ZEH SEPHER – IL SEGRETO DEI SEGRETI

Zeh Sepher – Segreto dei segreti –

Federico P.

Questo lavoro del carissimo Fratello Federico P. che si offre alla lettura e allo studio, è la prima traduzione integrale in lingua italiana di uno dei tredici capitoli sciolti dello Zohar. La sua collocazione è Volume III^ fogli 70a 77a.

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[… 70a] Un giorno Rabbi Isaac e Rabbi Yossé erano immersi nello studio della Torah presso la città di Tiberiade, quando Rabbi Shimon passò accanto a loro e gli chiese: ” Qual è il soggetto del vostro studio?” “Discutiamo, risposero, del versetto di cui, Maestro, ci hai già dato l’interpretazione”. Avendo loro chiesto di quale brano si trattasse, risposero: ecco il libro della generazione dell’uomo. Nel giorno in cui Elohïm creò l’uomo, egli lo fece a rassomiglianza di Elohïm (Genesi V,I).

Una tradizione (Zohar I,55a) ci rivela che il Santo, benedetto il suo nome, mostrò ad Adamo tutte le generazioni future del mondo, le guide e tutti i suoi saggi. Il significato semantico della parola libro (Sepher), è proprio questo.

Esiste un libro superiore ed uno inferiore, quest’ultimo è chiamato libro dei ricordi (Zohar III 200a e 246b), mentre quello inferiore identifica lo stesso Giusto, il quale è chiamato Zeh.

La locuzione Sepher Zhe esprimerebbe, quindi, il Principio maschile e quello femminile, dall’unione dei quali vengono in emergenza tutte le anime che vivificano gli uomini; del resto è proprio dal Giusto che queste emanano.

A questo mistero fanno allusione le parole della Scrittura (Genesi VI,10): da li esce un fiume per irrigare il Giardino. Nel seguito di questo versetto la Scrittura ripete per due volte il nome Adamo. La prima volta lo fa’ per sottintendere l’uomo superiore e la seconda quello di qua in basso. Aggiungendo che esso fu creato ad immagine di Elohïm, [70b] vuol alludere al mistero del Principio maschile e di quello femminile.

L’uomo di qua in basso, infatti, venendo al mondo grazie all’azione simultanea del proprio padre e della propria madre, ottiene il nome di uomo (Adamo) e la nascita del suo corpo si compie in maniera analoga a quella della propria anima. Per questa ragione, l’uomo inferiore fu creato dopo quello superiore, (quest’ultimo) da sempre nascosto nel mistero supremo e primigenio.

La Scrittura riferisce che Dio creò l’uomo ad immagine di Elohïm; ora, come Elohïm non ha sostanzialità presentata con chiarezza, parimenti la sua è indefinibile, variando secondo l’età.

Secondo un’altra interpretazione, le parole: … a rassomiglianza di Elohïm, sottintendono i diversi organi dell’uomo corrispondenti alle seicentotredici prescrizioni della Torah. Questo spiegherebbe le parole della Scrittura (Salmi CXXXIX,5): mi hai creato per davanti e per di dietro. Le parole per davanti, indicano il mistero di ricordare, mentre per di dietro, quello di praticare [1].

Una tradizione ci rivela che con le parole per di dietro” è trasmesso quell’insegnamento che racconta l’effettuazione dell’uomo dopo il maaseh bereshit (opera della creazione), e con le parole per davanti, che questa creazione è avvenuta prima del maaseh merkavah (opera del carro). Quanto al termine rassomiglianza con Elohïm, quella dell’uomo è da intendersi letteralmente, come te, nostro maestro, ci hai esposto.

Le parole, libro della generazione dell’uomo, indicano anche le componenti della sua fisionomia: i capelli, la fronte, gli occhi, il viso, le labbra, le linee della mano e le orecchie, tratti grazie ai quali lo si può riconoscere.

L’uomo i cui capelli sono ricci e rialzati in alto, è un soggetto d’umore collerico, ed anche il suo cuore è arricciato [2] proprio come la sua capigliatura; il suo comportamento non è conforme ai principi morali. Si presti attenzione ad accompagnarsi con un simile tipo. Un buon compagno si rivela, al contrario, il soggetto i cui capelli sono setosi e fluenti sulle spalle, tutti gli affari, nei quali è associato, avranno definizioni favorevole, ma non quelli che intraprenderà da solo.

Elemento discreto per la penetrazione dei misteri superiori, non è però idoneo a custodire segreti sulle cose profane e insignificanti [71a]. Il suo modo di fare sarà altalenante, a volte sarà conforme ai principi morali altre volte la sua condotta sarà di rifiuto. Quando i capelli cadono sulle spalle, ma non sono setosi, annunciano un prodromo di un individuo che non rispetta il proprio Maestro e scientemente opera per il male. In verità si propone sempre di fare delle buone azioni, ma al dunque non rispetta i propositi. In età matura un simile tipo, muta in un soggetto rispettoso dei principi morali e sarà d’esempio per l’emendato comportamento. I suoi discorsi toccano unicamente cose di questo mondo; ma chi vi si assocerà avrà successo in quelle spirituali. Non gli si dovranno confidare i misteri superiori, mentre si conferma soggetto adatto a custodire quelli di poco valore. È una persona che ama l’esagerazione e le sue parole esercitano influenza su quanti le ascoltano. Secondo le spiegazioni del Maestro, quest’insegnamento emerge dalla lettera Zaïn.

L’uomo i cui capelli sono di un colore nero lucente, riuscirà in ogni suo affare materiale, sia esso di natura commerciale o d’altro genere. É un prodigo. La sua affermazione sarà, in ogni caso, subordinata alla mancanza di soci, chi sarà con lui conseguirà un successo iniziale di breve durata, dal momento che subito dopo gli affari precipiteranno. Anche questo mistero è contenuto nella lettera Zaïn.

