SECONDA TORNATA NAZIONALE DEI MAESTRI SEGRETI (15 Ottobre 2011-Roma Hilton)
David
Cerniglia 33°
Il R.S.A.A.
tra decostruzione e ricostruzione
Cavalieri di tutte le Valli, per volontà del Supremo Consiglio, oggi ci
riuniamo spinti da un “sentimento d’incompiutezza”. Alludo a un assioma che
fonda un teorema e rende coerente la logica della nostra azione: “Un gruppo si
costituisce in rapporto a quello di cui manca e tre gradi non bastano”. Ci
riuniamo inoltre con la consapevolezza che, se l’appartenenza deve essere
continuamente rinnovata e testimoniata da una condotta quotidiana, la capacità
d’agire aumenta solo diminuendo le illusioni di potenza e, secondo un’ipotesi
freudiana, esorcizzando l’autoinganno. Questa consapevolezza e il “sentimento
d’incompiutezza” sono moti dello spirito non offensivi, ma neppure rassegnati,
che ambiscono a ridurre l’attuale confusione babelica. Mentre ognuno innalza la
sua torre, le odierne scene del patrio-centrismo e degli eroi ufficiali velano
sovente divisioni per clan e velleità dinastiche, fenomeni di corte e paranoia
di difesa, deliri d’interpretazione e processi per eresia. Carissimi Fratelli
siamo dunque convocati in veste rituale, dentro un sistema di natura simbolica,
per la ripetizione di azioni creative finalizzate a migliorare il nostro
sistema immunitario globale, per il piacere di rincontrarci, per rivedere e, se
necessario, aggiornare quella grammatica della nostra Istituzione che ruota
intorno a un nucleo logico stabile. Questo nucleo, sotto l’influenza di forme simboliche
fluttuanti e forme fisse d’organizzazione, media il lavoro di unificazione
dall’“io” al “noi”, non tanto intorno allo spirito santo degli archetipi
inaugurali, ma intorno all’intuizione scozzese della “piramide”. Dalla cima di
una “piramide” si guarda da un po’ più in alto e più lontano e il suo vertice
assicura la direzione dei raggi d’adesione da una base solida. Se,
nell’iscrizione in un cerchio, una citazione di copertura di parole ben
piazzate ambisce a legittimare enunciati talvolta fuori luogo, l’intelligenza
della “piramide” relativizza abitualmente gli enunciati. La verità degli
enunciati, i quali esistono in virtù dei vocabolari, non può essere che
relativa e contingente. Lungo la diagonale della “piramide scozzese”, il
pensiero studia le vie e i mezzi dell’efficacia simbolica che trasformano
un’idea in carne attraverso strumenti e organizzazioni materiali, pensa
relazioni e opera connessioni per sviluppare la complessa ricchezza degli spazi
interstiziali. E quando pensa le coppie di opposti vero-falso, giusto-ingiusto,
luce-ombra, sosta sulle lineette di congiunzione. Lungo la diagonale della
piramide si configura, pertanto, non una filosofia dei dogmi, ma dei paradigmi.
Un pensiero critico che, decostruendo gli opposti, indica nella rinuncia
all’utopia il colmo dell’utopia, trova nell’ibridazione il privilegio
dell’extraterritorialità, cerca nella separazione extraterritoriale
l’universale e nella capacità inaugurale propria dell’uomo la promessa di
un’esperienza da inventarsi.
In verità noi pensiamo che le Istituzioni, nessuna esclusa, abbiano una
struttura logica che è opportuno analizzare.
L’istituzione è un sistema di regole costitutive, espresse da atti linguistici
collettivamente accettati, che implicano convenzioni e imprimono funzioni. In
altri termini, i poteri semantici del linguaggio creano poteri non semantici:
poteri deontici positivi che hanno a che fare con diritti e poteri deontici
negativi che hanno a che fare con i doveri. Una volta collettivamente
accettati, poco importa se con entusiasmo o con riluttanza, questi poteri
deontici forniscono all’azione ragioni indipendenti da inclinazioni e desideri.
La realtà istituzionale è dunque creata e tenuta insieme da atti linguistici
aventi la forma delle dichiarazioni e di sistemi di rappresentazione simbolica
che arrivano a prevedere come vestirsi in talune circostanze. Tuttavia, questi
atti linguistici sono diversi da cultura a cultura e, poiché il loro fondamento
ultimo non è fondato, essi sono interpretabili e trasformabili. Preso tra la
critica delle Istituzioni e il sogno di un’altra Istituzione che possa
sostituire Istituzioni oppressive e inoperanti, il diritto è da sempre in corso
di decostruzione. Noi pensiamo che questa possibilità di decostruzione non sia
di per sé una sciagura: in essa si può trovare la possibilità di un progresso
storico o della giustizia. L’Istituzione, la sola forma d’eternità concessa ai
mortali, consente resistenza e durata, purché abbia la capacità di essere
rinnovata dall’azione delle generazioni a venire. In questo consiste il cuore
dell’autorità, la cui energia perdurante “aumenta” le azioni dei viventi.
L’autorità non si confonde con il potere! Il potere è la capacità di far sì che
qualcuno faccia qualcosa indipendentemente dal fatto che lo voglia o no.
L’autorità è la capacità di far sì che le persone vogliano fare qualcosa che
altrimenti non avrebbero voluto fare. Il potere comunica e conferisce alla
potestà la cura di sostituire gli antenati. L’autorità trasmette e costruisce
una tradizione e un’appartenenza. Allorché il potere è legato alla divisione
dello spazio politico e gioca nella comunicazione con l’immagine e l’emozione,
l’autorità si dispiega nel tempo e, con la trasmissione di abilità
intellettuali complesse, assicura la capacità di continuare a cominciare.
Autorità, conformemente all’etimo, significa aumentare: essa deve la sua
capacità di egemonia non alla forza ma alla sua iscrizione in un ordine
simbolico che attraversa il tempo e mira alla durata attraverso un esercizio
ermeneutico costantemente rinegoziato per offrire gli uomini, che vivono
insieme, un polo d’identificazione e il punto omega di una realizzazione. Se
per noi Scozzesi l’autorità è ancora portatrice di senso, non è per il ricordo
di un passato inaugurale in parte perduto, nella promessa di resuscitare i
morti; né per invocare un avvenire totalmente e fantasticamente governato. E’,
invece, per la possibilità di dare a chi verrà dopo di noi la capacità di
continuare a intercedere tra la traccia e l’oggetto, tra i valori e i vettori:
intercedere tra i valori trascendenti, i grandi principi e il quotidiano, per
intraprendere qualcosa di nuovo e d’imprevisto. Come ci ricorda la nostra
Rivista “Informazione Scozzese”, la parola “RITO” sottende un acronimo:
Ricordare, Innovare, Trasmettere, Organizzare.
Alla fine del secolo scorso, un nichilista ipocondriaco, autore di successo,
con arguta ironia decostruttiva così scriveva: ”Siamo arrivati a un bivio
decisivo. Una strada ci porta all’estinzione, l’altra alla disperazione. Spero
che saremo capaci di fare la scelta giusta”. Oggi, all’inizio del nuovo
millennio, la strada, che noi Cavalieri Scozzesi stiamo seguendo, evita quel
bivio e, nel relazionarsi con il mondo, cerca una terza via: un altro modo,
assolutamente universale e a ogni volta aggiornato, per decostruire gli opposti
e affrontare i vari integralismi. Nella consapevolezza che la decostruzione
senza ricostruzione è irresponsabile, la decostruzione acquista un ruolo
emancipatore indistinguibile da quella della laicità: ove per laicità s’intenda
non un programma di secolarizzazione classica, ma uno sforzo mai interrotto di
smantellamento dei modelli teocratici di autorità istituzionale. In questa
ricerca occorre una mente ironica, mobile e retroattiva, capace di dislocarsi tra
stili di pensiero e tra diversi approcci del reale, e capace di spiazzare se
stessa nel seguire l’ottica della differenza.
Così ci piace immaginare che un archeologo del 30° secolo, avendo scoperto che
nell’anno duemila le commemorazioni mediatiche venivano usurpate e dilapidate
da eredi degeneri e fittizi, trovi vuoto il catasto delle nostre immagini
votive. Perché, per gli Scozzesi, chi sfugge alle relazioni vischiose è degno
di fede più dei parolai del dubbio radicale, che dicono di pensare e non fanno
che dire. Quell’archeologo troverebbe, invece, un libro laico di trentatré
capitoli, scritto in decine e decine di lingue, a latitudini e in tempi storici
diversi.
Una sorta di manuale libertario atto a ricordare la storia della condizione
umana che gli uomini raccontano instancabilmente agli uomini, al di sopra delle
grandi teleologie concettuali: un labirinto di tracce, d’impronte fossili
lasciate sulla sabbia simbolica dalle differenti culture umane.
Un inventario di eventi e di discorsi, altrimenti perduti, che nessuna
ermeneutica sarà mai in grado di ricostruire integralmente e pienamente
controllare. I testi canonici, gli oggetti più comuni, le immagini più
disparate, divengono l’occasione di una “epistemologia dell’esempio”, di una
vera e propria archeologia filosofica che, nel corso del tempo, risale dal
sogno di un contatto con l’eternità al sogno di una società perfetta, liberata
dalla tirannide: l’universo d’idee pure e illuminate, quale veicolo principale
del progresso.
In quest’acrobatico sforzo, più o meno assiduo e ricco d’inventiva, il progetto
dell’Illuminismo ci appare oggi incompiuto: forse non completabile. Due secoli
più tardi, il mondo che abitiamo è tutt’altro che trasparente e prevedibile: ma
pesante, impermeabile e resistente ai tentativi di renderlo più ospitale per la
coesistenza umana. Alcuni paradossi sono evidenti. Se nella nostra società
individualizzata abbiamo raggiunto una libertà di autoaffermazione virtualmente
illimitata, maggiore è la nostra libertà individuale, minore è la sua rilevanza
nel mondo. In altri termini: più il mondo diventa tollerante riguardo alle
nostre scelte, meno la partita dipende dalle nostre preferenze. Altro
paradosso: più la libertà progredisce, più aumenta la sensazione d’insicurezza
e nel momento in cui la sicurezza migliora essa limita la libertà. In altri
termini: i due valori di libertà e di sicurezza, ugualmente indispensabili,
appaiono difficili da conciliare. Altro paradosso lacerante: la triplice
alleanza tra libertà, uguaglianza e fraternità, decretata dalla modernità in
conformità a una ragione universale, fu contrastata dalla trinità secolarizzata
di “stato, nazione e territorio”. Ciò produsse un tribalismo che prevaricò e
alienò le culture dissimili e trasformò la società in una scacchiera disgregata
e distruttiva. Mentre i solenni consessi della coscienza universale abbozzavano
disegni per realizzare i tre valori insieme, di fatto, il sogno di libertà
militava contro l’uguaglianza, l’uguaglianza contro la libertà. E, poiché i due
valori non riuscivano a coesistere, l’idea di fraternità appariva confusa e di
dubbia efficacia. Le cose non sono andate meglio negli ultimi trent’anni,
quando alle tribù post-moderne, “globalizzate”, instabili e volubili, la
chiacchiera ha proposto una nuova triade quale vettore principale del
progresso: “Libertà, diversità, tolleranza”. La libertà, certa quella
“immacolata” del mercato, individualmente si riduce a quella del consumatore:
un consumatore, ora adeguato e sedotto, ora difettoso e represso, proteso da “
turista” in una vita che è tutta movimento, legami superficiali e assenza di
solidità. In questa prospettiva la diversità diventa solo varietà di stili
commerciabili. E la tolleranza, già esaltata come panacea universale, non
significa altro che lasciare l’altro per conto suo. La tolleranza segna una
distanza: ora un’indifferenza che torna a frammentare invece di unire, ora un
armistizio. Il rinvio a una resa dei conti finale! In tal modo, la
post-modernità sottopone la convivenza tra gli uomini a un continuo
sperimentare che non risponde ad alcun meccanismo di coordinamento, se non
quelli fissati dall’economia globale di mercato, che vanno ben oltre ogni
tentativo di controllo dal basso. Ricomporre le fratture create dalla
globalizzazione e dalla “nuova modernità liquida”, si configura come un’urgenza
che i “turisti” non possono fronteggiare. Ancor prima che d’avanzare risposte
ed ergersi ad arbitri della verità, si tratta di formulare domande.
E porre gli interrogativi che il potere e il senso comune tendono a negare o a
eludere, richiede una vocazione adeguata e una tradizione che sono proprie del
nostro pensiero. Il pensiero “scozzese” che, in uno sforzo di descrizione e di
conciliazione di un universo problematico e mutevole, ha inaugurato trentatré
vocabolari “edificanti” nel doppio senso architettonico e morale, edificanti ma
non definitivi, prende oggi in prestito dal pragmatismo una nuova triade, tre
parole utili per affermare un nuovo paradigma formativo: “Contingenza, ironia e
solidarietà”. Vivere nella contingenza significa vivere con una certezza
pragmatica, valida fino a contrario avviso. E l’ironia consiste nel
riconoscimento della contingenza del proprio vocabolario finale.
Dai tempi di Socrate l’ironia è la struttura cognitiva in grado di generare un
distacco dalla realtà secondo una visione critica: essa non conferisce nessun
potere, ma ha una straordinaria forza formativa e favorisce la coesistenza e il
passaggio dalla tolleranza alla solidarietà. Come abbiamo già detto, è nostro
ragionevole convincimento che la tolleranza, virtù privata centrata su di sé,
da sola non basti come condizione di pluralismo.
Per contro la solidarietà dei Cavalieri, orientata verso la comunità e
militante, significa impegno a battersi nell’interesse della differenza altrui
e non solo della propria. Una vita temprata dalla consapevolezza ironica della
contingenza e dalla solidarietà, fa dell’ibridazione il suo inevitabile destino
e opera costantemente per fecondare il reale e aprire alla possibilità. Carissimi
Fratelli, nell’attuale crisi sempre più complessa, impastata di lagrime e di
fango, gli uomini chiedono in modo sempre più pressante cos’è la vita buona e
cosciente. Chi di voi, Cavalieri, crede di conoscere la risposta o, meglio, con
mente ironica vuole rispondere con un’altra domanda, deve d’ora in poi farsi
avanti e parlare: per il bene dell’Umanità e per il bene del R.S.A.A.
Con questa raccomandazione, auguro buon lavoro a tutti.
PRIMA GIORNATA TORNATA NAZIONALE DEI MAESTRI SEGRETI (Ottobre 2010 – Roma Hilton)
CULTURA E GLOBALIZZAZIONE: IL SUPREMO CONSIGLIO
DIFRONTE ALLE TRIBU’
David Cerniglia
Cultura e
globalizzazione: il Supremo Consiglio di fronte alle tribù. Cavalieri
convenuti da tutte le Valli intorno al Libro, Fratelli carissimi tutti, ci
siamo riuniti oggi con la consapevolezza che meno la memoria d’una comunità è
territoriale più è spirituale, con la speranza che i nostri rituali possano
influenzare il corso delle cose e, anche se non ci sono garanzie di successo,
con la convinzione che il RSAA rappresenti un progetto di vita. La decisione di
riunirci in questa Tornata nazionale non obbedisce alla volontà di piacere né
al piacere di una teatralità didascalica che rinnovi continuamente l’apparato
degli specchi. Obbedisce piuttosto alla necessità della verifica e della
riflessione, senza compiacenza e senza ridondanze. In un mondo rinchiuso in un
perpetuo presente o abusivamente abbandonato alle emozioni commemorative, e
tuttavia senza memoria, i dinosauri o gli ultimi dei Moicani rischiano di
divenire le sole frequentazioni onorevoli. Diventa allora essenziale mantenere
lo sforzo e consacrare degli spazi alla comunicazione della riflessione: non
per dire ai Fratelli ciò che essi devono pensare e fare, ma perché essi
padroneggino meglio le scelte loro offerte. Il R.S.A.A. non ha credenze da
promuovere, ma aiuta a comprendere meglio come noi crediamo. Pensare e
comprendere sono per noi un’esigenza identitaria ed esistenziale. Mentre tra coloro
che si sono autopromossi difensori del vivere comune, dichiarando di prendere
sul serio l’esistenza collettiva, sciamano i fornitori di collera e i venditori
di false speranze, io non ho nessuna buona novella da annunciare. Rinuncio
chiaramente ad ogni influenza politica. Perché la politica è dopo tutto un
perenne effetto d’annuncio. Quelli che eccellono nell’offerta d’indignazione,
rifiutano d’assumere la complessità del reale e, armati di una spada di legno,
additano il cattivo da odiare al ritmo dell’attualità. Adirati, infaticabili e
magniloquenti, cavalcano l’onda. Poiché vi è sempre un’onda, l’impegno è
garantito. E poi, se l’onda li sfratta, cambiano casa come i paguri. Ma, dietro
l’insorto si cela sovente il cortigiano e spesso l’insulto precede la
cialtroneria. Fu così che, alla fine degli anni settanta, le idee libertarie
del ‘68 – autonomia, individualismo, libertà – diventarono il miglior alleato
del mercato e del management di una società individualista, edonista e ludica:
dopo la decostruzione dei valori tradizionali, operata dalle così dette
“avanguardie”, si entrò nell’era del consumo di massa senza il quale l’economia
mondiale non avrebbe potuto “girare”. Trovava conferma in tal modo l’ipotesi
freudiana della sublimazione: più si possiede una vita interiore ricca, meno si
è sottomessi a quella logica della mancanza che spinge al consumo compulsivo.
Quelli che suonano il piffero della speranza, svalutano il presente e indicano
la fine del tunnel utilizzando ora le note della metafisica platonico-cristiana
ora le note della Ragione trascendentale kantiana. Un po’ meno attaccabrighe
dei venditori di collera, ma anch’essi esperti di processi, i venditori di
speranze sono gli eletti che, al di sopra del quotidiano trambusto umano,
possono avventurarsi in quei luoghi esoterici ove la verità si offre loro alla
vista. La promozione di una metafisica o di una razionalità universalmente
valida, l’universo di idee pure ed illuminate, diventerebbe il veicolo
principale del progresso: libertà, uguaglianza, fratellanza. Tuttavia la
triplice alleanza non scampa alla censura dell’esame critico.
L’uguaglianza milita contro la libertà, il sogno di libertà si distanzia
dall’uguaglianza e la fraternità è di dubbia efficacia finché gli altri due
valori non riescono a coesistere. Invano la modernità ha lottato per
conquistare i tre valori insieme e di quella fiduciosa sicurezza poco oggi
resta. Né le cose vanno meglio nella nuova commedia chiamata post-modernità ove
i nuovi orizzonti, che sembrano infiammare l’immaginazione, sono quelli di
libertà, diversità e tolleranza.
La libertà si riduce alla scelta del consumatore. La diversità significa solo
varietà di stili commerciabili. La tolleranza, osannata come panacea
universale, si traduce in “vivi e lascia vivere”. Una volta che i legami
reciproci si riducono alla tolleranza, la differenza significa distanza ed
assenza di cooperazione. Talora un’insensibilità nutrita d’indifferenza che
frammenta invece d’unire. Talora una sorta d’armistizio: il semplice rinvio ad una
resa dei conti finale. Può dunque l’ordine regnare a Babele? “Ordo ab chao”, la
scritta che campeggia a fianco delle nostre aquile, indica una soluzione o
piuttosto solleva un problema? Qualunque cosa si dica o faccia un noi si oppone
a un loro, lungo una linea di demarcazione: un’identità si costruisce quando si
crea una frontiera, reale o immaginaria. Pensare a questo problema è
probabilmente il lavoro più difficile del nostro tempo. Il problema è che noi,
soggetti di credenze, invenzioni e desideri, abitiamo la cultura e la cultura
non è il luogo naturale della confluenza e dell’armonia. Se uno spermatozoo e
un uovo bastano per fare un feto, per fare un uomo occorre molto di più: un
territorio, una lingua, una memoria condivisa e delle norme. Una sorta di
prisma formato dall’insieme delle relazioni che un gruppo di uomini,
storicamente costituito, intrattiene con lo spazio, il tempo, la terra, il
sesso e la morte. Questo supplemento di bagaglio, aggiunto al programma
genetico della specie, definisce la cultura dei vari gruppi sociali: un indice
variabile che forma la mentalità orientando definizione e riproduzione
dell’ordine costituito. La scienza e la tecnica, nomadi e cosmopolite, ci danno
talora l’illusione di creare un sentimento d’appartenenza e d’identità: una
sola organizzazione dell’aviazione civile, solo tre scarti ferroviari e tre
sistemi per la trasmissione televisiva a colori. Ma ci sono nel mondo 196 Stati
e ben 6000 idiomi differenti: luoghi della memoria e memoria dei luoghi, che
frazionano la specie umana in personalità variamente orientate e favoriscono
l’etnocentrismo. Quando la frenesia tecno-economica destabilizza gli equilibri,
all’unificazione galoppante del mezzo tecnico-economico corrisponde una
balcanizzazione politico-culturale e spesso la mondializzazione s’accompagna a
un ritorno identitario arcaico: una sorta di progresso retrogrado, in cui la
globalizzazione degli oggetti e dei segni porta alla tribalizzazione dei
soggetti. Così come il fattore economico fu determinante nel XIX secolo e il
fattore politico nel XX, è probabile che il fattore culturale faccia del XXI il
secolo delle minoranze. Ma mentre le antiche tribù erano gruppi rigidamente
strutturati e con un’appartenenza controllata, la ricerca di un ancoraggio
identitario porta sovente a un neotribalismo in cui le tribù, spesso ignare del
loro seguito e dal seguito variabile, esistono solo in virtù delle decisioni
individuali di ostentare i tratti simbolici della fedeltà tribale. Quando gli
sforzi di autocostruzione dei singoli individui vengono frustrati, queste nubi
di comunità si scompongono e rapidamente scompaiono all’orizzonte. E’ questo un
problema d’ingegneria associativa antico ed apparentemente irrisolvibile. O la
comunità è il prodotto di scelte individuali e in tal modo la sua esistenza
soffre degli stessi rischi e delle stesse ansie del resto della società.
Oppure la comunità, con i suoi principi e i suoi valori, precede ogni altra
scelta individuale e in tal caso può entrare in conflitto con la libertà
personale di autoaffermazione. Sicuramente la comunità non è un posto naturale
ove trovare una sistemazione sicura, soprattutto dopo il passaggio della
pesante nave della modernità. La turbolenza, che essa ha generato, costringe i
marinai a modificare la rotta delle loro barche. Ma se le bussole sono
impazzite non è vero che sia impossibile orientarsi in quelle acque.
Equipaggiamento leggero per navigare a vista: questo serve per la navigazione.
Così, mentre frughiamo nella nostra scatola degli attrezzi, ci rendiamo conto
che l’oceano, orizzonte d’alto mare senza lidi né porti, rappresenta
un’occasione di formidabile emancipazione.
Ed è oltre l’oceano che nasce il R.S.A.A.: dal dubbio legittimo che bastino tre
gradi e dalla volontà di superare una memoria condizionata dalla geografia di
infinite identità nazionali, quella delle fortezze assediate, delle patrie e
delle bandiere. Nasce oltre l’oceano da un sentimento d’incompiutezza, per
maturare e consolidarsi nel corso del XIX secolo attraverso un processo di internazionalizzazione
e il fiorire dei gradi. Poiché un ordine adeguato alla complessità del mondo
non può essere né particolare né statico, l’identità del pensiero scozzese si
definisce col pensare un ordine del non equilibrio, capace di evolvere sempre
verso ordini di livello superiore. L’architettura della piramide scozzese
concilia l’uno e il molteplice, rende coese le forze, ma non ammette sintesi
che non sia apertura a nuove domande. Questa dialettica, che allarga
l’esercizio ermeneutico all’infinito, non prevede la rassicurante sintesi
hegeliana e si configura nel contrapporsi di domanda e risposta del dialogo
socratico. Gli “scontenti” che, in autonomia di pensiero e d’azione, vogliono
elevarsi dal particolare all’universale, dall’antico al moderno, senza
rinunciare né all’uno né all’altro, sono impegnati in un’impresa dura e
temeraria solo con gli strumenti della ragione e con la consapevolezza che il
risultato finale potrà indebolire la ragione stessa. Strettamente connesse in
un nuovo orizzonte tre sono le parole chiave del Rito Scozzese: contingenza,
ironia e solidarietà. La nozione di contingenza allontana dalla visione della
storia e della cultura, ma non eclissa gli assoluti della tradizione
metafisica. Nella sua presa d’atto della contingenza degli eventi e dei
fenomeni storico-culturali, il R.S.A.A. istruisce dei vocabolari contingenti e
condivisi, ciascuno dei quali propone un nuovo modo di guardare al mondo e alle
civiltà: una pratica testuale per la ridescrizione di noi stessi nei termini di
un vocabolario assunto come decisivo ma non definitivo. Trentatré vocabolari
decisivi che si confrontano ai fini di una migliore ridescrizione di noi stessi
e che proprio relativizzandosi conquistano una propria autonomia. Attraverso il
confronto tra differenti vocabolari avvengono profondi mutamenti: temi, che
sembravano essenziali, impallidiscono e nuovi ne brillano che possono cedere il
passo ad altri ancora. Vivere nella contingenza significa allora vivere senza
garanzia o, meglio, con una certezza provvisoria e pragmatica, valida fino a
nuovo avviso. L’atteggiamento ironico consiste in questa consapevolezza. Per
ironia intendiamo appunto il riconoscimento della contingenza del proprio
vocabolario finale. Dire che “gli uomini di idee sono disprezzati dalle plutocrazie
e temuti dalle teocrazie”, è un’affermazione tragica. Dire che “i due vincitori
della partita impegnata dal secolo dei Lumi sono quelli che nessuno si
aspettava: l’Eterno e gli affari”, è un’affermazione ironica. La consapevolezza
ironica della contingenza non conferisce al suo possessore nessun potere, non
conduce al dominio né lo sostiene, ma promuove la coesistenza e rende possibile
il cammino dalla tolleranza alla solidarietà: per trasformare un armistizio in
pace, in un destino comune.
Perché la tolleranza, come condizione di pluralismo, da sola non basta. Facile
solo nel vuoto delle convinzioni, la tolleranza è una virtù privata, centrata
su di sé e contemplativa, che si confonde spesso con indifferenza,
condiscendenza, atto di grazia, permesso sospensivo. Per questo motivo la
tolleranza è facile preda di chi è privo di scrupoli e rende possibile molte
crudeltà. Per questo la tolleranza non è condizione sufficiente della
solidarietà o, per meglio dire, la solidarietà non è conseguenza predeterminata
della tolleranza. Come i nostri rituali ci ricordano, la solidarietà, orientata
verso la comunità e militante, significa disponibilità a combattere
nell’interesse della differenza altrui e non solo della propria. Avendo assunto
chiaramente queste nostre differenze ed essendo fermamente decisi a renderle le
più feconde possibili, ci interroghiamo infine su quale dovrebbe essere una
vita temperata dalla consapevolezza ironica della contingenza e dalla
solidarietà. Come perfezionare il disegno impostato dal Supremo Consiglio nel
lontano 1805? In primo luogo lo Scozzese deve restare libero e a distanza da
tutte le lobby per non perdere la sua credibilità. E’ questo distacco dal
potere che garantisce la sua indipendenza e la sua integrità. Egli difende il
suo onore ma rifugge dagli onori che lo addomesticano e lo disattivano. Custode
del linguaggio, preserva il senso delle parole per fare della chiarezza un
impegno. Poiché il mondo cambia più velocemente della nostra intelligenza del
mondo, egli veglia e si apre alla singolarità dell’evento. Il suo pensiero
aperto al campo dei possibili, deve fecondare il reale e non rinchiudersi nella
disperazione, nel rancore, nella calunnia. Egli si divide tra la passione di
comprendere, il diritto di rifiutare, il dovere di chiarire. Resta comunque un
artigiano che perfeziona la sua opera con la coscienza dei suoi limiti e dei
suoi errori. Oggi, con questa precisa coscienza, auguro un buon lavoro a voi
tutti.
Per il bene della Universalità del Rito ed alla Gloria del Grande Architetto
dell’Universo.
PRIMA TORNATA NAZIONALE DEI MAESTRI SEGRETI (Ottobre 2010 – Roma Hilton)
CULTURA E GLOBALIZZAZIONE: IL SUPREMO CONSIGLIO
DIFRONTE ALLE TRIBU’
David Cerniglia
Cultura e
globalizzazione: il Supremo Consiglio di fronte alle tribù. Cavalieri
convenuti da tutte le Valli intorno al Libro, Fratelli carissimi tutti, ci
siamo riuniti oggi con la consapevolezza che meno la memoria d’una comunità è
territoriale più è spirituale, con la speranza che i nostri rituali possano
influenzare il corso delle cose e, anche se non ci sono garanzie di successo,
con la convinzione che il RSAA rappresenti un progetto di vita. La decisione di
riunirci in questa Tornata nazionale non obbedisce alla volontà di piacere né
al piacere di una teatralità didascalica che rinnovi continuamente l’apparato
degli specchi. Obbedisce piuttosto alla necessità della verifica e della
riflessione, senza compiacenza e senza ridondanze. In un mondo rinchiuso in un
perpetuo presente o abusivamente abbandonato alle emozioni commemorative, e
tuttavia senza memoria, i dinosauri o gli ultimi dei Moicani rischiano di
divenire le sole frequentazioni onorevoli. Diventa allora essenziale mantenere
lo sforzo e consacrare degli spazi alla comunicazione della riflessione: non
per dire ai Fratelli ciò che essi devono pensare e fare, ma perché essi
padroneggino meglio le scelte loro offerte. Il R.S.A.A. non ha credenze da
promuovere, ma aiuta a comprendere meglio come noi crediamo. Pensare e
comprendere sono per noi un’esigenza identitaria ed esistenziale. Mentre tra coloro
che si sono autopromossi difensori del vivere comune, dichiarando di prendere
sul serio l’esistenza collettiva, sciamano i fornitori di collera e i venditori
di false speranze, io non ho nessuna buona novella da annunciare. Rinuncio
chiaramente ad ogni influenza politica. Perché la politica è dopo tutto un
perenne effetto d’annuncio. Quelli che eccellono nell’offerta d’indignazione,
rifiutano d’assumere la complessità del reale e, armati di una spada di legno,
additano il cattivo da odiare al ritmo dell’attualità. Adirati, infaticabili e
magniloquenti, cavalcano l’onda. Poiché vi è sempre un’onda, l’impegno è
garantito. E poi, se l’onda li sfratta, cambiano casa come i paguri. Ma, dietro
l’insorto si cela sovente il cortigiano e spesso l’insulto precede la
cialtroneria. Fu così che, alla fine degli anni settanta, le idee libertarie
del ‘68 – autonomia, individualismo, libertà – diventarono il miglior alleato
del mercato e del management di una società individualista, edonista e ludica:
dopo la decostruzione dei valori tradizionali, operata dalle così dette
“avanguardie”, si entrò nell’era del consumo di massa senza il quale l’economia
mondiale non avrebbe potuto “girare”. Trovava conferma in tal modo l’ipotesi
freudiana della sublimazione: più si possiede una vita interiore ricca, meno si
è sottomessi a quella logica della mancanza che spinge al consumo compulsivo.
