GLI ALTI GRADI: SINTESI DELLE LORO FUNZIONI AMMINISTRATIVE CONNESSE CON IL RELATIVO SIMBOLISMO E CONTENUTO ERMETICO
FR.’. C.‘.P.’. 32
Pot:mi Fr.’.lli All’Oriente,
Sublimi ed Eletti Fratelli,
Se un limite, o se vogliamo un ostacolo,
si frappone alla ricerca e all’approfondimento dei gradi scozzesi all interno
del nostro Sovrano Ordine Iniziatico, ciò è in gran parte imputabile alla
ridotta disponibilità del materiale bibliografico pubblicato in lingua italiana
ma, soprattutto, allo scarso contributo fornito al rinnovamento storico,
filosofico e culturale; più che allo studio in senso lato, alla effettiva
rigenerazione delle fonti primarie del Rito.
Per lungo tempo, i testi canonici del
Farina, del Porciatti e dell’americano Pike, hanno costituito gli strumenti,
pressoché unici, di una ricerca ricca di spunti quanto esigua di attenzione ai
documenti originari, ai quali si sono rivolti i fratelli italiani per la loro
formazione. Una ricerca risoltasi spesso in elaborazioni che non hanno superato
uno sforzo di compilazione che ha riproposto i temi e gli argomenti suggeriti
dai testi di riferimento senza tuttavia apportare contributi realmente
innovativi sul piano dell’esegesi storica e filosofica.
Più recentemente Vatri1 ha
offerto, con la sua opera, nuovi elementi all’indagine inerente i vari gradi
dello scozzesismo italiano individuando, proprio nella ricerca sui rituali
originari, il punto sensibile da cui ripartire per avviare un rinnovato
approfondimento dei contenuti simbolici e ritualistici.
Pur con gli sforzi recenti rimane
comunque aperto il tema di una generale riflessione che affronti
— se
non risolva – quello che si può definire come il “problema
dell’aggiornamento morale, filosofico, esoterico, metafisico, dell ‘attuale
speculazione scozzese, come d’altro canto quella massonica in
2
generale”. Naturalmente con
quanto ciò comporta in termini di ri-definizione simbolica e filosofica dei
fondamentali dello scozzesismo attraverso un lavoro autopoietico che può — e
deve – essere svolto unicamente all’interno della piramide scozzese poiché, se
i rituali, al di fuori del contesto sacrale dei lavori, si possono considerare
alla stregua di letture profane, i riti e quanto intrinsecamente li riguarda,
sono invece strettamente iniziatici e dunque rigorosamente riservati.
A compiere questo sforzo collettivo
ritengo debbano essere ricondotte anche le sollecitazioni rivolte dal Supremo
Consiglio ai vari lspettorati Regionali della Comunione Scozzese Italiana
affinché si compiano approfondimenti esegetici propedeutici ad una complessiva
rivisitazione dei nostri rituali; un lavoro di ricerca che tenga conto della
loro sedimentazione storica, ma ne promuova, al contempo, una complessiva
revisione alla luce di una maggiore aderenza formale rispetto ai testi originari
e al loro portato di natura simbolica e filosofica.
La piramide scozzese viene rappresentata
iconograficamente come una struttura geometrica tridimensionale dotata di una
base e di una cuspide. Non si vuole qui parlare dell’aspetto morfologico di
questa piramide; se cioè si appoggi sul basamento triangolare, come lascerebbe
intendere la configurazione della massoneria azzurra o se possieda una base
quadrilatera, come essa viene generalmente proposta; né tantomeno se il
significato numerologico del n0 33 — che ne costituisce la cuspide
sommitale – nasconda qualche rapporto con gli anni del Cristo (e se il percorso
di perfezionamento scozzese possa identificarsi con il processo di Imitatio
Christi alla stregua di quanto avveniva nell’ermetismo di matrice alchimistica),
o se magari — come ritengono alcuni – celi riferimenti alla longitudine di
Charleston (dove si costituì il primo Supremo Consiglio), che è situata circa
al 330 di latitudine. Ne’, è oggetto di questa breve esposizione comprendere le
ragioni del passaggio dai venticinque gradi del Rito di Perfezione ai
trentatre che costituiscono l’odierno sistema degli alti gradi nei quali è
strufturato il Rito Scozzese Antico ed Accettato.
Quello che ci interessa maggiormente è
comprendere il senso globale di questa architettura simbolica che culmina nei
Gradi Sublimi. Di essa ci interessa, in particolare, cogliere due aspetti: il
primo è il rapporto tra la Vendetta e la Giustizia, che a più riprese compare
nei rituali e nella filosofia di alcuni gradi scozzesi, mentre il secondo è
porre in evidenza il riscontro analogico tra il Campo, simbolo centrale del 320
grado, e le sue rappresentazioni in relazione ai suoi significati sul piano
simbolico (non tanto riguardo agli espliciti e specifici riferimenti al grado
di Sublime Principe del Real Segreto, quanto all’intera organizzazione rituale
massonica, e degli ultimi gradi in modo specifico).
