SECONDA TORNATA NAZIONALE DEI MAESTRI SEGRETI

SECONDA TORNATA NAZIONALE DEI MAESTRI SEGRETI (15 Ottobre 2011-Roma Hilton)

David Cerniglia 33°

Il R.S.A.A. tra decostruzione e ricostruzione

Cavalieri di tutte le Valli, per volontà del Supremo Consiglio, oggi ci riuniamo spinti da un “sentimento d’incompiutezza”. Alludo a un assioma che fonda un teorema e rende coerente la logica della nostra azione: “Un gruppo si costituisce in rapporto a quello di cui manca e tre gradi non bastano”. Ci riuniamo inoltre con la consapevolezza che, se l’appartenenza deve essere continuamente rinnovata e testimoniata da una condotta quotidiana, la capacità d’agire aumenta solo diminuendo le illusioni di potenza e, secondo un’ipotesi freudiana, esorcizzando l’autoinganno. Questa consapevolezza e il “sentimento d’incompiutezza” sono moti dello spirito non offensivi, ma neppure rassegnati, che ambiscono a ridurre l’attuale confusione babelica. Mentre ognuno innalza la sua torre, le odierne scene del patrio-centrismo e degli eroi ufficiali velano sovente divisioni per clan e velleità dinastiche, fenomeni di corte e paranoia di difesa, deliri d’interpretazione e processi per eresia. Carissimi Fratelli siamo dunque convocati in veste rituale, dentro un sistema di natura simbolica, per la ripetizione di azioni creative finalizzate a migliorare il nostro sistema immunitario globale, per il piacere di rincontrarci, per rivedere e, se necessario, aggiornare quella grammatica della nostra Istituzione che ruota intorno a un nucleo logico stabile. Questo nucleo, sotto l’influenza di forme simboliche fluttuanti e forme fisse d’organizzazione, media il lavoro di unificazione dall’“io” al “noi”, non tanto intorno allo spirito santo degli archetipi inaugurali, ma intorno all’intuizione scozzese della “piramide”. Dalla cima di una “piramide” si guarda da un po’ più in alto e più lontano e il suo vertice assicura la direzione dei raggi d’adesione da una base solida. Se, nell’iscrizione in un cerchio, una citazione di copertura di parole ben piazzate ambisce a legittimare enunciati talvolta fuori luogo, l’intelligenza della “piramide” relativizza abitualmente gli enunciati. La verità degli enunciati, i quali esistono in virtù dei vocabolari, non può essere che relativa e contingente. Lungo la diagonale della “piramide scozzese”, il pensiero studia le vie e i mezzi dell’efficacia simbolica che trasformano un’idea in carne attraverso strumenti e organizzazioni materiali, pensa relazioni e opera connessioni per sviluppare la complessa ricchezza degli spazi interstiziali. E quando pensa le coppie di opposti vero-falso, giusto-ingiusto, luce-ombra, sosta sulle lineette di congiunzione. Lungo la diagonale della piramide si configura, pertanto, non una filosofia dei dogmi, ma dei paradigmi. Un pensiero critico che, decostruendo gli opposti, indica nella rinuncia all’utopia il colmo dell’utopia, trova nell’ibridazione il privilegio dell’extraterritorialità, cerca nella separazione extraterritoriale l’universale e nella capacità inaugurale propria dell’uomo la promessa di un’esperienza da inventarsi.
In verità noi pensiamo che le Istituzioni, nessuna esclusa, abbiano una struttura logica che è opportuno analizzare.
L’istituzione è un sistema di regole costitutive, espresse da atti linguistici collettivamente accettati, che implicano convenzioni e imprimono funzioni. In altri termini, i poteri semantici del linguaggio creano poteri non semantici: poteri deontici positivi che hanno a che fare con diritti e poteri deontici negativi che hanno a che fare con i doveri. Una volta collettivamente accettati, poco importa se con entusiasmo o con riluttanza, questi poteri deontici forniscono all’azione ragioni indipendenti da inclinazioni e desideri. La realtà istituzionale è dunque creata e tenuta insieme da atti linguistici aventi la forma delle dichiarazioni e di sistemi di rappresentazione simbolica che arrivano a prevedere come vestirsi in talune circostanze. Tuttavia, questi atti linguistici sono diversi da cultura a cultura e, poiché il loro fondamento ultimo non è fondato, essi sono interpretabili e trasformabili. Preso tra la critica delle Istituzioni e il sogno di un’altra Istituzione che possa sostituire Istituzioni oppressive e inoperanti, il diritto è da sempre in corso di decostruzione. Noi pensiamo che questa possibilità di decostruzione non sia di per sé una sciagura: in essa si può trovare la possibilità di un progresso storico o della giustizia. L’Istituzione, la sola forma d’eternità concessa ai mortali, consente resistenza e durata, purché abbia la capacità di essere rinnovata dall’azione delle generazioni a venire. In questo consiste il cuore dell’autorità, la cui energia perdurante “aumenta” le azioni dei viventi. L’autorità non si confonde con il potere! Il potere è la capacità di far sì che qualcuno faccia qualcosa indipendentemente dal fatto che lo voglia o no. L’autorità è la capacità di far sì che le persone vogliano fare qualcosa che altrimenti non avrebbero voluto fare. Il potere comunica e conferisce alla potestà la cura di sostituire gli antenati. L’autorità trasmette e costruisce una tradizione e un’appartenenza. Allorché il potere è legato alla divisione dello spazio politico e gioca nella comunicazione con l’immagine e l’emozione, l’autorità si dispiega nel tempo e, con la trasmissione di abilità intellettuali complesse, assicura la capacità di continuare a cominciare. Autorità, conformemente all’etimo, significa aumentare: essa deve la sua capacità di egemonia non alla forza ma alla sua iscrizione in un ordine simbolico che attraversa il tempo e mira alla durata attraverso un esercizio ermeneutico costantemente rinegoziato per offrire gli uomini, che vivono insieme, un polo d’identificazione e il punto omega di una realizzazione. Se per noi Scozzesi l’autorità è ancora portatrice di senso, non è per il ricordo di un passato inaugurale in parte perduto, nella promessa di resuscitare i morti; né per invocare un avvenire totalmente e fantasticamente governato. E’, invece, per la possibilità di dare a chi verrà dopo di noi la capacità di continuare a intercedere tra la traccia e l’oggetto, tra i valori e i vettori: intercedere tra i valori trascendenti, i grandi principi e il quotidiano, per intraprendere qualcosa di nuovo e d’imprevisto. Come ci ricorda la nostra Rivista “Informazione Scozzese”, la parola “RITO” sottende un acronimo: Ricordare, Innovare, Trasmettere, Organizzare.
Alla fine del secolo scorso, un nichilista ipocondriaco, autore di successo, con arguta ironia decostruttiva così scriveva: ”Siamo arrivati a un bivio decisivo. Una strada ci porta all’estinzione, l’altra alla disperazione. Spero che saremo capaci di fare la scelta giusta”.  Oggi, all’inizio del nuovo millennio, la strada, che noi Cavalieri Scozzesi stiamo seguendo, evita quel bivio e, nel relazionarsi con il mondo, cerca una terza via: un altro modo, assolutamente universale e a ogni volta aggiornato, per decostruire gli opposti e affrontare i vari integralismi. Nella consapevolezza che la decostruzione senza ricostruzione è irresponsabile, la decostruzione acquista un ruolo emancipatore indistinguibile da quella della laicità: ove per laicità s’intenda non un programma di secolarizzazione classica, ma uno sforzo mai interrotto di smantellamento dei modelli teocratici di autorità istituzionale. In questa ricerca occorre una mente ironica, mobile e retroattiva, capace di dislocarsi tra stili di pensiero e tra diversi approcci del reale, e capace di spiazzare se stessa nel seguire l’ottica della differenza.
Così ci piace immaginare che un archeologo del 30° secolo, avendo scoperto che nell’anno duemila le commemorazioni mediatiche venivano usurpate e dilapidate da eredi degeneri e fittizi, trovi vuoto il catasto delle nostre immagini votive. Perché, per gli Scozzesi, chi sfugge alle relazioni vischiose è degno di fede più dei parolai del dubbio radicale, che dicono di pensare e non fanno che dire. Quell’archeologo troverebbe, invece, un libro laico di trentatré capitoli, scritto in decine e decine di lingue, a latitudini e in tempi storici diversi.
Una sorta di manuale libertario atto a ricordare la storia della condizione umana che gli uomini raccontano instancabilmente agli uomini, al di sopra delle grandi teleologie concettuali: un labirinto di tracce, d’impronte fossili lasciate sulla sabbia simbolica dalle differenti culture umane.
Un inventario di eventi e di discorsi, altrimenti perduti, che nessuna ermeneutica sarà mai in grado di ricostruire integralmente e pienamente controllare. I testi canonici, gli oggetti più comuni, le immagini più disparate, divengono l’occasione di una “epistemologia dell’esempio”, di una vera e propria archeologia filosofica che, nel corso del tempo, risale dal sogno di un contatto con l’eternità al sogno di una società perfetta, liberata dalla tirannide: l’universo d’idee pure e illuminate, quale veicolo principale del progresso.
In quest’acrobatico sforzo, più o meno assiduo e ricco d’inventiva, il progetto dell’Illuminismo ci appare oggi incompiuto: forse non completabile. Due secoli più tardi, il mondo che abitiamo è tutt’altro che trasparente e prevedibile: ma pesante, impermeabile e resistente ai tentativi di renderlo più ospitale per la coesistenza umana. Alcuni paradossi sono evidenti. Se nella nostra società individualizzata abbiamo raggiunto una libertà di autoaffermazione virtualmente illimitata, maggiore è la nostra libertà individuale, minore è la sua rilevanza nel mondo. In altri termini: più il mondo diventa tollerante riguardo alle nostre scelte, meno la partita dipende dalle nostre preferenze. Altro paradosso: più la libertà progredisce, più aumenta la sensazione d’insicurezza e nel momento in cui la sicurezza migliora essa limita la libertà. In altri termini: i due valori di libertà e di sicurezza, ugualmente indispensabili, appaiono difficili da conciliare. Altro paradosso lacerante: la triplice alleanza tra libertà, uguaglianza e fraternità, decretata dalla modernità in conformità a una ragione universale, fu contrastata dalla trinità secolarizzata di “stato, nazione e territorio”. Ciò produsse un tribalismo che prevaricò e alienò le culture dissimili e trasformò la società in una scacchiera disgregata e distruttiva. Mentre i solenni consessi della coscienza universale abbozzavano disegni per realizzare i tre valori insieme, di fatto, il sogno di libertà militava contro l’uguaglianza, l’uguaglianza contro la libertà. E, poiché i due valori non riuscivano a coesistere, l’idea di fraternità appariva confusa e di dubbia efficacia. Le cose non sono andate meglio negli ultimi trent’anni, quando alle tribù post-moderne, “globalizzate”, instabili e volubili, la chiacchiera ha proposto una nuova triade quale vettore principale del progresso: “Libertà, diversità, tolleranza”. La libertà, certa quella “immacolata” del mercato, individualmente si riduce a quella del consumatore: un consumatore, ora adeguato e sedotto, ora difettoso e represso, proteso da “ turista” in una vita che è tutta movimento, legami superficiali e assenza di solidità. In questa prospettiva la diversità diventa solo varietà di stili commerciabili. E la tolleranza, già esaltata come panacea universale, non significa altro che lasciare l’altro per conto suo. La tolleranza segna una distanza: ora un’indifferenza che torna a frammentare invece di unire, ora un armistizio. Il rinvio a una resa dei conti finale! In tal modo, la post-modernità sottopone la convivenza tra gli uomini a un continuo sperimentare che non risponde ad alcun meccanismo di coordinamento, se non quelli fissati dall’economia globale di mercato, che vanno ben oltre ogni tentativo di controllo dal basso. Ricomporre le fratture create dalla globalizzazione e dalla “nuova modernità liquida”, si configura come un’urgenza che i “turisti” non possono fronteggiare. Ancor prima che d’avanzare risposte ed ergersi ad arbitri della verità, si tratta di formulare domande.
E porre gli interrogativi che il potere e il senso comune tendono a negare o a eludere, richiede una vocazione adeguata e una tradizione che sono proprie del nostro pensiero. Il pensiero “scozzese” che, in uno sforzo di descrizione e di conciliazione di un universo problematico e mutevole, ha inaugurato trentatré vocabolari “edificanti” nel doppio senso architettonico e morale, edificanti ma non definitivi, prende oggi in prestito dal pragmatismo una nuova triade, tre parole utili per affermare un nuovo paradigma formativo: “Contingenza, ironia e solidarietà”. Vivere nella contingenza significa vivere con una certezza pragmatica, valida fino a contrario avviso. E l’ironia consiste nel riconoscimento della contingenza del proprio vocabolario finale.
Dai tempi di Socrate l’ironia è la struttura cognitiva in grado di generare un distacco dalla realtà secondo una visione critica: essa non conferisce nessun potere, ma ha una straordinaria forza formativa e favorisce la coesistenza e il passaggio dalla tolleranza alla solidarietà. Come abbiamo già detto, è nostro ragionevole convincimento che la tolleranza, virtù privata centrata su di sé, da sola non basti come condizione di pluralismo.
Per contro la solidarietà dei Cavalieri, orientata verso la comunità e militante, significa impegno a battersi nell’interesse della differenza altrui e non solo della propria. Una vita temprata dalla consapevolezza ironica della contingenza e dalla solidarietà, fa dell’ibridazione il suo inevitabile destino e opera costantemente per fecondare il reale e aprire alla possibilità. Carissimi Fratelli, nell’attuale crisi sempre più complessa, impastata di lagrime e di fango, gli uomini chiedono in modo sempre più pressante cos’è la vita buona e cosciente. Chi di voi, Cavalieri, crede di conoscere la risposta o, meglio, con mente ironica vuole rispondere con un’altra domanda, deve d’ora in poi farsi avanti e parlare: per il bene dell’Umanità e per il bene del R.S.A.A.
Con questa raccomandazione, auguro buon lavoro a tutti.

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PRIMA TORNATA NAZIONALE DEI MAESTRI SEGRETI

PRIMA GIORNATA TORNATA NAZIONALE DEI MAESTRI SEGRETI  (Ottobre 2010 – Roma Hilton)

CULTURA E GLOBALIZZAZIONE: IL SUPREMO CONSIGLIO DIFRONTE ALLE TRIBU’

David Cerniglia

Cultura e globalizzazione: il Supremo Consiglio di fronte alle tribù.
Cavalieri convenuti da tutte le Valli intorno al Libro, Fratelli carissimi tutti, ci siamo riuniti oggi con la consapevolezza che meno la memoria d’una comunità è territoriale più è spirituale, con la speranza che i nostri rituali possano influenzare il corso delle cose e, anche se non ci sono garanzie di successo, con la convinzione che il RSAA rappresenti un progetto di vita. La decisione di riunirci in questa Tornata nazionale non obbedisce alla volontà di piacere né al piacere di una teatralità didascalica che rinnovi continuamente l’apparato degli specchi. Obbedisce piuttosto alla necessità della verifica e della riflessione, senza compiacenza e senza ridondanze. In un mondo rinchiuso in un perpetuo presente o abusivamente abbandonato alle emozioni commemorative, e tuttavia senza memoria, i dinosauri o gli ultimi dei Moicani rischiano di divenire le sole frequentazioni onorevoli. Diventa allora essenziale mantenere lo sforzo e consacrare degli spazi alla comunicazione della riflessione: non per dire ai Fratelli ciò che essi devono pensare e fare, ma perché essi padroneggino meglio le scelte loro offerte. Il R.S.A.A. non ha credenze da promuovere, ma aiuta a comprendere meglio come noi crediamo. Pensare e comprendere sono per noi un’esigenza identitaria ed esistenziale. Mentre tra coloro che si sono autopromossi difensori del vivere comune, dichiarando di prendere sul serio l’esistenza collettiva, sciamano i fornitori di collera e i venditori di false speranze, io non ho nessuna buona novella da annunciare. Rinuncio chiaramente ad ogni influenza politica. Perché la politica è dopo tutto un perenne effetto d’annuncio. Quelli che eccellono nell’offerta d’indignazione, rifiutano d’assumere la complessità del reale e, armati di una spada di legno, additano il cattivo da odiare al ritmo dell’attualità. Adirati, infaticabili e magniloquenti, cavalcano l’onda. Poiché vi è sempre un’onda, l’impegno è garantito. E poi, se l’onda li sfratta, cambiano casa come i paguri. Ma, dietro l’insorto si cela sovente il cortigiano e spesso l’insulto precede la cialtroneria. Fu così che, alla fine degli anni settanta, le idee libertarie del ‘68 – autonomia, individualismo, libertà – diventarono il miglior alleato del mercato e del management di una società individualista, edonista e ludica: dopo la decostruzione dei valori tradizionali, operata dalle così dette “avanguardie”, si entrò nell’era del consumo di massa senza il quale l’economia mondiale non avrebbe potuto “girare”. Trovava conferma in tal modo l’ipotesi freudiana della sublimazione: più si possiede una vita interiore ricca, meno si è sottomessi a quella logica della mancanza che spinge al consumo compulsivo. Quelli che suonano il piffero della speranza, svalutano il presente e indicano la fine del tunnel utilizzando ora le note della metafisica platonico-cristiana ora le note della Ragione trascendentale kantiana. Un po’ meno attaccabrighe dei venditori di collera, ma anch’essi esperti di processi, i venditori di speranze sono gli eletti che, al di sopra del quotidiano trambusto umano, possono avventurarsi in quei luoghi esoterici ove la verità si offre loro alla vista. La promozione di una metafisica o di una razionalità universalmente valida, l’universo di idee pure ed illuminate, diventerebbe il veicolo principale del progresso: libertà, uguaglianza, fratellanza. Tuttavia la triplice alleanza non scampa alla censura dell’esame critico.
L’uguaglianza milita contro la libertà, il sogno di libertà si distanzia dall’uguaglianza e la fraternità è di dubbia efficacia finché gli altri due valori non riescono a coesistere. Invano la modernità ha lottato per conquistare i tre valori insieme e di quella fiduciosa sicurezza poco oggi resta. Né le cose vanno meglio nella nuova commedia chiamata post-modernità ove i nuovi orizzonti, che sembrano infiammare l’immaginazione, sono quelli di libertà, diversità e tolleranza.
La libertà si riduce alla scelta del consumatore. La diversità significa solo varietà di stili commerciabili. La tolleranza, osannata come panacea universale, si traduce in “vivi e lascia vivere”. Una volta che i legami reciproci si riducono alla tolleranza, la differenza significa distanza ed assenza di cooperazione. Talora un’insensibilità nutrita d’indifferenza che frammenta invece d’unire. Talora una sorta d’armistizio: il semplice rinvio ad una resa dei conti finale. Può dunque l’ordine regnare a Babele? “Ordo ab chao”, la scritta che campeggia a fianco delle nostre aquile, indica una soluzione o piuttosto solleva un problema? Qualunque cosa si dica o faccia un noi si oppone a un loro, lungo una linea di demarcazione: un’identità si costruisce quando si crea una frontiera, reale o immaginaria. Pensare a questo problema è probabilmente il lavoro più difficile del nostro tempo. Il problema è che noi, soggetti di credenze, invenzioni e desideri, abitiamo la cultura e la cultura non è il luogo naturale della confluenza e dell’armonia. Se uno spermatozoo e un uovo bastano per fare un feto, per fare un uomo occorre molto di più: un territorio, una lingua, una memoria condivisa e delle norme. Una sorta di prisma formato dall’insieme delle relazioni che un gruppo di uomini, storicamente costituito, intrattiene con lo spazio, il tempo, la terra, il sesso e la morte. Questo supplemento di bagaglio, aggiunto al programma genetico della specie, definisce la cultura dei vari gruppi sociali: un indice variabile che forma la mentalità orientando definizione e riproduzione dell’ordine costituito. La scienza e la tecnica, nomadi e cosmopolite, ci danno talora l’illusione di creare un sentimento d’appartenenza e d’identità: una sola organizzazione dell’aviazione civile, solo tre scarti ferroviari e tre sistemi per la trasmissione televisiva a colori. Ma ci sono nel mondo 196 Stati e ben 6000 idiomi differenti: luoghi della memoria e memoria dei luoghi, che frazionano la specie umana in personalità variamente orientate e favoriscono l’etnocentrismo. Quando la frenesia tecno-economica destabilizza gli equilibri, all’unificazione galoppante del mezzo tecnico-economico corrisponde una balcanizzazione politico-culturale e spesso la mondializzazione s’accompagna a un ritorno identitario arcaico: una sorta di progresso retrogrado, in cui la globalizzazione degli oggetti e dei segni porta alla tribalizzazione dei soggetti. Così come il fattore economico fu determinante nel XIX secolo e il fattore politico nel XX, è probabile che il fattore culturale faccia del XXI il secolo delle minoranze. Ma mentre le antiche tribù erano gruppi rigidamente strutturati e con un’appartenenza controllata, la ricerca di un ancoraggio identitario porta sovente a un neotribalismo in cui le tribù, spesso ignare del loro seguito e dal seguito variabile, esistono solo in virtù delle decisioni individuali di ostentare i tratti simbolici della fedeltà tribale. Quando gli sforzi di autocostruzione dei singoli individui vengono frustrati, queste nubi di comunità si scompongono e rapidamente scompaiono all’orizzonte. E’ questo un problema d’ingegneria associativa antico ed apparentemente irrisolvibile. O la comunità è il prodotto di scelte individuali e in tal modo la sua esistenza soffre degli stessi rischi e delle stesse ansie del resto della società.
Oppure la comunità, con i suoi principi e i suoi valori, precede ogni altra scelta individuale e in tal caso può entrare in conflitto con la libertà personale di autoaffermazione. Sicuramente la comunità non è un posto naturale ove trovare una sistemazione sicura, soprattutto dopo il passaggio della pesante nave della modernità. La turbolenza, che essa ha generato, costringe i marinai a modificare la rotta delle loro barche. Ma se le bussole sono impazzite non è vero che sia impossibile orientarsi in quelle acque. Equipaggiamento leggero per navigare a vista: questo serve per la navigazione.
Così, mentre frughiamo nella nostra scatola degli attrezzi, ci rendiamo conto che l’oceano, orizzonte d’alto mare senza lidi né porti, rappresenta un’occasione di formidabile emancipazione.
Ed è oltre l’oceano che nasce il R.S.A.A.: dal dubbio legittimo che bastino tre gradi e dalla volontà di superare una memoria condizionata dalla geografia di infinite identità nazionali, quella delle fortezze assediate, delle patrie e delle bandiere. Nasce oltre l’oceano da un sentimento d’incompiutezza, per maturare e consolidarsi nel corso del XIX secolo attraverso un processo di internazionalizzazione e il fiorire dei gradi. Poiché un ordine adeguato alla complessità del mondo non può essere né particolare né statico, l’identità del pensiero scozzese si definisce col pensare un ordine del non equilibrio, capace di evolvere sempre verso ordini di livello superiore. L’architettura della piramide scozzese concilia l’uno e il molteplice, rende coese le forze, ma non ammette sintesi che non sia apertura a nuove domande. Questa dialettica, che allarga l’esercizio ermeneutico all’infinito, non prevede la rassicurante sintesi hegeliana e si configura nel contrapporsi di domanda e risposta del dialogo socratico. Gli “scontenti” che, in autonomia di pensiero e d’azione, vogliono elevarsi dal particolare all’universale, dall’antico al moderno, senza rinunciare né all’uno né all’altro, sono impegnati in un’impresa dura e temeraria solo con gli strumenti della ragione e con la consapevolezza che il risultato finale potrà indebolire la ragione stessa. Strettamente connesse in un nuovo orizzonte tre sono le parole chiave del Rito Scozzese: contingenza, ironia e solidarietà. La nozione di contingenza allontana dalla visione della storia e della cultura, ma non eclissa gli assoluti della tradizione metafisica. Nella sua presa d’atto della contingenza degli eventi e dei fenomeni storico-culturali, il R.S.A.A. istruisce dei vocabolari contingenti e condivisi, ciascuno dei quali propone un nuovo modo di guardare al mondo e alle civiltà: una pratica testuale per la ridescrizione di noi stessi nei termini di un vocabolario assunto come decisivo ma non definitivo. Trentatré vocabolari decisivi che si confrontano ai fini di una migliore ridescrizione di noi stessi e che proprio relativizzandosi conquistano una propria autonomia. Attraverso il confronto tra differenti vocabolari avvengono profondi mutamenti: temi, che sembravano essenziali, impallidiscono e nuovi ne brillano che possono cedere il passo ad altri ancora. Vivere nella contingenza significa allora vivere senza garanzia o, meglio, con una certezza provvisoria e pragmatica, valida fino a nuovo avviso. L’atteggiamento ironico consiste in questa consapevolezza. Per ironia intendiamo appunto il riconoscimento della contingenza del proprio vocabolario finale. Dire che “gli uomini di idee sono disprezzati dalle plutocrazie e temuti dalle teocrazie”, è un’affermazione tragica. Dire che “i due vincitori della partita impegnata dal secolo dei Lumi sono quelli che nessuno si aspettava: l’Eterno e gli affari”, è un’affermazione ironica. La consapevolezza ironica della contingenza non conferisce al suo possessore nessun potere, non conduce al dominio né lo sostiene, ma promuove la coesistenza e rende possibile il cammino dalla tolleranza alla solidarietà: per trasformare un armistizio in pace, in un destino comune.
Perché la tolleranza, come condizione di pluralismo, da sola non basta. Facile solo nel vuoto delle convinzioni, la tolleranza è una virtù privata, centrata su di sé e contemplativa, che si confonde spesso con indifferenza, condiscendenza, atto di grazia, permesso sospensivo. Per questo motivo la tolleranza è facile preda di chi è privo di scrupoli e rende possibile molte crudeltà. Per questo la tolleranza non è condizione sufficiente della solidarietà o, per meglio dire, la solidarietà non è conseguenza predeterminata della tolleranza. Come i nostri rituali ci ricordano, la solidarietà, orientata verso la comunità e militante, significa disponibilità a combattere nell’interesse della differenza altrui e non solo della propria. Avendo assunto chiaramente queste nostre differenze ed essendo fermamente decisi a renderle le più feconde possibili, ci interroghiamo infine su quale dovrebbe essere una vita temperata dalla consapevolezza ironica della contingenza e dalla solidarietà. Come perfezionare il disegno impostato dal Supremo Consiglio nel lontano 1805? In primo luogo lo Scozzese deve restare libero e a distanza da tutte le lobby per non perdere la sua credibilità. E’ questo distacco dal potere che garantisce la sua indipendenza e la sua integrità. Egli difende il suo onore ma rifugge dagli onori che lo addomesticano e lo disattivano. Custode del linguaggio, preserva il senso delle parole per fare della chiarezza un impegno. Poiché il mondo cambia più velocemente della nostra intelligenza del mondo, egli veglia e si apre alla singolarità dell’evento. Il suo pensiero aperto al campo dei possibili, deve fecondare il reale e non rinchiudersi nella disperazione, nel rancore, nella calunnia. Egli si divide tra la passione di comprendere, il diritto di rifiutare, il dovere di chiarire. Resta comunque un artigiano che perfeziona la sua opera con la coscienza dei suoi limiti e dei suoi errori. Oggi, con questa precisa coscienza, auguro un buon lavoro a voi tutti.
Per il bene della Universalità del Rito ed alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo.