L’uomo i cui capelli non sono di colore nero lucente, è destinato a subire, nei propri affari, alterne vicende, per cui a volte avranno esito favorevole in altre occasioni no. In ogni modo, è assai vantaggioso associarsi con lui ma soltanto per brevi periodi, considerato che alla lunga finirà con il trovare da ridire. Agli inizi non creerà problemi ma soltanto per il timore di una separazione. Un simile individuo, se consacrato allo studio della Torah avrebbe buoni successi, lo stesso sarà per chi è con lui. Non è in grado di custodire segreti per lungo tempo, è un pavido, ma affronta comunque i propri nemici i quali, in ogni caso, non potranno mai danneggiarlo. Questo mistero è espresso dalla lettera Yud, la quale è inconciliabile con la Zaïn.

Il calvo, è un soggetto astuto ed avaro e troverà, di regola, profitto nei propri affari. È un ipocrita, poiché esteriormente mostra una religiosità e una virtù che non corrispondono a quanto esso realmente pensa. Tutto ciò, in ogni modo, è riferito ad un calvo dalla nascita, quello che lo diviene in età matura, è un soggetto che testimonia un radicale mutamento della propria condotta; se precedentemente il suo modo di agire era conforme ai principi morali, si muterà in reprobo e viceversa. Quanto detto è valido anche per la calvizie che si manifesta sulla fronte, quella in alto sopra gli occhi, nel punto in cui si appoggia il filatterio.

La calvizie presente in un altri posti della testa, testimonia un individuo affatto scaltro e [71b] di lingua maldicente, che ama calunniare le persone con sottile malvagità, sussurrando, senza azioni da piazza. Vive momenti in cui teme il peccato ed altri in cui lo pratica apertamente. Questo mistero è espresso dalla lettera Zaïn, quando è unita alla Yud.

Questi sono i misteri che riguardano i capelli, segreti conosciuti da tutti gli iniziati nella dottrina esoterica e tramite i quali si può intuire del carattere dell’uomo stesso fatto a rassomiglianza di Dio.

I misteri che riguardano la struttura della fronte, sono espressi dalla lettera Noun, lettera complemento della Zaïn [3] da cui è a volte separata.

L’uomo la cui fronte è bassa e liscia, non è costante nelle proprie idee, si reputa saggio ma in realtà non comprende nulla, si agita senza riflettere ed è dotato di una lingua aguzza come un serpente. L’uomo che presenta sulla fronte delle profonde rughe che non si sviluppano parallelamente e non si accentuano quando parla e presenta grinze frontali parallele e poco marcate, è un individuo dal quale è bene tenersi alla larga e con il quale è opportuno avere rapporti soltanto per un breve periodo. È un individuo che agisce e pensa esclusivamente per il proprio vantaggio, tenendo in nessun conto quello degli altri. É un soggetto incapace di custodire segreti. La Scrittura dice di costui (Proverbi XI,13): è un mentitore che rivela segreti. Le sue parole sono completamente senza valore. Tale combinazione di elementi informa per tempo di un uomo che non merita il nome di spirito leale. Questo mistero è espresso dalla lettera Noun quando è unita alla Zaïn.

L’uomo la cui fronte è bassa ma arrotondata, si manifesta nelle proprie riflessioni come un individuo molto perspicace, ma la sua azione a volte è priva di ponderazione. Ha un cuore generoso verso tutti e si occupa di cose elevate. La sua amicizia è sincera. Se si consacra allo studio della Torah, un simile individuo, potrebbe divenire un gran dotto.

L’uomo sulla cui fronte si mostrano, ma soltanto quando parla, tre profonde rughe e altrettante piccole increspature al di sotto d’ogni occhio, che piange quando è in collera, ha un substrato spirituale migliore di quanto possa far supporre la propria esteriorità. Vive senza preoccupazione alcuna per i suoi affari materiali, caratteristica che manifesta con gli atti come con le parole; se si consacrerà allo studio della Torah, il suo investigare darà frutti. Ogni uomo [72a] che vi si assocerà avrà successo negli affari materiali. Un uomo di questa tipologia, a volte è fedele al Santo, benedetto il suo nome, e altre no. É condannato a perdere tutti i suoi processi, pertanto dovrà cercare di evitarli. Questo mistero è espresso dalla lettera Noun, quando è sola, non unita alla Zaïn.

Una fronte larga, ma non arrotondata, è l’indizio di due diversi tipi d’anomalie: per tutti gli uomini che presentano una configurazione di questa natura, si registra, comunque, l’abitudine ad abbassare la testa quando sono ritti o quando camminano.

Il primo modello è un’anomalia apparente che ognuno può acclarare; ed ha le caratteristiche di una vera e propria antinomia. In tale individuo si manifestano sulla sua fronte, e soltanto quando parla, quattro profonde rughe, le quali però spariscono senza nessuna traccia quando al contrario è in silenzio. Presenta anche altre profonde rughe al lato degli occhi, e quando ride la sua bocca si allarga. Un uomo di questo tipo è di nessuna positività per il mondo.

L’altro tipo è invece una bizzarria dissimulata di cui gli uomini non si accorgono molto. Se un simile individuo si consacra allo studio, finanche quello della Torah, acquisirà un grande sapere. Lo studio, tuttavia, non ha mai per stimolo il desiderio di apprendere, ma è fondato unicamente sulla sete d’orgoglio e sulla gratificazione per l’ammirazione degli altri. Un simile uomo ostenta virtù all’esterno, soltanto per essere ammirato; né nelle sue parole né negli atti vi è in mira la gloria del Santo, benedetto il suo nome. Questo mistero è espresso dalla lettera Noun quando è unita alla Zaïn.

Una fronte larga e arrotondata è la combinazione dell’uomo migliore, esso, poiché s’impegna, è in grado di apprendere ogni cosa senza l’aiuto di un Maestro. É destinato a riuscire in tutte le iniziative per la propria felicità spirituale. Per ciò che concerne le attività economiche soltanto a volte conseguirà il successo. La sua maniera di ragionare si fonda nell’inferire fatti importanti da accadimenti insignificanti, per cui merita il riconoscimento di intelligente.