La struttura del Rito, si configura
dunque come una piramide fondata sui tre gradi simbolici della Libera Muratoria
azzurra. Il percorso scozzese procede, attraverso gli alti gradi, verso livelli
superiori di conoscenza e superiori stati di coscienza evolvendo in una
successione di ulteriori trenta gradi che portano il massone — a seconda del
merito e della capacità individuale — fino a raggiungere il 330 ed ultimo grado
della gerarchia iniziaticai Il loro numero comprende e compendia gradi di
Sistemi e Ordini precedenti i quali, a loro volta, erano il frutto provvisorio
dell’assorbimento di elementi di diversa provenienza e caratterizzazione
storica, simbolica e filosofica.
La genesi del Rito si rivela
indubbiamente complessa, ma nel loro organico e complessivo esito finale, i
gradini della piramide scozzese tendono, in direzione univoca, verso
l’espressione di una realtà composita, e di misteri, la cui esplicazione non
può essere compresa senza una specifica e approfondita indagine e assimilazione
del portato rituale di ciascuno di essi.
Non sincretismo, ma ordinata sequenza;
non “riduzione” a sintesi, ma corpus omogeneo e consequenziale di componenti in
sé disomogenei, dove gli elementi di diversità si affiancano e si integrano
senza fondersi e senza confondersi, mantenendo intatto — pur nelle corruzioni
del tempo – il contenuto simbolico e filosofico della propria diversa scaturigine
storica e simbolica.4
La filosofia che sostiene la piramide
scozzese, non è certo quella di matrice illuministica che in modo semplicistico
generalmente le si attribuisce. E’ invece necessario riferirsi alle antiche
scuole iniziatiche, nelle quali la
realizzazione metafisica dell’individuo – che va ben oltre la mera conoscenza
intellettuale – è il prodotto di una metamorfosi profonda della coscienza e dei
conseguenti atteggiamenti e comportamenti. Dimensione morale e dimensione etica
si rincorrono, nella vicenda massonica personale, in una serie di
trasformazioni interiori che, liberando progressivamente l’individuo dalle
scorie attraverso l’acquisizione di nuove conoscenze e nuovi stati, gli
consente di perseguire nuove conquiste spirituali. Tanto più questo si avverte
quanto maggiore è l’influenza che queste conquiste esercitano sull’individuo
con il suo ascendere verso l’apice della piramide.
L’affrontare una riflessione sui gradi
sublimi della scala scozzese non può, anche se sommariamente, prescindere dalla
presa in considerazione di uno dei temi-cardine del percorso rituale: quello
stretto rapporto, cui si accennava, esistente tra l’idea di Vendetta e l’idea
di Giustizia, che vengono entrambe richiamate, ovviamente in modo diverso e con
diverse implicazioni, nei rituali del 90, del 300 e del 3J0 grado del Rito.
Vendetta e Giustizia sono, in effetti, i termini di un discorso che presenta
elementi contraddittori, quando non addirittura antitetici, ma coesistenti nei
nostri rituali e nelle filosofie dei diversi gradi. E non sempre, nel volgere
del tempo, si è dato a ciascuno di essi il medesimo significato.
Dobbiamo perciò aver chiaro a noi stessi
quale sia il senso corretto da attribuire al concetto di vendetta per meglio
comprendere cosa debba essere la giustizia per un massone scozzese.
Il retaggio ottocentesco, ancora diffuso
tra non pochi massoni, di una vendetta che viene intesa nel suo senso più
letterale e sanguinano, traspare ancora nei nostri odierni rituali
condizionandone, talora, la possibilità di una interpretazione simbologicamente
più elevata. Diciamo subito che una tale lettura del concetto di vendetta non
può trovare accoglimento, sic et simpliciter, nel 31 0 grado – al quale
è demandato il compito di amministrare la giustizia attraverso i Tribunali del
Rito – dove si avverte tutta la necessità di filtrarlo attraverso un più alto
principio. Se la vendetta si nutre dell’istinto belluino, la giustizia si nutre
del diritto e della misericordia fraterna (pìetas massonica).
“Bisogna rimontare quindi alle
sorgenti tradizionali ed apparentare ideologicamente il grado agli Ordini ed
alle Confraternite antiche, i vendicatori pitagorici o anche i vendicatori d
‘Osiride, presso i
quali il pugnale non giuoca che un ruolo emblematico, in quanto la loro
vendetta non è altro che la sanzione di un mito: vendetta della luce contro le
tenebre, del giorno contro la notte, del bene contro il male, della virtù
contro il vizio, della ragione, della saggezza, della scienza contro
l’ignoranza, i pregiudizi e le superstizioni”.5
La vendetta, intesa in senso iniziatico,
ha bisogno di una compiuta realizzazione metafisica, ma perché ciò possa
avvenire essa deve attraversare una fase di sublimazione; cosa che non
significa perdono e neppure oblio della colpa, ma comminazione della pena
giusta erogata con saggezza, amore fraterno e sempre ispirata da alto principio
di giustizia.
Un così elevato principio di giustizia,
del resto, non può trovare coerente riscontro in una visione truculenta della
vendetta e in un concetto fermo del giudizio, dettato dall’ira e dal sangue,
così come appaiono ancora evocati nel 90 e ancor più nel 300 grado del RSAA.
Tanto meno, quindi, la vendetta può essere considerata come espressione – o
peggio – come strumento della giustizia medesima, di cui i Grandi Ispettori
Inquisitori sono ministri; quella stessa giustizia che, se applicata con
superiore equità, risolve le lacerazioni e, placando acredini e rancori, crea
finalmente le condizioni per portare l’ordine nel Caos.