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PRIMA TORNATA NAZIONALE DEI MAESTRI SEGRETI

PRIMA TORNATA NAZIONALE DEI MAESTRI SEGRETI  (Ottobre 2010 – Roma Hilton)

CULTURA E GLOBALIZZAZIONE: IL SUPREMO CONSIGLIO DIFRONTE ALLE TRIBU’

David Cerniglia

Cultura e globalizzazione: il Supremo Consiglio di fronte alle tribù.
Cavalieri convenuti da tutte le Valli intorno al Libro, Fratelli carissimi tutti, ci siamo riuniti oggi con la consapevolezza che meno la memoria d’una comunità è territoriale più è spirituale, con la speranza che i nostri rituali possano influenzare il corso delle cose e, anche se non ci sono garanzie di successo, con la convinzione che il RSAA rappresenti un progetto di vita. La decisione di riunirci in questa Tornata nazionale non obbedisce alla volontà di piacere né al piacere di una teatralità didascalica che rinnovi continuamente l’apparato degli specchi. Obbedisce piuttosto alla necessità della verifica e della riflessione, senza compiacenza e senza ridondanze. In un mondo rinchiuso in un perpetuo presente o abusivamente abbandonato alle emozioni commemorative, e tuttavia senza memoria, i dinosauri o gli ultimi dei Moicani rischiano di divenire le sole frequentazioni onorevoli. Diventa allora essenziale mantenere lo sforzo e consacrare degli spazi alla comunicazione della riflessione: non per dire ai Fratelli ciò che essi devono pensare e fare, ma perché essi padroneggino meglio le scelte loro offerte. Il R.S.A.A. non ha credenze da promuovere, ma aiuta a comprendere meglio come noi crediamo. Pensare e comprendere sono per noi un’esigenza identitaria ed esistenziale. Mentre tra coloro che si sono autopromossi difensori del vivere comune, dichiarando di prendere sul serio l’esistenza collettiva, sciamano i fornitori di collera e i venditori di false speranze, io non ho nessuna buona novella da annunciare. Rinuncio chiaramente ad ogni influenza politica. Perché la politica è dopo tutto un perenne effetto d’annuncio. Quelli che eccellono nell’offerta d’indignazione, rifiutano d’assumere la complessità del reale e, armati di una spada di legno, additano il cattivo da odiare al ritmo dell’attualità. Adirati, infaticabili e magniloquenti, cavalcano l’onda. Poiché vi è sempre un’onda, l’impegno è garantito. E poi, se l’onda li sfratta, cambiano casa come i paguri. Ma, dietro l’insorto si cela sovente il cortigiano e spesso l’insulto precede la cialtroneria. Fu così che, alla fine degli anni settanta, le idee libertarie del ‘68 – autonomia, individualismo, libertà – diventarono il miglior alleato del mercato e del management di una società individualista, edonista e ludica: dopo la decostruzione dei valori tradizionali, operata dalle così dette “avanguardie”, si entrò nell’era del consumo di massa senza il quale l’economia mondiale non avrebbe potuto “girare”. Trovava conferma in tal modo l’ipotesi freudiana della sublimazione: più si possiede una vita interiore ricca, meno si è sottomessi a quella logica della mancanza che spinge al consumo compulsivo. Quelli che suonano il piffero della speranza, svalutano il presente e indicano la fine del tunnel utilizzando ora le note della metafisica platonico-cristiana ora le note della Ragione trascendentale kantiana. Un po’ meno attaccabrighe dei venditori di collera, ma anch’essi esperti di processi, i venditori di speranze sono gli eletti che, al di sopra del quotidiano trambusto umano, possono avventurarsi in quei luoghi esoterici ove la verità si offre loro alla vista. La promozione di una metafisica o di una razionalità universalmente valida, l’universo di idee pure ed illuminate, diventerebbe il veicolo principale del progresso: libertà, uguaglianza, fratellanza. Tuttavia la triplice alleanza non scampa alla censura dell’esame critico.
L’uguaglianza milita contro la libertà, il sogno di libertà si distanzia dall’uguaglianza e la fraternità è di dubbia efficacia finché gli altri due valori non riescono a coesistere. Invano la modernità ha lottato per conquistare i tre valori insieme e di quella fiduciosa sicurezza poco oggi resta. Né le cose vanno meglio nella nuova commedia chiamata post-modernità ove i nuovi orizzonti, che sembrano infiammare l’immaginazione, sono quelli di libertà, diversità e tolleranza.
La libertà si riduce alla scelta del consumatore. La diversità significa solo varietà di stili commerciabili. La tolleranza, osannata come panacea universale, si traduce in “vivi e lascia vivere”. Una volta che i legami reciproci si riducono alla tolleranza, la differenza significa distanza ed assenza di cooperazione. Talora un’insensibilità nutrita d’indifferenza che frammenta invece d’unire. Talora una sorta d’armistizio: il semplice rinvio ad una resa dei conti finale. Può dunque l’ordine regnare a Babele? “Ordo ab chao”, la scritta che campeggia a fianco delle nostre aquile, indica una soluzione o piuttosto solleva un problema? Qualunque cosa si dica o faccia un noi si oppone a un loro, lungo una linea di demarcazione: un’identità si costruisce quando si crea una frontiera, reale o immaginaria. Pensare a questo problema è probabilmente il lavoro più difficile del nostro tempo. Il problema è che noi, soggetti di credenze, invenzioni e desideri, abitiamo la cultura e la cultura non è il luogo naturale della confluenza e dell’armonia. Se uno spermatozoo e un uovo bastano per fare un feto, per fare un uomo occorre molto di più: un territorio, una lingua, una memoria condivisa e delle norme. Una sorta di prisma formato dall’insieme delle relazioni che un gruppo di uomini, storicamente costituito, intrattiene con lo spazio, il tempo, la terra, il sesso e la morte. Questo supplemento di bagaglio, aggiunto al programma genetico della specie, definisce la cultura dei vari gruppi sociali: un indice variabile che forma la mentalità orientando definizione e riproduzione dell’ordine costituito. La scienza e la tecnica, nomadi e cosmopolite, ci danno talora l’illusione di creare un sentimento d’appartenenza e d’identità: una sola organizzazione dell’aviazione civile, solo tre scarti ferroviari e tre sistemi per la trasmissione televisiva a colori. Ma ci sono nel mondo 196 Stati e ben 6000 idiomi differenti: luoghi della memoria e memoria dei luoghi, che frazionano la specie umana in personalità variamente orientate e favoriscono l’etnocentrismo. Quando la frenesia tecno-economica destabilizza gli equilibri, all’unificazione galoppante del mezzo tecnico-economico corrisponde una balcanizzazione politico-culturale e spesso la mondializzazione s’accompagna a un ritorno identitario arcaico: una sorta di progresso retrogrado, in cui la globalizzazione degli oggetti e dei segni porta alla tribalizzazione dei soggetti. Così come il fattore economico fu determinante nel XIX secolo e il fattore politico nel XX, è probabile che il fattore culturale faccia del XXI il secolo delle minoranze. Ma mentre le antiche tribù erano gruppi rigidamente strutturati e con un’appartenenza controllata, la ricerca di un ancoraggio identitario porta sovente a un neotribalismo in cui le tribù, spesso ignare del loro seguito e dal seguito variabile, esistono solo in virtù delle decisioni individuali di ostentare i tratti simbolici della fedeltà tribale. Quando gli sforzi di autocostruzione dei singoli individui vengono frustrati, queste nubi di comunità si scompongono e rapidamente scompaiono all’orizzonte. E’ questo un problema d’ingegneria associativa antico ed apparentemente irrisolvibile. O la comunità è il prodotto di scelte individuali e in tal modo la sua esistenza soffre degli stessi rischi e delle stesse ansie del resto della società.
Oppure la comunità, con i suoi principi e i suoi valori, precede ogni altra scelta individuale e in tal caso può entrare in conflitto con la libertà personale di autoaffermazione. Sicuramente la comunità non è un posto naturale ove trovare una sistemazione sicura, soprattutto dopo il passaggio della pesante nave della modernità. La turbolenza, che essa ha generato, costringe i marinai a modificare la rotta delle loro barche. Ma se le bussole sono impazzite non è vero che sia impossibile orientarsi in quelle acque. Equipaggiamento leggero per navigare a vista: questo serve per la navigazione.
Così, mentre frughiamo nella nostra scatola degli attrezzi, ci rendiamo conto che l’oceano, orizzonte d’alto mare senza lidi né porti, rappresenta un’occasione di formidabile emancipazione.
Ed è oltre l’oceano che nasce il R.S.A.A.: dal dubbio legittimo che bastino tre gradi e dalla volontà di superare una memoria condizionata dalla geografia di infinite identità nazionali, quella delle fortezze assediate, delle patrie e delle bandiere. Nasce oltre l’oceano da un sentimento d’incompiutezza, per maturare e consolidarsi nel corso del XIX secolo attraverso un processo di internazionalizzazione e il fiorire dei gradi. Poiché un ordine adeguato alla complessità del mondo non può essere né particolare né statico, l’identità del pensiero scozzese si definisce col pensare un ordine del non equilibrio, capace di evolvere sempre verso ordini di livello superiore. L’architettura della piramide scozzese concilia l’uno e il molteplice, rende coese le forze, ma non ammette sintesi che non sia apertura a nuove domande. Questa dialettica, che allarga l’esercizio ermeneutico all’infinito, non prevede la rassicurante sintesi hegeliana e si configura nel contrapporsi di domanda e risposta del dialogo socratico. Gli “scontenti” che, in autonomia di pensiero e d’azione, vogliono elevarsi dal particolare all’universale, dall’antico al moderno, senza rinunciare né all’uno né all’altro, sono impegnati in un’impresa dura e temeraria solo con gli strumenti della ragione e con la consapevolezza che il risultato finale potrà indebolire la ragione stessa. Strettamente connesse in un nuovo orizzonte tre sono le parole chiave del Rito Scozzese: contingenza, ironia e solidarietà. La nozione di contingenza allontana dalla visione della storia e della cultura, ma non eclissa gli assoluti della tradizione metafisica. Nella sua presa d’atto della contingenza degli eventi e dei fenomeni storico-culturali, il R.S.A.A. istruisce dei vocabolari contingenti e condivisi, ciascuno dei quali propone un nuovo modo di guardare al mondo e alle civiltà: una pratica testuale per la ridescrizione di noi stessi nei termini di un vocabolario assunto come decisivo ma non definitivo. Trentatré vocabolari decisivi che si confrontano ai fini di una migliore ridescrizione di noi stessi e che proprio relativizzandosi conquistano una propria autonomia. Attraverso il confronto tra differenti vocabolari avvengono profondi mutamenti: temi, che sembravano essenziali, impallidiscono e nuovi ne brillano che possono cedere il passo ad altri ancora. Vivere nella contingenza significa allora vivere senza garanzia o, meglio, con una certezza provvisoria e pragmatica, valida fino a nuovo avviso. L’atteggiamento ironico consiste in questa consapevolezza. Per ironia intendiamo appunto il riconoscimento della contingenza del proprio vocabolario finale. Dire che “gli uomini di idee sono disprezzati dalle plutocrazie e temuti dalle teocrazie”, è un’affermazione tragica. Dire che “i due vincitori della partita impegnata dal secolo dei Lumi sono quelli che nessuno si aspettava: l’Eterno e gli affari”, è un’affermazione ironica. La consapevolezza ironica della contingenza non conferisce al suo possessore nessun potere, non conduce al dominio né lo sostiene, ma promuove la coesistenza e rende possibile il cammino dalla tolleranza alla solidarietà: per trasformare un armistizio in pace, in un destino comune.
Perché la tolleranza, come condizione di pluralismo, da sola non basta. Facile solo nel vuoto delle convinzioni, la tolleranza è una virtù privata, centrata su di sé e contemplativa, che si confonde spesso con indifferenza, condiscendenza, atto di grazia, permesso sospensivo. Per questo motivo la tolleranza è facile preda di chi è privo di scrupoli e rende possibile molte crudeltà. Per questo la tolleranza non è condizione sufficiente della solidarietà o, per meglio dire, la solidarietà non è conseguenza predeterminata della tolleranza. Come i nostri rituali ci ricordano, la solidarietà, orientata verso la comunità e militante, significa disponibilità a combattere nell’interesse della differenza altrui e non solo della propria. Avendo assunto chiaramente queste nostre differenze ed essendo fermamente decisi a renderle le più feconde possibili, ci interroghiamo infine su quale dovrebbe essere una vita temperata dalla consapevolezza ironica della contingenza e dalla solidarietà. Come perfezionare il disegno impostato dal Supremo Consiglio nel lontano 1805? In primo luogo lo Scozzese deve restare libero e a distanza da tutte le lobby per non perdere la sua credibilità. E’ questo distacco dal potere che garantisce la sua indipendenza e la sua integrità. Egli difende il suo onore ma rifugge dagli onori che lo addomesticano e lo disattivano. Custode del linguaggio, preserva il senso delle parole per fare della chiarezza un impegno. Poiché il mondo cambia più velocemente della nostra intelligenza del mondo, egli veglia e si apre alla singolarità dell’evento. Il suo pensiero aperto al campo dei possibili, deve fecondare il reale e non rinchiudersi nella disperazione, nel rancore, nella calunnia. Egli si divide tra la passione di comprendere, il diritto di rifiutare, il dovere di chiarire. Resta comunque un artigiano che perfeziona la sua opera con la coscienza dei suoi limiti e dei suoi errori. Oggi, con questa precisa coscienza, auguro un buon lavoro a voi tutti.
Per il bene della Universalità del Rito ed alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo.

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GLI ERRORI

“Gli errori sono caratteristici di chi li commette. Dai suoi stessi errori, si distingue un saggio da un uomo da poco”

“Ascolta tutto ciò che si dice, sospendi il giudizio sui punti dubbi e parla con prudenza anche delle cose certe: così sarai sicuro di commettere pochi errori. Guarda bene ciò che si fa, evita le imprese rischiose e non avventurarti che in quelle sicure: così avrai poche occasioni di pentirti. Ora, quando c’è poco da pentirsi di ciò che si è detto e poco da rammaricarsi di ciò che si è fatto, promozioni e compensi seguiranno naturalmente”

“A quindici anni, decisi di apprendere. A trenta, ero fermo sulla Via. A quaranta, non avevo più dubbi. A cinquanta, compresi i decreti del Cielo. A sessanta, avevo una buona capacità di discernimento. A settanta, agivo in completa libertà, senza però trasgredire nessuna regola”

“Non temere di restare sconosciuto agli uomini, ma di non conoscerli”

“In musica si possono definire alcune regole. All’inizio, tutti gli strumenti suonano all’unisono. Poi ciascuno sprigiona tutta la sua purezza, e ciò avviene in un accordo perfetto con gli altri, sostenuto fino alla fine”

“Chiamato ad un compito, fa’ il tuo dovere. Lasciato senza lavoro, sappi ritirarti”

(Dai Dialoghi di Confucio)

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LA MACCHINA UMANA – ISTRUZIONI PER L’USO

LA MACCHINA UMANA : ISTRUZIONI PER L’USO

di Marco Biffi

Tutto accade, l’uomo non può “fare” nulla. E’ una macchina comandata dall’esterno da chocs accidentali (Frammenti,

pag. 127) e ancora … Sì, è possibile smettere di essere una macchina, ma, per questo, è necessario prima di tutto

conoscere la macchina. Una macchina, una vera macchina, non conosce se stessa e non può conoscersi. Quando una

macchina conosce se stessa, da quell’istante ha cessato di essere una macchina (Frammenti di un Insegnamento

Sconosciuto di P.D. Ouspensky, pag. 23).

PRESENTAZIONE

Se per un attimo accettassimo il paradosso di essere delle vere e proprie macchine, di avere un

funzionamento in tutto e per tutto uguale a quello di un motore, il presente studio potrebbe rivelarsi

un’utile dispensa per la formazione di “meccanici del corpo umano”.

Niente paura però, un paradosso del resto è solo “un’asserzione fuori dalla comune opinione” (non è

detto che debba essere necessariamente falsa)… per accettarlo poi, come vedremo in seguito, basta

solo zittire per un momento il nostro Re di Quadri, il potente signore del SI e del NO.

Come viene detto in “Frammenti” è solo attraverso la conoscenza e la conseguente regolazione

delle parti costituenti il nostro motore che si può rimediare al suo cattivo funzionamento e

raggiungere quell’equilibrio o rendimento ottimale che il sig. G. esemplificò nella scritta che fece

affiggere all’entrata della sua Scuola di Fontainebleau, “Istituto per lo sviluppo armonico

dell’uomo”.

Perciò rimbocchiamoci le maniche senza tirar fuori storie del tipo … “non sono capace” o altre

fantasticherie del genere; in un’era IKEA come questa dove abbiamo imparato a montare e

smontare TUTTO E DI TUTTO la scusa non attacca; accostiamoci quindi, ben intenzionati, al

nostro motore per fare una buona manutenzione di quegli accessori che stanno all’interno di noi

stessi e ai quali si dovrebbe tener conto più di ogni altra cosa al mondo.

SCHEDA TECNICA

Il più grosso preconcetto dell’uomo è quello di credere di avere un’unica natura, di pensare a se

stesso come a un essere unitario.

Le parti che costituiscono la macchina umana sono il centro intellettuale, il centro emozionale, il

centro motorio e il centro istintivo altrimenti chiamate le 4 funzioni inferiori.

In un certo senso i centri o le funzioni inferiori possono essere visti come l’hardware di un

computer, sono operanti in noi fin dalla nascita e tutti insieme costituiscono quella che viene

chiamata essenza di un essere umano.

La programmazione che entra in questi centri dopo la nascita, il software che entra nell’hardware e

che fa funzionare in modo appropriato o meno il computer viene chiamata personalità di un essere

umano.

L’area del centro intellettuale è costituita da parole e idee.

L’intera base del centro intellettuale è il PARAGONE … esso prende le cose nuove e le connette

con le cose vecchie … prende 2 cose, le mette una accanto all’altra e le paragona proprio per vedere

in che relazione stanno l’una con all’altra.

Il centro emozionale concerne le emozioni che abbiamo nei confronti di noi stessi, della gente e

riguarda anche le impressioni che riceviamo dal mondo esterno.

Il modo col quale reagiamo quando qualcuno ci manca di rispetto o ci insulta è una delle migliori

opportunità che abbiamo per vedere all’opera il nostro centro emozionale.

Iniziando a separare dal suo funzionamento le cose di cui principalmente si nutre, cioè a dire

GIUDIZIO e IDENTIFICAZIONE, l’uomo può evolvere perché non è attraverso il centro

intellettuale bensì attraverso il centro emozionale che si può acquisire un Nuovo Sapere.

Il centro motorio oltre a presiedere al movimento del nostro corpo fa molto di più … esso ci

permette di comunicare con il mondo fisico; infatti oltre a controllare i movimenti che fin da piccoli

abbiamo appreso, come camminare e correre, esso ci permette di poter misurare il mondo fisico.

Senza di lui procederemmo sbattendo contro i muri … è lui che ci fa vedere le distanze tra gli

oggetti, distinguere il più grande dal più piccolo, che ci permette di valutare la velocità di un

oggetto … grazie a lui possiamo prevedere come evolvono fisicamente le cose!

Il centro istintivo è il solo centro sempre in funzione … esso include tutte le funzioni biologiche

interne, fa digerire i cibi che mangiamo, produce ormoni, fa respirare i nostri polmoni, fa muovere il

sangue per tutto il nostro corpo, fa battere il cuore, purifica il sangue nei reni, si prende cura di tutte

le nostre le nostre funzioni istintive senza che noi ci pensiamo … infatti in circostanze normali non

ci rendiamo conto ne non facciamo caso al suo operato!

MODALITA’ di FUNZIONAMENTO

Esiste un parallelismo che intercorre tra i centri o le funzioni della macchina umana e i semi delle

comuni carte da gioco; in questo contesto :

– “fiori” rappresenta il centro o la funzione istintiva

– “picche” rappresenta il centro o la funzione motoria

– “cuori” rappresenta il centro o la funzione emozionale

– “quadri” rappresenta il centro o la funzione intellettuale

A – La prima divisione che si riscontra nelle carte di tutti i centri è che sono divise in una metà

positiva e in una metà negativa, ambedue necessarie per il corretto funzionamento della macchina

B – La divisione delle carte figurate in re, regina e fante corrisponde al livello d’attenzione col

quale la macchina generalmente opera.

Il livello di attenzione rappresentato dal fante è il livello più basso attraverso il quale la nostra

macchina funziona. Esso opera persino senza che noi lo desideriamo in modo particolare, lavora per

conto suo, automaticamente, si potrebbe dire che il livello del fante operi in uno stato

di attenzione automatica.

Il livello di attenzione della regina è attivato e tenuto in funzione in ogni centro da uno stimolo

esterno. Vi è un flusso di attenzione che va dalla nostra macchina verso qualcosa che sta al di fuori

di noi e in altri casi verso qualcosa che sta all’interno di noi stessi.

Il livello di attenzione del re rappresenta quel grado di attenzione che dobbiamo mantenere con uno

sforzo … quando lo sforzo cessa, il grado di attenzione cade al livello di quello della regina o del

fante.

Fra tutte le carte da gioco quindi fra tutti gli accessori dei centri esistono delle connessioni che nel

diagramma non sono state illustrate e che si potrebbero paragonare a dei fili o dei cavi di un

ipotetico impianto elettrico.

Livello di attenzione o grado di funzionamento

attenzione mantenuta con sforzo

attenzione da stimolo esterno

attenzione automatica

Centro intellettuale

Centro emozionale

Centro motorio

Centro istintivo

Centri o funzioni

Alcune carte sono collegate da talmente tanti fili che la loro connessione è formata da un cavo di

collegamento molto grosso, altre ne hanno uno più sottile, quasi invisibile come quello che corre tra

il Re di quadri e il Re di cuori .

Il cavo di collegamento tra la Regina di fiori e la Regina di cuori invece è di “sezione” molto

considerevole; gli stimoli ambientali, che arrivano dall’esterno, evocano nella Regina di fiori

sensazioni più o meno gradevoli … quando questi stimoli raggiungono attraverso il cavo di

collegamento la Regina di cuori diventano la nostra identità e la base con la quale rispondiamo alle

sollecitazioni del mondo esterno.

Per esempio, se permettiamo a noi stessi di diventare negativi perché ci troviamo in un ambiente in

cui fa molto caldo, quando qualcuno entrerà e farà dei commenti che non apprezziamo,

automaticamente reagiremo con asprezza e state pur certi che l’ultimo cosa che ammetteremo è che

tutto ciò sia potuto succedere per colpa del caldo.

Un’altra connessione molto importante è quella che intercorre tra la Regina di cuori e il Fante di

quadri, ciò che li connette riguarda il patrimonio delle nostre attitudini.

La maggior parte delle nostre attitudini risiede nel centro emozionale e questi usa il centro

intellettuale quasi come per convalidare l’attitudine stessa, in qualche modo per avere conferma

della sua esistenza e veridicità.

E’ per questo motivo che abbiamo bisogno di fabbricare ragioni speciose su misura per giustificare

tutte le nostre sensazioni.

Il centro emozionale non perde mai occasione di chiedere al Fante di quadri una giustificazione

verbale su ciò che sente nei suoi stessi confronti o nei confronti degli altri, e questa è una delle più

importanti connessioni che dobbiamo ridurre se non addirittura spezzare se vogliamo evolvere

spiritualmente.

Un’altra connessione molto importante per la nostra evoluzione spirituale è quella che intercorre tra

il Re di cuori e il Re di quadri; il desiderio per dividere la nostra attenzione, per essere

consapevoli delle nostre esperienze, per aumentare il nostro livello d’essere, è opera del Re di

cuori. Ma il desiderio non basta … occorre sapere come fare le cose ed è proprio il Re di quadri

che sa come le cose vanno fatte. Se il Re di cuori è debole anche se il Re di quadri gli spiegherà

come fare non si arriverà a nessun risultato.

In un certo senso l’ultima parola spetta sempre al Re di cuori, è lui che deve agire, che deve avere

la dedizione e prendere il coraggio a due mani per usare la conoscenza del Re di quadri.

COMPONENTI ed ACCESSORI

Il Fante di fiori come abbiamo già visto a proposito del centro istintivo si occupa

delle funzioni biologiche interne; è la parte che digerisce il cibo, che immagazzina

alcuni componenti della sua scomposizione nel fegato, che produce gli ormoni, che fa

respirare i polmoni, che fa muovere il sangue per tutto il corpo, che fa battere il cuore,

che purifica il sangue nei reni, ecc … si prende cura di tutte le funzioni istintive senza

che noi ci pensiamo.

IN CIRCOSTANZE NORMALI NOI NON DOVREMMO ACCORGERCI CHE IL FANTE DI FIORI STA LAVORANDO!

Quando interviene un cambiamento sul corretto e normale funzionamento del nostro corpo il Fante

di fiori manda un segnale al Re di fiori attraverso la sua metà negativa … il re, dopo aver ricevuto

il messaggio da parte del fante che il battito cardiaco sta rallentando, può ordinare ad una ghiandola

endocrina di rilasciare un ormone per accelerare il battito cardiaco sino alla sua completa

normalizzazione.

Questo esempio è oltremodo importante per sottolineare il fatto che le parti positive e negative dei

centri NON DEVONO ESSERE PRESE COME VALORE ASSOLUTO, ma che l’alternanza

dei loro 2 possibili comportamenti antitetici è finalizzata al primario bene della macchina umana,

che rimane sempre e comunque quello legato alla sua conservazione.

La caratteristica delle persone che hanno come centro di gravità il Fante di fiori è quella di … “non

amar parlare molto”.

La Regina di fiori è il luogo dove tutte le informazioni sensoriali del mondo

esterno entrano nella nostra macchina, è il lettore CD del nostro hardware, e

vengono poi distribuite a tutte le altre parti della macchina attraverso i cavi di

collegamento!

La Regina di fiori include tutti i nostri sensi come la vista, l’udito, l’olfatto, il gusto,

il tatto più tutte quelle che vengono chiamate “sensazioni indifferenti”, quelle che ci

permettono di “misurare l’ambiente circostante” come essere in grado di riconoscere

il tasso di umidità dell’aria, essere in grado di soppesare un oggetto … la Regina di

fiori si occupa della maggior parte del lavoro giornaliero della nostra macchina.

Reagiamo costantemente attraverso stimoli … alcuni di essi ci influenzano attraverso la metà

positiva della Regina di fiori, altri attraverso la sua metà negativa, avvertendoci quando le

situazioni possono essere pericolose o meno per noi.

L’IDENTICAZIONE, il contagio di sensazioni più o meno piacevoli che la Regina di fiori riversa

nel centro emozionale, è causa di enorme DISPENDIO di ENERGIA da parte della nostra

macchina.

Le persone centrate nella Regina di fiori hanno molti “io” connessi con i loro piaceri e dispiaceri;

ad essi piace molto mangiare e bere, amano cose come profumi, cosmetici, schiume da bagno …

stare a lungo sotto la doccia. Inoltre a loro piace molto parlare di queste cose ad altre persone e

spesso desiderano convincere o forzare gli altri con le loro opinioni. Avendo una grande abilità nel

fare fini distinzioni per quanto riguarda le impressioni sensoriali spesso sono affermati sommelier,

chef, creatori di grandi vini o miscelatori di essenze e profumi, ecc …

Il Re di fiori è colui che presiede alla distribuzione e alla regolazione delle energie

che servono per alimentare le varie parti della macchina; egli decide in ogni

momento quali parti rifornire in base al principio di conservazione nonché della

sopravvivenza fisiologica.

Al Re di fiori non piace che le parti più alte della macchina usino le energie fini,

quelle che lui preferisce immagazzinare per possibili emergenze.

Quando siamo malati, il centro istintivo risparmia energia per guarire se stesso e limita al massimo

le forniture per il centro intellettuale, emozionale e per quello motorio.

Obiettivo importante è quello di sviluppare il Re di cuori perché è l’unica parte della nostra

macchina che può contrastare il Re di fiori … ciò avviene quando il Re di cuori decide che un

certo quantitativo di energia deve essere destinato a quelle parti che ne hanno bisogno per compiere

la nostra Evoluzione Spirituale.

Pare che il Re di fiori sia anche una specie di SPIA cui non piace ricevere attenzione ma a cui piace

per contro osservare le altre persone per poter esercitare una certa sorveglianza sui “potenziali

nemici” che stanno intorno a noi.

Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui è abbastanza difficile da osservare … il Re di fiori

ama starsene nell’ombra, non ricevere attenzione diretta, per poter meglio spiare con calma le

intenzioni delle altre persone, intuire da come ci guardano, da quello che fanno quello che stanno

pensando e che si stanno accingendo a fare nei nostri confronti.

Quando ci troviamo in quelli che generalmente vengono chiamati “posti poco raccomandabili” c’è

una parte operante in noi che ci mette al corrente della presenza di altre persone ed è attenta sulla

base di ogni minimo gesto a valutare il grado di pericolosità della situazione in cui ci troviamo …

questo è un classico esempio di corretto funzionamento della metà negativa del re nel centro

istintivo.

Altri dicono che nel Re di fiori vi sia immagazzinata molta “memoria del passato dell’umanità”; in

pratica che ci sarebbero ancora molte esperienze e conoscenze che facevano parte dell’uomo delle

epoche passate che ancora oggi sono presenti in noi e influenzano il nostro comportamento e le

nostre percezioni, senza che noi ce ne accorgiamo.

Il Re di fiori conosce cose apparentemente inspiegabili … possiede poteri che ordinariamente

riteniamo essere supernaturali ma che invece potrebbero essere solo funzioni naturali per questa

parte della macchina.

Alcuni esempi di questi poteri sono quelli che riguardano la capacità di conoscere cose che

accadranno in futuro, di sentire cose che stanno accadendo nel presente a distanza ricevendone una

informazione sensoriale diretta, l’essere capaci di vedere le auree delle altre persone e le

emanazioni dei loro campi magnetici, ecc …

Una funzione normale del Re di fiori di cui tutti abbiamo esperienza è la guarigione del   corpo.

Il Fante di picche controlla i movimenti che ci sono diventati abituali come correre o

camminare, portare il cibo dal piatto alla bocca o bussare a una porta, quindi quelli che

abbiamo appreso senza dover ripetere ogni volta tutta la trafila che abbiamo fatto per

impararli, senza dover ogni volta fare lo sforzo per ricordare tutta la procedura.

Alle persone centrate nel Fante di picche piacciano attività e occupazioni di natura

ripetitiva, lavori di routine che richiedono la continua ripetizione degli stessi

procedimenti o movimenti. Nello sport amano discipline legate alla corsa; correre è una

tra le attività fisiche che richiede meno energia … comporta la ripetizione degli stessi movimenti ad

un ritmo uniforme.

La Regina di picche incarna i nostri desideri e il nostro divertimento messi in

relazione al movimento, le persone centrate in questa carta amano molto ballare …

Alla Regina di picche piacciono tutti i giochi, non solo quelli più propriamente fisici

di movimento ma anche quelli “sedentari” come i videogames … essa ama la

televisione e i film.

Alle persone centrate nella Regina di picche piace il movimento, tendono ad essere scherzose,

ciarliere e possono trasformare quasi ogni attività in gioco

Il Re di picche è responsabile delle invenzioni e si incarica anche di capire come le

cose funzionano nel mondo fisico.

