 iscritti.

La M. in Germania, che nel periodo prehitleriano si calcola contasse ca. 70.000 membri, dopo l’abolizione per, i decreti nazisti del 1933, fu sciolta e i beni confiscati. Prese a risorgere nel 1945 e ben presto riunì 6700 massoni provenienti da tutte le zone di occupazione, anche quelle soggette all’URSS, dove la M. è tuttora vietata. Si è ricostituita una Grande Loggia, con sede a Francoforte, con 146 sezioni locali, aventi a Gran Maestro il dott. Theodor Vogel di Bayreuth (Baviera).

La M. dell’America del nord, considerata già come la più forte e potente del mondo, negli ultimi decenni ha raggiunto nuovi notevolissimi progressi. E’ divisa in tre distinti rami.

M. simbolica (Master Mason), che trae origine dalla prima Gran Loggia di Londra e conferisce solo i primi tre gradi simbolici, distinta in Grandi Logge regionali e in una Grande Loggia nazionale, e conta ca. 3.000.000 di membri.

M. di rito scozzese, che conferisce i gradi dal 4° al 32°, distinta in due giurisdizioni . Supremo Consiglio della giurisdizione del Sud, fondato nel 1801, con sede a Washington, di cui è Supremo Gran Commendatore John Cowley, e conta 250.000 membri; e Supremo Consiglio della Giurisdizione del Nord, fondato nel 1813, con sede a Boston, il cui Supremo Gran Commendatore è Melvin M. Johnson, e conta ca. 300.000 membri.

M. del rito di York. Oltre ai corpi riconosciuti regolari, ed altri non riconosciuti tali, come la M. nera (The Negro Masons), la quale si crede conti ca. un milione di iscritti, esistono in America innumerevoli confraternite di carattere umanitario o ricreativo (Friendly Societies), considerate come ramificazioni massoniche, e contano dai sei ai sette milioni di iscritti. Dato che le statistiche del 1910 annoverano in tutte e tre le giurisdizioni in cui allora si dividevano gli Stati americani 1.321.530 membri, si può giudicare del grande progresso fatto in meno di un quarantennio. Non meno rilevante è l’aumento della M. mondiale, che nel 1910 si calcolava a ca. 1.744.878 membri, mentre oggi deve per lo meno ritenersi triplicata.

X. DOTTRINE E RITI. – La filosofia religiosa della M., sulle tracce segnate da Lessing, Herder e Fichte, pone tutte le religioni sul medesimo livello, considerando in esse non altro che il prodotto di quel dato grado di civiltà e di cultura che ha raggiunto il popolo che le professa; una tappa nel processo evolutivo dell’umanità, verso quella suprema meta in cui tutti gli uomini avranno raggiunto il possesso della “vera luce”. La fede cristiana e cattolica, alla quale le vecchie corporazioni operative rimasero sempre tenacemente attaccate, si è andata man mano dissolvendo, verso un perfetto agnosticismo religioso nella M. latina, che ha detronizzato Iddio e posto il Divin Redentore alla pari di tanti altri eroi dell’umanità. A dire del Findel, quella che per taluni sarebbe la vera filosofia della M. non è in realtà che una tarda sovrapposizione dell’età del filosofismo alla genuina dottrina massonica, la quale consisterebbe nei “principi eterni ed immutabili comuni a tutte le religioni”, principi che ognuno ha diritto di vagliare e far suoi con “piena libertà di opinioni”. Non dovendo la mente umana inchinarsi ad altre verità fuori di quelle ch’essa può da se stessa indagare e comprendere, ne segue che la religione cattolica, con le sue verità rivelate positive e dogmatiche, va eliminata come tutto ciò che non soggiace al controllo della ragione e della scienza, e relegata fra i miti e le superstizioni. La stessa formula del Grande Architetto dell’Universo che troneggia sull’ara del tempio massonico, e il volume della Bibbia, per i più non rappresentano che residui e tradizioni ereditate dalle vecchie maestranze e non implicano la positiva credenza in un Dio personale e nella Rivelazione, ma solo una certa religiosità evanescente che ciascuno può intendere a modo suo. La meta che la M. si propone di raggiungere è l’emancipazione dell’umanità da ogni sorta di schiavitù, civile, religiosa e morale. In ciò consiste il supremo grado di perfezione a cui il massone può e deve aspirare, attraverso il simbolismo e i misteriosi riti dell'”arte reale”. I tre gradi di apprendista, compagno e maestro, nei quali si concreta in compendio tutta la grande piramide degli alti gradi, corrispondono alle diverse tappe di questo cammino verso la “vera luce”. Il primo grado rappresenta il passaggio dal mondo profano alle soglie del nuovo mondo; il secondo, ch’è simboleggiato dal passaggio fra le colonne di Booz e di Jakin, introduce nel tempio della pura umanità; il terzo, il cui simbolo consiste nel tracciare dei segni su di una tavola, fa del massone la pietra ormai atta per l’edificio della perfetta umanità. A siffatte concezioni, circonfuse di un vago e vaporoso misticismo, vanno spesso congiunte altre pratiche esoteriche, gnostiche, teosofiche, spiritiche, cabalistiche.

Nella molteplicità di riti adottati nelle innumerevoli sette massoniche, esiste altresì una grande varietà di gradi. Il famigerato Giacomo Cagliostro fondò in parecchie città logge del rito di Memphis che avevano 90 gradi, e del rito di Misraim che ne avevano 96. Ma nello stesso rito scozzese, che è, il più antico e il più comunemente adottato, non mancano difformità quanto alla piramide dei gradi. Così il Rito scozzese filosofico ammette 18 gradi, lo Scozzese primitivo 25, 33 il rito Scozzese antico ed accettato, risultante dalla combinazione dello scozzesismo francese con un nuovo rito introdotto nel 1801 a Charlestown, nelle Caroline, che oggi è il più diffuso di tutti. Questi 33 gradi sono distinti in quattro classi : i primi tre, detti simbolici, comprendono i tradizionali gradi di apprendista, compagno e maestro; i quindici seguenti sono detti capitolari; i dodici ulteriori filosofici; e gli ultimi tre amministrativi e sublimi. Alle diverse categorie di gradi corrispondono i diversi organi gerarchici dell’Ordine, cioè Logge, Capitoli, Consigli, Grande Oriente e Supremo Consiglio. Quest’ultimo, che ha a capo il Sovrano Gran Commendatore, assistito da un Principe del Real Segreto, da un Grande Ispettore e da un certo numero di 33, di regola deve essere unico per ciascuna nazione e riveste i supremi poteri legislativi e giudiziari dell’Ordine. Molti degli appellativi attribuiti ai singoli gradi derivano da leggende medievali relative all’erezione del tempio di Gerusalemme ad opera di Hirami-Abi e all’arte muraria. Dal 300 grado in su il simbolismo cessa e subentra quello che in linguaggio massonico si chiama “real segreto” o “arte reale”, dovendosi supporre che a quel punto la luce si sia manifestata senza velo o mistero. Sarà opportuno notare che gli alti gradi non sono una invenzione recente. Già nella M. operativa e nella M. politica si andò adottando questo metodo fin dal sec. XVII, sia per porre argine ad iniziative individuali che potevano degenerare in anarchia, sia per motivi di ordine puramente amministrativo o politico. Ma la grande voga degli alti gradi incomincia al principio del sec. XIX.

XI. CONDANNE EMANATE DALLA S. SEDE. – La S. Sede non tardò a scorgere nella M. una istituzione infesta alla religione ed eversiva degli stessi ordinamenti civili: Clemente XII con lettera apostolica In eminenti del 28 apr. 1738 ne colpì gli aderenti con scomunica riservata al Pontefice, e ordinò ai vescovi di procedere contro i massoni come verso persone vehementer sospette di eresia, dichiarando che, nell’opinione pubblica, dare il nome alla M. equivaleva ad incorrere in una pravitatis et perversionis notam. Benedetto XIV rinnovò la condanna con la cost. Providas, del 17 maggio 1751, come fecero Pio VII, Leone XII ed altri. Vanno ricordate perché di particolare importanza la cost. Apostolicae Sedis di Pio IX, l’encicl. Humanum genus di Leone XIII, e l’allocuzione concistoriale del 20 nov. 1911 di Pio X.

La S. Congregazione del S. Uffizio il 27 giugno 1839 dichiarò che nella condanna generale va compresa anche la M. scozzese d’Irlanda e nordamericana; e il 20 giugno 1894 vi comprese talune associazioni umanitarie americane di emanazione massonica. La S. Congregazione di Propaganda Fide ha emanato istruzioni per i luoghi di missione. La disciplina vigente è compresa nei cann. 684, 2335 e 2336 del CIC; il primo ammonisce gravemente i fedeli di guardarsi dal dare il nome ad associazioni segrete, condannate, sediziose o sospette, o che comunque si sottraggono alla vigilanza ecclesiastica; il secondo infligge la scomunica ipso facto incurrenda riservata alla S. Sede a chi dà il nome alla M.; il terzo infligge pene speciali ai chierici. – Vedi tav. XXV.

BIBL.: Gli atti relativi alla M. emanati dalla S. Sede, si trovano per esteso, cronologicamente disposti, in : Codicis iuris canonici fontes cura E.mi P. Card. Gasparri editi (Roma 1923-39, 9 voll.), II nn. 412, 179, 481, 504, 507, 508, 542, 544; III, nn. 552, 563, 571, 591; IV, nn. 877, 896, 899, 932, 1012, 1056, 1080, 1085, 1100, 1204; VII, nn. 4871, 4910, 4937; VIII, 6432. Opere di bibliografia sistematica : *A. Wolfstieg, Bibliographie der freimaurerischen Literatur, Burg a. M. 1911-13, 3 voll.; F. Denais e R. Lay, Bibliographie de la Franc-Maçonnerie et des sociétés secrètes, Parigi 1912, Sgg.; * P. Maruzzi, Opere per una biblioteca massonica. Suggerimenti bibliografici, Roma 1921.

La Civ. Catt., il periodico italiano che ha seguito con particolare attenzione lo svolgimento dell’azione massonica, specialmente in Italia, offre negli Indici generali un’utile fonte bibliografica.

Opere storiche e di carattere generale: N. Deschamps-Cl. Jannet, Les Sociétés secrètes et la Société, ou Philosophie de l’histoire contemporaine, 3 voll., Avignone 1883; G. Bord, La Franc-maçonnerie en France des origines à 1815, Parigi 1908; W. Begemann, Vorgeschichte und Anfange der F. M. in England, in Irland, in Schottland, 4 voll., Berlino 1909-14; *R. F. Gould, The history of Freemasonry, Londra 1913; id., A concise history of Freemasonry, ivi 1921; *A. Lantoine, Histoire de la Franc-Maçonnerie francaise: I, La Franc-Maçonnerie chez elle, Parigi 1927; *G. Huard, L’Art Royal: essai sur l’histoire de la Franc-Maçonnerie, Parigi 1930; *E. Lennhoff, Die F. M., Vienna 1928; *A. Lantoine, II, La Franc-Maçonnerie écossaise, Parigi 1930; id., III, La Franc-Maçonnerie dans l’Etat, ivi 1935; J. Berteloot, La Franc-Maçonnerie et l’Eglise catholique, I, Perspectives de Pacification. II, Motifs de condamnation, 2 voll., Losanna-Parigi-Bruxelles 1942; id., Les Francs-Maçons devant a l’histoire. Origine et diversité, Losanna-Parigi-Bruxelles, 1949 (in continuazione). Circa i famosi trucchi del finto convertito Leo Taxil, v. H. Gruber, Leo Taxils Palladismus-Roman, oder Enthüllungen Dr. Batailles, Domenica Margiottas und Diana Vaughans über F. M. und Satanismus, Berlino 1897. Circa il compagnonnage, v. E. Martin St-Leòn, Le Compagnonnage. Son histoire, ses coutumes, ses règlements et ses rites, Parigi 1901; id., Histoire des Corporations de métiers, Parigi 1941.

Per la M. italiana in particolare si segnalano : H. Gruber, Mazzini, F. M. und Weltrevolution, Ratisbona 1901, trad. it. di P. Polidori, Roma 1908; D. Spadoni, Sètte, cospirazioni e cospiratori nello Stato Pontificio all’indomani della restaurazione, Torino 1904 (di 3 voll. promessi non uscì che il primo); O. Dito, M., carboneria ed altre società segrete nella storia del Risorgimento italiano, Torino-Roma 1905; *U. Bacci, Il libro del massone, Roma 1911; A. Luzio, La M. e il Risorgimento italiano, Bologna 1925, 2 voll. (sfronda i vantati meriti della M. nel Risorgimento); *G. Leti, Carboneria e M. nel Risorgimento italiano, Genova 1925 (polemizza col Luzio in difesa della tesi massonica); *U. Triaca, Abrégé de l’histoire de la Franc-Maçonnerie italienne, Parigi 1948, particolarmente interessante per i particolari sulle vicende più recenti. Sui programmi delle tre principali obbedienze massoniche in Italia dopo la ricostituzione, si veda, per quella di Palazzo Giustiniani, oltre l’organo La rivista massonica, i discorsi programmatici del Gran Maestro *U. Lenzi, Ai liberi muratori italiani, 20 marzo 1949, Roma 1949; Riunione massonica lombarda, 6 giugno 1949, ivi 1950; Rivendichiamo il XX Settembre, 18 sett. 1949; Riunione massonica piemontese, 17 dic. 1949, Roma 1950; nonché *G. Francocci, La M. nei suoi valori storici e ideali, con prefazione di U. Lenzi, Milano 1949; per l’obbedienza di Palazzo Brancaccio: *Il Mondo massonico, Bollettino ufficiale della Comunione italiana della M. universale di rito scozzese antico ed accettato, Napoli-Roma 1949 sgg.; per l’obbedienza di Piazza del Gesù: *Era Nuova – Bollettino massonico, Roma 1946 sgg. Notizie sintetiche accurate: K. Algermissen, in LThK, IV, pp. 167-72; U. Barengo, in Dizionario di Politica, III, 1940, 65-67; B. Dolhargaray, in DThC, VI coll. 722-31; Enc. Britannica, IX, 732-39; G. Gautherot, s. v. in DFC, II, coll. 95-131; A. M. Ghisalberti, a. v. in Enc. Ital., XXII, PP. 535-37; M. Rosi, s. v. in Dizionario del Risorgimento italiano, I. I fatti, 645-51.

Le voci distinte con * sono di fonte e di professione massonica.

Pietro Pirri S.J., dell’Ist. Storico della Compagnia di Gesù

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FUNZIONE DEI RITUALI IN MASSONERIA

Funzione dei rituali nella Massoneria

Genericamente si designano “rituali” quelle azioni umane, realizzate consapevolmente in aderenza a moduli tradizionali, alle quali viene attribuito valore simbolico.

Poiché dobbiamo esaminare gli aspetti del rito dal punto di vista massonico, quindi in chiave esoterica, esso non può essere considerato come un semplice insieme di formule, d’espressioni solenni, di prescrizioni, di regole, d’atti meccanici, ma va penetrato nella sua essenzialità.

Nell’ottica del suo significato più profondo la caratteristica della ritualità massonica è il SIMBOLISMO.

Il simbolo – cui la Massoneria attribuisce valore assoluto – è l’espressione di un linguaggio universale, ed è qualificato da una particolare prerogativa: in esso, l’elemento essenziale non è il segno, ma il significato inserito nel segno; quest’ultimo, solo ed esclusivamente dal significato trae valore e giustificazione.

I1 simbolo massonico in particolare riveste un suo specifico valore pregnante e condensativo, ed assume sempre una duplice funzione riassuntiva ed evocatoria.

Tutti gli studiosi d’esoterismo concordano nel sostenere che solo attraverso lo studio della forma simbolica è possibile accedere alla conoscenza delle verità d’ordine superiore: metafisiche, iniziatiche, religiose, magiche.

Unicamente attraverso il simbolismo può essere trasmessa la conoscenza dottrinale tradizionale, in quanto il simbolo è idea, e pertanto non individuale, ma infinito, universale.

Esso è oggettività pura, che prescinde da inquinamenti ambientali e settari, esprimendo delle verità comuni a tutti gli uomini, solo che ne sappiano penetrare il recondito significato.

Si pone in una dimensione cosmica, rapportandosi sia al pensiero che alla natura dell’uomo, e rappresenta quindi la vera espressione dell’universalità.

Abbiamo definito la ritualità ed il simbolismo, suo fondamentale elemento caratterizzante; ma prima di delineare la collocazione funzionale dei rituali nella Loggia Massonica, ritengo utile accennare genericamente anche alla classificazione del concetto di rito operato dalla Scuola Sociologica Francese, e da Durkheim in particolare: pur nell’ambito di una più complessa suddivisione, dal punto di vista della funzione e del contenuto i riti si dividerebbero in “positivi” e “negativi”.

I primi sono volti ad esaltare una relazione bilaterale tra sacro e profano,  basandosi sul principio della unificazione della vita sociale:. vedansi i così detti riti espiatori; sacrificali, totemici; mimetici (magia simpatica).

Tali riti vengono per altro configurati come una realizzazione sacrilega.

Riti negativi per contro sarebbero quelli che realizzano uno stato di netta separazione tra il sacro ed il profano ad esempio, la discriminazione tra giorni festivi (sacri) da quelli comuni (profani); ovvero i comportamenti ascetici, che separano l’individuo dal resto del mondo.

Tra i riti negativi vengono compresi – sempre dal punto di vista sociologico – anche le iniziazioni in genere , in quanto determinerebbero la separazione di alcuni individui dagli altri.

Più precisamente, i riti di iniziazione vengono qualificati come “riti di passaggio”, in quanto si articolerebbero in tre fasi diverse e successive: fase della separazione dell’individuo dagli altri uomini; fase di “maturazione” di questo passaggio; ed in fine, “l’aggregazione?’ al nuovo stato.

Aderendo a questa classificazione, già possiamo delineare una delle funzioni dei rituali nella Massoneria: il tramite strumentale che consente all’individuo di distinguersi ed elevarsi rispetto agli altri, e successivamente – con la ripetizione dei rituali stessi – di amalgamarsi all’Istituzione, per realizzare quei fini conseguibili solo attraverso la Loggia Massonica.

Ognuno di noi, ad un certo momento della sua vita, ha sentito la necessità di evadere dagli schemi dell’esistenza quotidiana, caratterizzata da un complesso di funzioni e di attività variamente ordinato, il cui significato non viene colto: si mangia, si dorme, si lavora, si sente, si soffre ma per giungere a che? Subentra inevitabilmente un atteggiamento di scetticismo in ordine alla reale portata del significato e della finalizzazione delle nostre azioni quotidiane. A questo punto, insorge l’esigenza di una più profonda realizzazione; della ricerca di un aspetto più elevato del nostro vivere, ed il desiderio di conoscere i veri significati della vita, con l’aspirazione a sviluppare la nostra interiorità. In altri termini, ci si è resi conto che per riconoscere la nostra autentica essenza dobbiamo percorrere la via della ricerca spirituale.

Ed allora abbiamo bussato alla porta del Tempio: quivi c’è stata indicata la via dello spirito, che abbiamo appreso non essere scienza, ma arte, la più elevata e sublime, quell’arte che trasforma in “Re” e “Sacerdote” – rispetto agli altri uomini – chi la pratica ed in essa si perfeziona, e per ciò definita ARTE REALE.

Ma come ogni arte richiede una tecnica per operare ed esprimersi, anche l’ARS REGIA necessita di un suo strumento operativo: i rituali appunto.

Si è detto che ritualità equivale ad azione, ma è azione che si diversifica dall’azione istintiva e da quella economica, in quanto non è destinata a soddisfare immediatamente istinti primario esigenze economiche: tali soddisfacimenti infatti rientrano negli schemi della vita ordinaria, e condanna l’uomo per i costanti rischi di fallimento e di insuccesso, conseguiti inevitabilmente alla precarietà dei mezzi atti a realizzarli, ed ingenerando pertanto stati angosciosi di attesa, di ricerca, di non riuscita, di sconfitta.

La ritualità ci salvaguarda dalla non disponibilità del reale e ci riscatta dalle cariche d’angoscia e d’incertezza che permeano la vita profana.

I rituali (si pensi all’apertura e chiusura dei lavori di Loggia) spezzano gli automatismi psicologici della vita quotidiana, ricostituiscono l’equilibrio messo in crisi dalle emergenze d’alea ed angoscia, ed attribuiscono nuova fiducia al gruppo ed al simbolo.

Scrive Gorel Porciatti nella “Simbologia Massonica” che nessun rito è senza valore, e che – anche se compiuto macchinalmente – l’atto ritualistico ha la sua efficacia; il Massone ne è occultamente influenzato al punto da non giungere mai a comportarsi in Loggia come a qualsiasi altra riunione.

i rituali – nella Massoneria – sono costituiti da una serie formale di atti e procedimenti di natura simbolica che implica di per sé un codice di comunicazione sociale, in quanto queste espressioni simboliche si incentrano nella costruzione del Tempio di Salomone.

L’io individuale, con tutti i suoi egoismi, si spersonalizza e subentra un sentimento di compartecipazione: ci si sente con gli altri uguali e fratelli.

I rituali costituiscono un mezzo comunicativo primario, poiché rendono operante il simbolo, sprigionandone quindi tutta l’essenza e l’universalità, e facendo vivere in ciascuno di tutti di noi l’essenza dello psicodramma che descrivono.

Ogni passo, “ogni gesto, ogni parola è un richiamo: vengono risvegliate le energie latenti dell’inconscio; risulta favorita la concentrazione simultanea; la mente di ognuno sconfina in uno stato di abbandono della coscienza normale, e da quelle parole, da quelle idee, da quei gesti, anche se ripetuti e non razionalmente compresi, si sprigiona una particolare energia psicologica che determina quella nota circolazione di fluidi che tutti beneficamente avvolge.

Un grande iniziato (Emilio Servadio) ebbe a dire che la semplice presenza, il semplice sentirsi accompagnati e per dir così sorretti dai nostri abituali simboli, ogni volta che ci accingiamo a lavorare insieme, è già tale da creare uno specifico clima d’operosità massonica, ineffabile ed intraducibile.

In sintesi, è la ritualità che determina la saldatura degli spiriti e consente la magia della “Catena d’Unione”.

L’utilità dei rituali può anche non essere avvertita immediatamente, ma non v’è dubbio che si deposita nel nostro subconscio: ed inevitabilmente. prima o poi, ne emergerà l’efficacia.

È stato scritto che l’esercizio di una prassi cerimoniale, anche per mezzo della semplice abitudine, crea perfino la seconda natura.