Non subirà patimenti per i suoi affari materiali ed anche quando vivrà rovesci di fortuna [72b] non se ne curerà molto. Ha il cuore tenero. In quest’uomo si riconoscono due rughe profonde sulla sua fronte proprio sopra gli occhi. Generalmente presenta tre rughe sulla fronte, senza considerare quelle poste sopra gli occhi. É timoroso, ma le sue paure sono di breve durata. È facilmente propenso alla conciliazione. Nei rapporti con gli altri a volte palesa comportamenti elefantiaci ma anche da saggio.

Questo mistero è configurato dalla lettera Noun quando essa è sola e non è collegata alla Zaïn. Questi sono i misteri pertinenti i segni della fronte.

Il mistero che è attinente agli occhi è espresso dalla lettera Samekh.

L’uomo che presenta gli occhi a fior di testa, non ha nessuna malizia nella propria anima. L’individuo i cui occhi possiedono quattro gradazioni di colori: la sclera bianca, cosa comune in tutti gli uomini, la cornea di colore paglierino, l’iride di gradazione marrone, e la pupilla nera, è tipo sempre gaio e spensierato. Deciderà sempre per il meglio ma non concretizzerà mai le proprie decisioni, dal momento che regolarmente le dimentica. Si consacrerà totalmente agli affari materiali; ma se a volte si applicherà alle cose spirituali otterrà buon risultato. Sarà cosa meritoria, allora, consigliarlo di impegnarsi allo studio della Torah.

L’uomo i cui sopraccigli sono sporgenti tanto da ricadere verso il basso e che presenta sulla sclera dell’occhio dei capillari rossi disposti verticalmente, [73a] è un rissoso. Il mistero dei capillari si trova espresso dalla lettera Samekh unita alla Hè.

Il colore blu degli occhi testimonia un uomo dal cuore tenero, ma che pensa esclusivamente al proprio profitto e non si cura dei danni arrecati agli altri. Nessuna cattiveria alberga nel suo cuore, ama i piaceri, ma soltanto quelli leciti; tuttavia, se cade nel vizio non riuscirà mai più ad emendarsi. Fedele verso chi ama, ma non con chi gli è indifferente. Riesce a custodire i segreti, questo però fino al momento in cui li crede ignorati dagli altri. Appena li suppone palesati si affretterà lui stesso a divulgarli, sarà opportuno, quindi, non confidargliene.

L’uomo che possiede occhi verdi e lucenti è generalmente messaggero di narcisismo, e frequentemente anche di manie di grandezza. Spesso si reputa superiore e per giunta tende a dimostrarlo. Se ha degli avversari saranno questi ultimi ad avere il sopravvento. È un soggetto inadatto per gli studi dei misteri della Torah, dal momento che è troppo infatuato di se stesso. Questo mistero è contenuto nella lettera Hè in combinazione con la Zaïn e separata dalla Samekh. In questo tipo, sono presenti anche delle profonde rughe sulla fronte, le quali si rivelano soltanto quando parla.

L’uomo con occhi grigi tendenti al giallino è d’umore collerico, ma spesso gli scatti d’ira sono reazioni alle provocazioni. Negli stati d’ira non perdona e la sua animosità si spinge fino alla crudeltà, è tipo incapace di custodire i segreti confidatigli. Questo mistero è espresso dalla lettera Hè unita alla Samekh.

L’uomo i cui occhi sono di un colore grigio cupo, consegue buoni risultati nello studio della Torah, e consacrandovisi [73b] ottiene costantemente dei progressi. I suoi nemici non potranno danneggiarlo e riporterà sempre delle vittorie su di loro. Questo mistero è espresso dalla lettera Caph unita alla Samekh.

Questi sono i misteri noti ai maestri della saggezza sui segnacoli degli occhi.

I misteri dei tratti del viso sono conosciuti soltanto dai saggi che penetrano la saggezza. I segni distintivi del viso si differenziano da tutti gli altri esaminati per il fatto che non sono congeniti ma modificano secondo la condotta dell’individuo.

Le ventidue lettere sono incise in ogni anima e questa, a sua volta, le trasferisce al corpo che vivifica. Se la condotta del soggetto è corretta, le lettere sono armonicamente disposte sul viso; altrimenti subiscono un’inversione che lascia testimonianze sul volto. [Segue]

[1] Abbiamo già avuto occasione di spiegare il senso di questi due termini: “Ricordare e praticare”. Il Talmud, ma anche lo Zohar, si chiede, non senza ragione, per quale motivo la Scrittura varia le sue espressioni; nell’Esodo XX,8 dice: “Ricordatevi del giorno di Shabat“, mentre nel Deuteronomio V,12 riporta: “Pratica il giorno di Shabat”. Lo Zohar spiega questa diversità d’espressioni nella maniera seguente: “Ricordare” indica il grado dell’essenza divina chiamata “Pensiero”, il quale non riveste mai nessuna forma agli occhi dell’uomo, mentre “Praticare” indica quella che riveste una forma, in modo che l’uomo possa concepirla.[Torna al testo]

[2] Con il termine “arricciato” (fmq) lo Zohar intende uno spirito tortuoso e sleale.[Torna al testo]

[3] In altre parole: per scrivere la lettera Zaïn in plenitudine (}yz) si deve ricorrere al segno Noun, infatti, il nome Zaïn richiede i caratteri Z I N.[Torna al testo]

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UNA SELVA DI TEORIE

Una selva di teorie

Le ipotesi relative all’origine della Massoneria sono così numerose ed eterogenee che sarebbe impossibile prenderle tutte analiticamente in considerazione in un piccolo manuale informativo. Come si precisa in una monografia sull’argomento (L. Sessa La Massoneria: l’antico mistero delle origini, Foggia, 1997), «secondo una rilevazione effettuata nel 1909 su 206 opere storiografiche pubblicate fino ad allora, concernenti le origini della Libera Muratoria, emersero 39 opinioni diverse».

Iniziando a scorrere l’elenco, vi è chi ipotizza addirittura che la Massoneria preesistesse alla creazione del mondo e chi la dà invece per coeva alla creazione stessa, parlando della presenza di una loggia massonica nel Paradiso terrestre. Meno specificamente, sono comunque in molti a collocare l’origine della Massoneria nella notte dei tempi, o in un momento cruciale della storia dell’umanità, in relazione a come la traccia la Bibbia: dai sopravvissuti al Diluvio, oppure dalle maestranze impegnate nella costruzione della Torre di Babele.