Capire come funziona un macchinario, vedere le correlazioni fra le diverse parti di

un’apparecchiatura, individuare ciò che è guasto … sono alcune delle caratteristiche

delle persone centrate in questa carta.

Sono persone particolarmente inventive, che amano in special modo programmare

computer, che sono brave in matematica e che di un fenomeno riescono ad avere la

visione globale del suo svolgimento.

Le persone centrate nel Re di picche, di solito, mostrano meno movimento visibile o esterno

rispetto a quello del fante e della regina, tendono ad essere moderate nei loro movimenti

e generalmente sono anche più creative.

Sia che siano artisti o meno, a loro piace essere coinvolti in progetti creativi, progettare

qualcosa che funzioni per una nuova situazione, in genere hanno talento per il disegno perché

hanno il senso delle proporzioni e sono in grado di vedere le relazioni che intercorrono fra le

parti delle cose.

Sovente amano la matematica, la manipolazione dei simboli che essa permette …

Il Fante di cuori amministra in modo ordinario quella “comune cortesia” che sta alla base della civile convivenza fra le persone.

E’ un registratore che avvia i suoi nastri già incisi in precedenza per rispondere a

delle situazioni di routine!

La Regina di cuori è in possesso di grandi doti percettive che è in grado di rivolgere sia verso se stessa sia verso le altre persone … può permettersi di aiutare gli altri!

In generale le persone centrate nella Regina di cuori sono abbastanza temute … esse possono essere allo stesso tempo molto positive o molto negative e amano in particolar modo attivare queste loro

caratteristiche anche negli altri!

Le persone centrate nel Fante e nella Regina di cuori hanno una connessione molto forte con la

gente, la gente è il soggetto dominante delle loro immaginazioni e attenzioni e preferiscono essere

sempre in compagnia di qualcuno piuttosto che stare sole; spesso il lavoro principale che devono

affrontare è quello della lotta contro ogni loro forma di “pettegolezzo” e di “giudizio” che tendono a

riversare sulle altre persone … la comprensione degli altri è lavoro corretto, il giudicare gli altri è

lavoro sbagliato, è perdita di energia!

Queste persone hanno maggiori fluttuazione di peso rispetto ad altri tipi umani, infatti a causa delle

connessioni sbagliate che hanno mangiano con il centro emozionale piuttosto che con la parte

emozionale del centro istintivo e potrebbero avere maggiori problemi di salute rispetto alle altre

persone.

Il Re di cuori è la nostra COSCIENZA, è connesso con la nostra più raffinata

comprensione di ciò che è giusto e sbagliato sia in noi stessi sia in relazione al comportamento degli altri.

E’ abbastanza raro avere esperienza del Re di cuori … il LAVORO SBAGLIATO di questa carta (che quindi deve essere osservato e separato) si manifesta attraverso IDENTIFICAZIONE e GIUDIZIO.

Più ci facciamo prendere dall’identificazione più giudichiamo diventando positivi o negativi verso noi stessi o verso le altre persone …SE CONTINUIAMO A GIUDICARE NOI STESSI E LE ALTRE PERSONE NON POTREMO MAI CAPIRE NOI STESSI NE LE ALTRE PERSONE!

Il segreto consiste nel tenere la nostra COSCIENZA sempre sgombera da ogni identificazione, quindi da tutti i condizionamenti che attraverso la Regina di Fiori entrano nella nostra macchina dall’esterno in quanto sono proprio questi che, alla fine, ci portano a quel GIUDICARE che ci fa perdere così tanta energia.

IL CORRETTO FUNZIONAMENTO DELLA COSCIENZA AVVIENE NEL DISTACCO … E’ OSSERVAZIONE DISIDENTIFICATA!

Il Re di cuori è la parte più creativa del centro emozionale; le persone centrate in questa carta

generalmente hanno un gusto estetico molto sviluppato, spesso svolgono la professione di desiner

perché hanno uno spiccato senso dell’armonia delle impressioni, possono anche essere degli ottimi

musicisti … a volte una persona centrata nel centro motorio sa come suonare meglio uno

strumento, ma una persona centrata nel centro emozionale sa come suonare meglio la musica!

Il Fante di quadri può essere visto come la banca dati di tutte le parole e di

tutti i nostri nastri verbali …

Il Fante di quadri risponde a domande e situazioni SENZA PENSARE e delle volte fa lui stesso delle domande SENZA PENSARCI, “domande associative” che non sono importanti e alle quali con un po’ più d’attenzione

avrebbe potuto rispondere da solo … è la parte meccanica della nostra MENTE CONSCIA! IL GRAVE PROBLEMA IN QUESTO MODO DI FARE CONSISTE NEL FATTO CHE ILFANTE DI QUADRI RIFIUTA INFORMAZIONI “NUOVE”, QUELLE PREVENIENTI DAL CENTRO EMOZIONALE CHE NON ENTRANO RAPIDAMENTE IN CONNESSIONE CON CIO’ CHE LUI GIA’ SA, QUELLE CHE RICHIEDEREBBERO UN

CERTO SFORZO PER ESSERE ASSIMILATE … SE DESIDERIAMO ALLARGARE LA VISIONE DELLE COSE OCCORRE CHE IN NOI OPERI QUALCOSA DI PIU’ ALTO DEL FANTE DI QUADRI PERCHE’ QUESTI CERCHERA’ SEMPRE DI VIETARE L’ACCESSO A TUTTO CIO’ CHE NON PUO’ ESSERE CAPITO IN MODO FACILE!

Le persone centrate del Fante di quadri in genere hanno buona memoria, immagazzinano

informazioni, c’è una tendenza da parte loro a leggere qualsiasi cosa senza alcuna discriminazione

sull’oggetto della trattazione e quindi senza alcuna considerazione di quanto ciò sia in qualche

modo utile per la loro esistenza … leggono la composizione di un farmaco che non prenderanno

mai, leggono un giornale senza discriminare gli argomenti e possono anche leggere riviste per il cui

genere non provano alcun interesse.

La Regina di quadri rappresenta i nostri interessi intellettuali ed il nostro

desiderio di sapere e di conoscere con curiosità, quella che sviluppiamo per

conoscere ciò che ci piace.

Lo scolaro svogliato legge i fumetti con la Regina di quadri … i testi scolastici

con il Re di quadri !

Generalmente le persone centrate nelle Regina di quadri hanno interessi

intellettuali più “alti” di quelli del fante, sono quegli studiosi che tendono a saper moltissimo su

argomenti specifici e l’idea di parlare di queste cose con altre persone li eccita molto. L’eccitazione

circa il sapere è la caratteristica di queste persone … persino quando sono tipi passivi parlano

molto.

Il Re di quadri riveste una grandissima importanza … quando funziona in modo

corretto permette che NUOVE IDEE e NUOVE PERCEZIONI entrino in noi

allargando sempre di più i nostri orizzonti … in qualche modo ha molto a che fare

col concetto di CENSURA!

Purtroppo però è la parte usata meno frequentemente dalla nostra macchina … con

l’eventuale eccezione per le persone centrate in questa carta.

Il Re di quadri prende le cose nuove e le confronta con quelle vecchie già in suo

possesso, il suo tipo di lavoro si basa sul PARAGONE … esso prende 2 cose, le mette una accanto

all’altra e le paragona proprio per vedere in che relazione stanno tra di loro.

Il sig. Ouspensky disse che il Re di quadri funziona sulla base del SI e del NO … IL RIFIUTO O MENO DI ACCETTARE NUOVE INFORMAZIONI CHE IL RE DI QUADRI ESERCITA E’ MOLTO LEGATO AL TIPO DI RAPPORTO CHE SI E’ VENUTO A CREARE TRA DI LUI E IL CENTRO EMOZIONALE.

Le persone centrate nel Re di quadri sembrano essere le più rare.

Generalmente sono molto tranquille … se si fa loro una domanda, anche molto semplice, non

risponderanno subito perché prima di parlare connetteranno la domanda a tutti i diversi campi del

loro sapere, dopo di che state sicuri che la risposta sarà un vero e proprio fiume inarrestabile di

considerazioni.

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I TRE MONDI

   I  tre Mondi del nostro pianeta sono attualmente il campo di evoluzione per un certo numero di differenti regni di vita giunti a diversi stadi di sviluppo. Solo quattro di questi ci riguardano ora, e cioè i regni minerale, vegetale, animale e umano. Questi quattro regni sono in rapporto con i tre Mondi in modi diversi, secondo il progresso che questi gruppi di vita in evoluzione hanno fatto alla scuola dell’esperienza. Per quello che si riferisce alla forma, i corpi densi di tutti i regni sono composti delle medesime sostanze: solidi, liquidi e gas della Regione Chimica.

    Il corpo denso di un uomo è veramente un composto chimico quanto lo è la pietra, sebbene quest’ultima sia animata solo da vita minerale. Ma, anche parlando dal solo punto di vista fisico, lasciando da parte per ora tutte le altre considerazioni, molte e importanti sono le differenze fra il corpo denso dell’essere umano e il minerale della terra. L’uomo si muove, cresce e propaga la sua specie; il minerale al suo stato nativo non fa nessuna di queste cose.

    Paragonando l’uomo con le forme del regno vegetale, noi troviamo che, tanto la pianta quanto l’uomo possiedono un corpo denso, capace di sviluppo e di propagazione. Ma l’uomo possiede facoltà che il vegetale non ha. Egli sente, ha il potere di muoversi, e la facoltà di percepire le cose al di fuori di sé.

    Se noi compariamo l’uomo con l’animale, vediamo che l’uno e l’altro hanno le facoltà di sentire, di muoversi, di crescere, di propagarsi e la percezione dei sensi. In più l’uomo possiede la facoltà di parlare, una struttura superiore del cervello e infine le mani, che costituiscono un grandissimo vantaggio fisico. Notiamo in modo particolare la conformazione del pollice, che rende la mano molto più efficiente di quella degli antropoidi. L’uomo ha anche sviluppato un determinato linguaggio mediante il quale esprime i suoi sentimenti e pensieri, e tutto ciò pone il corpo denso dell’essere umano in una classe a sé al di sopra dei tre regni inferiori.

    Onde spiegare tali differenze nei quattro regni, noi dobbiamo passare nei Mondi invisibili e cercarvi le cause che danno ad un regno quello che è negato all’altro. Per funzionare in qualunque Mondo ed esprimere le qualità che ad esso sono peculiari, dobbiamo per prima cosa possedere un veicolo fatto dei suoi materiali. Per funzionare nel Mondo Fisico denso, è necessario avere un corpo denso, adatto al nostro ambiente. Altrimenti saremmo come fantasmi, e invisibili alla maggior parte degli esseri fisici. Così dobbiamo possedere un corpo vitale prima di poter manifestare la vita, crescere od esternare le altre qualità inerenti alla Regione Eterica.

    Per mostrare sentimento ed emozione, è necessario avere un corpo formato della materia del Mondo del Desiderio; ed una mente formata della sostanza della Regione del Pensiero Concreto, è necessaria per poter pensare.

    Se noi esaminiamo i quattro regni in relazione con la Regione Eterica, troviamo che il minerale non possiede un corpo vitale separato, e ci rendiamo subito conto del perché non possa crescere, propagarsi e manifestare una vita cosciente.

    Per spiegare certi fatti riconosciuti la scienza materiale si serve dell’ipotesi che, sia nel solido più denso come nel gas più rarefatto, non ci siano due atomi a contatto fra loro; essa afferma che ciascun atomo è avvolto in un involucro di etere e che gli atomi nell’universo fluttuano in un oceano di etere.

    I cultori di occultismo sanno che questo è vero per la Regione Chimica e che il minerale non possiede un corpo vitale separato. E siccome il solo etere planetario avvolge gli atomi del minerale, ne deriva la differenza descritta. E’ necessario, come abbiamo mostrato possedere un corpo vitale, un corpo del desiderio ed un corpo materiale separati, per esprimere le qualità inerenti a ciascun regno, perché gli atomi del Mondo del Desiderio, del Mondo del Pensiero e anche quelli dei Mondi superiori interpenetrano tanto i minerali quanto il corpo umano denso, e se l’interpenetrazione dell’etere planetario il quale è l’etere che avvolge gli atomi dei minerali, fosse sufficiente per renderli atti alla sensazione e alla riproduzione, la stessa interpenetrazione a mezzo del Mondo del Pensiero planetario sarebbe ugualmente sufficiente per farli pensare. Ma il minerale non può far questo, appunto perché manca di veicoli separati composti della sostanza di ciascun Mondo. Esso è penetrato soltanto dall’etere planetario e quindi è incapace di sviluppo individuale. Solo il più denso dei quattro stati dell’etere – l’etere chimico – è attivo nei minerali e ciò spiega le loro proprietà chimiche.

    Se noi consideriamo i rapporti dei vegetali, degli animali e dell’uomo con la Regione Eterica, notiamo che ciascuno ha un corpo vitale separato, oltre ad essere penetrato dall’etere planetario, il quale forma questa Regione. Tuttavia esiste una differenza fra il corpo vitale della pianta e il corpo vitale dell’animale e dell’uomo. Nel corpo vitale della pianta sono completamente attivi soltanto gli eteri chimico e vitale. Perciò la pianta può crescere per mezzo dell’azione dell’etere chimico, e può propagare la sua specie per mezzo dell’attività dell’etere vitale del corpo vitale separato che essa possiede. L’etere luminoso è presente, ma è parzialmente latente o inattivo, e l’etere riflettore è mancante. E’ quindi evidente che le facoltà della percezione sensibile e della memoria, che costituiscono le qualità di questi due eteri, non possono essere espresse dal regno vegetale.

Figura B: I quattro Regni

    Volgendo la nostra attenzione al corpo vitale dell’animale, noi troviamo che in esso gli eteri chimico vitale e luminoso sono dinamicamente attivi. Perciò l’animale possiede le facoltà di assimilazione e di sviluppo, prodotte dalle attività dell’etere chimico, e la facoltà di propagazione dovuta all’etere vitale; ciò analogamente alle piante. Ma inoltre, in conseguenza dell’azione dell’etere luminoso, l’animale ha la facoltà di produrre il calore interno ed ha la percezione sensibile. Tuttavia il quarto etere è inattivo nell’animale e perciò esso non possiede né pensiero né memoria. Vedremo in seguito come ciò che può sembrare tale, sia di diversa natura.

    Se analizziamo l’essere umano troviamo che in lui tutti i quattro eteri sono dinamicamente attivi nel suo corpo vitale altamente organizzato. Per mezzo delle attività dell’etere chimico, l’uomo può assimilare il cibo e svilupparsi; le forze che operano nell’etere vitale lo rendono atto alla propagazione della specie; le forze dell’etere luminoso forniscono il corpo denso di calore, stimolano il sistema nervoso ed i muscoli, aprendo così le porte di comunicazione col mondo esterno per la via dei sensi, e l’etere riflettore permette allo Spirito di controllare i suoi veicoli per mezzo del pensiero. Quest’etere accumula inoltre le esperienze passate costituendo così la memoria.

    Il corpo vitale della pianta, dell’animale e dell’uomo si estende al di là della periferia del corpo denso, come la regione eterica, che è il corpo vitale del nostro pianeta, si estende al di là della sua parte densa, dimostrando ancora una volta la verità dell’assioma ermetico: ” Come in alto così in basso “. L’estensione del corpo vitale dell’uomo oltre il suo corpo fisico è di circa quattro centimetri. La parte che eccede il corpo denso è molto luminosa ed ha approssimativamente il colore dei fiori di pesco appena sbocciati. E’ sovente visibile anche da persone che posseggono una lieve chiaroveggenza involontaria. L’autore si è accorto, parlando con tali persone, che esse non avevano coscienza di vedere qualcosa d’insolito, e non sapevano che cosa vedevano. Il corpo fisico è costruito nella matrice di questo corpo vitale durante la vita prenatale: e, con una sola eccezione, ne è la copia esatta, molecola per molecola. Come le linee di forza dell’acqua che gela sono le vie di formazione dei cristalli di ghiaccio, così le linee di forza del corpo vitale determinano la forma del corpo denso. Durante tutto il corso della vita, il corpo vitale è il costruttore e il restauratore della forma densa. Senza l’attività del cuore eterico, il cuore denso si spezzerebbe rapidamente sotto lo sforzo costante cui è sottoposto. Tutti gli abusi ai quali noi assoggettiamo il corpo fisico sono neutralizzati, per quanto è in suo potere, dal corpo vitale, che combatte senza posa contro la morte del corpo fisico.

    La sola eccezione menzionata sopra consiste nel fatto che il corpo vitale di un uomo è femminile, o negativo, mentre quello di una donna è maschile, o positivo. Troviamo in ciò la spiegazione a molti problemi imbarazzanti della vita. Che la donna si abbandoni alle sue emozioni, è dovuto alla polarità cui si è accennato, poiché il suo corpo vitale positivo produce un eccesso di sangue e la costringe ad agire sotto l’effetto di un’enorme pressione interna, che infrangerebbe la sua struttura fisica, ove non soccorresse una valvola di sicurezza costituita dal flusso periodico, e un’altra fornita dalle lacrime che attenuano quella pressione in determinate occasioni, perché le lacrime sono come ” un’emorragia bianca “.

    L’uomo può provare, e prova, emozioni tanto forti quanto quelle della donna, ma può, di solito, superarle senza lacrime, perché il suo corpo vitale negativo non produce più sangue di quanto egli ne possa facilmente controllare.

    Contrariamente a quanto fanno i veicoli superiori dell’uomo, il corpo vitale (meno in alcune circostanze, che saranno illustrate quando tratteremo dell’”Iniziazione”) non abbandona ordinariamente il corpo fisico fino a che questo venga a morte. Le forze chimiche del corpo denso allora non sono più tenute a freno dalla vita evolventesi. Esse provvedono a ricondurre la materia alla sua condizione primordiale mediante la decomposizione, per renderla idonea alla costituzione di altre forme, nell’economia della natura. La decomposizione è perciò dovuta all’attività delle forze planetarie nell’etere chimico.

    Il tessuto del corpo vitale può essere grosso modo paragonato a quelle cornici fatte di centinaia di pezzetti di legno concatenati fra loro, che presentano innumerevoli piccole asperità. Il corpo vitale presenta milioni di punti. Questi punti penetrano dentro i centri cavi degli atomi fisici, li imbevono di forza vitale che li spinge a vibrare ad un ritmo più alto di quello del minerale della terra, che non è così accelerato ed animato .

    Se una persona sta per affogare o cade da una grande altezza, o è sul punto di morire per congelamento, il corpo vitale lascia il corpo fisico e i suoi atomi divengono, in conseguenza, temporaneamente inerti; ma non appena la persona rinviene, il corpo vitale rientra nel corpo fisico e i ” punti ” tornano di nuovo ad inserirsi negli atomi fisici. Lo stato di inerzia spinge questi ultimi a resistere alla ripresa della vibrazione, e ciò è causa della pungente pena e della sensazione di ronzio che si avverte in tali momenti, ma non abitualmente, per la stessa ragione che noi diveniamo consci dell’inizio del moto di un orologio o del suo arresto, mentre non ci accorgiamo del suo ticchettio quando esso cammina.

    Ci sono alcuni casi nei quali il corpo vitale abbandona parzialmente il corpo fisico, come quando una mano s’intorpidisce per aver assunto una cattiva posizione. Allora la mano eterica del corpo vitale si può vedere pendente sotto il braccio fisico come un guanto.

    Quando la mano ritorna in posizione normale e la circolazione non è impedita, la mano eterica riprende il suo posto e i suoi ” punti ” producono una particolare sensazione di formicolio. Talvolta, nell’ipnosi, la testa del corpo vitale si divide in due parti e pende fuori dalla testa fisica, metà sopra ciascuna spalla, o giace attorno al collo come il colletto di una maglia. L’assenza della sensazione di formicolio al risveglio, in casi di questo genere, deriva dal fatto che, durante l’ipnosi, una parte del corpo vitale dell’ipnotizzatore ha sostituito quella dell’ipnotizzato.

    Se vengono somministrati anestetici, il corpo vitale è spinto fuori coi veicoli superiori, e se la dose è troppo forte e l’etere vitale viene espulso, ne può seguire la morte. Lo stesso fenomeno si può anche osservare nelle materializzazioni prodotte dai medium. Infatti la differenza fra un medium materializzatore ed un uomo o donna comuni è proprio questa: nell’uomo o donna comuni il corpo vitale ed il corpo fisico sono, allo stadio attuale di evoluzione, saldamente uniti insieme, mentre nel medium sono debolmente connessi. Non è sempre stato così, e verrà il giorno in cui il corpo vitale potrà lasciare agevolmente il corpo fisico, come era capace di fare una volta; ma ciò non si può di regola effettuare attualmente. Quando un medium abbandona il suo corpo vitale per farlo usare da entità del Mondo del Desiderio, che desiderano materializzarsi, il corpo vitale defluisce in generale dolcemente dal lato sinistro, attraverso la milza, che è la sua ” porta ” particolare. Allora le forze vitali non possono circolare nel corpo come fanno normalmente; il medium diviene fortemente esausto, e molti di essi ricorrono a stimolanti per combattere questo indebolimento, divenendo col tempo bevitori incurabili.

    La forza vitale del Sole, che ci circonda allo stato di fluido incolore, è assorbita dal corpo vitale mediante la parte eterica della milza, dove subisce una curiosa modificazione di colore: essa diviene di un color rosa pallido e si espande poi lungo i nervi attraverso tutto il corpo denso. La forza vitale è per il sistema nervoso quello che l’elettricità è per un sistema telegrafico. Se anche ci sono fili, apparecchi e telegrafisti completamente efficienti, quando manca la corrente il messaggio non può essere trasmesso. L’Ego, il cervello ed il sistema nervoso possono similmente essere in perfetto ordine; ma se la forza vitale mancasse per trasmettere il messaggio dell’Ego ai muscoli attraverso i nervi, il corpo denso rimarrebbe inerte. Accade proprio così quando una parte del corpo è paralizzata. Il corpo vitale si è ammalato e la forza vitale solare non può ulteriormente fluire. In questi casi, come nella maggior parte delle malattie il guasto interessa i veicoli più sottili e invisibili. Riconoscendo consciamente od inconsciamente questo fatto, i medici che hanno maggior successo usano la suggestione, che agisce sui veicoli superiori, a sussidio della medicina. Quanto più un medico può infondere nel suo paziente la fede e la speranza, tanto più sollecitamente la malattia sparirà per dar luogo ad una salute perfetta.

    Finché dura la salute il corpo vitale produce una quantità sovrabbondante di forza vitale, la quale, dopo esser passata attraverso il corpo fisico, s’irradia in linee rette in ogni direzione, a partire dalla sua periferia, come i raggi di un cerchio dal suo centro; ma quando subentra lo stato di malattia, il corpo vitale s’indebolisce e non può attrarre a sé la stessa quantità di energia e per di più il corpo fisico vive a sue spese. Le linee del fluido vitale che s’irradiano dal corpo sono allora contorte e ricurve, la qual cosa indica una riduzione della forza di espansione. Nello stato di salute, la grande forza di queste radiazioni trascina con sé i germi ed i microbi nocivi alla salute del corpo fisico; ma nella malattia, essendo debole la forza vitale, queste radiazioni non hanno la forza di eliminare tanto facilmente i germi del male. Perciò, se le forze vitali sono depresse, il pericolo di contrarre una malattia è molto maggiore di quando si è in buona salute.

    Nei casi in cui vengono amputate parti del corpo fisico, soltanto l’etere planetario accompagna la parte separata. Il corpo vitale distinto ed il corpo fisico si disintegrano sincronicamente dopo la morte. Così avviene con la controparte eterica del membro amputato. Esso si disintegra gradatamente a misura che il membro denso si decompone; ma poiché l’uomo possiede ancora il membro eterico, si spiega facilmente come egli possa sentire secondo le sue asserzioni, l’arto mancante o anche provarvi dolore. Tra il membro amputato e la parte eterica esiste cioè un certo legame, indipendentemente dalla distanza. Si riferisce il caso di un uomo che provava un forte dolore, come se un chiodo fosse stato conficcato nella carne dell’arto che gli era stato amputato; tale dolore era così persistente che l’arto venne dissotterrato e si trovò che nel chiuderlo nella cassa nella quale era stato sotterrato, un chiodo si era realmente infisso in esso. Il chiodo fu rimosso e il dolore cessò. Concorda con questo fatto, il dolersi che qualcuno fa di sofferenze ad un arto amputato, perfino dopo due o tre anni dall’avvenuta operazione. Trascorso un certo tempo il dolore cessa. Questo avviene perché, anche dopo l’amputazione, la malattia persiste nell’arto eterico non distaccato; ma appena la parte amputata si disintegra l’arto eterico la segue ed il dolore ha fine.

    Dopo avere osservato le relazioni dei quattro regni con la Regione Eterica del Mondo Fisico, volgiamo la nostra attenzione alla loro relazione col Mondo del Desiderio.

    Qui troviamo che tanto i minerali come le piante mancano di un corpo del desiderio separato. Essi sono permeati soltanto dal corpo del desiderio planetario. Mancando di un veicolo separato, sono incapaci di sentimento, desiderio ed emozione, che sono facoltà pertinenti al Mondo del Desiderio. Se una pietra è spezzata, essa non soffre; ma sarebbe errato dedurne che nessun sentimento è connesso con siffatta azione. Questo è il punto di vista materialistico, accettato dalla moltitudine incomprensiva. Gli occultisti sanno che non c’è nessuna azione, grande o piccola, che non sia avvertita in tutto l’universo, e sebbene la pietra, priva com’è di un corpo del desiderio separato, non possa soffrire, lo Spirito della Terra sente, poiché è appunto il corpo del desiderio della Terra che permea la pietra. Se un uomo si taglia un dito, il dito, non avendo alcun corpo del desiderio separato, non sente il dolore, ma lo sente l’uomo il cui corpo del desiderio permea anche il dito. Se una pianta è strappata dalle radici, ciò è avvertito dallo Spirito della Terra, come un uomo avverte se un capello gli viene strappato dalla testa. La nostra Terra è un corpo vivente e sensibile e tutte le forme sprovviste di corpi del desiderio individuali, per mezzo dei quali gli Spiriti in evoluzione che le animano potrebbero sperimentare delle sensazioni, sono comprese nel corpo del desiderio della Terra il quale è dotato di sensibilità. Lo spezzare una pietra e il cogliere fiori producono piacere alla Terra, mentre lo strappare le piante dalle radici produce pena. La ragione di ciò verrà data in una parte successiva di quest’opera, perché a questo punto del nostro studio la spiegazione sarebbe prematura e incomprensibile al comune lettore.

    Il Mondo planetario del Desiderio pulsa nei corpi vitale e fisico dell’animale e dell’uomo, allo stesso modo che nei minerali e nelle piante; i primi hanno inoltre un corpo del desiderio separato, che permette loro di provare desideri, emozioni e passioni. C’è tuttavia una differenza fra gli animali e l’uomo. Il corpo del desiderio dell’animale è formato interamente col materiale delle regioni più dense del Mondo del Desiderio, mentre, anche nel caso delle razze umane più primitive una piccola quantità di materia delle regioni più elevate entra nella composizione del loro corpo del desiderio. I sentimenti degli animali e delle razze umane meno evolute sono quasi del tutto rivolti alla soddisfazione dei desideri e delle passioni più basse, che trovano la loro espressione nella materia delle regioni inferiori del Mondo del desiderio. Perciò, affinché possano avere emozioni che li conducano ad un grado superiore di sviluppo, è indispensabile che essi abbiano i materiali corrispondenti nei loro corpi del desiderio. Via via che un uomo avanza nella scuola della vita, le sue esperienze lo ammaestrano ed egli desidera di divenire più puro e migliore. Così, gradatamente, nella materia del suo corpo del desiderio interviene un cambiamento corrispondente. Il materiale più puro e più brillante delle regioni superiori del Mondo del Desiderio sostituisce gli oscuri colori delle regioni inferiori. Il corpo del desiderio cresce anche di dimensioni, così che in un santo esso è veramente una cosa meravigliosa a vedersi la purezza dei suoi colori e la sua luminosa trasparenza non trovano adeguata similitudine. Occorre vederlo per apprezzarlo.

    Attualmente i materiali, sia delle regioni inferiori che di quelle superiori, entrano nella composizione dei corpi del desiderio della grande maggioranza dell’umanità. Non c’è nessuno che sia tanto cattivo, da non possedere qualche buona qualità. Questa trova espressione nei materiali delle regioni superiori, che si trovano nei loro corpi del desiderio. Ma, d’altra parte, pochi, pochissimi, sono tanto buoni da non usare affatto i materiali delle regioni inferiori.