L’efficacia dei rituali non si esaurisce nella catena empirica delle cause e degli effetti; essa non si manifesta per vie squisitamente naturali, in quanto non costituiscono la pratica tecnica, ma tendono attraverso la ripetizione ed il simbolo a realizzare la natura più vera dell’uomo, rendendolo consapevole della sua partecipazione all’umanità e della sua discendenza divina; inoltre, soddisfano in lui le esigenze di un occasionale isolamento dalla vita quotidiana, per prendere contatto con ciò che è più essenziale.

I Fratelli in Loggia – attraverso i rituali – sentono profondamente di essere membri di una stessa Comunione, ed avvertono consapevolmente il vincolo che li unisce.

Ognuno si sente riscattato dalla sua insignificanza e casualità. Sempre, con la ripetizione di ‘un gesto, di una frase, di un rito, qualcosa di nuovo si verifica.

Poiché alla Massoneria non si accede per imposizione, nella Loggia la coesione può contare sull’affetto che gli iniziati sentono reciprocamente. Ma tale coesione – che quanto è più intensa tanto più rafforza la Loggia – si forma e si sviluppa con il frequentarsi assiduamente, con il conoscersi, con il lavorare ritualmente insieme e spesso: tutti indistintamente i Fratelli di Loggia sono protagonisti del lavoro muratorio rituale.

Vorrei anche aggiungere che tutti i segni. i toccamenti, le parole ed i riti che la Massoneria conosce per ogni suo grado debbono essere considerati come strumenti magici intesi ad attirare nel corpo e nel gruppo speciali influenze occulte ed a determinare e mantenere il risveglio iniziatico. La Massoneria Islamica usa l’espressione “per rendere vivente il corpo.

Ultima considerazione; se l’Arte si trasmette con l’Iniziazione rituale, è col silenzio che la si conserva.

La divulgazione dei Rituali determina inevitabilmente la loro deformazione; il non iniziato non deve usare gli stessi segni o pronunciare le stesse formule, ne indebolirebbe l’efficacia. I rituali vanno difesi dalla Volgarizzazione.

La disposizione della loggia o Tempio Massonico, varia secondo i Riti e i Gradi ma esistono regole assolutamente obbligatorie da osservare: la Loggia, di forma rettangolare. rappresenta il cammino che conduce dall’Occidente all’Oriente, cioè “verso la Luce”: il Trono del Venerabile all’Oriente, il suo !aro destro indica il Mezzogiorno. il lato sinistro il Settentrione.

II soffitto (lei tempio, in forma di volta. rappresenta il cielo stellato.

Infatti il Tempio simbolizza il Cosmo: ecco perchè è proibito ai Massoni di darne le dimensioni (debbono rispondere: “la sua lunghezza va dall’Occidente all’Oriente, la sua larghezza dal Settentrione al Meridione, la sua altezza dal Nadir allo Zenit.

Il nome stesso di Loggia, deriva etimologicamente dalla radice d’origine Indo-ariana, Ionke, iodke, in altre parole luogo del Cosmo, un luogo preciso, spazio ben indicato e precisato, in un punto dell’Universo.

La Loggia di Apprendista Libero Muratore è composta di tre “appartamenti”: la Sala dei Passi Perduti. il Gabinetto di Riflessione, il Tempio.

La Sala dei Passi Perduti non ha lana particolare decorazione, su di essa da la porta del Tempio. e ad una sua parete è esposta la Bolla di Fondazione della Loggia emessa Grande Oriente.

Il Gabinetto di Riflessione è una piccola stanza tappezzata di nero con emblemi di morte: i simboli e gli arredi in esso contenuti sono illustrati nella piantina allegata in figura assieme al quadro che lo rappresenta.

Il Tempio, è decorato in azzurro. è di forma rettangolare con un’unica porta di ingresso che viene considerata orientata ad Occidente.

Ai lati della porta, al centro della parete d’Occidente del Tempio sono due colonne: a destra una colonna corinzia con incisa nel fusto la lettera “J” che sostiene sul capitello tre melagrane dischiuse: a sinistra una colonna dorica con incisa sul fusto la lettera “B” che sostiene sul capitello un globo terraqueo. Sulla stessa parete all’estrema destra la statua di Venere: all’estrema sinistra la statua d’Ercole.

Per il 2′ Sorvegliante tra la Colonna “J” e la statua di Venere, è un seggio posto su di un gradino con un altare di forma triangolare sul quale sono posti: un Maglietto. un lume a una luce. una colonnina mobile di ordine corinzio, il collare della dignità con la perpendicolare per gioiello, il rituale dei lavori e una spada vicino al seggio posta in una basetta di supporto.

Per il 1′ Sorvegliante tra !a Colonna “B” e la statua di Ercole, è un seggio posto su due gradini con un altare di forma triangolare sul quale sono posti: un maglietto, un lume a due luci, una colonnina mobile di ordine ionico, il collare della dignità con la livella per gioiello, il rituale dei lavori, una spada vicino al seggio posta in una basetta di supporto.

Gli scanni dei Fratelli sono posti, in senso longitudinale, in doppia fila. lungo le pareti del Settentrione e del Meridione.

Gli .apprendisti prendono costo nella prima fila della Colonna del Settentrione.

I Compagni prendono posto nella prima fila della Colonna dei Meridione.

I Maestri prendono poso nella seconda fila; leggii scanni de! Meridione e del Settentrione.

Posti particolari sono assegnati ad altri Fratelli, secondo i vari incarichi in Loggia. per come indicato nella pianta del Tempio.

Lungo dette pareti sono disposte simmetricamente 12 colonne (sei a Settentrione e sei a :Meridione). che sostengono simbolicamente la volta del cielo, rappresentato nel soffitto dipinto di azzurro e cosparso di stelle secondo uno schema zodiacale.

Intorno alle pareti del Tempio corre un cordone di color rosso, appoggiato alle 12 colonne, formante sette nodi d’amore (il meridiano dei quali è al centro nella parete d’Oriente) le cui estremità terminano con fiocchi legati: alle colonne “J” e “B”.

Una parte dell’esedra appare incompleta.

La parte più importante del Tempio è l’Oriente dove siede il Maestro Venerabile.

Vi é una prima rampa di tre gradini che da accesso ad un podio dove sono i posti dell’Oratore, del Segretario e quello dei visitatori più illustri.

Collocato su altri quattro gradini, al centro, è il trono del Venerabile e davanti ad esso un’Ara Triangolare coperta da un tappeto azzurro sulla quale sono collocati: un Maglietto, un lume a tre luci. una colonnina ionica mobile, una squadra, la Spada Fiammeggiante, il  Libro delle Costituzioni, quello dei Regolamenti di Loggia insieme ai Rituali ed infine per gli usi previsti dal cerimoniale, il Collare della Dignità con !a Squadra per .gioiello.

il Trono del Venerabile è coperto da un baldacchino di velluto rosso con frange in nero sul battente dei quale é ricamato in oro e a grandi lettere il simbolo iniziatico:

A:’. G:’. D:’. G:’. A:’. D:’. U:’.

Sotto questo baldacchino più in alto del Trono del Venerabile è un Triangolo luminoso con la scritta in ebraico del Santissimo Nome del G:’. A:’. D:’. U:’.  (in alternativa se il Triangolo. invece dei Santo Nome porta un Occhio destro. si aggiunge più sopra la Stella Fiammeggiante con la lettera “G” in mezzo).

Completano la parete d’Oriente i seguenti arredi. simmetricamente al Trono del Venerabile: 

–          a settentrione. !a Bandiera nazionale, un trasparente luminoso con il Sole. la statua di Minerva;

–          al meridione. un trasparente luminoso con la Luna crescente (in posizione diversa da quella astronomica), il Labaro di Loggia.

Ai lati del Trono, sui podio, vi sono due tavoli:

–          uno per l’Oratore a Settentrione,

–          l’altro per il Segretario a Meridione.

Al centro sul limitare dell’accesso al podio dell’Oriente c’è l’Ara dei Giuramenti. coperta da un tappeto azzurro, su di essa sono: il Libro della Legge Sacra, la Squadra ed il Compasso ritualmente disposto, ed un candelabro a sette luci (Hamenorà).

Sul lato dell’ara rivolto ad Occidente sono poste le parole “Libertà – Uguaglianza – Fratellanza”

in terra, vicino all’Ara. e simmetricamente ai piedi del Trono, sono collocati:

–          dal lato degli Apprendisti (Settentrione): una pietra grezza, un filo a piombo o perpendicolare, un mazzuolo, uno scalpello:

–          dal lato simmetrico dei Compagni (.Mezzogiorno) sono collocati: una pietra cubica sormontata da una piramide, una livella, un regolo e una leva.

Verso il centro sono collocati: una tavola da tracciare, una squadra e una cazzuola.

Il pavimento, al di fuori del podio posto all’Oriente è a grosse piastrelle bianche e nere poste a scacchiera.

Al centro dei Tempio tre luci obbligatorie a fiamma viva. collocate ciascuna su un alto candelabro. disposte a Triangolo al centro del Tempio. in mezzo alle quali ritualmente viene posto il ‘Quadro di Loggia’.

Un’altra Luce rituale. posta come !e tre prima menzionate, è il Testimone che viene accesa sul podio al limite del  suo ingresso.

Per le sistemazioni descritte ed altre ulteriori di Fratelli ed oggetti rituali tedi l’allegata planimetria del Tempio.

ISTRUZIONI PER IL GRADO D’APPRENDISTA

.           L’apprendista nel tempio non ha diritto di parola

Età : Tre anni.

Ora di apertura : Mezzogiorno in punto.

Ora di chiusura : Mezzanotte in punto.

Batteria :  * * *   

Battere sempre le dita della mano destra sul palmo della  mano sinistra dall’alto verso il basso.

Batteria di giubilo : * * *     * * *      * * * Come la batteria semplice, ripetuta tre volte.con colpi brevi e secchi

Batteria funebre :  * * *     * * *    * * *

A braccia conserte destro sul sinistro. battere contemporaneamente le palme delle mani sulla parte superiore delle braccia.

Parola Sacra : B . . Z.

Parola di Passo : Nessuna.

Parola Semestrale : Gli viene comunicata nel Tempio in forma rituale.

Ordine: Stando in piedi. portare a piatto la mano destra sotto la gola. le quattro dita unite, il pollice distaccato a norma di squadra appoggiato sulla iugulare destra e il braccio teso orizzontalmente.

Braccio sinistro. mano con pollice a squadra. pendente lungo il fianco. Piedi a squadra. a 90°.

Segno: Stando all’Ordine ritirare la mano destra orizzontalmente facendola  cadere ungo il fianco.

Passi :            Stando all’Ordine porsi tra le colonne e fare, partendo con il piede sinistro, tre passi in linea retta. ricongiungendo a ciascun passo i piedi a squadra, senza battere i tacchi.

Toccamento :           Destra con destra. tre leggere pressioni esercitate con il pollice sulla prima falange dell’indice dei Fratello.

ORDINE DEI LAVORI

1)      Istruzioni del Grado: un ora prima dell’apertura rituale dei lavori è compito precipuo dei Sorveglianti impartire in locale adatto le istruzioni ai fratelli: 2° Sorvegliante agli Apprendisti. 1° Sorvegliante ai Compagni ed ai neo Maestri.Firma del registro delle presenze. (posto fuori dal Tempio) e giustificazione delle assenze.

2)      Attesa ordinata nella Sala dei Passi Perduti. ove i Fratelli vengono “allineati” dal l’ Esperto.

3)      Entrata nel Tempio del Maestro delle Cerimonie per il compimento di quanto gli compete (accensione dei Testimone con il Fuoco portogli dal Maestro Venerabile: combustione dell’incenso é avvio della musica di ingresso).

4)      Ingresso rituale.

5)      Apertura dei Lavori.

6)      Lettura della Tavola Architettonica tracciata nella precedente

7)      Tornata.

8)      Collocazione o tracciamento del “Quadro di Loggia”.

9)       Ricevimento dei Fratelli visitatori. (Se non sono entrati con i Fratelli di Loggia).

10)   Svolgimento dell’ordine del giorno.

11)   Ricreazione ripresa dei Lavori.

12)   Esame delle domande di iniziazione, di affiliazione ecc. ed eventuali votazioni.

13)  Chiusura dei Lavori.

14)  Maestro delle Cerimonie dopo aver spento le Tre Luci, toglie (o distrugge) il “Quadro di Loggia”.

15)  Uscita rituale dal Tempio, con eventuale supporto musicale.

INGRESS0 RITUALE NEL TEMPIO

Il Maestro delle Cerimonie ponendosi alla testa dei corteo dei Fratelli li conduce nel Tempio deambulando in senso ORARIO facendo loro compiere un giro passando da Settentrione ad Oriente. indi a Meridione. infine ad Occidente.

Seguono il Maestro delle Cerimonie – nell’ordine: gli Apprendisti, i Compagni. i Maestri. gli Ufficiali (preceduti dal 1′ e 2′ Diacono), i Dignitari (Tesoriere, Segretario. Oratore) l’ex Maestro Venerabile e le Tre Luci (2′ Sorvegliante. I° Sorvegliante e Maestro Venerabile).

Compiuto un giro prendono posto nella Colonna di Settentrione gli Apprendisti, poi nella Colonna di Meridione i Compagni, quindi nelle due Colonne, in modo che risultino equilibrate per numero di Fratelli. i Maestri. infine gli Ufficiali e i Dignitari. Tutti i Fratelli restano in piedi non all’ordine fino a che il Maestro Venerabile. raggiunto il suo Posto dice: “Fratelli. sedete”.

L’ingresso viene effettuato facendo la “squadratura” del Tempio che consiste nel procedere ritmicamente, in linea retta secondo i lati del Tempio. con conversione a squadra in due tempi in, corrispondenza degli angoli.

Durante i lavori i Fratelli chiamati a muoversi nel Tempio per l’adempimento delle loro funzioni deambulano in senso ANTIORARIO.

Il Fratello che viene fatto entrare nel Tempio prima che sia stato posto il Quadro di Loggia, compie la squadratura. guidato dal Maestro delle Cerimonie.

Se invece entra dopo. lo farà con i passi rituali.

Durante i Lavori. il Maestro Venerabile, il 1° ed i1 2° Sorvegliante non lasceranno

mai il Maglietto che terranno sempre sul. cuore. Il Fratello Copritore Interno impugna

la spada con la mano sinistra.

l Fratelli durante i Lavori siedono senza rigidità muscolare, in posizione eretta, con le palme delle mani appoggiate sulle cosce ed i piedi leggermente distanziati e paralleli (posizione detta del Faraone).

Il Fratello Maestro delle Cerimonie impugna l’Asta (di 144cm.) con le due mani: con la sinistra poco al di sotto del centro e la destra poco al di sopra. Solo nella marcia di uscita la posizione delle mani è invertita.

I Diaconi impugnano l’Asta (di 72 cm.) con la mano sinistra. tenendola verticalmente appoggiata alla coscia sinistra.

Quando i Frateìli sono chiamati a giurare il “Segreto sui Lavori compiuti”, eseguono stendendo il braccio sinistro in avanti. verso il Quadro di Loggia. stando nella posizione all’Ordine e pronunciando a chiara voce : “Lo giuro”.

APERTURA DEI LAVORI

I1 Tempio è in penombra

La colonnina (ordine dorico) del Maestro Venerabile è alzata e così resta per tutta la durata dei Lavori: quella del 1′ Sorvegliante (ordine ionico) è abbassata; quella del 2′ Sorvegliante (ordine corinzio) alzata.

Dopo l’ingresso rituale nel Tempio e prima di invitare i Fratelli a sedere, il Maestro Venerabile indossa il collare della dignità. imitato all’unisono da tutti gli altri Dignitari ed Ufficiali di Loggia.

Lui solo si copre il capo. quindi dice: “Fratelli sedete”.

Cessata la musica e nel silenzio più assoluto – rimanendo seduto – con la mano destra prende il maglietto contemporaneamente al 1° ed al 2° Sorvegliante e appoggiandolo al cuore dice:

* * * * *

M. Ven.          – Fratelli assistetemi ad aprire i lavori.

                        – Fratello 1° Sorvegliante. quale è il primo dovere di un sorvegliante in Loggia

1° Sorv.         – Il primo dovere è quello di assicurarsi che il Tempio sia debitamente coperto.

M. Veri.          – Assicuratevene, Fratello mio.

1° Sorv.         – Fratello Copritore Interno, fate il vostro dovere.

* * * * *

Il Copritore Interno, spada in pugno, batte tre colpi sulla porta. ai quali risponde, con ugual numero di colpi il Copritore Esterno. In mancanza del Copritore Esterno, Il Copritore Interno, assicuratosi che non vi siano altri Fratelli nella Sala dei Passi Perduti. chiude la porta del Tempio e depone la chiave sul Tavolo del 1° Sorvegliante. Nelle tornate in cui si celebrano delle iniziazióni, la chiave viene data’ in custodia al 2° Sorvegliante.

* * * * *

Copr. Int.       – Fratello 1° Sorvegliante il Tempio è debitamente coperto.

1° Sorv.         – Maestro Venerabile, il Tempio è debitamente coperto.

M. Ven.          – Fratello 1° Sorvegliante, qual’è il secondo dovere     dei Sorveglianti in Loggia ?

1° Sorv.         – E’ quello di assicurarsi che tutti i presenti siano Fratelli Liberi Muratori.

M. Ven.          – Assicuratevene. Fratelli 1° e 2° Sorvegliante

1° Sorv.           – Fratelli, in piedi.

* * * * *

I Fratelli delle Colonne si alzano volgendo il capo all’Oriente e si pongono all’Ordine e di mano in mano che i Sorveglianti. percorrendo le proprie Colonne in senso antiorario. si soffermano davanti a loro che danno il Segno. I Sorveglianti riprendono infine i loro posti. restando in piedi.

2° Sorv.         – Fratello 1° Sorvegliante, tutti coloro che compongono la Colonna di Settentrione    

                          sono Liberi Muratori.

1°Sorv.           – Maestro Venerabile, dai segni che danno, riconosco tutti coloro che compongono le    

                          due Colonne Liberi Muratori.

* * * * *

Il Maestro Venerabile si alza e con lui i Fratelli che siedono all’Oriente, mettendosi all’ Ordine.

* * * * *

M; Ven.          – Per coloro che siedono all’Oriente, rispondo io. –  (Batte un colpo di Maglietto).

M. Ven.          – Fratelli tutti, sedete.  –  Fratello 2° Sorvegliante, qual’è il dovere del Copritore

                          Esterno.

2° Sorv.         – Allontanare i profani e partecipare alla preparazione dei candidati.

M. Ven.          – Fratello 1° Sorvegliante, qual’è il dovere del Copritore Interno ?

1° Sorv.         – Ammettere i Liberi Muratori, ricevere i candidati        e obbedire agli ordini del Maestro

                          Venerabile, del 1° e del 2° Sorvegliante

M. Vena        – Fratello 1° Sorvegliante, qual’è il dovere del 2° Diacono ?

1° Sv.             – Stare alla destra del 1° Sorvegliante e portare gli ordini del Maestro Venerabile dal

                          1° al 2° Sorvegliante.

M. Ven.          – Fratello 1° Sorvegliante, qual’è il dovere del 1° Diacono ?

1° Sorv.         – Stare alla destra del Maestro Venerabile, portare i suoi ordini al 1° Sorvegliante e

                          agli altri Dignitari e Ufficiali, qualora occorra: attendere i messaggi del 2° Diacono.

M. Ven.          – Fratello 2° Sorvegliante, qual’è il vostro dovere?

2° Sorv.         – Stando a Meridione, osservare il Sole al suo meridiano, chiamare i Fratelli dal

                          lavoro alla ricreazione e dalla ricreazione al Lavoro

M. Ven.          – Fratello 1° Sorvegliante, qual’è il vostro dovere?

1° Sorv.         – Stando all’Occidente, osservare il corso del Sole e chiudere il Tempio secondo.

                          l’ordine del Maestro Venerabile, dopo aver accertato che ogni Operaio

                        abbia avuto ciò che gli è dovuto.

M. Ven.          – Fratello 1° Sorvegliante, perché il Maestro Venerabile siede all’Oriente ?

1° Sorv.         – Come il Sole, apparendo ad Oriente per dare inizio al giorno, illumina la Terra, così

                           il Maestro Venerabile, sedendo all’Oriente per dirigere i Lavori, istruisce i Fratelli   

                           con i1 Lume della propria Scienza Muratoria.

M. Ven.          – Fratello 1° Sorvegliante, a che ora gli Apprendisti Liberi Muratori hanno

                          consuetudine di aprire i Lavori ?

1° Sorv.          – A mezzogiorno, Maestro Venerabile.

M. Ve n.         – Fratello 2° Sorvegliante, che ora è ?

2° Sorv.          – Mezzogiorno in punto.

M., Ven.        – Fratello 1° Sorvegliante, qual’è 1a vostra età muratoria in Grado di Apprendista

1° Sorv.         – Tre anni.

M. Ven.          – Fratello 1° Sorvegliante a quale scopo ci riuniamo?

1° Sorv.         – Per edificare Templi alla Virtù, scavare oscure e profonde prigioni al Vizio e       

                          lavorare al bene e al progresso dell’Umanità.

M. Ven.          – (Batte un colpo di Maglietto) – Fratelli, in piedi all’Ordine.

* * * * *

Il Maestro Venerabile         batte un colpo di Maglietto e si alza assieme ai Fratelli ai quali ha ordinato di stare all’ordine.

Il Maestro delle Cerimonie si reca dal 1′ Sorvegliante e lo accompagna precedendolo all’Altare.

Il l’ Sorvegliante, giunto all’Altare, apre il libro della Legge Sacra alla pagina del Vangelo di San Giovanni e vi sovrappone il Compasso e la Squadra, quindi si gira per tornare al suo posto, sempre preceduto dal Maestro delle Cerimonie.

Accompagnato il 1* Sorvegliante, il Maestro delle Cerimonie ritorna al proprio posto.

* * * * *

M. Ven.          – Fratelli sedete. – (Batte un colpo di Maglietto)

(PAUSA)

                        – Fratelli 1° e 2° Sorveglianti, giacchè in grazia dell’ora e dell’età è ormai tempo di   

                          aprire i nostri Architettonici Lavori, avvertite i Fratelli delle vostre Colonne che, 

                          nel corso dei medesimi, non è più permesso ad alcuno di passare dall’una all’altra

                          Colonna e di intrattenersi in questioni di politica e di religione. Non è inoltre 

                          permesso ad alcuno di coprire i1 Tempio senza che ciò gli venga consentito.

                          Tutto, in questo Tempio, deve essere serenità, senno, benefizio e giubilo.