Il collegamento con il mondo ebraico è in effetti ricorrente, anche avanzando nel tempo; in particolare i primi ‘massoni’ sarebbero stati i muratori che edificarono il Tempio di Salomone a Gerusalemme.

La costruzione della Torre di Babele, qui evocata dalla fantasia di Brueghel il Vecchio, costituisce uno degli sfondi ‘mitologici’ assunti per le origini della Libera Muratoria.

Quest’ultima ipotesi fa parte di un altro gruppo di leggende, accolte all’interno delle cosiddette Costituzioni gotiche delle corporazioni edili. In tale contesto Salomone gioca un ruolo affine a quello di Euclide e di Pitagora, a indicare anche il percorso geografico della tradizionale ‘sapienza massonica’ dall’Oriente, sua culla, all’Occidente, fino alle Isole Britanniche, attraverso la mediazione dell’antica Grecia.

Con una connotazione di questa ‘sapienza’ in senso spiccatamente operativo si sono poi voluti rintracciare i primi massoni tra i membri dei Collegia Artificum o Fabrorum presenti nell’antica Roma; i Maestri Comacini, già attivi in età longobarda; gli Steinmetzen tedeschi; i Compagnons francesi… per finire appunto con i Free-Masons (Liberi Muratori) inglesi e scozzesi.

Riproduzione dei simboli di un mosaico pompeiano scoperto nel 1878 in un sito dove avrebbe avuto la sua sede un Collegium romano: la livella, abbinata al filo a piombo, sovrasta un teschio (la morte fisica); sotto una farfalla (l’anima immortale) si leva sulla ruota della vita (i cicli biologici). Sono immagini come queste ad aver indotto nella Massoneria la convinzione di ricollegarsi a una Tradizione sapienzale antichissima, comportante la sacralizzazione dell’arte muratoria.

Quando si è invece più badato alla complessità dei simboli e delle cerimonie, nonché al vincolo del segreto, la Massoneria è stata apparentata ai culti misterici e ai saperi esoterici senza tralasciare alcuna tradizione, per quanto diversi ne siano stati i contesti nello spazio e nel tempo, dagli Egizi ai Caldei, dagli Esseni ai Druidi, fino ai Rosa+Croce.

Molto successo hanno avuto, per quanto destituite di qualsiasi fondamento storico, le cosiddette ‘teorie militari’, che collegano l’origine della Massoneria alla cavalleria e più precisamente all’epopea crociata e agli Ordini militari-cavallereschi, in particolare ai Templari.

Resta ancora da accennare almeno alle teorie politiche, che chiamano in gioco le vicende del trono inglese (vedi il capitolo Fedeltà agli Stuart?), e a quella che individua nel filosofo inglese Francesco Bacone (1561-1626) il fondatore della Massoneria in prima persona.

Dall’epoca di questo curioso ‘censimento’ a oggi è stato possibile, grazie anche al contributo di una seria storiografia d’ispirazione massonica, fare luce su questo guazzabuglio, collocando le varie posizioni al contesto ideologico e culturale in cui sono sorte. Deve comunque essere tenuto presente che, al di là dei fatti e dei documenti, accostando la Massoneria si ha continuamente a che fare con l’uso di un linguaggio simbolico, che può dare adito a fraintendimenti se ci si ferma alla lettera degli enunciati.

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A RICORDO DI GIULIA NICOTRA

A ricordo di Giulia Nicotra

Giulia Nicotra, la diciottenne figlia del Fratello Antonio Nicotra, ha lasciato questa terra dopo lunghe sofferenze.

E con commozione che pubblichiamo alcuni suoi pensieri dai quali traspare la sua profonda sensibilità e il suo amore per la vita.

RIFLESSIONE

London 18-1-88

A volte mi stupisce la mia capacità d’amare…

Amo tutti molto e tutti allo stesso modo: non credo ci sia qualcuno che amo meno o più di altri.

La mia scorta d’amore aumenta ogni qualvolta incontro persone, co­sì che io riesca ad amare proprio tutti quanti.

Non c’è persona che potrei definire antipatica o odiosa. Però tendo a definirmi egoista quando mi accorgo che ciò che faccio per gli altri, spesso, lo faccio più per piacere mio; le gentilezze di cui copro chi amo arrecano una grossissima felicità a me: non importa se non vengo ricambiata (so che spesso, soprattutto i ragazzi, non ci pensano), la mia gioia sta nel fare felice le persone a cui tengo.

GUARDANDO IL TRAMONTO

Guardando il tramonto e dondolandomi sull’altalena scopro come ciò che vedo mi piaccia:

il cielo sfumato di un arancione che accieca pare una pennellata di colore appena accennata su di una distesa infinita di azzurro:

del sole

non si vedono altro che i rari guizzi di raggi giocosi da dietro le montagne, raggi che appaiono e scompaiono velocemente, destando in me una crescente curiosità di conoscere il luogo

ove abitualmente si nascondono e l’istinto di raggiungerli per danzare

circondata da mille luci che paiono riflessi di cristalli. Ma quando scende la sera

e l’ultimo guizzo di luce si è perso nel nulla, quasi fosse stato pura immaginazione, l’altalena cigolando sempre più lentamente, si ferma ed io

scendo andandomene via, voltando le spalle a quello che poco prima fu il palcoscenico di una scena meravigliosa, perdendomi nel buio come quell’ultimo guizzo di sole quasi fossi pur io un’immaginazione.

Ottobre 1986


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L’ETICA MASSONICA TRA PAURA E SPERANZA NELLE SOCIETA’ ATTUALE

L’etica massonica tra paura e speranza nella società attuale

Oggi è il 9 novembre. Venti anni fa,  il 9 novembre del 1989 cadeva il muro di Berlino e con esso crollava l’utopia del sistema ad economia pianificata.