    Allo stesso modo che i corpi planetari vitale e del desiderio. interpenetrano la materia densa della Terra come abbiamo visto nell’esempio della spugna, della sabbia e dell’acqua così i corpi vitali e del desiderio interpenetrano il corpo denso della pianta, dell’animale e dell’uomo. Ma durante la vita dell’uomo sulla Terra il suo corpo del desiderio non ha la stessa forma dei corpi denso e vitale. Assume quell’aspetto dopo la morte. Durante la vita ha l’apparenza di un ovoide luminoso il quale, nelle ore di veglia, avvolge completamente il corpo fisico, come l’albume avvolge il tuorlo di un uovo. Esso si estende da 30 a 40 centimetri al di là del corpo fisico. In questo corpo del desiderio ci sono numerosi centri di percezione ma, nella maggioranza delle persone, essi sono ancora allo stato latente. Il risveglio di questo centri corrisponde all’acquisizione del senso della vista da parte del cieco del nostro primo esempio. La materia del corpo del desiderio dell’uomo è in movimento incessante, di una rapidità inconcepibile. Non esiste nessun posto fisso per nessuna delle sue particelle, come è invece il caso per il corpo fisico denso. La materia che ora è alla testa, un istante dopo può essere ai piedi, e così di seguito. Nel corpo del desiderio, non esiste alcun organo di senso, come nel corpo fisico o nel corpo vitale; ma ci sono dei centri di percezione i quali, quando sono attivi, appaiono come vortici, che rimangono sempre nella stessa posizione relativamente al corpo fisico. Nella maggioranza delle persone questi centri sono dei semplici vortici, e non sono di alcuna utilità come centri di percezione. Essi sono, tuttavia, suscettibili di essere risvegliati in ciascuno; ma, a seconda dei diversi metodi usati per il loro risveglio, si hanno risultati differenti.

    Nel chiaroveggente involontario, sviluppato con metodi negativi, questi vortici girano da destra a sinistra ossia nella direzione opposta a quella delle lancette di un orologio.

    Nel corpo del desiderio del chiaroveggente volontario sviluppato in modo corretto, i vortici girano nella stessa direzione delle lancette di un orologio, rilucendo di straordinario splendore, di gran lunga maggiore della luminosità scintillante del corpo del desiderio ordinario. Questi centri lo provvedono dei mezzi adatti alla percezione delle cose del Mondo del Desiderio, ed egli vede ed investiga a volontà, mentre il medium i cui centri girano in senso inverso, somiglia ad uno specchio che riflette solo ciò che passa davanti ad esso. Egli è incapace di indagare per ottenere informazioni, poiché non può osservare quello che desidera. La ragione di ciò sarà spiegata in un altro capitolo; ma quella esposta è una delle differenze fondamentali fra un medium ed un chiaroveggente, correttamente esercitato. La maggior parte della gente, non fa distinzione fra i due; tuttavia c’è una regola infallibile, alla quale ognuno può attenersi: Nessun veggente correttamente formato eserciterà la chiaroveggenza a scopo di lucro, sia esso denaro od altra cosa; non la userà per soddisfacimento di curiosità, ma unicamente per aiutare il genere umano.

    Nessuno che sia capace di insegnare il metodo adatto per lo sviluppo di questa facoltà, darà una tale lezione a scopo di lucro. Coloro che chiedono denaro per esercitare la chiaroveggenza o per impartire lezioni su queste cose, non posseggono effettivamente nulla che meriti di esser pagato. La regola data è una guida sicura che può esser seguita da tutti con piena fiducia.

    In un futuro molto lontano, il corpo del desiderio dell’uomo diverrà tanto completamente organizzato quanto lo sono ora il corpo vitale e il corpo fisico. Quando quello stadio sarà raggiunto, avremo il potere di funzionare nel corpo del desiderio come facciamo ora con il corpo fisico, che è il più antico ed il meglio organizzato dei nostri veicoli, mentre il corpo del desiderio è il più recente (1). Il corpo del desiderio ha la sua sede nel fegato, come il corpo vitale l’ha nella milza.

    Le creature a sangue caldo sono le più evolute nella scala degli esseri; esse provano sentimenti, passioni ed emozioni che si esteriorizzano nel Mondo col desiderio; creature delle quali si può dire vivano realmente nel più vasto senso della parola, e non semplicemente vegetino; in esse le correnti del corpo del desiderio fluiscono all’esterno del fegato. La materia del desiderio scaturisce in ruscelli o correnti, che procedono per linee curve verso ogni punto della periferia dell’ovoide e fanno poi ritorno al fegato attraverso una quantità di vortici, pressappoco come fa l’acqua bollendo, che scaturisce continuamente all’esterno dalla sorgente del calore e vi ritorna dopo aver compiuto il proprio ciclo.

    Le piante sono prive di questo principio dinamico ed energetico e per questo esse non possono esprimere la vita ed il movimento, come fanno gli organismi più altamente sviluppati. Dove esiste vitalità e movimento, ma non sangue rosso, non esiste un corpo del desiderio separato. La creatura si trova semplicemente in un periodo di transizione dalla pianta all’animale e quindi si muove interamente sotto il controllo dello Spirito-gruppo.

    Negli animali a sangue freddo, che hanno un fegato e sangue rosso, esiste un corpo del desiderio separato, e lo Spirito-gruppo dirige le correnti verso l’interno perché nel loro caso, lo Spirito individuale (del singolo pesce o del rettile, per esempio) è del tutto al di fuori del veicolo fisico.

    Quando l’organismo si è sviluppato al punto che lo Spirito individuale possa cominciare a penetrare nei suoi veicoli, comincia a dirigere le correnti verso l’esterno, e noi vediamo allora l’inizio del periodo di esistenza caratterizzato dalle passioni e la comparsa del sangue caldo. E’ dunque il sangue rosso e caldo nel fegato dell’organismo sviluppato al punto da possedere in sé uno Spirito individuale (2) – il quale dirige col suo dinamismo le correnti della materia del desiderio verso l’esterno – che produce la manifestazione del desiderio e della passione nell’animale e nell’uomo. Nel caso dell’animale, lo Spirito non dimora ancora interamente in lui.

Figura C: Il corpo del desiderio nell’uomo ordinario

Figura D: Il corpo del desiderio nel chiaroveggente involontario

Figura E: Il corpo del desiderio nel Chiaroveggente Volontario

    Ciò non avviene finche i punti del corpo vitale e del corpo fisico non vengono in corrispondenza fra loro, come vedremo nel capitolo XII. Per questa ragione l’animale non vive tanto completamente quanto l’uomo, non essendo capace di desideri ed emozioni così elevati, in quanto esso non è altrettanto cosciente. I mammiferi odierni si trovano su di un gradino più elevato di quello raggiunto dall’uomo quando si trovava nella fase animale della sua evoluzione, perché essi posseggono sangue rosso e caldo, che l’uomo a quello stadio non possedeva. Questa differenza di condizione è spiegata dal sentiero dell’evoluzione a spirale; l’uomo attuale appartiene ad un più alto tipo di umanità che non gli attuali Angeli, quando si trovavano allo stadio umano. I mammiferi che ai nostri giorni attraversano la loro fase animale, hanno conseguito il possesso del sangue rosso e caldo, e sono quindi atti a sperimentare in certa misura desideri ed emozioni; essi saranno nel Periodo di Giove un tipo di umanità più puro e migliore di quello che non siamo noi ora, mentre fra la nostra presente umanità ci sarà qualcuno, anche nel Periodo di Giove, che sarà manifestamente ed apertamente malvagio. Questi non potranno allora dissimulare la loro vera natura, come fanno ora; ma non si vergogneranno affatto delle loro malvagità.    Alla luce di questa esposizione circa il rapporto fra il fegato e la vita dell’organismo, è curioso notare che in parecchie lingue europee (l’inglese, la tedesca e le lingue scandinave) la parola che indica l’organo del corpo (liver = il fegato) ha anche il significato di persona che vive, ” vivente “.

 Se rivolgiamo la nostra attenzione ai quattro Regni per quanto riguarda la loro relazione col Mondo del Pensiero, troviamo che minerali, piante ed animali mancano di un veicolo che li metta in relazione con quel Mondo. Tuttavia sappiamo che alcuni animali pensano; ma questi sono gli animali domestici superiori, che sono stati in stretto contatto con l’uomo per numerose generazioni ed hanno in tal modo sviluppato una facoltà non posseduta dagli altri animali privi di siffatto vantaggio. Ciò in base allo stesso principio per cui un filo percorso da una carica elettrica ad alto potenziale “indurrà” una corrente più debole in un filo portatovi vicino. Incontriamo un fenomeno simile nell’ordine morale: un uomo di salda moralità farà sorgere un’uguale tendenza in una natura meno nobile; mentre una natura moralmente debole sarà sopraffatta e trascinata dall’influenza di caratteri malvagi. Tutto ciò che noi facciamo, diciamo o siamo si riflette nel nostro ambiente. Ed è in tal senso e per tale motivo che gli animali domestici superiori pensano. Essi sono i più elevati della loro specie, quasi sul punto della individualizzazione, e le vibrazioni del pensiero dell’uomo hanno ” indotto ” in loro un’analoga attività ad un livello inferiore. A parte le eccezioni notate, il regno animale non ha acquistato la facoltà del pensiero. Gli animali non sono individualizzati: questa è la grande e cardinale differenza fra il regno umano e gli altri regni. L’uomo è un individuo distinto; gli animali, le piante, i minerali sono divisi in specie. Essi non sono individualizzati nello stesso senso in cui lo è l’uomo.

    E’ vero che noi dividiamo l’umanità in razze, tribù e nazioni; rileviamo la differenza fra il caucasico, il negro, l’indiano, ecc.; ma non sta in ciò l’importanza della questione. Se noi desideriamo studiare le caratteristiche del leone, dell’elefante o di altre specie inferiori è sufficiente prendere in esame un solo membro di quella specie. Conosciute le caratteristiche di un solo animale, conosciamo anche quelle della specie a cui esso appartiene. Tutti i membri di una stessa tribù animale sono simili: questo è il punto importante. Un leone, o suo padre, o suo figlio appaiono tutti simili fra loro; non c’è nessuna differenza nel modo in cui essi agiscono di fronte a circostanze analoghe. Tutti hanno le stesse simpatie ed antipatie; uno è simile all’altro.

    Non è così con gli esseri umani. Se noi desideriamo conoscere le caratteristiche dei negri, non ci servirebbe prendere in esame un singolo individuo. Sarebbe necessario esaminare ciascun negro individualmente e anche con ciò non arriveremmo a nessuna conoscenza intorno ai negri considerati come un tutto, semplicemente perché ciò che era la caratteristica di un singolo individuo, non è applicabile a tutta la razza collericamente.

    Se noi desideriamo di conoscere il carattere di Abramo Lincoln, non ci servirà affatto studiare quello di suo padre, o di suo nonno o di suo figlio, perché essi differirebbero fra loro completamente. Ciascuno avrà le sue particolarità del tutto distinte da quelle di Abramo Lincoln.

    Al contrario, per descrivere minerali, piante ed animali, è sufficiente che noi dedichiamo la nostra attenzione ad un solo esemplare di ciascuna specie. Ci sono invece, fra gli esseri umani, tante specie quanti sono gli individui. Ogni persona è una ” specie “, una legge in sé, del tutto separata e appartata da ogni altro individuo; essa è tanto diversa dai suoi simili quanto una specie dei regni inferiori è diversa dall’altra. Possiamo scrivere la biografia di un uomo, ma l’animale non ha nessuna biografia. E ciò perché in ciascun uomo esiste uno Spirito individuale interiore, il quale dirige i pensieri e le azioni di ogni singolo essere umano, mentre vi è uno Spirito-gruppo comune a tutti i diversi animali o piante della medesima specie. Lo Spirito-gruppo agisce in essi dall’esterno. La tigre che vaga nei deserti selvaggi della giungla indiana e la tigre chiusa nella gabbia di un circo, sono entrambe espressione del medesimo Spirito-gruppo. Esso influenza entrambe dal Mondo del Desiderio in cui risiede e dove le distanze sono un fattore pressoché insignificante.

    Gli Spiriti-gruppo dei tre regni inferiori sono variamente situati nei Mondi superiori, come vedremo fra breve quando investigheremo la coscienza dei diversi regni; ma per intendere correttamente la loro rispettiva posizione, è necessario rammentare e chiaramente comprendere quello che è stato detto intorno a tutte le forme che si trovano nel mondo visibile e che sono cristallizzazioni dei modelli e delle idee esistenti nei Mondi superiori, come è stato esemplificato con la casa dell’architetto e la macchina dell’inventore. Come gli umori del molle corpo della chiocciola si cristallizzano nel duro guscio che essa si porta dietro, così gli Spiriti dei Mondi superiori cristallizzano all’esterno di se stessi i corpi materiali densi dei diversi regni

    Così, i veicoli che chiamiamo ” superiori “, benché tanto sottili e nebulosi da essere invisibili, non sono affatto ” emanazioni ” del corpo denso; ma i veicoli solidi di tutti i regni corrispondono per così dire al guscio della chiocciola, che è cristallizzato dai suoi umori mentre la chiocciola rappresenta lo Spirito; gli umori del suo corpo nel loro processo di cristallizzazione, rappresentano la mente, il corpo del desiderio e il corpo vitale. Questi diversi veicoli furono emanati dallo Spirito stesso allo scopo, grazie ad essi, di acquisire esperienza. E’ lo Spirito che muove il corpo fisico a suo piacimento, come la chiocciola muove la sua casa, e non è il corpo che controlla i movimenti dello Spirito. Più strettamente entra lo Spirito in contatto col suo veicolo, meglio può controllarlo ed esprimersi attraverso quel veicolo e viceversa. Questa è la chiave per i diversi stati di coscienza nei diversi regni. Lo studio delle Tavole schematiche n. 2 e n. 3 darà una chiara idea dei veicoli di ciascun regno e del modo col quale essi sono in correlazione coi diversi Mondi, e lo stato di coscienza che ne risulta.

Tavola Schematica B: Relazione tra i veicoli ed i Mondi

Tavola Schematica C: Stati di Coscienza di ciascun Regno

    Dalla Tavola schematica n. 2 impariamo che l’Ego separato è completamente racchiuso entro lo Spirito Universale nella Regione del Pensiero Astratto. Questa Tavola mostra che solo l’uomo possiede la completa catena dei veicoli che lo mettono in relazione con tutte le divisioni dei tre Mondi. All’animale manca un anello della catena: la mente; alla pianta ne mancano due, la mente e il corpo del desiderio; ed al minerale mancano i tre anelli della catena di veicoli necessari per funzionare in modo autocosciente nel Mondo Fisico: la mente, il corpo del desiderio e il corpo vitale.

    La ragione delle varie differenze consiste nel fatto che il regno minerale è l’espressione dell’onda di vita in evoluzione più recente, il regno vegetale è animato da un’onda di vita che da più lungo tempo si trova sul sentiero dell’evoluzione; l’onda di vita del regno animale ha un passato ancora più antico; mentre l’uomo e cioè la vita che ora si esprime nella forma umana, ha dietro di sé il più lungo viaggio di tutti i quattro regni, e quindi è in testa a tutti. Col tempo le tre onde di vita che ora animano i tre regni inferiori, raggiungeranno la condizione umana mentre noi avremo allora raggiunto un più alto grado di sviluppo.

    Per comprendere il grado di coscienza risultante dal possesso dei veicoli che la vita evolvente usa nei quattro regni, consideriamo la Tavola schematica n. 3, la quale mostra che l’uomo pensante, l’Ego, è disceso nella Regione Chimica del Mondo Fisico. Qui egli ha coordinato tutti i suoi veicoli pervenendo così allo stato di risveglio della coscienza. Ora sta imparando a controllare i suoi veicoli. Gli organi del corpo del desiderio e quelli della mente, non sono ancora evoluti. Quest’ultima non è ancora neppure un corpo. Attualmente, è solo un involucro, una guaina, usata dell’Ego come punto focale in cui concentrare le sue energie. E’ l’ultimo veicolo costruito. Lo Spirito, lavorando, passa gradatamente dalla sostanza più sottile alla più grossolana, ed i suoi veicoli sono prima formati di sostanza sottile e poi di sostanza sempre più densa. Il corpo fisico fu costruito per primo ed ha ora raggiunto il quarto grado di densità; il corpo vitale è al terzo stadio; il corpo del desiderio al secondo, e perciò è ancora nebuloso; infine la guaina della mente è ancora più sottile. Poiché questi veicoli non hanno finora sviluppato alcun organo, è chiaro che, da soli, essi non potrebbero servire come veicoli di coscienza. L’Ego, tuttavia, penetra all’interno del corpo denso, collega questi veicoli privi di organi coi centri dei sensi fisici e perviene così a risvegliare la coscienza allo stato di veglia nel Mondo Fisico.

    Lo studioso dovrebbe osservare in modo particolare che è a causa del loro legame col meccanismo meravigliosamente organizzato del corpo fisico, che questi veicoli superiori acquistano valore. Egli eviterà un errore nel quale incorrono frequentemente coloro che, giunti a conoscere l’esistenza dei corpi superiori, cominciano a disprezzare il veicolo fisico, lo definiscono ” basso ” e ” vile “, volgendo gli occhi al cielo desiderosi di presto lasciare questa terrena massa di creta e prendere il volo nei loro ” veicoli superiori “.

    In generale, queste persone non rilevano la differenza fra ” superiore ” e ” perfetto “. Certamente il corpo fisico è il veicolo più basso, nel senso che è il più pesante e che unisce l’uomo al mondo sensibile con tutte le limitazioni che ne derivano. Come già detto, esso ha un lunghissimo periodo di evoluzione dietro di sé ed ha ora raggiunto un grande e meraviglioso grado di efficienza. Col tempo raggiungerà la perfezione, ma, anche ora, è il meglio organizzato dei veicoli dell’uomo. Il corpo vitale è al suo terzo stadio di evoluzione ed è organizzato meno completamente del corpo fisico. Il corpo del desiderio e la mente sono, per ora, semplici nubi quasi del tutto disorganizzate. Negli esseri umani meno evoluti, questi veicoli non sono ancora ovoidi ben definiti, ma hanno forma più o meno indecisa.

    Il corpo fisico è uno strumento costruito meravigliosamente e degno dell’ammirazione di chiunque sia in possesso di una qualche conoscenza della costituzione dell’uomo. Osservate il femore, per esempio. Quest’osso sopporta l’intero peso del corpo. All’esterno è formato da un delicato involucro di osso compatto, rafforzato internamente da fibre ossee cellulari incrociate in modo così meraviglioso che il ponte più perfetto e la migliore opera d’ingegneria non potranno mai giungere a formare con tanto poco peso, un pilastro così forte. Lo stesso dicasi per le ossa del cranio: sempre col minimo impiego di materiale si ottiene il massimo di forza. Considerate la sapienza che si rivela nella formazione del cuore e poi chiedetevi se questo superbo meccanismo meriti di essere disprezzato. L’uomo saggio è grato per il suo corpo fisico e ne ha la massima cura ben sapendo che esso è il più prezioso dei veicoli di cui per ora dispone.

    Nella sua discesa lo Spirito dell’animale non ha raggiunto che il Mondo del Desiderio. Questo Spirito non è ancora evoluto fino al punto di poter ” penetrare ” in un corpo fisico. Perciò, l’animale non possiede uno Spirito individuale interiore ma uno Spirito-gruppo che lo guida dal di fuori. L’animale possiede il corpo fisico, il corpo vitale, e il corpo del desiderio, ma lo Spirito-gruppo che lo dirige è esterno. Il corpo vitale ed il corpo del desiderio dell’animale non si trovano interamente dentro il corpo denso, specialmente per quel che riguarda la testa. La testa eterica di un cavallo, per esempio, si proietta assai al di là e al di sopra della testa fisica. Quando, come avviene in rari casi, la testa eterica di un cavallo entra dentro la testa fisica, il cavallo può imparare a leggere, a contare ed a fare semplici operazioni di aritmetica. A questa peculiarità è anche dovuto il fatto che cavalli, cani, gatti ed altri animali domestici, percepiscono il Mondo del Desiderio sebbene non sempre si accorgano della differenza fra tale Mondo ed il Mondo Fisico. Un cavallo si adombrerà alla vista di una forma invisibile al conduttore; un gatto cercherà di strofinarsi contro gambe invisibili per noi: non si accorge che non ci sono gambe dense utilizzabili per strofinarcisi contro. Il cane, che è più intelligente e savio del cavallo e del gatto, spessissimo sente che c’è qualcosa che egli non comprende quando vede che gli si appressa l’ombra del defunto padrone alla quale non può lambire la mano in segno di affetto. Allora esso mugolerà cupamente e si nasconderà in un cantuccio con la coda fra le gambe. L’esempio che segue sarà forse utile per chiarire la differenza fra l’uomo col suo Spirito interiore e l’animale diretto dal suo Spirito-gruppo.

    Immaginiamo una stanza divisa per metà da una tenda, e che una parte della tenda rappresenti il Mondo del Desiderio e l’altra il Mondo Fisico. Vi sono due uomini nella stanza, uno da ciascun lato della tenda; essi non si possono vedere, né possono riunirsi dalla stessa parte. Ci sono dieci buchi nella tenda, e l’uomo che si trova dalla parte che rappresenta il Mondo del Desiderio può introdurre le sue dieci dita attraverso questi buchi verso l’altra parte rappresentante il Mondo Fisico. Egli ci fornisce ora un’eccellente rappresentazione dello Spirito-gruppo che si trova nel Mondo del Desiderio. Le dita rappresentano gli animali appartenenti alle singole specie. L’uomo può muoverle a volontà, ma non può farne uso così liberamente e così intelligentemente come l’uomo che passeggia nella parte che rappresenta il Mondo Fisico può usare il suo corpo denso. Quest’ultimo vede le dita spinte attraverso la tenda e osserva che tutte si muovono, ma non si accorge di alcun legame fra loro. A lui appaiono come se fossero separate e distinte una dall’altra. Non può vedere che esse sono le dita dell’uomo che si trova di là dalla tenda e che vengono governate nei loro movimenti dalla sua intelligenza. Se egli ferisce una delle dita, non ferisce soltanto quel dito, ma principalmente l’uomo invisibile che si trova dietro la tenda. Se un animale è ferito, soffre, ma non quanto soffre lo Spirito-gruppo. Il dito non possiede coscienza individuale, si muove come l’uomo comanda; così l’animale si muove come comanda lo Spirito-gruppo. Parliamo di ” istinto animale ” e di” istinto cieco “, ma non esiste una cosa così vaga e indefinita come il ” cieco ” istinto. Non v’è nulla di ” cieco ” nel modo col quale lo Spirito-gruppo guida i suoi membri; vi è la SAPIENZA e scritta a lettere maiuscole. Il chiaroveggente addestrato, quando agisce nel Mondo del Desiderio, può entrare in relazione con questi Spiriti delle specie animali e li trova molto più intelligenti di una larga percentuale di esseri umani. Egli può constatare il meraviglioso discernimento che essi dimostrano nel dirigere gli animali che sono i loro corpi fisici.

    E’ lo Spirito-gruppo che in autunno raccoglie gli uccelli in stormi e li spinge a migrare verso il sud, né troppo presto né troppo tardi, per sfuggire al vento gelido dell’inverno; è lui che dirige il loro ritorno a primavera, spingendoli a volare alla giusta altezza, diversa per le diverse specie.

    Lo Spirito-gruppo insegna al castoro come costruire con giusta angolatura la sua diga attraverso la corrente del fiume con una notevole precisione. Esso considera la rapidità del corso delle acque e tutte le circostanze, proprio come farebbe un esperto ingegnere mostrandosi al corrente di ogni particolare dell’arte come un professionista tecnicamente istruito in una scuola. E’ la sapienza dello Spirito-gruppo che dirige la costruzione delle celle esagonali dell’ape con tanta geometrica esattezza, che insegna alla chiocciola a modellare la sua casa in una magnifica e precisa spirale e al mollusco dell’oceano l’arte di decorare la sua iridescente conchiglia. Saggezza, saggezza ovunque! Così grande, così sublime che chiunque osservi con occhio attento è riempito di meraviglia e di venerazione

    A questo punto sorgerà spontanea la domanda: se lo Spirito-gruppo dell’animale è tanto saggio, considerando il breve periodo di evoluzione dell’animale rispetto a quello dell’uomo, perché mai quest’ultimo non si mostra più sapiente e perché è obbligato a studiare l’algebra e la geometria per poter costruire una diga o altre opere, cose tutte che lo Spirito-gruppo dell’animale fa senza alcun ammaestramento ?

    Noi risponderemo che la causa di ciò è dovuta alla discesa progressiva dello Spirito Universale nella materia di sempre crescente densità. Nei Mondi superiori, dove i suoi veicoli sono meno numerosi e più sottili, esso è in più stretto contatto con la sapienza cosmica che rifulge in modo ineffabile nel Mondo Fisico denso; ma, via via che lo Spirito discende, la luce della sapienza si offusca temporaneamente sempre di più finché, nel più denso dei Mondi, essa è quasi del tutto spenta.

    Un esempio varrà a rendere questo più chiaro. La mano è lo strumento più prezioso dell’uomo e la sua destrezza le permette di rispondere al minimo comando di lui. In alcune professioni, come quella di cassiere, il delicato tocco della mano diviene così sensibile, da distinguere una moneta falsa da una buona in modo tale da far quasi pensare che essa sia dotata di intelligenza individuale.

    E’ nell’esecuzione di un pezzo musicale che la mano può forse meglio mostrare la sua abilità. Essa è capace di produrre le melodie più belle e commoventi. Il tocco delicato e gentile della mano fa scaturire dallo strumento i più teneri accenti del linguaggio dell’anima che esprimono angosce, gioie, speranze, timori, desideri, come solo la musica può fare. E’ il linguaggio del Mondo celeste, la vera dimora dello Spirito, e giunge alla divina scintilla imprigionata nella carne come un messaggio dalla sua terra natale. La musica parla a tutti qualunque sia la loro razza, la loro religione o la loro posizione sociale. Più elevato e più spirituale è l’individuo, più chiaro diventa per lui quel linguaggio, che tuttavia giunge anche al cuore di un’anima primitiva.

    Immaginiamo ora un celebre violinista che si metta i guanti e poi cerchi di suonare il violino. Noteremo subito che il tocco è meno delicato, che l’anima della musica è svanita. Se egli calza sui primi un altro paio di guanti, la mano resta intralciata in misura tale da produrre solo delle stonature. Se, infine, aggiungesse alle due paia di guanti che già lo imbarazzano un altro paio di guanti, il violinista sarebbe assolutamente incapace di suonare, cosa che farebbe dubitare, a chi non l’avesse mai sentito suonare in condizioni normali, della sua abilità.

    Così accade per lo Spirito: ogni passo in giù, ogni discesa verso la materia più densa costituisce per esso ciò che il calzare un paio di guanti costituirebbe per il musicista del nostro esempio. Ogni passo verso l’involuzione limita il suo potere di espressione fino a che poi si abitua alle limitazioni, e vi si adatta, così come l’occhio deve adattarsi alle variazioni d’intensità della luce. La pupilla si contrae al massimo nella luce abbagliante del sole, se noi entriamo allora in casa tutto sembra oscuro; ma via via che la pupilla si dilata e lascia passare la luce si finisce per veder così bene nella penombra della casa come in pieno sole.

    Scopo dell’evoluzione dell’uomo quaggiù è di metterlo in grado di trovare il suo centro nel Mondo Fisico dove, ora, la luce della saggezza sembra oscurata. Ma quando, a tempo debito, avremo ” trovato la luce “, la saggezza dell’uomo rifulgerà nelle sue azioni sorpassando di gran lunga quella espressa dallo Spirito-gruppo dell’animale.

    Inoltre bisogna distinguere fra lo Spirito-gruppo e gli Spiriti Vergini dell’onda di vita che ora sta esprimendosi negli animali. Lo Spirito-gruppo appartiene ad un’evoluzione diversa ed è il guardiano degli Spiriti animali.

    Il corpo fisico, per mezzo del quale noi agiamo, è composto di numerose cellule aventi ciascuna una coscienza propria pur se di ordine molto basso. Mentre queste cellule fanno parte del nostro corpo, esse sono soggette alla nostra coscienza e da essa dominate. Uno Spirito-gruppo animale funziona in un corpo spirituale che è il suo più basso veicolo. Questo veicolo consiste di un numero variabile di Spiriti Vergini attualmente immersi nella coscienza dello Spirito-gruppo. Quest’ultimo dirige i veicoli costruiti dagli Spiriti Vergini in sua balìa, prendendone cura, ed aiutandoli a sviluppare i loro veicoli. Mentre gli Spiriti Vergini si evolvono, si evolve anche lo Spirito-gruppo passando per una serie di trasformazioni in modo analogo a quello col quale noi cresciamo ed acquistiamo esperienza assimilando nel nostro corpo le cellule nutritive che ingeriamo, suscitando la loro coscienza coll’arricchirle per un certo tempo della nostra.

    Così, mentre un Ego separato autocosciente si trova in ogni corpo umano e domina le azioni del suo veicolo particolare, lo Spirito del singolo animale non è ancora individualizzato né autocosciente ma fa parte del veicolo di una entità autocosciente appartenente ad una diversa evoluzione: lo Spirito-gruppo.

    Questo Spirito-gruppo domina le azioni degli animali in armonia con la legge cosmica, finché gli Spiriti Vergini in sua balìa non abbiano raggiunto l’autocoscienza e siano individualizzati allo stato umano. Allora essi manifesteranno gradatamente una volontà personale, emancipandosi sempre più dallo Spirito-gruppo e divenendo responsabili delle loro azioni. Lo Spirito-gruppo le influenzerà tuttavia (sebbene in misura decrescente) come Spirito di razza, tribù comunità, o famiglia, sino a che ogni individuo non acquisti la capacità di agire in piena armonia con la legge cosmica. Finché non sia giunto un tal momento l’Ego non sarà completamente libero ed indipendente dallo Spirito-gruppo e quando ciò avverrà s’inizierà una fase superiore della evoluzione.