Quelli che suonano il piffero della speranza, svalutano il presente e indicano
la fine del tunnel utilizzando ora le note della metafisica platonico-cristiana
ora le note della Ragione trascendentale kantiana. Un po’ meno attaccabrighe
dei venditori di collera, ma anch’essi esperti di processi, i venditori di
speranze sono gli eletti che, al di sopra del quotidiano trambusto umano,
possono avventurarsi in quei luoghi esoterici ove la verità si offre loro alla
vista. La promozione di una metafisica o di una razionalità universalmente
valida, l’universo di idee pure ed illuminate, diventerebbe il veicolo
principale del progresso: libertà, uguaglianza, fratellanza. Tuttavia la
triplice alleanza non scampa alla censura dell’esame critico.
L’uguaglianza milita contro la libertà, il sogno di libertà si distanzia
dall’uguaglianza e la fraternità è di dubbia efficacia finché gli altri due
valori non riescono a coesistere. Invano la modernità ha lottato per
conquistare i tre valori insieme e di quella fiduciosa sicurezza poco oggi
resta. Né le cose vanno meglio nella nuova commedia chiamata post-modernità ove
i nuovi orizzonti, che sembrano infiammare l’immaginazione, sono quelli di
libertà, diversità e tolleranza.
La libertà si riduce alla scelta del consumatore. La diversità significa solo
varietà di stili commerciabili. La tolleranza, osannata come panacea
universale, si traduce in “vivi e lascia vivere”. Una volta che i legami
reciproci si riducono alla tolleranza, la differenza significa distanza ed
assenza di cooperazione. Talora un’insensibilità nutrita d’indifferenza che
frammenta invece d’unire. Talora una sorta d’armistizio: il semplice rinvio ad una
resa dei conti finale. Può dunque l’ordine regnare a Babele? “Ordo ab chao”, la
scritta che campeggia a fianco delle nostre aquile, indica una soluzione o
piuttosto solleva un problema? Qualunque cosa si dica o faccia un noi si oppone
a un loro, lungo una linea di demarcazione: un’identità si costruisce quando si
crea una frontiera, reale o immaginaria. Pensare a questo problema è
probabilmente il lavoro più difficile del nostro tempo. Il problema è che noi,
soggetti di credenze, invenzioni e desideri, abitiamo la cultura e la cultura
non è il luogo naturale della confluenza e dell’armonia. Se uno spermatozoo e
un uovo bastano per fare un feto, per fare un uomo occorre molto di più: un
territorio, una lingua, una memoria condivisa e delle norme. Una sorta di
prisma formato dall’insieme delle relazioni che un gruppo di uomini,
storicamente costituito, intrattiene con lo spazio, il tempo, la terra, il
sesso e la morte. Questo supplemento di bagaglio, aggiunto al programma
genetico della specie, definisce la cultura dei vari gruppi sociali: un indice
variabile che forma la mentalità orientando definizione e riproduzione
dell’ordine costituito. La scienza e la tecnica, nomadi e cosmopolite, ci danno
talora l’illusione di creare un sentimento d’appartenenza e d’identità: una
sola organizzazione dell’aviazione civile, solo tre scarti ferroviari e tre
sistemi per la trasmissione televisiva a colori. Ma ci sono nel mondo 196 Stati
e ben 6000 idiomi differenti: luoghi della memoria e memoria dei luoghi, che
frazionano la specie umana in personalità variamente orientate e favoriscono
l’etnocentrismo. Quando la frenesia tecno-economica destabilizza gli equilibri,
all’unificazione galoppante del mezzo tecnico-economico corrisponde una
balcanizzazione politico-culturale e spesso la mondializzazione s’accompagna a
un ritorno identitario arcaico: una sorta di progresso retrogrado, in cui la
globalizzazione degli oggetti e dei segni porta alla tribalizzazione dei
soggetti. Così come il fattore economico fu determinante nel XIX secolo e il
fattore politico nel XX, è probabile che il fattore culturale faccia del XXI il
secolo delle minoranze. Ma mentre le antiche tribù erano gruppi rigidamente
strutturati e con un’appartenenza controllata, la ricerca di un ancoraggio
identitario porta sovente a un neotribalismo in cui le tribù, spesso ignare del
loro seguito e dal seguito variabile, esistono solo in virtù delle decisioni
individuali di ostentare i tratti simbolici della fedeltà tribale. Quando gli
sforzi di autocostruzione dei singoli individui vengono frustrati, queste nubi
di comunità si scompongono e rapidamente scompaiono all’orizzonte. E’ questo un
problema d’ingegneria associativa antico ed apparentemente irrisolvibile. O la
comunità è il prodotto di scelte individuali e in tal modo la sua esistenza
soffre degli stessi rischi e delle stesse ansie del resto della società.
Oppure la comunità, con i suoi principi e i suoi valori, precede ogni altra
scelta individuale e in tal caso può entrare in conflitto con la libertà
personale di autoaffermazione. Sicuramente la comunità non è un posto naturale
ove trovare una sistemazione sicura, soprattutto dopo il passaggio della
pesante nave della modernità. La turbolenza, che essa ha generato, costringe i
marinai a modificare la rotta delle loro barche. Ma se le bussole sono
impazzite non è vero che sia impossibile orientarsi in quelle acque.
Equipaggiamento leggero per navigare a vista: questo serve per la navigazione.
Così, mentre frughiamo nella nostra scatola degli attrezzi, ci rendiamo conto
che l’oceano, orizzonte d’alto mare senza lidi né porti, rappresenta
un’occasione di formidabile emancipazione.
Ed è oltre l’oceano che nasce il R.S.A.A.: dal dubbio legittimo che bastino tre
gradi e dalla volontà di superare una memoria condizionata dalla geografia di
infinite identità nazionali, quella delle fortezze assediate, delle patrie e
delle bandiere. Nasce oltre l’oceano da un sentimento d’incompiutezza, per
maturare e consolidarsi nel corso del XIX secolo attraverso un processo di internazionalizzazione
e il fiorire dei gradi. Poiché un ordine adeguato alla complessità del mondo
non può essere né particolare né statico, l’identità del pensiero scozzese si
definisce col pensare un ordine del non equilibrio, capace di evolvere sempre
verso ordini di livello superiore. L’architettura della piramide scozzese
concilia l’uno e il molteplice, rende coese le forze, ma non ammette sintesi
che non sia apertura a nuove domande. Questa dialettica, che allarga
l’esercizio ermeneutico all’infinito, non prevede la rassicurante sintesi
hegeliana e si configura nel contrapporsi di domanda e risposta del dialogo
socratico. Gli “scontenti” che, in autonomia di pensiero e d’azione, vogliono
elevarsi dal particolare all’universale, dall’antico al moderno, senza
rinunciare né all’uno né all’altro, sono impegnati in un’impresa dura e
temeraria solo con gli strumenti della ragione e con la consapevolezza che il
risultato finale potrà indebolire la ragione stessa. Strettamente connesse in
un nuovo orizzonte tre sono le parole chiave del Rito Scozzese: contingenza,
ironia e solidarietà. La nozione di contingenza allontana dalla visione della
storia e della cultura, ma non eclissa gli assoluti della tradizione
metafisica. Nella sua presa d’atto della contingenza degli eventi e dei
fenomeni storico-culturali, il R.S.A.A. istruisce dei vocabolari contingenti e
condivisi, ciascuno dei quali propone un nuovo modo di guardare al mondo e alle
civiltà: una pratica testuale per la ridescrizione di noi stessi nei termini di
un vocabolario assunto come decisivo ma non definitivo. Trentatré vocabolari
decisivi che si confrontano ai fini di una migliore ridescrizione di noi stessi
e che proprio relativizzandosi conquistano una propria autonomia. Attraverso il
confronto tra differenti vocabolari avvengono profondi mutamenti: temi, che
sembravano essenziali, impallidiscono e nuovi ne brillano che possono cedere il
passo ad altri ancora. Vivere nella contingenza significa allora vivere senza
garanzia o, meglio, con una certezza provvisoria e pragmatica, valida fino a
nuovo avviso. L’atteggiamento ironico consiste in questa consapevolezza. Per
ironia intendiamo appunto il riconoscimento della contingenza del proprio
vocabolario finale. Dire che “gli uomini di idee sono disprezzati dalle plutocrazie
e temuti dalle teocrazie”, è un’affermazione tragica. Dire che “i due vincitori
della partita impegnata dal secolo dei Lumi sono quelli che nessuno si
aspettava: l’Eterno e gli affari”, è un’affermazione ironica. La consapevolezza
ironica della contingenza non conferisce al suo possessore nessun potere, non
conduce al dominio né lo sostiene, ma promuove la coesistenza e rende possibile
il cammino dalla tolleranza alla solidarietà: per trasformare un armistizio in
pace, in un destino comune.
Perché la tolleranza, come condizione di pluralismo, da sola non basta. Facile
solo nel vuoto delle convinzioni, la tolleranza è una virtù privata, centrata
su di sé e contemplativa, che si confonde spesso con indifferenza,
condiscendenza, atto di grazia, permesso sospensivo. Per questo motivo la
tolleranza è facile preda di chi è privo di scrupoli e rende possibile molte
crudeltà. Per questo la tolleranza non è condizione sufficiente della
solidarietà o, per meglio dire, la solidarietà non è conseguenza predeterminata
della tolleranza. Come i nostri rituali ci ricordano, la solidarietà, orientata
verso la comunità e militante, significa disponibilità a combattere
nell’interesse della differenza altrui e non solo della propria. Avendo assunto
chiaramente queste nostre differenze ed essendo fermamente decisi a renderle le
più feconde possibili, ci interroghiamo infine su quale dovrebbe essere una
vita temperata dalla consapevolezza ironica della contingenza e dalla
solidarietà. Come perfezionare il disegno impostato dal Supremo Consiglio nel
lontano 1805? In primo luogo lo Scozzese deve restare libero e a distanza da
tutte le lobby per non perdere la sua credibilità. E’ questo distacco dal
potere che garantisce la sua indipendenza e la sua integrità. Egli difende il
suo onore ma rifugge dagli onori che lo addomesticano e lo disattivano. Custode
del linguaggio, preserva il senso delle parole per fare della chiarezza un
impegno. Poiché il mondo cambia più velocemente della nostra intelligenza del
mondo, egli veglia e si apre alla singolarità dell’evento. Il suo pensiero
aperto al campo dei possibili, deve fecondare il reale e non rinchiudersi nella
disperazione, nel rancore, nella calunnia. Egli si divide tra la passione di
comprendere, il diritto di rifiutare, il dovere di chiarire. Resta comunque un
artigiano che perfeziona la sua opera con la coscienza dei suoi limiti e dei
suoi errori. Oggi, con questa precisa coscienza, auguro un buon lavoro a voi
tutti.
Per il bene della Universalità del Rito ed alla Gloria del Grande Architetto
dell’Universo.
“Gli errori sono caratteristici di chi li commette.
Dai suoi stessi errori, si distingue un saggio da un uomo da poco”
“Ascolta tutto ciò che si dice, sospendi il giudizio
sui punti dubbi e parla con prudenza anche delle cose certe: così sarai sicuro di
commettere pochi errori. Guarda bene ciò che si fa, evita le imprese rischiose
e non avventurarti che in quelle sicure: così avrai poche occasioni di
pentirti. Ora, quando c’è poco da pentirsi di ciò che si è detto e poco da
rammaricarsi di ciò che si è fatto, promozioni e compensi seguiranno
naturalmente”
“A quindici anni, decisi di apprendere. A trenta,
ero fermo sulla Via. A quaranta, non avevo più dubbi. A cinquanta, compresi i
decreti del Cielo. A sessanta, avevo una buona capacità di discernimento. A
settanta, agivo in completa libertà, senza però trasgredire nessuna
regola”
“Non temere di restare sconosciuto agli uomini, ma
di non conoscerli”
“In musica si possono definire alcune regole.
All’inizio, tutti gli strumenti suonano all’unisono. Poi ciascuno sprigiona
tutta la sua purezza, e ciò avviene in un accordo perfetto con gli altri,
sostenuto fino alla fine”
“Chiamato ad un compito, fa’ il tuo dovere. Lasciato
senza lavoro, sappi ritirarti”
Tutto accade, l’uomo non può “fare” nulla. E’ una
macchina comandata dall’esterno da chocs accidentali (Frammenti,
pag. 127) e ancora … Sì, è possibile smettere di essere
una macchina, ma, per questo, è necessario prima di tutto
conoscere la macchina. Una macchina, una vera macchina,
non conosce se stessa e non può conoscersi. Quando una
macchina conosce se stessa, da quell’istante ha cessato
di essere una macchina (Frammenti di un Insegnamento
Sconosciuto di P.D. Ouspensky, pag. 23).
PRESENTAZIONE
Se per un attimo accettassimo il paradosso di essere
delle vere e proprie macchine, di avere un
funzionamento in tutto e per tutto uguale a quello di un
motore, il presente studio potrebbe rivelarsi
un’utile dispensa per la formazione di “meccanici del
corpo umano”.
Niente paura però, un paradosso del resto è solo
“un’asserzione fuori dalla comune opinione” (non è
detto che debba essere necessariamente falsa)… per
accettarlo poi, come vedremo in seguito, basta
solo zittire per un momento il nostro Re di Quadri, il
potente signore del SI e del NO.
Come viene detto in “Frammenti” è solo attraverso la
conoscenza e la conseguente regolazione
delle parti costituenti il nostro motore che si può
rimediare al suo cattivo funzionamento e
raggiungere quell’equilibrio o rendimento ottimale che il
sig. G. esemplificò nella scritta che fece
affiggere all’entrata della sua Scuola di Fontainebleau,
“Istituto per lo sviluppo armonico
dell’uomo”.
Perciò rimbocchiamoci le maniche senza tirar fuori storie
del tipo … “non sono capace” o altre
fantasticherie del genere; in un’era IKEA come questa
dove abbiamo imparato a montare e
smontare TUTTO E DI TUTTO la scusa non attacca;
accostiamoci quindi, ben intenzionati, al
nostro motore per fare una buona manutenzione di quegli
accessori che stanno all’interno di noi
stessi e ai quali si dovrebbe tener conto più di ogni
altra cosa al mondo.
SCHEDA TECNICA
Il più grosso preconcetto dell’uomo è quello di credere
di avere un’unica natura, di pensare a se
stesso come a un essere unitario.
Le parti che costituiscono la macchina umana sono il
centro intellettuale, il centro emozionale, il
centro motorio e il centro istintivo altrimenti chiamate
le 4 funzioni inferiori.
In un certo senso i centri o le funzioni inferiori
possono essere visti come l’hardware di un
computer, sono operanti in noi fin dalla nascita e tutti
insieme costituiscono quella che viene
chiamata essenza di un essere umano.
La programmazione che entra in questi centri dopo la
nascita, il software che entra nell’hardware e
che fa funzionare in modo appropriato o meno il computer
viene chiamata personalità di un essere
umano.
L’area del centro intellettuale è costituita da parole e
idee.
L’intera base del centro intellettuale è il PARAGONE …
esso prende le cose nuove e le connette
con le cose vecchie … prende 2 cose, le mette una accanto
all’altra e le paragona proprio per vedere
in che relazione stanno l’una con all’altra.
Il centro emozionale concerne le emozioni che abbiamo nei
confronti di noi stessi, della gente e
riguarda anche le impressioni che riceviamo dal mondo
esterno.
Il modo col quale reagiamo quando qualcuno ci manca di
rispetto o ci insulta è una delle migliori
opportunità che abbiamo per vedere all’opera il nostro
centro emozionale.
Iniziando a separare dal suo funzionamento le cose di cui
principalmente si nutre, cioè a dire
GIUDIZIO e IDENTIFICAZIONE, l’uomo può evolvere perché
non è attraverso il centro
intellettuale bensì attraverso il centro emozionale che
si può acquisire un Nuovo Sapere.
Il centro motorio oltre a presiedere al movimento del
nostro corpo fa molto di più … esso ci
permette di comunicare con il mondo fisico; infatti oltre
a controllare i movimenti che fin da piccoli
abbiamo appreso, come camminare e correre, esso ci
permette di poter misurare il mondo fisico.
Senza di lui procederemmo sbattendo contro i muri … è lui
che ci fa vedere le distanze tra gli
oggetti, distinguere il più grande dal più piccolo, che
ci permette di valutare la velocità di un
oggetto … grazie a lui possiamo prevedere come evolvono
fisicamente le cose!
Il centro istintivo è il solo centro sempre in funzione …
esso include tutte le funzioni biologiche
interne, fa digerire i cibi che mangiamo, produce ormoni,
fa respirare i nostri polmoni, fa muovere il
sangue per tutto il nostro corpo, fa battere il cuore,
purifica il sangue nei reni, si prende cura di tutte
le nostre le nostre funzioni istintive senza che noi ci
pensiamo … infatti in circostanze normali non
ci rendiamo conto ne non facciamo caso al suo operato!
MODALITA’ di FUNZIONAMENTO
Esiste un parallelismo che intercorre tra i centri o le
funzioni della macchina umana e i semi delle
comuni carte da gioco; in questo contesto :
– “fiori” rappresenta il centro o la funzione istintiva
– “picche” rappresenta il centro o la funzione motoria
– “cuori” rappresenta il centro o la funzione emozionale
– “quadri” rappresenta il centro o la funzione
intellettuale
A – La prima divisione che si riscontra nelle carte di
tutti i centri è che sono divise in una metà
positiva e in una metà negativa, ambedue necessarie per
il corretto funzionamento della macchina
B – La divisione delle carte figurate in re, regina e
fante corrisponde al livello d’attenzione col
quale la macchina generalmente opera.
Il livello di attenzione rappresentato dal fante è il
livello più basso attraverso il quale la nostra
macchina funziona. Esso opera persino senza che noi lo
desideriamo in modo particolare, lavora per
conto suo, automaticamente, si potrebbe dire che il
livello del fante operi in uno stato
di attenzione automatica.
Il livello di attenzione della regina è attivato e tenuto
in funzione in ogni centro da uno stimolo
esterno. Vi è un flusso di attenzione che va dalla nostra
macchina verso qualcosa che sta al di fuori
di noi e in altri casi verso qualcosa che sta all’interno
di noi stessi.
Il livello di attenzione del re rappresenta quel grado di
attenzione che dobbiamo mantenere con uno
sforzo … quando lo sforzo cessa, il grado di attenzione
cade al livello di quello della regina o del
fante.
Fra tutte le carte da gioco quindi fra tutti gli
accessori dei centri esistono delle connessioni che nel
diagramma non sono state illustrate e che si potrebbero
paragonare a dei fili o dei cavi di un
ipotetico impianto elettrico.
Livello di attenzione o grado di funzionamento
attenzione mantenuta con sforzo
attenzione da stimolo esterno
attenzione automatica
Centro intellettuale
Centro emozionale
Centro motorio
Centro istintivo
Centri o funzioni
Alcune carte sono collegate da talmente tanti fili che la
loro connessione è formata da un cavo di
collegamento molto grosso, altre ne hanno uno più
sottile, quasi invisibile come quello che corre tra
il Re di quadri e il Re di cuori .
Il cavo di collegamento tra la Regina di fiori e la
Regina di cuori invece è di “sezione” molto
considerevole; gli stimoli ambientali, che arrivano
dall’esterno, evocano nella Regina di fiori
sensazioni più o meno gradevoli … quando questi stimoli
raggiungono attraverso il cavo di
collegamento la Regina di cuori diventano la nostra
identità e la base con la quale rispondiamo alle
sollecitazioni del mondo esterno.
Per esempio, se permettiamo a noi stessi di diventare
negativi perché ci troviamo in un ambiente in
cui fa molto caldo, quando qualcuno entrerà e farà dei
commenti che non apprezziamo,
automaticamente reagiremo con asprezza e state pur certi
che l’ultimo cosa che ammetteremo è che
tutto ciò sia potuto succedere per colpa del caldo.
Un’altra connessione molto importante è quella che
intercorre tra la Regina di cuori e il Fante di
quadri, ciò che li connette riguarda il patrimonio delle
nostre attitudini.
La maggior parte delle nostre attitudini risiede nel
centro emozionale e questi usa il centro
intellettuale quasi come per convalidare l’attitudine
stessa, in qualche modo per avere conferma
della sua esistenza e veridicità.
E’ per questo motivo che abbiamo bisogno di fabbricare
ragioni speciose su misura per giustificare
tutte le nostre sensazioni.
Il centro emozionale non perde mai occasione di chiedere
al Fante di quadri una giustificazione
verbale su ciò che sente nei suoi stessi confronti o nei
confronti degli altri, e questa è una delle più
importanti connessioni che dobbiamo ridurre se non
addirittura spezzare se vogliamo evolvere
spiritualmente.
Un’altra connessione molto importante per la nostra
evoluzione spirituale è quella che intercorre tra
il Re di cuori e il Re di quadri; il desiderio per
dividere la nostra attenzione, per essere
consapevoli delle nostre esperienze, per aumentare il
nostro livello d’essere, è opera del Re di
cuori. Ma il desiderio non basta … occorre sapere come
fare le cose ed è proprio il Re di quadri
che sa come le cose vanno fatte. Se il Re di cuori è
debole anche se il Re di quadri gli spiegherà
come fare non si arriverà a nessun risultato.
In un certo senso l’ultima parola spetta sempre al Re di
cuori, è lui che deve agire, che deve avere
la dedizione e prendere il coraggio a due mani per usare
la conoscenza del Re di quadri.
COMPONENTI ed ACCESSORI
Il Fante di fiori come abbiamo già visto a proposito del
centro istintivo si occupa
delle funzioni biologiche interne; è la parte che
digerisce il cibo, che immagazzina
alcuni componenti della sua scomposizione nel fegato, che
produce gli ormoni, che fa
respirare i polmoni, che fa muovere il sangue per tutto
il corpo, che fa battere il cuore,
che purifica il sangue nei reni, ecc … si prende cura di
tutte le funzioni istintive senza
che noi ci pensiamo.
IN CIRCOSTANZE NORMALI NOI NON DOVREMMO ACCORGERCI CHE IL
FANTE DI FIORI STA LAVORANDO!
Quando interviene un cambiamento sul corretto e normale
funzionamento del nostro corpo il Fante
di fiori manda un segnale al Re di fiori attraverso la
sua metà negativa … il re, dopo aver ricevuto
il messaggio da parte del fante che il battito cardiaco
sta rallentando, può ordinare ad una ghiandola
endocrina di rilasciare un ormone per accelerare il
battito cardiaco sino alla sua completa
normalizzazione.
Questo esempio è oltremodo importante per sottolineare il
fatto che le parti positive e negative dei
centri NON DEVONO ESSERE PRESE COME VALORE ASSOLUTO, ma
che l’alternanza
dei loro 2 possibili comportamenti antitetici è
finalizzata al primario bene della macchina umana,
che rimane sempre e comunque quello legato alla sua
conservazione.
La caratteristica delle persone che hanno come centro di
gravità il Fante di fiori è quella di … “non
amar parlare molto”.
La Regina di fiori è il luogo dove tutte le informazioni
sensoriali del mondo
esterno entrano nella nostra macchina, è il lettore CD
del nostro hardware, e
vengono poi distribuite a tutte le altre parti della
macchina attraverso i cavi di
collegamento!
La Regina di fiori include tutti i nostri sensi come la
vista, l’udito, l’olfatto, il gusto,
il tatto più tutte quelle che vengono chiamate
“sensazioni indifferenti”, quelle che ci
permettono di “misurare l’ambiente circostante” come
essere in grado di riconoscere
il tasso di umidità dell’aria, essere in grado di
soppesare un oggetto … la Regina di
fiori si occupa della maggior parte del lavoro
giornaliero della nostra macchina.
Reagiamo costantemente attraverso stimoli … alcuni di
essi ci influenzano attraverso la metà
positiva della Regina di fiori, altri attraverso la sua
metà negativa, avvertendoci quando le
situazioni possono essere pericolose o meno per noi.
L’IDENTICAZIONE, il contagio di sensazioni più o meno
piacevoli che la Regina di fiori riversa
nel centro emozionale, è causa di enorme DISPENDIO di
ENERGIA da parte della nostra
macchina.
Le persone centrate nella Regina di fiori hanno molti
“io” connessi con i loro piaceri e dispiaceri;
ad essi piace molto mangiare e bere, amano cose come
profumi, cosmetici, schiume da bagno …
stare a lungo sotto la doccia. Inoltre a loro piace molto
parlare di queste cose ad altre persone e
spesso desiderano convincere o forzare gli altri con le
loro opinioni. Avendo una grande abilità nel
fare fini distinzioni per quanto riguarda le impressioni
sensoriali spesso sono affermati sommelier,
chef, creatori di grandi vini o miscelatori di essenze e
profumi, ecc …
Il Re di fiori è colui che presiede alla distribuzione e
alla regolazione delle energie
che servono per alimentare le varie parti della macchina;
egli decide in ogni
momento quali parti rifornire in base al principio di
conservazione nonché della
sopravvivenza fisiologica.
Al Re di fiori non piace che le parti più alte della
macchina usino le energie fini,
quelle che lui preferisce immagazzinare per possibili
emergenze.
Quando siamo malati, il centro istintivo risparmia
energia per guarire se stesso e limita al massimo
le forniture per il centro intellettuale, emozionale e
per quello motorio.
Obiettivo importante è quello di sviluppare il Re di
cuori perché è l’unica parte della nostra
macchina che può contrastare il Re di fiori … ciò avviene
quando il Re di cuori decide che un
certo quantitativo di energia deve essere destinato a
quelle parti che ne hanno bisogno per compiere
la nostra Evoluzione Spirituale.
Pare che il Re di fiori sia anche una specie di SPIA cui
non piace ricevere attenzione ma a cui piace
per contro osservare le altre persone per poter
esercitare una certa sorveglianza sui “potenziali
nemici” che stanno intorno a noi.
Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui è
abbastanza difficile da osservare … il Re di fiori
ama starsene nell’ombra, non ricevere attenzione diretta,
per poter meglio spiare con calma le
intenzioni delle altre persone, intuire da come ci
guardano, da quello che fanno quello che stanno
pensando e che si stanno accingendo a fare nei nostri
confronti.
Quando ci troviamo in quelli che generalmente vengono
chiamati “posti poco raccomandabili” c’è
una parte operante in noi che ci mette al corrente della
presenza di altre persone ed è attenta sulla
base di ogni minimo gesto a valutare il grado di
pericolosità della situazione in cui ci troviamo …
questo è un classico esempio di corretto funzionamento
della metà negativa del re nel centro
istintivo.
Altri dicono che nel Re di fiori vi sia immagazzinata
molta “memoria del passato dell’umanità”; in
pratica che ci sarebbero ancora molte esperienze e
conoscenze che facevano parte dell’uomo delle
epoche passate che ancora oggi sono presenti in noi e
influenzano il nostro comportamento e le
nostre percezioni, senza che noi ce ne accorgiamo.
Il Re di fiori conosce cose apparentemente inspiegabili
… possiede poteri che ordinariamente
riteniamo essere supernaturali ma che invece potrebbero
essere solo funzioni naturali per questa
parte della macchina.
Alcuni esempi di questi poteri sono quelli che riguardano
la capacità di conoscere cose che
accadranno in futuro, di sentire cose che stanno
accadendo nel presente a distanza ricevendone una
informazione sensoriale diretta, l’essere capaci di
vedere le auree delle altre persone e le
emanazioni dei loro campi magnetici, ecc …
Una funzione normale del Re di fiori di cui tutti abbiamo
esperienza è la guarigione del corpo.
Il Fante di picche controlla i movimenti che ci sono
diventati abituali come correre o
camminare, portare il cibo dal piatto alla bocca o
bussare a una porta, quindi quelli che
abbiamo appreso senza dover ripetere ogni volta tutta la
trafila che abbiamo fatto per
impararli, senza dover ogni volta fare lo sforzo per
ricordare tutta la procedura.
Alle persone centrate nel Fante di picche piacciano
attività e occupazioni di natura
ripetitiva, lavori di routine che richiedono la continua
ripetizione degli stessi
procedimenti o movimenti. Nello sport amano discipline
legate alla corsa; correre è una
tra le attività fisiche che richiede meno energia …
comporta la ripetizione degli stessi movimenti ad
un ritmo uniforme.
La Regina di picche incarna i nostri desideri e il nostro
divertimento messi in
relazione al movimento, le persone centrate in questa
carta amano molto ballare …
Alla Regina di picche piacciono tutti i giochi, non solo
quelli più propriamente fisici
di movimento ma anche quelli “sedentari” come i
videogames … essa ama la
televisione e i film.