Questa data è ormai considerata come un punto di riferimento della storia contemporanea perché l’abbattimento di questo simbolo che le democrazie occidentali identificavano come negazione di ogni libertà come minimo significava con certezza almeno una cosa: il tipo di società e di economia proposta dal sistema comunista, dopo una settantina d’anni di sperimentazioni, gettava la spugna.

Ma se vogliamo analizzare, anche solo un poco,  il cambiamento recente della struttura economica mondiale, dobbiamo tenere in considerazione anche un’altra data. Il 15 aprile 1994 in Marocco, a Marrakech, veniva stipulato il trattato internazionale sul libero commercio mondiale, il WTO ( World Trade Organization).

Dopo questi due eventi il mondo non sarebbe più stato come prima, almeno per quello che riguarda la geografia economico politica. Grandi paesi asiatici, come la Cina l’India, coglievano in questa fase l’opportunità di rilancio e integrazione, e possiamo aggiungere anche l’Indonesia, il Brasile, il Vietnam. In altra parte del del mondo questo sconvolgimento veniva vissuto come minaccia alla tradizione e all’identità. Parte del mondo arabo reagiva infatti negativamente alla repentina trasformazione dello status quo e innalzava un baluardo religioso contro l’eventualità di una penetrazione commerciale globale. Il rinvigorire del fondamentalismo religioso e spesso del terrorismo erano da interpretare come tentativo di reazione al fenomeno.

Con la caduta di quelle barriere politiche che avevano diviso il mondo per più di mezzo secolo, da un alato si liberavano tutte quelle potenziali energie tecnologiche, soprattutto informatiche, che la guerra fredda aveva contribuito a congelare. Basti pensare alla rivoluzione costituita da Internet, un sistema di comunicazione che per anni era rimasto di esclusiva pertinenza ed uso dell’esercito americano. Da altro lato si mettevano in gioco sterminate masse di manodopera a basso costo che incontravano ingenti investimenti, in tempi rapidissimi, grazie alla libera circolazione, in tempo reale, di capitali illimitati. Il tutto per originare flussi finanziari colossali.

Il mercato unico, basato sulle regole del WTO, implicava tutta una serie di standardizzazioni e di semplificazioni, nella politica, nei costumi, nei consumi. Nasceva così quello che viene definito “ l’uomo a taglia unica” , un ideale prototipo di uomo-consumatore perfettamente adattato alla prospettiva della globalizzazione dei mercati.

La vecchia dialettica del mondo che ricercava affannosamente un equilibrio tra l’ideologia liberale e quella comunista, cedeva il passo ad un pensiero unico da cui scaturiva un nuovo materialismo storico dove il mercato diventava la centralità e il mercatismo la filosofia che tutto appiattiva e standardizzava.

Come sappiamo, ben presto, questo rapido modello di sviluppo evidenzierà inevitabili contraddizioni.

In questa fase dove i capitali occidentali si spostano andando incontro ai paradisi della manodopera a buon mercato,i salari occidentali subiscono l’effetto di un livellamento verso il basso, appiattendosi verso parametri che trovano origine nelle economie emergenti.

Per contro i costi del welfare occidentale non subiscono sostanziali riduzioni e lo stesso stile di vita, con i relativi costi, mantiene i  sostanziali caratteri, sebbene la minore capacità di spesa induca un diffuso impoverimento della società che passa soprattutto attraverso i ceti medi, toccano tute blu e colletti bianchi.

Il conflitto classico della macchina che ruba lavoro, tipico di ogni precedente rivoluzione industriale, è sostituito dalla concorrenza indiretta che il salariato a buon mercato, cinese o indiano per lo più, esercita sul salariato europeo o americano, ma gli effetti del conflitto sociale che si determina rimangono identici.

E’ proprio a questo punto che si evidenzia la mancata capacità di capire il fenomeno e intervenire con misure correttive adeguate in grado di riportare equilibrio nel sistema.

Come reagisce l’Europa e soprattutto come reagiscono gli Stati Uniti d’America a questa situazione che a partire dagli anni 2001, 2002 e seguenti, manifesta evidenti segnali di questo squilibrio?

Ricordiamoci che il 2001 è l’anno in cui la Cina entra nel WTO.

Dopo gli anni dello smantellamento della nostra industria di base, dalla siderurgia alle miniere, alla chimica, inizia l’erosione della grande industria meccanica, con gravi ripercussioni in quei settori tipici del consumo dovuto al ricambio, auto, elettrodomestici ecc. Grossi settori manifatturieri, tessile, elettronica, prendono definitivamente la via della Cina in particolare.

La vecchia economia di fabbrica e d’impresa viene rimpiazzata dalla new economy.Non è piu il valore aggiunto del lavoro di trasformazione a creare ricchezza, ma il flusso finanziario stesso e la finanza crea e alimenta le sue risorse con delle bolle prima borsistiche, poi decisamente basate sull’artificioso gonfiamento dei valori immobiliari.

Praticamente, per garantire all’uomo-consumatore la capacità di spesa indispensabile per sostenere il ciclo del consumo di quei prodotti che il sistema sforna a ritmi crescenti (la cui produzione è ormai delocalizzata), il consumatore soprattutto inglese e statunitense, finanzia la sua necessaria capacità di spesa attingendo ad improbabili plusvalori immobiliari, e in modo sempre più massiccio.

Ad un certo punto l’artifizio del gonfiamento dei valori immobiliari non basta più, si arriva alla creazione di un mercato immobiliare artificiale, l’importante è stipulare un mutuo, la tecno finanza provvederà poi a monetizzare il finto investimento, rivendendolo all’interno di un perverso sistema bancario che distribuisce su tutto il pianeta rischi concreti e utili virtuali.

La grande fiera del consumo americano si alimentava in sostanza sul debito, e non solo quello  immobiliare dei subprime ma anche quello esteso e diffuso delle carte di debito.

Ovvio che in Europa e in parte più modesta anche in Italia, la conseguenza del rischio che abbiamo importato quando le banche hanno acquistato e ridistribuito quei bond drogati, che promettevano alti guadagni, provenienti dalle centrali erogatrici di mutui, non si sono fatte attendere. Quando i nodi sono venuti al pettine, a nulla è valso l’aver spalmato il rischio un po’ in tutte le parti del mondo e il concretizzarsi di quei rischi ha originato nelle identiche proporzioni in cui era stato accettata la sfida speculativa, crisi e disoccupazione.