    Il fatto che lo Spirito-gruppo si trovi nel Mondo del Desiderio conferisce all’animale una coscienza diversa da quella dell’uomo, il quale possiede una coscienza di veglia chiara e precisa. L’uomo vede le cose esteriori con contorni ben netti e distinti. In virtù del sentiero dell’evoluzione che si svolge a spirale, gli animali domestici superiori, specialmente il cane, il cavallo, il gatto e l’elefante, vedono gli oggetti quasi allo stesso modo benché, forse, non proprio distintamente.

    Tutti gli altri animali posseggono una ” coscienza rappresentativa ” interiore simile a quella dell’uomo quando sogna. In presenza di un oggetto, essi percepiscono interiormente un’immagine accompagnata da una forte impressione che inquadra l’oggetto come favorevole o contrario al loro benessere. Se il sentimento che suscita è di paura, esso si associa ad una suggestione proveniente dallo Spirito-gruppo che gl’indica come sfuggire al minacciato pericolo. Questo stato negativo di coscienza facilita allo Spirito-gruppo la guida dei corpi fisici degli animali mediante la suggestione, perché gli animali non posseggono volontà individuale.

    L’uomo non è facilmente guidato dall’esterno con o senza il suo consenso. Via via che l’evoluzione avanza e la volontà dell’uomo si sviluppa sempre di più, egli si affrancherà dalle suggestioni esteriori e sarà libero di agire secondo il proprio volere, indipendentemente dalle influenze altrui. Questa è la principale differenza fra l’uomo e gli altri regni. Questi agiscono secondo la legge e gl’imperiosi ordini dello Spirito-gruppo (che noi chiamiamo istinto), mentre l’uomo diviene sempre più legge a se stesso. Noi non chiediamo al minerale se si vuol cristallizzare o no, né al fiore se vuole o non vuole sbocciare, né al leone se vuole o non vuole cessare di predare. Essi sono tutti, nelle cose piccole come nelle grandi, sotto il dominio assoluto dello Spirito-gruppo, in quanto privi di libero arbitrio e di iniziativa, qualità possedute invece, in diverso grado, da ogni essere umano. Tutti gli animali della stessa specie appaiono approssimativamente uguali, perché essi sono l’emanazione dello stesso Spirito-gruppo, mentre fra il miliardo e mezzo di esseri umani che popolano la terra (3), non due soli esseri umani appaiono esattamente simili neppure i gemelli nell’adolescenza, perché il segno posto su ciascuno dall’Ego individuale, produce la differenza nell’aspetto come nel carattere.

    Che tutti i buoi si nutrano d’erba e tutti i leoni mangino carne, mentre ciò che costituisce un buon nutrimento per un uomo, non sempre conviene ad un altro uomo, è ancora una prova dell’universale influenza dello Spirito-gruppo sugli animali, in contrasto con l’Ego, il quale fa sì che ogni essere umano richieda una proporzione di cibo specialmente adatta al proprio organismo. I medici notano perplessi la stessa particolarità negli effetti delle loro medicine. Queste agiscono in modo differente nei vari individui, mentre la stessa medicina produrrà identici effetti in due animali della stessa specie, in virtù del fatto che tutti gli animali seguono gli ordini dello Spirito-gruppo e della Legge Cosmica, ed agiscono sempre in modo simile nelle identiche circostanze. Soltanto l’uomo è, in qualche misura, capace di seguire, entro certi limiti, i suoi propri desideri. Che i suoi errori siano molti e gravi, si concede, ed a molti potrebbe sembrare preferibile che egli fosse obbligato a seguire la retta via; ma, se così fosse, egli non imparerebbe mai ad agire correttamente. Le lezioni per discernere il bene dal male, non possono essere imparate se non a condizione che egli sia libero di scegliere il proprio genere di vita, ed abbia appreso ad evitare il male come una vera ” fonte di dolore “. Se egli agisse correttamente solo perché non ha altra scelta, e non avesse alternativa di agire in modo diverso, sarebbe un automa e non un Dio in evoluzione. Come il costruttore impara dai suoi errori a correggersi nelle future costruzioni, così l’uomo, mediante i suoi errori ed il dolore che ne deriva, consegue (perché autocosciente) una sapienza superiore a quella dell’animale, il quale agisce saggiamente perché forzato dallo Spirito-gruppo. Col tempo l’animale giungerà allo stadio umano, avrà libertà di scelta e, attraverso gli errori, imparerà come noi facciamo adesso.

    La Tavola schematica n. 3 mostra che lo Spirito-gruppo del regno vegetale ha il suo più basso veicolo nella Regione del Pensiero Concreto. Esso si trova a due gradini di distanza dal suo veicolo denso e, in conseguenza, le piante hanno coscienza corrispondente a quella del sonno senza sogni. Lo Spirito-gruppo del minerale ha il suo più basso veicolo nella Regione del Pensiero Astratto e dista quindi di tre gradini dal suo veicolo denso; perciò il minerale è in uno stato di profonda incoscienza simile alla condizione di trance.

    Vediamo così, dunque, come l’uomo sia uno Spirito individuale, un Ego separato da tutte le altre entità, che dirige ed opera in una serie di veicoli dall’interno e come le piante e gli animali sono guidati dall’esterno per opera di uno Spirito-gruppo avente giurisdizione su un certo numero di animali e di piante nel nostro Mondo Fisico. Essi sono separati solo in apparenza.

    Le relazioni della pianta, dell’animale e dell’uomo con le correnti vitali che circolano nell’atmosfera della Terra sono simbolicamente rappresentate dalla croce. Il Regno Minerale non è compreso in questo simbolo perché, come abbiamo veduto, non possiede un corpo vitale individuale e perciò non può essere il veicolo per le correnti dei regni superiori. Platone, che era un iniziato, enunciò spesso verità occulte. Egli disse: ” L’Anima del Mondo è crocifissa “.

    Il braccio inferiore della croce indica la pianta con le sue radici che affondano nel terreno chimico minerale. Gli Spiriti-gruppo delle piante si trovano al centro della Terra. Essi dimorano, ricordiamolo, nella Regione del Pensiero Concreto che interpenetra la Terra così come fanno tutti gli altri Mondi. Da questi Spiriti-gruppo fluiscono correnti in tutte le direzioni verso la periferia della Terra passando all’esterno attraverso il fusto della pianta o dell’albero.

    L’uomo è rappresentato dal braccio superiore; egli è la pianta rovesciata. La pianta assorbe il suo nutrimento attraverso la radice; l’uomo prende il cibo dalla testa. La pianta spinge i suoi organi della generazione verso il sole; l’uomo, pianta rovesciata, volge i suoi verso il centro della terra. La pianta riceve le correnti spirituali dello Spirito-gruppo proveniente dal centro della terra, che penetrano in essa attraverso la radice; vedremo in seguito che la più alta influenza spirituale giunge all’uomo dal sole i cui raggi penetrano in lui attraverso la testa. La pianta inala il velenoso biossido di carbonio esalato dall’uomo ed esala l’ossigeno, datore di vita, inalato da lui.

    Gli animali, simbolizzati dal braccio orizzontale della croce, stanno fra la pianta e l’uomo. La loro spina dorsale è in posizione orizzontale ed attraverso di essa vibrano le correnti dello Spirito-gruppo, correnti che circolano intorno alla Terra.

    Nessun animale può rimanere costantemente in posizione eretta, perché in questo caso le correnti dello Spirito-gruppo non potrebbero guidarlo, e non essendo abbastanza individualizzato da sopportare le correnti spirituali che attraversano la spina dorsale verticale dell’uomo, morirebbe.

    E’ necessario che un veicolo, affinché possa servire per l’espressione di un Ego individuale, soddisfi a tre condizioni:

 un’andatura eretta che gli permetta di mettersi in contatto con le correnti ora menzionate;

        una laringe verticale, perché solo questa rende possibile il parlare (ai pappagalli, alle gazze e agli stornelli, che hanno una laringe verticale, si può insegnare a parlare);

        un sangue caldo, capace di ricevere le correnti solari.

    Quest’ultima condizione è della massima importanza per l’Ego, come in seguito razionalmente spiegheremo e illustreremo. Per il momento ci limitiamo alla menzione degli elementi necessari all’Ego, terminando questo studio sui rapporti dei Quattro Regni, fra loro e con i differenti Mondi.

    (1) Poiché ” (la mente) non è ancora neppure un corpo. Attualmente è solo un involucro “.

    (2) L’Ego.

    (3) Max Heindel scrisse questo libro nel 1909.

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I MONDI VISIVILI ED INVISIBILI

    I MONDI VISIBILI ED INVISIBILI

    Il primo passo nell’Occultismo consiste nello studio dei Mondi invisibili. Questi Mondi sono invisibili per la maggioranza della gente a causa della inattività dei sensi più fini e più elevati dai quali essi possono essere percepiti, così come il Mondo Fisico che ci circonda è percepito dai sensi fisici. La maggior parte della gente si trova, rispetto ai Mondi superfisici, nella condizione del cieco nato rispetto al nostro mondo sensibile: egli è incapace di vedere la luce e il colore che lo avvolgono. Per lui essi sono inesistenti e incomprensibili, semplicemente perché egli è privo del senso della vista atto a percepirli. Può sentire gli oggetti che tocca; essi gli sembrano del tutto reali, ma luce e colore sono al di là della sua portata.

    Lo stesso accade per la maggior parte dell’umanità. Tutti sentono e vedono gli oggetti ed odono i suoni del Mondo Fisico, ma gli altri regni, che il chiaroveggente chiama i Mondi superiori, sono altrettanto incomprensibili ai più, come la luce e i colori lo sono per il cieco. Il fatto che quest’ultimo non possa percepirli, tuttavia, non è una ragione contro la loro esistenza e realtà. E non è una ragione per negare l’esistenza dei Mondi superfisici, il fatto che la maggioranza della gente non possa vederli. Se il cieco potesse acquistare la vista, vedrebbe luce e colori. Se i sensi più elevati di questi ciechi ai Mondi superfisici, potessero essere svegliati con metodi adatti, essi pure potrebbero contemplare questi regni che ora sono per loro nascosti.

    Mentre molti commettono l’errore di essere increduli sull’esistenza di questi Mondi, altri vanno anche all’estremo opposto e, convinti della realtà dei mondi invisibili, credono che quando una persona è chiaroveggente, essa conosca tutta la verità; che quando uno può ” vedere ” egli possa del pari “conoscere ogni cosa ” intorno a questi Mondi superiori.

    Questo è un grande errore, che ci guardiamo bene dal commettere quando si tratta della vita di tutti i giorni. Se un cieco nato acquistasse la vista, noi non penseremmo certo che egli acquistasse in pari tempo la ” conoscenza integrale ” del Mondo Fisico, anzi noi sappiamo che coloro i quali hanno potuto vedere le cose che ci circondano per tutta la vita, sono ben lontani dall’averne una conoscenza assoluta. Sappiamo che occorrono ardui studi ed anni di applicazione per avere solo una minima conoscenza di questa parte infinitesimale con la quale siamo in contatto nella nostra vita quotidiana e, rovesciando l’aforisma ermetico ” Come in alto, così in basso “, possiamo agevolmente concludere che così deve essere anche per gli altri Mondi. E’ pur vero che nei Mondi superfisici vi è maggior facilità di acquistare conoscenza che non nel Mondo Fisico denso della nostra presente condizione. Non si può tuttavia eliminare la necessità di uno studio accurato e la possibilità di incorrere in errori di osservazione. Tutte le testimonianze di investigatori idonei ed attendibili, provano che nei Mondi superfisici è necessaria una più oculata osservazione che non in questo.

    Prima che le loro investigazioni possano acquistare valore reale, è necessario che i chiaroveggenti si sottopongano ad un severo tirocinio, e più esperti essi divengono, più cauti vanno nel dire ciò che vedono, più rispettosi sono delle altrui versioni ben sapendo quanto vi sia da imparare e quanto poco il singolo investigatore possa afferrare di tutti i dettagli inerenti alle sue ricerche.

    Ciò spiega perché le versioni occultiste possano differire le une dalle altre, cosa che la gente superficiale considera valido argomento contro l’esistenza dei Mondi superiori. Essa sostiene che se questi Mondi esistessero gl’investigatori dovrebbero necessariamente riportarne identiche descrizioni. Se noi prendiamo esempio dalla vita quotidiana, la fallacia di tale argomento ci appare evidente.

    Supponiamo che un giornale mandi venti reporter in una città con l’incarico d’inviare corrispondenze su di essa. I reporter sono o dovrebbero essere, esperti osservatori. Il vedere ogni cosa è loro mestiere, e dovrebbero poter dare di ciò che hanno veduto descrizioni tanto più efficaci di quelle che si potrebbero ottenere da ogni altra sorgente. E’ certo però che delle venti corrispondenze, nemmeno due saranno perfettamente d’accordo. Sebbene alcune possano avere certi tratti importanti in comune, altre saranno uniche per qualità e quantità di descrizione.

    E’ questo un argomento per concludere contro l’esistenza della città nel descrivere la quale i reporter non sono d’accordo ? Certamente no! Le discordanze sono facilmente spiegabili col fatto che ciascun reporter vede la città dal suo particolare punto di vista e la lettura delle varie corrispondenze anziché provocare una dannosa confusione, ci metterà in grado di avere una più completa e migliore descrizione e comprensione della città di quello che non si sarebbe ottenuto leggendo una sola corrispondenza; ciascuna relazione completerà e perfezionerà le altre.

    Lo stesso accade per le relazioni date dagl’investigatori dei Mondi superfisici. Ognuno ha il suo modo personale di guardare le cose e può descrivere ciò che vede solamente dal proprio punto di vista. La relazione differisce da quella di altri e nondimeno tutte sono veritiere dal punto di vista individuale di ciascun osservatore.

    Spesso si chiede: Perché investigare questi mondi? Non sarebbe meglio occuparsi di un mondo alla volta, contentarsi per ora delle lezioni che possono essere apprese nel Mondo Fisico, e, se Mondi invisibili esistono, aspettare di raggiungerli prima d’indagare? ” Basta ad ogni giorno la sua pena! “. Perché cercarne di più?

    Se avessimo la certezza assoluta che in un futuro più o meno vicino ciascuno di noi dovesse trasferirsi in un paese lontano dove, sotto nuove e strane condizioni fossimo obbligati a vivere per molti anni, non è ragionevole pensare che se prima del trasloco ci si offrisse l’occasione d’informarci di quel paese, lo faremmo volentieri? La conoscenza così acquisita ci renderà molto più facile l’adattamento alle nuove condizioni.

    Vi è una sola certezza nella vita ed è: la Morte! Quando noi passiamo nell’aldilà e ci troviamo in nuove condizioni, il conoscerle preventivamente sarebbe certo del massimo aiuto.

    Ma ciò non è tutto. Per ben comprendere il Mondo Fisico, che è il mondo degli effetti, è necessario capire quello superfisico, che è il mondo delle cause. Noi vediamo i tram in movimento, udiamo il ticchettio degli apparecchi telegrafici, ma la misteriosa forza che causa il fenomeno ci rimane invisibile. Noi diciamo: è l’elettricità; ma il nome non è una spiegazione. Non sappiamo niente della forza in se stessa: noi percepiamo unicamente i suoi effetti.

    Se un piatto contenente acqua fredda viene sottoposto ad una temperatura sufficientemente bassa, cominciano subito a formarsi dei cristalli di ghiaccio e noi possiamo osservare il processo della loro formazione. Le linee lungo le quali l’acqua si cristallizza esistevano anche prima come linee di forza, ma erano invisibili prima che avvenisse il congelamento. I magnifici ” fiori di ghiaccio ” che si formano in inverno sui vetri della finestra, sono manifestazioni visibili di correnti dei Mondi superiori che agiscono in ogni momento su di noi, inavvertite dai più, ma non perciò meno potenti.

    I Mondi superiori sono la sede delle cause e delle forze; noi non possiamo veramente comprendere questo mondo inferiore se non conosciamo nulla degli altri e non ci rendiamo conto delle forze e delle cause di cui tutte le cose materiali sono solo gli effetti.

    Per quanto strano ciò possa apparire, i Mondi superfisici, i quali sembrano essere ai più soltanto un miraggio o qualcosa di meno sostanziale ancora, sono molto più reali del mondo materiale tangibile; e gli oggetti che vi si trovano sono molto più duraturi e indistruttibili degli oggetti del Mondo Fisico. Possiamo vederlo facilmente con un esempio. Un architetto non comincia a costruire una casa procurandosi il materiale e lasciando che gli operai pongano pietra su pietra a caso, senza un ordine o un piano prestabilito. Egli si costruisce col pensiero la sua casa. Poco alla volta essa prende forma nella sua mente ed egli se ne fa un’idea chiara: è la forma-pensiero di una casa.

    Questa casa è ancora invisibile a tutti, ma non all’architetto. Egli la concreta sulla carta. Traccia i suoi piani e da questa immagine oggettiva della forma-pensiero, gli operai costruiscono la casa di legno, di ferro, di pietra, in tutto corrispondente alla forma-pensiero riprodotta fedelmente dall’architetto nel suo disegno.

    In tal modo la forma-pensiero diviene una realtà oggettiva. Il materialista asserirebbe che essa è molto più reale, duratura e sostanziale dell’immagine nella mente dell’architetto. Ma riflettiamo un po’. La casa non avrebbe potuto essere costruita senza la forma-pensiero. L’oggetto materiale può esser distrutto dalla dinamite, dal terremoto, da un incendio, ma la forma-pensiero rimane. Rimarrà durante tutta la vita dell’architetto e da quella un numero indeterminato di case, simili a quella distrutta, potrà essere costruito. Neppure l’architetto stesso potrebbe distruggerla. Perfino dopo la sua morte, questa forma-pensiero potrà essere ricuperata da coloro che hanno la capacità di leggere nella memoria della natura di cui tratteremo in seguito.

    Avendo così veduto quanto sia ragionevole asserire che tali Mondi esistono ed essendoci persuasi della loro realtà, della loro permanenza e dell’utilità di conoscerli, dobbiamo esaminarli uno per uno a cominciare dal Mondo Fisico.

    LA REGIONE CHIMICA DEL MONDO FISICO

    Secondo l’insegnamento dei Rosacroce l’Universo è diviso in sette Mondi differenti, o stati di materia, come segue:

    1. Mondo di Dio.

    2. Mondo degli Spiriti Vergini.

    3. Mondo dello Spirito Divino.

    4. Mondo dello Spirito Vitale.

    5. Mondo del Pensiero.

    6. Mondo del Desiderio.

    7. Mondo Fisico.

    Questa divisione non è arbitraria; ma necessaria, perché la sostanza di ognuno di questi Mondi è sottoposta a leggi che sono praticamente inoperose negli altri. Per esempio, nel Mondo Fisico la materia è soggetta alla gravità e ai fenomeni ai contrazione ed espansione. Nel Mondo del Desiderio non esiste né caldo né freddo, e le forme levitano, altrettanto facilmente di come gravitano. Anche tempo e distanza sono fattori che governano l’esistenza nel Mondo Fisico, ma nel Mondo del Desiderio essi sono quasi inesistenti.

    La materia di questi Mondi varia anche per densità, ed il Mondo Fisico è il più denso dei sette.

    Ciascun Mondo è diviso in sette regioni o suddivisioni di materia. Nel Mondo Fisico i solidi, i liquidi ed i gas formano le tre più dense suddivisioni; le quattro rimanenti sono formate da eteri di diversa densità. Analoghe suddivisioni sono necessarie negli altri Mondi, perché la materia dalla quale sono formati non è di densità uniforme.

    Vi sono ancora due distinzioni da fare. Le tre suddivisioni dense del Mondo Fisico – i solidi, i liquidi ed i gas – costituiscono quella che viene detta Regione Chimica. La sostanza di questa Regione è la base di tutte le forme dense.

    Anche l’Etere è materia fisica. Non è omogeneo come dichiara la scienza materialista, ma esiste in quattro stati differenti. E’ grazie ad esso che lo Spirito vitalizza le Forme nella Regione Chimica. Le quattro più sottili o eteriche suddivisioni del Mondo Fisico costituiscono ciò che chiamiamo Regione Eterica.

    Nel Mondo del Pensiero le tre più elevate suddivisioni sono la base del pensiero astratto e perciò esse sono collericamente chiamate Regione del Pensiero Astratto.

    Le quattro più dense forniscono la ” sostanza mentale ” per mezzo della quale diamo corpo alle nostre idee e le concretiamo; esse vengono quindi indicate col nome di Regione del Pensiero Concreto.

    L’attenzione consacrata dall’occultista al Mondo Fisico potrebbe apparire superflua se non fosse per il fatto che egli considera tutte le cose da un punto di vista completamente diverso da quello del materialista. Questi riconosce tre stati della materia: solido, liquido e gassoso. Questi sono tutti corpi chimici derivanti dagli elementi chimici che costituiscono la Terra. Da questa materia chimica tutte le forme dei minerali, delle piante, degli animali e dell’uomo sono state costruite, perciò esse sono effettivamente chimiche come lo sono le sostanze chiamate comunemente in tal modo. Così, se noi consideriamo la montagna o la nuvola che avvolge la sua cima il succo della pianta o il sangue dell’animale, la tela del ragno, l’ala della farfalla o le ossa dell’elefante, l’aria che respiriamo o l’acqua che beviamo ogni cosa si compone della stessa materia chimica.

    Che cosa determina, dunque, la conformazione di questa sostanza fondamentale nella molteplice varietà delle forme che vediamo intorno a noi? E’ l’Unico Spirito Universale che si esprime nel mondo visibile sotto l’aspetto di quattro grandi correnti di Vita a diverso grado di sviluppo. Questo quadruplice impulso spirituale modella la materia chimica della Terra nelle svariate forme dei quattro regni – minerale, vegetale, animale e umano. Quando una forma ha servito al suo scopo come veicolo di espressione per le tre correnti di vita superiore, le forze chimiche la disintegrano così che la materia può essere restituita al suo stato primordiale e venire utilizzata per la costruzione di nuove forme. La vita, o piuttosto lo Spirito, che modella la forma a sua propria immagine, è per conseguenza distinta dalla materia che usa, quanto il carpentiere è separato e personalmente indipendente dalla casa che egli costruisce per sua propria dimora.

    Poiché tutte le forme di minerale, di vegetale, d’animale e d’uomo, sono costituite da materia chimica, esse debbono essere logicamente così morte e prive di sensibilità come lo è questa materia chimica nel suo stato primitivo. I Rosacroce asseriscono che, infatti, è proprio così.

    Alcuni scienziati pretendono che la sensibilità esista in ogni tessuto, vivo o morto, a qualsivoglia regno esso appartenga. Essi includono anche le sostanze ordinariamente classificate come minerali nella loro categoria di oggetti aventi sensibilità, e convalidano le loro asserzioni presentando dei grafici con curve di energia ottenute sperimentalmente. Un’altra classe d’investigatori invece, nega che esista sensibilità anche nel corpo umano, eccezion fatta per il cervello che è la sede della sensibilità. Essi asseriscono che il cervello e non il dito prova dolore quando il dito è ferito. Così la casa della Scienza è divisa contro se stessa su questo come sulla maggior parte degli altri punti. La posizione assunta da ciascuna delle parti è parzialmente corretta. Tutto dipende da ciò che s’intende per ” sensibilità “. Se noi intendiamo semplicemente la reazione ad uno stimolo, simile al rimbalzare di una palla di gomma gettata a terra, è giusto attribuire sensibilità al tessuto minerale, vegetale e animale; ma se noi intendiamo per sensibilità piacere e dolore, amore ed odio, gioia ed angoscia, sarebbe assurdo attribuire tutto ciò alle forme inferiori di vita, ai tessuti separati, ai minerali nel loro stato naturale ed anche al cervello, perché tali sentimenti sono espressioni dell’autocosciente Spirito immortale, ed il cervello è soltanto la tastiera dello strumento meraviglioso sul quale lo Spirito Umano suona la propria sinfonia della vita, così come un musicista si esprime per mezzo del suo violino.

    Come si trovano persone del tutto incapaci di capire che debbono esservi e che vi sono Mondi superiori, altre se ne trovano che avendo ottenuto qualche contatto con questi Mondi, acquistano l’abitudine di sottovalutare il Mondo Fisico. Una simile attitudine è errata quanto quella del materialista. I sublimi e saggi Esseri che attuano la volontà ed il piano di Dio, ci collocarono in questo ambiente fisico per apprendervi grandi ed importanti lezioni, cosa che non potremmo fare in condizioni diverse, ed è nostro dovere utilizzare la conoscenza che abbiamo dei Mondi superiori per imparare quanto meglio possiamo le lezioni che il mondo materiale ha da insegnarci.

    In un certo senso, il Mondo Fisico è una sorta di scuola modello o stazione sperimentale per insegnarci ad agire correttamente sugli altri. Che abbiamo o no conoscenza della loro esistenza, il risultato sarà ugualmente ottenuto, e ciò dimostra la grande sapienza degli autori del piano. Se non conoscessimo che i Mondi superiori, noi commetteremmo molti errori i quali si paleserebbero solo quando ci si riferisse a condizioni fisiche. Per esempio: immaginiamo un inventore che elabora nel suo cervello il piano di una macchina. Prima egli la costruisce col pensiero, e nella sua mente la vede completa, adempiente in modo magnifico il lavoro destinatole. Successivamente egli disegna il piano di costruzione della macchina e, ciò facendo, trova forse necessaria qualche modifica alla sua primitiva concezione. Quando, dal disegno, l’inventore ha tratto la convinzione che il suo piano è attuabile, egli procede alla effettiva costruzione della macchina con materiale idoneo.

    Ora è quasi certo che altre modifiche saranno necessarie prima che la macchina lavori a dovere. Si può trovare che essa debba essere interamente rimodellata, o magari che essa sia del tutto inutilizzabile nella forma presente e debba essere messa da parte per studiare un nuovo piano. Ma, notate questo perché qui sta il punto: il nuovo progetto sarà elaborato allo scopo di eliminare quei difetti che hanno reso la macchina inutilizzabile. Se non si fosse costruita nessuna macchina materiale, che rendesse evidenti i difetti dell’idea primitiva, una seconda e più corretta idea non sarebbe stata possibile.

    Ciò è ugualmente applicabile a tutte le condizioni della vita – sociale, commerciale o filantropica. Molti progetti appaiono eccellenti a coloro che li concepiscono, e possono anche apparire ottimi sulla carta, ma cadono quando vengono tradotti in pratica. Questo non deve tuttavia scoraggiarci. E’ vero che ” impariamo più dai nostri errori che dai nostri successi”. Noi dobbiamo dunque considerare il Mondo Fisico come una scuola di preziosa esperienza nella quale impariamo lezioni della più grande importanza.

    LA REGIONE ETERICA DEL MONDO FISICO

    Non appena penetriamo in questo regno della natura, ci troviamo nel Mondo invisibile ed intangibile dove i sensi ordinari non servono più. Perciò questa parte del Mondo Fisico è pratica inesplorata dalla scienza materiale.

    L’aria è invisibile, tuttavia la scienza moderna sa che essa esiste.

    Mediante strumenti adatti si può misurare la sua velocità come vento, comprimendola si può renderla visibile come aria liquida. Con l’etere la cosa non è altrettanto facile. La scienza materiale trova necessario spiegare in qualche modo la trasmissione dell’elettricità con o senza fili. Con essa e obbligata a postulare una sostanza più fine di quelle note e chiama questa sostanza etere. La scienza non sa realmente se etere esista, perché l’ingegnosità degli scienziati non è ancora riuscita ad escogitare un recipiente nel quale sia possibile chiudere questa sostanza troppo esclusiva per il comodo del ” mago del laboratorio “. Questi non può misurarla, né pesarla né analizzarla con alcuno dei mezzi oggi a sua disposizione.

    In verità le realizzazioni della scienza moderna sono meravigliose.

    Tuttavia il miglior modo per apprendere i segreti della natura non consiste nell’inventare apparecchi, ma nel migliorare lo stesso osservatore. L’uomo ha in sé delle facoltà che eliminano la distanza e compensano la sua esiguità. Queste facoltà superano in potenza il telefono, il microscopio e il telescopio, quanto quest’ultimo supera quella dell’occhio nudo. Esse costituiscono i mezzi di investigazione usati dagli occultisti. Sono il loro ” apriti sesamo ” nella ricerca della verità.

    Per l’esercitato chiaroveggente l’etere è tanto tangibile quanto lo sono i solidi, i liquidi e i gas della Regione Chimica per un uomo ordinario. Egli vede che le forze che danno vita alle forme minerali, vegetali, animali ed umane fluiscono in queste forme per mezzo dei quattro stati dell’etere. I nomi e le funzioni specifiche di questi quattro eteri sono:

    1°. Etere chimico. – Questo etere è tanto positivo quanto negativo nella sua manifestazione. Le forze che causano l’assimilazione e l’escrezione operano per suo mezzo. L’assimilazione è il processo mediante il quale i diversi elementi nutritivi del cibo sono incorporati nell’organismo della pianta, dell’animale e dell’uomo. Ciò si compie per mezzo di forze che conosceremo più tardi. Esse operano lungo il polo positivo dell’etere chimico ed attraggono gli elementi necessari inserendoli nelle forme relative. Queste forze non agiscono ciecamente o meccanicamente, ma in maniera selettiva (che gli scienziati ben conoscono dai suoi effetti) e così compiono la loro funzione che è quella di assicurare lo sviluppo e la conservazione del corpo.