1.° Sorv.        – Fratelli della Colonna del Meridione, giacché in grazia dell’ora e dell’età è tempo di

                          aprire i nostri ..~~hitettonici Lavori, vi avverto che, nel corso dei medesimi, non più

                          permesso ad alcuno di passare dall’una all’altra Colonna e di intrattenersi in

                          questioni di politica e di religione. Non è inoltre permessa ad alcuno di coprire il

                          Tempio senza che ciò gli venga consentito. Tutto in questo Tempio, deve essere

                           serenità, senno, benefizio e giubilo.

2° Sorv.         – Fratelli della Colonna del Settentrione, giacché in grazia dell’ora e dell’età è tempo 

                          di aprire i nostri Architettonici Lavori, vi avverto che, nel corso dei medesimi, non

                          è più permesso ad *alcuno di passare dall’una all’altra Colonna e di intrattenersi in

                          questioni di. politica e di religione. Non è inotre permesso ad alcuno di coprire il

                          Tempio senza che ciò gli venga consentito. Tutto in questo Tempio, deve essere

                          serenità, senno, benefizio e Giubilo.

M. Ven. .        – (Batte un colpo di Maglietto) – Fratelli in piedi all’Ordine.

(PAUSA)

                       – Alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo in nome della Massoneria

                         Universale, sotto gli auspici del Grande Oriente Scozzese d’Italia – Comunione

                          di Piazza del Gesù, per i poteri a me conferiti. dichiaro aperti i Lavori in Grado  

                          d’Apprendista di questa Rispettabile Loggia  N° ………. all’Ori.ente. di ……..     

                          ………………………………………..Valle del  ……………………………….

                      – (Batte tre colpi di Maglietto)

–          

1° Sorv.          – (Batte tre colpi di Maglietto e alza la colonnina)

2° Sorv.         – (Batte tre colpi di Maglietto e abbassa la Colonnina)

* * * * *

Il Maestro Venerabile. il 1′ e il 2′ Sorvegliante scendono dai loro Scanni – e si avvicinano ai candelabri posti al centro del Tempio – il Maestro delle Cerimonie porge la fiamma (ossia un candelino acceso dalla fiamma del Testimone) al Maestro Venerabile che accende la prima torcia dicendo:

Che la Sapienza illumini il nostro Lavoro

Il Maestro Venerabile passa la fiamma al 1° Sorvegliante che accende la seconda torcia dicendo:

Che la forza lo renda saldo.

Il 1° Sorvegliante passa la fiamma al 2° Sorvegliante. che accende la terza torcia. dicendo:

Che la bellezza lo irradi e lo compia.

L’Ex Venerabile conclude (O in assenza dell’ex Venerabile l’Oratore)

Per il bene dell’Umanità e alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo.

A questo punto il Maestro delle Cerimonie spegne il Candelino e procede alla completa accensione del!e luci del Tempio che in precedenza, come annotato, era in penombra.

ll Maestro Veneratile e i Sorveglianti riprendono i loro posti.

* * * * *

M. Ven.          – A me Fratelli per il Segno e per la Batteria ( ° ° ° ).  Fratelli sedete.

                         (Batte un colpo di Maglietto)

                       – Fratello Segretario, vi prego di leggere la Tavola Architettonica  tracciata nella   

                          precedente Tornata.

* * * * *

Il Segretario legge la Tavola dei lavori precedenti. disegnata sul registro regolare.

L’atto della redazione comincia:

A.G.D.G.A.D.U.  In nome di San Giovanni di Scozia e sotto gli auspici della Serenissima Gran Loggia            Nazionale del GRANDE ORIENTE SCOZZESE D’ITALIA Comunione di Piazza del Gesù” oggi (e qui si metta la data massonica e La volgare) La R.L. ………………..     sotto il titolo distintivo di                     all’Or. di                            si è regolarmente riunita per convocazione ordinaria (o straordinaria) sotto il punto geometrico noto ai soli figli della Vedova

(qui si dirà il nome dei Dignitari e degli Ufficiali titolari presenti e quello dei supplenti.

nonché quello di tutti i fratelli intervenuti all’assemblea).

Indi: il Venerabile. dopo aver provveduto alla sicurezza del Tempio, apre i lavori in Grado di  . . . . . . . .

Qui l’esposizione articolata dei lavori. Si comincia col menzionare la lettura fatta della tavola degli ultimi lavori e l’approvazione della Loggia, dietro le conclusioni dell’Oratore.

Quindi si parla delle ricerche fatte dall’Esperto nella via smarrita, dei visitatori ritrovati, delle precauzioni prese per verificare le loro qualità massoniche e degli onori ad essi impartiti. Seguono i lavori di ricezione se ve ne furono. circolazione del sacco delle proposizioni, risultati, discussioni, scrutini: tronco della Vedova, mozioni intorno al bene generale dell’Ordine Massonico e della Loggia in particolare, appello ai Fratelli. menzione dei mancanti

senza giusta causa, catechismo, ecc. Sempreché si trascriva una deliberazione, il periodo

finisce così:

Deliberato in Loggia sedente alla unanimità (o maggioranza) di voti in questo giorno in pieno meriggio. La Tavola termina con quest’ultimo periodo: il Venerabile. Pagati e rinviati contenti gli operai, previe le invocazioni e batterie usitate. ha chiuso i lavori a mezzanotte piena.

La Tavola. udite le conclusioni dell’Oratore e con la sanzione della Loggia è sottoscritta dalle tre Luci, dall’Oratore medesimo e dal Segretario, ovvero da quei Fratelli che si trovino ad esercitare le funzioni interine di tali cariche.

Il Segretario legge stando in piedi, salvo contraria disposizione.

Al termine:

M. Veri.          – Fratelli 1° e 2° sorveglianti, avvertite i Fratelli delle vostre Colonne che, se non   

                          trovassero il tenore della Tavola in conformità col disegno tracciato nella 

                          precedente Tornata o se avessero osservazioni da fare, 1a parola è concessa.

1° Sorv.         – Fratelli della colonna del Meridione, se qualcuno non trovasse il tenore della Tavola

                          in conformità col disegno tracciato nella precedente Tornata o avesse osservazioni

                          da fare può chiedere la parola.

2° Sorv.         – Fratelli della Colonna di Settentrione, se qualcuno non trovasse il tenore della

                          Tavola in conformità col disegno tracciato nella precedente Tornata o avesse

                          osservazioni da fare può chiedere la parola.

RICHIESTA DI PAROLA

La parola può essere richiesta solo nei momenti in cui il Maestro Venerabile ha annunciato che i Fratelli possono richiederla. Viene effettuata la richiesta alzando la mano sinistra aperta con le quattro dita unite e il pollice a squadra. palmo in avanti all’altezza della spalla.

Durante i lavori in grado di. Apprendista i Fratelli che siedono nella Colonna di Meridione fanno richiesta al I’ Sorvegliante, quelli della colonna di Settentrione ai 2′ Sorvegliante; i Sorveglianti con un leggero inchino della testa fan capire al Fratello che hanno preso atto della richiesta. ed al momento opportuno comunicano (battendo un colpo di maglietto) la richiesta avanzata. al Maestro Venerabile, il quale risponde direttamente all’interessato. I Sorveglianti, l’Oratore ed il Segretario richiedono la parola direttamente al Maestro Venerabile così come fanno tutti i Fratelli che siedono all’Oriente.

Durante lo svolgimento dei Lavori in Grado di Compagno si osservano identiche modalità mentre quando la Loggia lavora in terzo Grado i Fratelli Maestri tutti chiedono la parola direttamente . al.. Venerabilissimo.

Terminate le eventuali osservazioni e dopo che il Segretario ha preso nota delle correzioni da citare nella Tavola Architettonica della Tornata in corso, quando nessuno più chiede la parola:

2° Sorv.         – Fratello 1° Sorvegliante, la mia Colonna tace.

1° Sorv.         – Maestro Venerabile, le Colonne tacciono.

M. Ven.          – Fratello Oratore, vi prego di darci le vostre conclusioni.

Orat.              – Propongo che la Tavola Architettonica venga posta ai voti per l’approvazione.

M. Ven.          – I Fratelli che approvano la Tavola Architettonica       alzino la mano al colpo del mio  

                          Maglietto.

Batte un colpo di Maglietto

I Fratelli votano alzando la mano sinistra e facendola ricadere a piatto sulla coscia.

M. Ven.          – Fratello Segretario annotate che la tavola è approvata all’unanimità (oppure a     

                          maggioranza).

Il Maestro delle Cerimonie porta al Maestro Venerabile e successivamente all’Oratore la Tavola per la firma; poi la riconsegna al Segretario che vi appone la propria.

Il Maestro delle Cerimonie depone o traccia al centro del Tempio. fra i tre candelabri. il Quadro di Loggia, premendo con la punta dell’Asta, il centro del Quadro stesso.

M: Ven.       – Fratello Maestro delle Cerimonie, osservate se nella Sala dei Passi Perduti vi sia  

                      qualche Fratello che chiede di entrare e introducetolo nella debita forma.

Il Maestro delle Cerimonie nel caso non vi fosse nessun Fratello annuncerà direttamente

M.d.Cer.      – Maestro Venerabile, nessun Fratello è alla porta del Tempio.

Il Maestro delle Cerimonie. se vi fossero Fratelli alla Porta del Tempio. ne annuncerà i nomi e le qualifiche massoniche, introducendoli uno alla volta (in ordine gerarchico a partire da Apprendista L.M.).

Ad ognuno, prima di essere ammesso. il Maestro Venerabile può rivolgere queste ed eventuali altre domande, come a suo giudizio gli detteranno saggezza e prudenza.

M. Ven.       – Fratello mio, da dove venite ?

Risp. Fr.      – Dalla Loggia di San Giovanni di Scozia N° … dal        titolo distintivo          all’Oriente     di

M. Ven.       – Che cosa Portate ?

Risp. Fr.      – Sottomissione al Maestro Venerabile, salute e prosperità a tutti i Fratelli.

M. Ven.      – Che cosa venite a fare ?

Risp. Fr.     – A vincere le mie passioni, sottomettere la mia volontà e a fare nuovi progressi nella

                     Massoneria Universale.

M. Ven.     – Rivestite qualche carica nella vostra Officina ?

Risp. Fr.     – Sì (o no), Maestro Venerabile.

M. Ven.     – Che cosa domandate, Fratello mio ?

Risp. Fr.      – Un posto tra Voi.

M. V en.      – Esso vi è accordato: andate dunque ad occupare il posto che vi sarà indicato dal

                      Maestro delle Cerimonie.

Indi la Loggia passa allo svolgimento dei Lavori posti all’Ordine dei Giorno.

L’INIZIAZIONE

I “riti iniziatici” sono derivati da fonti multiple: iniziazioni operative e di consorteria. “misteri dell’antichità”, rituali gnostici. alchemici. ecc., e per quanto concerne i rituali degli Alti Gradi, di origine Rosa•Croce. l’ermetismo cristiano.

GABINETTO DI RIFLESSIONE E ALCHIMIA SPIRITUALE

L’aspirante attua una “riflessione” e cioé, nel senso etimologico della parola. un ripiegamento su se stesso.

Il profano rappresenta la “materia prima” della Grande Opera Alchemica: il Gabinetto di Riflessione corrisponde all’alambicco (Zohar) dell’alchimista. al suo uovo filosofale (di origine orfico-itagorica) ermeticamente sigillato; il profano vi trova il sepolcro tenebroso nel quale deve volontariamente morire alla sua esistenza passata.

Il profano rinasce quindi rigenerato: il Gabinetto di Riflessione realizza una specie di sintesi della Creazione essendo condizione primaria per qualsiasi generazione, l’assenza totale di luce.

La parola V.I.T.R.I.O.L. è l’anagramma della formula ermetico-alchemica: Visita Interiora Terrae Rectificando invenies Occultum Lapidem (Visita l’interno della terra, rettificando troverai la pietra nascosta).

E’ un invito alla ricerca dell’EGO, dell’IO profondo. che altro non è se non l’anima umana, nel silenzio della sua meditazione.

I1 profano è “spogliato dei suoi metalli” in modo da ricondurre simbolicamente l’essere umano, allo stato naturale (i metalli tolti rappresentano la civiltà con. tutto ciò che comporta di artificiale), e, in modo da non intralciare gli influssi magici ai quali sarà esposto l’aspirante (i metalli ostacolano la circolazione delle correnti magiche).

Si denuda parte del petto (segno di franchezza e sincerità), una gamba (segno di umiltà) e gli si mette attorno al collo un nodo scorsoio, che rappresenta tutto ciò che trattiene il profano al mondo circostante.

SIGNIFICATO DELL’INIZIAZIONE

L’iniziazione è un processo apparentemente formale ma profondamente evocativo. destinato a realizzare psicologicamente nell’individuo il passaggio da uno stato dell’essere, reputato inferiore, ad uno stato superiore, la trasformazione del profano in iniziato.

Con una serie di atti simbolici, di prove morali e fisiche. si tratta di dare all’individuo la sensazione che egli “muore” per “rinascere” a vita nuova: realizzando l’introduzione di un mondo superiore. in uno stato psichico più perfetto dello stato profano.

Al limite estremo, l’iniziazione dovrebbe configurare una vera e propria sublimazione, che propone al soggetto di proiettarsi aldilà di qualsiasi stato condizionato.

L’iniziazione è intesa dunque come una realizzazione puramente interiore dell’essere umano. la realizzazione di una personalità che l’individuo aveva in sè allo stato virtuale. L’iniziato è colui che è per sua inclinazione avviato sul cammino della conoscenza: in questo l’iniziato si distingue dal “mistico” che è un “irregolare” un “isolato” mentre l’iniziato può essere tale prevalentemente per effetto di una organizzazione iniziatica, donde il carattere “sociale” dell’iniziazione.

Ciò può essere fornito dal di fuori (cioè la presenza dei membri dell’organizzazione) è per l’iniziato solo un aiuto, un appoggio, una catena di “corrente magica”, ma l’opera principale è svolta dal singolo su se stesso. In questo senso il segreto iniziatico è incomunicabile, perchè ognuno “personalizza” in qualche modo i dati del simbolismo rituale: i riti agiscono quasi impregnando il subcoscente cui danno una potenza ed una efficacia reale.

La iniziazione è una autenticizzazione dell’esistenza finalizzata ad asseverare valori da tradurre successivamente in atti di vita

INIZIAZIONE AL GRADO DI  APPRENDISTA

PREPARAZIONE DEL TEMPIO

Il tempio è immerso nella penombra ed è decorato con i simboli dei quattro elementi

Nel tempio preparato per l’iniziazione al Grado di Apprendista tra l’altro deve esserci:

A) Una coppa delle Libagioni per i liquidi dolce e amaro:

B) un recipiente in terracotta contenente sabbia di mare (peso la soglia del Tempio);

C) una capace bacinella contenente acqua (pura per la prova dell’acqua);

D) . un piccolo asciugamano;

E) un piccolo tripode contenente acool (per la prova del fuoco);

F) un cartone resistente e flessibile (per la prova dell’aria);

G) alcuni ostacoli da usare per il 2′ e 3′ viaggio;

H) un grembiule e un doppio paio di guanti.

 INIZIAZIONE AL GRADO DI APPRENDISTA PREPARAZIONE DEL CANDIDATO

Il candidato prima della iniziazione, fatto entrare nel Gabinetto di Riflessione. che rappresenta il Viaggio attraverso la Terra. dovrà rispondere per iscritto a queste tre domande:

Quali sono i doveri dell’Uomo verso l’Umanità?

Quali sono i doveri dell’Uomo verso la Patria?

Quali sono i doveri dell’Uomo verso sè stesso?

Le risposte che costituiscono il “testamento” saranno discusse in Loggia.

– (Dopo l’approvazione dei Testamento da parte della Loggia, il Fratello Esperto Preparatore – su invito del Maestro Venerabile – si reca dai profano e gli dà spiegazioni sui significato degli atti che sta per compiere e gli dirà):

Profano voi dovete assoggettarvi a delle prove; l’Istituzione della quale desiderate far parte si aspetta da voi coraggio e fiducia. condizioni essenziali perché passiate ricevere la Luce. “Lasciate che io vi prepari”.

– (Riferendosi alla consegna dei metalli e dei denaro):

Vi presentate spoglio di ogni sostanza metallica e del denaro, per significare che il Fratello Libero Muratore non abuserà mai delle ricchezze.

– (Togliendogli la giacca. slacciandogli il -colletto e scoprendogli il cuore):

Il fianco sinistro è scoperto in segno di sincerità e franchezza e sta a significare che nessun sentimento egoistico deve isolare il Libero Muratore dai suoi Fratelli.

– (Scoprendogli la gamba destra):

Ciò sta a significare la imperfezione della vostra mente offuscata dagli errori. dai preg~ e dalle superstizioni.

– (Facendogli togliere la scada del piede sinistro e facendogli calzare una pantofola):

,aò si richiama ad un uso degli orientali che si scalzavano prima di calpestare il suolo di un recinto sacro.

– (Mettendogli una corda al collo):

La corda simbolizza il cordone ombelicale che trattiene il bimbo alla sua matrice nello sforzo supremo di venire alla luce; tale corda sarà simbolicamente tagliata con la cerimonia dell’iniziazione.

– (Mettendogli la benda sugli occhi):

Questa benda sta a significare, con l’apparente cecità, la vostra ignoranza di fronte alla ;soneria.

Dopo essere stato così preparato. il Recipendario viene condotto alla porta dei Tempio dove il Maestro esperto batte ripetuti e forti colpi da profano.

INIZIAZIONE AL      GRADO DI APPRENDISTA –  RITUALE

M. Ven.       – Fratello Esperto, consegnate al Fratello Segretario i metalli del profano.

L’Esperto esegue.

                   – Fratello Esperto, recatevi dal profano e ritirate il suo testamento.

L’Esperto esegue.

A1 ritorno. bussa ritualmente; introdotto. rimane tra le Colonne con il Testamento piegato a triangolo e infilato sulla punta della spada. rivolto verso il Maestro Venerabile; invitato da questi. porta il Testamento all’Oriente.

Il Maestro Venerabile lo legge all’Officina.

M. Ven.       – Fratelli 1° e 2° Sorveglianti, pongo in.discussione il Testamento del profano.

1° Sorv.       – Fratelli della Colonna del Meridione, il Maestro Venerabile pone in discussione il Testamento dei profano.

2° Sorv.       – Fratelli della Colonna del Settentrione, il Maestro venerabile pone in discussione il Testamento del Profano.

Terminate le eventuali discussioni:

2§ Sorv;       – Fratello 1° Sorvegliante, la mia colonna tace.

1° Sorv.       – Maestro Venerabile. le Colonne tacciono.

M: Ven.       – Fratello Oratore. vi prego di darci le vostre conclusioni.

Orat.            – Propongo che il Testamento sia posto ai voti per l’approvazione.

M. Ven.       – I Fratelli che approvano il Testamento alzino la mano sinistra al colpo del mio       

                       Maglietto.

Esegue: Se la votazione è favorevole:

M. Ven.        – Fratello Oratore, vi prego di darci le vostre conclusioni.

Orat.             – Maestro Venerabile, ,in nome della Loggia e a norma dei Regolamenti e degli Statuti                 

                       che governano i1 nostro Ordine, vi chiedo di procedere all’Iniziazione del profano

M. Ven.       – Fratello Esperto, recatevi dal profano, informatelo che ci aspettiamo da lui il  

                       superamento delle prove che lo attendono per pervenire alla Luce.          Preparatelo come 

                       prescrive il Rito e conducetelo alla porta del Tempio.

L’Esperto si reca dal profano e dopo averlo preparato lo conduce alla porta del Tempio e lo invita a battere diversi colpi disordinati e forti!

Copr. Int.      – Fratello 2° Sorvegliante, si batte da profano alla porta del Tempio.

2° Sorv.        – Fratello 1° Sorvegliante, si batte da profano alla porta del Tempio.

1° Sorv.        – Maestro Venerabile, si batte da profano alla porLa del Tempio.

M. Ven.        – Fratello 1° Sorvegliante, chiedete chi osa battere così.

1° Sorv.        – Fratello 2° Sorvegliante, chiedete chi osa battere così.

2° Sorv.        – Fratello Copritore Interno, chiedete chi osa battere così.

Si fa notare che quando si tratta di ricevere un profano la custodia del Tempio è affidata al 2′ Sorvegliante: negli altri Lavori è affidata al 1* Sorvegliante.

I1 Copritore interno apre la porta. si informa. richiude e si reca dal 2′ Sorvegliante.

Copr. Int.      – E’ il Fratello Esperto che conduce un profano.

2° Sorv.        – Fratello 1° Sorvegliante, è il Fratello Esperto che chiede di introdurre un profano.

1° Sorv.        – Maestro Venerabile, è il Fratello Esperto che chiede di introdurre un profano.

M. Ven.        – Un profano si trova alla porta del Tempio ?’ Potrebbe essere un nemico. Fratelli, 

                        armatevi e state in guardia.

Tutti i Fratelli impugnano la spada con la mano sinistra.

M. Ven.        – Fratello Copritore Interno, chiedete al Fratello Esperto perchè vuole introdurr9&   

                       profano tra noi.

Il Copritore Interno socchiude la porta e si rivolge all’Esperto.

Copr. Int.      – Fratello Esperto, perchè volete introdurre un profano fra noi ?

Esp.             – Perchè desidera ricevere la Luce, essendo un uomo libero e di buoni costumi.

IL Copritore Interno chiude la porta. e si reca dal 2′ Sorvegliante e, a bassa voce. gli riferisce la risposta.

2° Sor•j.       – Fratello 1° Sorvegliante, il Fratello Esperto conduce un profano, uomo libero e di 

                       buoni costumi, che chiede la Luce.

?° Sorv.        – Maestro Venerabile, il Fratello Esperto conduce un profano, uomo libero e di buoni costumi. che chiede la Luce.

M. Ven.       – Poichè è libero e di buoni costumi, domandategli nome, cognome, età, professione e   

                      domicilio.

Il Copritore Interno. senza attendere ulteriori ordini, apre la porta e rivolge al profano le richieste anzidette, si reca poi dal 2′ Sorvegliante e gli trasmette a bassa voce le risposte…

2° Sorv.      – Fratello 1° Sorvegliante, il profano si chiama … Ha … anni, è di professione …. ed è

                     domiciliato A …

1° Sorv.      – Maestro Venerabile, il profano si chiama … ha … anni, è di professione … ed è

                     domiciliato a …

M. Ven.      – Introducete il profano nel Tempio.

L’Esperto conduce il profano tra le Colonne e rimane al suo fianco.

I1 Copritore Interno chiude la porta. quindi punta la spada sul cuore del candidato.