Al momento la fitta ragnatela di prodotti finanziari ad alto rischio, si sta via via diradando, grazie soprattutto ai massicci interventi pubblici, con danaro vero.

E’ chiaro che un’ inversione di tendenza s’impone, anche se persistono tentazioni, e un equilibrio più solido è auspicato da tutti. Il tentativo di costruire un economia sul debito è fallito, come era logico che fallisse, ed è propri da qui che è necessario ripartire in una visione più sana del mondo, in cui l’uomo e il lavoro riacquistino la posizione centrale che compete loro.

L’uomo massone, diverso per formazione dall’acritico uomo consumatore, può dare un contributo essenziale in questo necessario processo di rifondazione del sistema, mettendo in gioco i suoi valori morali, la sua filosofia umanistica, la sua sobrietà, il suo schietto ed essenziale stile di vita.

Il grembiule che indossiamo con vanto, simboleggia proprio il rispetto che nutriamo per il lavoro e ci rende consapevoli del ruolo che umilmente occupiamo e da cui vogliamo elevarci. Il lavoro che crea ricchezza trasformando il materiale e l’immateriale, ma che comunque rimane un mezzo, non il fine, il lavoro come strumento di crescita per il conseguimento del benessere dell’umana famiglia.

La nostra scuola ci induce a partire sempre da noi stessi, a guardare dentro di noi, prima di ogni altra considerazione, l’effetto immediato risulta la consapevolezza dei nostri limiti, ma anche il richiamo al senso di responsabilità individuale, quello che ci fa anteporre il dovere al diritto.

Proprio dal senso del dovere verso noi stessi si implementa il senso del dovere verso la famiglia e verso la società.

La crisi che viviamo, non è solo crisi economica, ma crisi morale, sociale. Consumo quindi esisto è un equazione che non fa per noi, non ci appaga.

In questi momenti i nostri principi etici basati sulla solidarietà, sulla fratellanza, assumono un valore più alto più necessario.

Della vita ci piace apprezzare anche il senso interiore, liberi dal bisogno e costantemente impegnati nella ricerca della comprensione. Del mondo conosciamo la forza, apprezziamo la bellezza, ricerchiamo la sapienza.

Identità e valori, senso del dovere, abnegazione, sono i pilastri etici che portiamo in noi per costruire un futuro trasparente della nostra luce.

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IL RITO SCOZZESE ANTICO ED ACCETTATO

Il Rito Scozzese Antico ed Accettato – sorge in Francia nella prima meta del Settecento per iniziativa dello scozzese Ramsay, quasi a compensare l’eccessivo appiattimento della Libera Muratoria d’origine protestante e puritana inglese e troverà in de Grasse-Tilly il suo più convinto animatore.

Ma chi era Grasse Tilly?

Grasse Tilly era un bonapartista denominato Conte Alessandre Auguste de Grasse-Tilly nato a Versailles nel 1765, figlio dell’ammiraglio comandante della flotta durante la guerra d’indipendenza americana, che ereditò dal padre vasti possedimenti nelle Isole Francesi d’America (le odierne Antille). Ufficiale anche lui, fu iniziato giovanissimo alla Massoneria nella loggia Madre scozzese del Contratto Sociale  ed a ventitre anni lasciò la Francia per andare a prendere possesso dei  suoi beni nell’ isola di San Domingo.
Si trovò subito coinvolto nell’insurrezione dei negri, per cui, dopo aver combattuto in un corpo volontario e poi nelle forze regolari col grado di capitano, dovette cercare scampo ed asilo a Charleston, nella Carolina del Sud.


Era il 1796.

Washington lo nominò ingegnere delle due Caroline e membro dell’ Ordine di Cincinnato.

Fra il 1797 e il 1801 de Grasse-Tilly partecipò  attivamente alla vita massonica degli alti gradi scozzesi, e fu tra i  Gentlemen of Charleston  che il 31 maggio 1801 costituirono il primo Supremo Consiglio del mondo e proclamarono John Mitchell Sovrano Gran Commendatore Fondatore.

Con una patente rilasciatagli dal Supremo Consiglio che lo autorizzava a costituire il Supremo Consiglio del 33° ed ultimo grado  “nei due emisferi  “, de Grasse-Tilly costitui, nel 1802, il Supremo Consiglio delle Isole Francesi d’America diventandone Sovrano Gr. Comm. ad vitam; quindi, alla morte del gen. Leclerc, marito di Paolina Bonaparte, e dopo la sconfitta delle forze francesi sopraffatte dai ribelli, torna esule in Francia, dove, nel 1804, promuove la costituzione di un Supremo Consiglio del R.S.A.A. con la collaborazione del suo amico Pyron.


Nel 1804 – scrive P. Naudon – le sventure della guerra costrinsero i membri del S. C. del 33° grado costituito nell’isola di San Domingo a separarsi. Molti di loro ripararono a Parigi; avevano a capo il Fr. de Grasse-Tilly, Pot.mo Sovrano Gr. Comm. di quel S. C. e investito, a norma delle Costituzioni del 1786, del potere di organizzare Supremi Consigli in tutti gli Stati e Imperi dove non esistessero ancora.

Nel 1805 giunge a Milano per costituirvi il primo Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico ed Accettato.

Le ragioni di quell’iniziativa, come si legge nella dichiarazione iniziale dell’atto costitutivo, furono:

 
– la mancanza di unità fra le logge, che stavano appunto ridestandosi da un forzato letargo;

 
– l’irregolarità dei loro lavori;

 
– la necessita di far conoscere e approfondire le “Alte Scienze mistiche” a cui i Massoni “aspirano ardentemente”.

 Da una attenta rilettura della storia della Massoneria è facile intuire  la  diversità  originale  tra  massoneria inglese, tradizionale, credente, rispettosa dell’ordine costituito con cui dialoga e da cui non teme sorprese, e quella invece americana del Rito Scozzese Antico ed Accettato che si autoproclama discendente da Ramsey e ne recepisce senza più abbandonarlo l’esoterismo.