    L’escrezione si compie mediante forze della stessa specie; ma che agiscono lungo il polo negativo dell’etere chimico. Per mezzo di questo polo esse eliminano dal corpo i materiali inutilizzabili dei cibi e di quelli che hanno esaurita la loro utilità e debbono essere espulsi dal sistema. Questa operazione, come tutti gli altri processi indipendenti dalla volontà dell’uomo, si effettua in maniera selettiva, intelligente, non semplicemente meccanica, come si vede, ad esempio, nei reni, i quali filtrano solo l’urina fino a che gli organi si mantengono sani; ma, se si ammalano, lasciano passare anche la preziosa albumina.

    2°. Etere vitale. – Come l’etere chimico è il campo d’azione delle forze aventi per oggetto la difesa della forma individuale, così l’etere vitale è il mezzo per le forze che hanno per oggetto il mantenimento delle specie, cioè le forze della propagazione, della procreazione.

    Come l’etere chimico, anche l’etere vitale ha il suo polo positivo e il suo polo negativo. Le forze che operano lungo il polo positivo sono quelle attive nella femmina durante la gestazione. Esse la rendono capace di compiere il lavoro positivo e attivo di partorire un nuovo essere. Le forze che agiscono lungo il polo negativo dell’etere vitale permettono al maschio di produrre il seme.

    Nella fecondazione dell’uovo dell’animale e dell’uomo, o del seme della pianta, le forze che agiscono lungo il polo positivo dell’etere vitale, producono piante, animali ed uomini di sesso maschile, mentre le forze che si esprimono mediante il polo negativo, producono individui di sesso femminile.

    3°. Etere luminoso. – Questo etere è tanto positivo che negativo. Le forze che agiscono attraverso il polo positivo sono quelle che generano il calore del sangue nelle specie animali superiori e nell’uomo facendone delle sorgenti individuali di calore. Le forze che agiscono lungo il polo negativo dell’etere luminoso sono quelle che reggono le funzioni passive dei cinque sensi: della vista, dell’udito, dell’odorato, del gusto e del tatto. Sono queste forze che costruiscono e alimentano l’occhio.

    Negli animali a sangue freddo le forze positive dell’etere luminoso sono il mezzo delle forze che fanno circolare il sangue, e le forze negative hanno relativamente all’occhio, le stesse funzioni che esercitano negli animali superiori e nell’uomo. Quando gli occhi mancano, le forze che operano lungo il polo negativo dell’etere luminoso stanno forse costruendo e nutrendo altri organi di senso, come fanno in tutti gli esseri che ne sono provvisti.

    Nelle piante le forze operanti lungo il polo positivo dell’etere luminoso agiscono sulla circolazione dei succhi. Perciò in inverno, quando l’etere luminoso non è potenziato dalla luce solare come d’estate, la linfa cessa di fluire per riprendere quando il sole estivo trasmette di nuovo alla pianta tutto il suo vigore. Le forze che operano lungo il polo negativo dell’etere luminoso depositano la clorofilla, la sostanza verde delle foglie, e colorano i fiori. Infatti, ogni colore, in tutti i regni, è depositato per mezzo del polo negativo dell’etere luminoso. Perciò gli animali hanno il colore più scuro sul dorso, ed i fiori sono più intensamente colorati nella parte esposta al sole. Nelle regioni polari della terra, dove i raggi del sole sono deboli, tutti i colori sono più tenui ed in certi casi tanto parcamente distribuiti, che in inverno essi spariscono del tutto e gli animali divengono bianchi.

    4°. Etere riflettore. – E’ stato precedentemente asserito che l’idea della casa già esistita nella mente, può essere recuperata dalla memoria della natura anche dopo la morte dell’architetto. Tutto ciò che è accaduto ha lasciato dietro di sé un quadro incancellabile in questo etere riflettore. Come le felci gigantesche della fanciullezza della terra, hanno lasciato la loro immagine nei giacimenti di carbone, e come l’avanzare del ghiacciaio di un’epoca trascorsa può essere ritrovato per mezzo della traccia che esso ha lasciato sulle rocce lungo il suo cammino, così pure i pensieri e le azioni degli uomini sono indelebilmente registrati dalla natura nel suo etere riflettore, dove il veggente esperto può leggere la loro storia con una esattezza proporzionata alla sua abilità.

    L’etere riflettore merita questo nome per più di una ragione perché i quadri in esso sono solo riflessi della vera memoria della natura, situata in un regno molto più elevato. In questo etere riflettore nessun chiaroveggente esperto cerca di leggere, perché i quadri sono confusi e vaghi al confronto di quelli che si trovano nei regni superiori. Coloro che leggono nell’etere riflettore sono generalmente quelli che non hanno scelta; essi infatti, non sanno in che cosa stanno leggendo. Come regola generale, gli psicometri ed i medium ottengono la loro conoscenza attraverso l’etere riflettore. Entro certi ristretti limiti, l’allievo della scuola occulta nei primi gradi del suo tirocinio, legge egli pure nell’etere riflettore, ma è messo in guardia dal maestro sulla deficienza di questo etere come mezzo per acquisire precise informazioni e così non trae facilmente conclusioni errate.

    Questo etere è anche l’intermediario per mezzo del quale il pensiero agisce sul cervello umano. E’ molto intimamente connesso con la quarta suddivisione del Mondo del Pensiero. Questa è la più alta delle quattro suddivisioni contenute nella Regione del Pensiero Concreto ed è la sede della mente umana. Qui si trovano dei ” cliché ” assolutamente chiari della Memoria della Natura, della quale l’etere riflettore non presenta che le immagini riflesse.

    IL MONDO DEL DESIDERIO

    Come il Mondo Fisico ed ogni altro regno della natura, anche il Mondo del Desiderio ha sette suddivisioni dette “regioni” ma, a differenza del Mondo Fisico esso non ha le grandi divisioni corrispondenti alle Regioni Chimica ed Eterica. La sostanza del desiderio, nel Mondo del Desiderio, persiste attraverso le sue sette suddivisioni o regioni, come materiale per la personificazione del desiderio. Nella stessa misura in cui nel nostro Mondo Fisico è tangibile ogni oggetto materiale, così lo è un desiderio nel Mondo del Desiderio. Come la Regione Chimica è il regno della forma e quella Eterica è la sede delle forze che immettono le attività vitali in quelle forme, rendendole atte a vivere, muoversi e riprodursi, così le forze del Mondo del Desiderio operando sul corpo denso vivificato lo obbligano a muoversi in questa o quella direzione.

    Se ci fossero solamente le attività delle Regioni Chimica ed Eterica del Mondo Fisico, ci sarebbero forme aventi vita, atte a muoversi ma con nessun incentivo di farlo. Quest’incentivo è provvisto dalle forze cosmiche attive nel Mondo del Desiderio, e senza questa attività che opera attraverso ogni fibra del corpo vitalizzato, sollecitando l’azione in questa o quella direzione, non ci sarebbe né esperienza, né sviluppo morale. Le funzioni dei diversi eteri curerebbero il mantenimento, la crescita e la riproduzione della forma, ma lo sviluppo morale sarebbe del tutto assente. L’evoluzione sarebbe un’impossibilità, sia per la forma che per la vita, perché è solo per rispondere alle esigenze dello sviluppo spirituale che le forme si evolvono verso stati superiori. Ci appare così chiara la grande importanza di questo regno della natura.

    Desideri, appetiti, passioni e sentimenti si esprimono nella materia delle diverse regioni del Mondo del Desiderio, come la forma e i lineamenti del viso sono modellati nella Regione Chimica del Mondo Fisico. Essi assumono forme di durata più o meno lunga secondo l’intensità del desiderio, appetito o sentimento da esse impersonato. Nel Mondo del Desiderio la distinzione fra le forze e la materia non è così precisa ed appariscente come nel Mondo Fisico. Si potrebbe quasi affermare che in questo Mondo le idee di forza e di materia sono identiche o intercambiabili. Non è proprio così ma possiamo dichiarare che entro certi limiti, il Mondo del Desiderio consiste di forza-materia.

    Quando parliamo della materia del Mondo del Desiderio riconosciamo essere vero che è di un grado meno densa della materia del Mondo Fisico, ma avremmo un’idea del tutto sbagliata se immaginassimo che essa sia la materia fisica più sottile. Tale idea, per quanto sostenuta da molti che hanno studiato le filosofie occulte, è del tutto erronea e deriva principalmente dalla difficoltà di dare una completa ed esatta descrizione dei Mondi superiori. Disgraziatamente il nostro linguaggio è adatto alla descrizione delle cose materiali, ma è del tutto inadeguato a descrivere le condizioni dei regni superfisici, così che tutto quanto si dice di questi regni deve esser preso come approssimazione, come similitudine piuttosto che come esatta descrizione.

    Per quanto la montagna e la violetta, l’uomo, il cavallo ed un pezzo di ferro siano composti in definitiva di un’unica fondamentale sostanza atomica, non dobbiamo affermare che la violetta è una forma più sottile di ferro. Analogamente, è impossibile spiegare con parole il mutamento subìto dalla materia quando, dallo stato fisico, si trasmuta in sostanza del Desiderio. Se non ci fosse nessuna differenza, anche quest’ultima sarebbe riducibile alle leggi del Mondo Fisico, ma ciò non è.

    La legge che governa la materia della Regione Chimica è l’inerzia, la tendenza a mantenere lo statu quo. Ci vuole una certa quantità di forza per vincere quest’inerzia e causare il movimento di un corpo che è in quiete, o per fermarne uno che è in movimento. Non è così con la materia del Mondo del Desiderio. Tale materia può dirsi vivente. E’ in movimento incessante, fluido, e prende tutte le forme immaginabili e inimmaginabili con facilità e rapidità inconcepibili, brillando e scintillando in migliaia di gradazioni colorate che non sono paragonabili a nulla di ciò che conosciamo nel nostro stato di consapevolezza fisica. Qualcosa che molto debolmente rassomiglia all’azione ed all’aspetto di questa materia si può vedere nel gioco di colori di una conchiglia di madreperla esposta alla luce solare e che si muova in avanti e indietro.

    Così è il Mondo del Desiderio: luce e colore sempre mutevoli; in esso le forze animali ed umane s’intrecciano con le forze di innumerevoli Gerarchie di Esseri spirituali, che non appaiono nel nostro Mondo Fisico ma sono altrettanto attive nel Mondo del Desiderio di quanto noi lo siamo qui. Di alcune di esse ci interesseremo più tardi e descriveremo la loro relazione con l’evoluzione umana.

    Le forze emanate da questo vasto e multiforme esercito di esseri modellano la sempre mutevole materia del Mondo del Desiderio in forme innumerevoli e diverse, di più o meno lunga durata, secondo l’energia cinetica dell’impulso che dette loro la nascita.

    Da questa superficiale descrizione si può capire come sia difficile per un neofita che ha appena aperto gli occhi interni, trovare il suo equilibrio nel Mondo del Desiderio. Il chiaroveggente esperto cessa presto di stupirsi alle descrizioni inverosimili date spesso dai medium. Questi possono essere perfettamente onesti; ma le possibilità prodotte da ogni diverso angolo di visione sono innumerevoli e della più insidiosa natura, e c’è piuttosto da meravigliarsi che queste descrizioni siano talvolta esatte. Tutti noi abbiamo dovuto imparare a guardare e a vedere nella nostra prima infanzia, come possiamo facilmente accertarci osservando un bambino appena nato. Si noterà che il piccino tenterà di afferrare oggetti che sono dall’altro lato della stanza, o della strada, o magari la luna. Egli è assolutamente incapace di valutare le distanze. Il cieco che recupera la vista, da principio, deve spesso chiudere gli occhi per trasferirsi da un luogo all’altro, dichiarando che, in attesa di avere appreso a fare uso degli occhi, gli è più agevole camminare servendosi del tatto che della vista. Ugualmente, colui i cui organi interni di percezione vengono vivificati, deve esercitarsi all’uso della facoltà di recente acquisita. In principio, il neofita cercherà di applicare al Mondo del Desiderio la conoscenza derivatagli dalla sua esperienza nel Mondo Fisico perché egli non ha ancora appreso le leggi del mondo nel quale sta penetrando. Ciò è fonte di innumerevoli difficoltà e perplessità. Prima di poter capire ciò che vede egli deve diventare nuovamente come un fanciullo che assorbe la conoscenza senza riferimento a nessuna precedente esperienza.

    Per giungere ad una corretta comprensione del Mondo del Desiderio, bisogna rendersi conto che esso è il mondo dei sentimenti dei desideri, delle emozioni. Questi sono tutti dominati da due grandi forze: l’Attrazione e la Repulsione, che agiscono nelle tre regioni più dense del Mondo del Desiderio in modo diverso da quello col quale agiscono nelle tre regioni più sottili superiori, mentre la regione centrale può dirsi un terreno neutro.

    Questa regione centrale è la regione del sentimento. Qui l’interesse o l’indifferenza verso un oggetto o un’idea inclinano la bilancia a favore di una delle due forze già menzionate, relegando così l’oggetto o l’idea nelle tre regioni superiori o nelle tre regioni inferiori del Mondo del Desiderio. Eventualmente oggetto o idea potranno anche essere espulsi. Vedremo fra poco come questo avvenga.

    Nella sostanza più sottile e più rarefatta delle tre più alte regioni del Mondo del Desiderio, la forza di Attrazione tiene sola il dominio ma è anche presente, in qualche misura, nella più densa materia delle tre regioni inferiori, dove si oppone alla forza di Repulsione ivi dominante, la quale distruggerebbe rapidamente ogni forma che penetrasse in queste tre regioni inferiori, se non fosse così contrastata. Nella regione più densa, cioè la più bassa, dove la forza di repulsione si manifesta al massimo della sua potenza, essa spezza e frantuma, in un modo terribile per chi vede, le forme che vi si costruiscono: tuttavia la forza di Repulsione non è una forza vandalica. Niente in natura è vandalico. Tutto ciò che può avere quest’apparenza è invece rivolto a buon fine. Ed è così anche per il lavoro di questa forza nell’infima regione del Mondo del Desiderio. Le forme qui esistenti sono creazioni demoniache, costruite dalle più basse passioni e dai più bassi desideri dell’uomo e degli animali.

    La tendenza di ciascuna forma del Mondo del Desiderio, consiste nell’attrarre a sé tutto ciò che può trovare di natura simile alla sua per il proprio incremento. Se questa tendenza attrattiva dovesse predominare nelle regioni inferiori, il male crescerebbe come la gramigna. Si produrrebbe anarchia e non ordine nel Cosmo. Questo è impedito dal preponderante potere della forza di Repulsione in questa Regione. Quando una bassa forma di desiderio è attratta da un’altra di simile natura, esiste disarmonia nelle loro vibrazioni, e così l’una ha effetto disintegrante sull’altra. Così, invece di unire ed amalgamare male su male, esse agiscono a reciproca distruzione, ed in tal modo il male nel mondo è mantenuto entro confini ragionevoli. Quando comprendiamo il modo di agire delle due forze gemelle, siamo in grado d’intendere la massima occulta: ” Una menzogna nel Mondo del Desiderio è insieme un assassinio ed un suicidio “.

    Qualunque avvenimento del Mondo Fisico si riflette su tutti gli altri regni della natura e, come abbiamo veduto, costruisce le sue forme adatte nel Mondo del Desiderio. Una relazione veridica di un avvenimento crea delle forme simili a quelle che corrispondono a tale avvenimento; esse si attirano reciprocamente e si fondono insieme, l’una rafforzando l’altra. Al contrario, una relazione non veritiera crea una forma ostile alla prima, diversa da quella legata all’avvenimento, diversa, cioè, dalla vera forma. Poiché esse si riferiscono alla stessa circostanza si attirano, ma siccome le loro vibrazioni sono diverse, agiscono l’una su l’altra in modo distruttivo. Perciò le cattive e maliziose menzogne possono uccidere qualsiasi cosa buona, se esse sono forti abbastanza e ripetute abbastanza spesso. Al contrario la ricerca del bene nel male, cambierà col tempo il male in bene. Se la forma che è costruita per diminuire il male è debole essa non avrà nessun effetto e sarà distrutta dalla forma cattiva; ma se è forte e frequentemente ripetuta, essa avrà l’effetto di disintegrare la cattiva e sostituirvi la buona. Tale effetto, intendiamoci, non è prodotto dalla menzogna o dal negare il male, ma dalla ricerca del bene. Lo scienziato occultista pratica assai rigorosamente questo principio della ricerca del bene in ogni cosa, perché sa quale potenza ciò possieda per abbattere il male.

    Un aneddoto della vita del Cristo illustrerà questo principio. Una volta, passeggiando coi suoi discepoli, Egli passò con loro vicino alla carogna putrefatta di un cane. I discepoli si rivolsero con disgusto, commentando tra loro il nauseabondo spettacolo; ma il Cristo osservò il cane morto e disse: ” Le perle non sono più bianche dei suoi denti “. Egli era deciso a trovare il bene perché sapeva quale effetto benefico sarebbe derivato nel Mondo del Desiderio dal dare ad esso espressione.

    La regione più bassa del Mondo del Desiderio è detta ” regione delle Passioni e dei Desideri Sensuali “. La seconda regione è meglio descritta con l’espressione ” regione dell’Impressionabilità “. Qui gli effetti delle forze gemelle di Attrazione e Repulsione sono pressoché in equilibrio. E’ questa una regione neutrale dove tutte le nostre impressioni, costruite con la materia di questa regione, sono neutre. Solamente quando i sentimenti gemelli che incontreremo nella quarta regione, entrano in gioco, le forze gemelle cominciano ad agire. Tuttavia la semplice impressione di qualcosa in sé e per sé è interamente distinta dal sentimento che produce. L’impressione è neutra ed è un’attività manifestata dalla seconda regione del Mondo del Desiderio, dove delle immagini sono formate dalle forze percettive dei sensi nel corpo vitale dell’uomo.

    Nella terza regione del Mondo del Desiderio, la forza di Attrazione, forza che riunisce e costruisce, ha già preso il sopravvento sulla forza di Repulsione, la cui tendenza è distruttiva. Se comprendiamo che il principale impulso in questa forza di Attrazione è l’autoaffermazione e il respingere le altre forze per ampliare il proprio campo d’azione, capiremo anche come essa produca facilmente il desiderio di nuove cose, così che la sostanza della terza regione del Mondo del Desiderio è principalmente sottomessa alla forza di Attrazione verso queste nuove cose, ma in modo egoistico, e perciò questa è la regione dei Desideri.

    La regione delle Passioni e dei Desideri sensuali può essere paragonata ai solidi del Mondo Fisico; la regione dell’Impressionabilità ai fluidi, e la natura fluttuante ed evanescente della regione dei Desideri, si può comparare con la parte gassosa del Mondo Fisico. Queste tre regioni forniscono la sostanza per le forme destinate all’esperienza, allo sviluppo dell’anima e all’evoluzione, eliminando gli elementi completamente distruttivi e trattenendo quelli che possono essere utilizzati per il progresso.

    La quarta regione del Mondo del Desiderio è la ” regione del Sentimento”. Da essa proviene il sentimento che si riferisce alle forme già descritte. Il loro rapporto con noi e l’effetto che esse producono su di noi dipendono dall’emozione che provocano nel nostro essere. Che gli oggetti e le idee presentati siano buoni o cattivi in sé non ha importanza. Soltanto il nostro sentimento d’interesse o di indifferenza, è il fattore determinante per la sorte dell’oggetto o dell’idea.

    Se un oggetto o un’idea risvegliano la nostra simpatia il nostro interesse, avranno su di noi lo stesso effetto che il sole e l’aria hanno sopra una pianta. Quell’idea crescerà e fiorirà nella nostra vita. Se invece noi accettiamo l’impressione o l’idea con indifferenza, essa si disseccherà come la pianta messa in una cantina buia.

    Da questa regione centrale del Mondo del Desiderio proviene dunque l’incentivo all’azione o la decisione di astenersene (sebbene anche questa sia azione agli occhi dello scienziato occultista), perché allo stato attuale del nostro sviluppo, i sentimenti gemelli di Interesse e di Indifferenza, forniscono la spinta all’azione e sono le molle che muovono il mondo. In una fase ulteriore questi sentimenti cesseranno di avere una qualsiasi importanza. Allora il fattore dominante sarà il Dovere.

    L’Interesse mette in movimento le forze di Attrazione o di Repulsione.

    L’Indifferenza isterilisce semplicemente l’oggetto o l’idea contro cui è diretta, per quello che si riferisce alla nostra relazione con essi.

    Se il nostro interesse per un oggetto o un’idea, genera Repulsione, ciò naturalmente ce ne allontana, ma esiste una forte differenza fra l’azione della forza di Repulsione e il semplice sentimento d’Indifferenza. Forse un esempio potrà rendere più chiara la maniera d’agire dei due sentimenti e delle due forze gemelle.

    Tre uomini camminano lungo una strada. Essi vedono un cane malato, coperto di piaghe ed è evidente che il cane soffre intensamente per il dolore e la sete. Ciò è chiaro per tutti e tre quegli uomini: i loro sensi lo attestano. Ora interviene il sentimento. Due di essi prendono interesse per l’animale, il terzo non prova che un sentimento d’indifferenza. Quest’ultimo passa oltre e lascia il cane alla sua sorte. Rimangono gli altri due; essi provano entrambi interesse; ma quest’interesse si manifesta in loro in modo del tutto diverso. Nell’uno si esprime con la simpatia e col desiderio di recare aiuto; egli si sente obbligato a curare la povera bestia, a lenire il suo dolore ed a cercare di guarirla. Nell’altro l’interesse è di una specie diversa. Egli vede solo uno spettacolo ripugnante, per lui insopportabile, sì che desidera liberarne se stesso e il mondo il più rapidamente possibile. Consiglia di uccidere subito l’animale e di sotterrarlo. In lui l’interesse genera la forza distruttiva della Repulsione.

    Quando il sentimento d’interesse deriva dalla forza di Attrazione ed è diretto verso oggetti e desideri grossolani, questi si elaborano nelle regioni inferiori del Mondo del Desiderio, dove opera l’opposta forza di Repulsione, nel modo già descritto. Dal combattimento delle forze gemelle – Attrazione e Repulsione – derivano tutto il dolore e la sofferenza inerenti al mal fare od allo sforzo mal diretto, sia volontario che no.

    Possiamo così vedere quanto sia importante il sentimento che noi proviamo verso tutte le cose, perché da ciò dipende la natura dell’atmosfera che creiamo per noi stessi. Se ameremo il bene, veglieremo e nutriremo come angeli custodi tutto ciò che è buono intorno a noi; se faremo il contrario popoleremo il nostro sentiero di demoni da noi stessi generati.

    I nomi delle tre regioni superiori del Mondo del Desiderio sono: ” regione della vita animica “; ” regione della luce animica “; e ” regione della potenza animica “. In queste regioni dimorano l’Arte, l’Altruismo, la Filantropia e tutte le attività della vita animica superiore. Se pensiamo a queste regioni come irradianti le qualità indicate dai loro nomi nelle forme delle regioni inferiori, comprenderemo in modo corretto le attività superiori e quelle inferiori del Mondo del Desiderio. La potenza animica, tuttavia, può per un certo tempo essere usata tanto a cattivo quanto a buon fine, ma in tali casi la forza di Repulsione distrugge il vizio e la forza di Attrazione costruisce la virtù sulle disperse rovine. Tutte le cose in definitiva, cooperano per il BENE.

    I Mondi Fisico e del Desiderio non sono separati l’uno dall’altro dallo spazio. Essi sono ” più vicini che mani e piedi “. Non è necessario muoversi per andare da uno all’altro, o da una regione a quella contigua. Come solidi, liquidi e gas sono tutti insieme nel nostro corpo e s’interpenetrano gli uni con gli altri, così le regioni del Mondo del Desiderio esistono tutte dentro di noi. Possiamo paragonare le linee di forza lungo le quali i cristalli di ghiaccio si formano nell’acqua alle cause invisibili, che hanno origine nel Mondo del Desiderio e si manifestano nel Mondo Fisico, spingendoci all’azione, in una qualunque direzione.

    Come le linee di forza permeano l’acqua, il Mondo Fisico è permeato dal Mondo del Desiderio coi suoi innumerevoli abitanti; invisibili, ma dovunque presenti, essi sono la causa potente di tutti i fenomeni del Mondo Fisico.

    IL MONDO DEL PENSIERO

    Anche il Mondo del Pensiero è costituito da sette regioni di diversa qualità e densità e, come il Mondo Fisico, il Mondo del Pensiero si divide in due sezioni principali: la Regione del Pensiero Concreto, comprendente le quattro suddivisioni più dense e la Regione del Pensiero Astratto che comprende le tre suddivisioni di sostanza più sottile. Il Mondo del Pensiero è quello centrale dei cinque Mondi dai quali l’uomo trae i suoi veicoli. Qui s’incontrano Spirito e corpo. E’ anche il più alto dei tre Mondi nei quali l’evoluzione dell’uomo sta procedendo attualmente, perché fino a questo momento non abbiamo praticamente alcuna relazione con i due Mondi superiori.

    Sappiamo che i materiali della Regione Chimica sono usati nella costruzione di tutte le forme fisiche. Queste forme acquistano vita e potere di muoversi per mezzo delle forze operanti nella Regione Eterica, ed alcune di queste forme viventi sono spinte all’azione dai sentimenti gemelli del Mondo del Desiderio. La Regione del Pensiero Concreto fornisce la materia mentale destinata a rivestire le idee che si generano nella Regione del Pensiero Astratto e che così concretizzate, diventano forme-pensiero. Queste agiscono come regolatori e come meccanismo equilibratore sugl’impulsi generati nel Mondo del Desiderio dai contatti col mondo fenomenico (fisico).

    Vediamo così come i tre Mondi nei quali l’uomo attualmente si evolve, si completano l’uno con l’altro, costituendo un tutto che mostra la Suprema Sapienza del Grande Architetto del Sistema al quale apparteniamo e che noi adoriamo col santo nome di Dio.

    Esaminando più particolarmente le diverse suddivisioni della Regione del Pensiero Concreto, troviamo che gli archetipi delle forme fisiche di qualsivoglia regno, si trovano nella regione più bassa o ” regione Continentale “. Qui si trovano anche gli archetipi dei continenti e delle isole della Terra, che sono modellati in modo corrispondente a questi archetipi. Le modificazioni che subisce la crosta terrestre devono prima prodursi nella regione Continentale. Finché il modello archetipo non sia stato cambiato, le Intelligenze che noi (per nascondere la nostra ignoranza a loro riguardo) chiamiamo ” Leggi di Natura “, non possono produrre le condizioni che alterano l’aspetto fisico della Terra secondo le modificazioni decise dalle Gerarchie che presiedono all’evoluzione. Esse progettano i mutamenti come un architetto fa per le modificazioni di un edificio, prima che gli operai diano ad esse espressione concreta. In maniera analoga i mutamenti nella flora e nella fauna sono dovuti a trasformazioni dei loro rispettivi archetipi.

    Quando noi parliamo degli archetipi di tutte le differenti forme esistenti nel Mondo Fisico, non si deve pensare che essi siano semplicemente modelli, nello stesso senso di un oggetto costruito in piccolo o in un materiale diverso da quello idoneo per il suo specifico uso finale. Essi non sono semplicemente somiglianze delle forme che ci circondano; essi sono archetipi creativi, modellano cioè le forme del Mondo Fisico secondo la loro o le loro immagini – poiché spesso molti agiscono insieme onde formare determinate specie – e ciascun archetipo dà parte di se stesso per costruire la forma richiesta.

    La seconda suddivisione della Regione del Pensiero Concreto è detta ” regione Oceanica “. Essa è meglio descritta come vitalità fluente e pulsante. Tutte le forze che agiscono attraverso i quattro eteri che costituiscono la Regione Eterica si possono ritrovare in questa regione come archetipi. E’ una corrente di vita fluente, che pulsa attraverso tutte le forme, come il sangue pulsa attraverso il corpo. Qui il chiaroveggente esperto può rendersi conto come sia vero che ”tutta la Vita è Una” .

    La ” regione Aerea ” è la terza suddivisione della Regione del Pensiero Concreto. Si trovano qui gli archetipi dei desideri, delle passioni, dei sentimenti e delle emozioni, che noi sperimentiamo nel Mondo del Desiderio. Qui tutte le attività del Mondo del Desiderio appaiono come condizioni atmosferiche. Le sensazioni di piacere e di gioia arrivano ai sensi del chiaroveggente come la carezza della brezza estiva; le aspirazioni dell’anima sono come il sospirare del vento fra le cime degli alberi, e vampe lampeggianti sembrano le passioni delle nazioni in guerra. Le emozioni dell’uomo e degli animali sono ugualmente riprodotte nell’atmosfera di questa regione.

    La ” regione delle Forze Archetipe ” è la quarta suddivisione della Regione del Pensiero Concreto.

Figura A: Una lanterna magica

    E’ la regione centrale e la più importante nei cinque Mondi in cui si svolge l’intera evoluzione umana. Da una parte di questa regione ci sono le tre regioni superiori del Mondo del Pensiero, il Mondo dello Spirito Vitale ed il Mondo dello Spirito Divino. Dall’altra parte ci sono le tre regioni più basse del Mondo del Pensiero, il Mondo del Desiderio e il Mondo Fisico. Questa regione è quindi una specie di ” frontiera ” fra i Regni Spirituali e i Mondi della forma. E’ il punto focale attraverso il quale lo Spirito si riflette nella materia.