Questa giustizia giusta prepara la pace
e l’armonia e rende possibile il governo dell’onesto e del meritevole.
La vendetta è mia, dice il Signore6
nel Vecchio Testamento. Dunque, il disporne non è nella facoltà umana.
Nelle stesse parole che Dante pone in
bocca a Ugo Capeto nel XX canto del Purgatorio, la vendetta è nascosa e
racchiusa nel segreto del Principio stesso: O Signor mio, quando sarò
io lieto
A veder la vendetta, che,
nascosa,
Fa dolce l’ira tua nel tuo
segreto?
Non trovate, Pot:.mi, Sublimi ed Eletti
Fr:.lli che in questi versi sia totalmente contenuto – e risolto nel modo più
elevato – il Nekam A donai, grido di guerra dei Kadosh templari?
Come massoni scozzesi sappiamo bene che
ogni progresso nella scala infinita del perfezionamento individuale è in sè
transitorio e soggetto ad evolvere verso stati superiori dell’essere, come pure
è sottoposto alla costante minaccia della involuzione sospinta dalla
controiniziazione che insidia ogni nostro avanzamento.
In questo senso — facendo un passo
indietro — si può dire che il 3Q0 grado costituisce un punto di
sospensione nel quale l’individuo-massone stabilizza in un paradossale “eterno
istante” il suo percorso evolutivo, un dirompente Nec plus ultra, il
supermento del quale – simboleggiato dall’abbattimento delle due colonne – come
l’oltrepassare la velocità della luce, appare follia alla ragione. L’andarc
oltre èinvece possibile, a condizione che si abbandoni ogni materialità ed ogni
scoria ad essa collegata, e ci si riconosca in quello stato energetico
essenziale che è la materia prima spirituale di cui sono formati gli esseri. Se
si comprende questo, appare subito evidente che una vendetta non sublimata
costituisce di per sè un asservimento che, in quanto tale, non può consentire
un reale superamento delle colonne e, ancor più, il calpestare simbolico di
quanto costituisce superstizione e pregiudizio.
L’altro aspetto — anch’esso direttamente
collegato alla natura simbolica ed esoterica del 3O~ grado – ci conduce a
considerare la natura militare e cavalleresca del Rito Scozzese Antico ed
Accettato e il senso iniziatico dì questa milizia.
I massoni scozzesi, al loro ingresso nel
Rito, nel quale sono stati accolti per cooptazione in ragione delle loro
qualità personali, sono stati soggetto di un rito di investitura cavalleresca.
Sono
dunque Cavalieri e ne possiedono tutte
le prerogative essendo stata, la loro investitura, conferita in modo regolare
da un Ordine Sovrano, ma trattandosi di un Ordine lniziatico, il piano sul
quale si estrinseca l’investitura ricevuta è quello prettamente simbolico e
spirituale.
Anche la natura militare del Rito, che
gli deriva dalla simbolica ascendenza cavalleresca crociata e templare e ne
costituisce il tratto distintivo, va interpretata in questo senso. Del resto,
non viene esaltato, nell’investitura cavalleresca scozzese un elemento
prettamente guerriero dell’investitura cavalleresca tradizionale, ossia la “collata”7,
presente invece nel Rito Scozzese Rettificato e nel sacramento cristiano
della Cresima. Assenza che, evidentemente, vale anche ad emendare il rito di
investitura scozzese, dall’influenza dell’iniziazione sacerdotale, presente
nell’investitura cavallesca tradizionale, conferendo al nostro rito quel
carattere spiccatamente ghibellino che lo caratterizza in modo essenziale con
l’imposizione della esclusiva spada da parte di chi svolge la sovrana funzione
di Salomone, nel 40 grado, o da chi officia il rito nei gradi superiori.
I massoni scozzesi sono dunque, nel loro
complesso una milizia di cavalieri armati di armi spirituali, di cui quelle
metalliche e materiali, che pure, indossano non sono altro che metafora e
simbolo.
Importante ci sembra essere la
definizione dello scopo di questa armata, alla quale i Massoni dei gradi
sublimi sono chiamati a dare il loro massimo contributo secondo le specifiche
finalità dei rispettivi gradi.
Al carattere di Guerra Santa si
confà il concetto di Guerra dello Spirito che può essere combattuta solo
da una milizia santa. O meglio, da una milizia consacrata. Consacrata ad uno
scopo, consacrata a valori ideali — di essenza cavalleresca – che ne sostengono
la realizzazione in una dimensione metafisica. Il temine Kadosh, cioè
“consacrato”, sottende la dedizione totale di sé allo scopo che si è
liberamente assunto con il giuramento e accettato con l’investitura del grado.
Senza entrare nel merito di simbologie
specifiche e peculiari del 320 grado, cosa è, e quale èdunque lo scopo
dell’accampamento templare “composto dagli inziati di tutti i gradt
dimoranti in tante tende, in un unico accampamento (…) per intraprendere
delle campagne allo scopo di impadronirsi di Gerusalemme e ricostruire il
Tempio di Salomone”? 8
Un esplicito riferimento alla natura
militare — e militante – dello scozzesismo delle origini può essere ritrovato
nelle parole del Cavaliere Andrew Ramsay: “I nostri antenati, i Crociati,
riuniti da tutti i luoghi della Cristianità in Terra Santa, in questa maniera
vollero riunire in una sola Fratellanza i sudditi di ogni Nazione.” … Una
“Nazione spirituale “, come precisa lo stesso Ramsay poco oltre nel suo
celebre discorso)
“Noi abbiamo dei segreti; essi
sono dei segnifigurativi e delle parole sacre che compongono un linguaggio muto
ed eloquentissimo (…).