Alle persone centrate nella Regina di picche piace il
movimento, tendono ad essere scherzose,
ciarliere e possono trasformare quasi ogni attività in
gioco
Il Re di picche è responsabile delle invenzioni e si
incarica anche di capire come le
cose funzionano nel mondo fisico.
Capire come funziona un macchinario, vedere le
correlazioni fra le diverse parti di
un’apparecchiatura, individuare ciò che è guasto … sono
alcune delle caratteristiche
delle persone centrate in questa carta.
Sono persone particolarmente inventive, che amano in
special modo programmare
computer, che sono brave in matematica e che di un
fenomeno riescono ad avere la
visione globale del suo svolgimento.
Le persone centrate nel Re di picche, di solito, mostrano
meno movimento visibile o esterno
rispetto a quello del fante e della regina, tendono ad
essere moderate nei loro movimenti
e generalmente sono anche più creative.
Sia che siano artisti o meno, a loro piace essere coinvolti
in progetti creativi, progettare
qualcosa che funzioni per una nuova situazione, in genere
hanno talento per il disegno perché
hanno il senso delle proporzioni e sono in grado di
vedere le relazioni che intercorrono fra le
parti delle cose.
Sovente amano la matematica, la manipolazione dei simboli
che essa permette …
Il Fante di cuori amministra in modo ordinario quella
“comune cortesia” che sta alla base della civile convivenza fra le persone.
E’ un registratore che avvia i suoi nastri già incisi in
precedenza per rispondere a
delle situazioni di routine!
La Regina di cuori è in possesso di grandi doti
percettive che è in grado di rivolgere sia verso se stessa sia verso le altre
persone … può permettersi di aiutare gli altri!
In generale le persone centrate nella Regina di cuori
sono abbastanza temute … esse possono essere allo stesso tempo molto positive o
molto negative e amano in particolar modo attivare queste loro
caratteristiche anche negli altri!
Le persone centrate nel Fante e nella Regina di cuori
hanno una connessione molto forte con la
gente, la gente è il soggetto dominante delle loro
immaginazioni e attenzioni e preferiscono essere
sempre in compagnia di qualcuno piuttosto che stare sole;
spesso il lavoro principale che devono
affrontare è quello della lotta contro ogni loro forma di
“pettegolezzo” e di “giudizio” che tendono a
riversare sulle altre persone … la comprensione degli
altri è lavoro corretto, il giudicare gli altri è
lavoro sbagliato, è perdita di energia!
Queste persone hanno maggiori fluttuazione di peso
rispetto ad altri tipi umani, infatti a causa delle
connessioni sbagliate che hanno mangiano con il centro
emozionale piuttosto che con la parte
emozionale del centro istintivo e potrebbero avere
maggiori problemi di salute rispetto alle altre
persone.
Il Re di cuori è la nostra COSCIENZA, è connesso con la
nostra più raffinata
comprensione di ciò che è giusto e sbagliato sia in noi
stessi sia in relazione al comportamento degli altri.
E’ abbastanza raro avere esperienza del Re di cuori … il
LAVORO SBAGLIATO di questa carta (che quindi deve essere osservato e separato)
si manifesta attraverso IDENTIFICAZIONE e GIUDIZIO.
Più ci facciamo prendere dall’identificazione più
giudichiamo diventando positivi o negativi verso noi stessi o verso le altre
persone …SE CONTINUIAMO A GIUDICARE NOI STESSI E LE ALTRE PERSONE NON POTREMO
MAI CAPIRE NOI STESSI NE LE ALTRE PERSONE!
Il segreto consiste nel tenere la nostra COSCIENZA sempre
sgombera da ogni identificazione, quindi da tutti i condizionamenti che
attraverso la Regina di Fiori entrano nella nostra macchina dall’esterno in
quanto sono proprio questi che, alla fine, ci portano a quel GIUDICARE che ci
fa perdere così tanta energia.
IL CORRETTO FUNZIONAMENTO DELLA COSCIENZA AVVIENE NEL
DISTACCO … E’ OSSERVAZIONE DISIDENTIFICATA!
Il Re di cuori è la parte più creativa del centro
emozionale; le persone centrate in questa carta
generalmente hanno un gusto estetico molto sviluppato,
spesso svolgono la professione di desiner
perché hanno uno spiccato senso dell’armonia delle
impressioni, possono anche essere degli ottimi
musicisti … a volte una persona centrata nel centro
motorio sa come suonare meglio uno
strumento, ma una persona centrata nel centro emozionale
sa come suonare meglio la musica!
Il Fante di quadri può essere visto come la banca dati di
tutte le parole e di
tutti i nostri nastri verbali …
Il Fante di quadri risponde a domande e situazioni SENZA
PENSARE e delle volte fa lui stesso delle domande SENZA PENSARCI, “domande associative”
che non sono importanti e alle quali con un po’ più d’attenzione
avrebbe potuto rispondere da solo … è la parte meccanica della
nostra MENTE CONSCIA! IL GRAVE PROBLEMA IN QUESTO MODO DI FARE CONSISTE NEL
FATTO CHE ILFANTE DI QUADRI RIFIUTA INFORMAZIONI “NUOVE”, QUELLE PREVENIENTI DAL
CENTRO EMOZIONALE CHE NON ENTRANO RAPIDAMENTE IN CONNESSIONE CON CIO’ CHE LUI
GIA’ SA, QUELLE CHE RICHIEDEREBBERO UN
CERTO SFORZO PER ESSERE ASSIMILATE … SE DESIDERIAMO
ALLARGARE LA VISIONE DELLE COSE OCCORRE CHE IN NOI OPERI QUALCOSA DI PIU’ ALTO
DEL FANTE DI QUADRI PERCHE’ QUESTI CERCHERA’ SEMPRE DI VIETARE L’ACCESSO A
TUTTO CIO’ CHE NON PUO’ ESSERE CAPITO IN MODO FACILE!
Le persone centrate del Fante di quadri in genere hanno
buona memoria, immagazzinano
informazioni, c’è una tendenza da parte loro a leggere
qualsiasi cosa senza alcuna discriminazione
sull’oggetto della trattazione e quindi senza alcuna
considerazione di quanto ciò sia in qualche
modo utile per la loro esistenza … leggono la
composizione di un farmaco che non prenderanno
mai, leggono un giornale senza discriminare gli argomenti
e possono anche leggere riviste per il cui
genere non provano alcun interesse.
La Regina di quadri rappresenta i nostri interessi
intellettuali ed il nostro
desiderio di sapere e di conoscere con curiosità, quella
che sviluppiamo per
conoscere ciò che ci piace.
Lo scolaro svogliato legge i fumetti con la Regina di
quadri … i testi scolastici
con il Re di quadri !
Generalmente le persone centrate nelle Regina di quadri
hanno interessi
intellettuali più “alti” di quelli del fante, sono quegli
studiosi che tendono a saper moltissimo su
argomenti specifici e l’idea di parlare di queste cose
con altre persone li eccita molto. L’eccitazione
circa il sapere è la caratteristica di queste persone …
persino quando sono tipi passivi parlano
molto.
Il Re di quadri riveste una grandissima importanza …
quando funziona in modo
corretto permette che NUOVE IDEE e NUOVE PERCEZIONI
entrino in noi
allargando sempre di più i nostri orizzonti … in qualche
modo ha molto a che fare
col concetto di CENSURA!
Purtroppo però è la parte usata meno frequentemente dalla
nostra macchina … con
l’eventuale eccezione per le persone centrate in questa
carta.
Il Re di quadri prende le cose nuove e le confronta con
quelle vecchie già in suo
possesso, il suo tipo di lavoro si basa sul PARAGONE …
esso prende 2 cose, le mette una accanto
all’altra e le paragona proprio per vedere in che
relazione stanno tra di loro.
Il sig. Ouspensky disse che il Re di quadri funziona
sulla base del SI e del NO … IL RIFIUTO O MENO DI ACCETTARE NUOVE INFORMAZIONI CHE
IL RE DI QUADRI ESERCITA E’ MOLTO LEGATO AL TIPO DI RAPPORTO CHE SI E’ VENUTO A
CREARE TRA DI LUI E IL CENTRO EMOZIONALE.
Le persone centrate nel Re di quadri sembrano essere le
più rare.
Generalmente sono molto tranquille … se si fa loro una
domanda, anche molto semplice, non
risponderanno subito perché prima di parlare
connetteranno la domanda a tutti i diversi campi del
loro sapere, dopo di che state sicuri che la risposta
sarà un vero e proprio fiume inarrestabile di
I tre Mondi del nostro pianeta sono attualmente
il campo di evoluzione per un certo numero di differenti regni di vita giunti a
diversi stadi di sviluppo. Solo quattro di questi ci riguardano ora, e cioè i
regni minerale, vegetale, animale e umano. Questi quattro regni sono in
rapporto con i tre Mondi in modi diversi, secondo il progresso che questi
gruppi di vita in evoluzione hanno fatto alla scuola dell’esperienza. Per
quello che si riferisce alla forma, i corpi densi di tutti i regni sono
composti delle medesime sostanze: solidi, liquidi e gas della Regione Chimica.
Il corpo denso di
un uomo è veramente un composto chimico quanto lo è la pietra, sebbene
quest’ultima sia animata solo da vita minerale. Ma, anche parlando dal solo
punto di vista fisico, lasciando da parte per ora tutte le altre
considerazioni, molte e importanti sono le differenze fra il corpo denso
dell’essere umano e il minerale della terra. L’uomo si muove, cresce e propaga
la sua specie; il minerale al suo stato nativo non fa nessuna di queste cose.
Paragonando l’uomo
con le forme del regno vegetale, noi troviamo che, tanto la pianta quanto
l’uomo possiedono un corpo denso, capace di sviluppo e di propagazione. Ma
l’uomo possiede facoltà che il vegetale non ha. Egli sente, ha il potere di
muoversi, e la facoltà di percepire le cose al di fuori di sé.
Se noi compariamo
l’uomo con l’animale, vediamo che l’uno e l’altro hanno le facoltà di sentire,
di muoversi, di crescere, di propagarsi e la percezione dei sensi. In più
l’uomo possiede la facoltà di parlare, una struttura superiore del cervello e
infine le mani, che costituiscono un grandissimo vantaggio fisico. Notiamo in
modo particolare la conformazione del pollice, che rende la mano molto più
efficiente di quella degli antropoidi. L’uomo ha anche sviluppato un
determinato linguaggio mediante il quale esprime i suoi sentimenti e pensieri,
e tutto ciò pone il corpo denso dell’essere umano in una classe a sé al di
sopra dei tre regni inferiori.
Onde spiegare tali
differenze nei quattro regni, noi dobbiamo passare nei Mondi invisibili e
cercarvi le cause che danno ad un regno quello che è negato all’altro. Per
funzionare in qualunque Mondo ed esprimere le qualità che ad esso sono
peculiari, dobbiamo per prima cosa possedere un veicolo fatto dei suoi
materiali. Per funzionare nel Mondo Fisico denso, è necessario avere un corpo
denso, adatto al nostro ambiente. Altrimenti saremmo come fantasmi, e
invisibili alla maggior parte degli esseri fisici. Così dobbiamo possedere un
corpo vitale prima di poter manifestare la vita, crescere od esternare le altre
qualità inerenti alla Regione Eterica.
Per mostrare
sentimento ed emozione, è necessario avere un corpo formato della materia del
Mondo del Desiderio; ed una mente formata della sostanza della Regione del
Pensiero Concreto, è necessaria per poter pensare.
Se noi esaminiamo
i quattro regni in relazione con la Regione Eterica, troviamo che il minerale
non possiede un corpo vitale separato, e ci rendiamo subito conto del perché
non possa crescere, propagarsi e manifestare una vita cosciente.
Per spiegare certi
fatti riconosciuti la scienza materiale si serve dell’ipotesi che, sia nel
solido più denso come nel gas più rarefatto, non ci siano due atomi a contatto
fra loro; essa afferma che ciascun atomo è avvolto in un involucro di etere e
che gli atomi nell’universo fluttuano in un oceano di etere.
I cultori di
occultismo sanno che questo è vero per la Regione Chimica e che il minerale non
possiede un corpo vitale separato. E siccome il solo etere planetario avvolge
gli atomi del minerale, ne deriva la differenza descritta. E’ necessario, come
abbiamo mostrato possedere un corpo vitale, un corpo del desiderio ed un corpo
materiale separati, per esprimere le qualità inerenti a ciascun regno, perché
gli atomi del Mondo del Desiderio, del Mondo del Pensiero e anche quelli dei
Mondi superiori interpenetrano tanto i minerali quanto il corpo umano denso, e
se l’interpenetrazione dell’etere planetario il quale è l’etere che avvolge gli
atomi dei minerali, fosse sufficiente per renderli atti alla sensazione e alla
riproduzione, la stessa interpenetrazione a mezzo del Mondo del Pensiero
planetario sarebbe ugualmente sufficiente per farli pensare. Ma il minerale non
può far questo, appunto perché manca di veicoli separati composti della
sostanza di ciascun Mondo. Esso è penetrato soltanto dall’etere planetario e
quindi è incapace di sviluppo individuale. Solo il più denso dei quattro stati
dell’etere – l’etere chimico – è attivo nei minerali e ciò spiega le loro
proprietà chimiche.
Se noi
consideriamo i rapporti dei vegetali, degli animali e dell’uomo con la Regione
Eterica, notiamo che ciascuno ha un corpo vitale separato, oltre ad essere
penetrato dall’etere planetario, il quale forma questa Regione. Tuttavia esiste
una differenza fra il corpo vitale della pianta e il corpo vitale dell’animale
e dell’uomo. Nel corpo vitale della pianta sono completamente attivi soltanto
gli eteri chimico e vitale. Perciò la pianta può crescere per mezzo dell’azione
dell’etere chimico, e può propagare la sua specie per mezzo dell’attività
dell’etere vitale del corpo vitale separato che essa possiede. L’etere luminoso
è presente, ma è parzialmente latente o inattivo, e l’etere riflettore è
mancante. E’ quindi evidente che le facoltà della percezione sensibile e della
memoria, che costituiscono le qualità di questi due eteri, non possono essere
espresse dal regno vegetale.
Figura B: I quattro Regni
Volgendo la nostra
attenzione al corpo vitale dell’animale, noi troviamo che in esso gli eteri
chimico vitale e luminoso sono dinamicamente attivi. Perciò l’animale possiede
le facoltà di assimilazione e di sviluppo, prodotte dalle attività dell’etere
chimico, e la facoltà di propagazione dovuta all’etere vitale; ciò analogamente
alle piante. Ma inoltre, in conseguenza dell’azione dell’etere luminoso,
l’animale ha la facoltà di produrre il calore interno ed ha la percezione
sensibile. Tuttavia il quarto etere è inattivo nell’animale e perciò esso non
possiede né pensiero né memoria. Vedremo in seguito come ciò che può sembrare
tale, sia di diversa natura.
Se analizziamo
l’essere umano troviamo che in lui tutti i quattro eteri sono dinamicamente
attivi nel suo corpo vitale altamente organizzato. Per mezzo delle attività
dell’etere chimico, l’uomo può assimilare il cibo e svilupparsi; le forze che
operano nell’etere vitale lo rendono atto alla propagazione della specie; le
forze dell’etere luminoso forniscono il corpo denso di calore, stimolano il
sistema nervoso ed i muscoli, aprendo così le porte di comunicazione col mondo
esterno per la via dei sensi, e l’etere riflettore permette allo Spirito di
controllare i suoi veicoli per mezzo del pensiero. Quest’etere accumula inoltre
le esperienze passate costituendo così la memoria.
Il corpo vitale
della pianta, dell’animale e dell’uomo si estende al di là della periferia del
corpo denso, come la regione eterica, che è il corpo vitale del nostro pianeta,
si estende al di là della sua parte densa, dimostrando ancora una volta la
verità dell’assioma ermetico: ” Come in alto così in basso “.
L’estensione del corpo vitale dell’uomo oltre il suo corpo fisico è di circa
quattro centimetri. La parte che eccede il corpo denso è molto luminosa ed ha
approssimativamente il colore dei fiori di pesco appena sbocciati. E’ sovente
visibile anche da persone che posseggono una lieve chiaroveggenza involontaria.
L’autore si è accorto, parlando con tali persone, che esse non avevano
coscienza di vedere qualcosa d’insolito, e non sapevano che cosa vedevano. Il
corpo fisico è costruito nella matrice di questo corpo vitale durante la vita
prenatale: e, con una sola eccezione, ne è la copia esatta, molecola per
molecola. Come le linee di forza dell’acqua che gela sono le vie di formazione
dei cristalli di ghiaccio, così le linee di forza del corpo vitale determinano
la forma del corpo denso. Durante tutto il corso della vita, il corpo vitale è
il costruttore e il restauratore della forma densa. Senza l’attività del cuore
eterico, il cuore denso si spezzerebbe rapidamente sotto lo sforzo costante cui
è sottoposto. Tutti gli abusi ai quali noi assoggettiamo il corpo fisico sono
neutralizzati, per quanto è in suo potere, dal corpo vitale, che combatte senza
posa contro la morte del corpo fisico.
La sola eccezione menzionata sopra consiste
nel fatto che il corpo vitale di un uomo è femminile, o negativo, mentre quello
di una donna è maschile, o positivo. Troviamo in ciò la spiegazione a molti
problemi imbarazzanti della vita. Che la donna si abbandoni alle sue emozioni,
è dovuto alla polarità cui si è accennato, poiché il suo corpo vitale positivo
produce un eccesso di sangue e la costringe ad agire sotto l’effetto di
un’enorme pressione interna, che infrangerebbe la sua struttura fisica, ove non
soccorresse una valvola di sicurezza costituita dal flusso periodico, e
un’altra fornita dalle lacrime che attenuano quella pressione in determinate
occasioni, perché le lacrime sono come ” un’emorragia bianca “.
L’uomo può
provare, e prova, emozioni tanto forti quanto quelle della donna, ma può, di
solito, superarle senza lacrime, perché il suo corpo vitale negativo non
produce più sangue di quanto egli ne possa facilmente controllare.
Contrariamente a
quanto fanno i veicoli superiori dell’uomo, il corpo vitale (meno in alcune
circostanze, che saranno illustrate quando tratteremo
dell’”Iniziazione”) non abbandona ordinariamente il corpo fisico fino
a che questo venga a morte. Le forze chimiche del corpo denso allora non sono
più tenute a freno dalla vita evolventesi. Esse provvedono a ricondurre la
materia alla sua condizione primordiale mediante la decomposizione, per
renderla idonea alla costituzione di altre forme, nell’economia della natura.
La decomposizione è perciò dovuta all’attività delle forze planetarie
nell’etere chimico.
Il tessuto del
corpo vitale può essere grosso modo paragonato a quelle cornici fatte di
centinaia di pezzetti di legno concatenati fra loro, che presentano
innumerevoli piccole asperità. Il corpo vitale presenta milioni di punti.
Questi punti penetrano dentro i centri cavi degli atomi fisici, li imbevono di
forza vitale che li spinge a vibrare ad un ritmo più alto di quello del
minerale della terra, che non è così accelerato ed animato .
Se una persona sta
per affogare o cade da una grande altezza, o è sul punto di morire per
congelamento, il corpo vitale lascia il corpo fisico e i suoi atomi divengono,
in conseguenza, temporaneamente inerti; ma non appena la persona rinviene, il
corpo vitale rientra nel corpo fisico e i ” punti ” tornano di nuovo
ad inserirsi negli atomi fisici. Lo stato di inerzia spinge questi ultimi a
resistere alla ripresa della vibrazione, e ciò è causa della pungente pena e
della sensazione di ronzio che si avverte in tali momenti, ma non abitualmente,
per la stessa ragione che noi diveniamo consci dell’inizio del moto di un
orologio o del suo arresto, mentre non ci accorgiamo del suo ticchettio quando
esso cammina.
Ci sono alcuni
casi nei quali il corpo vitale abbandona parzialmente il corpo fisico, come
quando una mano s’intorpidisce per aver assunto una cattiva posizione. Allora
la mano eterica del corpo vitale si può vedere pendente sotto il braccio fisico
come un guanto.
Quando la mano
ritorna in posizione normale e la circolazione non è impedita, la mano eterica
riprende il suo posto e i suoi ” punti ” producono una particolare
sensazione di formicolio. Talvolta, nell’ipnosi, la testa del corpo vitale si
divide in due parti e pende fuori dalla testa fisica, metà sopra ciascuna spalla,
o giace attorno al collo come il colletto di una maglia. L’assenza della
sensazione di formicolio al risveglio, in casi di questo genere, deriva dal
fatto che, durante l’ipnosi, una parte del corpo vitale dell’ipnotizzatore ha
sostituito quella dell’ipnotizzato.
Se vengono
somministrati anestetici, il corpo vitale è spinto fuori coi veicoli superiori,
e se la dose è troppo forte e l’etere vitale viene espulso, ne può seguire la
morte. Lo stesso fenomeno si può anche osservare nelle materializzazioni
prodotte dai medium. Infatti la differenza fra un medium materializzatore ed un
uomo o donna comuni è proprio questa: nell’uomo o donna comuni il corpo vitale
ed il corpo fisico sono, allo stadio attuale di evoluzione, saldamente uniti
insieme, mentre nel medium sono debolmente connessi. Non è sempre stato così, e
verrà il giorno in cui il corpo vitale potrà lasciare agevolmente il corpo
fisico, come era capace di fare una volta; ma ciò non si può di regola
effettuare attualmente. Quando un medium abbandona il suo corpo vitale per
farlo usare da entità del Mondo del Desiderio, che desiderano materializzarsi,
il corpo vitale defluisce in generale dolcemente dal lato sinistro, attraverso
la milza, che è la sua ” porta ” particolare. Allora le forze vitali
non possono circolare nel corpo come fanno normalmente; il medium diviene
fortemente esausto, e molti di essi ricorrono a stimolanti per combattere
questo indebolimento, divenendo col tempo bevitori incurabili.
La forza vitale
del Sole, che ci circonda allo stato di fluido incolore, è assorbita dal corpo
vitale mediante la parte eterica della milza, dove subisce una curiosa
modificazione di colore: essa diviene di un color rosa pallido e si espande poi
lungo i nervi attraverso tutto il corpo denso. La forza vitale è per il sistema
nervoso quello che l’elettricità è per un sistema telegrafico. Se anche ci sono
fili, apparecchi e telegrafisti completamente efficienti, quando manca la
corrente il messaggio non può essere trasmesso. L’Ego, il cervello ed il sistema
nervoso possono similmente essere in perfetto ordine; ma se la forza vitale
mancasse per trasmettere il messaggio dell’Ego ai muscoli attraverso i nervi,
il corpo denso rimarrebbe inerte. Accade proprio così quando una parte del
corpo è paralizzata. Il corpo vitale si è ammalato e la forza vitale solare non
può ulteriormente fluire. In questi casi, come nella maggior parte delle
malattie il guasto interessa i veicoli più sottili e invisibili. Riconoscendo
consciamente od inconsciamente questo fatto, i medici che hanno maggior
successo usano la suggestione, che agisce sui veicoli superiori, a sussidio
della medicina. Quanto più un medico può infondere nel suo paziente la fede e
la speranza, tanto più sollecitamente la malattia sparirà per dar luogo ad una
salute perfetta.
Finché dura la
salute il corpo vitale produce una quantità sovrabbondante di forza vitale, la
quale, dopo esser passata attraverso il corpo fisico, s’irradia in linee rette
in ogni direzione, a partire dalla sua periferia, come i raggi di un cerchio
dal suo centro; ma quando subentra lo stato di malattia, il corpo vitale
s’indebolisce e non può attrarre a sé la stessa quantità di energia e per di
più il corpo fisico vive a sue spese. Le linee del fluido vitale che
s’irradiano dal corpo sono allora contorte e ricurve, la qual cosa indica una
riduzione della forza di espansione. Nello stato di salute, la grande forza di
queste radiazioni trascina con sé i germi ed i microbi nocivi alla salute del
corpo fisico; ma nella malattia, essendo debole la forza vitale, queste
radiazioni non hanno la forza di eliminare tanto facilmente i germi del male.
Perciò, se le forze vitali sono depresse, il pericolo di contrarre una malattia
è molto maggiore di quando si è in buona salute.
Nei casi in cui
vengono amputate parti del corpo fisico, soltanto l’etere planetario accompagna
la parte separata. Il corpo vitale distinto ed il corpo fisico si disintegrano
sincronicamente dopo la morte. Così avviene con la controparte eterica del
membro amputato. Esso si disintegra gradatamente a misura che il membro denso
si decompone; ma poiché l’uomo possiede ancora il membro eterico, si spiega
facilmente come egli possa sentire secondo le sue asserzioni, l’arto mancante o
anche provarvi dolore. Tra il membro amputato e la parte eterica esiste cioè un
certo legame, indipendentemente dalla distanza. Si riferisce il caso di un uomo
che provava un forte dolore, come se un chiodo fosse stato conficcato nella
carne dell’arto che gli era stato amputato; tale dolore era così persistente
che l’arto venne dissotterrato e si trovò che nel chiuderlo nella cassa nella
quale era stato sotterrato, un chiodo si era realmente infisso in esso. Il
chiodo fu rimosso e il dolore cessò. Concorda con questo fatto, il dolersi che
qualcuno fa di sofferenze ad un arto amputato, perfino dopo due o tre anni
dall’avvenuta operazione. Trascorso un certo tempo il dolore cessa. Questo
avviene perché, anche dopo l’amputazione, la malattia persiste nell’arto
eterico non distaccato; ma appena la parte amputata si disintegra l’arto
eterico la segue ed il dolore ha fine.
Dopo avere
osservato le relazioni dei quattro regni con la Regione Eterica del Mondo
Fisico, volgiamo la nostra attenzione alla loro relazione col Mondo del
Desiderio.
Qui troviamo che
tanto i minerali come le piante mancano di un corpo del desiderio separato.
Essi sono permeati soltanto dal corpo del desiderio planetario. Mancando di un
veicolo separato, sono incapaci di sentimento, desiderio ed emozione, che sono
facoltà pertinenti al Mondo del Desiderio. Se una pietra è spezzata, essa non
soffre; ma sarebbe errato dedurne che nessun sentimento è connesso con siffatta
azione. Questo è il punto di vista materialistico, accettato dalla moltitudine
incomprensiva. Gli occultisti sanno che non c’è nessuna azione, grande o
piccola, che non sia avvertita in tutto l’universo, e sebbene la pietra, priva
com’è di un corpo del desiderio separato, non possa soffrire, lo Spirito della
Terra sente, poiché è appunto il corpo del desiderio della Terra che permea la
pietra. Se un uomo si taglia un dito, il dito, non avendo alcun corpo del
desiderio separato, non sente il dolore, ma lo sente l’uomo il cui corpo del
desiderio permea anche il dito. Se una pianta è strappata dalle radici, ciò è
avvertito dallo Spirito della Terra, come un uomo avverte se un capello gli
viene strappato dalla testa. La nostra Terra è un corpo vivente e sensibile e
tutte le forme sprovviste di corpi del desiderio individuali, per mezzo dei
quali gli Spiriti in evoluzione che le animano potrebbero sperimentare delle
sensazioni, sono comprese nel corpo del desiderio della Terra il quale è dotato
di sensibilità. Lo spezzare una pietra e il cogliere fiori producono piacere
alla Terra, mentre lo strappare le piante dalle radici produce pena. La ragione
di ciò verrà data in una parte successiva di quest’opera, perché a questo punto
del nostro studio la spiegazione sarebbe prematura e incomprensibile al comune
lettore.
Il Mondo
planetario del Desiderio pulsa nei corpi vitale e fisico dell’animale e
dell’uomo, allo stesso modo che nei minerali e nelle piante; i primi hanno
inoltre un corpo del desiderio separato, che permette loro di provare desideri,
emozioni e passioni. C’è tuttavia una differenza fra gli animali e l’uomo. Il
corpo del desiderio dell’animale è formato interamente col materiale delle
regioni più dense del Mondo del Desiderio, mentre, anche nel caso delle razze
umane più primitive una piccola quantità di materia delle regioni più elevate
entra nella composizione del loro corpo del desiderio. I sentimenti degli
animali e delle razze umane meno evolute sono quasi del tutto rivolti alla
soddisfazione dei desideri e delle passioni più basse, che trovano la loro
espressione nella materia delle regioni inferiori del Mondo del desiderio.
Perciò, affinché possano avere emozioni che li conducano ad un grado superiore
di sviluppo, è indispensabile che essi abbiano i materiali corrispondenti nei
loro corpi del desiderio. Via via che un uomo avanza nella scuola della vita,
le sue esperienze lo ammaestrano ed egli desidera di divenire più puro e
migliore. Così, gradatamente, nella materia del suo corpo del desiderio
interviene un cambiamento corrispondente. Il materiale più puro e più brillante
delle regioni superiori del Mondo del Desiderio sostituisce gli oscuri colori
delle regioni inferiori. Il corpo del desiderio cresce anche di dimensioni,
così che in un santo esso è veramente una cosa meravigliosa a vedersi la purezza
dei suoi colori e la sua luminosa trasparenza non trovano adeguata
similitudine. Occorre vederlo per apprezzarlo.
Attualmente i
materiali, sia delle regioni inferiori che di quelle superiori, entrano nella
composizione dei corpi del desiderio della grande maggioranza dell’umanità. Non
c’è nessuno che sia tanto cattivo, da non possedere qualche buona qualità.
Questa trova espressione nei materiali delle regioni superiori, che si trovano
nei loro corpi del desiderio. Ma, d’altra parte, pochi, pochissimi, sono tanto
buoni da non usare affatto i materiali delle regioni inferiori.