M. Ven.      – Profano, che cosa sentite sul petto ?

Profano         ……

L’Esperto non deve assolutamente suggerire alcuna risposta al profano;

M. Ven.      – Si tratta di una spada          La spada che è puntata in direzione del vostro cuore – sempre 

                     pronta a punire gli spergiuri – è simbolo del rimorso che vi torturerà se tradirete questa 

                     Istituzione della quale volete far parte, o se ne aveste chiesto l’ammissione allo scopo 

                    di servirvi della Libera Muratoria per ottenere vantaggi sociali ed economici.

II Copritore Interna ritira la spada e torna al proprio posto.

M. Ven.      – Profano che cosa avete sugli occhi ?

Profano         ……

M. Ven.      – La benda che copre i vostri occhi è il simbolo delle tenebre nelle quali si trova l’uomo,

                     dominato dalle passioni e immerso nell’ignoranza e nella superstizione. La Libera

                     Muratoria potrà aiutarvi a sciogliere codesta benda, ma prima dovrete dimostrarci la

                     vostra buona volontà rispondendo lealmente alle domande che vi rivolgerò.

                     Siete disposto ?

Profano         ……

M. Ven.          Che cosa volete da noi ?

Profano         ……

M. Ven.       – Dichiarate sui vostro onore che venite a chiedere la Luce Massonica liberamente e

                       spontaneamente, con disinteresse e spirito di sacrificio, per il vostro e per il nostro 

                       perfezionamento ?

Profano       – Lo dichiaro sul mio onore.

* * * * *

E’ sempre preferibile iniziare un profano alla volta, ma dovendo procedere all’elezione di un altro profano. il Venerabile invita l’Esperto a condurre il primo profano nella sala dei passi perduti, affidandolo al Maestro delle Cerimonie.

IL Rito verrà svolto. da capo per il secondo profano, che, nel frattempo, si trova nel Gabinetto di Riflessione.

Quando la cerimonia di Iniziazione del secondo profano ha raggiunto questo punto, il Venerabile invita il Copritore Interno ad introdurre il primo profano accompagnato dal Maestro delle Cerimonie che fungerà da 2′ Esperto.

M. Ven.       – Profano che cosa conoscete della Libera Muratoria?

Profano         ……

M. Ven.      – I principi della Libera Muratoria, comuni a tutti i fratelli sparsi per il mondo e fondati 

                      sulla ragione, rendono quest’Ordine inconfondibile ed universale. Tali principi sono

                      immutabili, ma sono anche così perfetti da consentire a ciascuno la piena libertà della

                      ricerca del Vero. La Tolleranza” – uno di questi princìpi – che noi consideriamo la

                      prima virtù del Libero Muratore, .permette a uomini di caratteri e condizioni diverse

                      di sedere fraternamente in questo tempio e di lavorare per gli stessi scopi col più

                      assoluto, affettuoso, reciproco rispetto

PAUSA

                    – Vi è stato detto che prima di far parte della nostra Istituzione dovete superare alcune 

                      prove. Siete pronto a subirle ?

Profano         ……

M. Ven.      – Profano, questa Istituzione ha le sue Leggi che impongono doveri reciproci da

                     osservare. Siccome nessuno vuole imporvi obblighi che non conoscete, la saggezza di

                      questa assemblea ha deliberato di dirvi quali saranno i vostri doveri …. se sarete

                      ammesso fra noi.

PAUSA

                    – Il primo è il silenzio più assoluto su quanto potrete udire o vedere tra noi.

PAUSA

                   – Il secondo è di praticare la virtù, di soccorrere i vostri Fratelli, di prevenire le loro

                      necessità, di alleviare 1e loro disgrazie e di assisterli con i vostri consigli e col vostro

                     affetto. Queste virtù, che nel mondo profano sono considerate qualità rare, sono tra

                     noi il compimento di un dovere gradito.

PAUSA

                   – Il terzo dovere sarà quello di conformarvi alle Leggi dell’Ordine dei Liberi Muratori e

                     ai Regolamenti di questa Loggia. Posso tuttavia assicurarvi che tali Leggi e tali   

                     Regolamenti non contengono nulla che sia contrario alle Leggi dello Stato o che possa

                     essere in contrasto con la vostra coscienza di uomo libero e giusto.

PAUSA

                  – Profano, ora che vi ho indicato i doveri principali di un Libero Muratore, persistete

                     ancora ? Avete la ferma intenzione di subire le prove alle quali vi sottoporremo ?

Profano         ……

M. Ven.      – Io debbo esigere da voi un giuramento fatto sulla “Coppa delle Libagioni”.

                     Acconsentite a prestarlo ?

Profano         ……

M. Ven.      – Fratello Esperto, fate avvicinare il profano; e voi Maestro delle Cerimonie, portate la

                     “Coppa dei Giuramenti”.

L’Esperto fa avvicinare il profano all’Oriente e lo invita a mettersi la mano destra sul cuore rimanendo in piedi.

Il Maestro delle Cerimonie avanza portando la Coppa dei Giuramenti.

PAUSA

M: Ven.       – Fratello Esperto, porgete ! a Coppa al profano e che egli beva.

Gli fa bere l’acqua dolce

 M: Ven.      – Profano pronunciate con me questo giuramento: “Io mi impegno sul mio onore al 

                       silenzio più assoluto su tutti i particolari relativi alle prove che sto per subire”.

PAUSA

M: Ven.      – Profano, dovete conoscere tutta l’importanza di un giuramento. Se voi mancaste alla

                      parola così solennemente data …. bevete.

Gli fa bere l’acqua dalla stessa Coppa ove è stata aggiunta, nel frattempo, una sostanza che la renda amara.

M: Ven.      – che questo liquido, che da dolce è diventato amaro sia per voi il simbolo dell’amarezza

                     e dei rimorsi dai quali sarebbe invaso il vostro cuore se lo spergiuro vi avesse sfiorato

                     le labbra.

(PAUSA)

M: Ven.      – Se avete qualche ripugnanza o qualche scrupolo, siete ancora libero di ritirarvi: ma vi

                     avverto, che fra poco non lo potrete fare più. Persistete a voler subire le prove ?

Profano         ……

M. Ven.     – Fratello Esperto, avendo già il profano compiuto il primo viaggio attraverso la Terra

                      nel Gabinetto di Riflessione, impadronitevi di lui e fategli compiere il secondo

                      viaggio.

* * * * *

L’Esperto gli farà fare alcuni giri. in senso antiorario, per il tempio nel quale sono stati posti piccoli ostacoli; i Fratelli produrranno forti rumori.

Al termine del viaggio. l’Esperto conduce il Candidato davanti al 2′ Sorvegliante che sarà sceso dal proprio seggio, e gli fa battere con la mano sinistra. tre colpi sulla spalla destra del 2′ Sorvegliante il quale punta il maglietto sul petto del profano e dice:

2° Sorv.      – Chi è là ?

Esp.            – Un profano che chiede di essere accolto fra i Liberi Muratori.

2° Sorv.      – Come osa sperarlo ?

Esp.           – Perchè è 1ibero e di buoni costumi.

2° Sorv.      – Se è libero e di buoni costumi che passi, dopo essere stato purificato dall’ACQUA.

Il 2′ Sorvegliante immerge tre volte la mano sinistra del Candidato nell’Acqua. L’Esperto gliela asciugherà e poi condurrà il candidato al centro del Tempio verso il fondo.

Se vi fosse un altro profano da iniziare, a questi si farà fare il secondo viaggio prima che l’altro profano ne cominci il terzo. Così per i successivi viaggi.

1′ Sorv.       – Maestro Venerabile, il secondo viaggio è compiuto.

M. Ven.      – Profano, il viaggio simbolico che avete compiuto è il quadro della vita umana.Il

                      rumore che avete udito ricorda le passioni che l’agitano; gli ostacoli che avete

                      incontrato, le difficoltà che l’uomo incontra e che non può vincere o superare se non

                      acquistando quella forza interiore che gli permetta di lottare vittoriosamente.

                      L’ACQUA vi ha reso mondo dalle impurità.

PAUSA

M. Ven.      – Fratello esperto, fate compiere al profano il terzo viaggio.

Gli ostacoli sono ridotti e il rumore limitato al tintinnare delle spade. L’Esperto conduce, con deambulazione antioraria. il candidato dal 1′ Sorvegliante che è sceso dal seggio e gli fa battere. con la mano sinistra, tre colpi sulla spalla destra del 1′ Sorvegliante il quale punta il Maglietto sul petto del Candidato e dice:

1° Sorv.      – Chi è là ?

Esp.            – Un profano che chiede di essere accolto fra i Liberi Muratori.

1° Sorv.      – Come osa sperarlo ?

Esp.           – Perchè è libero e di buoni costumi.

1° Sorv.     – Se è libero e di buoni costumi che passi, dopo essere            stato purificato dall’Aria.

Il 1° Sorvegliante prenderà con le due mani il foglio di cartone che energicamente sventolerà sul corpo del Candidato. dall’alto in basso, per tre volte. L’Esperto condurrà il Candidato al centro del Tempio verso il fondo.

1° Sorv.     – Maestro Venerabile, il terzo viaggio è compiuto.

M. Ven.    – Profano, avete trovato, in questo terzo      viaggio meno difficoltà e meno ostacoli. Essi            scompaiono via via sotto il passo dell’uomo che perseveri nel cammino iniziatico. Ma    

                    soprattutto l’attenuazione dei rumori indica che a questo livello le passioni dei sensi   

                    sono pressochè scomparse dopo essere stato purificato con L’ARIA.

PAUSA

M. Ven.    – Fratello Esperto,         fate compiere al profano il quarto viaggio.

Nessun ostacolo e nessun rumore. Il Candidato è condotto, con deambulazione antioraria.

presso il `Maestro Venerabile sceso dal Trono: gli si faranno battere. con la mano sinistra. tre colpi sulla spalla destra del Maestro Venerabile il quale punta il Maglietto sul petto del Candidato e dice:

M. Ven.    – Chi è là ?

Esp.          – Un profano che chiede di essere accolto tra i Liberi Muratori.

M. Ven.    – Come osa sperarlo ?

Esp.          – Perchè è libero e di buoni costumi.

M. Ven.    – Se è libero e di buoni costumi che passi, dopo essere stato purificato dal FUOCO.

L’Esperto fa passare per tre volte la mano sinistra dei Candidato sulla fiamma poi lo riconduce al centro dei Tempio, verso il fondo.

Il Maestro Venerabile riprende il suo posto.

1° Sor.                – Maestro Venerabile, il profano ha compiuto il quarto viaggio.

M. Ven.   – Profano con il Fuoco sono terminate le vostre prove. Questo Fuoco, sacra materia ignea  

                   che è racchiusa nel vostro essere, possa ardere incessantemente per il bene di tutta  

                   l’Umanità. Esso da mondo vi ha reso puro; ora si può liberamente manifestare  

                   l’ESSENZA che vi anima.

PAUSA

M. Ven.   – Profano, è il momento di ricordare il secondo dovere del Libero Muratore … soccorrere 

                   il proprio Fratello, alleviare le sue disgrazie, assisterlo con i propri mezzi. I1 Libero

                   Muratore compie questo dovere senza ostentazione e il suo aiuto rimane avvolto dal

                   segreto. Ma in questo momento non possiamo chiedervi aiuto per un bisognoso, perchè

                   voi non potete disporre dei vostri mezzi … Ricordate questo momento quando vi sarà

                   chiesto di donare il superfluo a chi ha bisogno. Come voi in questo momento, tutti

                   possono trovarsi senza risorse.

PAUSA

               – Non dimenticate mai il precetto universale ed eterno: possa non fare agli altri ciò che       

                  non vorresti fosse fatto a te, e fa agli altri tutto il bene che vorresti che gli altri facessero       

                  a te.

PAUSA

               – Profano, io sono disposto a premiare la fermezza che avete dimostrato nel subire le     

                  prove alle quali siete stato sottoposto. Prima però, voglio che ascoltiate la formula del      

                  giuramento che dovrete prestare:

                   Fratello Oratore, vi prego di leggere il giuramento.

Orat.          Legge il giuramento

Io                               figlio di         e di                           nato a                                il

liberamente e spontaneamente, con pieno e profondo convincimento dell’anima. con assoluta ed irremovibile volontà. alla presenza del GRANDE ARCHITETTO DELL’UNIVERSO

– PROMETTO E GIURO di non palesare giammai i segreti della Libera Massoneria. di non far  conoscere ad alcuno ciò che mi verrà svelato;

– PROMETTO E GIURO di prestare aiuto ed assistenza a tutti i Fratelli Liberi Muratori sparsi su tutta la superficie della Terra;

– PROMETTO E GIURO di consacrare tutta la mia esistenza al bene ed al progresso della Patria. al bene ed al progresso di tutta l’Umanità.

– PROMETTO E GIURO di adempiere ed eseguire le Leggi, i Regolamenti e le disposizioni tutte dell’Ordine e di portare ossequio ed obbedienza alla Suprema Autorità ed a quanti sono i miei superiori;

– PROMETTO E GIURO di mantenermi e conservarmi sempre onesto. solerte e benemerito cittadino, ossequiente delle Leggi dello Stato, amico, membro della mia famiglia, e Mas

sone per abbattere sempre il vizio e propugnare la virtù.

– PROMETTO E GIURO di non attentare all’Onore delle famiglie dei miei Fratelli.

– FINALMENTE GIURO di non appartenere ad alcuna Società che sia in urto o in opposizione con la Libera Muratoria.

M. Ven.    – Profano, vi concedo ancora qualche minuto per riflettere. Se, udendo la formula del

                    giuramento, vi fosse sorto nell’animo qualche dul:so e non vi sentiste di prestarlo, siete

                    ancora libero di ritirarvi …

LUNGA PAUSA

M.Ven.      – Profano, siete disposto a prestare giuramento

Profano         ……

COMINCIA LA MUSICA

Il Tempio è immerso nella penombra. I Fratelli mettono il cappuccio. L’Esperto. nel frattempo avrà tolto la corda al collo del Candidato e gli avrà fatto ricomporre gli abiti. lo conduce al centro del Tempio. I Fratelli in piedi all’Ordine dispongono le spade verso il Candidato.

M. Ven.    – Fratelli in piedi all’Ordine. Impugnate le spade.

Batte un colpo di Maglietto

PAUSA

M. Ven.    – Fratello 1° Sorvegliante, provvedete a far togliere la benda che copre gli occhi del       

                   profano.

1° Sorv.   – Fratello Esperto, togliete la benda dagli occhi del profano.

L’Esperto esegue

M. Ven.    – Profano, vedete le punte delle spade rivolte verso di voi? Esse simboleggiano la difesa         

                    che avrete da tutti i Fratelli se rimarrete fedele al giuramento e, qualora voi mancaste,            

                    la loro solidarietà nel punirvi.

PAUSA

M. Ven.   – Acconsentite, dunque, a prestare il giuramento ?

Profano         ……

M. Ven.   – Fratello Maestro delle Cerimonie e Fratello Esperto,       ccnducete il Candidato all’Altare: 

                  e voi Fratelli ritirate le spade, tenendole sempre impugnate e rimanendo all’Ordine.

* * * * *

Il Maestro delle Cerimonie e l’Esperto conducono all’altare il Candidato: Io `anno inginocchiare sul ginocchio destro: gli pongono la mano destra aperta sulla Squadra e Compasso che sono sul Libro della Legge Sacra; gli mettono nella mano sinistra un altro Compasso chiuso, ma con le punte rivolte verso il Cuore.

M. Ven.   – Batte un colpo di Maglietto

1° Sorv.   – Batte un colpo di Maglietto

2° Sorv.   – Batte un colpo di Maglietto

M. Ven.   – Profano, ripetete con me la formula del giuramento:

(Leggendo dal foglio sul quale il Neofita sottoscriverà il giuramento, dirà:

Io                           (dite il vostro nome)  liberamente e spontaneamente …………………..

CESSA LA MUSICA

M. Ven.   – Maestro delle Cerimonie, conducete il Candidato fra le Colonne.

Il Candidato viene accompagnato verso il Centro del Tempio. quasi in fondo.

Tutti restano all’Ordine.

M. Ven.    – Fratello 1° Sorvegliante, che cosa chiedete per il candidato

1° Sorv.    – La “LUCE”, Maestro Venerabile.

M. Ven.   – Che la Luce sia al terzo colpo del mio Maglietto.

Batte tre colpi di Maglietto

A1 terzo colpo il Tempio si illumina; vi provvederà a seconda dei luogo in cui si trova il dispositivo. un Fratello in precedenza designato.

I Fratelli si tolgono i cappucci e ritirano le spade.

M. Ven.   – Maestro delle Cerimonie, accompagnate il neofita all’Altare.

Si esegue. I1 Neofita è fatto inginocchiare sul ginocchio destro. I1 Maestro Venerabile scende dal trono. I due Sorveglianti si pongono ai lati del Neofita formando, con le loro spade, il triangolo sacro. Il Maestro Venerabile impugna la Spada Fiammeggiante, con la sinistra. la impone sulla testa del Neofita e pronuncia la formula:

RIPRENDE LA MUSICA MOLTO BASSA

M. Ven.   – Alla Gloria del Grande Architetto Dell’Universo e della Massoneria Universale,                

                   sotto gli auspici della  Serenissima Gran Loggia Nazionale del GRANDE ORIENTE    

                   SCOZZESE D’ITALIA – Comunione di Piazza del Gesù, in virtù dei poteri a me

                   conferiti, – IO TI INIZIO (Batte un colpo di Maglietto sulla Spada)

                                   – TI COSTITUISCO  (Batte un secondo colpo)

                                   – TI CREO  (Batte un terzo colpo)

                                  – APPRENDISTA LIBERO MURATORE

I1 Maestro Venerabile porge la mano all’Iniziato, lo fa alzare. gli da il triplice bacio – prima sulla guancia sinistra – dicendo:

M. Ven.   – Tu sei mio Fratello.

Se vi è un secondo Candidato si ripete.

Il Maestro Venerabile e i Sorveglianti tornano al loro posto.

Subito dopo Il Maestro delle cerimonie cinge con il grembiule i fianchi dei Neofita.

M. Ven.    – Questo Grembiule è il simbolo del Lavoro dell’Iniziato. Non dovrai mai presentarti in

                    Loggia senza indossarlo. Lo porterai con la bavetta alzata.

Il Maestro delle Cerimonie porge al Neofita un paio di guanti bianchi da. uomo.

M. Ven.    – Accetta questi guanti che ti offrono i Fratelli: non offuscar mai il loro candore. Le mani

                   di un Libero Muratore debbono restare sempre pure.

Il ;Maestro delle Cerimonie porge al Neofita un paio di guanti bianchi da donna.

M. Ven.    – Fratello, essendo la nostra iniziazione solare, le donne non sono ammesse ai nostri

                   misteri. Questi guanti sono destinati alla tua perfetta polarità contraria, cioè quella       

                   lunare.

Il Segretario presenta all’Iniziato il testo del giuramento e glielo fa firmare.

PAUSA – CESSA LA MUSICA

M. Ven.    – Fratelli sedete.  Fratello, i Liberi Muratori, per riconoscersi fra loro, hanno dei segni,    

                    una parola e un toccamento che dovrai imparare. Maestro delle Cerimonie e Fratello

                   Esperto accompagnate il carissimo Fratello nella Sala dei Passi Perduti e nel Vestibolo 

                   per istruirlo da Apprendista Libero Muratore. Poi lo ricondurrete nel Tempio.

Si esegue. Appena il Neofita è uscito ……….

M. Ven.    – Fratello 2° Sorvegliante concedo alla Loggia Tre minuti di “Ricreazione”.

2° Sorv.    – (Batte un colpo di Maglietto)  Fratelli, il Maestro Venerabile, concede tre minuti 

                     di “Ricreazione”.

Compiuta l’istruzione, il Maestro delle Cerimonie ne informa il Maestro Venerabile.

M. Ven.     – (Batte un colpo di Maglietto)

1° Sorv.      – (Batte un colpo di Maglietto)

2° Sorv.      – (Batte un colpo di Maglietto)

QUANDO TUTTI SONO A POSTO

2° Sorv.       – Fratelli, in piedi all’Ordine. –  (Batte un colpo di maglietto)

M. Ven.       – Fratelli, i Lavori interrotti riprendono forza e vigore. Fratelli sedete.

                       (Batte un colpo di maglietto)

I1 Neòfita batte da Apprendista: Il Copritore Intero apre. guarda e comunica:

Copr. Int.     – Fratello 2° Sorvegliante, è 1′ Iniziato . . . . . . che chiede di entrare.

2° Sorv.       – Fratello 1° Sorvegliante, l’Iniziato chiede di entrare.

1° Sorv.       – Maestro Venerabile, l’Iniziato chiede di entrare

M. Ven_      – Che entri e resti tra le Colonne.

Il Copritore Intero apre la porta; prima il Maestro delle Cerimonie e l’Esperto, poi il Neòfita entrano facendo i passi rituali e salutando le tre Luci; restano all’Ordine.

M; Ven.       – Fratello Esperto, mostrate al Fratello Apprendista la pietra grezza e insegnategli a fare 

                       il suo lavoro di Apprendista.

L’Esperto conduce Apprendista accanto all’Altare e, con il martello, impugnato con la mano destra.    

gli fa battere tre colpi sulla pietra grezza, poi lo conduce tra le colonne.

M. Ven.       – Fratello Esperto, accompagnate il Fratello Apprendista dal 2° Sorvegliante affinché si faccia riconoscere come Apprendista Libero Muratore.

L’Esperto conduce L’Apprendista dai Sorveglianti che gli chiederanno: L’Ordine, il Segno il Toccamento e la Parola Sacra.

2° Sorv.       – Fratello 1° Sorvegliante, l’Ordine, il Segno, i1 Toccamento e 1a Parola Sacra del

                      Fratello ……            sono giusti e perfetti.

1° Sorv.       – Maestro Venerabile, l’Ordine il Segno, il Toccamento sono giusti e perfetti.

L’Esperto riconduce il Neòfita al centro del Tempio, verso il fondo e si allontana.

M. Ven.    – Fratelli in piedi all’Ordine; e voi Fratelli 1° e 2° Sorveglianti assistetemi.

(Batte un colpo di maglietto)

SOLENNEMENTE

Alla Gloria Del Grande Architetto Dell’Universo, in nome della Massoneria Universale, sotto gli auspici della Serenissima Gran Loggia Simbolica Nazionale del GRANDE ORIENTE SCOZZESE D’ITALIA – Comunione di Piazza del Gesù, in virtù dei poteri a me conferiti io P R 0 C L AM 0 il Fratello             membro effettivo di questa Rispettabilé Loggia numero .… . . . . . . costituita sotto il Titolo distintivo   . . . . . . . . . .       all’Oriente di ..:… , col Grado Di Apprendista. Vi invito a riconoscerlo come tale e a prestargli aiuto ed assistenza in ogni occasione.