    Come è indicato anche dal nome, questa regione è la dimora delle forze archetipe che dirigono le attività degli archetipi nella Regione del Pensiero Concreto. Da questa regione lo Spirito agisce sulla materia per darle le forme più svariate. La figura 1 mette in evidenza il fatto che la personalità è l’immagine riflessa dello Spirito, attraverso la lente della Mente.

    La quinta regione del Mondo del Pensiero, che è la più vicina al punto focale dal lato spirituale, si riflette nella terza regione, che è la più vicina al punto focale dal lato della Forma. La sesta regione si riflette nella seconda e la settima nella prima.

    L’intera Regione del Pensiero Astratto si riflette nel Mondo del Desiderio; il Mondo dello Spirito Vitale nella Regione Eterica del Mondo Fisico, e il Mondo dello Spirito Divino nella Regione Chimica del Mondo Fisico.

    La tavola schematica n. 1 darà un’idea dell’insieme dei sette Mondi che costituiscono la sfera del nostro sviluppo; ma noi dobbiamo metterci bene in mente che questi Mondi non sono situati uno sull’altro, come appare nella Tavola. Essi si interpenetrano; vale a dire che, come nel caso in cui confrontammo la relazione fra il Mondo Fisico e il Mondo del Desiderio noi paragonammo il Mondo del Desiderio alle linee di forza dell’acqua che gela, e l’acqua stessa al Mondo Fisico; analogamente possiamo ora pensare alle linee di forza come a uno qualunque dei sette Mondi, mentre l’acqua nella nostra illustrazione corrisponderebbe al mondo di densità immediatamente superiore. Un altro esempio può forse rendere più chiaro questo soggetto.

    Usiamo una spugna sferica per rappresentare la terra densa, cioè la Regione Chimica. Immaginiamo che nella sabbia permei ogni parte della spugna e formi anche uno strato esterno ad essa. Supponiamo che la sabbia rappresenti la Regione Eterica, che in maniera analoga permea la terra densa e si estende oltre la sua atmosfera.

    Immaginiamo poi spugna e sabbia immerse in un vaso sferico di vetro pieno di acqua limpida e un poco più grande della spugna ricoperta di sabbia e poniamola al centro del vaso, come il tuorlo è posto nel centro di un uovo. Noi abbiamo ora uno spazio pieno di limpida acqua fra la sabbia ed il vaso. L’acqua nel suo insieme rappresenterà il Mondo del Desiderio, perché proprio come l’acqua filtra fra i granelli della sabbia, attraversa tutti i pori della spugna e forma quel limpido strato esterno, così il corpo del desiderio permea sia la terra densa che l’etere e si estende oltre ambedue queste sostanze.

    Sappiamo che c’è dell’aria nell’acqua e se pensiamo all’aria nell’acqua (nel nostro esempio) come raffigurante il Mondo del Pensiero, avremo una buona immagine mentale di come il Mondo del Pensiero, che è più fine e più sottile, interpenetra i due Mondi più densi. Finalmente, immaginiamo che il vaso contenente la spugna, la sabbia e l’acqua, sia collocato al centro di un recipiente sferico più grande; allora l’aria che riempie lo spazio fra i due vasi rappresenterà quella parte del Mondo del Pensiero che si estende al di là del Mondo del Desiderio.

    Ognuno dei pianeti del nostro sistema solare possiede tre simili Mondi che si interpenetrano, e se noi pensiamo a ciascuno dei pianeti che consistono di tre Mondi, come a singole spugne ed al quarto Mondo, il Mondo dello Spirito Vitale, come se fosse l’acqua in un grande vaso dove queste triplici spugne fossero immerse, noi comprendiamo che, come l’acqua nel vaso riempie lo spazio fra le spugne e filtra attraverso di esse, così il Mondo dello Spirito Vitale pervade lo spazio interplanetario ed interpenetra i singoli pianeti. Esso forma un vincolo comune fra loro, così come è necessario possedere una nave e saperla dirigere se desideriamo andare dall’America all’Africa, così è necessario possedere un veicolo adatto nel Mondo dello Spirito Vitale e saperlo scientemente controllare per poter viaggiare da un pianeta all’altro.

    In modo analogo a quello col quale il Mondo dello Spirito Vitale ci mette in relazione con gli altri pianeti del nostro sistema solare, il Mondo dello Spirito Divino ci mette in relazione con gli altri sistemi solari. Noi possiamo considerare i sistemi solari come spugne separate immerse nel Mondo dello Spirito Divino, e così ci sarà chiaro che, per viaggiare da un sistema solare all’altro, sarebbe necessario saper funzionare coscientemente nel più alto veicolo dell’uomo, quello dello Spirito Divino.

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CENNI STORICI SULLA LIBERA MURATORIA

CENNI STORICI SULLA LIBERA MURATORIA:      DALLE ORIGINI AL 1805.

IN OCCASIONE DELLA CELEBRAZIONE DEL 200 ° ANNIVERSARIO (1805-2005)

DEL SUPREMO CONSIGLIO  E  DEL GRANDE ORIENTE D’ ITALIA

GIURISDIZIONE MASSONICA ITALIANA

PALAZZO GIUSTINI

 

CENNI STORICI SULLA LIBERA MURATORIA:      DALLE ORIGINI AL 1805.

1. INTRODUZIONE:

  In occasione della celebrazione del 200° anniversario del Supremo Gran Consiglio ( 16 marzo 1805) e del Grande Oriente d’Italia ( 20 Giugno 1805) tracceremo un profilo storico della Libera Muratoria dalle sue origini fino al 1805, esaminando quanto e come  essa ha effettivamente inciso sulla storia dell’Occidente. A conclusione della tavola viene individuato e discusso il ruolo della massoneria nel Terzo Millennio.

Ripercorrere la storia della L.M. fino XVIII secolo rappresenta un lavoro complesso perchè pur in presenza di una vasta letteratura storiografica essa frequentemente risulta contraddittoria; inoltre il panorama storico della L.M. alle origini risulta estremamente variegato per la  presenza di numerosi e spesso sovrapposti filoni culturali di stampo esoterico. Infine la diffusione del pensiero massonico non è avvenuta in modo lineare ed omogeneo, sia  geograficamente che cronologicamente, e questo rende ancora più difficoltosa la ricerca di un filo conduttore unico.

2. PROFILO STORICO

 L’origine della Libera Muratoria.

 Nelle Grandi Costituzioni del 1786, viene riportato che “ l’origine della massoneria rimonta a quella della società umana”e nella Circolare ai Due Emisferi del 1802, viene fatta risalire “alla creazione del mondo”…”Necessità e bisogni comuni spinsero i nostri fratelli primigeni a ricercare un’assistenza reciproca”.

I principi  etici universali, su cui si basa la  libera muratoria, sono innati nell’uomo, e rappresentano delle costanti antropologiche. Pertanto possiamo ipotizzare che la L.M., è svincolata dal tempo e dallo spazio e per tale motivo è impossibile stabilire la sua origine. Essa è nata con il primo uomo ed esisterà finchè l’ultimo uomo sarà presente sul nostro pianeta. Questi valori nell’uomo antico non erano diversi da quelli dell’uomo moderno.  

 Il mito dei “costruttori di Cattedrali gotiche”

La fase istituzionale della L.M. moderna risale al 24 Giugno 1717, festa di S. Giovanni Battista.

Quel giorno i responsabili di quattro logge a Londra si riunirono e decretarono la Costituzione della Grande Loggia Madre del Mondo, affinché diventasse un punto di riferimento per tutte le osservanze libero muratorie, a cui avrebbe garantito la regolarità dal punto di vista sia statutario sia simbolico.

I lavoratori manuali costituivano in quel periodo la grande maggioranza dei membri delle antiche logge Inglesi. Dopo la metà del settecento, il sempre più consistente ingresso nell’organizzazione massonica di borghesi ed intellettuali a fianco dei “liberi muratori”, determinò la progressiva trasformazione della massoneria da “operativa” in “speculativa”(1,2,3).

La muratoria operativa è legata al concetto di costruzione in senso materiale. I muratori operativi erano maestri artigiani che costruivano nel medioevo le imponenti cattedrali, simbolo della spiritualità e depositari di un’arte antica che si rifaceva ai segreti matematici ed architettonici lontani nel tempo e nella memoria. La muratoria speculativa ha esclusivamente un significato spirituale e morale. Facendo propri i principi dell’Illuminismo la L.M. speculativa ebbe come obiettivo lo sviluppo e la diffusione di idee rivolte al miglioramento dell’uomo e dei popoli. Questo poteva avvenire anche grazie al progresso delle conoscenze scientifiche (in particolare allo studio delle scienze naturali, della biologia, della chimica, della fisica e della astronomia) e filosofiche che caratterizzarono quest’epoca. Infatti alla fine del seicento la scena era dominata da illustri scienziati come Isaac Newton e filosofi come Von Leibniz, Thomas Hobbes e Barurch Spinosa.

I ruoli dirigenziali della Gran Loggia di Londra, inizialmente ricoperti da personaggi di scarso livello sociale e culturale, vennero progressivamente assunti da personalità di rilievo. Questo fatto determinò un aumento del prestigio della L.M. sia in patria che all’estero.

Jame Anderson ed il “libro delle Costituzioni dei Liberi Muratori”.

Jame Anderson, pastore presbiterano, Gran Maestro della Gran Loggia di Londra, nel 1723 pubblicò il “libro delle Costituzioni dei Liberi Muratori” (Costitutions of the free-masons), che comprendeva la storia o il mito di questa antica e venerabile confraternita.Vi si faceva risalire l’origine della massoneria al X secolo, al Medioevo Inglese, quando il Principe Sàssone Edwin aveva convocato la prima assemblea generale dei liberi muratori. Successivamente la L.M. si diffuse grazie anche alle adesioni della dinastia Stuart a partire dal 1600, con Giacomo I e Carlo II. Il libro ebbe una ampia diffusione, tale da diventare rapidamente una specie di “Bibbia della Libera Muratoria”.

Agli effetti prodotti dall’opera di Anderson si affiancò l’azione promozionale di Theophilus Desaguliers, massone di fede anglicana, accolto tra i membri della Royal Sociaty di Londra, che pubblicò il libro degli “Antichi Doveri”.

Da quel momento in poi la L.M. si estese “a macchia d’olio” in tutta Europa, dove furono fondate le prime logge regolari (in Irlanda 1725, in Francia 1725, in Austria 1727, in Olanda 1734, in Scozia 1736, in Sassonia 1738), in Russia (1731), in America (1733) e in India (1730) . I principi della  tolleranza e della fratellanza cominciarono a circolare in questi paesi con un alto compito, quello del progresso e della civilizzazione dei popoli.

 Il mito “dell’origine crociata”

Fino al 1740 , la superiorità della Gran Loggia Inglese non venne messa in discussione.

Fu la crescita della massoneria francese a creare una diversificazione sull’origine della L.M.. Infatti in questo periodo nacque il mito sull’origine crociata della libera muratoria. Esso fu elaborato dai massoni di estrazione aristocratica-cattolica, sostenitori dei Giacomo I di Stuart, che aspiravano ad una restaurazione della monarchia Stuart, secondo alcuni da parte dei gesuiti. La nascita della massoneria andava collegata, non più ai “liberi muratori” Medioevali,  costruttori di cattedrali gotiche, ma ai guerrieri crociati fedeli alle armi ed alla religione Cristiana ; in particolare ai Principi Crociati di ritorno dalla Terrasanta.  Il passato “crociato” della massoneria viene rilevato, per la prima volta, nei manoscritti del 1738 del cavaliere Andrew Michael Ramsay. Questo cavaliere era nato in Scozia nel 1686 ma si trasferì in Francia dove aderì al Cattolicesimo. Egli auspicava una completa riforma della Chiesa, orientata di più verso la spiritualità che verso il potere politico. Ramsay diventò Gran Oratore dei Cavalieri dell’Ordine Massonico Francese di San Lazzaro ed ebbe una vastissima risonanza dopo la pubblicazione di un suo discorso (1737) in cui esponeva le finalità della libera muratoria e l’origine crociata., attribuendo una discendenza aristocratica cavalleresche dell’Ordine Massonico. Nel suo discorso sostenne che furono i crociati a seguito di Goffredo di Buglione, i reali scopritori delle leggi di questa antica confraternita, trovate nei sotterranei del Tempio di Gerusalemme. Furono i re, i principi ed i signori che una volta rientrati in patria, al ritorno dalla Palestina, vi fondarono le diverse logge. Ramsay decretò, inoltre, sulla base di questa nuova concezione, che la massoneria francese doveva assumere il ruolo di direzione e guida della Libera Muratoria. Egli proclamò nel 1727 la nascita ufficiale della Gran Loggia di Francia indipendente da quella di Londra .

Si trattava di una operazione culturale rilevante, che serviva a dare alla Muratoria Francese un’immagine ed una struttura completamente nuova, più vicina alla tradizione Cattolica . Inoltre, rivendicando le origini aristocratiche-cavalleresche della libera muratoria, si contrapponeva alle pretese egemoniche delle dinastie protestanti inglesi. Infatti queste ultime, dopo le discordie legate al fanatismo religioso tra l’Europa Protestante e l’Europa Cattolica, avevano portato la libera muratoria alla decadenza i cui destini avrebbero potuto sollevarsi ora solamente all’ombra di una dinastia cattolica. Questi concetti, per l’impulso di Ramsey, si affermarono inizialmente nell’ambito degli esuli stuardisti in Francia.

La “ leggenda di Hiram “

Nella prima metà dell’XVIII secolo,viene introdotto il mito della “Leggenda di Hiram”. .

 La L.M. si fonda  su due pilastri: il Grande Architetto dell’Universo ed il mito di Hiram.

 Il massone riconosce il G.A.D.U. come legge che regola l’equilibrio più perfetto dell’universo. La figura del maestro Hiram, esprime i concetti della “costruzione etica” o del “perfezionamento” dell’uomo, nella allegoria della costruzione del tempio del re Salomone, della morte iniziatica e della rinascita (4). Questa leggenda eleva la L.M. ad un piano simbolico-spirituale completamente diverso rispetto agli antichi simbolismi dei liberi muratori, permettendo infatti il passaggio da una L.M. di tipo operativo ad una di tipo speculativo.

Sulla leggenda di Hiram si è innescata l’allegoria della Confraternita dei Rosa Croce. Il mondo templare ha esercitato, durante tutta l’età moderna, un fascino particolare per i massoni, legato al carattere militare ed assieme monastico dell’Ordine dei Templari. Esso fu fondato nel 1118 al termine della prima crociata, per proteggere i pellegrini nei viaggi in Terrasanta ed aveva la propria sede nel punto dove si credeva sorgesse il tempio di Salomone.

Le denuncie pontificie ed il periodo di repressione

La L.M.  fin dalle origini aveva in sé la tendenza a far tesoro di quanto avesse di meglio prodotto nei secoli il pensiero umano, specialmente in relazione agli aspetti speculativi-spirituali; questo  stimolava lo studio senza  nessuna scelta dogmatica.

Tra gli obiettivi del libero muratore non c’era solamente il perseguimento delle virtù civili ma anche lo studio e la comprensione della filosofia e della teologia, che andavano a soddisfare il bisogno di religiosità cattolica del momento .

Paradossalmente il tentativo da parte della Libera Muratoria di rivendicare la matrice cristiana e cattolica, coincise con un periodo di repressione dell’attività delle logge. Nel 1738 Clemente XII condannò e proibì le Società dei Framassoni. La condanna Pontificia fu una reazione sproporzionata della Chiesa Cattolica Romana di fronte alla Toscana Medicea, legato alla mancanza di successori diretti, che prefiguravano l’imminente estinzione dopo cinque secoli della dinastia dei Medici. Il Granducato aveva avviato una politica volta a riaffermare la sua sovranità di fronte all’ingerenza del confinante Stato Pontificio. Gli eventi storici del momento facevano intravedere già il complesso gioco, fatto di manovre diplomatiche da parte di diversi monarchi, per aggiudicarsi il Granducato ed in particolare la dinastia Asburgica dei Lorena, i cui esponenti erano massoni. Infatti alla morte dell’ultimo dei medici Giangastone, avvenuta nel 1737, fu Francesco Stefano di Lorena, iniziato in massoneria nel 1731, a divenire Granduca di Toscana.

Il Pontefice denunciò all’inquisizione ed al Santo Uffizio l’esistenza di una loggia massonica a Firenze, con l’accusa di essere una “fonte di pericolo” ed un “covo antiromano”. Questo documento fu in realtà rivolto alle logge di tutta Europa. Gli inquisitori avevano il compito di contrastare i progetti degli Stati Europei che cercavano di ridurre l’influenza della Chiesa Cattolica Romana nella sfera politica e civile. La condanna Pontificia ebbe un effetto dirompente per la storia della libera muratoria in tutta Europa. Essa contribuì a trasformare la massoneria, che fino ad allora poteva essere considerata un fatto di “costume”, e tutto sommato di secondario rilievo, ad una entità più precisa, la cui morale interferiva non solo con la morale comune ma anche con quella Cristiana e per questo motivo l’istituzione massoneria veniva vista in conflitto con la Chiesa. Nel 1751 Benedetto XIV condannò di nuovo la massoneria con un altro documento rivolto contro il Granducato della Toscana e contro il Regno di Napoli, quest’ultimo  passato sotto il controllo dei Borboni di Spagna.

Il “periodo dei lumi”

In Europa nel secondo settecento, si cominciò ad assistere ad una profonda trasformazione della massoneria. Nel tentativo di soddisfare il bisogno di religiosità dell’uomo, con valori non più esclusivi della tradizione cristiana, si delineò una nuova forma di religiosità prettamente laica, basata sull’uso dell’intelletto e della ragione, che doveva portare ad una “rigenerazione dell’uomo”. I massoni definivano se stessi “illuminati” o ”veri figli della luce”, che si assumevano  il compito di iniziare i “non illuminati”. Alla fine del seicento e primo settecento, il termine “illuminare “ rimanadava all’ambito teologico ed indicava illuminazione dell’uomo da parte della volontà Divina; ma nel secondo settecento il termine cambiò di significato, non si intendeva più un individuo illuminato in senso religioso ma in senso laico , cioè dall’uso della “ragione”.

Nel 1784 il filosofo tedesco Immanuel  Kant scrisse  che “ l’Illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità, che egli deve imputare a se stesso, dovuto alla mancanza di coraggio di servirsi della propria intelligenza “. Servirsi dei “lumi della ragione” significava porsi contro i principi fondati nella fede, nella consuetudine e nella autorità.

La comparsa nel 1751 dell’enciclopedia o “dizionario ragionato delle scienze, della arti e dei mestieri” fu una conseguenza diretta del pensiero illuminista. L’opera letteraria fu proposta da un filosofo francese di nome Diderot ed aveva lo scopo di raccogliere tutto il sapere umano e di spiegarlo con un linguaggio chiaro ed accessibile a tutti. I 28 volumi che componevano questo dizionario universale esercitarono una grande influenza non soltanto in campo scientifico e filosofico ma anche nell’attività pratica. Tutta l’opera, come scrisse Indro Montanelli (5), recava l’impronta di quei filosofi, che costituivano il grosso dei compilatori, e il cui sogno era di sostituire la scienza alla religione e se stessi ai preti.

Tra i grandi pensatori dell’Illuminismo spicca la figura del francese Voltaire , il cui vero nome era Francois-Marie Arouet, letterato, filosofo e critico delle istituzioni ( Parigi 1694-1778), fu  iniziato a Parigi nella loggia delle Nove Sorelle ed guidato nel tempio da Bejamin Franklin, allora ambasciatore a Parigi. Le sue opere  dilagarono dalla Francia in tutta Europa, raggiungendo tirature  di 300000 copie, cifra enorme in un epoca in cui dominava l’analfabetismo. Voltaire portò avanti principi di “liberismo laico”, cercando di sovvertire le istituzioni non con una rivoluzione vera e propria, ma con una evoluzione morale degli uomini guidata dalla ragione. Egli combattè contro il fanatismo, le verità assolute e l’intolleranza. Nel 1763 scrisse un ”Traité sur la tolerance”, che servì non solo per condannare le manifestazione di intransigenza religiosa, che aveva alimentato in passato roghi e scomuniche, ma anche per sottolineare che nessuno può arrogarsi il ruolo di depositario assoluto della verità.

Voltaire esercitò un influsso decisivo sulle èlites d’Europa. Giuseppe II d’Austria, Caterina di Russia, Gustavo III di Svezia, Pombal del Portogallo, Aranda di Spagna, Leopoldo di Toscana seguirono tutti la sua scuola. Federico II re di Prussia, si proclamava addirittura suo allievo, chiamando Voltaire alla sua corte di Potsdam presso Berlino. La Prussia si era imposta nello scenario europeo dopo la guerra dei sette anni (1756-1763), scoppiata a causa della concorrenza Austro-Prussiana per il controllo dell’aria di lingua tedesca (6,7). Federico II subì l’influsso delle idee dell’illuminismo, appassionandosi alla filosofia, alla scienza ed alla musica. Egli fu iniziato in massoneria nel 1738 e nel 1740 quando salì al trono, rese pubblica la sua appartenenza all’istituzione, scandalizzando l’opinione pubblica. Il suo contributo alla causa massonica fu cospicuo; abolì la tortura, limitò le censure, esaltò la libertà di opinione e cercò perfino di rendere obbligatoria l’istruzione elementare. Il suo nome è legato a quello del Rito Scozzese Antico ed Accettato, avendo avuto un ruolo dominante nella stesura delle Grandi Costituzioni, formulate a Berlino nel 1786, dove vengono sottolineate le finalità della L.M.

Federico II strinse un importante patto di amicizia con il fratello, Beniamino Franklin, rappresentante degli Stati Uniti.

 In America infatti la democrazia stava mettendo solide radici, ma al contrario in Europa gli assolutismi anche i più illuminati, si fondavano su una concezione monocratica del potere senza alcun segno di democrazia; qualsiasi riforma sociale proveniva dall’alto con esclusione della sovranità popolare (6).

L’ ”età delle rivoluzioni”

L’ultimo quarto del settecento viene di solito definito come “ l’età delle rivoluzioni”, a causa dei profondi sconvolgimenti che caratterizzarono alcuni dei paesi più importanti del mondo: l’America, l’Inghilterra e la Francia.

In Inghilterra, la “rivoluzione industriale” influenzò i destini economici, sociali e culturali del mondo contemporaneo. Dopo il 1780 in Inghilterra l’industria diventò l’asse portante dell’economia nazionale. Non si tratta di una rivoluzione improvvisa ma graduale, distribuita in più decenni. L’evoluzione del mercato, le innovazioni tecnologiche e le trasformazioni organizzative condussero alla nascita dell’industria moderna e determinarono un incremento senza precedenti della produzione. La produzione venne trasformata con la rivoluzione industriale da un processo individuale ad uno collettivo.

 In America del Nord, a partire dal 1763, gli abitanti delle 13 colonie Inglesi , si allontanarono tanto dalla Gran Bretagna, da prendere le armi contro di essa, ed arrivare dopo poco più un anno di conflitto armato, a dichiararsi indipendenti. La Dichiarazione d’Indipendenza fu proclamata a Filadelfia nel 1776 e fu estesa materialmente dal delegato della Virginia Thomas Jefferson. Quest’ultimo e la maggior parte dei cinquantasei firmatari erano Fratelli. Essa rappresentava il primo testo politico in cui dominavano le idee dell’Illuminismo; in cui si affermava il diritto inalienabile alla vita, alla libertà, alla ricerca della felicità ed alla proprietà. Tra le condizioni che consentirono lo sviluppo dell’autonomia dalla madre patria delle colonie inglesi d’America, oltre che l’enorme crescita economica legata all’espansione commerciale, furono i grandi ideali di libertà dei coloni, che già in passato avevano spinto i loro progenitori ad emigrare dall’Europa.

Benjamin Franklin, “l’anima dell’arte muratoria statunitense”, fu inviato in Europa per perorare la causa dell’Indipendenza Americana. Egli ebbe molto successo in Francia, grazie ai rapporti stretti con i cosiddetti Philosophes, a tal punto che, nel 1778 il Governo Francese si schierò con gli insorti e la flotta francese combattè insieme a quella spagnola contro la flotta inglese.

 Nel 1783 con il “trattato di Versailles”, la Gran Bretagna riconobbe l’Indipendenza degli Stati Uniti. Nel 1789 George Washington, iniziato nel 1752 nella loggia di Fredericksburg in Virginia e comandante Supremo delle Forze Continentali della Rivoluzione Americana, fu eletto primo Presidente degli Stati Uniti.

In Francia, la spinta innovativa dell’Illuminismo e le suggestioni provenienti dalla Rivoluzione Americana, sfociarono nella Rivoluzione Francese (1789-1795) . L’incapacità dell’ ”ancien regime” (re, nobili, alto clero) di modificare i rapporti  fra le istituzioni, proprio nel paese che aveva espresso meglio degli altri, le idee di libertà e di progresso, sembra rappresentare la causa dominante del movimento rivoluzionario francese.

La nascita delle Logge  in Italia

La nascita delle singole logge avvenne senza una precisa strategia geografica, legati essenzialmente alle varianti degli originari modelli scozzese e inglese. Ben presto cominciò ad espandersi nel continente ma con percorsi assai meno lineari di quello britannico.

In Italia, suddivisa in numerosi Stati, fu impossibile una organizzazione di una Massoneria Nazionale . La Storia della massoneria Italiana, alle sue origini deve essere letta come un collage di storie particolari, dove sembra sia stato più facile il contatto con gli stati esteri che non con quelli vicini. La massoneria fu introdotta in Italia intorno al 1730 ed ebbe un ruolo di rilievo nella diffusione degli ideali illuministici di libertà e di tolleranza. Essa fu ben presto accettata nel tessuto sociale del paese poiché costituiva un modello attraente per le sue origini antiche, il livello sociale elevato dei suoi membri e le sue protezioni politiche.

Meridione d’Italia, le prime logge nacquero nel 1734, dopo le guerre di successione spagnola e polacca, che avevano portato al trono di Napoli, Don Carlo  di Borbone, poi diventato re di Spagna con il nome di Carlo III. Il Principe Sansevero era stato nominato Gran Maestro della Massoneria Napoletana. Egli ipotizzò un nuovo ruolo politico della massoneria; essa doveva  rafforzare lo Stato contro le ingerenze politiche della Chiesa. La reazione della Chiesa fu durissima, mettendo all’indice l’attività massonica napoletana. Nel 1763 fu fondata la Loggia “Les Zeles”sulla base di lettere patenti della Gran Loggia d’Olanda. Nel 1773 la Gran Loggia Nazionale, vicina allo scozzesismo, sotto la protezione di Maria Carolina Principessa Austriaca, moglie di Ferdidando IV di Borbone I contatti con le teorie degli Illuminati di Baviera radicalizzeranno parte della Massoneria napoletana svolgendo un ruolo importante nello scoppio dei moti rivoluzionari del 1799.  Altre Logge si diffusero rapidamente a Catanzaro, Catania e Palermo.

Nel Granducato della Toscana le prime logge nacquero intorno al 1732 a Firenze, sotto la protezione di Francesco di Lorena e furono introdotte da iniziati massoni inglesi.

In Lombardia le prime Logge risalgono agli anni intorno al 1750, sotto il domino asburgico, prima a Cremona e poi a Milano. La loggia più importante fu quella di Cremona organizzata dall’Abate Bianchi, che instaurò contatti con la massoneria europea e nordamericana.

Nel Regno della Sardegna e nel Piemonte, nacquero le prime logge nel 1765 a Torino, sotto la protezione del Duca di Savoia, il futuro Vittorio Amedeo III. La massoneria Piemontese, accogliendo come fratelli nobili, intellettuali, funzionari del regno, organizzarono attività politiche culturali e scientifiche, facendo parte a pieno titolo della grande famiglia massonica europea, partecipando a tutti i “conventi” o riunioni dell’epoca.

Nella Repubblica Veneta la diffusione delle logge massoniche avviene più tardivamente intorno al 1770, prima a Venezia ( dove parteciparono le più autorevoli personalità del momento come Goldoni e Casanova), poi a Verona, a Vicenza ed a Padova .

L’età napoleonica : la nascita del Supremo Consiglio  e del Grande Oriente d’Italia (1805)

Sul finire del settecento le misure decretate quasi completamente da tutti i governo condannarono molte logge allo scioglimento. Queste misure, comunque, invece di scoraggiare, contribuirono a consolidare i massoni italiani nel loro proposito di organizzarsi meglio, con la creazione di logge per lavorare ritualmente. Esse infatti ricomparsero in età napoleonica, dopo le turbinose vicende del periodo rivoluzionario e giacobino e conobbero una fase di grande fioritura che culminò nella decisione di dar vita a per la prima volta a di coordinamento e di indirizzo su base nazionale (8).

Quando nel 1796 l’armata napoleonica occupò gran parte del nostro territorio nazionale, il tempo era maturo perché, sull’esempio di ciò che era avvenuto in Francia, anche in Italia la Massoneria assumesse un proprio ordinamento.