Va altresì detto che quel tipo di  architettura massonica,   con  la sua “gerarchia esoterica”   offre all’America  l’introduzione, dal quarto grado in su,  di una “gerarchia reale”  elemento indispensabile di coesione  della molteplicità degli Stati.

Il R.S.A.A. – secondo Pyron, eletto primo Gran Segretario del S. C. di Francia – conteneva  il simbolico e il mistico di tutti i Riti, le scienze filosofiche, ermetiche e cabalistiche insomma, tutto ciò  che viene designato come Massoneria Antica, Moderna e Rettificata.

Il 4 aprile 1805, con la sottoscrizione a Milano dell’Atto Costitutivo del R.S.A.A. d’Italia, scomparso il S. C. delle Isole Francesi diventa, per anzianità, il terzo del mondo, dopo quello  “Madre” del 1801 e quello di Francia del 1804.

 
Nel 1808 l’infaticabile de Grasse-Tilly promosse e costitui ad Aranjuez il primo Supremo Consiglio di Spagna; nel 1817, a Bruxelles, fece altrettanto nella complessa struttura delle logge militari dei Paesi Bassi. Morì a Parigi nel 1845.

 
Il RSAA è la ritualità che caratterizza un particolare Corpo Massonico che la adotta e la fa propria.

 
Tale Corpo Massonico si chiama “Supremo Consiglio dei Sovrani Grandi Ispettori Generali del 33° ed ultimo Grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato”. Il primo Supremo Consiglio (S.C.), detto Madre del Mondo, fu, appunto,  fondato a Charleston, Carolina USA, il 31 maggio 1801 ed attualmente ha sede a Washington,  USA. Nel volgere di qualche diecina d’anni il RSAA, sotto l’impulso del Supremo Consiglio di Charleston, si è diffuso praticamente in tutto il mondo attraverso ulteriori Supremi Consigli, organizzati in Giurisdizioni territoriali nazionali, ciascuno autonomo ed indipendente, geloso della propria sovranità.

Il Rito Scozzese in Italia

Il Supremo Consiglio d’Italia, che oggi assume la denominazione di “Supremo Consiglio dei SS.GG.II.GG. del 33° ed Ultimo Grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato della Libera Muratoria per la Giurisdizione Italiana — Grande Oriente d’Italia — Palazzo Giustiniani”, come si rileva da un documento manoscritto, tramandato come “Verbale della Fondazione”, detto anche “Bolla di Fondazione”, fu fondato ed installato ritualmente e fu, appunto, una diretta emanazione di detto Corpo Rituale.

Nello stesso atto costitutivo del S.C. d’Italia è formalmente dichiarato che esso “crea e costituisce di sua sovrana autorità una Gran Loggia Generale in Italia sotto la denominazione di G. O. del Rito Scozzese Antico ed Accettato”. Il Grande Oriente d’Italia, così fondato, venne, quindi, installato ritualmente il 20 giugno 1805 dagli stessi fondatori del S.C. del RSAA.

Il S.C. d’Italia, sedente a Milano, aveva Giurisdizione soltanto sui territori del Regno Italico e ne era Sovrano Gran Commendatore lo stesso Viceré, Eugenio Beauharnais.

Successivamente, sul territorio italiano non ancora unificato, videro la luce anche altri SS.CC. tra cui, (a Napoli), un S.C., detto delle Due Sicilie (1809), un S.C. di Palermo (1860) e un S.C. di Napoli (1860). Dopo l’unificazione, dapprima si costituì, per fusione con quello di Milano, un S.C. di Torino (1862) e, più tardi, col trasferimento della Capitale a Firenze, se ne costituì ancora un altro in quella città (1864). Un ulteriore S.C. si stabilì, nel 1870, a Roma, definitiva Capitale del Regno. A seguito di numerose convenzioni, si conseguì, infine, non senza travagli, l’unificazione tra i diversi SS.CC. in un unico S.C. d’Italia, che fu quello sedente in Roma.

Da uno scisma verificatosi nel 1908, nacque un secondo S.C., detto di “Piazza del Gesù”, che dal 1912 fu riconosciuto da molti SS.CC. del mondo in contrapposizione con quello detto di “Palazzo Giustiniani”. Il ventennio fascista, durante il quale ogni attività massonica in Italia fu proibita, eliminò di fatto il problema di quella atipica duplicazione tra la continuità storica e il possesso di riconoscimenti di varie Giurisdizioni. La separazione tra le Giurisdizioni del Grande Oriente d’Italia e del S.C. fu sancita nel 1922. La Conferenza di Parigi dei SS.CC. del mondo, tenutasi nel 1929, sancì questo principio per tutti i SS. CC.

Alla ripresa delle attività massoniche, nel 1943, dopo il fallimento dei tentativi di riunificazione, coloro che possedevano il supremo Grado del RSAA, ricostituirono i due SS.CC. di “Palazzo Giustiniani” e di “Piazza del Gesù”.

Tra il 1960 e il 1973, le residue incomprensioni tra i due tronconi storici della Massoneria Italiana, si ricomposero e da allora, nonostante altri conati scismatici, risalenti in particolare al 1977, falliti grazie alla lealtà dei Fratelli Scozzesi d’Italia il S.C. di “Palazzo Giustiniani” rappresenta la regolarità per 54 Supremi Consigli nel mondo.

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INSEDIAMENTO DELLE CARICHE DI LOGGIA

Maestro Venerabile, carissimi Fratelli,

è con grande emozione che mi accingo ad iniziare e svolgere il compito che mi è stato assegnato da Voi, quello di oratore. Compito di custodire legge ed i regolamenti, di sintetizzare con chiarezza e razionalità il contenuto dei vari argomenti di lavoro e di spiegare nelle varie cerimonie di iniziazione i simboli iniziatici dei tre gradi simbolici. Nelle ricorrenze di ogni festa dell’Ordine, nelle date memorabili per la massoneria, l’oratore sviluppa argomenti di interesse massonico, filosofico, scientifico storico ed educativo, secondo la propria scelta. Nelle logge  anglosassoni non esiste la carica dell’oratore, ma quella di Chaplain (cappellano),è lui che tiene le orazioni iniziatiche e legge i brani biblici.