1° Sorv.    – Fratelli della Colonna del Meridione, vi comunico che il Maestro Venerabile ha proclamato il Fratello       ……      membro effettivo di questa Rispettabile Loggia, col Grado di Apprendista. Vi invito a riconoscerlo come tale e a prestargli aiuto e assistenza in ogni occasione.

2° Sorv.    – Fratelli della Colonna del Settentrione, vi comunico che il Maestro Venerabile ha proclamato il Fratello ……   membro effettivo di questa Rispettabile Loggia, col Grado di Apprendista. Vi invito a riconoscerlo come tale e a prestargli aiuto e assistenza in ogni occasione.

MUSICA

M. Ven.     – A me Fratelli per il segno e la triplice Batteria di gioia in onore del nuovo Fratello.

SI ESEGUE IL SEGNO  * * * – * * * – * * * LE LUCI CON I MAGLIETTI  ° ° ° – ° ° ° – ° ° ° I FRATELLI CON LE MANI

Dopo. il Maestro delle Cerimonie chiede al Maestro Venerabile per conto del Neòfita il permesso di coprire la batteria che esegue insieme col Neofita

M. Ven.     – Fratelli sedete – Batte un colpo di Maglietto – Maestro delle Cerimonie

                    Accompagnate il nuovo Fratello alla testa della Colonna dei Compagni, il primo posto

                    che gli è riservato oggi. In avvenire egli siederà secondo la sua anzianità di Iniziazione,    

                    alla Colonna di Settentrione. E voi, Fratello Esperto, riconsegnategli i metalli.

Il Maestro delle Cerimonie conduce il Neòfita al posto di fronte all’Oratore, alla propria sinistra.

Il Fratello Esperto Esegue la riconsegna dei Metalli.

CESSA LA MUSICA

M. Ven.     – La parola al Fratello Oratore.

Oratore      – Rivolge al nuovo Fratello il saluto della Loggia, e gli auguri di tutti i Fratelli

MUSICA

M. Ven.     – GRANDE ARCHITETTO DELL’UNIVERSO, gli operai di questo Tempio Ti rendono

                     grazie e riportano in Te tutto ciò che hanno fatto di buono, di utile e di glorioso in

                     questo giorno solenne nel quale hanno visto accrescere il numero dei loro Fratelli.

                     Continua a proteggere i loro Lavori e a dirigerli costantemente verso la perfezione.

                     Che l’armonia, ”unione e la concordia siano sempre il triplice 2emento delle loro opere.

                     E voi Prudente discrezione, modesta gioia, siate l’appannaggio di questa Officina      

                     affinché, rientrati nel mondo profano, si riconosca sempre dalla saggezza dei loro   

                     discorsi, alla serietà del loro contegno, dalla prudenza delle loro azioni, che essi sono i

                     veri figli della Luce.

                     Fai Grande Architetto dell’Universo, che i loro pensieri, le loro parole, i loro atti

                     riescano sempre al raggiungimento delle nostre idealità per il bene dell’Umanità e della     

                     Patria.

CESSA LA MUSICA

Si prosegue con la chiusura dei Lavori

CHIUSURA  DEI     LAVORI

M. Ven.      – Fratelli 1′ e 2° Sorveglianti, chiedete ai Fratelli delle vostre Colonne se hanno da

                      presentare proposte per il bene dell’Ordine in generale e di questa Loggia in     

                      particolare.

1° Sorv.      – Fratelli della Colonna del Meridione, se qualcuno deve presentare proposte per il bene

                     dell’Ordine in generale e di questa Loggia in particolare, può chiedere la parola.

2° Sorv.      – Fratelli della colonna di Settentrione. se qualcuno deve presentare proposte per il bene

                     dell’Ordine in generale e di questa Loggia in particolare, può chiedere la parola.

Al termine degli interventi:

2° Sorv.      – Fratello 1° Sorvegliante, la mia Colonna tace.

1° Sorv.      – Maestro Venerabile, le Colonne tacciono.

M. Ven.      – Fratello oratore, vi prego ydi darci le vostre conclusioni.

Terminate le conclusioni:

M. Ven.      – Fratello Maestro delle Cerimonie, fate passare il Tronco delle Proposte Tacite.

I1 Tronco delle Proposte Tacite deve essere di stoffa rossa.

I1 Maestro delle Cerimonie esegue per primo. procedendo. poi. sempre in senso antiorario, nel seguente ordine: Maestro Venerabile. 1° Sorvegliante, 2° Sorvegliante. Fratelli dell’Oriente. Oratore. Segretario. Tesoriere. Fratelli della colonna di Meridione. Fratelli della Colonna di Settentrione, 1° Diacono, 2° Diacono e per ultimo il Copritore Interno.

Tutti debbono introdurre la mano sinistra nel sacco. Non si da segno. Il Sacco viene portato al Maestro Venerabile.

M. Ven.     – Il Tronco delle Proposte Tacite ha portato all’Ara N°     proposte. Fratello Elemosiniere,

                    fate circolare il Sacco della Vedova.

Il Sacco della Vedova deve essere di stoffa nera.

Si esegue con lo stesso ordine con l’avvertenza che l’Elemosiniere depone per primo l’Obolo nel Tronco e il Copritore Interno per ultimo.

I1 computo del contenuto dichiarato in “mattoni” è a cura dell’Oratore.

Orat.         – Maestro Venerabile, il Tronco della Vedova ha fruttato n°        mattoni per la costruzione

                    del Tempio.

Il Maestro Venerabile può. a suo giudizio, porre il Tronco della Vedova “Sottó Maglietto” cioè senza che l’Oratore faccia il computo dei mattoni. In questo caso annuncerà. comunque alla Loggia che:

M. Veri.     – Fratelli, il Tronco della Vedova ha fruttato un numero sufficiente di mattoni per la costruzione del Tempio.

A questo punto è il “Tempo Giusto” per formare quando ciò sia possibile la “Catena d’Unione”, sia che sia stata richiesta dai Fratelli. sufficienti per numero, sia per iniziativa del Maestro Venerabile. Si esegue facendo in modo da lasciare il Maestro Venerabile al suo posto e comunque rinchiudendo all’interno le tre Luci.

M. Veri.    – Fratelli in piedi. Fratelli avviatoci a legarci ritualmente al centro del Tempio

I Fratelli, dopo essersi tolti i guanti incrociano le braccia, il destro sopra il sinistro e si uniscono al Fratello di sinistra dando a lui .la mano destra e con quello di destra dando a lui la mano sinistra che verrà impugnata con la destra del vicino e così via. Quando la catena è formata il Maestro Venerabile deve avere simmetricamente di fronte il 1° e il 2° Sorvegliante.

Controllato che la Catena sia giustamente formata il. Maestro Venerabile sussurrerà una parola al primo Fratello alla sua sinistra ed una al primo Fratello di destra, i quali sommessamente la trasmetteranno al loro vicino e così via di seguito intanto che le due parole siano ritornate al Maestro Venerabile dalla parte opposta a quella da cui sono partite. Se !e parole arrivate corrispondono a quelle partite. dopo una congrua pausa meditativa. il Maestro Venerabile ad alta voce comunicherà:”Tutto è giusto e perfetto” quindi solleverà per tre volte le braccia dei suoi vicini imitato da tutti i partecipanti.

Ciò fatto se lo ritiene farà recitare l’invocazione, prima di rimandare tutti ai propri posti.

Questa Catena ci unisce al di là del tempo e dello spazio

I1 mondo delle apparenze tiene i nostri corpi prigionieri in questo Tempio ove le nostre braccia sono allacciate. .

I nostri spiriti sono liberi, al di là di queste mura, al di là delle frontiere, al di là dei mari. Mezzanotte sta per suonare. Fratelli visibili ed invisibili, presenti con il corpo e con il pensiero vegliano sul sonno degli uomini. Fratelli che mi intendete, noi siamo i guardiani di un antico segreto che s’asconde nel cuore dell’umanità sin dalla culla non vi è che un solo amore. quello dei vivi e quello dei morti, quello del lavoro e quello della bellezza, quello degli uomini e quello delle donne, quello della natura e quello del  GRANDE ARCHITETTO DELL’UNIVERSO.

In un mondo dove regnano la materia, la forza e la menzogna, facciamo il giuramento solenne di mantenere sempre alta e luminosa la fiaccola dell’amore Unico e dello ” Spirito Umano.

Rompiamo questa Catena ! Fratelli miei ! I nostri cuori restano uniti ………………………………………………….

Si conclude con l’oggetto voluto dall’invocazione. Tutti tornano ai loro posti e i lavori proseguono, dopo che tutti hanno rimesso i guanti bianchi.

M. Veri.     – Fratelli 1° e 2° Sorveglianti, assistetemi a chiudere i Lavori.   Fratello 2° Sorvegliante,  

                     perchè occupate codesto posto in Loggia ?

2° Sorv.     – Per osservare il Sole a1 suo tramonto e rimandare gli Operai dal Lavoro alla

                    Ricreazione, per il bene dell’Ordine e dell’Umanità.

M. Ven.    – Fratello 2° Sorvegliante. dove siede il Fratello 1° Sorvegliante ?

2° Sorv.    – Ad Occidente, Maestro Venerabile.

M. Ven.    – Fratello 1° Sorvegliante , a qual fine occupate questo posto in Loggia ?

1° Sov.     – Come il Sole tramonta in questo punto per chiudere il giorno, così il 1° Sorvegliante

                   siede ad Occidente per chiudere la Loggia, pagare gli Operai e mandarli via contenti e

                   soddisfatti a gloria ed onore dell’Ordine.

M. Ven.    – Fratello 1° Sorvegliante gli Operai sono contenti?

1° Sorv.    – Osserva le Colonne e dice: Tanto quelli déll’una quanto quelli dell’altra Colonna

                 manifestamente lo attestano.

M. Ven.    – Fratello 2° Sorvegliante, qual’è la vostra età muratoria in Grado di Apprendista ?

2° Sorv.    – Tre anni, Maestro Venerabile.

M. Ven.    – Fratello 2° Sorvegliante, a che ora gli Apprendisti Liberi Muratori hanno consuetudine

                   di chiudere i Lavori ?

2° Sorv.    – A mezzanotte, Maestro Venerabile.

M. Ven.    – Fratello 2° Sorvegliante, al momento che ora è ?

2° Sorv.    – Mezzanotte in punto.

Il Diacono riceve. nel modo prescritto. dal Maestro Venerabile la Parola Sacra: deambulando in senso antiorario. si reca dal 2° Sorvegliante per trasmetterla nello stesso modo 2 ritorna al proprio posto.

I1 .1′ Diacono si reca dal 2′ Sorvegliante per ricevere la Parola Sacra che trasmette al 1′ Sorvegliante; poi torna al proprio posto, sempre deambulando in senso antiorario.

1° Sorv.    – Maestro Venerabile, tutto è giusto e perfetto.

M. Ven.   – Batte un colpo di Maglietto.  Fratelli in piedi all’Ordine.

Si esegue. Il Maestro delle Cerimonie si reca dal 1* Sorvegliante il quale prende posto alla destra del Maestro delle Cerimonie e insíeme si recano all’Altare. Il 1′ Sorvegliante da il Segno. chiude il Libro della Legge Sacra vi sovrappone Squadra e Compasso chiuso; da di nuovo il Segno, poi si pone alla sinistra dei Maestro delle Cerimonie e accompagnato da questi ritorna al proprio posto. Anche il Maestro delle Cerimonie torna al proprio posto.

M. Ven.   – Alla Gloria Del Grande Architetto dell’Universo, in nome della Massoneria Universale

                  sotto gli auspici della “Serenissima Gran Loggia Nazionale” del “Grande Oriente 

                  Scozzese d’Italia – Comunione di Piazza del Gesù”, per i poteri a me conferiti,

                 dichiaro chiusi i Lavori in Grado di Apprendista  Libero Muratore di questa Rispettabile   

                  Loggia   N°       con il titolo distintivo di       all’Oriente di             e ordino al  1°           

                  Sorvegliante di chiudere la Loggia.

Batte tre colpi di Maglietto

A me Fratelli per il Segno … e per la Batteria. – ° ° °

Si Esegue

1° Sorv.    – Fratelli delle due Colonne, per ordine del Maestro Venerabile chiudo la Loggia.

Batte tre colpi di Maglietto attenuati

Abbassa la Colonnina

M. Ven.     – Maestro delle Cerimonie vogliate spegnere .le tre Luci, e togliere (o cancellare) il

                     Quadro di Loggia.

Il Maestro delle Cerimonie esegue e contemporaneamente. mentre viene spenta la rispettiva Luce dicono:

2° Sorv.    – Che la Luce della Bellezza resti nei nostri cuori.

1° Sorv.    – Che la. Luce della Forza resti nei nostri cuori.

M. Ven.    – Che la Luce della Sapienza resti, nei nostri cuori.

Dopo che il Maestro delle Cerimonie è ritornato al suo posto e i Dignitari  tranne le Luci – e gli Ufficiali hanno deposto all’unisono le Insegne e gli Strumenti:

M; Ven;   – Fratelli separiamoci in pace giurando il segreto sui Lavori compiuti.

TUTTI     – Lo giuro

I Fratelli tendono la mano sinistra verso l’Ara, abbandonando la posizione dell’Ordine, ma restando in piedi. pronti per l’uscita rituale dal Tempio.

M. Ven.   – Fratello Maestro delle Cerimonie vogliate provvedere a far uscire ritualmente i Fratelli

                  dal Tempio.

USCITA RITUALE DAL TEMPIO

Alla fine dei Lavori la marcia di uscita si svolge in senso ANTIORARIO ed in forma circolare, con i Fratelli disposti nello stesso ordine d’ingresso.

I Fratelli sostano nella Sala dei Passi Perduti in silenziosa attesa, mentre le Tre Luci rientrano nel Tempio, si scambiano il triplice abbraccio. vanno al loro posto, depongono i Collari e i Maglietti, ed escono riprendendo la loro collocazione nel Corteo.

Il Maestro delle Cerimonie, rientra da solo nel Tempio, spegne il Testimone, esce dal Tempio e dice al Maestro Venerabile:

“Maestro Venerabile tutto nel Tempio è rimasto in perfetto ordine”.

Il Maestro Venerabile rivolgendosi ai Fratelli dice: “Fratelli il nostro Lavoro è compiuto”.

APERTURA DEI LAVORI IN GRADO DI COMPAGNO D’ARTE

M. Ven.     – Fratelli dobbiamo elevare questa Loggia al Grado di Compagno d’Arte.

                 – Fratello Maestro delle Cerimonie, accompagnate i Fratelli Apprendisti fino al limite  

                 – della sala dei Passi Perduti, avvertendoli di attendere la ripresa dei Lavori nel loro

                 – Grado.

M. d. Cer. ESEGUE E POI RIENTRA AL SUO POSTO

M. Ven.      – Fratello Maestro delle Cerimonie, provvedete a decorare il Tempio come è dovuto per

                   – il 2° Grado.

I1 Maestro delle Cerimonie porta l’Ara del Lavoro. con sopra:

Compasso * Squadra * Maglietto * Scalpello * Filo a Piombo * Livella * Regolo (24″) * Cazzuola

fra le tre Luci e l’Altare dei Giuramenti. lasciando spazio sufficiente per poter operare ritualmente con comodo. Pone al lato Sud e a quello Nord dell’Altare del Lavoro due Luci e le accende prelevando il fuoco dal Testimone. Accende o illumina la Stella Fiammeggiante.

M. Ven.      – Batte un colpo di maglietto

1° Sorv.      – Batte un colpo di maglietto

M. Ven.      – Fratelli, assistetemi ad aprire i Lavori in Grado di Compagno d’Arte.

                   – Fratello 1° Sorvegliante, il Tempio è debitamente coperto,.?

1° Sorv.      – I Fratelli Apprendisti hanno lasciato l’Officina, Maestro Venerabile.

M. Ven.      – Fratello 1° Sorvegliante, qual’è la vostra età nel Grado di Compagno d’Arte ?

1° Sorv.      – Cinque anni, Maestro Venerabile.

M. Ven.      – Fratello 1° Sorvegliante, a che ora i Compagni d’Arte hanno consuetudine di aprire i 

                   – loro lavori ?

1° Sorv.      – A Mezzogiorno, Maestro Venerabile, e quest’ora è giunta.

M; Ven.       – Fratello 1° Sorvegliante, qual’è il vostro primo dovere in questo Grado ?

1° Sorv.       – Assicurarsi che tutti i presenti siano Compagni d’Arte.

M. Ven.       – Assicuratevene Fratello mio.

1° Sorv.       – Fratelli in piedi all’Ordine. Batte un colpo di maglietto

Il 1′ Sorvegliante. senza lasciare il proprio posto, verifica 1a posizione dei Fratelli, e, se questa è corretta dice:

1° Sorv.       – Maestro Venerabile, dai segni che danno, riconosco i Fratelli delle due Colonne come Compagni d’Arte.

I1 Maestro Venerabile e con lui, se ve ne sono, i Fratelli dell’Oriente, che si pongono all’Ordine.

M. Ven.       – Riconosco il Grado di Compagno d’Arte ai Fratelli che siedono all’Oriente. Fratelli

                    – sedete. Batte un colpo di maglietto

                    – Fratello         1° Sorvegliante, che cosa distingue il Fratello compagno d’Arte dal Fratello 

                    – Apprendista ?

1° Sorv.       – Il Fratello Apprendista lavora sotto il simbolo della Perpendicolare; il Fratello

                    – Compagno d’Arte lavo      ra sotto il simbolo della Livella.

M. Ven.       – In qual modo il Fratello Apprendista può passare dalla Perpendicolare alla Livella ?

1° Sorv.       – Sgrossando la Pietra.Grezza e salendo una scala dritta di tre gradini.

M. Ven.       – Fratelli Compagni d’Arte, possiamo aprire i nostri Geometrici Lavori. In piedi 

                    – all’Ordine.Batte un colpo di maglietto

Il 1° Sorvegliante si reca accompagnato dal Maestro delle Cerimonie all’Altare, dispone Squadra e Compassa in Grado di Compagno d’Arte e ritorna al suo posto.

M. Ven.       – Alla Gloria del Grande Architetto Dell’Universo, in nome della Massoneria

                   – Universale, sotto gli auspici della “Serenissima Gran Loggia Simbolica Nazionale”

                   – del “Grande Oriente Scozzese d’Italia – Comunione  di Piazza del Gesù”, per i poteri a   

                   – me conferiti, dichiaro aperti i Lavori in Grado di Compagno d’Arte di questa

                   – Rispettabile Loggia N° … con il Titolo distintivo di        all’Oriente di A me Fratelli per il

                   – Segno           

Si esegue

                    – e per la Batteria * * *          * *       

Si esegue

                   – Fratelli sedete. Batte un colpo di maglietto – Prego il Fratello Segretario di leggere la   

                   – Tavola Architettonica tracciata nella tornata precedente.

Il Fratello Segretario legge la Tavola. Al termine

M; Ven.       – Fratello 1° Sorvegliante avvertite le Colonne che concedo la parola ai Fratelli che

                    – volessero fare osservazioni o chiedere chiarimenti sulla Tavola ora letta;

1° Sorv.       – Fratelli delle due Colonne, il Maestro Venerabile concede la parola a coloro che

                    – volessero fare osservazioni o chiedere chiarimenti sulla Tavola ora lette

I Fratelli chiedono la parola secondo la prassi; al termine degli interventi:

1° Sorv.       – Maestro Venerabile, le colonne tacciono.

M. Ven.       – Fratello Oratore, vi prego di darci le vostre conclusioni.       

Orat.           – Propongo che la Tavola venga posta ai voti per l’ approvazione.

M. Ven.       – I Fratelli che approvano la Tavola alzino la mano sinistra al colpo del mio Maglietto.

Esegue – Poi rivolto al Fratello Segretario: La Tavola è approvata all’unanimità (oppure:

a maggioranza).

Il Maestro delle Cerimonie porta al Maestro Venerabile e successivamente all’Oratore la Tavola per la firma; poi la riconsegna al Fratello Segretario che vi appone la propria. Quindi cambia il Quadro di loggia. anche sovrapponendolo a quello di Apprendista.

INIZIAZIONE AL GRADO DI COMPAGNO D’ARTE

Durante il Rito di Iniziazione, la Stella Fiammeggiante viene accesa solo al momento prescritto dal Rituale. Sull’Ara di Lavoro sono disposti i seguenti utensili:

COMPASSO * SQUADRA * MAGLIETTO * SCALPELLO * FILO A PIOMBO * LIVELLA *

REGOLO * LEVA *  CAZZUOLA

Ad Occidente vi è un quadro con la scritta: VISTA * UDITO * OLFATTO * GUSTO * TATTO

A Oriente un quadro con la scritta: GRAMMATICA * GEOMETRIA * FILOSOFIA *         POESIA * MUSICA

A Meridione un quadro con la scritta: EGIZIO * ELLENICO * ETRUSCO * ROMANICO * GOTICO

A Settentrione un quadro con la scitta: MOSE’ * PLATONE *  ERMETE TRISMEGISTO *

PITAGORA * PARACELSO.

M. Ven.     – Fratello Maestro delle Cerimonie, completate la decorazione del Tempio e

                  – predisponetelo per il Rito di Iniziazione.

Il Maestro delle Cerimonie esegue secondo quanto esposto nelle istruzionii Nel frattempo

l’Apprendista attende fuori dal Tempio. nella Sala dei Passi Perduti: ha il Grembiule con la bavetta alzata;

M. Ven.      – Fratello Esperto, compite quanto è prescritto.

L’Esperto spegne la Stella Fiammeggiante, quindi munitosi di un Regolo di 24″ (61 cm.) esce dal Tempio e si reca dall’Apprendista: gli consegna il Regolo, che l’Iniziato dovrà portare come uno strumento di Lavoro appoggiato alla spalla sinistra e gli fa bussare alla porta del Tempio con i colpi d’Apprendista.

1° Sorv.      – Maestro Venerabile, qualcuno batte da Apprendista alla porta dei Tempio.

M. Veri.     – Guardate chi batte in tal modo.

1° Sorv.      – Fratello Copritore, guardate chi batte in tal modo.

Il Copritore Interno socchiude la porta. osserva e richiude, quindi riferisce sottovoce al Sorvegliante .

1° Sorv.      – Maestro Venerabile, è un Libero Muratore condotto dal Fratello Esperto che chiede di

–         passare dalla Perpendicolare alla Livella.

–          

M. Ven.      – Ditemi chi è, la sua età, il suo mestiere, il suo domicilio.

I° Sorv.       – Maestro Venerabile, il Libero Muratore presentato dal Fratello Esperto si chiama             ha   

                   – tre anni, è Operaio apprendista di questa Officina.