In apparenza, sarebbero parole di guerra che i Crociati si davano l’un
l’altro, per garantirsi dalle sorprese dei Saraceni, che si infiltravano
sovente travest iti fra loro per prenderli a tradimento e assassinarli.”
Solo in apparenza, dunque, perché
secondo le parole di Ramsay, i crociati, che dei massoni sono gli antenati,
costituiscono una “nazione spirituale” e le “parole sacre” che
essi usano, sono solo in apparenza “parole di guerra”.
Questo, sembra essere uno degli aspetti
importanti dell’ideale cavalleresco scozzese, che era ben chiaro nella mente di
colui al quale si deve parte importante della genesi dello scozzesismo. Ma le
armi non servono d’offesa agli esseri viventi, sono bensì strumento di offesa
al vizio e al pregiudizio che attanagliano e rendono schiavi l’individuo e
l’umanità. E’ dunque, la nostra, una cavalleria dell’ideale nella quale l’ideale
della cavalleria diviene la forza che lega la compagine scozzese e guida
l’azione di tutti e di ciascuno. Non armi, non guerra, non sangue, non
vendetta, se non in senso figurato e metafisico. Milizia armata, ma di armi
spirituali, filosofiche e gnostiche, della cui potenza distruttrice e
costruttrice il massone scozzese deve avere piena consapevolezza, se ha asceso
meritatamente la scala rituale.
Verso la metà ‘700, Dom Pernety’t,
seguendo la lettura di Diodoro Siculo’, si propone di svelare l’origine
ermetica dei miti egizi e greci. Riferisce che Osiride è un sovrano che
concepisce l’ardito progetto “di rendere l’Universo partecipe della felicità
e a tale scopo riunisce una grande armata, non per conquistare il mondo con la
forza delle armi, ma impiegando la benevolenza e l’umanità”. Non è
difficile ritrovare in questo brano i medesimi elementi che sono all’origine
della missione e dello stesso accampamento del 320 grado.
La struttura del Campo è costituita da
una geometria composita, formata da poligoni concentrici, tutti di numero
dispari e culminanti in un centro che racchiude le sovrane funzioni di governo
e di comando. Il perimetro più esterno è un ennagono12 che comprende
i gradi simbolici e capitolari, dal 1~ al 1 80; il secondo poligono, più
interno rispetto al primo, è un ettagono, oltrepassato il quale, si raggiunge
un pentagono, nella cui fascia esterna sono accampati i massoni dei gradi
filosofici (o mistici) dal 190 al 3Q0 Infine, nei vertici del
triangolo equilatero sono collocate le tende dei Grandi Ispettori e
lnquisitori, dei Principi del Real Segreto e dei Cavalieri di Malta “che si
sono arruolati per la spedizione”’3. L’ultima figura geometrica
è la circonferenza, poligono di infiniti lati, all’interno della quale si
trovano le tende dei Sovrani Grandi Ispettori Generali. Al centro della
circonferenza, nel punto preciso in cui si intersecano i due bracci della croce
di 5. Andrea, si trova la tenda del Sovrano Gran Commendatore.
Tutto il Campo è costellato di tende,
bandiere, orifiamme su cui sono riportati gli emblemi araldici dei rispettivi
gradi. E facile osservare come la metafora del Campo – che viene considerato
come un’Armata di Massoni i quali, suddivisi e regimentati nei diversi gradi,
sono acquartierati in attesa del comando che la chiami alla quinta, ultima e
definitiva azione ripropone, sotto forme diverse, il tema della Piramide iniziatica
dello Scozzesismo.
E’ fuor di dubbio che questo
accampamento possieda il carattere militare della cavalleria crociata, anche se
su un piano strettamente iconografico vano sarebbe il cercare riscontri con
l’accampamento reale, giacché la sua morfologia appare chiaramente dettata.
Rappresentazione simbolica del Campo da
un intento simbolico e numerologico la cui disamina esula da questa
esposizione.
Lo stesso termine di “crociata”,
richiamando il glifo simbolico dell’athanor, al di là dell’apparto allegorico
militare che viene posto in scena, si ritiene debba piuttosto riferirsi al suo
significato ermetico alchimistico che vuole ciascun massone come strenuo
ricercatore di quel lapis che rappresenta la ragione stessa della sua
quotidiana battaglia personale, una battaglia che qui viene elevata al rango di
guerra santa, di jihad, da combattere assieme agli altri fratelli
con i quali si condivide la medesima pugna spiritualis (già invocata,
per altri versi, da Bemardo di Clairvaux, compilatore della regola dei Templari
ed accompagnatore di Dante nella parte più elevata del Paradiso).
L’oggetto di questa conquista sono
Gerusalemme e l’edificazione del terzo Tempio. Ma quale Gerusalemme e quale
Tempio sono realmente l’oggetto di questa campagna in armi? Quella massonica
non è certo una missione di occupazione territoriale.