Allo stesso modo
che i corpi planetari vitale e del desiderio. interpenetrano la materia densa
della Terra come abbiamo visto nell’esempio della spugna, della sabbia e dell’acqua
così i corpi vitali e del desiderio interpenetrano il corpo denso della pianta,
dell’animale e dell’uomo. Ma durante la vita dell’uomo sulla Terra il suo corpo
del desiderio non ha la stessa forma dei corpi denso e vitale. Assume
quell’aspetto dopo la morte. Durante la vita ha l’apparenza di un ovoide
luminoso il quale, nelle ore di veglia, avvolge completamente il corpo fisico,
come l’albume avvolge il tuorlo di un uovo. Esso si estende da 30 a 40
centimetri al di là del corpo fisico. In questo corpo del desiderio ci sono
numerosi centri di percezione ma, nella maggioranza delle persone, essi sono
ancora allo stato latente. Il risveglio di questo centri corrisponde
all’acquisizione del senso della vista da parte del cieco del nostro primo
esempio. La materia del corpo del desiderio dell’uomo è in movimento
incessante, di una rapidità inconcepibile. Non esiste nessun posto fisso per
nessuna delle sue particelle, come è invece il caso per il corpo fisico denso.
La materia che ora è alla testa, un istante dopo può essere ai piedi, e così di
seguito. Nel corpo del desiderio, non esiste alcun organo di senso, come nel
corpo fisico o nel corpo vitale; ma ci sono dei centri di percezione i quali,
quando sono attivi, appaiono come vortici, che rimangono sempre nella stessa
posizione relativamente al corpo fisico. Nella maggioranza delle persone questi
centri sono dei semplici vortici, e non sono di alcuna utilità come centri di
percezione. Essi sono, tuttavia, suscettibili di essere risvegliati in
ciascuno; ma, a seconda dei diversi metodi usati per il loro risveglio, si
hanno risultati differenti.
Nel chiaroveggente
involontario, sviluppato con metodi negativi, questi vortici girano da destra a
sinistra ossia nella direzione opposta a quella delle lancette di un orologio.
Nel corpo del
desiderio del chiaroveggente volontario sviluppato in modo corretto, i vortici
girano nella stessa direzione delle lancette di un orologio, rilucendo di
straordinario splendore, di gran lunga maggiore della luminosità scintillante
del corpo del desiderio ordinario. Questi centri lo provvedono dei mezzi adatti
alla percezione delle cose del Mondo del Desiderio, ed egli vede ed investiga a
volontà, mentre il medium i cui centri girano in senso inverso, somiglia ad uno
specchio che riflette solo ciò che passa davanti ad esso. Egli è incapace di
indagare per ottenere informazioni, poiché non può osservare quello che
desidera. La ragione di ciò sarà spiegata in un altro capitolo; ma quella
esposta è una delle differenze fondamentali fra un medium ed un chiaroveggente,
correttamente esercitato. La maggior parte della gente, non fa distinzione fra
i due; tuttavia c’è una regola infallibile, alla quale ognuno può attenersi:
Nessun veggente correttamente formato eserciterà la chiaroveggenza a scopo di
lucro, sia esso denaro od altra cosa; non la userà per soddisfacimento di
curiosità, ma unicamente per aiutare il genere umano.
Nessuno che sia
capace di insegnare il metodo adatto per lo sviluppo di questa facoltà, darà
una tale lezione a scopo di lucro. Coloro che chiedono denaro per esercitare la
chiaroveggenza o per impartire lezioni su queste cose, non posseggono
effettivamente nulla che meriti di esser pagato. La regola data è una guida
sicura che può esser seguita da tutti con piena fiducia.
In un futuro molto
lontano, il corpo del desiderio dell’uomo diverrà tanto completamente
organizzato quanto lo sono ora il corpo vitale e il corpo fisico. Quando quello
stadio sarà raggiunto, avremo il potere di funzionare nel corpo del desiderio
come facciamo ora con il corpo fisico, che è il più antico ed il meglio
organizzato dei nostri veicoli, mentre il corpo del desiderio è il più recente
(1). Il corpo del desiderio ha la sua sede nel fegato, come il corpo vitale
l’ha nella milza.
Le creature a
sangue caldo sono le più evolute nella scala degli esseri; esse provano
sentimenti, passioni ed emozioni che si esteriorizzano nel Mondo col desiderio;
creature delle quali si può dire vivano realmente nel più vasto senso della
parola, e non semplicemente vegetino; in esse le correnti del corpo del
desiderio fluiscono all’esterno del fegato. La materia del desiderio scaturisce
in ruscelli o correnti, che procedono per linee curve verso ogni punto della
periferia dell’ovoide e fanno poi ritorno al fegato attraverso una quantità di
vortici, pressappoco come fa l’acqua bollendo, che scaturisce continuamente
all’esterno dalla sorgente del calore e vi ritorna dopo aver compiuto il
proprio ciclo.
Le piante sono
prive di questo principio dinamico ed energetico e per questo esse non possono
esprimere la vita ed il movimento, come fanno gli organismi più altamente
sviluppati. Dove esiste vitalità e movimento, ma non sangue rosso, non esiste
un corpo del desiderio separato. La creatura si trova semplicemente in un
periodo di transizione dalla pianta all’animale e quindi si muove interamente
sotto il controllo dello Spirito-gruppo.
Negli animali a
sangue freddo, che hanno un fegato e sangue rosso, esiste un corpo del
desiderio separato, e lo Spirito-gruppo dirige le correnti verso l’interno
perché nel loro caso, lo Spirito individuale (del singolo pesce o del rettile,
per esempio) è del tutto al di fuori del veicolo fisico.
Quando l’organismo
si è sviluppato al punto che lo Spirito individuale possa cominciare a
penetrare nei suoi veicoli, comincia a dirigere le correnti verso l’esterno, e
noi vediamo allora l’inizio del periodo di esistenza caratterizzato dalle
passioni e la comparsa del sangue caldo. E’ dunque il sangue rosso e caldo nel
fegato dell’organismo sviluppato al punto da possedere in sé uno Spirito
individuale (2) – il quale dirige col suo dinamismo le correnti della materia
del desiderio verso l’esterno – che produce la manifestazione del desiderio e
della passione nell’animale e nell’uomo. Nel caso dell’animale, lo Spirito non
dimora ancora interamente in lui.
Figura C: Il corpo del desiderio nell’uomo ordinario
Figura D: Il corpo del desiderio nel chiaroveggente
involontario
Figura E: Il corpo del desiderio nel Chiaroveggente Volontario
Ciò non avviene
finche i punti del corpo vitale e del corpo fisico non vengono in
corrispondenza fra loro, come vedremo nel capitolo XII. Per questa ragione
l’animale non vive tanto completamente quanto l’uomo, non essendo capace di
desideri ed emozioni così elevati, in quanto esso non è altrettanto cosciente.
I mammiferi odierni si trovano su di un gradino più elevato di quello raggiunto
dall’uomo quando si trovava nella fase animale della sua evoluzione, perché
essi posseggono sangue rosso e caldo, che l’uomo a quello stadio non possedeva.
Questa differenza di condizione è spiegata dal sentiero dell’evoluzione a
spirale; l’uomo attuale appartiene ad un più alto tipo di umanità che non gli
attuali Angeli, quando si trovavano allo stadio umano. I mammiferi che ai
nostri giorni attraversano la loro fase animale, hanno conseguito il possesso
del sangue rosso e caldo, e sono quindi atti a sperimentare in certa misura
desideri ed emozioni; essi saranno nel Periodo di Giove un tipo di umanità più
puro e migliore di quello che non siamo noi ora, mentre fra la nostra presente
umanità ci sarà qualcuno, anche nel Periodo di Giove, che sarà manifestamente
ed apertamente malvagio. Questi non potranno allora dissimulare la loro vera
natura, come fanno ora; ma non si vergogneranno affatto delle loro
malvagità. Alla luce di questa
esposizione circa il rapporto fra il fegato e la vita dell’organismo, è curioso
notare che in parecchie lingue europee (l’inglese, la tedesca e le lingue
scandinave) la parola che indica l’organo del corpo (liver = il fegato) ha
anche il significato di persona che vive, ” vivente “.
Se rivolgiamo la
nostra attenzione ai quattro Regni per quanto riguarda la loro relazione col
Mondo del Pensiero, troviamo che minerali, piante ed animali mancano di un
veicolo che li metta in relazione con quel Mondo. Tuttavia sappiamo che alcuni
animali pensano; ma questi sono gli animali domestici superiori, che sono stati
in stretto contatto con l’uomo per numerose generazioni ed hanno in tal modo sviluppato
una facoltà non posseduta dagli altri animali privi di siffatto vantaggio. Ciò
in base allo stesso principio per cui un filo percorso da una carica elettrica
ad alto potenziale “indurrà” una corrente più debole in un filo
portatovi vicino. Incontriamo un fenomeno simile nell’ordine morale: un uomo di
salda moralità farà sorgere un’uguale tendenza in una natura meno nobile;
mentre una natura moralmente debole sarà sopraffatta e trascinata
dall’influenza di caratteri malvagi. Tutto ciò che noi facciamo, diciamo o
siamo si riflette nel nostro ambiente. Ed è in tal senso e per tale motivo che
gli animali domestici superiori pensano. Essi sono i più elevati della loro
specie, quasi sul punto della individualizzazione, e le vibrazioni del pensiero
dell’uomo hanno ” indotto ” in loro un’analoga attività ad un livello
inferiore. A parte le eccezioni notate, il regno animale non ha acquistato la
facoltà del pensiero. Gli animali non sono individualizzati: questa è la grande
e cardinale differenza fra il regno umano e gli altri regni. L’uomo è un
individuo distinto; gli animali, le piante, i minerali sono divisi in specie.
Essi non sono individualizzati nello stesso senso in cui lo è l’uomo.
E’ vero che noi
dividiamo l’umanità in razze, tribù e nazioni; rileviamo la differenza fra il
caucasico, il negro, l’indiano, ecc.; ma non sta in ciò l’importanza della
questione. Se noi desideriamo studiare le caratteristiche del leone,
dell’elefante o di altre specie inferiori è sufficiente prendere in esame un
solo membro di quella specie. Conosciute le caratteristiche di un solo animale,
conosciamo anche quelle della specie a cui esso appartiene. Tutti i membri di
una stessa tribù animale sono simili: questo è il punto importante. Un leone, o
suo padre, o suo figlio appaiono tutti simili fra loro; non c’è nessuna
differenza nel modo in cui essi agiscono di fronte a circostanze analoghe.
Tutti hanno le stesse simpatie ed antipatie; uno è simile all’altro.
Non è così con gli
esseri umani. Se noi desideriamo conoscere le caratteristiche dei negri, non ci
servirebbe prendere in esame un singolo individuo. Sarebbe necessario esaminare
ciascun negro individualmente e anche con ciò non arriveremmo a nessuna
conoscenza intorno ai negri considerati come un tutto, semplicemente perché ciò
che era la caratteristica di un singolo individuo, non è applicabile a tutta la
razza collericamente.
Se noi desideriamo
di conoscere il carattere di Abramo Lincoln, non ci servirà affatto studiare
quello di suo padre, o di suo nonno o di suo figlio, perché essi differirebbero
fra loro completamente. Ciascuno avrà le sue particolarità del tutto distinte
da quelle di Abramo Lincoln.
Al contrario, per
descrivere minerali, piante ed animali, è sufficiente che noi dedichiamo la
nostra attenzione ad un solo esemplare di ciascuna specie. Ci sono invece, fra
gli esseri umani, tante specie quanti sono gli individui. Ogni persona è una
” specie “, una legge in sé, del tutto separata e appartata da ogni
altro individuo; essa è tanto diversa dai suoi simili quanto una specie dei
regni inferiori è diversa dall’altra. Possiamo scrivere la biografia di un
uomo, ma l’animale non ha nessuna biografia. E ciò perché in ciascun uomo
esiste uno Spirito individuale interiore, il quale dirige i pensieri e le azioni
di ogni singolo essere umano, mentre vi è uno Spirito-gruppo comune a tutti i
diversi animali o piante della medesima specie. Lo Spirito-gruppo agisce in
essi dall’esterno. La tigre che vaga nei deserti selvaggi della giungla indiana
e la tigre chiusa nella gabbia di un circo, sono entrambe espressione del
medesimo Spirito-gruppo. Esso influenza entrambe dal Mondo del Desiderio in cui
risiede e dove le distanze sono un fattore pressoché insignificante.
Gli Spiriti-gruppo
dei tre regni inferiori sono variamente situati nei Mondi superiori, come
vedremo fra breve quando investigheremo la coscienza dei diversi regni; ma per
intendere correttamente la loro rispettiva posizione, è necessario rammentare e
chiaramente comprendere quello che è stato detto intorno a tutte le forme che
si trovano nel mondo visibile e che sono cristallizzazioni dei modelli e delle
idee esistenti nei Mondi superiori, come è stato esemplificato con la casa
dell’architetto e la macchina dell’inventore. Come gli umori del molle corpo
della chiocciola si cristallizzano nel duro guscio che essa si porta dietro,
così gli Spiriti dei Mondi superiori cristallizzano all’esterno di se stessi i
corpi materiali densi dei diversi regni
Così, i veicoli
che chiamiamo ” superiori “, benché tanto sottili e nebulosi da
essere invisibili, non sono affatto ” emanazioni ” del corpo denso;
ma i veicoli solidi di tutti i regni corrispondono per così dire al guscio
della chiocciola, che è cristallizzato dai suoi umori mentre la chiocciola
rappresenta lo Spirito; gli umori del suo corpo nel loro processo di
cristallizzazione, rappresentano la mente, il corpo del desiderio e il corpo
vitale. Questi diversi veicoli furono emanati dallo Spirito stesso allo scopo,
grazie ad essi, di acquisire esperienza. E’ lo Spirito che muove il corpo
fisico a suo piacimento, come la chiocciola muove la sua casa, e non è il corpo
che controlla i movimenti dello Spirito. Più strettamente entra lo Spirito in
contatto col suo veicolo, meglio può controllarlo ed esprimersi attraverso quel
veicolo e viceversa. Questa è la chiave per i diversi stati di coscienza nei
diversi regni. Lo studio delle Tavole schematiche n. 2 e n. 3 darà una chiara
idea dei veicoli di ciascun regno e del modo col quale essi sono in
correlazione coi diversi Mondi, e lo stato di coscienza che ne risulta.
Tavola Schematica B: Relazione tra i veicoli ed i Mondi
Tavola Schematica C: Stati di Coscienza di ciascun Regno
Dalla Tavola
schematica n. 2 impariamo che l’Ego separato è completamente racchiuso entro lo
Spirito Universale nella Regione del Pensiero Astratto. Questa Tavola mostra
che solo l’uomo possiede la completa catena dei veicoli che lo mettono in
relazione con tutte le divisioni dei tre Mondi. All’animale manca un anello
della catena: la mente; alla pianta ne mancano due, la mente e il corpo del
desiderio; ed al minerale mancano i tre anelli della catena di veicoli
necessari per funzionare in modo autocosciente nel Mondo Fisico: la mente, il
corpo del desiderio e il corpo vitale.
La ragione delle
varie differenze consiste nel fatto che il regno minerale è l’espressione
dell’onda di vita in evoluzione più recente, il regno vegetale è animato da
un’onda di vita che da più lungo tempo si trova sul sentiero dell’evoluzione;
l’onda di vita del regno animale ha un passato ancora più antico; mentre l’uomo
e cioè la vita che ora si esprime nella forma umana, ha dietro di sé il più
lungo viaggio di tutti i quattro regni, e quindi è in testa a tutti. Col tempo
le tre onde di vita che ora animano i tre regni inferiori, raggiungeranno la
condizione umana mentre noi avremo allora raggiunto un più alto grado di
sviluppo.
Per comprendere il
grado di coscienza risultante dal possesso dei veicoli che la vita evolvente
usa nei quattro regni, consideriamo la Tavola schematica n. 3, la quale mostra
che l’uomo pensante, l’Ego, è disceso nella Regione Chimica del Mondo Fisico.
Qui egli ha coordinato tutti i suoi veicoli pervenendo così allo stato di
risveglio della coscienza. Ora sta imparando a controllare i suoi veicoli. Gli
organi del corpo del desiderio e quelli della mente, non sono ancora evoluti.
Quest’ultima non è ancora neppure un corpo. Attualmente, è solo un involucro,
una guaina, usata dell’Ego come punto focale in cui concentrare le sue energie.
E’ l’ultimo veicolo costruito. Lo Spirito, lavorando, passa gradatamente dalla
sostanza più sottile alla più grossolana, ed i suoi veicoli sono prima formati
di sostanza sottile e poi di sostanza sempre più densa. Il corpo fisico fu
costruito per primo ed ha ora raggiunto il quarto grado di densità; il corpo
vitale è al terzo stadio; il corpo del desiderio al secondo, e perciò è ancora
nebuloso; infine la guaina della mente è ancora più sottile. Poiché questi
veicoli non hanno finora sviluppato alcun organo, è chiaro che, da soli, essi
non potrebbero servire come veicoli di coscienza. L’Ego, tuttavia, penetra
all’interno del corpo denso, collega questi veicoli privi di organi coi centri
dei sensi fisici e perviene così a risvegliare la coscienza allo stato di
veglia nel Mondo Fisico.
Lo studioso
dovrebbe osservare in modo particolare che è a causa del loro legame col meccanismo
meravigliosamente organizzato del corpo fisico, che questi veicoli superiori
acquistano valore. Egli eviterà un errore nel quale incorrono frequentemente
coloro che, giunti a conoscere l’esistenza dei corpi superiori, cominciano a
disprezzare il veicolo fisico, lo definiscono ” basso ” e ” vile
“, volgendo gli occhi al cielo desiderosi di presto lasciare questa
terrena massa di creta e prendere il volo nei loro ” veicoli superiori
“.
In generale,
queste persone non rilevano la differenza fra ” superiore ” e ”
perfetto “. Certamente il corpo fisico è il veicolo più basso, nel senso
che è il più pesante e che unisce l’uomo al mondo sensibile con tutte le
limitazioni che ne derivano. Come già detto, esso ha un lunghissimo periodo di
evoluzione dietro di sé ed ha ora raggiunto un grande e meraviglioso grado di
efficienza. Col tempo raggiungerà la perfezione, ma, anche ora, è il meglio
organizzato dei veicoli dell’uomo. Il corpo vitale è al suo terzo stadio di
evoluzione ed è organizzato meno completamente del corpo fisico. Il corpo del
desiderio e la mente sono, per ora, semplici nubi quasi del tutto
disorganizzate. Negli esseri umani meno evoluti, questi veicoli non sono ancora
ovoidi ben definiti, ma hanno forma più o meno indecisa.
Il corpo fisico è
uno strumento costruito meravigliosamente e degno dell’ammirazione di chiunque
sia in possesso di una qualche conoscenza della costituzione dell’uomo.
Osservate il femore, per esempio. Quest’osso sopporta l’intero peso del corpo.
All’esterno è formato da un delicato involucro di osso compatto, rafforzato
internamente da fibre ossee cellulari incrociate in modo così meraviglioso che
il ponte più perfetto e la migliore opera d’ingegneria non potranno mai
giungere a formare con tanto poco peso, un pilastro così forte. Lo stesso
dicasi per le ossa del cranio: sempre col minimo impiego di materiale si
ottiene il massimo di forza. Considerate la sapienza che si rivela nella
formazione del cuore e poi chiedetevi se questo superbo meccanismo meriti di
essere disprezzato. L’uomo saggio è grato per il suo corpo fisico e ne ha la
massima cura ben sapendo che esso è il più prezioso dei veicoli di cui per ora
dispone.
Nella sua discesa
lo Spirito dell’animale non ha raggiunto che il Mondo del Desiderio. Questo
Spirito non è ancora evoluto fino al punto di poter ” penetrare ” in
un corpo fisico. Perciò, l’animale non possiede uno Spirito individuale
interiore ma uno Spirito-gruppo che lo guida dal di fuori. L’animale possiede
il corpo fisico, il corpo vitale, e il corpo del desiderio, ma lo
Spirito-gruppo che lo dirige è esterno. Il corpo vitale ed il corpo del
desiderio dell’animale non si trovano interamente dentro il corpo denso,
specialmente per quel che riguarda la testa. La testa eterica di un cavallo,
per esempio, si proietta assai al di là e al di sopra della testa fisica.
Quando, come avviene in rari casi, la testa eterica di un cavallo entra dentro
la testa fisica, il cavallo può imparare a leggere, a contare ed a fare
semplici operazioni di aritmetica. A questa peculiarità è anche dovuto il fatto
che cavalli, cani, gatti ed altri animali domestici, percepiscono il Mondo del
Desiderio sebbene non sempre si accorgano della differenza fra tale Mondo ed il
Mondo Fisico. Un cavallo si adombrerà alla vista di una forma invisibile al
conduttore; un gatto cercherà di strofinarsi contro gambe invisibili per noi:
non si accorge che non ci sono gambe dense utilizzabili per strofinarcisi
contro. Il cane, che è più intelligente e savio del cavallo e del gatto,
spessissimo sente che c’è qualcosa che egli non comprende quando vede che gli
si appressa l’ombra del defunto padrone alla quale non può lambire la mano in
segno di affetto. Allora esso mugolerà cupamente e si nasconderà in un
cantuccio con la coda fra le gambe. L’esempio che segue sarà forse utile per
chiarire la differenza fra l’uomo col suo Spirito interiore e l’animale diretto
dal suo Spirito-gruppo.
Immaginiamo una
stanza divisa per metà da una tenda, e che una parte della tenda rappresenti il
Mondo del Desiderio e l’altra il Mondo Fisico. Vi sono due uomini nella stanza,
uno da ciascun lato della tenda; essi non si possono vedere, né possono
riunirsi dalla stessa parte. Ci sono dieci buchi nella tenda, e l’uomo che si
trova dalla parte che rappresenta il Mondo del Desiderio può introdurre le sue
dieci dita attraverso questi buchi verso l’altra parte rappresentante il Mondo
Fisico. Egli ci fornisce ora un’eccellente rappresentazione dello
Spirito-gruppo che si trova nel Mondo del Desiderio. Le dita rappresentano gli
animali appartenenti alle singole specie. L’uomo può muoverle a volontà, ma non
può farne uso così liberamente e così intelligentemente come l’uomo che
passeggia nella parte che rappresenta il Mondo Fisico può usare il suo corpo
denso. Quest’ultimo vede le dita spinte attraverso la tenda e osserva che tutte
si muovono, ma non si accorge di alcun legame fra loro. A lui appaiono come se
fossero separate e distinte una dall’altra. Non può vedere che esse sono le
dita dell’uomo che si trova di là dalla tenda e che vengono governate nei loro
movimenti dalla sua intelligenza. Se egli ferisce una delle dita, non ferisce
soltanto quel dito, ma principalmente l’uomo invisibile che si trova dietro la
tenda. Se un animale è ferito, soffre, ma non quanto soffre lo Spirito-gruppo.
Il dito non possiede coscienza individuale, si muove come l’uomo comanda; così
l’animale si muove come comanda lo Spirito-gruppo. Parliamo di ” istinto
animale ” e di” istinto cieco “, ma non esiste una cosa così
vaga e indefinita come il ” cieco ” istinto. Non v’è nulla di ”
cieco ” nel modo col quale lo Spirito-gruppo guida i suoi membri; vi è la
SAPIENZA e scritta a lettere maiuscole. Il chiaroveggente addestrato, quando
agisce nel Mondo del Desiderio, può entrare in relazione con questi Spiriti
delle specie animali e li trova molto più intelligenti di una larga percentuale
di esseri umani. Egli può constatare il meraviglioso discernimento che essi
dimostrano nel dirigere gli animali che sono i loro corpi fisici.
E’ lo
Spirito-gruppo che in autunno raccoglie gli uccelli in stormi e li spinge a
migrare verso il sud, né troppo presto né troppo tardi, per sfuggire al vento
gelido dell’inverno; è lui che dirige il loro ritorno a primavera, spingendoli
a volare alla giusta altezza, diversa per le diverse specie.
Lo Spirito-gruppo
insegna al castoro come costruire con giusta angolatura la sua diga attraverso
la corrente del fiume con una notevole precisione. Esso considera la rapidità
del corso delle acque e tutte le circostanze, proprio come farebbe un esperto
ingegnere mostrandosi al corrente di ogni particolare dell’arte come un
professionista tecnicamente istruito in una scuola. E’ la sapienza dello
Spirito-gruppo che dirige la costruzione delle celle esagonali dell’ape con
tanta geometrica esattezza, che insegna alla chiocciola a modellare la sua casa
in una magnifica e precisa spirale e al mollusco dell’oceano l’arte di decorare
la sua iridescente conchiglia. Saggezza, saggezza ovunque! Così grande, così
sublime che chiunque osservi con occhio attento è riempito di meraviglia e di
venerazione
A questo punto
sorgerà spontanea la domanda: se lo Spirito-gruppo dell’animale è tanto saggio,
considerando il breve periodo di evoluzione dell’animale rispetto a quello
dell’uomo, perché mai quest’ultimo non si mostra più sapiente e perché è
obbligato a studiare l’algebra e la geometria per poter costruire una diga o
altre opere, cose tutte che lo Spirito-gruppo dell’animale fa senza alcun
ammaestramento ?
Noi risponderemo
che la causa di ciò è dovuta alla discesa progressiva dello Spirito Universale
nella materia di sempre crescente densità. Nei Mondi superiori, dove i suoi
veicoli sono meno numerosi e più sottili, esso è in più stretto contatto con la
sapienza cosmica che rifulge in modo ineffabile nel Mondo Fisico denso; ma, via
via che lo Spirito discende, la luce della sapienza si offusca temporaneamente
sempre di più finché, nel più denso dei Mondi, essa è quasi del tutto spenta.
Un esempio varrà a
rendere questo più chiaro. La mano è lo strumento più prezioso dell’uomo e la
sua destrezza le permette di rispondere al minimo comando di lui. In alcune
professioni, come quella di cassiere, il delicato tocco della mano diviene così
sensibile, da distinguere una moneta falsa da una buona in modo tale da far
quasi pensare che essa sia dotata di intelligenza individuale.
E’ nell’esecuzione
di un pezzo musicale che la mano può forse meglio mostrare la sua abilità. Essa
è capace di produrre le melodie più belle e commoventi. Il tocco delicato e
gentile della mano fa scaturire dallo strumento i più teneri accenti del
linguaggio dell’anima che esprimono angosce, gioie, speranze, timori, desideri,
come solo la musica può fare. E’ il linguaggio del Mondo celeste, la vera
dimora dello Spirito, e giunge alla divina scintilla imprigionata nella carne
come un messaggio dalla sua terra natale. La musica parla a tutti qualunque sia
la loro razza, la loro religione o la loro posizione sociale. Più elevato e più
spirituale è l’individuo, più chiaro diventa per lui quel linguaggio, che
tuttavia giunge anche al cuore di un’anima primitiva.
Immaginiamo ora un
celebre violinista che si metta i guanti e poi cerchi di suonare il violino.
Noteremo subito che il tocco è meno delicato, che l’anima della musica è
svanita. Se egli calza sui primi un altro paio di guanti, la mano resta
intralciata in misura tale da produrre solo delle stonature. Se, infine,
aggiungesse alle due paia di guanti che già lo imbarazzano un altro paio di
guanti, il violinista sarebbe assolutamente incapace di suonare, cosa che
farebbe dubitare, a chi non l’avesse mai sentito suonare in condizioni normali,
della sua abilità.
Così accade per lo
Spirito: ogni passo in giù, ogni discesa verso la materia più densa costituisce
per esso ciò che il calzare un paio di guanti costituirebbe per il musicista
del nostro esempio. Ogni passo verso l’involuzione limita il suo potere di
espressione fino a che poi si abitua alle limitazioni, e vi si adatta, così
come l’occhio deve adattarsi alle variazioni d’intensità della luce. La pupilla
si contrae al massimo nella luce abbagliante del sole, se noi entriamo allora
in casa tutto sembra oscuro; ma via via che la pupilla si dilata e lascia
passare la luce si finisce per veder così bene nella penombra della casa come
in pieno sole.
Scopo
dell’evoluzione dell’uomo quaggiù è di metterlo in grado di trovare il suo
centro nel Mondo Fisico dove, ora, la luce della saggezza sembra oscurata. Ma
quando, a tempo debito, avremo ” trovato la luce “, la saggezza dell’uomo
rifulgerà nelle sue azioni sorpassando di gran lunga quella espressa dallo
Spirito-gruppo dell’animale.
Inoltre bisogna
distinguere fra lo Spirito-gruppo e gli Spiriti Vergini dell’onda di vita che
ora sta esprimendosi negli animali. Lo Spirito-gruppo appartiene ad
un’evoluzione diversa ed è il guardiano degli Spiriti animali.
Il corpo fisico,
per mezzo del quale noi agiamo, è composto di numerose cellule aventi ciascuna
una coscienza propria pur se di ordine molto basso. Mentre queste cellule fanno
parte del nostro corpo, esse sono soggette alla nostra coscienza e da essa
dominate. Uno Spirito-gruppo animale funziona in un corpo spirituale che è il
suo più basso veicolo. Questo veicolo consiste di un numero variabile di
Spiriti Vergini attualmente immersi nella coscienza dello Spirito-gruppo.
Quest’ultimo dirige i veicoli costruiti dagli Spiriti Vergini in sua balìa,
prendendone cura, ed aiutandoli a sviluppare i loro veicoli. Mentre gli Spiriti
Vergini si evolvono, si evolve anche lo Spirito-gruppo passando per una serie
di trasformazioni in modo analogo a quello col quale noi cresciamo ed
acquistiamo esperienza assimilando nel nostro corpo le cellule nutritive che
ingeriamo, suscitando la loro coscienza coll’arricchirle per un certo tempo della
nostra.
Così, mentre un
Ego separato autocosciente si trova in ogni corpo umano e domina le azioni del
suo veicolo particolare, lo Spirito del singolo animale non è ancora
individualizzato né autocosciente ma fa parte del veicolo di una entità autocosciente
appartenente ad una diversa evoluzione: lo Spirito-gruppo.