Fu così che il 16 marzo 1805, a Milano, venne insediato ritualmente un Supremo Consiglio per l’Italia ed una Gran Loggia Generale denominata, sulla falsariga di quella francese “ Grande Oriente d’Italia del Rito Scozzese Antico ed Accettato”. Sovrano Ordine Iniziatico che fa propri gli scopi ed i principi della L.M. Universale, elaborando ed espandendo il contenuto dei tre gradi simbolici (9). Promotore fu il Conte Auguste de Grasse-Tilly, arrivato in Francia con l’armata napoleonica, che agì in base a lettere credenziali rilasciategli dal Supremo Consiglio di Charleston, definito il “Supremo Consiglio madre del Mondo”, istituito nel 1801 ed attualmente con sede a Washington, che lo autorizzavano a istituire i Supremi Consigli “ dovunque nei due emisferi se ne fosse sentita la necessità”. Infatti l’anno precedente aveva fondato il Supremo Consiglio di Francia e dopo quello Italiano, dette vita ad un  Supremo Consiglio in Spagna ed in Belgio.

Il 20 Giugno, sempre dello stesso anno, 1905 si provvide all’installazione di una Gran Loggia Generale, poi denominata “Grande Oriente d’Italia”, nella quale confluì il Grande Oriente dell’Armata d’Italia del Regno di Napoli, all’obbedienza del generale Giuseppe Lechi, creata l’anno precedente. La carica di Gran Maestro venne affidata a Eugenio di Beauharnais, che da pochi giorni aveva prestato giuramento come vicerè del Regno d’Italia. Sembra che le logge attive in Italia, sotto l’influenza del della Gran Loggia Nazionale, nel periodo di maggiore solidità del regime napoleonico, erano circa 250. La caduta di Napoleone ebbe come naturale conseguenza la messa al bando della massoneria da parte di tutti i governi restaurati.

3. DISCUSSIONE E CONCLUSIONI

Due sono le domande a cui dobbiamo rispondere: la prima è quale ruolo ha svolto la Libera Muratoria nei confronti della storia del mondo Occidentale; la seconda è quale ruolo ha la L.M. nella società civile del III millennio, è sempre attuale o è anacronistica?

A. RIFLESSIONI  SUL  RAPPORTO  “LIBERA  MURATORIA  E  STORIA”

Lo studio del contesto storico-culturale della libera muratoria del settecento e dei movimenti riformatori dell’illuminismo, mi ha fatto riflettere sul reale ruolo svolto dalla Nostra Istituzione nei confronti della “Storia”. Le logge Massoniche Americane, anche se non furono le principali artefici della Rivoluzione del Nord America del 1776, come le Francesi non lo furono per la Rivoluzione Francese del 1789 così come le Italiane non lo furono per il Risorgimento, comunque sparsero “semi fecondi” svolgendo un ruolo ideale, talvolta decisivo. La libera muratoria sembra pertanto avere inciso sulle grandi trasformazioni culturali e sociali della storia moderna. Le logge Europee, nel periodo illuminista, sono state considerate come un laboratorio di “etica civile”.

Gli storiografi hanno individuato nella massoneria una forma di emancipazione della Società moderna rispetto alle forme più oppressive dell’organizzazione politica dell’Europa e degli Stati Uniti nel secolo precedente (7,8)..

Per discutere del rapporto tra la libera muratoria e la storia, è necessario distinguere, tra ciò che gli individui fanno in quanto tali e ciò che fanno in quanto massoni, cioè obbedendo a precise direttive dell’istituzione. Mi piace pensare che l’influenza dei “valori universali” della libera muratoria verso i suoi affiliati è stata e continua ad essere forte, e sicuramente è capace di orientare i pensieri e le azioni verso orizzonti sempre migliori anche se alcune volte solamente utopici. Utopia comunque, sempre unita al disincanto, cioè alla consapevolezza della realtà e dei limiti umani (10,11). La libera muratoria, essendo una istituzione “libera” non può e non deve elaborare un programma ideologico rigido, simile a quello di un partito politico, ma i liberi muratori partecipando alla vita sociale, culturale e politica di uno stato, possono indirettamente agire positivamente sulla sua storia..

B. RIFLESSIONI SUL RUOLO  ATTUALE  DELLA LIBERA MURATORIA

L’analisi della storia della Libera Muratoria, suscita in noi l’inevitabile domanda sul ruolo della massoneria nella realtà contemporanea?

Nella società attuale sembra che gli  “uomini ” ormai non abbiamo più il coraggio ( coraggio deriva dal latino “cor” cuore; capacità di affrontare senza cedimenti e con forza d’animo situazioni difficili) di prendere una posizione precisa e decisa, mettono in dubbio i propri principi, non credono e non difendono più i propri valori, perché non sembrano esistere più certezze.

L’uomo moderno “consumatore” non si prende più la responsabilità di dire le cose come stanno, di dire che qualcosa vale più di qualche cos’altro, sembra che non abbia nessun pensiero, nessun fondamento, tutto cioè è relativo. Infatti il pensiero dominante della nostra società sembra essere proprio “ il pensiero relativista”, da alcuni definito anche “pensiero post -illuminista” o “pensiero senza fondamenti” o ancora “pensiero decostruttivo”.

La società attuale, globalizzata, multietnica e multiculturale, ha bisogno per vivere in pace, come viene ormai quotidianamente proposto da autorevoli personalità politiche e filosofiche, di una nuova“ religione civile” (12)…. << che sappia trasfondere i suoi valori in quella lunga catena che va dall’individuo alla famiglia ai gruppi alle associazioni alle comunità alla società civile, senza passare per i simboli dei partiti, i programmi dei governi, la forza degli Stati e perciò senza toccare la separazione nella sfera tra stato e religione. Possiamo definirla una “religione non confessionale”, con più praticanti e meno predicanti, in cui tutti possono ritrovarsi e sentire il bisogno di affermare e credere nei valori universali, come il rispetto della persona umana, della dignità, dell’uguaglianza, della libertà, non solo libertà di parola ma anche libertà di scegliere la propria fede religiosa>>.

Questo “riarmo morale“ auspicato dagli intellettuali sembra essere prossimo, come ha scritto Vittorio Messori (13), alla ideologia della massoneria, che la Chiesa ha combattuto proprio perché pretende di essere un “ cristianesimo senza Cristo”.

Quest’ultima deduzione ci fa comprendere chiaramente l’attualità e la modernità della Libera Muratoria. Il nostro ruolo, come liberi muratori, essendo “portatori di antichi ed eterni valori”, è quello di applicare e di ridistribuire con coraggio questi valori nella società civile.

In questa “nostra ottusa contemporaneità ” (14), questo compito risulta particolarmente “alto”.

Noi liberi muratori siamo una minoranza creativa che ha dato e continua a dare un rilevante contributo alla società civile, cioè alla Storia.  Non dobbiamo credere che solo “coloro che usano il fuoco delle armi” hanno la possibilità di forgiare la storia, in realtà come affermano alcuni sociologi, il destino di una società dipende sempre dalle “minoranze creative”.

BIBLIOGRAFIA

1. Natale Mario Di Luca.  La massoneria.Storia ,miti e riti. Ed.Atanor,2001

2.  M.della Campa ,G.Galli. La massoneria Italiana.Ed.F.Angeli, 1998

3. Aldo A. Mola, Storia della Massoneria Italiana.Ed.Bompiani,1992

4. V.Bolli – Il mito di Hiram. Gradus , Gennaio-Marzo 2004

5.  I.Montanelli,  G.Gervaso. L’Italia del settecento.  Rizzoli ed.Milano 1977

6.  R.Gervaso. I fratelli maledetti. Storia della massoneria. Ed. Bompiani, 1999.

7. F.Conti. Storia della Massoneria Italiana. Ed. Il Mulino.2003

8.A.Trampus. La massoneria nell’età moderna. Ed.Laterza 2001

9.C.Spinelli. La natura e lo spirito del R.S.A.A. alla luce dell’analisi critica delle carte fondamentali del Rito. Le Grandi Costituzioni del 1786; la Circolare ai due Emisferi 1802; il Manifesto di Losanna 1875. ( Seminario – Luglio Scozzese – Nocchi di Camaiore 2004).

10.C.Spinelli. Utopia e pensiero massonico. In “Vita di Loggia “–R.L.Nicola Guerrazzi n°665, 1999

11.C.Spinelli. La cultura dell’uomo massonico. Il Laboratorio.N°44, Dic.1999.

12. M.Pera,  J.Ratzinger . Senza radici. Ed. Mondadori 2005

13. V. Messori.  Corriere della Sera ,14 Dicembre 2004

14. F.Adornato. La nuova strada. Ed. Mondadori, 2003

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IL TEMPIO

IL  TEMPIO

Parlare di Tempio o di luogo sacro è tutt’uno. Nelle pagine che seguono troveremo molte spiegazioni esoteriche, architettoniche, logistiche e storiche in merito a questo tema a noi tanto caro, ma, soprattutto si tenterà di chiarire il motivo per cui questi luoghi, i templi, possono essere considerati degli spazi sacri. Già nell’antichità si cercava il contatto con l’imperscrutabile, il trascendentale, gli dei. Per potersi appartare, riflettere, meditare, evolvere, occorrevano luoghi particolari, nei quali, il giusto ambiente e le appropriate energie terrestri e celesti ne fornivano le condizioni ideali.

Si sceglieva dunque la radura di un bosco, la sommità di un’altura, un’isola nel mare, o qualsiasi altro luogo sotto la volta stellata, ritenuto adatto da chi ne aveva il dono di riconoscerlo. Ma occorreva delimitarlo. Dapprima senza alcuna costruzione, allineando semplicemente alberi, pietre o altro, dandone una forma circolare, quadrata, rettangolare ecc., si creava il luogo sacro. Ecco la nascita delle più antiche forme di Tempio. L’essenziale, sia allora come oggi, è sempre stata ed è tuttora la delimitazione, ossia il limite tra il profano e il sacro. Sempre, nella storia, questi Templi, divenuti col tempo degli imponenti edifici di culto, hanno segnato il luogo, dove, dimenticato il mondo fisico-materiale, ci si è dedicato alla ricerca e allo sviluppo della mente e dello spirito. Il nostro Tempio massonico non è nulla di diverso. Quando, attraversata la porta d’ingresso e lasciati i metalli nel mondo profano, il Massone si trova in quel luogo sacro le cui mura e colonne non fanno altro che delimitare, ossia rigorosamente separare, come in passato, il profano dal sacro. Il senso profondo di ogni Tempio è dunque sempre stato quello di separare. Così anche ai giorni nostri, lontano dalla vita agitata, egoistica e superficiale, il Massone ha il suo Tempio, il suo luogo sacro; sacro proprio perché dedicato solo allo spirito, allo sviluppo del Tempio interiore di ogni addetto, ossia, di riflesso, destinato alla grande costruzione ideale della Massoneria: il Tempio dell’Umanità.

Siamo giunti, con questo numero dell’ «Alpina», al mese di dicembre con tutte le sue Feste e i suoi numerosi momenti di riflessione sul passato, ma anche, forse con qualche legittima preoccupazione, sull’anno nuovo che sta per arrivare. Trasmetto quindi con grande piacere, a tutti i Fratelli e a tutti i lettori della nostra rivista, l’augurio sentito e fraterno di poter vivere serenamente le imminenti Festività e di trascorrere l’anno nuovo con tutte quelle soddisfazioni che può dare soltanto, come accennato sopra, il giusto equilibrio tra il profano e il sacro.

Vogliamoci sempre bene!

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NOZZE CHIMICHE DI C. RC. – SETTIMO GIORNO

SETTIMO GIORNO

    Erano le otto passate quando mi svegliai. Mi vestii in fretta e avrei voluto entrare ancora una volta nella Torre, ma i passaggi oscuri nelle mura erano tanti e di una tale diversità che mi persi per lungo tempo prima di aver trovato un’uscita. Questo successe anche ad altri; riuscimmo finalmente a ritrovarci nella sala inferiore. Ricevemmo allora degli abiti tutti gialli insieme con il nostro Toson d’Oro, poi la Vergine ci fece sapere che eravamo Cavalieri della Pietra d’Oro, cosa che noi ignoravamo prima. Così preparati, facemmo colazione, e dopo il vegliardo offrì a ciascuno di noi una medaglia d’oro. Su di un lato si vedevano queste parole:

    AR. NAT. MI.

    Ars Naturae Ministra (l’arte è la sacerdotessa della natura)

    e sull’altro queste:

    TEM. NA. F.

    Temporis Natura Filia (la natura è figlia del tempo)

    Egli ci impegnò a non agire mai al di là e contrariamente all’istruzione di questa medaglia commemorativa.

    Andammo quindi verso il mare. Qui erano preparate le nostre navi, ornate così mirabilmente che non sembrava possibile che cose così belle fossero state portate proprio lì.

    C’erano dodici navi, sei nostre e sei del vegliardo. Quest’ultimo fece riempire le sue di soldati prestanti, poi prese posto nella nostra in cui eravamo tutti riuniti. I musicisti, di cui il vecchio possedeva un gran numero, si misero nella prima nave davanti a noi, per distrarci. Le nostre bandiere erano i dodici segni dello Zodiaco e noi eravamo in quella che portava la Bilancia. Tra le altre cose, la nostra nave

    aveva anche un orologio di una bellezza ammirevole che indicava tutti i minuti. Il mare era così tranquillo che fu un piacere particolare navigare. Ma il discorrere col vecchio fu la cosa principale; egli sapeva far passare il tempo con delle storie tanto meravigliose che avrei voluto navigare con lui per tutta la vita.

    Nel frattempo le navi avanzarono con maggiore velocità e non avevamo ancora fatto due ore di viaggio che il capitano ci disse di vedere già dei vascelli in un tale numero che coprivano tutto il lago. Concludemmo che si veniva incontro a noi, ed era giusto, perché appena avemmo lasciato il mare e raggiunto il lago, per mezzo del fiume già descritto, si fermarono circa 500 navi. Una fra di esse splendeva d’oro e di pietre preziose; essa portava il Re e la Regina con altri signori, dame, damigelle di alto rango. Appena giunse a vista d’uomo, si fece sparare a salve da due lati, e le trombe, tromboni e batterie di guerra suonarono così forte che fecero tremare tutte le navi sul lago. Infine, appena le raggiungemmo, circondarono le nostre navi e si fermarono. Il vecchio Atlante arrivò subito dalla parte del Re e tenne un breve ma elegante discorso, con il quale ci salutò e domandò se era pronto il dono reale. Gli altri miei compagni furono meravigliati della resurrezione di questo re, perché erano convinti che dovevano risvegliarlo loro. Li lasciammo nella loro meraviglia e fingemmo anche noi di trovarlo strano. Dopo il discorso di Atlante, venne avanti il nostro vegliardo; egli parlò più a lungo, augurando al Re e alla Regina ogni felicità e prosperità e consegnò un piccolo scrigno grazioso. Non so che cosa contenesse, ma venne affidato a Cupido, che girava fra loro due. Dopo che fu concluso questo discorso, si fece sparare di nuovo a salve e navigammo abbastanza a lungo insieme, finché raggiungemmo un’altra riva.

    Questa riva era vicina alla prima porta, attraverso la quale ero entrato all’inizio. Un gran numero di servitori del Re aspettava di nuovo in questo posto, con centinaia di cavalli. Appena arrivati sulla terra ferma, il Re e la Regina offrirono la mano a tutti con grande amicizia e dovemmo montare a cavallo. Qui vorrei pregare il lettore di non attribuire il racconto seguente al mio orgoglio o alla volontà di vantarmi; infatti tacerei volentieri l’onore che mi fu dimostrato, se non fosse indispensabile raccontarlo. Ci si divise tutti, uno dopo l’altro, tra i signori, ma il nostro vegliardo ed io, indegno, dovemmo cavalcare a fianco del Re, portando ciascuno una bandiera bianca con una croce rossa. Io certo ebbi questa posizione a causa della mia vecchiaia, perché avevamo tutti e due i capelli e la barba lunghi e grigi. Io avevo attaccato al cappello le mie insegne, delle quali si accorse ben presto il giovane Re, che mi chiese se fossi io quello che aveva potuto scambiare le insegne sotto la porta. Io risposi umilmente di sì, ma egli rise di me, dicendo che da quel momento in poi, non sarebbe occorsa alcuna cerimonia, che Io ero suo padre. Mi chiese con che cosa le avevo scambiate ed io risposi con del sale e con dell’acqua. Si meravigliò che fossi stato tanto fine. Diventando più audace, gli raccontai come era andato col mio pane, la colomba e il corvo. Egli ascoltò con piacere e disse anche che Dio doveva avermi destinato una fortuna particolare.

    Così arrivammo alla prima porta, dove c’era il guardiano vestito di blu, che teneva in mano una supplica. Appena mi vide a fianco del Re, mi diede la supplica, con l’umile richiesta di ricordare presso il Re la sua amicizia nei miei confronti. Prima chiesi al Re la storia di questo guardiano. Egli mi rispose amichevolmente che era un astrologo conosciuto e abilissimo, che era sempre stato stimato dal Signore suo padre. Ad un certo momento aveva peccato contro la Dama Venere, osservandola sul suo letto di riposo e perciò aveva ricevuto questa punizione, di dover sorvegliare la prima porta, finché qualcuno lo avesse liberato. Io chiesi se sarebbe stato possibile liberarlo e il Re rispose di sì; purché si trovasse qualcuno che, avendo commesso un peccato tanto grave quanto il suo, dovesse prendere il suo posto ed egli sarebbe stato libero. Queste parole mi penetrarono fino al cuore, perché la mia coscienza m’indicava che ero io questo malfattore; tacqui però, e consegnai la supplica. Appena l’ebbe letta, il Re si spaventò tanto che se ne accorse anche la Regina, che ci seguiva a cavallo, insieme con le nostre vergini e un’altra regina che avevo descritto nella cerimonia della sospensione dei pesi. Gli chiese perciò che cosa era questa lettera. Egli non voleva dirne niente e incominciò a parlare di altre cose, finché raggiungemmo il castello alle tre. Qui scendemmo da cavallo e accompagnammo il Re nella sua stanza che ho già descritta.

    Il Re si ritirò con il vecchio Atlante in una piccola camera, e gli mostrò la lettera. Quest’ultimo non perse del tempo, ma tornò subito a cavallo dal guardiano della porta, per informarsi meglio della faccenda. Il Re si sedette con la sua sposa ed altri Signori, dame e damigelle. La nostra Vergine incominciò a lodare molto la nostra diligenza, le nostre pene e il nostro lavoro, con la preghiera che il Re ci ricompensasse, e di lasciarla godere in futuro del frutto del suo incarico. Anche il vecchio si alzò e confermò la giustezza di quello che aveva detto la Vergine e che perciò era giusto soddisfare tutte due queste domande. Noi dovemmo ritirarci un po’ e fu deciso che ognuno doveva esprimere un desiderio che si sarebbe avverato per lui, se fosse realizzabile, perché il più saggio avrebbe formulato senza dubbio il desiderio migliore. Dovevamo riflettere a questo, fino a dopo la cena. Nel frattempo, il Re e la Regina incominciarono a passare il tempo con un gioco. Quest’ultimo assomigliava agli scacchi, ma aveva delle regole diverse. La virtù e il vizio giocavano l’una contro l’altro e si poteva vedere benissimo con quali pratiche il male tende delle trappole alla virtù e come ci si può opporre ad esso. Si svolse in maniera tanto abile e artistica, che sarebbe da augurare che anche noi avessimo lo stesso gioco.

    Durante il giorno, arrivò Atlante e fece in segreto la sua relazione e il rosso mi montò al viso, perché la mia coscienza non mi lasciava in pace. Poi il Re mi pregò di leggere io stesso la supplica. Il suo contenuto era il seguente: innanzitutto, egli augurava al Re ogni felicità e prosperità e che la sua discendenza si stendesse largamente. Dopo, dimostrava come sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe dovuto essere liberato, secondo la promessa reale, perché Venere doveva già essere stata scoperta da uno degli suoi ospiti; le sue osservazioni non potevano essere false. Se la S.M.R. avesse fatto fare delle indagini rigorose e diligenti, avrebbe trovato che la sua scoperta era giusta e se questo non era, egli sarebbe rimasto davanti alla porta per tutto il resto della sua vita. Egli chiedeva perciò con umiltà il permesso di assistere alla cena quella sera, a rischio della vita, perché sperava di scoprire egli stesso il malfattore e di ottenere la libertà desiderata.

    Tutto questo era esposto a lungo e con arte. Io mi rendevo benissimo conto della sua perspicacia, ma essa era troppo penosa per me, e avrei voluto non averla mai vista. Allora, mi venne in mente che si sarebbe potuto aiutarlo per mezzo del mio desiderio, che potevo formulare, e così chiesi al Re se fosse possibile liberarlo con un altro mezzo. “No”, rispose il Re, “perché le cose hanno un significato particolare; però, possiamo forse accondiscendere al suo desiderio per questa sera”. Così egli mandò qualcuno per condurlo lì. Nel frattempo, si preparò una tavola in una sala nella quale non eravamo mai stati prima. Questa sala si chiamava la “Completa” ed era decorata in modo tale che è impossibile per me perfino cominciare a parlarne. Fummo condotti in questa sala con un cerimoniale particolare e solenne. Cupido non era presente questa volta, perché (mi dicevano) era adirato a causa dell’insulto fatto a sua madre. Insomma, la mia azione e la supplica erano le cause di molta tristezza. Il Re esitava nel fare delle indagini fra i suoi ospiti, soprattutto perché anche quelli che non sapevano nulla del fatto, ne sarebbero così venuti a conoscenza. Perciò lasciò al guardiano, che era già entrato, di effettuare le sue rigorose osservazioni, e fece dei suo meglio per ritrovare l’allegria, parlando con noi di diverse cose utili e piacevoli. Non è necessario descrivere la cura e le cerimonie, perché questo non servirebbe al lettore ed è superfluo al mio racconto. Tutto fu eccellente però, e godemmo più dell’arte e dell’abilità umana che non di essere resi pesanti col bere. Fu l’ultimo e il più splendido pasto al quale assistetti. Dopo il banchetto furono tolte le tavole e dovemmo sederci con il Re, la Regina, il vecchio, le dame e le damigelle. Un bel ragazzo aprì il libro magnifico che ho già descritto, e Atlante si alzò in mezzo a noi e incominciò a parlare come segue:

    “La S.M.R. non ha dimenticato quello che noi abbiamo fatto per lui, né con quale diligenza abbiamo svolto il nostro incarico, e perciò, come ricompensa, ci ha eletto tutti, senza eccezione, Cavalieri della Pietra d’Oro”.

    Adesso era assolutamente necessario non solo giurare fedeltà un’altra volta alla S.M.R., ma anche giurare di osservare gli articoli seguenti:

        Signori Cavalieri devono impegnarsi di non assoggettare in nessun momento il loro Ordine a nessun dèmone, o spirito, ma a Dio, il loro solo Creatore e alla sua servitrice, la Natura;

        Ogni prostituzione, dissoluzione e corruzione sarà odiata da voi: e non contaminerete il vostro Ordine con tali peccati;

        Aiuterete, per mezzo dei vostri doni, tutti quelli che ne saranno degni e che ne avranno bisogno;

        Non dovete mai desiderare di usare questo onore per ottenere la magnificenza e la considerazione del mondo;

        Non dovete desiderare di vivere per più tempo di quello che vuole Dio.

    Quest’ultimo articolo ci fece ridere a lungo, e sarà senz’altro stato aggiunto per scherzo. Dovemmo comunque giurare sullo scettro del Re; quindi ci si investì Cavalieri con tutta la solennità usuale e, oltre gli altri privilegi che ci furono accordati, ricevemmo il potere di agire sull’ignoranza, la povertà e la malattia. Tutto questo fu confermato in una piccola cappella, dove ci si condusse in processione. Ringraziammo Dio ed io appesi lì in onore di Dio anche il mio Toson d’Oro e il mio cappello, lasciandoli in ricordo eterno. Siccome ognuno dovette scrivere il suo nome, io scrissi così:

    La scienza più grande è di non saper nulla

    FRATELLO CHRISTIAN ROSENKREUZ

    Cavaliere della Pietra d’Oro

    Anno 1459

    Altri scrissero cose diverse, ognuno quello che gli sembrava giusto. Dopo, fummo condotti nella sala dove ci si invitò a sederci ed a decidere in fretta sul nostro desiderio. Il Re, con la sua gente, si era messo nella piccola stanza per ascoltare lì i nostri desideri. Ognuno fu chiamato individualmente nella stanza, e così non posso dir nulla dei desideri di ogni singola persona. Io pensai che non ci sarebbe stato niente di più lodevole che far prova di una virtù, in onore del mio Ordine; trovai anche che non ci sarebbe stato niente di più ammirevole anche se più amaro, che la riconoscenza. Così, malgrado il fatto che avrei potuto chiedere per me qualcosa di più piacevole, trascurai me stesso e decisi di liberare il mio benefattore, il guardiano, anche a costo di mettere in pericolo me stesso.

    Quando fui chiamato, mi domandarono innanzitutto, siccome io avevo letto la supplica, se avevo riconosciuto il malfattore, o se avevo qualche sospetto su chi poteva essere. Così incominciai senza paura, a raccontare come erano successe le cose e come era capitato a me di peccare per ignoranza, e mi dichiarai pronto a subire tutte le pene che avevo così meritato. Il Re e gli altri Signori furono molto sorpresi da questa confessione inaspettata e mi pregarono di ritirarmi per un momento. Appena richiamato, Atlante mi informò che S.M.R. era molto addolorato di sapere che era capitato a me, che amava più di tutti, di trovarmi in questa situazione sfortunata, ma che non poteva venir meno alle antiche tradizioni, e così non vedeva nessun’altra soluzione che non quella di liberare il guardiano e di mettermi al suo posto. Speravano che un altro avrebbe commesso presto lo stesso peccato, in modo che io avrei potuto tornare a casa. Comunque non c’era da sperare in una liberazione prima della festa nuziale del figlio che sarebbe nato loro. Questa sentenza mi causò una pena quasi mortale, e dapprima maledissi la mia troppa loquacità, che non aveva saputo tacere tutto ciò, ma ben presto mi feci animo e, pensando che doveva essere così, raccontai come questo guardiano mi aveva dato un’insegna e mi aveva raccomandato all’altro guardiano, con l’aiuto del quale avevo potuto sopportare i pesi e partecipare a tutti gli onori e alle gioie che avevamo ricevute. Così, dissi, occorreva dimostrare la mia gratitudine al mio benefattore, e siccome non poteva avvenire altrimenti, io li ringraziavo per la sentenza, e avrei fatto volentieri qualcosa di piacevole per colui che mi aveva aiutato a raggiungere una simile posizione; ma se fosse possibile fare qualcosa tramite il mio desiderio, avrei voluto tornare a casa, cosicché lui fosse liberato da me per mezzo del mio desiderio. Mi si rispose che il desiderio non era realizzabile, altrimenti avrei potuto già desiderare la sua libertà. La S.M.R. era comunque contento che mi fossi comportato così bene in questa situazione, ma temeva che non sapessi ancora in che condizione miserabile mi ero messo a causa della mia audacia.

    Con questo il brav’uomo finì di parlare e io dovetti ritirarmi tristemente. Gli altri furono chiamati dopo di me e ne uscirono contenti, cosa che mi causò della pena perché immaginavo che avrei dovuto concludere la mia vita a guardia della porta. Mi tormentavo, pensando alle occupazioni che avrei dovuto svolgere, quello che avrei potuto fare ed a come passare il tempo lì. Alla fine, pensai che ormai ero vecchio e secondo le leggi naturali mi rimanevano pochi anni di vita: così questo vivere tristemente e melanconicamente avrebbe portato ben presto alla morte, e sarebbe terminata anche la mia guardia. Io stesso avrei potuto anche lasciarmi portare presto attraverso il sonno più beato alla tomba. Avevo molti pensieri simili. Ogni tanto mi affliggeva il pensiero che avevo visto delle cose tanto belle e che mi dovevano venir tolte. Altre volte ero felice di aver potuto partecipare a tutte queste gioie e che non dovevo ritirarmi con troppa vergogna, e questo era l’ultimo e il più duro colpo che avevo da soffrire. Durante queste riflessioni, gli altri avevano concluso e così, dopo aver augurato al Re e ai Signori le buona notte, ognuno fu condotto al suo alloggio. Io, poveretto, non avevo nessuno che mi accompagnasse e dovetti inoltre subire la derisione ed indossare l’anello che l’altro aveva portato prima, in modo da rendermi conto della mia funzione futura. Finalmente, il Re m’informò che lo vedevo ora per l’ultima volta in quella forma e infine mi esortò di comportarmi in conformità alla mia vocazione e a non agire contro il mio Ordine. Mi prese fra le braccia e mi baciò, cosa che interpretai come segno che all’indomani avrei dovuto assumere la mia guardia. Tutti mi parlarono gentilmente per un po’ di tempo ancora e poi mi diedero la mano, raccomandandomi alla protezione di Dio e fui condotto dai due vegliardi, il signore della Torre e Atlante, in un alloggio splendido, dove si trovavano tre giacigli; ognuno di noi si mise in un letto. Lì passammo quasi due…

    Qui mancano circa due fogli in quarto, in cui egli (l’Autore di questo libro), mentre pensava di dover assumere all’indomani il posto di guardiano della porta, tornò invece a casa.

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