Ciò induce ad una ulteriore riflessione
sulla natura spirituale di questa conquista. Dobbiamo evidentemente rifarci a
Giovanni, che nel libro dell’Apocalisse descrive in questo modo la Gerusalemme
Celeste: “La città è un quadrato, e la sua lunghezza è uguale alla
larghezza. Egli (l’Angelo, n.d.a) misurò con la canna la città:
dodicimila stadi105 e la lunghezza e la larghezza come pure la sua
altezza sono uguali” (21,16). (…) ‘¼. e la cittàèdi oro puro …
“(21.18).
Cubica, nell’Apocalisse, è dunque la
città di Dio, quella Gerusalemme Celeste, espressione diretta della divina
architettura. Quello stesso cubo che abbiamo imparato a conoscere come
simbolo di perfezione e come modello
ideale del nostro lavoro latomistico, figura perfetta tratta dall’informe caos
della materia e che oggi riconosciamo invece come prefigurazione di un nuovo e
superiore ordine spirituale.
Il cubo, come origine e come fine, come
duplice idea dell’immanenza propria della Natura e, allo stesso tempo come Civitas
dei nella quale si cela la più elevata trascendenza metafisica, può dunque
compiutamente esprimere i due termini sacrali entro cui ogni cosa terrena e
spirituale si compie.14 E’il lapis che si realizza, nella sua
perfezione superiore. 15
Il Tempio dello spirito e la
Gerusalemme, città perfetta, abitata da esseri spirituali, uomini iniziati e
giusti, questo è il fine della guerra santa che ci siamo impegnati a combattere
fino all’ultimo al comando e all’obbedienza del Sovrano che regge l’Ordine.
Credo sia possibile individuare, nei tre
gradi apicali, un sistema temano (o trinitario), che costituisce la sintesi
estrema dei motti e dell’emblema del Rito Scozzese Antico ed Accettato.
Come è facile comprendere, il simbolismo
del Campo offre innumerevoli spunti alla riflessione sui temi simbolici di cui
troviamo riscontro anche in ambito letterario e figurativo (da cui trarrò
alcuni esempi) nè si pretende qui di esaurirli tutti.
Alla struttura militare e spirituale del
Campo ci sembra opportuno avvicinare, come contrappunto analogico, la
spirituale e mistica Rosa che Dante descrive nel 300 canto del Paradiso, con le
parole di Beatrice, ovvero, “colei che procura beatitudine “:
«Mira
quanto
è ‘i convento de le bianche stole!
Vedi
nostra città quant’ ella gira;
vedi
li nostri scanni sì ripieni,
che
poca gente più ci si disira.
E
‘n quel gran seggio a che tu li occhi tieni
per
la corona che già v’è su posta,
prima
che tu a queste nozze ceni
sederà
Palma, che fia giù agosta,
de
l’alto Arrigo, ch ‘a drizzare Italia
verrà in prima ch’ella sia disposta.”
E all’inizio del canto successivo, il
Poeta scrive
“In
forma dunque di candida rosa
mi
si mostrava la milizia santa”
Più chiaro di così! Anche il carattere
di Santa Milizia è esplicitato. Proprio qui, nel centro della rosa mistica che
riunisce gli spiriti beati, fraternamente uniti in un superiore affiato spirituale
è collocato il seggio regale destinato ad accogliere l’anima di Arrigo, il
Sovrano nel quale Dante aveva posto le residue speranze di un nuovo sogno
ghibellino.
Nel Campo scozzese, come nella Rosa
mistica (ma si potrebbero citare molti altri esempi), sono presenti due
elementi complementari: una schiera e un centro regale.
Entrambi, come in un mistico alveare, a
vicenda si corrispondono d’affetto, sostegno e protezione. Dat Rosa Mel
Apibus (la Rosa dà il miele alle api) è scritto nel disegno che compare sul
frontespizio di un 16 noto testo della tradizione rosicruciana , e con questo
allegorico significato l’ape regina compare
circondata dalle operaie nel pannello
decorativo bronzeo del basamento della statua equestre del Granduca Ferdinando
I De’ Medici (che reca la significativa scritta MAIESTATE TANTUM), posta in
piazza della 5.5. Annunziata a Firenze, opera del carrarese Pietro Tacca.
Al tema del Santo Impero, che si
connette direttamente alla piramide scozzese e al simbolismo del Campo, ma
anche all’idea di una società futura di matrice tradizionale, un richiamo al
grande luniganese Arturo Reghini (che fa riferimento a Dante) mi sembra a
questo punto doveroso. Egli scrive:
“La concezione imperia/e
dantesca, come del resto ogni concezione monarchica e gerarchica tradizionale,
si basa sopra la concezione monistica iniziatica dell’universo. Alla monade
pitagorica corrisponde politicamente l’unicità e l’unità dell’autorità somma di
governo, ossia la monarchia nel senso etimologico del termine ,,I7
Ci sembra opportuno avvicinare a questa
idea ghibellina, che Reghini sostiene apertamente, anche i versi che Dante
dedica alla profezia del Veltro, il quale farà morir con doglia la lupa,
simbolo di ogni nefandezza, e
‘Questi non ciberà terra né
peltro,
ma sapienza, amore e virtute,
e sua nazion sarà tra feltro e
feltro.”
Inf.I
La profezia di un dominio universale
fatto di sapienza, amore e virtù, che si ritrova chiaramente
esposto anche nel De Monarchia, anticipa e presuppone quella pace
universale per la quale le armate massoniche stanno preparandosi a
combattere la battaglia finale.