Questo
Spirito-gruppo domina le azioni degli animali in armonia con la legge cosmica,
finché gli Spiriti Vergini in sua balìa non abbiano raggiunto l’autocoscienza e
siano individualizzati allo stato umano. Allora essi manifesteranno
gradatamente una volontà personale, emancipandosi sempre più dallo
Spirito-gruppo e divenendo responsabili delle loro azioni. Lo Spirito-gruppo le
influenzerà tuttavia (sebbene in misura decrescente) come Spirito di razza,
tribù comunità, o famiglia, sino a che ogni individuo non acquisti la capacità
di agire in piena armonia con la legge cosmica. Finché non sia giunto un tal
momento l’Ego non sarà completamente libero ed indipendente dallo Spirito-gruppo
e quando ciò avverrà s’inizierà una fase superiore della evoluzione.
Il fatto che lo
Spirito-gruppo si trovi nel Mondo del Desiderio conferisce all’animale una
coscienza diversa da quella dell’uomo, il quale possiede una coscienza di
veglia chiara e precisa. L’uomo vede le cose esteriori con contorni ben netti e
distinti. In virtù del sentiero dell’evoluzione che si svolge a spirale, gli
animali domestici superiori, specialmente il cane, il cavallo, il gatto e
l’elefante, vedono gli oggetti quasi allo stesso modo benché, forse, non
proprio distintamente.
Tutti gli altri
animali posseggono una ” coscienza rappresentativa ” interiore simile
a quella dell’uomo quando sogna. In presenza di un oggetto, essi percepiscono
interiormente un’immagine accompagnata da una forte impressione che inquadra
l’oggetto come favorevole o contrario al loro benessere. Se il sentimento che
suscita è di paura, esso si associa ad una suggestione proveniente dallo
Spirito-gruppo che gl’indica come sfuggire al minacciato pericolo. Questo stato
negativo di coscienza facilita allo Spirito-gruppo la guida dei corpi fisici
degli animali mediante la suggestione, perché gli animali non posseggono
volontà individuale.
L’uomo non è
facilmente guidato dall’esterno con o senza il suo consenso. Via via che
l’evoluzione avanza e la volontà dell’uomo si sviluppa sempre di più, egli si
affrancherà dalle suggestioni esteriori e sarà libero di agire secondo il
proprio volere, indipendentemente dalle influenze altrui. Questa è la principale
differenza fra l’uomo e gli altri regni. Questi agiscono secondo la legge e
gl’imperiosi ordini dello Spirito-gruppo (che noi chiamiamo istinto), mentre
l’uomo diviene sempre più legge a se stesso. Noi non chiediamo al minerale se
si vuol cristallizzare o no, né al fiore se vuole o non vuole sbocciare, né al
leone se vuole o non vuole cessare di predare. Essi sono tutti, nelle cose
piccole come nelle grandi, sotto il dominio assoluto dello Spirito-gruppo, in
quanto privi di libero arbitrio e di iniziativa, qualità possedute invece, in
diverso grado, da ogni essere umano. Tutti gli animali della stessa specie
appaiono approssimativamente uguali, perché essi sono l’emanazione dello stesso
Spirito-gruppo, mentre fra il miliardo e mezzo di esseri umani che popolano la
terra (3), non due soli esseri umani appaiono esattamente simili neppure i
gemelli nell’adolescenza, perché il segno posto su ciascuno dall’Ego
individuale, produce la differenza nell’aspetto come nel carattere.
Che tutti i buoi
si nutrano d’erba e tutti i leoni mangino carne, mentre ciò che costituisce un
buon nutrimento per un uomo, non sempre conviene ad un altro uomo, è ancora una
prova dell’universale influenza dello Spirito-gruppo sugli animali, in
contrasto con l’Ego, il quale fa sì che ogni essere umano richieda una
proporzione di cibo specialmente adatta al proprio organismo. I medici notano
perplessi la stessa particolarità negli effetti delle loro medicine. Queste
agiscono in modo differente nei vari individui, mentre la stessa medicina
produrrà identici effetti in due animali della stessa specie, in virtù del
fatto che tutti gli animali seguono gli ordini dello Spirito-gruppo e della
Legge Cosmica, ed agiscono sempre in modo simile nelle identiche circostanze.
Soltanto l’uomo è, in qualche misura, capace di seguire, entro certi limiti, i
suoi propri desideri. Che i suoi errori siano molti e gravi, si concede, ed a
molti potrebbe sembrare preferibile che egli fosse obbligato a seguire la retta
via; ma, se così fosse, egli non imparerebbe mai ad agire correttamente. Le
lezioni per discernere il bene dal male, non possono essere imparate se non a
condizione che egli sia libero di scegliere il proprio genere di vita, ed abbia
appreso ad evitare il male come una vera ” fonte di dolore “. Se egli
agisse correttamente solo perché non ha altra scelta, e non avesse alternativa
di agire in modo diverso, sarebbe un automa e non un Dio in evoluzione. Come il
costruttore impara dai suoi errori a correggersi nelle future costruzioni, così
l’uomo, mediante i suoi errori ed il dolore che ne deriva, consegue (perché
autocosciente) una sapienza superiore a quella dell’animale, il quale agisce
saggiamente perché forzato dallo Spirito-gruppo. Col tempo l’animale giungerà
allo stadio umano, avrà libertà di scelta e, attraverso gli errori, imparerà
come noi facciamo adesso.
La Tavola
schematica n. 3 mostra che lo Spirito-gruppo del regno vegetale ha il suo più
basso veicolo nella Regione del Pensiero Concreto. Esso si trova a due gradini
di distanza dal suo veicolo denso e, in conseguenza, le piante hanno coscienza
corrispondente a quella del sonno senza sogni. Lo Spirito-gruppo del minerale
ha il suo più basso veicolo nella Regione del Pensiero Astratto e dista quindi
di tre gradini dal suo veicolo denso; perciò il minerale è in uno stato di
profonda incoscienza simile alla condizione di trance.
Vediamo così,
dunque, come l’uomo sia uno Spirito individuale, un Ego separato da tutte le
altre entità, che dirige ed opera in una serie di veicoli dall’interno e come
le piante e gli animali sono guidati dall’esterno per opera di uno
Spirito-gruppo avente giurisdizione su un certo numero di animali e di piante
nel nostro Mondo Fisico. Essi sono separati solo in apparenza.
Le relazioni della
pianta, dell’animale e dell’uomo con le correnti vitali che circolano
nell’atmosfera della Terra sono simbolicamente rappresentate dalla croce. Il
Regno Minerale non è compreso in questo simbolo perché, come abbiamo veduto,
non possiede un corpo vitale individuale e perciò non può essere il veicolo per
le correnti dei regni superiori. Platone, che era un iniziato, enunciò spesso
verità occulte. Egli disse: ” L’Anima del Mondo è crocifissa “.
Il braccio
inferiore della croce indica la pianta con le sue radici che affondano nel
terreno chimico minerale. Gli Spiriti-gruppo delle piante si trovano al centro
della Terra. Essi dimorano, ricordiamolo, nella Regione del Pensiero Concreto
che interpenetra la Terra così come fanno tutti gli altri Mondi. Da questi
Spiriti-gruppo fluiscono correnti in tutte le direzioni verso la periferia
della Terra passando all’esterno attraverso il fusto della pianta o
dell’albero.
L’uomo è
rappresentato dal braccio superiore; egli è la pianta rovesciata. La pianta
assorbe il suo nutrimento attraverso la radice; l’uomo prende il cibo dalla
testa. La pianta spinge i suoi organi della generazione verso il sole; l’uomo,
pianta rovesciata, volge i suoi verso il centro della terra. La pianta riceve
le correnti spirituali dello Spirito-gruppo proveniente dal centro della terra,
che penetrano in essa attraverso la radice; vedremo in seguito che la più alta
influenza spirituale giunge all’uomo dal sole i cui raggi penetrano in lui
attraverso la testa. La pianta inala il velenoso biossido di carbonio esalato
dall’uomo ed esala l’ossigeno, datore di vita, inalato da lui.
Gli animali,
simbolizzati dal braccio orizzontale della croce, stanno fra la pianta e
l’uomo. La loro spina dorsale è in posizione orizzontale ed attraverso di essa
vibrano le correnti dello Spirito-gruppo, correnti che circolano intorno alla
Terra.
Nessun animale può rimanere costantemente in
posizione eretta, perché in questo caso le correnti dello Spirito-gruppo non
potrebbero guidarlo, e non essendo abbastanza individualizzato da sopportare le
correnti spirituali che attraversano la spina dorsale verticale dell’uomo,
morirebbe.
E’ necessario che
un veicolo, affinché possa servire per l’espressione di un Ego individuale,
soddisfi a tre condizioni:
un’andatura eretta
che gli permetta di mettersi in contatto con le correnti ora menzionate;
una laringe verticale, perché solo questa
rende possibile il parlare (ai pappagalli, alle gazze e agli stornelli, che
hanno una laringe verticale, si può insegnare a parlare);
un sangue
caldo, capace di ricevere le correnti solari.
Quest’ultima
condizione è della massima importanza per l’Ego, come in seguito razionalmente
spiegheremo e illustreremo. Per il momento ci limitiamo alla menzione degli
elementi necessari all’Ego, terminando questo studio sui rapporti dei Quattro
Regni, fra loro e con i differenti Mondi.
(1) Poiché ”
(la mente) non è ancora neppure un corpo. Attualmente è solo un involucro
“.
Il primo passo
nell’Occultismo consiste nello studio dei Mondi invisibili. Questi Mondi sono
invisibili per la maggioranza della gente a causa della inattività dei sensi
più fini e più elevati dai quali essi possono essere percepiti, così come il
Mondo Fisico che ci circonda è percepito dai sensi fisici. La maggior parte
della gente si trova, rispetto ai Mondi superfisici, nella condizione del cieco
nato rispetto al nostro mondo sensibile: egli è incapace di vedere la luce e il
colore che lo avvolgono. Per lui essi sono inesistenti e incomprensibili,
semplicemente perché egli è privo del senso della vista atto a percepirli. Può
sentire gli oggetti che tocca; essi gli sembrano del tutto reali, ma luce e
colore sono al di là della sua portata.
Lo stesso accade
per la maggior parte dell’umanità. Tutti sentono e vedono gli oggetti ed odono
i suoni del Mondo Fisico, ma gli altri regni, che il chiaroveggente chiama i
Mondi superiori, sono altrettanto incomprensibili ai più, come la luce e i
colori lo sono per il cieco. Il fatto che quest’ultimo non possa percepirli,
tuttavia, non è una ragione contro la loro esistenza e realtà. E non è una
ragione per negare l’esistenza dei Mondi superfisici, il fatto che la
maggioranza della gente non possa vederli. Se il cieco potesse acquistare la
vista, vedrebbe luce e colori. Se i sensi più elevati di questi ciechi ai Mondi
superfisici, potessero essere svegliati con metodi adatti, essi pure potrebbero
contemplare questi regni che ora sono per loro nascosti.
Mentre molti
commettono l’errore di essere increduli sull’esistenza di questi Mondi, altri
vanno anche all’estremo opposto e, convinti della realtà dei mondi invisibili,
credono che quando una persona è chiaroveggente, essa conosca tutta la verità;
che quando uno può ” vedere ” egli possa del pari “conoscere
ogni cosa ” intorno a questi Mondi superiori.
Questo è un grande
errore, che ci guardiamo bene dal commettere quando si tratta della vita di
tutti i giorni. Se un cieco nato acquistasse la vista, noi non penseremmo certo
che egli acquistasse in pari tempo la ” conoscenza integrale ” del
Mondo Fisico, anzi noi sappiamo che coloro i quali hanno potuto vedere le cose
che ci circondano per tutta la vita, sono ben lontani dall’averne una
conoscenza assoluta. Sappiamo che occorrono ardui studi ed anni di applicazione
per avere solo una minima conoscenza di questa parte infinitesimale con la
quale siamo in contatto nella nostra vita quotidiana e, rovesciando l’aforisma
ermetico ” Come in alto, così in basso “, possiamo agevolmente
concludere che così deve essere anche per gli altri Mondi. E’ pur vero che nei
Mondi superfisici vi è maggior facilità di acquistare conoscenza che non nel
Mondo Fisico denso della nostra presente condizione. Non si può tuttavia eliminare
la necessità di uno studio accurato e la possibilità di incorrere in errori di
osservazione. Tutte le testimonianze di investigatori idonei ed attendibili,
provano che nei Mondi superfisici è necessaria una più oculata osservazione che
non in questo.
Prima che le loro investigazioni possano
acquistare valore reale, è necessario che i chiaroveggenti si sottopongano ad
un severo tirocinio, e più esperti essi divengono, più cauti vanno nel dire ciò
che vedono, più rispettosi sono delle altrui versioni ben sapendo quanto vi sia
da imparare e quanto poco il singolo investigatore possa afferrare di tutti i
dettagli inerenti alle sue ricerche.
Ciò spiega perché
le versioni occultiste possano differire le une dalle altre, cosa che la gente
superficiale considera valido argomento contro l’esistenza dei Mondi superiori.
Essa sostiene che se questi Mondi esistessero gl’investigatori dovrebbero
necessariamente riportarne identiche descrizioni. Se noi prendiamo esempio
dalla vita quotidiana, la fallacia di tale argomento ci appare evidente.
Supponiamo che un
giornale mandi venti reporter in una città con l’incarico d’inviare
corrispondenze su di essa. I reporter sono o dovrebbero essere, esperti
osservatori. Il vedere ogni cosa è loro mestiere, e dovrebbero poter dare di
ciò che hanno veduto descrizioni tanto più efficaci di quelle che si potrebbero
ottenere da ogni altra sorgente. E’ certo però che delle venti corrispondenze,
nemmeno due saranno perfettamente d’accordo. Sebbene alcune possano avere certi
tratti importanti in comune, altre saranno uniche per qualità e quantità di
descrizione.
E’ questo un
argomento per concludere contro l’esistenza della città nel descrivere la quale
i reporter non sono d’accordo ? Certamente no! Le discordanze sono facilmente
spiegabili col fatto che ciascun reporter vede la città dal suo particolare
punto di vista e la lettura delle varie corrispondenze anziché provocare una
dannosa confusione, ci metterà in grado di avere una più completa e migliore
descrizione e comprensione della città di quello che non si sarebbe ottenuto
leggendo una sola corrispondenza; ciascuna relazione completerà e perfezionerà
le altre.
Lo stesso accade
per le relazioni date dagl’investigatori dei Mondi superfisici. Ognuno ha il
suo modo personale di guardare le cose e può descrivere ciò che vede solamente
dal proprio punto di vista. La relazione differisce da quella di altri e
nondimeno tutte sono veritiere dal punto di vista individuale di ciascun
osservatore.
Spesso si chiede:
Perché investigare questi mondi? Non sarebbe meglio occuparsi di un mondo alla
volta, contentarsi per ora delle lezioni che possono essere apprese nel Mondo
Fisico, e, se Mondi invisibili esistono, aspettare di raggiungerli prima
d’indagare? ” Basta ad ogni giorno la sua pena! “. Perché cercarne di
più?
Se avessimo la
certezza assoluta che in un futuro più o meno vicino ciascuno di noi dovesse
trasferirsi in un paese lontano dove, sotto nuove e strane condizioni fossimo
obbligati a vivere per molti anni, non è ragionevole pensare che se prima del
trasloco ci si offrisse l’occasione d’informarci di quel paese, lo faremmo
volentieri? La conoscenza così acquisita ci renderà molto più facile
l’adattamento alle nuove condizioni.
Vi è una sola
certezza nella vita ed è: la Morte! Quando noi passiamo nell’aldilà e ci
troviamo in nuove condizioni, il conoscerle preventivamente sarebbe certo del
massimo aiuto.
Ma ciò non è
tutto. Per ben comprendere il Mondo Fisico, che è il mondo degli effetti, è
necessario capire quello superfisico, che è il mondo delle cause. Noi vediamo i
tram in movimento, udiamo il ticchettio degli apparecchi telegrafici, ma la
misteriosa forza che causa il fenomeno ci rimane invisibile. Noi diciamo: è
l’elettricità; ma il nome non è una spiegazione. Non sappiamo niente della
forza in se stessa: noi percepiamo unicamente i suoi effetti.
Se un piatto
contenente acqua fredda viene sottoposto ad una temperatura sufficientemente
bassa, cominciano subito a formarsi dei cristalli di ghiaccio e noi possiamo
osservare il processo della loro formazione. Le linee lungo le quali l’acqua si
cristallizza esistevano anche prima come linee di forza, ma erano invisibili
prima che avvenisse il congelamento. I magnifici ” fiori di ghiaccio
” che si formano in inverno sui vetri della finestra, sono manifestazioni
visibili di correnti dei Mondi superiori che agiscono in ogni momento su di noi,
inavvertite dai più, ma non perciò meno potenti.
I Mondi superiori
sono la sede delle cause e delle forze; noi non possiamo veramente comprendere
questo mondo inferiore se non conosciamo nulla degli altri e non ci rendiamo
conto delle forze e delle cause di cui tutte le cose materiali sono solo gli
effetti.
Per quanto strano
ciò possa apparire, i Mondi superfisici, i quali sembrano essere ai più
soltanto un miraggio o qualcosa di meno sostanziale ancora, sono molto più
reali del mondo materiale tangibile; e gli oggetti che vi si trovano sono molto
più duraturi e indistruttibili degli oggetti del Mondo Fisico. Possiamo vederlo
facilmente con un esempio. Un architetto non comincia a costruire una casa
procurandosi il materiale e lasciando che gli operai pongano pietra su pietra a
caso, senza un ordine o un piano prestabilito. Egli si costruisce col pensiero
la sua casa. Poco alla volta essa prende forma nella sua mente ed egli se ne fa
un’idea chiara: è la forma-pensiero di una casa.
Questa casa è
ancora invisibile a tutti, ma non all’architetto. Egli la concreta sulla carta.
Traccia i suoi piani e da questa immagine oggettiva della forma-pensiero, gli
operai costruiscono la casa di legno, di ferro, di pietra, in tutto
corrispondente alla forma-pensiero riprodotta fedelmente dall’architetto nel
suo disegno.
In tal modo la
forma-pensiero diviene una realtà oggettiva. Il materialista asserirebbe che
essa è molto più reale, duratura e sostanziale dell’immagine nella mente
dell’architetto. Ma riflettiamo un po’. La casa non avrebbe potuto essere
costruita senza la forma-pensiero. L’oggetto materiale può esser distrutto
dalla dinamite, dal terremoto, da un incendio, ma la forma-pensiero rimane.
Rimarrà durante tutta la vita dell’architetto e da quella un numero
indeterminato di case, simili a quella distrutta, potrà essere costruito.
Neppure l’architetto stesso potrebbe distruggerla. Perfino dopo la sua morte,
questa forma-pensiero potrà essere ricuperata da coloro che hanno la capacità
di leggere nella memoria della natura di cui tratteremo in seguito.
Avendo così veduto
quanto sia ragionevole asserire che tali Mondi esistono ed essendoci persuasi
della loro realtà, della loro permanenza e dell’utilità di conoscerli, dobbiamo
esaminarli uno per uno a cominciare dal Mondo Fisico.
LA REGIONE CHIMICA
DEL MONDO FISICO
Secondo
l’insegnamento dei Rosacroce l’Universo è diviso in sette Mondi differenti, o
stati di materia, come segue:
1. Mondo di Dio.
2. Mondo degli
Spiriti Vergini.
3. Mondo dello
Spirito Divino.
4. Mondo dello
Spirito Vitale.
5. Mondo del
Pensiero.
6. Mondo del
Desiderio.
7. Mondo Fisico.
Questa divisione
non è arbitraria; ma necessaria, perché la sostanza di ognuno di questi Mondi è
sottoposta a leggi che sono praticamente inoperose negli altri. Per esempio,
nel Mondo Fisico la materia è soggetta alla gravità e ai fenomeni ai contrazione
ed espansione. Nel Mondo del Desiderio non esiste né caldo né freddo, e le
forme levitano, altrettanto facilmente di come gravitano. Anche tempo e
distanza sono fattori che governano l’esistenza nel Mondo Fisico, ma nel Mondo
del Desiderio essi sono quasi inesistenti.
La materia di
questi Mondi varia anche per densità, ed il Mondo Fisico è il più denso dei
sette.
Ciascun Mondo è
diviso in sette regioni o suddivisioni di materia. Nel Mondo Fisico i solidi, i
liquidi ed i gas formano le tre più dense suddivisioni; le quattro rimanenti
sono formate da eteri di diversa densità. Analoghe suddivisioni sono necessarie
negli altri Mondi, perché la materia dalla quale sono formati non è di densità
uniforme.
Vi sono ancora due
distinzioni da fare. Le tre suddivisioni dense del Mondo Fisico – i solidi, i
liquidi ed i gas – costituiscono quella che viene detta Regione Chimica. La
sostanza di questa Regione è la base di tutte le forme dense.
Anche l’Etere è
materia fisica. Non è omogeneo come dichiara la scienza materialista, ma esiste
in quattro stati differenti. E’ grazie ad esso che lo Spirito vitalizza le
Forme nella Regione Chimica. Le quattro più sottili o eteriche suddivisioni del
Mondo Fisico costituiscono ciò che chiamiamo Regione Eterica.
Nel Mondo del
Pensiero le tre più elevate suddivisioni sono la base del pensiero astratto e
perciò esse sono collericamente chiamate Regione del Pensiero Astratto.
Le quattro più
dense forniscono la ” sostanza mentale ” per mezzo della quale diamo
corpo alle nostre idee e le concretiamo; esse vengono quindi indicate col nome
di Regione del Pensiero Concreto.
L’attenzione
consacrata dall’occultista al Mondo Fisico potrebbe apparire superflua se non
fosse per il fatto che egli considera tutte le cose da un punto di vista
completamente diverso da quello del materialista. Questi riconosce tre stati
della materia: solido, liquido e gassoso. Questi sono tutti corpi chimici
derivanti dagli elementi chimici che costituiscono la Terra. Da questa materia
chimica tutte le forme dei minerali, delle piante, degli animali e dell’uomo
sono state costruite, perciò esse sono effettivamente chimiche come lo sono le
sostanze chiamate comunemente in tal modo. Così, se noi consideriamo la
montagna o la nuvola che avvolge la sua cima il succo della pianta o il sangue
dell’animale, la tela del ragno, l’ala della farfalla o le ossa dell’elefante,
l’aria che respiriamo o l’acqua che beviamo ogni cosa si compone della stessa
materia chimica.
Che cosa
determina, dunque, la conformazione di questa sostanza fondamentale nella
molteplice varietà delle forme che vediamo intorno a noi? E’ l’Unico Spirito
Universale che si esprime nel mondo visibile sotto l’aspetto di quattro grandi
correnti di Vita a diverso grado di sviluppo. Questo quadruplice impulso
spirituale modella la materia chimica della Terra nelle svariate forme dei
quattro regni – minerale, vegetale, animale e umano. Quando una forma ha
servito al suo scopo come veicolo di espressione per le tre correnti di vita superiore,
le forze chimiche la disintegrano così che la materia può essere restituita al
suo stato primordiale e venire utilizzata per la costruzione di nuove forme. La
vita, o piuttosto lo Spirito, che modella la forma a sua propria immagine, è
per conseguenza distinta dalla materia che usa, quanto il carpentiere è
separato e personalmente indipendente dalla casa che egli costruisce per sua
propria dimora.
Poiché tutte le
forme di minerale, di vegetale, d’animale e d’uomo, sono costituite da materia
chimica, esse debbono essere logicamente così morte e prive di sensibilità come
lo è questa materia chimica nel suo stato primitivo. I Rosacroce asseriscono che,
infatti, è proprio così.
Alcuni scienziati
pretendono che la sensibilità esista in ogni tessuto, vivo o morto, a
qualsivoglia regno esso appartenga. Essi includono anche le sostanze
ordinariamente classificate come minerali nella loro categoria di oggetti
aventi sensibilità, e convalidano le loro asserzioni presentando dei grafici
con curve di energia ottenute sperimentalmente. Un’altra classe d’investigatori
invece, nega che esista sensibilità anche nel corpo umano, eccezion fatta per
il cervello che è la sede della sensibilità. Essi asseriscono che il cervello e
non il dito prova dolore quando il dito è ferito. Così la casa della Scienza è
divisa contro se stessa su questo come sulla maggior parte degli altri punti.
La posizione assunta da ciascuna delle parti è parzialmente corretta. Tutto
dipende da ciò che s’intende per ” sensibilità “. Se noi intendiamo
semplicemente la reazione ad uno stimolo, simile al rimbalzare di una palla di
gomma gettata a terra, è giusto attribuire sensibilità al tessuto minerale,
vegetale e animale; ma se noi intendiamo per sensibilità piacere e dolore,
amore ed odio, gioia ed angoscia, sarebbe assurdo attribuire tutto ciò alle
forme inferiori di vita, ai tessuti separati, ai minerali nel loro stato
naturale ed anche al cervello, perché tali sentimenti sono espressioni
dell’autocosciente Spirito immortale, ed il cervello è soltanto la tastiera
dello strumento meraviglioso sul quale lo Spirito Umano suona la propria
sinfonia della vita, così come un musicista si esprime per mezzo del suo
violino.
Come si trovano
persone del tutto incapaci di capire che debbono esservi e che vi sono Mondi
superiori, altre se ne trovano che avendo ottenuto qualche contatto con questi
Mondi, acquistano l’abitudine di sottovalutare il Mondo Fisico. Una simile
attitudine è errata quanto quella del materialista. I sublimi e saggi Esseri
che attuano la volontà ed il piano di Dio, ci collocarono in questo ambiente
fisico per apprendervi grandi ed importanti lezioni, cosa che non potremmo fare
in condizioni diverse, ed è nostro dovere utilizzare la conoscenza che abbiamo
dei Mondi superiori per imparare quanto meglio possiamo le lezioni che il mondo
materiale ha da insegnarci.
In un certo senso,
il Mondo Fisico è una sorta di scuola modello o stazione sperimentale per
insegnarci ad agire correttamente sugli altri. Che abbiamo o no conoscenza
della loro esistenza, il risultato sarà ugualmente ottenuto, e ciò dimostra la
grande sapienza degli autori del piano. Se non conoscessimo che i Mondi superiori,
noi commetteremmo molti errori i quali si paleserebbero solo quando ci si
riferisse a condizioni fisiche. Per esempio: immaginiamo un inventore che
elabora nel suo cervello il piano di una macchina. Prima egli la costruisce col
pensiero, e nella sua mente la vede completa, adempiente in modo magnifico il
lavoro destinatole. Successivamente egli disegna il piano di costruzione della
macchina e, ciò facendo, trova forse necessaria qualche modifica alla sua
primitiva concezione. Quando, dal disegno, l’inventore ha tratto la convinzione
che il suo piano è attuabile, egli procede alla effettiva costruzione della
macchina con materiale idoneo.
Ora è quasi certo
che altre modifiche saranno necessarie prima che la macchina lavori a dovere.
Si può trovare che essa debba essere interamente rimodellata, o magari che essa
sia del tutto inutilizzabile nella forma presente e debba essere messa da parte
per studiare un nuovo piano. Ma, notate questo perché qui sta il punto: il
nuovo progetto sarà elaborato allo scopo di eliminare quei difetti che hanno
reso la macchina inutilizzabile. Se non si fosse costruita nessuna macchina
materiale, che rendesse evidenti i difetti dell’idea primitiva, una seconda e
più corretta idea non sarebbe stata possibile.
Ciò è ugualmente
applicabile a tutte le condizioni della vita – sociale, commerciale o
filantropica. Molti progetti appaiono eccellenti a coloro che li concepiscono,
e possono anche apparire ottimi sulla carta, ma cadono quando vengono tradotti
in pratica. Questo non deve tuttavia scoraggiarci. E’ vero che ” impariamo
più dai nostri errori che dai nostri successi”. Noi dobbiamo dunque
considerare il Mondo Fisico come una scuola di preziosa esperienza nella quale
impariamo lezioni della più grande importanza.
LA REGIONE ETERICA
DEL MONDO FISICO
Non appena
penetriamo in questo regno della natura, ci troviamo nel Mondo invisibile ed
intangibile dove i sensi ordinari non servono più. Perciò questa parte del
Mondo Fisico è pratica inesplorata dalla scienza materiale.
L’aria è
invisibile, tuttavia la scienza moderna sa che essa esiste.
Mediante strumenti
adatti si può misurare la sua velocità come vento, comprimendola si può
renderla visibile come aria liquida. Con l’etere la cosa non è altrettanto
facile. La scienza materiale trova necessario spiegare in qualche modo la
trasmissione dell’elettricità con o senza fili. Con essa e obbligata a
postulare una sostanza più fine di quelle note e chiama questa sostanza etere.
La scienza non sa realmente se etere esista, perché l’ingegnosità degli
scienziati non è ancora riuscita ad escogitare un recipiente nel quale sia
possibile chiudere questa sostanza troppo esclusiva per il comodo del ”
mago del laboratorio “. Questi non può misurarla, né pesarla né
analizzarla con alcuno dei mezzi oggi a sua disposizione.
In verità le
realizzazioni della scienza moderna sono meravigliose.
Tuttavia il
miglior modo per apprendere i segreti della natura non consiste nell’inventare
apparecchi, ma nel migliorare lo stesso osservatore. L’uomo ha in sé delle
facoltà che eliminano la distanza e compensano la sua esiguità. Queste facoltà
superano in potenza il telefono, il microscopio e il telescopio, quanto
quest’ultimo supera quella dell’occhio nudo. Esse costituiscono i mezzi di
investigazione usati dagli occultisti. Sono il loro ” apriti sesamo ”
nella ricerca della verità.
Per l’esercitato
chiaroveggente l’etere è tanto tangibile quanto lo sono i solidi, i liquidi e i
gas della Regione Chimica per un uomo ordinario. Egli vede che le forze che
danno vita alle forme minerali, vegetali, animali ed umane fluiscono in queste forme
per mezzo dei quattro stati dell’etere. I nomi e le funzioni specifiche di
questi quattro eteri sono:
1°. Etere chimico.