M. Ven.      – Fratello 2° Sorvegliante, voi che sovrintendete alla Colonna del Settentrione,

                   – conoscete questo Apprendista? Siete contento del suo Lavoro?

2° Sorv.      – Si, Maestro Venerabile.

M. Ven.      – Fratelli, se consentite che sia aumentato il salario a questo Apprendista, mostratelo a1

                   – colpo del mio Maglietto. Batte un colpo di Maglietto

I Fratelli in segno di approvazione. alzano la mano sinistra all’altezza della spalla. lasciandola quindi ricadere sulla coscia.

M. Ven.       – Fate entrare l’Apprendista.

Il Copritore Interno apre e fa entrare l’Esperto con l’Iniziando.

M; Ven.       – Fratello Esperto, trattenete l’Apprendista fra le Colonne.

                   – Carissimo Fratello Apprendista. i Compagni d’Arte acconsentono ad accordarvi   

                   – l’aumento di salario che sollecitate, ma prima di procedere al Rito desiderano rendersi

                   – conto se, con il lavoro e con lo zelo, lo avete meritato … Carissimo ‘Fratello

                   – Apprendista, se avete riflettuto sui Simboli del vostro Grado, vi sarà meno difficile       

                   – comprendere il significato di quanto vedrete tra poco. Con l’Iniziazione vi è stata               

                   – aperta 1a via della nostra Arte. Ora, come i1 mitico Ercole, siete fermo tra le Colonne                    

                    – che rappresentano la forza e la Bellezza; riflettete sul significato di questa allegoria.

PAUSA

                   – Finora, i simbolici strumenti del Lavoro Muratorio vi sono serviti per lavorare la

                   – Pietra Grezza della mentalità profana. D’ora in avanti, dovrete alimentare una     

                   – conoscenza più sottile: alla Forza dell’Intelletto dovrete aggiungere la Bellezza   

                   – dell’Immaginazione perché possa suscitarsi, in voi, l’Intuizione che trascende il

                   – raziocinio. Ciò vien detto, in linguaggio muratorio, “Passare dalla Perpendicolare alla   

                   – Livella”, cioé dall’Attività – simboleggiata dal Filo a Piombo (verticale) – alla

                   – Passività simboleggiata dalla Livella (orizzontale) – per integrare tra loro queste due

                   – Forze che determinano ogni manifestazione, trascenderle e raggiungere, attraverso la

                   – loro confluenza. un perfetto equilibrio. E ora, Carissirno Fratello, per giungere al

                   – Grado che chiedete, dovrete compiere cinque viaggi. Fratello Esperto, consegnate

                   – all’Apprendista un Maglietto e uno Scalpello e guidatelo nel primo viaggio.

L’Esperto. toglie all’Apprendista il Regolo, che depone sull’Ara dei Lavoro e gli mette nella destra un Maglietto e nella sinistra uno Scalpello. Quindi gli fa compiere un giro della Loggia: passando dal Meridione. lo conduce davanti al quadro posto ad Occidente e lo invita a leggere ad alta voce quanto vi è scritto. Successivamente lo riaccompagna fra le colonne. L’Esperto toglie gli utensili all’Apprendista e li depone sull’Ara di Lavoro.

M. Ven.       – Carissimo Fratello, questo primo viaggio rappresenta il primo grado di realizzazione 

                    – del Neofita, Il suo simbolismo si condensa nel Maglietto e nello Scalpello.          Lo

                    – Scalpello rappresenta la Ragione intesa come Potenza Esecutrice intelligente della  

                    – Volontà, che è, a sua volta, simboleggiata dal Maglietto.Fino a questo momento,

                    – infatti i vostri sforzi sono stati diretti        a sgrossare la Pietra Grezza. Ora, con l’abilità         – acquisita, dovete imparare a levigarla in modo che si inserisca perfettamente

                    – nell’Edificio che siamo chiamati a costruire.

                    – Vi abbiamo indicato come primo oggetto di      studio i cinque sensi: e voi siete già      

                    – troppo istruito nel linguaggio figurato della Libera Muratoria perché sia necessario

                   – insistere sul loro significato allegorico. Del resto, divenendo Compagno d’Arte,          

                   – comprenderete ancor meglio che un Libero Muratore deve sempre cercare di intui            re                – quanto si cela dietro il velo del linguaggio simbolico. I sensi sono strumenti che

                   – uniscono il mondo esterno al nostro “io” più intimo:    imparate dunque a distinguere   

                   – quanto,          nei loro messaggi, sia verità e quanto sia illusione.

                    – Ed ora Fratello Esperto, consegnate al Candidato un Regolo e un Compasso, e

                    – accompagnatelo nel secondo viaggio.

L’Esperto consegna al Candidato un Regolo – nella mano destra – ed un compasso – nella sinistra – poi lo accompagna dj fronte al quadro posto a Meridione e lo invita a leggere. ad alta voce. quanto vi è scritto. Quindi riconduce il Candidato fra le Colonne. ritira gli utensili e li depone sull’Ara dei Lavoro.

1° Sorv;       – Maestro Venerabile, l’Apprendista ha compiuto il secondo viaggio.

M. Ven.       – Carissimo Fratello, questo secondo viaggio rappresenta il secondo grado di

                    – realizzazione: gli strumenti che avete portato su di voi dovrebbero farvene    

                    – comprendere la sintesi. I1 Compasso, con la sua apertura variabile, esprime la

                    – possibilità di accrescere l’apertura della propria mente nella conoscenza di se stesso

                    – dell’Universo; il Regolo ci insegna la      rettitudine e la misura.

PAUSA

                    – Poco fa vi abbiamo ricordato i principali ordini architettonici: essi, con diverse forme,

                    – adempiono un’unica funzione; per questo, in questo luogo, rappresentano l’unicità

                    – sostanziale, anche se espressa in maniere diverse, della Tradizione Iniziatica.

                    – Ed ora, carissimo Fratello, date al Fratello Esperto il Toccamento da Apprendista.

Il Candidato esegue

Esperto        – Maestro Venerabile, il Toccamento è giusto.

M. Ven.       – Fratello Esperto, consegnate al Candidato un Regolo ed una Cazzuola ed

                    – accompagnatelo nel Terzo Viaggio.

L’Esperto consegna al Candidato un Regolo – nella mano sinistra – e una Cazzuola nella destra – e conduce il Candidato all’Oriente; gli ra leggere ad alta voce quanto sta scritto nel quadro, quindi lo riconduce tra le Colonne; ritira gli utensili e li depone sull’Ara del Lavoro.

1° Sorv.         – Maestro Venerabile,        il terzo viaggio dell’Apprendista è compiuto.

M. Ven.         – Questo viaggio rappresenta il terzo grado di realizzazione. Sapete già che il Regolo

                      – simboleggia          la rettitudine e la misura; la Cazzuola è lo strumento occorrente per     

                      – stendere la calcina che é il collegamento tra gli elementi dell’edificio. Essa

                      – simboleggia il Lavoro che, non più individuale come era quello di sgrossamento          

                      – dell’Apprendista, il Compagno d’Arte deve compiere per inserirsi attivamente

                      – nell’opera collettiva dell’Officina.

                      – Le Arti Liberali di cui avete letto i nomi suggeriscono che la mente deve indagare

                      – liberamente in ogni campo della conoscenza, evitando qualsiasi dogmatismo

                      – limitatore. Ed ora, carissimo Fratello datemi la Parola Sacra di Apprendista.

Cand.           – Non so né leggere né scrivere, so solo compitare. Datemi la prima lettera io vi darò    

                      – la seconda

Si esegue

M. Ven.         – Fratello Esperto, consegnate una Squadra ed un Regolo al Candidato e conducetelo

                      – nel quarto viaggio.

L’Esperto pone la Squadra nella mano sinista ed il Regolo nella destra del Candidato e gli fa compiere il viaggio conducendolo a Settentrione e facendogli leggere ad alta voce quanto è scritto sul quadro. Riconduce il Candidato Tra le Colonne; ritira gli utensili e li depone sull’Ara del Lavoro.

1° Sorv.         – Maestro Venerabile, il quarto viaggio dell’Apprendista è terminato.

M. Ven.         – Carissimo Fratello, il quarto viaggio, il quarto gradino di      realizzazione, nel quale

                      – dovete applicare le conoscenze acquisite, sia nel lavoro individuale, che non ha mai           – termine, sia in quello collettivo, al bene della società. Vi sono stati affidati il                       

                      – Regolo, di cui vi è già noto il significato, e la Squadra: questa, con i suoi bracci ad

                      – angolo retto           rappresenta l’incontro tra il Filo a Piombo e la Livella. La Squadra

                      – simboleggia, perciò, l’equilibrio che non dovrà  mai mancarvi – insieme con la retti-

                      – tudine           e con la misura  nell’adempiere l’ultimo lavoro che vi è assegnato in grado di

                      – Compagno d’Arte.

                      – I Nomi che avete letto, simboleggiano la continuità, attraverso i tempi., della

                      – Tradizione Iniziatica. Fratello Esperto, accompagnate il Candidato nel quinto

                      – viaggio.

L’Esperto esegue lasciando al Candidato le mani libere. Quindi lo conduce tra le Colonne.

1° Sorv.         – Maestro Venerabile, il quinto ed ultimo viaggio con le mani libere dell’Apprendista è

                      – terminato.

M. Ven.         – Carissimo Fratello, avete compiuto il quinto viaggio con le mani libere, ma avete

                      – conservato il Grembiule: in avvenire lo porterete con la bavetta abbassata.

                      – Ciò significa che il Lavoro del Compagno d’Arte è     meno pesante di quello

                     – dell’Apprendista, ma, pure, che è più impegnativo, perchè dovrà svolgersi in

                      – una sfera meno materiale: infatti, dopo aver appreso l’uso dei simbolici utensili,

                     – dovrete applicarvi a1 Lavoro soprattutto con l’intelletto e con 1’intuizione.

I1 Maestro Venerabile illumina la Stella Fiammeggiante

M. Ven.        – Davanti a voi si è accesa 1a Stella Fiammeggiante o Pentalfa dei Pitagorici. Nel suo

                     – centro campeggia la lettara “G”. I1 significato di questi antichissimi simboli

                    – caratteristici del Grado di Compagno d’Arte vi sarà spiegato a suo tempo. Intanto      

                    – riflettete sul significato della posizione che hanno, sull’Altare, gli strumenti che vi

                    – sono noti: la Squadra ed il Compasso. In tal modo potrete comprendere perché

                    – il Compasso non è sottoposto, come in Grado di Ap  prendista, ma incrociato alla

                     – Squadra.

                     – Ed ora Fratello Esperto, fate eseguire a1 Candidato            il suo ultimo Lavoro da     

                     – Apprendista.

L’Esperto consegna un Maglietta al Candidato e lo conduce davanti alla Pietra Grezza sulla quale gli fa battere tre colpi da Apprendista. Poi lo riconduce tra le colonne.

1° Sorv.        – Maestro Venerabile, l’Apprendista ha ultimato i1 lavoro.

L’Esperto ha terminato il suo compito e, dopo aver deposto il Maglietta sull’Ara del Lavoro, affida il Candidato al Maestro delle Cerimonie.

Il Maestro Venerabile può incaricare l’Esperto di fungere da Maestro delle Cerimonie.

M. Ven.         – Fratello Maestro delle Cerimonie, fate avanzare il Candidato fino all’Ara del Lavoro

Si esegue

                      – Fratelli il piedi all’Ordine.

Batte un colpo di Maglietto

                     – Carissimo Fratello Apprendista, posate la mano destra sull’Ara del Lavoro.

                     – Fratelli, si innalzi dai nostri cuori uniti un pensiero in onore del Lavoro, prima e

                     – suprema virtù muratoria …

Poi rivolto all’Apprendista

                    – Fratello ripetete con me: Io sottoscritto sul mio onore ed in piena coscienza;

                   – GIURO solennemente di non rivelare i segreti che mi verranno confidati né ai Fratelli 

                   – Apprendisti né, tanto meno ai profani.

                    – GIURO di seguire le Costituzioni dell’Ordine e di consacrarmi con tutte le mie forze

                    – alla difesa della Umanità, alla diffusione dei principi Massonici e alla loro

                    – applicazione in ogni settore della vita profana.

                    – Dite:”LO GIURO” Fratello Segretario, prendete atto dei giuramento.

Il maestro Venerabile scende dal Trono tenendo nella mano destra il Maglietto e nelle mano sinistra la Spada Fiammeggiante che pone sul capo del Candidato.

M. Ven.      – Fratelli I° e 2° Sorveglianti armatevi di spada e formate con me il Triangolo Sacro.

Alla Gloria Del Grande Architetto Dell’Universo e della Massoneria Universale, sotto gli auspici della Serenissima Gran Loggia Simbolica  Nazionale del GRANDE ORIENTE SCOZZESE D’ITALIA – Comunione di Piazza del Gesù, in virtù dei poteri a me conferiti,

TI RICEVO E TI NOMINO Compagno d’Arte Libero Muratore.

Il Maestro Venerabile batte cinque colpi di Maglietto sulla Spada Fiammeggiante. secondo la cadenza della Batteria: fa alzare il Candidato e gli abbassa la bavetta del Grembiule.

M. Ven.      – D’ora in avanti porterete il Grembiule con la Bavetta abbassata.

Riprende posto sul Trono

I Sorveglianti tornano ai loro posti

M. Ven.      – Fratello Maestro delle Cerimonie, conducete il Compagno d’Arte fra le Colonne.

                   – Fratelli sedete.

Batte un colpo di Maglietto

                   – Compagno, d’ora in avanti lavorerete sulla Pietra Cubica e riceverete il salario dalla     

                   – Colonna ‘J”. Questa prerogativa vi farà ricordare che, come Compagno d’Arte, siete

                   – destinato a perfezionare il Lavoro abbozzato dagli Apprendisti; dovrete mettere tutto il

                   – vostro impegno, non solo nel correggere i difetti dei Fratelli meno illuminati di voi, ma                          

                   – anche nel coprirli col Grembiule della Tolleranza.

Il Maestro Venerabile coadiuvato da Maestro delle Cerimonie trasmette al nuovo Compagno d’Arte l’Ordine, il Segno ed il Toccamento; gli comunica la Parola Sacra e quella di Passo; gli fa mostrare come procede un Compagno d’Arte nel Tempio e come si unisce al coro dei Fratelli nella Batteria.

M. Ven.       – Maestro delle Cerimonie: accompagnate il nuovo Compagno d’Arte dal 2° e dal 1°

                    – Sorvegliante per farsi riconoscere Compagno d’Arte.

ESEGUE

1° Sorv.       – Maestro Venerabile, il nuovo Compagno d’Arte conosce il Segno, le Parole ed il

                    – Toccamento del suo Grado.

M. Ven.       – Fratello Maestro delle Cerimonie e Fratello Esperto conducete il Compagno d’Arte alla Pietra Sgrossata e insegnategli a lavorarla.

L’Esperto consegna al Compagno d’Arte un Maglietto e uno Scalpello e lo conduce alla Pietra Sgrossata sulla quale gli fa battere cinque colpi secondo la cadenza della Batteria: dopodichè lo riconduce tra le colonne.

1° Sorv.        – Maestro Venerabile, il nuovo Compagna d’Arte conosce il Lavoro che sarà chiamato

                     – a svolgere.

M. Ven.        – Batte un colpo di Maglietto – Fratelli in piedi all’Ordine.

                     – Fratelli 1° e 2° Sorveglianti, ciascuno proclami alla propria Colonna.

                    – Se vi sono Fratelli all’Oriente, aggiunge : Così come io faccio all’Oriente che il    

                    – Carissimo Fratello è stato ricevuto come Compagno d’arte in questa Rispettabile

                    – Loggia          N°                  all’Oriente di

1° Sorv.        – Fratelli della Colonna del .Meridione, vi informo che il Maestro Venerabile ha

                     – proclamato il Fratello        ………   Compagno d’Arte

2° Sorv.        – Fratelli della Colonna del Settentrione, vi informo      che il Maestro Venerabile ha

                     – proclamato il carissimo Fratello Compagno d’Arte.

M. Ven.        –           Plaudiamo, Fratelli, al Lavoro compiuto e dedichiamo una Batteria d’augurio al

                     – nuovo Compagno d’Arte. A me Fratelli, per il Segno …

Si esegue

                     – e per la Batteria di giubilo.

Si esegue

                     – Fratelli sedete. Batte un colpo di Maglietto. Fratello Oratore, avete la parola per il

                     – saluto al nuovo Compagno d’Arte.

.Al termine del discorso dell’Oratore e degli altri eventuali interventi:

M. Ven         – Fratelli, concedo cinque minuti di “Ricreazione” alla Loggia. Durante questa

                    – sospensione dei Lavori, i Fratelli Maestro delle Cerimonie, Esperto e Copritore   

                    – Interno ritirino e ripongano gli Utensili che abbiamo usato per il compimento del

                    – Rito odierno.

Eseguito quanto richiesto, il Maestro Venerabile batte un colpo di Maglietto.

M. Ven.        – Fratelli, i Lavori riprendono forza e vigore.

* * * * * * * * *

CHIUSURA DEI LAVORI IN GRADO DI COMPAGNO D’ARTE

M. Ven.        – Fratello 1° Sorvegliante chiedete ai Fratelli delle Colonne se hanno da presentare 

                     – proposte per il bene dell’Ordine in generale e di questa Loggia in Grado di Compagno

                     – d’Arte in particolare.

1° Sorv.        – Fratelli delle due Colonne, il Maestro Venerabile concede la parola per il bene

                     – dell’Ordine in generale e di questa Loggia in Grado di Compagno d’Arte in

                     – particolare.

AL TERMINE DEGLI INTERVENTI

1° Sorv.        – Maestro Venerabile, le Colonne tacciono.

M. Ven.          – Fratello Oratore, vi prego di darci le vostre conclusioni.

AL TERMINE DELLE CONCLUSIONI

M. Ven.          – Fratelli assistetemi a chiudere i Lavori in Grado di Compagno d’Arte.

                       – Fratello 1° Sorvegliante, in che cosa consiste il Lavoro dei Compagni d’Arte ?

1° Sorv.          – Nel trasformare la Pietra Sgrossata in Pietra Cubica e nel salire una Scala curva di

                       – cinque gradini.

M. Ven.          – Dove conduce questa Scala ?

1° Sorv.          – Nella Camera di Mezzo.

M. Ven.          – Fratello 1° Sorvegliante, quando hanno consuetudine di chiudere i Lavori i    

                      – Compagni d’Arte

1° Sorv.         – Quando è ora che i Fratelli Apprendisti riprendano   il loro posto nel Tempio.

                        – Quest’ora è giunta.

M. Ven.          – Batte un colpo di Maglietto – Fratelli Compagni d’Arte, in piedi all’Ordine.

Il 1° Sorvegliante, accompagnato dal Maestro delle Cerimonie. si reca all’Altare e dispone la Squadra e il Compasso in Grado di Apprendista.

M. Ven.          – Alla Gloria Del Grande Architetto Dell’Universo,       dichiaro chiusi i Lavori in Grado

                       – di Compagno d’Arte       in questa Rispettabile Loggia        N°       all’Oriente di

                       – A me Fratelli per il Segno

SI ESEGUE

                       – e per la Batteria. ( ° ° °   ° ° )

SI ESEGUE

                       – Fratelli, giuriamo il segreto sui Lavori compiuti.

Tutti    Lo Giuro

M. Ven.          – Fratello Maestro delle Cerimonie, vi prego di decorare il Tempio in Grado di      

                       – Apprendista.

Batte un colpo di Maglietto

SI ESEGUE

                       – Fratello Maestro delle Cerimonie, invitate i Fratelli Apprendisti a rientrare nel

                       – Tempio.

SI ESEGUE

Maestro delle Cerimonie esce dal Tempio. richiama i Fratelli .apprendisti e li reintroduce nel Tempio deambulando in senso antiorario fiutando che tutti abbiano ripreso il posto nella Colonna di Settentrione.

M. Ven             – I Frate.ili Diaconi riprendano il loro posto.

N.B. – I Fratelli Apprendisti. dopo l’ingresso nel Tempio, dovrebbero fare i Passi. mettersi all’Ordine e salutare ritualmente, indi ritornare al loro posto. ma possono essere dispensati dal Maestro Venerabile.

ISTRUZIONI PER IL GRADO DI MAESTRO

Età: Cinque anni e più.

Ora di apertura : Mezzogiorno.

Ora di chiusura : mezzanotte.

Batteria * *** *** ***

Ordine : Mano destra aperta orizzontalmente con le dita distese e unite ed il pollice separato a squadra, poggiato contro il fianco sinistro al di sotto del petto. Braccio sinistro teso all’indietro e con la palma della mano verso l’esterno.

Piedi a squadra a 90′.

Segno : Stando all’Ordine. portare la mano sinistra lungo il fianco sinistro; ritirare a scatto la mano ed il braccio destro lungo la vita facendo ricadere il braccio destro sul fianco destro.

Questa parte del Segno, che è il riconoscimento. si completa, quando è presente la bara nel Tempio. con i segni di “dolore” e di “rispetto”, e cioè:

– alzare le mani verso il cielo con le dita separate reclinando il capo leggermente all’indietro. facendo quindi ricadere le braccia lungo il corpo;

reclinare leggermente il corpo ed il capo in avanti, portare la mano destra all’altezza del centro della fronte leggermente scostata da questa. con la palma e dita unite rivolte verso la fronte, come in un cenno di rispettoso saluto, riassumere quindi la posizione all’Ordine.

Passi :            eseguire prima, con le posizioni all’Ordine rispettive. i passi da Apprendista seguiti da due passi da Compagno d’Arte. Porsi all’Ordine in Grado di Maestro e alzando molto i piedi, come a superare degli ostacoli. fare ancora tre passi il primo a destra. il secondo a sinistra. il terzo a destra verso il centro, riunendo ogni volta i piedi a squadra di 90′.

Parola Sacra : M..B..

Parola di Passo : T .           N

Toccamento

1) prendersi scambievolmente la mano destra. con la mano ad artiglio. per stringere le palme. Tenersi così. pronunciare alternativamente le due parti della Parola Sacra:

2) avvicinare reciprocamente il piede destro per la parte interna:

3) toccare il ginocchio destro con il proprio ginocchio destro. Flettendo leggermente:

4) avvicinarsi con la parte superiore del corpo:

S) posarsi reciprocamente la mano sinistra sulla spalla destra. per tenersi più strettamente e attirarsi l’un verso l’altro.

I Fratelli Lavorano in Camera di Mezzo con il capo coperto.