Il campo, nel quale è radunata una
milizia di Pace e non di guerra, costituisce dunque, il simbolo riepilogativo
non solo di un grado, ma di tutta la piramide scozzese, il Castrum sacrale, la
cittadella armata nel quale la milizia massonica si ritrova unita e compatta
sotto la guida del Monarca che regge gerarchicamente tutta l’organizzazione
rituale.
Se i tre gradi simbolici sono la base
della piramide, i tre sublimi gradi amministrativi ne costituiscono la sommità.
Se il bianco apprendista apre il percorso iniziatico, il bianco Sovrano lo
conclude, ma non lo esaurisce definitivamente, poiché il viaggio sulla strada
del perfezionamento non trova giammai la sua fine. La nuova consapevolezza
riapre il ciclo e ricolloca l’individuo-massone in quel circolare moto
eternamente rigenerativo dell’essere che è iconograficamente e simbolicamente
rappresentato in modo magistrale dall’Uroboros.
Gli ultimi tre gradi sono detti
amministrativi, ma come possono davvero esserlo se essi hanno il compito di
condurre il massone scozzese fino all’estrema elevazione, fino a quel vertice
il cui solo raggiungimento consente la visione finale della piramide nella sua
completezza e il progetto che sottende la sua mirabile architettura?
Il sistema trinitario posto al vertice
della piramide massonica, compendia e ripete quello globale presente nei vari
livelli della struttura piramidale riassumendone le diverse iniziazioni e
investiture.
Vuole, la Tradizione, che le antiche
iniziazioni fossero connesse alle tre diverse funzioni della gerarchia sociale,
quella guerriera, quella sacerdotale e quella regale, cui
corrispondevano tre diverse modalità di conferimento rituale: l’investitura,
l’ordinazione e l’unzione. A questo contesto tradizionale non viene
generalmente ricondotta la quarta modalità, propria delle corporazioni di
mestiere, l’iniziazione artigiana, cui invece appartengono e sono
iniziati i Liberi Muratori della Massoneria Azzurra e dei quali il Maestro
Hiram è il rappresentante più insigne ed emblematico. Ma se i tre gradi apicali
del RSAA portano titoli che trovano riscontri obbiettivi con l’investitura
cavalleresca e con l’unzione regale, nulla hanno a che vedere con l’ordinazione
sacerdotale.
Ciò non significa – ovviamente –
l’assenza di una intrinseca dimensione spirituale all’interno dell’unzione
sovrana, ma la affranca da quella sacerdotale sottolineando come la dimensione
spirituale, non costituisce esclusività dell’iniziazione sacerdotale, ma si
estrinseca in modo autonomo in entrambe le iniziazioni tradizionali,
sacerdotale e sovrana, senza che vi sia gerarchia e subordinazione fra le
stesse.
D’altra parte, di questo avviso è anche
Dante, e di questo ci rende conto ancora una volta il Reghini il quale scrive
che nel “De Monarchia, Dante, asserendo e dimostrando la necessit4 la
fatalità ed il diritto dell’Impero romano universale, si opponeva recisamente
alle pretese di predominio ed anche di semplice ingerenza papale, affermando
che l’autorità imperiale dipende direttamente da Dio (De Monarchia, Iii,
13, 16) e che i due luminari Ql Sole e la Luna che figurano anche nei nostri
Templi), non rappresentano il Papa e l’Imperatore, la Chiesa e l’Impero (e
quindi non si può, con tal illegittimo paragone, fare brillare l’imperatore di
luce 4flessa), ma che, ad ogni modo pur ammettendolo, la Luna non dipende dal
Sole (De Monarchia, III, 4), e che l’imperatore deve al Papa reverenza
filiale e non più (De Monarchia, III, 4, 16). 8
I titoli di Inquisitore, Principe e
Sovrano, invece, esprimono e rappresentano – all’interno di uno stesso sistema
tradizionale – una gerarchia all’interno della quale troviamo corrispondenza
analogica con la funzione giudiziaria del 310 grado, quella militare del
320 e quella sovrana, (coesiva e unificante), del 330• Queste tre
funzioni si compendiano nelle facoltà sovrane del sapere, del volere e
del potere.
Ciò, tuttavia non costituisce
un’incongruenza, ma una precisa indicazione della natura intrinseca del Rito
Scozzese. La presenza di riferimenti rituali a Federico lI, (espressione
dell’unzione sovrana) iacques de Molay (dell’investitura cavalleresca) e Hiram
Abif (dell’iniziazione artigiana), non è priva di significato, a questo
proposito.
Recuperando la dimensione artigiana,
fondamentale nella Massoneria Azzurra (e dunque anche del Rito Scozzese, di cui
— come base – è parte essenziale), ciò che il Rito stesso nella sua generalità
viene a configurare, è un sistema organizzato su base artigiana, militare e
sovrana che definisce una società
iniziatica retta da una chiara e inequivocabile struttura monarchica, informata
dalla saggezza di un ordinamento giudiziario ispirato da un alto principio di
giustizia, che i Grandi Ispettori e lnquisitori hanno il compito di
amministrare, e sostenuta da una gerarchia che i Principi del Real Segreto
hanno il compito di organizzare.