– Questo etere è tanto positivo quanto negativo nella sua manifestazione. Le
forze che causano l’assimilazione e l’escrezione operano per suo mezzo.
L’assimilazione è il processo mediante il quale i diversi elementi nutritivi
del cibo sono incorporati nell’organismo della pianta, dell’animale e
dell’uomo. Ciò si compie per mezzo di forze che conosceremo più tardi. Esse
operano lungo il polo positivo dell’etere chimico ed attraggono gli elementi
necessari inserendoli nelle forme relative. Queste forze non agiscono
ciecamente o meccanicamente, ma in maniera selettiva (che gli scienziati ben
conoscono dai suoi effetti) e così compiono la loro funzione che è quella di
assicurare lo sviluppo e la conservazione del corpo.
L’escrezione si
compie mediante forze della stessa specie; ma che agiscono lungo il polo
negativo dell’etere chimico. Per mezzo di questo polo esse eliminano dal corpo
i materiali inutilizzabili dei cibi e di quelli che hanno esaurita la loro
utilità e debbono essere espulsi dal sistema. Questa operazione, come tutti gli
altri processi indipendenti dalla volontà dell’uomo, si effettua in maniera
selettiva, intelligente, non semplicemente meccanica, come si vede, ad esempio,
nei reni, i quali filtrano solo l’urina fino a che gli organi si mantengono
sani; ma, se si ammalano, lasciano passare anche la preziosa albumina.
2°. Etere vitale.
– Come l’etere chimico è il campo d’azione delle forze aventi per oggetto la
difesa della forma individuale, così l’etere vitale è il mezzo per le forze che
hanno per oggetto il mantenimento delle specie, cioè le forze della
propagazione, della procreazione.
Come l’etere chimico,
anche l’etere vitale ha il suo polo positivo e il suo polo negativo. Le forze
che operano lungo il polo positivo sono quelle attive nella femmina durante la
gestazione. Esse la rendono capace di compiere il lavoro positivo e attivo di
partorire un nuovo essere. Le forze che agiscono lungo il polo negativo
dell’etere vitale permettono al maschio di produrre il seme.
Nella fecondazione
dell’uovo dell’animale e dell’uomo, o del seme della pianta, le forze che
agiscono lungo il polo positivo dell’etere vitale, producono piante, animali ed
uomini di sesso maschile, mentre le forze che si esprimono mediante il polo
negativo, producono individui di sesso femminile.
3°. Etere
luminoso. – Questo etere è tanto positivo che negativo. Le forze che agiscono
attraverso il polo positivo sono quelle che generano il calore del sangue nelle
specie animali superiori e nell’uomo facendone delle sorgenti individuali di
calore. Le forze che agiscono lungo il polo negativo dell’etere luminoso sono
quelle che reggono le funzioni passive dei cinque sensi: della vista,
dell’udito, dell’odorato, del gusto e del tatto. Sono queste forze che
costruiscono e alimentano l’occhio.
Negli animali a
sangue freddo le forze positive dell’etere luminoso sono il mezzo delle forze
che fanno circolare il sangue, e le forze negative hanno relativamente
all’occhio, le stesse funzioni che esercitano negli animali superiori e
nell’uomo. Quando gli occhi mancano, le forze che operano lungo il polo
negativo dell’etere luminoso stanno forse costruendo e nutrendo altri organi di
senso, come fanno in tutti gli esseri che ne sono provvisti.
Nelle piante le
forze operanti lungo il polo positivo dell’etere luminoso agiscono sulla
circolazione dei succhi. Perciò in inverno, quando l’etere luminoso non è
potenziato dalla luce solare come d’estate, la linfa cessa di fluire per
riprendere quando il sole estivo trasmette di nuovo alla pianta tutto il suo
vigore. Le forze che operano lungo il polo negativo dell’etere luminoso
depositano la clorofilla, la sostanza verde delle foglie, e colorano i fiori.
Infatti, ogni colore, in tutti i regni, è depositato per mezzo del polo
negativo dell’etere luminoso. Perciò gli animali hanno il colore più scuro sul
dorso, ed i fiori sono più intensamente colorati nella parte esposta al sole.
Nelle regioni polari della terra, dove i raggi del sole sono deboli, tutti i
colori sono più tenui ed in certi casi tanto parcamente distribuiti, che in
inverno essi spariscono del tutto e gli animali divengono bianchi.
4°. Etere
riflettore. – E’ stato precedentemente asserito che l’idea della casa già
esistita nella mente, può essere recuperata dalla memoria della natura anche
dopo la morte dell’architetto. Tutto ciò che è accaduto ha lasciato dietro di
sé un quadro incancellabile in questo etere riflettore. Come le felci
gigantesche della fanciullezza della terra, hanno lasciato la loro immagine nei
giacimenti di carbone, e come l’avanzare del ghiacciaio di un’epoca trascorsa
può essere ritrovato per mezzo della traccia che esso ha lasciato sulle rocce
lungo il suo cammino, così pure i pensieri e le azioni degli uomini sono
indelebilmente registrati dalla natura nel suo etere riflettore, dove il
veggente esperto può leggere la loro storia con una esattezza proporzionata alla
sua abilità.
L’etere riflettore
merita questo nome per più di una ragione perché i quadri in esso sono solo
riflessi della vera memoria della natura, situata in un regno molto più
elevato. In questo etere riflettore nessun chiaroveggente esperto cerca di
leggere, perché i quadri sono confusi e vaghi al confronto di quelli che si
trovano nei regni superiori. Coloro che leggono nell’etere riflettore sono
generalmente quelli che non hanno scelta; essi infatti, non sanno in che cosa
stanno leggendo. Come regola generale, gli psicometri ed i medium ottengono la
loro conoscenza attraverso l’etere riflettore. Entro certi ristretti limiti,
l’allievo della scuola occulta nei primi gradi del suo tirocinio, legge egli
pure nell’etere riflettore, ma è messo in guardia dal maestro sulla deficienza
di questo etere come mezzo per acquisire precise informazioni e così non trae
facilmente conclusioni errate.
Questo etere è
anche l’intermediario per mezzo del quale il pensiero agisce sul cervello
umano. E’ molto intimamente connesso con la quarta suddivisione del Mondo del
Pensiero. Questa è la più alta delle quattro suddivisioni contenute nella
Regione del Pensiero Concreto ed è la sede della mente umana. Qui si trovano
dei ” cliché ” assolutamente chiari della Memoria della Natura, della
quale l’etere riflettore non presenta che le immagini riflesse.
IL MONDO DEL
DESIDERIO
Come il Mondo
Fisico ed ogni altro regno della natura, anche il Mondo del Desiderio ha sette
suddivisioni dette “regioni” ma, a differenza del Mondo Fisico esso
non ha le grandi divisioni corrispondenti alle Regioni Chimica ed Eterica. La
sostanza del desiderio, nel Mondo del Desiderio, persiste attraverso le sue
sette suddivisioni o regioni, come materiale per la personificazione del
desiderio. Nella stessa misura in cui nel nostro Mondo Fisico è tangibile ogni
oggetto materiale, così lo è un desiderio nel Mondo del Desiderio. Come la
Regione Chimica è il regno della forma e quella Eterica è la sede delle forze
che immettono le attività vitali in quelle forme, rendendole atte a vivere,
muoversi e riprodursi, così le forze del Mondo del Desiderio operando sul corpo
denso vivificato lo obbligano a muoversi in questa o quella direzione.
Se ci fossero
solamente le attività delle Regioni Chimica ed Eterica del Mondo Fisico, ci
sarebbero forme aventi vita, atte a muoversi ma con nessun incentivo di farlo.
Quest’incentivo è provvisto dalle forze cosmiche attive nel Mondo del
Desiderio, e senza questa attività che opera attraverso ogni fibra del corpo
vitalizzato, sollecitando l’azione in questa o quella direzione, non ci sarebbe
né esperienza, né sviluppo morale. Le funzioni dei diversi eteri curerebbero il
mantenimento, la crescita e la riproduzione della forma, ma lo sviluppo morale
sarebbe del tutto assente. L’evoluzione sarebbe un’impossibilità, sia per la
forma che per la vita, perché è solo per rispondere alle esigenze dello
sviluppo spirituale che le forme si evolvono verso stati superiori. Ci appare
così chiara la grande importanza di questo regno della natura.
Desideri,
appetiti, passioni e sentimenti si esprimono nella materia delle diverse regioni
del Mondo del Desiderio, come la forma e i lineamenti del viso sono modellati
nella Regione Chimica del Mondo Fisico. Essi assumono forme di durata più o
meno lunga secondo l’intensità del desiderio, appetito o sentimento da esse
impersonato. Nel Mondo del Desiderio la distinzione fra le forze e la materia
non è così precisa ed appariscente come nel Mondo Fisico. Si potrebbe quasi
affermare che in questo Mondo le idee di forza e di materia sono identiche o
intercambiabili. Non è proprio così ma possiamo dichiarare che entro certi
limiti, il Mondo del Desiderio consiste di forza-materia.
Quando parliamo
della materia del Mondo del Desiderio riconosciamo essere vero che è di un
grado meno densa della materia del Mondo Fisico, ma avremmo un’idea del tutto
sbagliata se immaginassimo che essa sia la materia fisica più sottile. Tale
idea, per quanto sostenuta da molti che hanno studiato le filosofie occulte, è
del tutto erronea e deriva principalmente dalla difficoltà di dare una completa
ed esatta descrizione dei Mondi superiori. Disgraziatamente il nostro
linguaggio è adatto alla descrizione delle cose materiali, ma è del tutto
inadeguato a descrivere le condizioni dei regni superfisici, così che tutto
quanto si dice di questi regni deve esser preso come approssimazione, come
similitudine piuttosto che come esatta descrizione.
Per quanto la
montagna e la violetta, l’uomo, il cavallo ed un pezzo di ferro siano composti
in definitiva di un’unica fondamentale sostanza atomica, non dobbiamo affermare
che la violetta è una forma più sottile di ferro. Analogamente, è impossibile
spiegare con parole il mutamento subìto dalla materia quando, dallo stato
fisico, si trasmuta in sostanza del Desiderio. Se non ci fosse nessuna
differenza, anche quest’ultima sarebbe riducibile alle leggi del Mondo Fisico,
ma ciò non è.
La legge che
governa la materia della Regione Chimica è l’inerzia, la tendenza a mantenere
lo statu quo. Ci vuole una certa quantità di forza per vincere quest’inerzia e
causare il movimento di un corpo che è in quiete, o per fermarne uno che è in
movimento. Non è così con la materia del Mondo del Desiderio. Tale materia può
dirsi vivente. E’ in movimento incessante, fluido, e prende tutte le forme
immaginabili e inimmaginabili con facilità e rapidità inconcepibili, brillando
e scintillando in migliaia di gradazioni colorate che non sono paragonabili a
nulla di ciò che conosciamo nel nostro stato di consapevolezza fisica. Qualcosa
che molto debolmente rassomiglia all’azione ed all’aspetto di questa materia si
può vedere nel gioco di colori di una conchiglia di madreperla esposta alla
luce solare e che si muova in avanti e indietro.
Così è il Mondo
del Desiderio: luce e colore sempre mutevoli; in esso le forze animali ed umane
s’intrecciano con le forze di innumerevoli Gerarchie di Esseri spirituali, che
non appaiono nel nostro Mondo Fisico ma sono altrettanto attive nel Mondo del
Desiderio di quanto noi lo siamo qui. Di alcune di esse ci interesseremo più
tardi e descriveremo la loro relazione con l’evoluzione umana.
Le forze emanate
da questo vasto e multiforme esercito di esseri modellano la sempre mutevole
materia del Mondo del Desiderio in forme innumerevoli e diverse, di più o meno
lunga durata, secondo l’energia cinetica dell’impulso che dette loro la
nascita.
Da questa
superficiale descrizione si può capire come sia difficile per un neofita che ha
appena aperto gli occhi interni, trovare il suo equilibrio nel Mondo del
Desiderio. Il chiaroveggente esperto cessa presto di stupirsi alle descrizioni
inverosimili date spesso dai medium. Questi possono essere perfettamente
onesti; ma le possibilità prodotte da ogni diverso angolo di visione sono
innumerevoli e della più insidiosa natura, e c’è piuttosto da meravigliarsi che
queste descrizioni siano talvolta esatte. Tutti noi abbiamo dovuto imparare a
guardare e a vedere nella nostra prima infanzia, come possiamo facilmente
accertarci osservando un bambino appena nato. Si noterà che il piccino tenterà
di afferrare oggetti che sono dall’altro lato della stanza, o della strada, o
magari la luna. Egli è assolutamente incapace di valutare le distanze. Il cieco
che recupera la vista, da principio, deve spesso chiudere gli occhi per
trasferirsi da un luogo all’altro, dichiarando che, in attesa di avere appreso
a fare uso degli occhi, gli è più agevole camminare servendosi del tatto che
della vista. Ugualmente, colui i cui organi interni di percezione vengono
vivificati, deve esercitarsi all’uso della facoltà di recente acquisita. In
principio, il neofita cercherà di applicare al Mondo del Desiderio la
conoscenza derivatagli dalla sua esperienza nel Mondo Fisico perché egli non ha
ancora appreso le leggi del mondo nel quale sta penetrando. Ciò è fonte di
innumerevoli difficoltà e perplessità. Prima di poter capire ciò che vede egli
deve diventare nuovamente come un fanciullo che assorbe la conoscenza senza
riferimento a nessuna precedente esperienza.
Per giungere ad
una corretta comprensione del Mondo del Desiderio, bisogna rendersi conto che esso
è il mondo dei sentimenti dei desideri, delle emozioni. Questi sono tutti
dominati da due grandi forze: l’Attrazione e la Repulsione, che agiscono nelle
tre regioni più dense del Mondo del Desiderio in modo diverso da quello col
quale agiscono nelle tre regioni più sottili superiori, mentre la regione
centrale può dirsi un terreno neutro.
Questa regione
centrale è la regione del sentimento. Qui l’interesse o l’indifferenza verso un
oggetto o un’idea inclinano la bilancia a favore di una delle due forze già
menzionate, relegando così l’oggetto o l’idea nelle tre regioni superiori o
nelle tre regioni inferiori del Mondo del Desiderio. Eventualmente oggetto o
idea potranno anche essere espulsi. Vedremo fra poco come questo avvenga.
Nella sostanza più
sottile e più rarefatta delle tre più alte regioni del Mondo del Desiderio, la
forza di Attrazione tiene sola il dominio ma è anche presente, in qualche
misura, nella più densa materia delle tre regioni inferiori, dove si oppone
alla forza di Repulsione ivi dominante, la quale distruggerebbe rapidamente
ogni forma che penetrasse in queste tre regioni inferiori, se non fosse così
contrastata. Nella regione più densa, cioè la più bassa, dove la forza di
repulsione si manifesta al massimo della sua potenza, essa spezza e frantuma,
in un modo terribile per chi vede, le forme che vi si costruiscono: tuttavia la
forza di Repulsione non è una forza vandalica. Niente in natura è vandalico.
Tutto ciò che può avere quest’apparenza è invece rivolto a buon fine. Ed è così
anche per il lavoro di questa forza nell’infima regione del Mondo del
Desiderio. Le forme qui esistenti sono creazioni demoniache, costruite dalle
più basse passioni e dai più bassi desideri dell’uomo e degli animali.
La tendenza di
ciascuna forma del Mondo del Desiderio, consiste nell’attrarre a sé tutto ciò
che può trovare di natura simile alla sua per il proprio incremento. Se questa
tendenza attrattiva dovesse predominare nelle regioni inferiori, il male
crescerebbe come la gramigna. Si produrrebbe anarchia e non ordine nel Cosmo.
Questo è impedito dal preponderante potere della forza di Repulsione in questa
Regione. Quando una bassa forma di desiderio è attratta da un’altra di simile
natura, esiste disarmonia nelle loro vibrazioni, e così l’una ha effetto
disintegrante sull’altra. Così, invece di unire ed amalgamare male su male,
esse agiscono a reciproca distruzione, ed in tal modo il male nel mondo è
mantenuto entro confini ragionevoli. Quando comprendiamo il modo di agire delle
due forze gemelle, siamo in grado d’intendere la massima occulta: ” Una
menzogna nel Mondo del Desiderio è insieme un assassinio ed un suicidio “.
Qualunque
avvenimento del Mondo Fisico si riflette su tutti gli altri regni della natura
e, come abbiamo veduto, costruisce le sue forme adatte nel Mondo del Desiderio.
Una relazione veridica di un avvenimento crea delle forme simili a quelle che
corrispondono a tale avvenimento; esse si attirano reciprocamente e si fondono
insieme, l’una rafforzando l’altra. Al contrario, una relazione non veritiera
crea una forma ostile alla prima, diversa da quella legata all’avvenimento,
diversa, cioè, dalla vera forma. Poiché esse si riferiscono alla stessa
circostanza si attirano, ma siccome le loro vibrazioni sono diverse, agiscono
l’una su l’altra in modo distruttivo. Perciò le cattive e maliziose menzogne
possono uccidere qualsiasi cosa buona, se esse sono forti abbastanza e ripetute
abbastanza spesso. Al contrario la ricerca del bene nel male, cambierà col
tempo il male in bene. Se la forma che è costruita per diminuire il male è
debole essa non avrà nessun effetto e sarà distrutta dalla forma cattiva; ma se
è forte e frequentemente ripetuta, essa avrà l’effetto di disintegrare la
cattiva e sostituirvi la buona. Tale effetto, intendiamoci, non è prodotto
dalla menzogna o dal negare il male, ma dalla ricerca del bene. Lo scienziato
occultista pratica assai rigorosamente questo principio della ricerca del bene
in ogni cosa, perché sa quale potenza ciò possieda per abbattere il male.
Un aneddoto della
vita del Cristo illustrerà questo principio. Una volta, passeggiando coi suoi
discepoli, Egli passò con loro vicino alla carogna putrefatta di un cane. I
discepoli si rivolsero con disgusto, commentando tra loro il nauseabondo
spettacolo; ma il Cristo osservò il cane morto e disse: ” Le perle non
sono più bianche dei suoi denti “. Egli era deciso a trovare il bene
perché sapeva quale effetto benefico sarebbe derivato nel Mondo del Desiderio
dal dare ad esso espressione.
La regione più
bassa del Mondo del Desiderio è detta ” regione delle Passioni e dei
Desideri Sensuali “. La seconda regione è meglio descritta con
l’espressione ” regione dell’Impressionabilità “. Qui gli effetti
delle forze gemelle di Attrazione e Repulsione sono pressoché in equilibrio. E’
questa una regione neutrale dove tutte le nostre impressioni, costruite con la
materia di questa regione, sono neutre. Solamente quando i sentimenti gemelli
che incontreremo nella quarta regione, entrano in gioco, le forze gemelle
cominciano ad agire. Tuttavia la semplice impressione di qualcosa in sé e per
sé è interamente distinta dal sentimento che produce. L’impressione è neutra ed
è un’attività manifestata dalla seconda regione del Mondo del Desiderio, dove
delle immagini sono formate dalle forze percettive dei sensi nel corpo vitale
dell’uomo.
Nella terza
regione del Mondo del Desiderio, la forza di Attrazione, forza che riunisce e
costruisce, ha già preso il sopravvento sulla forza di Repulsione, la cui
tendenza è distruttiva. Se comprendiamo che il principale impulso in questa
forza di Attrazione è l’autoaffermazione e il respingere le altre forze per
ampliare il proprio campo d’azione, capiremo anche come essa produca facilmente
il desiderio di nuove cose, così che la sostanza della terza regione del Mondo
del Desiderio è principalmente sottomessa alla forza di Attrazione verso queste
nuove cose, ma in modo egoistico, e perciò questa è la regione dei Desideri.
La regione delle
Passioni e dei Desideri sensuali può essere paragonata ai solidi del Mondo
Fisico; la regione dell’Impressionabilità ai fluidi, e la natura fluttuante ed
evanescente della regione dei Desideri, si può comparare con la parte gassosa
del Mondo Fisico. Queste tre regioni forniscono la sostanza per le forme
destinate all’esperienza, allo sviluppo dell’anima e all’evoluzione, eliminando
gli elementi completamente distruttivi e trattenendo quelli che possono essere
utilizzati per il progresso.
La quarta regione
del Mondo del Desiderio è la ” regione del Sentimento”. Da essa
proviene il sentimento che si riferisce alle forme già descritte. Il loro
rapporto con noi e l’effetto che esse producono su di noi dipendono
dall’emozione che provocano nel nostro essere. Che gli oggetti e le idee presentati
siano buoni o cattivi in sé non ha importanza. Soltanto il nostro sentimento
d’interesse o di indifferenza, è il fattore determinante per la sorte
dell’oggetto o dell’idea.
Se un oggetto o
un’idea risvegliano la nostra simpatia il nostro interesse, avranno su di noi
lo stesso effetto che il sole e l’aria hanno sopra una pianta. Quell’idea
crescerà e fiorirà nella nostra vita. Se invece noi accettiamo l’impressione o
l’idea con indifferenza, essa si disseccherà come la pianta messa in una
cantina buia.
Da questa regione
centrale del Mondo del Desiderio proviene dunque l’incentivo all’azione o la
decisione di astenersene (sebbene anche questa sia azione agli occhi dello
scienziato occultista), perché allo stato attuale del nostro sviluppo, i
sentimenti gemelli di Interesse e di Indifferenza, forniscono la spinta
all’azione e sono le molle che muovono il mondo. In una fase ulteriore questi
sentimenti cesseranno di avere una qualsiasi importanza. Allora il fattore
dominante sarà il Dovere.
L’Interesse mette
in movimento le forze di Attrazione o di Repulsione.
L’Indifferenza
isterilisce semplicemente l’oggetto o l’idea contro cui è diretta, per quello
che si riferisce alla nostra relazione con essi.
Se il nostro
interesse per un oggetto o un’idea, genera Repulsione, ciò naturalmente ce ne
allontana, ma esiste una forte differenza fra l’azione della forza di
Repulsione e il semplice sentimento d’Indifferenza. Forse un esempio potrà
rendere più chiara la maniera d’agire dei due sentimenti e delle due forze
gemelle.
Tre uomini
camminano lungo una strada. Essi vedono un cane malato, coperto di piaghe ed è
evidente che il cane soffre intensamente per il dolore e la sete. Ciò è chiaro
per tutti e tre quegli uomini: i loro sensi lo attestano. Ora interviene il
sentimento. Due di essi prendono interesse per l’animale, il terzo non prova
che un sentimento d’indifferenza. Quest’ultimo passa oltre e lascia il cane
alla sua sorte. Rimangono gli altri due; essi provano entrambi interesse; ma
quest’interesse si manifesta in loro in modo del tutto diverso. Nell’uno si
esprime con la simpatia e col desiderio di recare aiuto; egli si sente
obbligato a curare la povera bestia, a lenire il suo dolore ed a cercare di
guarirla. Nell’altro l’interesse è di una specie diversa. Egli vede solo uno
spettacolo ripugnante, per lui insopportabile, sì che desidera liberarne se
stesso e il mondo il più rapidamente possibile. Consiglia di uccidere subito
l’animale e di sotterrarlo. In lui l’interesse genera la forza distruttiva
della Repulsione.
Quando il
sentimento d’interesse deriva dalla forza di Attrazione ed è diretto verso
oggetti e desideri grossolani, questi si elaborano nelle regioni inferiori del
Mondo del Desiderio, dove opera l’opposta forza di Repulsione, nel modo già
descritto. Dal combattimento delle forze gemelle – Attrazione e Repulsione –
derivano tutto il dolore e la sofferenza inerenti al mal fare od allo sforzo
mal diretto, sia volontario che no.
Possiamo così
vedere quanto sia importante il sentimento che noi proviamo verso tutte le
cose, perché da ciò dipende la natura dell’atmosfera che creiamo per noi
stessi. Se ameremo il bene, veglieremo e nutriremo come angeli custodi tutto
ciò che è buono intorno a noi; se faremo il contrario popoleremo il nostro
sentiero di demoni da noi stessi generati.
I nomi delle tre
regioni superiori del Mondo del Desiderio sono: ” regione della vita
animica “; ” regione della luce animica “; e ” regione
della potenza animica “. In queste regioni dimorano l’Arte, l’Altruismo,
la Filantropia e tutte le attività della vita animica superiore. Se pensiamo a
queste regioni come irradianti le qualità indicate dai loro nomi nelle forme
delle regioni inferiori, comprenderemo in modo corretto le attività superiori e
quelle inferiori del Mondo del Desiderio. La potenza animica, tuttavia, può per
un certo tempo essere usata tanto a cattivo quanto a buon fine, ma in tali casi
la forza di Repulsione distrugge il vizio e la forza di Attrazione costruisce
la virtù sulle disperse rovine. Tutte le cose in definitiva, cooperano per il
BENE.
I Mondi Fisico e
del Desiderio non sono separati l’uno dall’altro dallo spazio. Essi sono ”
più vicini che mani e piedi “. Non è necessario muoversi per andare da uno
all’altro, o da una regione a quella contigua. Come solidi, liquidi e gas sono
tutti insieme nel nostro corpo e s’interpenetrano gli uni con gli altri, così
le regioni del Mondo del Desiderio esistono tutte dentro di noi. Possiamo
paragonare le linee di forza lungo le quali i cristalli di ghiaccio si formano
nell’acqua alle cause invisibili, che hanno origine nel Mondo del Desiderio e
si manifestano nel Mondo Fisico, spingendoci all’azione, in una qualunque
direzione.
Come le linee di
forza permeano l’acqua, il Mondo Fisico è permeato dal Mondo del Desiderio coi
suoi innumerevoli abitanti; invisibili, ma dovunque presenti, essi sono la
causa potente di tutti i fenomeni del Mondo Fisico.
IL MONDO DEL PENSIERO
Anche il Mondo del
Pensiero è costituito da sette regioni di diversa qualità e densità e, come il
Mondo Fisico, il Mondo del Pensiero si divide in due sezioni principali: la
Regione del Pensiero Concreto, comprendente le quattro suddivisioni più dense e
la Regione del Pensiero Astratto che comprende le tre suddivisioni di sostanza
più sottile. Il Mondo del Pensiero è quello centrale dei cinque Mondi dai quali
l’uomo trae i suoi veicoli. Qui s’incontrano Spirito e corpo. E’ anche il più
alto dei tre Mondi nei quali l’evoluzione dell’uomo sta procedendo attualmente,
perché fino a questo momento non abbiamo praticamente alcuna relazione con i
due Mondi superiori.
Sappiamo che i
materiali della Regione Chimica sono usati nella costruzione di tutte le forme
fisiche. Queste forme acquistano vita e potere di muoversi per mezzo delle
forze operanti nella Regione Eterica, ed alcune di queste forme viventi sono
spinte all’azione dai sentimenti gemelli del Mondo del Desiderio. La Regione
del Pensiero Concreto fornisce la materia mentale destinata a rivestire le idee
che si generano nella Regione del Pensiero Astratto e che così concretizzate,
diventano forme-pensiero. Queste agiscono come regolatori e come meccanismo
equilibratore sugl’impulsi generati nel Mondo del Desiderio dai contatti col
mondo fenomenico (fisico).
Vediamo così come
i tre Mondi nei quali l’uomo attualmente si evolve, si completano l’uno con
l’altro, costituendo un tutto che mostra la Suprema Sapienza del Grande
Architetto del Sistema al quale apparteniamo e che noi adoriamo col santo nome
di Dio.
Esaminando più
particolarmente le diverse suddivisioni della Regione del Pensiero Concreto,
troviamo che gli archetipi delle forme fisiche di qualsivoglia regno, si
trovano nella regione più bassa o ” regione Continentale “. Qui si
trovano anche gli archetipi dei continenti e delle isole della Terra, che sono
modellati in modo corrispondente a questi archetipi. Le modificazioni che
subisce la crosta terrestre devono prima prodursi nella regione Continentale.
Finché il modello archetipo non sia stato cambiato, le Intelligenze che noi
(per nascondere la nostra ignoranza a loro riguardo) chiamiamo ” Leggi di
Natura “, non possono produrre le condizioni che alterano l’aspetto fisico
della Terra secondo le modificazioni decise dalle Gerarchie che presiedono
all’evoluzione. Esse progettano i mutamenti come un architetto fa per le
modificazioni di un edificio, prima che gli operai diano ad esse espressione
concreta. In maniera analoga i mutamenti nella flora e nella fauna sono dovuti
a trasformazioni dei loro rispettivi archetipi.
Quando noi
parliamo degli archetipi di tutte le differenti forme esistenti nel Mondo
Fisico, non si deve pensare che essi siano semplicemente modelli, nello stesso
senso di un oggetto costruito in piccolo o in un materiale diverso da quello
idoneo per il suo specifico uso finale. Essi non sono semplicemente somiglianze
delle forme che ci circondano; essi sono archetipi creativi, modellano cioè le
forme del Mondo Fisico secondo la loro o le loro immagini – poiché spesso molti
agiscono insieme onde formare determinate specie – e ciascun archetipo dà parte
di se stesso per costruire la forma richiesta.
La seconda
suddivisione della Regione del Pensiero Concreto è detta ” regione
Oceanica “. Essa è meglio descritta come vitalità fluente e pulsante.
Tutte le forze che agiscono attraverso i quattro eteri che costituiscono la
Regione Eterica si possono ritrovare in questa regione come archetipi. E’ una
corrente di vita fluente, che pulsa attraverso tutte le forme, come il sangue
pulsa attraverso il corpo. Qui il chiaroveggente esperto può rendersi conto
come sia vero che ”tutta la Vita è Una” .
La ” regione
Aerea ” è la terza suddivisione della Regione del Pensiero Concreto. Si
trovano qui gli archetipi dei desideri, delle passioni, dei sentimenti e delle
emozioni, che noi sperimentiamo nel Mondo del Desiderio. Qui tutte le attività
del Mondo del Desiderio appaiono come condizioni atmosferiche. Le sensazioni di
piacere e di gioia arrivano ai sensi del chiaroveggente come la carezza della
brezza estiva; le aspirazioni dell’anima sono come il sospirare del vento fra
le cime degli alberi, e vampe lampeggianti sembrano le passioni delle nazioni
in guerra. Le emozioni dell’uomo e degli animali sono ugualmente riprodotte
nell’atmosfera di questa regione.