NOTE SUL TEMPIO

La Camera di !Rezzo NON è una Camera di lutto se non si prevede che debba. svolgersi.

il Rito di Iniziazione al Terzo Grado di qualche Fratello Compagno d’Arte. Pertanto i

simboli di lutto (maglietti ricoperti di stoffa nera. velario nero alle pareti, ecc.) non

debbono essere normalmente presenti nel Tempio ed i Fratelli Maestri NON porteranno

le insegne a lutto.

La decorazione del Tempio per i normali Lavori di Terzo Grado – quando cioé non siano previste Iniziazioni – comporterà solamente quanto segue:

– la disposizione del Quadro di Loggia dei Terzo Grado: – nove Luci raggruppate per tre. rispettivamente all’Est. al Sud ed all’Ovest; – la moderata illuminazione del Tempio.

Questa disposizione di decorazione verrà effettuata dal Maestro delle Cerimonie all’inizio della ripresa dei Lavori del Terzo Grado o su richiesta del Maestro Venerabile.

RIPRESA DEI LAVORI  DELLA CAMERA DI MEZZO

Ve=mo       – Fratelli, i Lavori di questa Rispettabile Loggia devono proseguire nella Camera di         

                   – Mezzo. Fratello Maestro delle Cerimonie, conducete i Fratelli Compagni d’Arte fuori

                   – dal Tempio, avvertendoli di attendere la ripresa dei Lavori nel loro Grado.

M.d.C.            ESEGUE

Ven.mo       – Fratello Maestro delle Cerimonie, provvedete a decorare il Tempio per la-Camera di

                    – Mezzo.

M.d.C.            ESEGUE

Ven.mo       – * * *  Batte tre colpi di Maglietto. Fratelli, assistetemi a riprendere i Lavori nella

                    – Camera di Mezzo.

Il Maestro delle Cerimonie si alza ed accende la “Menorah” o candelabro a sette braccia.

Ven.mo        – Fratello l° Sorvegliante, siete voi Maestro ?

l° Sorv.         – Venerabilissimo Maestro, come Apprendista ho imparato a conoscere gli strumenti

                    – del Libero Muratore ed ho salito una scala dritta di tre gradini; come Compagno

                    – d’Arte ho imparato a servirmi degli strumenti ed ho salito una scala curva di cinque       

                    – gradini; ora conosco l’Acacia e sono in grado di lavorare sulla Tavola da Disegiio.

Ven.mo        – Rispettabilissimo Maestro 1° Sorvegliante, a che ora i Maestri riprendono i loro

                     – Lavori ?

1° Sorv.        – A mezzogiorno, quando i1 Sole è allo Zenit e la Luce irradia con la massima potenza.

                     – Siamo pronti a riceverla in noi.

Ven.mo        – Rispettabilissimo Maestro 1° Sorvegliante, tutti ì presenti sono Maestri Liberi

                    – Muratori

1° Sorv.        – Rispettabili Fratelli Maestri, in piedi all’Ordine!- Batte un colpo di Maglietto

I1 1° Sorvegliante e tutti i Fratelli che non siedono all’Oriente si alzano e si pongono all’Ordine; il 1° Sorvegliante. senza lasciare il suo posto. controlla con lo sguardo le due Colonne:

1° Sorv.         – Venerabilissimo Maestro, dai segni che danno, ma più ancora-dalla loro nuova

                      – disposizione interiore, riconosco tutti i Fratelli presenti come Maestri

                      – Liberi Muratori.

Il Venerabilissimo Maestro si alza ponendosi all’Ordine, imitato dai Fratelli che siedono all’Oriente.

Ven.mo          – Rispettabilissimo Maestro 1° Sorvegliante, qual’è la vostra età muratoria in Grado di

                      – Maestro ?

1° Sorv.         – Sette anni e più.

Ven.mo      – Quale simbolo distingue il Lavoro dei Maestri ?

1° Sorv.     –  Compasso finalmente sovrapposto alla Squadra.

Ven.mo      – Rispettabilissimo Maestro 1° Sorvegliante, vi prego di compiere sull’Altare, il Rito che

                   – ciascuno di noi, in questo momento, deve compiere interiormente.

Il 1° Sorvegliante si reca da solo all’Altare: da il Segno, esegue le variazioni sull’apertura della Bibbia alla pagina dei Re e del Compasso sulla Squadra. da il nuovo Segno e torna al proprio posto.

Ven.mo      – Rispettabili Maestri, per i poteri a me conferiti nella ininterrotta Tradizione Muratoria,

                   – Alla Gloria Del Grande Architetto Dell’Universo, dichiaro ripresi i Lavori della

                   – Camera di Mezzo di questa Rispettabile Loggia          N°       all’Oriente di

                   – A me Rispettabili Fratelli Maestri per il Segno …

SI ESEGUE

e per la Batteria ° ° °  ° ° °  ° ° °

SI ESEGUE

I Fratelli Maestri mettono il copricapo.

Ven.mo      – Lontano dalle passioni del mondo profano e in possesso dell’Arte, lavoriamo in

                   – serenità. Rispettabili Maestri sedete. *  Batte un colpo di Maglietto – Rispettabile

                   – Maestro Segretario, vi prego di leggere la Tavola Architettonica tracciata nelle  

                   – precedente tornata.

Il Fratello Segretario esegue.

Ven_mo      – I Rispettabili Fratelli Maestri possono chiedere la parola.

I Maestri che 1o ritengono necessario mostrano, direttamente al Venerabilissimo, di voler parlare. Al termine degli eventuali interventi:

Ven.mo       – Rispettabile Fratello Oratore, vi prego di darci le vostre conclusioni.

Oratore       – Venerabilissimo, vi prego di sottoporre La Tavola all’approvazione dei Rispettabili

                   – Maestri.

Ven.mo          Chi approva la Tavola alzi la mano sinistra al terzo colpo del mio Maglietto .

La Tavola è approvata.

Il Maestro delle Cerimonie porta al Venerabilissimo e successivamente al Fratello Oratore la Tavola per la Firma: poi la riconsegna al Maestro Segretario che vi appone la propria quindi cambia il Quadro di Loggia.

ISTRUZIONI PER L’INIZIAZIONE AL GRADO DI  MAESTRO

0 C C 0 R R E N T E

Bara; due paramenti neri ed un velario nero cosparsi di lacrime d’argento, teschi e tibie incrociate. rispettivamente per le pareti nord e sud e per nascondere l’Oriente; drappo nera per coprire la bara; macchia di sangue sul pavimento (simulata); velo bianco e trasparente con macchie di sangue; regolo; squadra; i Maglietti del Venerabilissimo e dei due Sorveglianti, velati di nero; sciarpa e grembiule da Maestro per il Candidato; nove spade un compasso; un ramo d’Acacia.

P R E P A R A Z I 0 N E  D E L  T E M P I 0

Parte che risulterà predisposta fin dal Grado di Apprendista: alle pareti Nord e Sud i paramenti neri; l’Oriente rimane nascosto, compreso l’Altare dei Giuramenti, dal velario nero che va da una parte all’altra. I tre pezzi sono attaccati a fili (per esempio di nylon) che passano per quattro anelli fissati al muro e scendono poi verticalmente fino a circa un metro da terra, dove vengono insieme legati; slegando contemporaneamente i sei capi di filo, i paramenti ed il velario neri devono cadere a tema di colpo, scoprendo l’arredamento normale del Tempio.

Davanti all’Altare, che rimane nascosto, vi è uno sgabello sul quale siederà il Venerabilissimo. Avanti a questo sgabello ve ne sarà un secondo, fungente da Ara. sul quale sarà disposto il Libro della Legge Sacra, il Compasso e la Squadra. Le luci del Tempio sono spente ad eccezione di tre: una per il Venerabilissimo ed una per ciascuna dei due Sorveglianti.

Tre lampade sepolcrali rischiarano il Tempio. Su ciascuna Colonna un’urna funerario da cui esce un ramo di acacia.

Nel centro della Loggia. sopra un’ara funeraria. un teschio illuminato.

B) Parte che sarà disposta dal Maestro delle Cerimonie, su richiesta del Venerabilissimo: Al centro del Tempio la Bara. con i piedi verso Oriente.

A Nord della testa la macchia di sangue.

Al momento opportuno, prende posto nella bara uno dei Maestri ricoperto dal drappo nero ad eccezione del viso che risulterà invece parzialmente coperto dal velo insanguinato Il Candidato indosserà il Grembiule di Compagno d’Arte e sarà senza guanti.

Attenderà fuori dal Tempio e non deve vedere questa seconda parte dei preparativi. I Maestri portano le insegne a lutto.

INIZIAZIONE AL GRADO DI MAESTRO

Ven.mo     – Rispettabili Maestri, un Compagno d’Arte che ha ottenuto l’aumento di salario sta per

                 – essere introdotto nel Tempio. Assicuro che tutte le formalità sono state adempiute

                 – e che nulla osta al suo ingresso tra noi.    Rispettabile Maestro delle Cerimonie, vi prego    

                 – di           completare la decorazione del Tempio e di predisporlo per il rito di Iniziazione.

Il Maestro delle Cerimonie esegue, predisponendo. aiutato da Maestro Copritore Interno. la parte “B” della decorazione del Tempio. Il Fratello Maestro che deve fungere da Maestro Hiram morto prende posto nella bara, aiutato dal Maestro delle Cerimonie che lo ricopre, come previsto, con il drappo nero e il velo insanguinato.

Ven.mo     – Rispettabili Maestri Esperti, recatevi dal Compagno  d’Arte e introducetelo nel Tempio

                 – come prescive il         Rito. Rispettabili Maestri, uniamoci in catena per accogliere in questa

                 – Camera di Mezzo un nuovo Maestro.

Nel frattempo i Maestri Esperti, muniti di spada, raggiungono il Compagno d’Arte. Il 1° Esperto. impugnando la spada con la sinistra. afferra con la destra il braccio destro del Candidato. Il 2° Esperto impugnando la spada con la destra. afferra con la sinistra il braccio sinistro del Candidato. Le spade vengono puntate sul petto del Candidato che viene fatto retrocedere fino alla porta dei Tempio. Il ° Esperto con la destra bussa da Compagno d’Arte; quindi afferra il braccio del Candidato.

1° Sorv.      – Venerabilissimo Maestro, hanno bussato da Compagno d’Arte alla porta della Camera

                   – di Mezzo.

Ven.mo      – Rispettabilissimo Maestro l° Sorvegliante, guardate chi osa battere in tal modo.

Il .1° Sorvegliante va ad aprire la porta. assistito dal Copritore Interno. Restando sulla soglia dice:

1° Sorv.      – Chi è là ?

1° Esperto   – Un Compagno d’Arte che vuole entrare nella Camera di Mezzo.

Dopo questo risposta il 1° Sorvegliante ritorna al suo posto, lasciando aperta la porta. presso la quale rimane al Copritore Interno

Ven.mo       – Solo i Maestri possono entrare. Come può osarlo un Compagno d’Arte ?

1° Esp.        – Ritiene di meritare un aumento di salario.

Ven.mo.      – Dovrà provarcelo!

Ma potrebbe essere uno dei Compagni d’Arte indegni che hanno cercato di impossessarsi, con la forza, dei nostri segreti. Rispettabili Maestri, armiamoci e teniamoci pronti alla difesa.

I Maestri sfoderano rumorosamente le spade – non meno di nove – e le fanno tintinnare.

Ven.mo     – Rispettabili Maestri Esperti, fate entrare il Compagno d’Arte, ma che resti presso la porta per essere interrogato. Non osi guardare l’Oriente.

I Maestri Esperti fanno entrare il Candidato, che cammina a ritroso, sempre tenendolo per le braccia e puntandogli le spade nel petto. Lo fermano quindi vicino alla porta, con le spalle rivolte all’Oriente, in modo che non possa vedere la Bara. Poi i Maestri Esperti liberano la presa e abbassano le spade.

I1 Maestro Copritore Interno chiude la porta.

Ven.mo     – Rispettabilissimo Maestro 1° Sorvegliante, conoscete questo Compagno d’Arte.

1° Sorv.     – Si Venerabilissimo :Maestro. L’ho visto salire una Scala divisa in due rampe, l’una di

                  – tre scalini, l’altra di cinque.

Ven.mo      – Rispettabile Maestro 1° Sorvegliante, avete seguito i suoi lavori ?

1° Sorv.      – Sì, Venerabilissimo Maestro, l’ho visto intento a squadrare la Pietra Grezza.

Ven.mo       – Non basta. Che altro sa fare ?

1° Sorv.       – Conosce l’uso della Squadra, del Compasso, del Regolo, della Perpendicolare e della

                    – Livella. I1 suo Lavoro ha prodotto una Pietra Cubica.

Ven.mo       – Bene Tuttavia potrebbe essere uno dei Compagni d’Arte traditori che cerchiamo per il

                   – delitto commesso. Ríspettabilissimo Maestro 1° Sorvegliante, esaminate le sue mani e

                   – mandatemi il suo Grembiule: forse non è più degno di portarlo.

Il Maestro delle Cerimonie si avvicina al 1° Sorvegliante, questi toglie il Grembiule al

Candidato e lo consegna al Maestro delle Cerimonie che lo pota al Venerabilissimo.

1° Sorv.      – Venerabilissimo Maestro, vi mando il suo Grembiule.

Il 1° Sorvegliante riprende il suo posto; Il Venerabilissimo esamina il Grembiule che il Maestro delle Cerimonie gli ha portato.

Ven.mo       – Anche il Grembiule é senza macchia. Ora sottoporremo il Compagno d’Arte alla prova

                   – decisiva.

PAUSA

Ven.mo       – Compagno d’Arte voltatevi

PAUSA

I1 Candidato. votandosi, vede la bara nella quale giace il Maestro insanguinato. Gli si dà il tempo di osservare.

Ven.mo        – Compagno d’Arte, avvicinatevi alla Bara facendo i passi da Apprendista e poi quelli

                    – di Compagno d’Arte. Rispettabili Maestri Esperti, assistete il Compagno d’Arte in

                    – questa prova.

Gli Esperti depongono le spade e, in silenzio, sostengono il Compagno d’Arte per le braccia, ne guidano i passi.

Ven.mo        – Ed ora, Compagno d’Arte, l’ultima prova: dovrete scavalcare la Bara con tre passi. Se

                    – siete innocente, non dovete tremare.

Gli Esperti fanno eseguire al Candidato il primo passo, che comincia col piede destro.

Alla fine del movimento,  il Candidato. dopo averla scavalcata diagonalmente, si trova a destra della Bara, un pò avanzato rispetto al punto di partenza. I1 Candidato esegue poi. sempre in diagonale e cominciando col piede sinistro. il secondo passo col quale ritorna a sinistra della Bara, ancor più spostato in avanti. Col terzo passo, che comincia col piede destro, il Candidato scavalca solo uno spigolo della Bara e si ferma ai suoi piedi. voltandole il dorso.

Ven.mo        – Rispettabili Maestri Esperti, il Compagno d’Arte ha tremato compiendo questa prova?

I° Esp.          –  No, Venerabilissimo Maestro.

Mentre vengono pronunciate queste frasi, il Maestro coricato nella Bara si alza senza far rumore e riprende il suo posto.

Il Maestro delle Cerimonie predispone la Bara per accogliervi successivamente il Candidato.

Il 1° e 2° Sorvegliante scendono dai loro scanni e si avvicinano al Candidato; il primo munito di Squadra, si pone alla sua sinistra; il secondo. munito di Regolo, alla sua destra.

Gli Esperti li raggiungono e si fermano dietro di loro.

Ven.mo        – Compagno d’Arte, abbiamo fiducia in voi e vi riveleremo i simboli segreti del nostro  

                   – Grado. Essi sono racchiusi in una Leggenda, il cui significato profondo dovete

                   – forzarvi di penetrare come un’esperienza vissuta interiormente. Noi cercheremo di

                   – aiutarvi.

Il Venerabilissimo. munito di Maglietto, si alza e si pone tra lo sgabello sul quale è posto il libro della Legge Sacra ed il Candidato.

Il Maestro delle Cerimonie si avvicina al Venerabilissimo per assisterlo nel Rito.

Ven.mo       – Ascoltate dunque la leggenda di Hiram, l’Architetto    che Re Salomone aveva

                   – incaricato di costruire il Tempio, a Gerusalemme.

PAUSA

                   – Hiram aveva diviso gli operai in tre categorie: gli Apprendisti, che ricevevano il

                   – salario presso la Colonna “B” ; i Compagni d’Arte, che ricevevano il salario presso la     

                   – Colonna “J” ; i Maestri, che ricevevano il salario nella Camera di Mezzo.

                   – Ciascuna categoria aveva parole e segni segreti per mezzo dei quali gli operai si

                   – riconoscevano fra di loro e si facevano riconoscere per ricevere il salario secondo il

                   – tipo di Lavoro svolto. Un giorno tre Compagni d’Arte, insoddisfatti del salario, ma non

                   – ancora meritevoli dell’aumento, complottarono fra di loro e decisero di carpire la Paro-

                   – la Sacra al Maestro Hiram, di strappargliela anche con la violenza pur di poter       

                   – accedere alla Camera di Mezzo e percepire il salario riservato ai Maestri.

                   – Al tramonto, i tre Compagni d’Arte si nascosero nel Tempio e aspettarono che il

                   – Maestro Hiram venisse, com’era solito fare ogni sera, ad ispezionare il Lavoro della

                   – giornata, appostandosi, uno alla porta    di Occidente, uno alla porta di Mezzogiorno,

                   – uno alla porta d’Oriente.

                    – Quando Hiram venne, colui che era presso La porta di Occidente lo affrontò          

                    – impugnando minacciosamente un Regolo: gli chiese la Parola. “ Tu sai che non posso

                    – rivelarla” rispose Hiram, e l’altro, allora, 1o colpì alla gola, con il Regolo.

I1 2′ Sorvegliante esegue il gesto sul Candidato. poi depone il Regolo.

Ven.mo        – Hiram,          stordito, fuggì verso la porta di Mezzogiorno: ma colui che vi si era appostato

                    – lo fermò minacciandolo con una Squadra. Con arroganza gli chiese la Parola:  

                    – “Insensato!” gridò Hiram.”Non così io l’ho ricevuta! Non così si deve chiederla!”         

                    – E l’altro allora,         gli vibrò un colpo al cuore, con la Squadra.

Il 1° Sorvegliante esegue il gesto sul Candidato. poi depone la Squadra.

Ven.mo       – Gravemente ferito, Hiram cercò scampo trascinandosi verso la porta d’Oriente; colui

                   – che vi era appostato gli si parò d’avanti. Stringeva in pugno un Maglietto, e insensibile

                   – alle ferite del Maestro, anzi mi      nacciandolo con lo strumento, pretese che gli venisse

                   – rivelata la Parola. Hiram non si lasciò intimorire; pur sapendo che non sarebbe     

                   – sfuggito alla morte, ebbe la forza di rispondere: “Lavora, persevera, impara. Solo così

                   – avrai diritto alla maggior ricompensa!” L’altro, allora, colpì il suo Maestro alla fronte,     

                   – con il Maglietto … E lo uccise.

Con il Maglietto. il Venerabilissimo vibra un colpo sulla fronte del Candidato.

Subito gli Esperti – afferrandolo per le spalle e le braccia – e i Sorveglianti – afferrandolo per le gambe – depongono il Candidato nella Bara e, dopo avergli disposto le mani nel Segno di Compagno d’Arte, 1o coprono fino al collo con un panno nero e gli spiegano il Grembiule da Compagno d’Arte.

Poi collocano, alla testa della Bara, un ramo di Acacia e. sui piedi, una Squadra e un Compasso incrociati in Grado di Compagno d’Arte.

Ve n.mo      – Così morì Hiram. Così deve morire il Compagno d’Arte per poter rinascere Maestro.

Il Venerabilissimo torna a sedere. I Sorveglianti riprendono i propri posti. Una Pausa. durante la quale si ode una musica di sottofondo. per es. la Marcia Funebre Massonica di Mozart o la Terza Sinfonia (l’Eroica) di Beethoven.

CESSATA LA MUSICA:

Ven.mo      – Hiram è morto. Chi potrà sovraintendere ai Lavori della costruzione del Tempio?

1° Sorv.      – La Parola è perduta.

2° Sorv.      – Profonde regnano le tenebre.

1° Sorv.      – Che possiamo fare per ritrovare la Parola perduta?

2° Sorv.      – Che possiamo fare per ridare la Luce al Tempio?

Ven.mo       – Non perdiamoci di coraggio. Cerchiamo i resti mortali del Maestro

                   – La Sapienza che era in lui è eterna e non può morire             con lui. Insieme dobbiamo

                   – cercare di farla rivivere in noi. Viaggiate, Maestri dall’Occidente all’Oriente, dal

                 – Settentrione al Meridione, finché non avrete trovato il luogo in cui è sepolto il Maestro.

LA MUSICA RIPRENDE.

I1 1° Sorvegliante seguito da sette Maestri – i due Esperti più altri cinque  muniti

di spada e dal 2° Sorvegliante, che chiude la fila, compirà tre giri, in senso antiorario,

all’interno dei Tempio. A metà percorso dell’ultimo giro il 1° Sorvegliante si fermerà all’Oriente presso la Bara.

LA MUSICA CESSA.

2° Sorv.      – Questo albero di Acacia mi avverte che qui c’è una sepoltura recente; forse il nostro Maestro è sepolto qui.

1° Sorv.      – Ecco una Squadra e un Compasso. Non c’è dubbio è la tomba che cerchiamo.

Nulla sia toccato. Solo il Venerabilissimo Maestro ha i poteri per farlo. re Maestri restino di guardia, gli altri vengano con me per avvertire il Venerabilissimo.

I due Esperti si dispongono ai lati della Bara presso la testa, mentre il 2° Sorvegliante si pone ai piedi, formando un triangolo; tutti e tre sono rivolti verso l’Oriente.

Gli altri Maestri. con il 1° Sorvegliante in testa finiscono il giro.

Al termite, il 1° Sorvegliante rimane vicino alla porta, mentre gli altri riprendono i loro posti.

Subito dopo il 1°Sorvegliante si presenta al Venerabilissimo.

Ven.mo       – Rispettabilissimo Maestro 1° Sorvegliante, che notizie mi portate ?

1° Sorv.       – Alla luce del crepuscolo, viaggiando verso Oriente, abbiamo visto un albero di     

                    – Acacia. Ai suoi piedi,         sulla terra che appariva scavata di recente, erano disposti una

                    – Squadra e un Compasso. Forse lì è sepolto il nostro Maestro; ma solo voi potete fare

                    – quanto occorre. La tomba è sorvegliata da tre Maestri.

Ven.mo       – Verrò con voi, subito!