Questa connotazione militare e,
ripetiamo, militante, è fortemente sottolineata, per quanto riguarda il
carattere monarchico-imperiale, dal simbolismo dell’aquila bicipite e della
corona. La spada
-emblema cavalleresco per eccellenza —
connota il carattere militare, mentre la divisa Deus Meumque Jus, quello
giudiziario.
L’emblema scozzese Ordo ab Chao chiarisce
ulteriormente questo stesso processo aggregativo nel suo dinamico divenire. Il
dominio sul caos presuppone la capacità di determinarne l’Ordine; di
ricostituire, cioè, lo stato di perfezione primordiale – ma anche lo stato di
perfezione finale – rispetto ai quali tutto ciò che è intermedio non può che
essere, pertanto, necessariamente transeunte. Nel magma del divenire, in ciò
che è frammentato, disperso e transitorio, è contenuto quanto è necessario per
ricostituire l’Unità. Ciò che è materiale e ciò che è immateriale, la materia e
l’energia; il corpo e lo spirito.
Dagli elementi sconnessi e decomposti
l’Architetto sa trarre l’opera conclusa, l’Opus magnum, nel momento
stesso in cui, note e applicate le leggi della costruzione, le sa ri-tradurre
in ordine architettonico.
Legge e Ordine. Ecco ricomparire di due
termini chiave del 310 e del 320 grado, senza i quali non si può conquistare la
sovranità sul proprio Essere. Questa è la battaglia finale, individuale e
collettiva, alla quale si apprestano le schiere dei Massoni scozzesi.
In questo senso, il Campo appare un
simbolo di valore globale, paradigmatico, non solo dell’organizzazione militare
e della struttura filosofica dell’Ordine Sovrano, ma come strumento necessario
a chiarirne anche lo scopo reale (nel duplice senso di Vero e Sovrano)
della Massoneria Scozzese.
E’ interessante anche riconoscere nel
centro topografico (e simbolico) del Campo, la scaturigine di quella “realizzazione
discendente” (di cui tuttavia non disponiamo degli strumenti necessari per
parlarne) che recupera la nota interpretazione guénoniana dell’emanazione da un
nucleo spirituale.
Mezzo e fine dell’agire massonico, il
Rito Scozzese compendia e riempie di senso tutto il percorso attraverso i gradi
della conoscenza e della coscienza. La visione del Campo ne rende esplicita
l’escatologia.
Ancora Dante, questa volta nel 330 canto
del Paradiso descrive la “Visio Dei” come contemplazione di quell’ “alta
luce che da sé è vera”. Luce, in sé vera. Dunque, Luce come metafora dietro
la quale si dischiude la contemplazione della verità. Il fine ultimo non è
quindi quello morale, sociale, politico o anche genericamente spirituale, che
solo a questo punto si rivelano in tutta la loro apparenza, ma la
contemplazione e l’immedesimazione con la Verità Suprema.19
E cosa può esservi di più alto, nell’esistenza
dell’uomo iniziato, se non l’abbagliante e stupefacente contemplazione diretta
della Verità?
NOTE
1)Di Giuseppe Vatri segnaliamo “1805-2005
Duecento anni di rito scozzese antico e accettato in Italia”, “I Rituali
dell’Antica Maestranza”, “I Rituali della Massoneria rinnovata”, “Il Rito
Scozzese da Nazionale a Universale (1802-1907)”, Ed L’età dell’Acquario.
2) V.Vanni “I
gradi superiori del R.S.A.A — Ricordo di A.D., un ex saggissimo della
Valle dell’Arno”, http://www.grandetriade it/gradisuperiori.htm
3)Come sappiamo, la
gerarchia rituale del Rito Scozzese Antico ed Accettato è ordinata in quattro
“insiemi”, secondo una successione che, partendo dai primi tre gradini del
tradizionale cammino muratorio, si dipana attraverso gli “alti gradi” ponendo
progressivamente mete più avanzate al massone scozzese: Questi insiemi sono
costituiti dai Gradi simbolici — o primitivi – (dal J0 al 30) (Massoneria
Azzurra), dai Gradi di Perfezionamento ( dal 40 al 140) e da quelli Capitolari
(dal 150 al 1 80) (che insieme costituiscono la Massoneria Rossa), dai Gradi
Filosofici (dal 190 al 3O~) (Massoneria Nera) e infine dai Gradi Sublimi (dal
310 al 330) (Massoneria Bianca)
4) Traduzioni e
trascrizioni hanno spesso apportato elementi spuri all’interno dei rituali attualmente
in uso, che una ricerca rigorosa potrebbe emendare, pur conservando memoria
documentale delle vicende linguistiche che hanno contribuito a modificare
parzialmente la forma di alcuni di essi.
5)Armand Bédarride
330, Le livre d’lstruction dii Chevalier Kadosh, ed. Teletes
6) Deuteronomio, 32,
35
7) La “collala” era
un atto rituale con il quale il recipierìdario veniva colpito sulla nuca con il
piatto della spada. Essa simulava il taglio della testa e, come tale,
rimandava a San Giovanni Battista, protettore della Massoneria, che venne
appunto “decollato”. Jean Tourniac (Principes etproblèrnes spirituels
dii Ri/e Ecossais RectjJìé, Dervy, 1985, pagg. 111 e seg.) ricorda che la
collata è sempre stata ritenuta un “cambiamento di testa”, ovvero un
cambiamento dello stato spirituale del neo-cavaliere. E significativo, a questo
proposito che l’elevazione al grado di Maestro, nell’ambito del Rito Scozzese
Rettificato, preveda espressamente che sia infetto un violento colpo sulla nuca
del candidato.