La ” regione
delle Forze Archetipe ” è la quarta suddivisione della Regione del
Pensiero Concreto.
Figura A: Una lanterna magica
E’ la regione
centrale e la più importante nei cinque Mondi in cui si svolge l’intera
evoluzione umana. Da una parte di questa regione ci sono le tre regioni
superiori del Mondo del Pensiero, il Mondo dello Spirito Vitale ed il Mondo
dello Spirito Divino. Dall’altra parte ci sono le tre regioni più basse del
Mondo del Pensiero, il Mondo del Desiderio e il Mondo Fisico. Questa regione è
quindi una specie di ” frontiera ” fra i Regni Spirituali e i Mondi
della forma. E’ il punto focale attraverso il quale lo Spirito si riflette nella
materia.
Come è indicato
anche dal nome, questa regione è la dimora delle forze archetipe che dirigono
le attività degli archetipi nella Regione del Pensiero Concreto. Da questa
regione lo Spirito agisce sulla materia per darle le forme più svariate. La
figura 1 mette in evidenza il fatto che la personalità è l’immagine riflessa
dello Spirito, attraverso la lente della Mente.
La quinta regione
del Mondo del Pensiero, che è la più vicina al punto focale dal lato
spirituale, si riflette nella terza regione, che è la più vicina al punto
focale dal lato della Forma. La sesta regione si riflette nella seconda e la
settima nella prima.
L’intera Regione
del Pensiero Astratto si riflette nel Mondo del Desiderio; il Mondo dello
Spirito Vitale nella Regione Eterica del Mondo Fisico, e il Mondo dello Spirito
Divino nella Regione Chimica del Mondo Fisico.
La tavola
schematica n. 1 darà un’idea dell’insieme dei sette Mondi che costituiscono la
sfera del nostro sviluppo; ma noi dobbiamo metterci bene in mente che questi
Mondi non sono situati uno sull’altro, come appare nella Tavola. Essi si
interpenetrano; vale a dire che, come nel caso in cui confrontammo la relazione
fra il Mondo Fisico e il Mondo del Desiderio noi paragonammo il Mondo del
Desiderio alle linee di forza dell’acqua che gela, e l’acqua stessa al Mondo
Fisico; analogamente possiamo ora pensare alle linee di forza come a uno
qualunque dei sette Mondi, mentre l’acqua nella nostra illustrazione
corrisponderebbe al mondo di densità immediatamente superiore. Un altro esempio
può forse rendere più chiaro questo soggetto.
Usiamo una spugna
sferica per rappresentare la terra densa, cioè la Regione Chimica. Immaginiamo
che nella sabbia permei ogni parte della spugna e formi anche uno strato
esterno ad essa. Supponiamo che la sabbia rappresenti la Regione Eterica, che
in maniera analoga permea la terra densa e si estende oltre la sua atmosfera.
Immaginiamo poi
spugna e sabbia immerse in un vaso sferico di vetro pieno di acqua limpida e un
poco più grande della spugna ricoperta di sabbia e poniamola al centro del
vaso, come il tuorlo è posto nel centro di un uovo. Noi abbiamo ora uno spazio
pieno di limpida acqua fra la sabbia ed il vaso. L’acqua nel suo insieme
rappresenterà il Mondo del Desiderio, perché proprio come l’acqua filtra fra i
granelli della sabbia, attraversa tutti i pori della spugna e forma quel
limpido strato esterno, così il corpo del desiderio permea sia la terra densa
che l’etere e si estende oltre ambedue queste sostanze.
Sappiamo che c’è
dell’aria nell’acqua e se pensiamo all’aria nell’acqua (nel nostro esempio)
come raffigurante il Mondo del Pensiero, avremo una buona immagine mentale di
come il Mondo del Pensiero, che è più fine e più sottile, interpenetra i due
Mondi più densi. Finalmente, immaginiamo che il vaso contenente la spugna, la
sabbia e l’acqua, sia collocato al centro di un recipiente sferico più grande;
allora l’aria che riempie lo spazio fra i due vasi rappresenterà quella parte
del Mondo del Pensiero che si estende al di là del Mondo del Desiderio.
Ognuno dei pianeti
del nostro sistema solare possiede tre simili Mondi che si interpenetrano, e se
noi pensiamo a ciascuno dei pianeti che consistono di tre Mondi, come a singole
spugne ed al quarto Mondo, il Mondo dello Spirito Vitale, come se fosse l’acqua
in un grande vaso dove queste triplici spugne fossero immerse, noi comprendiamo
che, come l’acqua nel vaso riempie lo spazio fra le spugne e filtra attraverso
di esse, così il Mondo dello Spirito Vitale pervade lo spazio interplanetario
ed interpenetra i singoli pianeti. Esso forma un vincolo comune fra loro, così
come è necessario possedere una nave e saperla dirigere se desideriamo andare
dall’America all’Africa, così è necessario possedere un veicolo adatto nel
Mondo dello Spirito Vitale e saperlo scientemente controllare per poter
viaggiare da un pianeta all’altro.
In modo analogo a
quello col quale il Mondo dello Spirito Vitale ci mette in relazione con gli
altri pianeti del nostro sistema solare, il Mondo dello Spirito Divino ci mette
in relazione con gli altri sistemi solari. Noi possiamo considerare i sistemi
solari come spugne separate immerse nel Mondo dello Spirito Divino, e così ci
sarà chiaro che, per viaggiare da un sistema solare all’altro, sarebbe
necessario saper funzionare coscientemente nel più alto veicolo dell’uomo,
quello dello Spirito Divino.
CENNI STORICI SULLA LIBERA MURATORIA: DALLE ORIGINI AL 1805.
IN OCCASIONE DELLA
CELEBRAZIONE DEL 200 ° ANNIVERSARIO (1805-2005)
DEL SUPREMO
CONSIGLIO E DEL GRANDE ORIENTE D’ ITALIA
GIURISDIZIONE
MASSONICA ITALIANA
PALAZZO GIUSTINI
CENNI STORICI SULLA
LIBERA MURATORIA: DALLE ORIGINI AL
1805.
1. INTRODUZIONE:
In occasione della celebrazione del 200° anniversario del Supremo Gran
Consiglio ( 16 marzo 1805) e del Grande Oriente d’Italia ( 20 Giugno 1805)
tracceremo un profilo storico della Libera Muratoria dalle sue origini fino al
1805, esaminando quanto e come essa ha
effettivamente inciso sulla storia dell’Occidente. A conclusione della tavola
viene individuato e discusso il ruolo della massoneria nel Terzo Millennio.
Ripercorrere la storia della L.M.
fino XVIII secolo rappresenta un lavoro complesso perchè pur in presenza di una
vasta letteratura storiografica essa frequentemente risulta contraddittoria;
inoltre il panorama storico della L.M. alle origini risulta estremamente
variegato per la presenza di numerosi e
spesso sovrapposti filoni culturali di stampo esoterico. Infine la diffusione del
pensiero massonico non è avvenuta in modo lineare ed omogeneo, sia geograficamente che cronologicamente, e questo
rende ancora più difficoltosa la ricerca di un filo conduttore unico.
2. PROFILO STORICO
L’origine
della Libera Muratoria.
Nelle Grandi Costituzioni del 1786, viene
riportato che “ l’origine della massoneria rimonta a quella della società
umana”e nella Circolare ai Due Emisferi del 1802, viene fatta risalire “alla
creazione del mondo”…”Necessità e bisogni comuni spinsero i nostri fratelli
primigeni a ricercare un’assistenza reciproca”.
I principi etici universali, su cui si basa la libera muratoria, sono innati nell’uomo, e
rappresentano delle costanti antropologiche. Pertanto possiamo ipotizzare che la L.M., è svincolata dal tempo e
dallo spazio e per tale motivo è impossibile stabilire la sua origine. Essa è
nata con il primo uomo ed esisterà finchè l’ultimo uomo sarà presente sul
nostro pianeta. Questi valori nell’uomo antico non erano diversi da quelli
dell’uomo moderno.
Il mito dei
“costruttori di Cattedrali gotiche”
La fase istituzionale della L.M.
moderna risale al 24 Giugno 1717, festa di S. Giovanni Battista.
Quel giorno i responsabili di
quattro logge a Londra si riunirono e decretarono la Costituzione della Grande
Loggia Madre del Mondo, affinché diventasse un punto di riferimento per
tutte le osservanze libero muratorie, a cui avrebbe garantito la regolarità dal
punto di vista sia statutario sia simbolico.
I lavoratori manuali costituivano
in quel periodo la grande maggioranza dei membri delle antiche logge Inglesi. Dopo
la metà del settecento, il sempre più consistente ingresso nell’organizzazione
massonica di borghesi ed intellettuali a fianco dei “liberi muratori”,
determinò la progressiva trasformazione della massoneria da “operativa” in
“speculativa”(1,2,3).
La muratoria operativa è
legata al concetto di costruzione in senso materiale. I muratori operativi
erano maestri artigiani che costruivano nel medioevo le imponenti cattedrali,
simbolo della spiritualità e depositari di un’arte antica che si rifaceva ai
segreti matematici ed architettonici lontani nel tempo e nella memoria. La muratoria
speculativa ha esclusivamente un significato spirituale e morale. Facendo
propri i principi dell’Illuminismo la
L.M. speculativa ebbe come obiettivo lo sviluppo e la
diffusione di idee rivolte al miglioramento dell’uomo e dei popoli. Questo
poteva avvenire anche grazie al progresso delle conoscenze scientifiche (in
particolare allo studio delle scienze naturali, della biologia, della chimica,
della fisica e della astronomia) e filosofiche che caratterizzarono
quest’epoca. Infatti alla fine del seicento la scena era dominata da illustri
scienziati come Isaac Newton e filosofi come Von Leibniz, Thomas Hobbes e
Barurch Spinosa.
I ruoli dirigenziali della Gran
Loggia di Londra, inizialmente ricoperti da personaggi di scarso livello
sociale e culturale, vennero progressivamente assunti da personalità di rilievo.
Questo fatto determinò un aumento del prestigio della L.M. sia in patria che
all’estero.
Jame Anderson ed il “libro
delle Costituzioni dei Liberi Muratori”.
Jame Anderson, pastore
presbiterano, Gran Maestro della Gran Loggia di Londra, nel 1723 pubblicò il
“libro delle Costituzioni dei Liberi Muratori” (Costitutions of the
free-masons), che comprendeva la storia o il mito di questa antica e venerabile
confraternita.Vi si faceva risalire l’origine della massoneria al X secolo, al
Medioevo Inglese, quando il Principe Sàssone Edwin aveva convocato la prima
assemblea generale dei liberi muratori. Successivamente la L.M. si diffuse grazie anche
alle adesioni della dinastia Stuart a partire dal 1600, con Giacomo I e Carlo
II. Il libro ebbe una ampia diffusione, tale da diventare rapidamente una
specie di “Bibbia della Libera Muratoria”.
Agli effetti prodotti dall’opera
di Anderson si affiancò l’azione promozionale di Theophilus Desaguliers,
massone di fede anglicana, accolto tra i membri della Royal Sociaty di Londra, che
pubblicò il libro degli “Antichi Doveri”.
Da quel momento in poi la L.M. si estese “a macchia
d’olio” in tutta Europa, dove furono fondate le prime logge regolari (in
Irlanda 1725, in
Francia 1725, in
Austria 1727, in
Olanda 1734, in
Scozia 1736, in
Sassonia 1738), in Russia (1731), in America (1733) e in India (1730) . I
principi della tolleranza e della
fratellanza cominciarono a circolare in questi paesi con un alto compito,
quello del progresso e della civilizzazione dei popoli.
Il mito “dell’origine crociata”
Fino al 1740 , la superiorità
della Gran Loggia Inglese non venne messa in discussione.
Fu la crescita della massoneria
francese a creare una diversificazione sull’origine della L.M.. Infatti in
questo periodo nacque il mito sull’origine crociata della libera muratoria. Esso
fu elaborato dai massoni di estrazione aristocratica-cattolica, sostenitori dei
Giacomo I di Stuart, che aspiravano ad una restaurazione della monarchia
Stuart, secondo alcuni da parte dei gesuiti. La nascita della massoneria andava
collegata, non più ai “liberi muratori” Medioevali, costruttori di cattedrali gotiche, ma ai
guerrieri crociati fedeli alle armi ed alla religione Cristiana ; in
particolare ai Principi Crociati di ritorno dalla Terrasanta. Il passato “crociato” della massoneria viene
rilevato, per la prima volta, nei manoscritti del 1738 del cavaliere Andrew
Michael Ramsay. Questo cavaliere era nato in Scozia nel 1686 ma si trasferì in
Francia dove aderì al Cattolicesimo. Egli auspicava una completa riforma della
Chiesa, orientata di più verso la spiritualità che verso il potere politico.
Ramsay diventò Gran Oratore dei Cavalieri dell’Ordine Massonico Francese di San
Lazzaro ed ebbe una vastissima risonanza dopo la pubblicazione di un suo
discorso (1737) in cui esponeva le finalità della libera muratoria e l’origine
crociata., attribuendo una discendenza aristocratica cavalleresche dell’Ordine
Massonico. Nel suo discorso sostenne che furono i crociati a seguito di
Goffredo di Buglione, i reali scopritori delle leggi di questa antica
confraternita, trovate nei sotterranei del Tempio di Gerusalemme. Furono i re,
i principi ed i signori che una volta rientrati in patria, al ritorno dalla
Palestina, vi fondarono le diverse logge. Ramsay decretò, inoltre, sulla base
di questa nuova concezione, che la massoneria francese doveva assumere il
ruolo di direzione e guida della Libera Muratoria. Egli proclamò nel 1727
la nascita ufficiale della Gran Loggia di Francia indipendente da quella di
Londra .
Si trattava di una operazione
culturale rilevante, che serviva a dare alla Muratoria Francese un’immagine ed
una struttura completamente nuova, più vicina alla tradizione Cattolica .
Inoltre, rivendicando le origini aristocratiche-cavalleresche della libera
muratoria, si contrapponeva alle pretese egemoniche delle dinastie protestanti
inglesi. Infatti queste ultime, dopo le discordie legate al fanatismo
religioso tra l’Europa Protestante e l’Europa Cattolica, avevano portato la libera
muratoria alla decadenza i cui destini avrebbero potuto sollevarsi ora
solamente all’ombra di una dinastia cattolica. Questi concetti, per l’impulso
di Ramsey, si affermarono inizialmente nell’ambito degli esuli stuardisti in Francia.
La “ leggenda di Hiram “
Nella prima metà dell’XVIII secolo,viene
introdotto il mito della “Leggenda di Hiram”. .
La L.M. si
fonda su due pilastri: il Grande Architetto
dell’Universo ed il mito di Hiram.
Il massone riconosce il G.A.D.U. come legge
che regola l’equilibrio più perfetto dell’universo. La figura del maestro
Hiram, esprime i concetti della “costruzione etica” o del “perfezionamento” dell’uomo,
nella allegoria della costruzione del tempio del re Salomone, della morte
iniziatica e della rinascita (4). Questa leggenda eleva la L.M. ad un piano
simbolico-spirituale completamente diverso rispetto agli antichi simbolismi dei
liberi muratori, permettendo infatti il passaggio da una L.M. di tipo operativo
ad una di tipo speculativo.
Sulla leggenda di Hiram si è innescata
l’allegoria della Confraternita dei Rosa Croce. Il mondo templare ha esercitato,
durante tutta l’età moderna, un fascino particolare per i massoni, legato al
carattere militare ed assieme monastico dell’Ordine dei Templari. Esso fu fondato
nel 1118 al termine della prima crociata, per proteggere i pellegrini nei
viaggi in Terrasanta ed aveva la propria sede nel punto dove si credeva
sorgesse il tempio di Salomone.
Le denuncie pontificie ed il periodo di repressione
La L.M. fin dalle origini aveva in sé la tendenza a
far tesoro di quanto avesse di meglio prodotto nei secoli il pensiero umano,
specialmente in relazione agli aspetti speculativi-spirituali; questo stimolava lo studio senza nessuna scelta dogmatica.
Tra gli obiettivi del libero
muratore non c’era solamente il perseguimento delle virtù civili ma anche lo
studio e la comprensione della filosofia e della teologia, che andavano a
soddisfare il bisogno di religiosità cattolica del momento .
Paradossalmente il
tentativo da parte della Libera Muratoria di rivendicare la matrice cristiana e
cattolica, coincise con un periodo di repressione dell’attività delle logge.
Nel 1738 Clemente XII condannò e proibì le Società dei Framassoni. La condanna
Pontificia fu una reazione sproporzionata della Chiesa Cattolica Romana di
fronte alla Toscana Medicea, legato alla mancanza di successori diretti, che
prefiguravano l’imminente estinzione dopo cinque secoli della dinastia dei
Medici. Il Granducato aveva avviato una politica volta a riaffermare la sua sovranità
di fronte all’ingerenza del confinante Stato Pontificio. Gli eventi storici del
momento facevano intravedere già il complesso gioco, fatto di manovre
diplomatiche da parte di diversi monarchi, per aggiudicarsi il Granducato ed in
particolare la dinastia Asburgica dei Lorena, i cui esponenti erano massoni.
Infatti alla morte dell’ultimo dei medici Giangastone, avvenuta nel 1737, fu Francesco
Stefano di Lorena, iniziato in massoneria nel 1731, a divenire Granduca
di Toscana.
Il Pontefice denunciò all’inquisizione
ed al Santo Uffizio l’esistenza di una loggia massonica a Firenze, con l’accusa
di essere una “fonte di pericolo” ed un “covo antiromano”. Questo documento fu in
realtà rivolto alle logge di tutta Europa. Gli inquisitori avevano il compito
di contrastare i progetti degli Stati Europei che cercavano di ridurre
l’influenza della Chiesa Cattolica Romana nella sfera politica e civile. La
condanna Pontificia ebbe un effetto dirompente per la storia della libera
muratoria in tutta Europa. Essa contribuì a trasformare la massoneria, che fino
ad allora poteva essere considerata un fatto di “costume”, e tutto sommato di
secondario rilievo, ad una entità più precisa, la cui morale interferiva non
solo con la morale comune ma anche con quella Cristiana e per questo motivo
l’istituzione massoneria veniva vista in conflitto con la Chiesa. Nel 1751
Benedetto XIV condannò di nuovo la massoneria con un altro documento rivolto
contro il Granducato della Toscana e contro il Regno di Napoli,
quest’ultimo passato sotto il controllo
dei Borboni di Spagna.
Il “periodo dei lumi”
In Europa nel secondo settecento, si cominciò ad assistere
ad una profonda trasformazione della massoneria. Nel tentativo di soddisfare il
bisogno di religiosità dell’uomo, con valori non più esclusivi della tradizione
cristiana, si delineò una nuova forma di religiosità prettamente laica, basata
sull’uso dell’intelletto e della ragione, che doveva portare ad una
“rigenerazione dell’uomo”. I massoni definivano se stessi “illuminati” o ”veri
figli della luce”, che si assumevano il
compito di iniziare i “non illuminati”. Alla fine del seicento e primo
settecento, il termine “illuminare “ rimanadava all’ambito teologico ed
indicava illuminazione dell’uomo da parte della volontà Divina; ma nel secondo
settecento il termine cambiò di significato, non si intendeva più un individuo
illuminato in senso religioso ma in senso laico , cioè dall’uso della
“ragione”.
Nel 1784 il filosofo tedesco Immanuel Kant scrisse
che “ l’Illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità, che
egli deve imputare a se stesso, dovuto alla mancanza di coraggio di servirsi
della propria intelligenza “. Servirsi dei “lumi della ragione” significava
porsi contro i principi fondati nella fede, nella consuetudine e nella autorità.
La comparsa nel 1751 dell’enciclopedia o “dizionario
ragionato delle scienze, della arti e dei mestieri” fu una conseguenza diretta del
pensiero illuminista. L’opera letteraria fu proposta da un filosofo francese di
nome Diderot ed aveva lo scopo di raccogliere tutto il sapere umano e di
spiegarlo con un linguaggio chiaro ed accessibile a tutti. I 28 volumi che
componevano questo dizionario universale esercitarono una grande influenza non
soltanto in campo scientifico e filosofico ma anche nell’attività pratica.
Tutta l’opera, come scrisse Indro Montanelli (5), recava l’impronta di quei
filosofi, che costituivano il grosso dei compilatori, e il cui sogno era di
sostituire la scienza alla religione e se stessi ai preti.
Tra i grandi pensatori dell’Illuminismo spicca la figura
del francese Voltaire , il cui vero nome era Francois-Marie Arouet, letterato,
filosofo e critico delle istituzioni ( Parigi 1694-1778), fu iniziato a Parigi nella loggia delle Nove
Sorelle ed guidato nel tempio da Bejamin Franklin, allora ambasciatore a Parigi.
Le sue opere dilagarono dalla Francia in
tutta Europa, raggiungendo tirature di
300000 copie, cifra enorme in un epoca in cui dominava l’analfabetismo.
Voltaire portò avanti principi di “liberismo laico”, cercando di sovvertire le
istituzioni non con una rivoluzione vera e propria, ma con una evoluzione
morale degli uomini guidata dalla ragione. Egli combattè contro il fanatismo,
le verità assolute e l’intolleranza. Nel 1763 scrisse un ”Traité sur la
tolerance”, che servì non solo per condannare le manifestazione di
intransigenza religiosa, che aveva alimentato in passato roghi e scomuniche, ma
anche per sottolineare che nessuno può arrogarsi il ruolo di depositario
assoluto della verità.
Voltaire esercitò un influsso decisivo sulle èlites
d’Europa. Giuseppe II d’Austria, Caterina di Russia, Gustavo III di Svezia,
Pombal del Portogallo, Aranda di Spagna, Leopoldo di Toscana seguirono tutti la
sua scuola. Federico II re di Prussia, si proclamava addirittura suo allievo,
chiamando Voltaire alla sua corte di Potsdam presso Berlino. La Prussia si era imposta
nello scenario europeo dopo la guerra dei sette anni (1756-1763), scoppiata a
causa della concorrenza Austro-Prussiana per il controllo dell’aria di lingua
tedesca (6,7). Federico II subì l’influsso delle idee dell’illuminismo,
appassionandosi alla filosofia, alla scienza ed alla musica. Egli fu iniziato
in massoneria nel 1738 e nel 1740 quando salì al trono, rese pubblica la sua
appartenenza all’istituzione, scandalizzando l’opinione pubblica. Il suo
contributo alla causa massonica fu cospicuo; abolì la tortura, limitò le
censure, esaltò la libertà di opinione e cercò perfino di rendere obbligatoria
l’istruzione elementare. Il suo nome è legato a quello del Rito Scozzese Antico
ed Accettato, avendo avuto un ruolo dominante nella stesura delle Grandi
Costituzioni, formulate a Berlino nel 1786, dove vengono sottolineate le
finalità della L.M.
Federico II strinse un importante patto di amicizia con il
fratello, Beniamino Franklin, rappresentante degli Stati Uniti.
In America infatti la
democrazia stava mettendo solide radici, ma al contrario in Europa gli
assolutismi anche i più illuminati, si fondavano su una concezione monocratica
del potere senza alcun segno di democrazia; qualsiasi riforma sociale proveniva
dall’alto con esclusione della sovranità popolare (6).
L’ ”età delle rivoluzioni”
L’ultimo quarto del settecento viene di solito definito
come “ l’età delle rivoluzioni”, a causa dei profondi sconvolgimenti che
caratterizzarono alcuni dei paesi più importanti del mondo: l’America,
l’Inghilterra e la Francia.
In Inghilterra, la “rivoluzione industriale”
influenzò i destini economici, sociali e culturali del mondo contemporaneo.
Dopo il 1780 in
Inghilterra l’industria diventò l’asse portante dell’economia nazionale. Non si
tratta di una rivoluzione improvvisa ma graduale, distribuita in più decenni.
L’evoluzione del mercato, le innovazioni tecnologiche e le trasformazioni
organizzative condussero alla nascita dell’industria moderna e determinarono un
incremento senza precedenti della produzione. La produzione venne trasformata con
la rivoluzione industriale da un processo individuale ad uno collettivo.
In America del
Nord, a partire dal 1763, gli abitanti delle 13 colonie Inglesi , si
allontanarono tanto dalla Gran Bretagna, da prendere le armi contro di essa, ed
arrivare dopo poco più un anno di conflitto armato, a dichiararsi indipendenti.
La Dichiarazione
d’Indipendenza fu proclamata a Filadelfia nel 1776 e fu estesa materialmente
dal delegato della Virginia Thomas Jefferson. Quest’ultimo e la maggior parte
dei cinquantasei firmatari erano Fratelli. Essa rappresentava il primo testo
politico in cui dominavano le idee dell’Illuminismo; in cui si affermava il
diritto inalienabile alla vita, alla libertà, alla ricerca della felicità ed
alla proprietà. Tra le condizioni che consentirono lo sviluppo dell’autonomia
dalla madre patria delle colonie inglesi d’America, oltre che l’enorme crescita
economica legata all’espansione commerciale, furono i grandi ideali di libertà
dei coloni, che già in passato avevano spinto i loro progenitori ad emigrare
dall’Europa.
Benjamin Franklin, “l’anima dell’arte muratoria
statunitense”, fu inviato in Europa per perorare la causa dell’Indipendenza Americana.
Egli ebbe molto successo in Francia, grazie ai rapporti stretti con i
cosiddetti Philosophes, a tal punto che, nel 1778 il Governo Francese si
schierò con gli insorti e la flotta francese combattè insieme a quella spagnola
contro la flotta inglese.
Nel 1783 con il
“trattato di Versailles”, la
Gran Bretagna riconobbe l’Indipendenza degli Stati Uniti. Nel
1789 George Washington, iniziato nel 1752 nella loggia di Fredericksburg in
Virginia e comandante Supremo delle Forze Continentali della Rivoluzione
Americana, fu eletto primo Presidente degli Stati Uniti.
In Francia, la spinta innovativa dell’Illuminismo e
le suggestioni provenienti dalla Rivoluzione Americana, sfociarono nella
Rivoluzione Francese (1789-1795) . L’incapacità dell’ ”ancien regime” (re, nobili,
alto clero) di modificare i rapporti fra
le istituzioni, proprio nel paese che aveva espresso meglio degli altri, le
idee di libertà e di progresso, sembra rappresentare la causa dominante del
movimento rivoluzionario francese.
La nascita delle Logge in Italia
La nascita delle singole logge avvenne senza una precisa
strategia geografica, legati essenzialmente alle varianti degli originari
modelli scozzese e inglese. Ben presto cominciò ad espandersi nel continente ma
con percorsi assai meno lineari di quello britannico.
In Italia, suddivisa in numerosi Stati, fu impossibile una
organizzazione di una Massoneria Nazionale . La Storia della massoneria
Italiana, alle sue origini deve essere letta come un collage di storie
particolari, dove sembra sia stato più facile il contatto con gli stati esteri
che non con quelli vicini. La massoneria fu introdotta in Italia intorno al 1730
ed ebbe un ruolo di rilievo nella diffusione degli ideali illuministici di libertà
e di tolleranza. Essa fu ben presto accettata nel tessuto sociale del paese
poiché costituiva un modello attraente per le sue origini antiche, il livello
sociale elevato dei suoi membri e le sue protezioni politiche.
Meridione d’Italia, le prime logge nacquero nel
1734, dopo le guerre di successione spagnola e polacca, che avevano portato al
trono di Napoli, Don Carlo di Borbone,
poi diventato re di Spagna con il nome di Carlo III. Il Principe Sansevero era
stato nominato Gran Maestro della Massoneria Napoletana. Egli ipotizzò un nuovo
ruolo politico della massoneria; essa doveva rafforzare lo Stato contro le ingerenze
politiche della Chiesa. La reazione della Chiesa fu durissima, mettendo
all’indice l’attività massonica napoletana. Nel 1763 fu fondata la Loggia “Les Zeles”sulla base di lettere patenti
della Gran Loggia d’Olanda. Nel 1773 la Gran
Loggia Nazionale, vicina allo scozzesismo, sotto la
protezione di Maria Carolina Principessa Austriaca, moglie di Ferdidando IV di
Borbone I contatti con le teorie degli Illuminati di Baviera radicalizzeranno
parte della Massoneria napoletana svolgendo un ruolo importante nello scoppio
dei moti rivoluzionari del 1799. Altre
Logge si diffusero rapidamente a Catanzaro, Catania e Palermo.
Nel Granducato della Toscana le prime logge
nacquero intorno al 1732 a
Firenze, sotto la protezione di Francesco di Lorena e furono introdotte da
iniziati massoni inglesi.
In Lombardia le prime Logge risalgono agli anni
intorno al 1750, sotto il domino asburgico, prima a Cremona e poi a Milano. La
loggia più importante fu quella di Cremona organizzata dall’Abate Bianchi, che
instaurò contatti con la massoneria europea e nordamericana.
Nel Regno della Sardegna e nel Piemonte, nacquero
le prime logge nel 1765 a
Torino, sotto la protezione del Duca di Savoia, il futuro Vittorio Amedeo III.
La massoneria Piemontese, accogliendo come fratelli nobili, intellettuali,
funzionari del regno, organizzarono attività politiche culturali e
scientifiche, facendo parte a pieno titolo della grande famiglia massonica
europea, partecipando a tutti i “conventi” o riunioni dell’epoca.
Nella Repubblica Veneta la diffusione delle logge
massoniche avviene più tardivamente intorno al 1770, prima a Venezia ( dove
parteciparono le più autorevoli personalità del momento come Goldoni e Casanova),
poi a Verona, a Vicenza ed a Padova .