Il 1° Sorvegliante precede il Venerabilissimo girando intorno alla Bara in senso antiorario. Giunti presso la testa dal lato destro, il 1° Sorvegliante si ferma. Il Venerabilissimo si avvicina e toglie il Grembiule dal volto del Compagno d’Arte.

Ven.mo      – É proprio Hiram! ALZA LE BRACCIA AL CIELO E DICE: Quale sciagura!

Il Venerabilissimo toglie il ramo di Acacia e chiudendo il giro, la Squadra e il Compasso il drappo nero, porgendoli al Maestro delle Cerimonie che nel frattempo si è avvicinato.

Ven.mo      – Per come è disposto e dagli utensili abbandonati, riconosco che gli assassini sono            

                  – Compagni d’Arte … Si direbbe che respiri ancora … I1 suo nobile volto rispecchia

                  – l’Armonia della Coscienza!… Riportiamolo nel-Tempio.

Il Venerabilissimo si allontana verso l’Oriente. Il 2° Sorvegliante afferra l’indice della mano destra del Candidato. tira come per tentare di rialzarne il corpo poi, fingendo che il dito gli sia sfuggito, lo lascia ed esclama:

2° Sorv.      – La carne si stacca dalle ossa!

Il 1° Sorvegliante afferra il dito medio della mano sinistra del Candidato. e, ripetendo il gesto del 2°           Sorvegliante, dice:

1° Sorv.       – È tutto putrefatto!

Ven.mo       – Non è così, Fratelli miei, che riuscirete a rialzare il Maestro. Furono tre ad uccidrlo

                    – per ignoranza,        fanatismo e ambizione. Tre Luci sono necessarie per annullare la loro

                    – opera. A me, Fratelli, uniamo le nostre forze!

Il Venerabilissimo, postosi ai piedi della Bara, prende con il Toccamento ad Artiglio da Maestro, la mano destra del Candidato e lo tira a sé. I due Sorveglianti aiutano il Candidato a mettersi seduto nella Bara. Allora il Venerabilissimo gli passa la mano sinistra dietro il collo e, aiutato dai Sorveglianti, lo rialza e lo fa uscire dalla Bara.

LA MUSICA PNTONA UN MOTIVO TRIONFALE

Ven.mo       – ECCOTI, MAESTRO, RISORTO TRA NOI

In questo preciso istante, i paramenti a lutto “e il velario nero che ricoprono le pareti e l’Oriente vengono fatti cadere di colpo a cura del Maestro delle Cerimonie. Contemporaneamente il Copritore Interno provvede ad accendere tutte le luci. silenziosamente i due Esperti portano la Bara in fondo al Tempio.

LA MUSICA CESSA

Tutti i Fratelli abbandonano le insegne a lutto.

Ven.mo       – Fratello, ti rivelerò ora i cinque punti della Maestria

1 – Il Ven.mo impugna la destra del Candidato.

                    – Mano con mano: ti riconosco e saluto Fratello.

2 – Il Ven.mo pone il piede destro a contatto con la parte interna del piede destro del Candidato.

                    – Piede con piede: prometto di sostenerti per ogni legittima impresa.

3 – Il Ven.mo unisce il suo ginocchio destro con il ginocchio destro dei Candidato.

                    – Ginocchio con ginocchio: ti darò appoggio nelle tue necessità;

4 – Il Ven.mo avvicina il proprio petto al petto del Candidato.

                   – Petto con petto: custodirò i segreti che vorrai affidarmi.

5 – Il Ven.mo pota la mano sinistra sulla scapola destra del Candidato.

                   – Spalla con spalla: ti abbraccio; ti difenderò che tu sia presente o assente.

In questa posizione il Ven.mo sussurra all’orecchio del Candidato.

                   – Eccoti la Parola Sacra dei Maestri: M..B.. Ripeti.

Il Candidato esegue. Il Venerabilissimo scioglie l’abbraccio. si scosta leggermente e dice:

Ven.mo      – Maestri esultate! Hiram è rinato nel nostro nuovo Maestro

1° Sorv.     – La Parola Sacra è ritrovata.!

2° Sorv.     – La Luce è tornata a splendere nel Tempio!

Ven.mo     – Rispettabili Maestri, riprendiamo i nostri, posti.

II Maestro delle Cerimonie conduce il nuovo Maestro all’Oriente e lo fa sedere alla destra dei Venerabilissimo. Quindi porta sull’Altare dei Giuramenti il libro della Legge Sacra. Quando tutti sono pronti:

Ven;mo     – Fratello, quando avrai ricevuto la consacrazione a Maestro Libero Muratore e

                  – l’istruzione del Grado, prenderai il tuo posto tra le Colonne, ma in questo momento tu

                  – rappresenti simbolicamente Hiram, che rinasce dal cuore degli uomini quando le forze

                  – della Luce trionfano su quelle delle tenebre; perciò il   tuo posto è qui, all’Oriente, alla

                  – mia destra. Prima che io possa procedere alla tua consacrazione devi impegnarti

                  – all’adempimento dei doveri del nuovo Grado e unirti a noi nel vincolo di un solenne

                  – giuramento. Vi acconsenti liberamente e spontaneamente?

Neofita           …

RIPRENDE La MUSICA

Ven.mo     – Rispettabili Maestri, in piedi all’Ordine. * * * Batte tre colpi di Maglietto

Tutti i :Maestri si alzano e si mettono all’Ordine ad eccezione dei Neofita che si alza soltanto. I1 2° Esperto sale all’Oriente. e accompagna il Neofita davanti all’Altare dei Giuramenti: lo fa inginocchiare su tutte e due le ginocchia e gli fa mettere la mano sinistra sul cuore. Il 1° Esperto gli si avvicina con una spada e gli fa posare la mano destra sulla lama. I1 2° Esperto prende dal Venerabilissimo il foglio col testo dei giuramento e lo tiene davanti al Neofita in modo che questi possa leggerlo.

Ven.mo     – Leggi, dunque, ad alta voce la formula che ti impegna finché avrai vita.

IL NEOFITA ESEGUE

Neofita      – Io               di mia libera e spontanea volontà, in presenza del “GRANDE

                 – ARCHITETTO DELL’UNIVERSO” e di tutti i Maestri qui riuniti, e in faccia a tutti i

                 – Massoni sparsi sul Globo, prendo sul mio onore e sulla mia coscienza solenne

                 – giuramento di compere fedelmente e con zelo gli obblighi imposti dal Grado

                 – di Maestro che sta per essermi conferito; di praticare sempre ed in tutto i principi

                 – massonici; di amare e cercare la verità; di odiare e fuggire la mensogna; GIURO di

                 – svolgere la mia attività intellettuale e la mia azione di propaganda massonica incessante

                 – per il bene della mia Patria e dell’Umanità con l’aspirazione alla fratellanza universale   

                 – degli uomini e dei popoli; GIURO amicizia ed attaccamento a tutti i miei Fratelli, a tutti

                 – i Figli della Vedova, e mi impegno a soccorrerli anche con l’inevitabile pericolo della

                 – mia vita; GIURO di non rivelare a nessuno i segreti che mi fossero confidati, di

                – istruirmi e di sollevare il mio spirito e di fortificare la mia ragione, perché tutte le mie

                – facoltà sieno quind’innanzi sacre alla gloria e alla potenza dell’Ordine: Se mancassi a

                – questo giuramento che io sia disonorato per sempre, severamente punito, e privato dalla

                – società della gente onesta.

Dopo la lettura del giuramento il Ven.mo dice:

Ven.mo    – E ora conferma il giuramento apponendovi la tua firma.

IL NEOFITA ESEGUE.

Rispettabilissimi Maestri 1° e 2° Sorveglianti, ricostruite con me il Triangolo Sacro entro il quale sarà consacrato il nuovo Maestro.

I1 Venerabilissimo scende dal Trono, impugna la Spada Fiammeggiante con la sinistra tenendo con la destra il Maglietto.

Anche i due Sorveglianti si muniscono di Spada che tengono nella sinistra, avendo nella destra il Maglietto.

II Neofito viene fatto alzare e retrocedere di due passi.

II Venerabilissimo gli si pone di fronte, i due Sorveglianti, dietro mentre i due Esperti rimangono ai lati dell’Altare dei Giuramenti.

Il Ven.mo poggia la Spada Fiammeggiante sulla spalla destra del Neofito e, battendovi sopra un colpo di Maglietto dice:

Ven;mo      – Che le tue azioni siano sempre pure e senza macchia;

Il Ven.mo appoggia la Spada Fiammeggiante sulla spalla sinistra del Neofito e, battendovi sopra un colpo di Maglietto, dice:

Ven.mo      – Che la tua fedeltà corrisponda alla fiducia che ti abbiamo accordato!

Il Ven.mo appoggia infine la Spada Fiammeggiante sul capo del Neofita e. battendovi sopra un colpo di Maglietto, dice:

Ven.mo      – Che la Luce del GRANDE ARCHITETTO DELL’UNIVERSO non abbandoni mai il

                   – tuo spirito!

I due Sorveglianti alzano le loro Spade e le orientano verso il capo dei Neofita. Il Venerabilissimo tenendo sempre la Spada Fiammeggiante sul capo dei Neofita. vi batte sopra tre colpi di Maglietto ogni volta che è indicato nei testo.

Ven.mo      – Alla Gloria Del Grande Architetto Dell’Universo e in nome della Massoneria

                  – Universale, sotto gli auspici della Serenissima Gran Loggia Simbolica Nazionale

                  – del GRANDE ORIENTE SCOZZESE D’ITALIA – Comunione di Piazza del Gesù,                   – per i poteri a me conferiti in questa Rispettabile Loggia       N°       all’Oriente di

                  – IO TI RICEVO – TI COSTITUISCO – TI CONSACRO – Maestro Libero Muratore e ti         

                  – investo di tutte le prerogative del Grado.

Il Venerabilissimo consegna la Spada Fiammeggiante al Maestro delle Cerimonie che la pone sulla Cattedra del Venerabilissimo. II 2° Esperto consegna al Venerabilissimo il Grembiule con il quale questi cinge il neoMaestro. Il 1° Esperto porge la Sciarpa al Venerabilissimo che ne riveste il neo-Maestro. Poi il Venerabilissimo dà al neo-Maestro il triplice Fraterno abbraccio.

Ven.mo     – Rispettabili Maestri, riprendiamo i nostri posti.

SI ESEGUE

Ven.mo     – Rispettabili Maestri, sedete. * Batte un colpo di Maglietto

Il Venerabilissimo coadiuvato dal 1° Esperto comunica al nuovo Maestro: la posizione all’Ordine. il Segno. il Toccamento, la Parola Sacra, la Parola di Passo. la Marcia, l’Età. i Titoli delle Luci e dei Maestri. la posizione della Squadra e del Compasso sul Libro della Legge Sacra, come si risponde alla domanda: “Siete Maestro?”, la Batteria.

AL TERMINE

Ven.mo     – Rispettabile Maestro 1° Esperto conducete il nuovo Maestro nella Sala dei Passi

                 – Perduti per approfondirne l’istruzione. Rispettabili Maestri, nell’attesa vi concedo sette

                 – e più minuti di Ricreazione. nel Tempio. * Batte un colpo di Maglietto

Durante la ricreazione. il Maestro delle Cerimonie é il Copritore Interno portano fuori dal Tempio la Bara e gli altri attrezzi non più necessari. Poi rientrano nel Tempio con il :Maestro Esperto.

Ven.mo      – *           Batte un colpo di Maglietto  Rispettabili Maestri, i Lavori riprendono forza e

                  – vigore. Rispettabile Maestro Esperto, introducete il nuovo Maestro.

L’Esperto esce, chiude la porta e subito invita il neo-Iniziato a bussare da Maestro. Dopo aver accompagnato il neo-Maestro fra le Colonne. dice:

Esp.            – Venerabilissimo, il nuovo Maestro si trova tra le Colonne in attesa di ordini.

Ven.mo      – Si faccia riconoscere dal Rispettabilissimo 1° Sorvegliante.

L’Esperto conduce il neo-Maestro dal 1° Sorvegliante che lo esamina sull’istruzione ricevuta e alla conclusione dice:

1° Sorv.      – Venerabilissimo, il Maestro conosce l’Acacia.

Ven.mo      – Rispettabili Maestri, in piedi all’Ordine.* Batte un colpo di Maglietto

                   – Rispettabilissimi Maestri 1° e 2° Sorveglianti. proclamate alle Colonne, come io faccio

                   – all’Oriente, che il nostro carissimo Fratello                  è Maestro Libero Muratore.

                   – Invitate tutti i Rispettabili Maestri a riconoscerlo come tale, con tutte le prerogative e i

                   – diritti del Grado.

1° Sorv.      – Rispettabili Maestri che sedete alla Colonna del Meredione, il Venerabilissimo

                   – proclama il Fratello    ….     Maestro Libero Muratore, vi invito a riconoscerlo come

                   – tale, con tutte le prerogative e i diritti del Grado.

2° Sorv.      – Rispettabili Maestri che sedete nella Colonna del Settentrione, il Venerabilissimo

                   – proclama il Fratello             Maestro Libero Muratore; vi invito a riconoscerlo come

                   – tale, con tutte le prerogative e i diritti del Grado.

Ven.mo      – Rispettabili Maestri, in quest’ora lieta salutiamo secondo l’antico Rito il diletto 

                   – Maestro che si inserisce nella nostra Catena.   A me per il Segno

SI ESEGUE

                  – e per la Batteria di Giubilo

SI ESEGUE

                 – o  oo   o  oo  o  oo

SI ESEGUE

                 – Rispettabili Maestri, sedete. *  Batte un colpo di Maglietto La Parola al        

                 – Rispettabilissimo Maestro oratore

* * * * * * * *

SOSPENSIONE DEI LAVORI DELLA CAMERA DI MEZZO

Ven;mo     – Rispettabili Maestri, concedo la parola per il bene dell’Ordine in generale e di questa

                  – Camera di Mezzo in particolare.

 AL TERMINE DEGLI INTERVENTI

Ven;mo     – Rispettabile Fratello Oratore, vi prego di darci le vostre conclusioni.

AL TERMINE

Ven;mo     – Rispettabilissimo Maestro 1° Sorvegliante, i Maestri     hanno lavorato a lungo sulla        

                  – Tavola da Disegno. Quando ha termine il loro Lavoro?

1° Sorv.     – A mezzanotte, quando il Sole, concluso il suo ciclo, è al Nadir e concede riposo alle

–         creature.

–          

Ven.mo      – Quest’ora è giusta?

1° Sorv.      – Sì, Venerabilissimo Maestro.

Ven.mo      – Quale Rito dobbiamo compiere per sospendere i Lavori?

1° Sorv.      – Sull’Altare, il Compasso e la Squadra devono tornare nella posizione di 2° Grado per

                   – disporre il Tempio al rientro dei Fratelli Compagni d’Arte.

Ven.mo      – Rispettabilissimo Maestro 1° Sorvegliante, compite il Rito sull’Altare e con voi

                   – ciascun Rispettabile Maestro lo compia interiormente affitché i Fratelli Compagni

                  – d’Arte, rientrando, possano sentirsi a proprio agio .. Rispettabili Maestri, in piedi

                  – all’Ordine!  * Batte un colpo di Maglietto

Il l’ Sorvegliante si reca all’Altare, dà il Segno, ESEGUE, dà di nuovo il Segno e torna al suo posto.

Ven;mo     – Alla Gloria Del Grande Architetto Dell’Universo, dichiaro sospesi i Lavori di questa

                  – Camera di Mezzo. A me per il Segno …

SI ESEGUE

                  – e per la Batteria

SI ESEGUE  * * *     * * *     * * *    

Prima di riprendere i Lavori in 2° Grado, giriamo di non rivelare quanto abbiamo tracciato sulla Tavola da Disegno a chi non è ancora passato dalla Squadra al Compasso.

TUTTI       – Lo giuro!

I Fratelli Maestri si tolgono il copricapo;

Ven.mo      – Fratelli sedáte! * Batte un colpo di Maglietto

Fratello Maestro delle Cerimonie, provvedete a decorare il Tempio per il Grado di Compagno d’Arte.

SI ESEGUE

Ven.mo      – Fratello Copritore, fate rientrare i Fratelli Compagni d’Arte.

* * * * * * * * * * * * * *

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RIFLESSIONI 4

Guardarti negli occhi
è come accarezzarti l’anima. 

Il duro lavoro stanca,
la noia uccide. 

I ricordi lasciamoli ai masochisti:
quelli brutti sono uno schiaffo,
quelli belli una pugnalata che si affonda in ciò che abbiamo perduto. 

La vita: destino o coincidenze?
Coincidenze predestinate o fatalità casuali.

L’entusiasmo colora la vita,
l’amore la illumina.  

Ridere e sognare sono il segreto per vivere meglio. 

Per provare la vera felicità bisogna aver conosciuto la sofferenza.
Per provare la sofferenza non è necessario aver conosciuto la felicità

I soldi sono come l’aria. Finché ce n’è non te ne accorgi. 

Ogni ingiustizia ci offende, quando non ci procura alcun profitto. (Luc de Clapiers de Vauvenargues) 

Vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste, e nulla più. (Oscar Wilde) 

Il più solido piacere di questa vita è il piacer vano delle illusioni. (Giacomo Leopardi) 

Ci sono scemenze ben presentate come ci sono scemi ben vestiti. (Nicolas de Chamfort) 

La fedeltà è una forma di pigrizia. (Enrico Villani) 

Chi ha cuore conosce la sofferenza degli uomini. (Bruno Franchi) 

La ragione è il torto di spalle. (Tiziano Meneghello) 

Se un uomo ha una grande idea di se stesso, si può essere certi che
è l’unica grande idea che ha avuto in vita sua. (proverbio inglese) 

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RIFLESSIONI 3

“Non è tanto importante quello che ci accade,
quanto il modo con cui vi reagiamo”.

Hans Selye (1907-1982)

“Tutto il mondo intero aspira alla libertà,
tuttavia ciascuna creatura è innamorata delle proprie catene.
Tale è il primo paradosso ed il nodo inestricabile
della nostra natura”.

Aurobindo (1872-1950)

“Per quanto una persona possa essere ornata di gioielli,
il cuore può tuttavia aver vinto i sensi.
La forma esteriore non costituisce la religione e non tocca la mente”.

Buddha

“La mia felicità consiste nel sapere che provengo dal principio,
nel contemplare lo yin e lo yang,
nell’osservare il succedersi delle stagioni,
l’alternarsi del giorno e della notte,
e nel sapere che al principio farò ritorno”.

Chuang-tzu

“Mentre discordavano sulla maniera con cui dovesse essere concepito e venerato il nume, tutte le religioni convenivano sul fatto di dover perseguitare, opprimere e distruggere quelli che erano di religione diversa, di dover vendicare con il risentimento più atroce le offese, e di nutrir un odio implacabile verso tutto il resto del genere umano”

G. Ortes (1713-1790)

“C’era una quiete immensa mentre stavamo seduti sulla panchina,
perduti per il mondo”.

Krishnamurti (1895-1986)

“So che senza di me Dio non può un istante vivere:
Se io divento nulla, deve di necessità morire.”

Angelus Silesius (1624-1677)

“Chi disse vox populi vox Dei,
o mirava ad imbrogliare le carte adulando il volgo,
o aveva di Dio un’idea molto infelice”

A. Gabelli (1830-1891)

“Gli estremi di vizio e di virtù sono parimenti detestabili:
la virtù assoluta uccide un uomo quanto il vizio assoluto”

S. Butler (1835-1902)

“Ma se i buoi, i cavalli e i leoni avessero le mani,
o potessero disegnare con le mani,
e fare opere come quelle degli uomini,
raffigurerebbero gli dei, il cavallo simili ai cavalli, il bue ai buoi,
e farebbero loro dei corpi come quelli che ha ciascuno di loro”

Senofane (565-470 ca. a.C.)

“Come fiamma più cresce più contesa dal vento,
ogni virtù, che il cielo esalta,
tanto più splende quant’è più offesa”

Michelangelo Buonarroti (1568-1646)

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RIFLESSIONI 2

“Noi creiamo il mondo che percepiamo, non perché non esiste realtà fuori dalla nostra mente, ma perché scegliamo e modifichiamo la realtà che vediamo in modo che si adegui alle nostre convinzioni sul mondo in cui viviamo. Si tratta di una funzione necessaria al nostro adattamento e alla nostra sopravvivenza”.

Gregory Bateson (1904-1980)

“Cos’è tutto questo affannarsi per il denaro,
e tormentarsi per questo mondo?
Hai mai visto qualcuno che sia vissuto eterno?
Questi uno o due soffi di vita che sono nel tuo corpo,
sono un imprestito:
a mo’ d’imprestito bisogna vivere.

Omar Khayyàm (1050-1122 ca.)

“Oh Grande Spirito,
concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare,
il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare,
e la saggezza di capirne la differenza”.

preghiera Cherokee

Hanno detto: “Da ogni parte c’è la luce di Dio”.
Ma gridano gli uomini tutti: “Dov’è quella luce?”.
L’ignaro guarda a ogni parte, a destra, a sinistra;
ma dice una Voce: “Guarda soltanto, senza destra e sinistra!”.

Gialâl ad-Dîn Rûmî (1207-1273)

“Chi sa non parla; chi parla non sa.
Confondendosi esteriormente con l’uomo comune,
l’uomo reale è al di là dell’onore e al di là del disprezzo:
per questo è ciò che di più alto vi è al mondo”.

Lao-Tzû (IV o V secolo A.C.)

“Quando una religione ha la pretesa di imporre la sua dottrina
all’umanità intera, si degrada a tirannia
e diventa una forma di imperialismo”

R. Tagore (1861-1941)

“La religione è un’illusione, e deriva la sua forza
dal fatto che corrisponde ai nostri desideri istintuali”

S. Freud (1856-1939)

“Dio è coscienza morale.
E’ persino l’ateismo dell’ateo”

Gandhi (1869-1948)

“Una società di atei inventerebbe subito una religione”

H. de Balzac (1799-1850)

“Quando c’è l’Amore voi non siete; quando voi siete non c’è l’Amore.
Quando c’è il sé non c’è Dio, quando il sé scompare c’è Dio”.

Krishnamurti (1895-1986)

“Che cosa è il nostro concetto di Dio
se non la personificazione dell’inconcepibile?”

G. C. Lichtenberg (1742-1799)

“Gli stolti non si curano solo del dovere da compiere
o dello scopo che dovrebbero raggiungere, ma pensano a se stessi soltanto.
Ogni cosa è solo un piedistallo per la loro vanità”.

Buddha

“Non c’è niente di più profondo di ciò che appare in superficie”.

G. W. F. Hegel (1770-1831)

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