8) Dalla premessa al
rituale di Sovrano Principe del Real Segreto, 1967
9)Dal celebre “Discorso”
tenuto dal cavaliere André-Michel Ramsay (1686-1747), il 26dicembre 1736,
presso la loggia parigina Louis d’A rgent di Parigi, di cui era oratore,
in occasione dell’ingresso di nuovi iniziati
10)Dom Antoine-Joseph
Pernety, Les Fables égyptiennes et grecques dévoilées et réduites au m&me
principe, avec une explication des hiéroglyphes et de la guerre de Troye
(1758). Rèédition:
La Table d’èmeraude, Paris, 1982 (prima ed. Parigi 1758). Dom Pernety, dopo
aver abbandonato gli abiti benedettini fu chiamato a Berlino da Federico 11 di
Prussia a ricoprire la carica di conservatore della biblioteca. Rivestì un
ruolo di primo piano nella costituzione degli llluminiati di Avignone, cui il
RSAA deve il suo 28~ grado).
11)Diodoro Siculo
(Atò&opoq, Di6dòros; Agyrion, ca. 90 a.C. — ca. 27 a.C.), storico
greco-siceliota, autore della Bibliotheca historica, una monumentale storia
universale dalle origini del mondo alle campagne di Cesare in Gallia e in
Britannia, giunta a noi incompleta.
12) L’ennagono è
presente anche nell’architettura militare connessa alle città ideali del tardo
rinascimento. La città di Palmanova, costruita dai veneziani a partire dal
1593, ne è un esempio, ma al di là di questa coincidenza non vi sono altri
riferimenti.
13)Dal rituale del 32°
grado
14) Proprio parlando
della Gerusalemme Celeste, Dio stesso la definisce
(Apocalisse 21,3) e poco oltre, a
rimarcare il significato assoluto dei due chiarisce: “Io sono l’il/fa e
l’Omega, il principio e la fine” (Apocalisse, 21,6).
15)Ci sia consentita
una digressione: vogliamo richiamare l’attenzione dei Carxmi Fr:.lli scozzesi
sull’analogia esistente tra l’Emblema XXXVI dell’Atalanta fugiens di
Michael Majer ed i monoliti volanti che compaiono nel film 2001 Odissea
nello spazio del massone Stanley Kubrick, (singolare anche l’assonanza
Cubo-Kubrick, quasi un nomen-omen). Non dice forse la Tavola Smeraldina,
attribuita a Ermete Trismegisto, che “Ciò che è in basso è come ciò che è in
alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per la meraviglia di una
cosa unica”, ed ancora “Sale dalla terra e discende dal cielo, e riceve
la forza dalle cose superiori e dalle cose inferiori”?
16) DaI frontespizio
del Summum I3onum, ioachim Frizius (Robert Fludd), Frankfurt, 1629
17) Scrive inoltre
Reghini: “E per l’impero e contro la Chiesa lavoravano e combattevano i
Templari, istituiti per la liberazione dell’empio, distrutti dalla Chiesa
Cattolica per questo motivo (e non per i pretesti addotti ad infamarli e
renderli invisi), e di cui il 30S grado della gerarchia del Rito Scozzese
Antico ed Accettato continua la tradizione rituale. L’impero fu l’aspirazione e
la meta anche dei Rosa-Croce. Nella famosa Confessio attribuita ad
Andrea Valentino è detto che «un governo dovrò essere istituito in Europa
come quello di Damear in Arabia, dove soltanto dei savii governano», concetto
che, se non è preso dalla Generale Rffòrma dell’Universo dai Sette
Savii della Grecia e da altri letterati pubblicato di ordine di Apollo contenuta
nel Ragguaglio di Parnaso del Boccalini, è certo assai affine ad esso.
Ed anche oggi in varie di quelle organizzazioni che si riattaceano con più o
meno genuino diritto e derivazione ai Rosa Croce il capo dell’Ordine è denominato:
Imperator.
Nella Massoneria <~scozzese» il
concetto del «Santo impero», oltre ad apparire nel modo su in-dicato nel 18.t e
nel 30S grado si trova anche al vertice della piramide (che ne è il simbolo
muratorio) poiché sopra di esso si basano il 321 ed il 331 grado. I Principi
del Real Segreto che formano il Concistoro del 321 grado dell’attuale
gerarchia, e che prima del 1786 costituivano il 251 ed ultimo grado del
Rito di Perfezione, rappresentano infatti la grande armata che deve scendere in
campo per liberare il Tempio di Gerusalemme dalle mani degli infedeli, e per
costituire il Santo Impero, che non è altro, secondo dicono antichi
rituali, che il Regno della Ragione, della Verità e della Giustizia.”
Arturo Reghini, IL SANTO IMPERO,http://www.hyssopus.org/cms/files/Reghini%2011 %20 Santo %20 lmpero . pdf
18)Arturo Reghini, ILSANTO
IMPERO, http://www.hyssopus.org/cms/files/Reghini,%2011%2OSanto%20 lmpero .pdf
19)Giovanni, il più
gnostico degli evangelisti scrive: «Conoscerete la verità e la verità vi farà
liberi». (Giovanni 8,32)