L’età napoleonica : la nascita del Supremo Consiglio e del Grande Oriente d’Italia (1805)
Sul finire del settecento le misure decretate quasi
completamente da tutti i governo condannarono molte logge allo scioglimento. Queste
misure, comunque, invece di scoraggiare, contribuirono a consolidare i massoni
italiani nel loro proposito di organizzarsi meglio, con la creazione di logge
per lavorare ritualmente. Esse infatti ricomparsero in età napoleonica, dopo le
turbinose vicende del periodo rivoluzionario e giacobino e conobbero una fase
di grande fioritura che culminò nella decisione di dar vita a per la prima
volta a di coordinamento e di indirizzo su base nazionale (8).
Quando nel 1796 l’armata napoleonica occupò gran parte del
nostro territorio nazionale, il tempo era maturo perché, sull’esempio di ciò
che era avvenuto in Francia, anche in Italia la Massoneria assumesse un
proprio ordinamento.
Fu così che il 16 marzo 1805, a Milano, venne insediato
ritualmente un Supremo Consiglio per l’Italia ed una Gran Loggia Generale
denominata, sulla falsariga di quella francese “ Grande Oriente d’Italia del
Rito Scozzese Antico ed Accettato”. Sovrano Ordine Iniziatico che fa propri gli
scopi ed i principi della L.M. Universale, elaborando ed espandendo il
contenuto dei tre gradi simbolici (9). Promotore fu il Conte Auguste de
Grasse-Tilly, arrivato in Francia con l’armata napoleonica, che agì in base a
lettere credenziali rilasciategli dal Supremo Consiglio di Charleston, definito
il “Supremo Consiglio madre del Mondo”, istituito nel 1801 ed attualmente con
sede a Washington, che lo autorizzavano a istituire i Supremi Consigli “
dovunque nei due emisferi se ne fosse sentita la necessità”. Infatti l’anno
precedente aveva fondato il Supremo Consiglio di Francia e dopo quello
Italiano, dette vita ad un Supremo
Consiglio in Spagna ed in Belgio.
Il 20 Giugno, sempre dello stesso anno, 1905 si provvide
all’installazione di una Gran Loggia Generale, poi denominata “Grande Oriente
d’Italia”, nella quale confluì il Grande Oriente dell’Armata d’Italia del Regno
di Napoli, all’obbedienza del generale Giuseppe Lechi, creata l’anno
precedente. La carica di Gran Maestro venne affidata a Eugenio di Beauharnais,
che da pochi giorni aveva prestato giuramento come vicerè del Regno d’Italia.
Sembra che le logge attive in Italia, sotto l’influenza del della Gran Loggia
Nazionale, nel periodo di maggiore solidità del regime napoleonico, erano circa
250. La caduta di Napoleone ebbe come naturale conseguenza la messa al bando
della massoneria da parte di tutti i governi restaurati.
3. DISCUSSIONE E CONCLUSIONI
Due sono le domande a cui dobbiamo rispondere: la prima è
quale ruolo ha svolto la Libera Muratoria
nei confronti della storia del mondo Occidentale; la seconda è quale ruolo ha la L.M. nella società civile del
III millennio, è sempre attuale o è anacronistica?
A. RIFLESSIONI
SUL RAPPORTO “LIBERA
MURATORIA E STORIA”
Lo studio del contesto storico-culturale della libera muratoria
del settecento e dei movimenti riformatori dell’illuminismo, mi ha fatto
riflettere sul reale ruolo svolto dalla Nostra Istituzione nei confronti della
“Storia”. Le logge Massoniche Americane, anche se non furono le principali
artefici della Rivoluzione del Nord America del 1776, come le Francesi non lo
furono per la
Rivoluzione Francese del 1789 così come le Italiane non lo
furono per il Risorgimento, comunque sparsero “semi fecondi” svolgendo un ruolo
ideale, talvolta decisivo. La libera muratoria sembra pertanto avere inciso
sulle grandi trasformazioni culturali e sociali della storia moderna. Le logge
Europee, nel periodo illuminista, sono state considerate come un laboratorio di
“etica civile”.
Gli storiografi hanno individuato nella massoneria una
forma di emancipazione della Società moderna rispetto alle forme più oppressive
dell’organizzazione politica dell’Europa e degli Stati Uniti nel secolo
precedente (7,8)..
Per discutere del rapporto tra la libera muratoria e la
storia, è necessario distinguere, tra ciò che gli individui fanno in quanto
tali e ciò che fanno in quanto massoni, cioè obbedendo a precise direttive
dell’istituzione. Mi piace pensare che l’influenza dei “valori universali”
della libera muratoria verso i suoi affiliati è stata e continua ad essere forte,
e sicuramente è capace di orientare i pensieri e le azioni verso orizzonti
sempre migliori anche se alcune volte solamente utopici. Utopia comunque,
sempre unita al disincanto, cioè alla consapevolezza della realtà e dei limiti
umani (10,11). La libera muratoria, essendo una istituzione “libera” non può e
non deve elaborare un programma ideologico rigido, simile a quello di un
partito politico, ma i liberi muratori partecipando alla vita sociale,
culturale e politica di uno stato, possono indirettamente agire positivamente
sulla sua storia..
B. RIFLESSIONI SUL RUOLO ATTUALE
DELLA LIBERA MURATORIA
L’analisi della storia della Libera Muratoria, suscita in
noi l’inevitabile domanda sul ruolo della massoneria nella realtà
contemporanea?
Nella società attuale sembra che gli “uomini ” ormai non abbiamo più il coraggio (
coraggio deriva dal latino “cor” cuore; capacità di affrontare senza cedimenti
e con forza d’animo situazioni difficili) di prendere una posizione precisa e
decisa, mettono in dubbio i propri principi, non credono e non difendono più i
propri valori, perché non sembrano esistere più certezze.
L’uomo moderno “consumatore” non si prende più la
responsabilità di dire le cose come stanno, di dire che qualcosa vale più di
qualche cos’altro, sembra che non abbia nessun pensiero, nessun fondamento, tutto
cioè è relativo. Infatti il pensiero dominante della nostra società sembra
essere proprio “ il pensiero relativista”, da alcuni definito anche
“pensiero post -illuminista” o “pensiero senza fondamenti” o ancora “pensiero
decostruttivo”.
La società attuale, globalizzata, multietnica e
multiculturale, ha bisogno per vivere in pace, come viene ormai quotidianamente
proposto da autorevoli personalità politiche e filosofiche, di una nuova“
religione civile” (12)…. << che sappia trasfondere i suoi valori in
quella lunga catena che va dall’individuo alla famiglia ai gruppi alle
associazioni alle comunità alla società civile, senza passare per i simboli dei
partiti, i programmi dei governi, la forza degli Stati e perciò senza toccare
la separazione nella sfera tra stato e religione. Possiamo definirla una
“religione non confessionale”, con più praticanti e meno predicanti, in cui
tutti possono ritrovarsi e sentire il bisogno di affermare e credere nei valori
universali, come il rispetto della persona umana, della dignità,
dell’uguaglianza, della libertà, non solo libertà di parola ma anche libertà di
scegliere la propria fede religiosa>>.
Questo “riarmo morale“ auspicato dagli intellettuali sembra
essere prossimo, come ha scritto Vittorio Messori (13), alla ideologia
della massoneria, che la
Chiesa ha combattuto proprio perché pretende di essere un “
cristianesimo senza Cristo”.
Quest’ultima deduzione ci fa comprendere chiaramente
l’attualità e la modernità della Libera Muratoria. Il nostro ruolo, come
liberi muratori, essendo “portatori di antichi ed eterni valori”, è quello di
applicare e di ridistribuire con coraggio questi valori nella società civile.
In questa “nostra ottusa contemporaneità ” (14), questo
compito risulta particolarmente “alto”.
Noi liberi muratori siamo una minoranza creativa che ha
dato e continua a dare un rilevante contributo alla società civile, cioè alla
Storia. Non dobbiamo credere che solo
“coloro che usano il fuoco delle armi” hanno la possibilità di forgiare la storia,
in realtà come affermano alcuni sociologi, il destino di una società dipende
sempre dalle “minoranze creative”.
BIBLIOGRAFIA
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9.C.Spinelli. La natura e lo
spirito del R.S.A.A. alla luce dell’analisi critica delle carte fondamentali
del Rito. Le Grandi Costituzioni del 1786; la Circolare ai due
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Nocchi di Camaiore 2004).
10.C.Spinelli. Utopia e
pensiero massonico. In “Vita di Loggia “–R.L.Nicola Guerrazzi n°665, 1999
11.C.Spinelli. La cultura
dell’uomo massonico. Il Laboratorio.N°44, Dic.1999.
12. M.Pera, J.Ratzinger . Senza radici. Ed. Mondadori 2005
13. V. Messori. Corriere della Sera ,14 Dicembre 2004
14. F.Adornato. La nuova
strada. Ed. Mondadori, 2003
Parlare
di Tempio o di luogo sacro è tutt’uno. Nelle pagine che seguono troveremo molte
spiegazioni esoteriche, architettoniche, logistiche e storiche in merito a
questo tema a noi tanto caro, ma, soprattutto si tenterà di chiarire il motivo per
cui questi luoghi, i templi, possono essere considerati degli spazi sacri. Già
nell’antichità si cercava il contatto con l’imperscrutabile, il trascendentale,
gli dei. Per potersi appartare, riflettere, meditare, evolvere, occorrevano
luoghi particolari, nei quali, il giusto ambiente e le appropriate energie
terrestri e celesti ne fornivano le condizioni ideali.
Si
sceglieva dunque la radura di un bosco, la sommità di un’altura, un’isola nel
mare, o qualsiasi altro luogo sotto la volta stellata, ritenuto adatto da chi
ne aveva il dono di riconoscerlo. Ma occorreva delimitarlo. Dapprima senza
alcuna costruzione, allineando semplicemente alberi, pietre o altro, dandone
una forma circolare, quadrata, rettangolare ecc., si creava il luogo sacro.
Ecco la nascita delle più antiche forme di Tempio. L’essenziale, sia allora
come oggi, è sempre stata ed è tuttora la delimitazione, ossia il limite tra il
profano e il sacro. Sempre, nella storia, questi Templi, divenuti col tempo
degli imponenti edifici di culto, hanno segnato il luogo, dove, dimenticato il
mondo fisico-materiale, ci si è dedicato alla ricerca e allo sviluppo della
mente e dello spirito. Il nostro Tempio massonico non è nulla di diverso.
Quando, attraversata la porta d’ingresso e lasciati i metalli nel mondo
profano, il Massone si trova in quel luogo sacro le cui mura e colonne non
fanno altro che delimitare, ossia rigorosamente separare, come in passato, il
profano dal sacro. Il senso profondo di ogni Tempio è dunque sempre stato
quello di separare. Così anche ai giorni nostri, lontano dalla vita agitata,
egoistica e superficiale, il Massone ha il suo Tempio, il suo luogo sacro;
sacro proprio perché dedicato solo allo spirito, allo sviluppo del Tempio
interiore di ogni addetto, ossia, di riflesso, destinato alla grande
costruzione ideale della Massoneria: il Tempio dell’Umanità.
Siamo
giunti, con questo numero dell’ «Alpina», al mese di dicembre con tutte le sue
Feste e i suoi numerosi momenti di riflessione sul passato, ma anche, forse con
qualche legittima preoccupazione, sull’anno nuovo che sta per arrivare.
Trasmetto quindi con grande piacere, a tutti i Fratelli e a tutti i lettori
della nostra rivista, l’augurio sentito e fraterno di poter vivere serenamente
le imminenti Festività e di trascorrere l’anno nuovo con tutte quelle
soddisfazioni che può dare soltanto, come accennato sopra, il giusto equilibrio
tra il profano e il sacro.
Erano le otto
passate quando mi svegliai. Mi vestii in fretta e avrei voluto entrare ancora
una volta nella Torre, ma i passaggi oscuri nelle mura erano tanti e di una
tale diversità che mi persi per lungo tempo prima di aver trovato un’uscita.
Questo successe anche ad altri; riuscimmo finalmente a ritrovarci nella sala
inferiore. Ricevemmo allora degli abiti tutti gialli insieme con il nostro
Toson d’Oro, poi la Vergine ci fece sapere che eravamo Cavalieri della Pietra
d’Oro, cosa che noi ignoravamo prima. Così preparati, facemmo colazione, e dopo
il vegliardo offrì a ciascuno di noi una medaglia d’oro. Su di un lato si
vedevano queste parole:
AR. NAT. MI.
Ars Naturae
Ministra (l’arte è la sacerdotessa della natura)
e sull’altro
queste:
TEM. NA. F.
Temporis Natura
Filia (la natura è figlia del tempo)
Egli ci impegnò a
non agire mai al di là e contrariamente all’istruzione di questa medaglia
commemorativa.
Andammo quindi
verso il mare. Qui erano preparate le nostre navi, ornate così mirabilmente che
non sembrava possibile che cose così belle fossero state portate proprio lì.
C’erano dodici
navi, sei nostre e sei del vegliardo. Quest’ultimo fece riempire le sue di
soldati prestanti, poi prese posto nella nostra in cui eravamo tutti riuniti. I
musicisti, di cui il vecchio possedeva un gran numero, si misero nella prima
nave davanti a noi, per distrarci. Le nostre bandiere erano i dodici segni
dello Zodiaco e noi eravamo in quella che portava la Bilancia. Tra le altre cose,
la nostra nave
aveva anche un
orologio di una bellezza ammirevole che indicava tutti i minuti. Il mare era
così tranquillo che fu un piacere particolare navigare. Ma il discorrere col
vecchio fu la cosa principale; egli sapeva far passare il tempo con delle
storie tanto meravigliose che avrei voluto navigare con lui per tutta la vita.
Nel frattempo le
navi avanzarono con maggiore velocità e non avevamo ancora fatto due ore di
viaggio che il capitano ci disse di vedere già dei vascelli in un tale numero
che coprivano tutto il lago. Concludemmo che si veniva incontro a noi, ed era
giusto, perché appena avemmo lasciato il mare e raggiunto il lago, per mezzo
del fiume già descritto, si fermarono circa 500 navi. Una fra di esse splendeva
d’oro e di pietre preziose; essa portava il Re e la Regina con altri signori,
dame, damigelle di alto rango. Appena giunse a vista d’uomo, si fece sparare a
salve da due lati, e le trombe, tromboni e batterie di guerra suonarono così
forte che fecero tremare tutte le navi sul lago. Infine, appena le
raggiungemmo, circondarono le nostre navi e si fermarono. Il vecchio Atlante
arrivò subito dalla parte del Re e tenne un breve ma elegante discorso, con il
quale ci salutò e domandò se era pronto il dono reale. Gli altri miei compagni
furono meravigliati della resurrezione di questo re, perché erano convinti che
dovevano risvegliarlo loro. Li lasciammo nella loro meraviglia e fingemmo anche
noi di trovarlo strano. Dopo il discorso di Atlante, venne avanti il nostro
vegliardo; egli parlò più a lungo, augurando al Re e alla Regina ogni felicità
e prosperità e consegnò un piccolo scrigno grazioso. Non so che cosa
contenesse, ma venne affidato a Cupido, che girava fra loro due. Dopo che fu
concluso questo discorso, si fece sparare di nuovo a salve e navigammo
abbastanza a lungo insieme, finché raggiungemmo un’altra riva.
Questa riva era
vicina alla prima porta, attraverso la quale ero entrato all’inizio. Un gran
numero di servitori del Re aspettava di nuovo in questo posto, con centinaia di
cavalli. Appena arrivati sulla terra ferma, il Re e la Regina offrirono la mano
a tutti con grande amicizia e dovemmo montare a cavallo. Qui vorrei pregare il
lettore di non attribuire il racconto seguente al mio orgoglio o alla volontà
di vantarmi; infatti tacerei volentieri l’onore che mi fu dimostrato, se non
fosse indispensabile raccontarlo. Ci si divise tutti, uno dopo l’altro, tra i
signori, ma il nostro vegliardo ed io, indegno, dovemmo cavalcare a fianco del
Re, portando ciascuno una bandiera bianca con una croce rossa. Io certo ebbi
questa posizione a causa della mia vecchiaia, perché avevamo tutti e due i
capelli e la barba lunghi e grigi. Io avevo attaccato al cappello le mie
insegne, delle quali si accorse ben presto il giovane Re, che mi chiese se
fossi io quello che aveva potuto scambiare le insegne sotto la porta. Io
risposi umilmente di sì, ma egli rise di me, dicendo che da quel momento in
poi, non sarebbe occorsa alcuna cerimonia, che Io ero suo padre. Mi chiese con
che cosa le avevo scambiate ed io risposi con del sale e con dell’acqua. Si
meravigliò che fossi stato tanto fine. Diventando più audace, gli raccontai
come era andato col mio pane, la colomba e il corvo. Egli ascoltò con piacere e
disse anche che Dio doveva avermi destinato una fortuna particolare.
Così arrivammo
alla prima porta, dove c’era il guardiano vestito di blu, che teneva in mano
una supplica. Appena mi vide a fianco del Re, mi diede la supplica, con l’umile
richiesta di ricordare presso il Re la sua amicizia nei miei confronti. Prima
chiesi al Re la storia di questo guardiano. Egli mi rispose amichevolmente che
era un astrologo conosciuto e abilissimo, che era sempre stato stimato dal
Signore suo padre. Ad un certo momento aveva peccato contro la Dama Venere,
osservandola sul suo letto di riposo e perciò aveva ricevuto questa punizione,
di dover sorvegliare la prima porta, finché qualcuno lo avesse liberato. Io
chiesi se sarebbe stato possibile liberarlo e il Re rispose di sì; purché si
trovasse qualcuno che, avendo commesso un peccato tanto grave quanto il suo,
dovesse prendere il suo posto ed egli sarebbe stato libero. Queste parole mi
penetrarono fino al cuore, perché la mia coscienza m’indicava che ero io questo
malfattore; tacqui però, e consegnai la supplica. Appena l’ebbe letta, il Re si
spaventò tanto che se ne accorse anche la Regina, che ci seguiva a cavallo,
insieme con le nostre vergini e un’altra regina che avevo descritto nella
cerimonia della sospensione dei pesi. Gli chiese perciò che cosa era questa
lettera. Egli non voleva dirne niente e incominciò a parlare di altre cose,
finché raggiungemmo il castello alle tre. Qui scendemmo da cavallo e
accompagnammo il Re nella sua stanza che ho già descritta.
Il Re si ritirò
con il vecchio Atlante in una piccola camera, e gli mostrò la lettera.
Quest’ultimo non perse del tempo, ma tornò subito a cavallo dal guardiano della
porta, per informarsi meglio della faccenda. Il Re si sedette con la sua sposa
ed altri Signori, dame e damigelle. La nostra Vergine incominciò a lodare molto
la nostra diligenza, le nostre pene e il nostro lavoro, con la preghiera che il
Re ci ricompensasse, e di lasciarla godere in futuro del frutto del suo
incarico. Anche il vecchio si alzò e confermò la giustezza di quello che aveva
detto la Vergine e che perciò era giusto soddisfare tutte due queste domande.
Noi dovemmo ritirarci un po’ e fu deciso che ognuno doveva esprimere un
desiderio che si sarebbe avverato per lui, se fosse realizzabile, perché il più
saggio avrebbe formulato senza dubbio il desiderio migliore. Dovevamo
riflettere a questo, fino a dopo la cena. Nel frattempo, il Re e la Regina
incominciarono a passare il tempo con un gioco. Quest’ultimo assomigliava agli
scacchi, ma aveva delle regole diverse. La virtù e il vizio giocavano l’una
contro l’altro e si poteva vedere benissimo con quali pratiche il male tende
delle trappole alla virtù e come ci si può opporre ad esso. Si svolse in
maniera tanto abile e artistica, che sarebbe da augurare che anche noi avessimo
lo stesso gioco.
Durante il giorno,
arrivò Atlante e fece in segreto la sua relazione e il rosso mi montò al viso,
perché la mia coscienza non mi lasciava in pace. Poi il Re mi pregò di leggere
io stesso la supplica. Il suo contenuto era il seguente: innanzitutto, egli
augurava al Re ogni felicità e prosperità e che la sua discendenza si stendesse
largamente. Dopo, dimostrava come sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe
dovuto essere liberato, secondo la promessa reale, perché Venere doveva già
essere stata scoperta da uno degli suoi ospiti; le sue osservazioni non
potevano essere false. Se la S.M.R. avesse fatto fare delle indagini rigorose e
diligenti, avrebbe trovato che la sua scoperta era giusta e se questo non era,
egli sarebbe rimasto davanti alla porta per tutto il resto della sua vita. Egli
chiedeva perciò con umiltà il permesso di assistere alla cena quella sera, a
rischio della vita, perché sperava di scoprire egli stesso il malfattore e di
ottenere la libertà desiderata.
Tutto questo era
esposto a lungo e con arte. Io mi rendevo benissimo conto della sua
perspicacia, ma essa era troppo penosa per me, e avrei voluto non averla mai
vista. Allora, mi venne in mente che si sarebbe potuto aiutarlo per mezzo del
mio desiderio, che potevo formulare, e così chiesi al Re se fosse possibile
liberarlo con un altro mezzo. “No”, rispose il Re, “perché le
cose hanno un significato particolare; però, possiamo forse accondiscendere al
suo desiderio per questa sera”. Così egli mandò qualcuno per condurlo lì. Nel
frattempo, si preparò una tavola in una sala nella quale non eravamo mai stati
prima. Questa sala si chiamava la “Completa” ed era decorata in modo
tale che è impossibile per me perfino cominciare a parlarne. Fummo condotti in
questa sala con un cerimoniale particolare e solenne. Cupido non era presente
questa volta, perché (mi dicevano) era adirato a causa dell’insulto fatto a sua
madre. Insomma, la mia azione e la supplica erano le cause di molta tristezza.
Il Re esitava nel fare delle indagini fra i suoi ospiti, soprattutto perché
anche quelli che non sapevano nulla del fatto, ne sarebbero così venuti a
conoscenza. Perciò lasciò al guardiano, che era già entrato, di effettuare le
sue rigorose osservazioni, e fece dei suo meglio per ritrovare l’allegria,
parlando con noi di diverse cose utili e piacevoli. Non è necessario descrivere
la cura e le cerimonie, perché questo non servirebbe al lettore ed è superfluo
al mio racconto. Tutto fu eccellente però, e godemmo più dell’arte e
dell’abilità umana che non di essere resi pesanti col bere. Fu l’ultimo e il
più splendido pasto al quale assistetti. Dopo il banchetto furono tolte le
tavole e dovemmo sederci con il Re, la Regina, il vecchio, le dame e le
damigelle. Un bel ragazzo aprì il libro magnifico che ho già descritto, e
Atlante si alzò in mezzo a noi e incominciò a parlare come segue:
“La S.M.R.
non ha dimenticato quello che noi abbiamo fatto per lui, né con quale diligenza
abbiamo svolto il nostro incarico, e perciò, come ricompensa, ci ha eletto tutti,
senza eccezione, Cavalieri della Pietra d’Oro”.
Adesso era
assolutamente necessario non solo giurare fedeltà un’altra volta alla S.M.R.,
ma anche giurare di osservare gli articoli seguenti:
Signori
Cavalieri devono impegnarsi di non assoggettare in nessun momento il loro
Ordine a nessun dèmone, o spirito, ma a Dio, il loro solo Creatore e alla sua
servitrice, la Natura;
Ogni
prostituzione, dissoluzione e corruzione sarà odiata da voi: e non
contaminerete il vostro Ordine con tali peccati;
Aiuterete, per
mezzo dei vostri doni, tutti quelli che ne saranno degni e che ne avranno
bisogno;
Non dovete mai
desiderare di usare questo onore per ottenere la magnificenza e la
considerazione del mondo;
Non dovete
desiderare di vivere per più tempo di quello che vuole Dio.
Quest’ultimo
articolo ci fece ridere a lungo, e sarà senz’altro stato aggiunto per scherzo.
Dovemmo comunque giurare sullo scettro del Re; quindi ci si investì Cavalieri
con tutta la solennità usuale e, oltre gli altri privilegi che ci furono
accordati, ricevemmo il potere di agire sull’ignoranza, la povertà e la
malattia. Tutto questo fu confermato in una piccola cappella, dove ci si
condusse in processione. Ringraziammo Dio ed io appesi lì in onore di Dio anche
il mio Toson d’Oro e il mio cappello, lasciandoli in ricordo eterno. Siccome
ognuno dovette scrivere il suo nome, io scrissi così:
La scienza più
grande è di non saper nulla
FRATELLO CHRISTIAN
ROSENKREUZ
Cavaliere della
Pietra d’Oro
Anno 1459
Altri scrissero
cose diverse, ognuno quello che gli sembrava giusto. Dopo, fummo condotti nella
sala dove ci si invitò a sederci ed a decidere in fretta sul nostro desiderio.
Il Re, con la sua gente, si era messo nella piccola stanza per ascoltare lì i
nostri desideri. Ognuno fu chiamato individualmente nella stanza, e così non
posso dir nulla dei desideri di ogni singola persona. Io pensai che non ci
sarebbe stato niente di più lodevole che far prova di una virtù, in onore del
mio Ordine; trovai anche che non ci sarebbe stato niente di più ammirevole
anche se più amaro, che la riconoscenza. Così, malgrado il fatto che avrei
potuto chiedere per me qualcosa di più piacevole, trascurai me stesso e decisi
di liberare il mio benefattore, il guardiano, anche a costo di mettere in
pericolo me stesso.
Quando fui
chiamato, mi domandarono innanzitutto, siccome io avevo letto la supplica, se
avevo riconosciuto il malfattore, o se avevo qualche sospetto su chi poteva
essere. Così incominciai senza paura, a raccontare come erano successe le cose
e come era capitato a me di peccare per ignoranza, e mi dichiarai pronto a
subire tutte le pene che avevo così meritato. Il Re e gli altri Signori furono
molto sorpresi da questa confessione inaspettata e mi pregarono di ritirarmi
per un momento. Appena richiamato, Atlante mi informò che S.M.R. era molto
addolorato di sapere che era capitato a me, che amava più di tutti, di trovarmi
in questa situazione sfortunata, ma che non poteva venir meno alle antiche tradizioni,
e così non vedeva nessun’altra soluzione che non quella di liberare il
guardiano e di mettermi al suo posto. Speravano che un altro avrebbe commesso
presto lo stesso peccato, in modo che io avrei potuto tornare a casa. Comunque
non c’era da sperare in una liberazione prima della festa nuziale del figlio
che sarebbe nato loro. Questa sentenza mi causò una pena quasi mortale, e
dapprima maledissi la mia troppa loquacità, che non aveva saputo tacere tutto
ciò, ma ben presto mi feci animo e, pensando che doveva essere così, raccontai
come questo guardiano mi aveva dato un’insegna e mi aveva raccomandato
all’altro guardiano, con l’aiuto del quale avevo potuto sopportare i pesi e
partecipare a tutti gli onori e alle gioie che avevamo ricevute. Così, dissi,
occorreva dimostrare la mia gratitudine al mio benefattore, e siccome non
poteva avvenire altrimenti, io li ringraziavo per la sentenza, e avrei fatto
volentieri qualcosa di piacevole per colui che mi aveva aiutato a raggiungere
una simile posizione; ma se fosse possibile fare qualcosa tramite il mio
desiderio, avrei voluto tornare a casa, cosicché lui fosse liberato da me per
mezzo del mio desiderio. Mi si rispose che il desiderio non era realizzabile,
altrimenti avrei potuto già desiderare la sua libertà. La S.M.R. era comunque
contento che mi fossi comportato così bene in questa situazione, ma temeva che
non sapessi ancora in che condizione miserabile mi ero messo a causa della mia
audacia.
Con questo il
brav’uomo finì di parlare e io dovetti ritirarmi tristemente. Gli altri furono
chiamati dopo di me e ne uscirono contenti, cosa che mi causò della pena perché
immaginavo che avrei dovuto concludere la mia vita a guardia della porta. Mi
tormentavo, pensando alle occupazioni che avrei dovuto svolgere, quello che
avrei potuto fare ed a come passare il tempo lì. Alla fine, pensai che ormai
ero vecchio e secondo le leggi naturali mi rimanevano pochi anni di vita: così
questo vivere tristemente e melanconicamente avrebbe portato ben presto alla
morte, e sarebbe terminata anche la mia guardia. Io stesso avrei potuto anche
lasciarmi portare presto attraverso il sonno più beato alla tomba. Avevo molti
pensieri simili. Ogni tanto mi affliggeva il pensiero che avevo visto delle
cose tanto belle e che mi dovevano venir tolte. Altre volte ero felice di aver
potuto partecipare a tutte queste gioie e che non dovevo ritirarmi con troppa
vergogna, e questo era l’ultimo e il più duro colpo che avevo da soffrire.
Durante queste riflessioni, gli altri avevano concluso e così, dopo aver
augurato al Re e ai Signori le buona notte, ognuno fu condotto al suo alloggio.
Io, poveretto, non avevo nessuno che mi accompagnasse e dovetti inoltre subire
la derisione ed indossare l’anello che l’altro aveva portato prima, in modo da rendermi
conto della mia funzione futura. Finalmente, il Re m’informò che lo vedevo ora
per l’ultima volta in quella forma e infine mi esortò di comportarmi in
conformità alla mia vocazione e a non agire contro il mio Ordine. Mi prese fra
le braccia e mi baciò, cosa che interpretai come segno che all’indomani avrei
dovuto assumere la mia guardia. Tutti mi parlarono gentilmente per un po’ di
tempo ancora e poi mi diedero la mano, raccomandandomi alla protezione di Dio e
fui condotto dai due vegliardi, il signore della Torre e Atlante, in un
alloggio splendido, dove si trovavano tre giacigli; ognuno di noi si mise in un
letto. Lì passammo quasi due…
Qui mancano circa
due fogli in quarto, in cui egli (l’Autore di questo libro), mentre pensava di
dover assumere all’indomani il posto di guardiano della porta, tornò invece a
casa.