Compito ancora più difficile perché la mia carica segue quella del fratello oratore uscente, che si è caratterizzato in questi anni per la sua capacità di esporre tutte le argomentazioni con acutezza, intelligenza profondità di ricerca. Dimostrando in tutte le occasioni una perfetta conoscenza della cultura e dei principi massonici. Ci mancheranno sicuramente le tue brillanti ed originali conclusioni. Grazie per averci regalato molti spunti di riflessione, grazie per il tuo proficuo contributo. Vorrei citare fra molti interventi,  uno in particolare, che ho apprezzato per la sua originalità quello della “simbologia massonica sul dollaro”.

Non posso non associarmi alle parole del Neo Maestro Venerabile nel manifestare la mia stima ed i miei più sentiti ringraziamenti a M. L, che ha svolto il ruolo di Maestro Venerabile con grande responsabilità e profondo spirito massonico. Egli ci ha fatto crescere spiritualmente, ha arricchito il nostro animo dì un profondo senso di rispetto verso il prossimo. Egli ha esaltato in tutte le occasioni il concetto della fratellanza e della tolleranza massonica. Egli ha diretto i lavori maniera “edificante”, apportando un grande contributo a tutti noi fratelli.  Personalmente ,avendo avuto la fortuna di stare vicino all’ex Maestro Venerabile, come secondo sorvegliante, Lo ho apprezzato e stimato per la sua cultura , per i suoi saldi principi massonici, per il suo grande entusiasmo ma ancora più per la sua grande umanità, per il suo equilibrio e per la sua pacatezza.

Dopo questi ringraziamenti all’Ex Maestro Venerabile ed all’ex oratore, occorre riacquistare la concretezza dei presenti.

Inizia stasera un nuovo viaggio, un altro tratto del nostro percorso massonico che ci condurrà ancora avanti nella nostra ricerca interiore. Durante questo viaggio noi saremo accompagnati da un nuovo Maestro Venerabile, Massimo Corti, di cui tutti conosciamo i suoi meriti massonici ed i suoi saldi principi.

Stasera gli è stato trasmesso, il “potere iniziatico” da parte di colui al quale gli era stato già trasmesso, cioè dall’ex Maestro Venerabile, mediante il nuovo rituale di insediamento delle cariche di Loggia. Il conferimento del potere iniziatico non comporta la trasmissione di particolari Parole Sacre al Maestro venerabile nuovo eletto.

Il rito di insediamento infatti si è limitato alla Costituzione (con trasmissione del potere iniziatico), alla Proclamazione, all’investitura ed all’Insediamento da parte dell’ex Maestro Venerabile alla presenza dei fratelli di Loggia, senza rilascio di alcuna parola sacra: il maestro venerabile è infatti “primus inter pares” tra i maestri di loggia. questo è espressione della tematica del III grado, che pone E iniziato nella veste di Hiram risorto con il conferimento della Parola Perduta, e io inserisce “perfetto” in tutti i Gradi ed in tutte le cariche dell’Ordine.

Non ci rimane adesso di iniziare a lavorare, alla scoperta ed all’afferma­zione dei valori dell’identità massonica che sono rappresentati dai rispetto della persona umana e dei suoi fondamentali diritti , dalla tolleranza e dalla solidarietà.

Questi valori sono, oggi più che mai, essenziali per la convivenza democratica, senza i quali la società “globalizzata”, necessariamente multireligiosa e multietnica, non può vivere e progredire. L’augurio è che si possa respirare, con piena consapevolezza, all’interno della nostra loggia questo peculiare “spirito”, da alcuni autori definito la “nuova religione dei moderni”. Ecco la vera modernità e l’attualità dei pensiero e della cultura massonica.

L’auspicio ancora più grande è che all’interno della nostra loggia possono costruirsi “uomini virtuosi”, capaci cioè di realizzare, sia all’interno della nostra Istituzione che nella vita sociale quotidiana i principi a cui la cultura massonica si ispira.

C,  S.

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RITO DI COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI

RITO DI COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI
 

L’espressione più alta della trasformazione, del rinnovamento, della rinascita, il mito della cornucopia e dell’eterno ritorno, sono garantiti dalla ciclicità dei ritmi cosmo-biologici: ogni cosa che nasce deve naturalmente morire e poi rinascere.

E’ la legge della vita, che si esprime nel principio ternario di nascita-maturazione-morte o, meglio ancora, di nascita-generazione-rinascita; come ogni cosa viva, l’uomo si avvia a morire per poter rinascere dai figli che lui stesso ha generato. Ogni morte è una promessa di rinascita in questo e altri mondi a seconda dei cicli evolutivi.

In tutte le cerimonie popolari che trattano dei rituali legati alla vegetazione, spicca una nota comune: la celebrazione di un avvenimento cosmico mediante la manipolazione di un simbolo della vegetazione. Così, le 12 erbe che vengono offerte nel rito di sacrificio delle erbe rappresentano la forza della vegetazione del periodo autunnale e non è significativo tanto il numero (minimo 12 comunque, a rappresentanza dei mesi dell’anno) quanto l’idea della diversità, della molteplicità, della completezza presenti nel mondo vegetale.

A Damanhur si celebra ogni anno, all’inizio di novembre, il Rito di commemorazione dei defunti; si tratta in effetti di un Rito della Vita e della Morte, dedicato cioè al ritmo dell’esistenza attraverso il succedersi di nascita e rinascita. La fase a cui assistono i nostri ospiti è solo la fase culminante delle celebrazioni: infatti dalla settimana precedente i damanhuriani si preparano al Rito, dapprima attraverso le fasi di purificazione personale, poi attraverso i riti di comunione con il luogo.

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MITI, DEI E LIBERA MURATORIA

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MITI, DEI E LIBERA MURATORIA

PREFAZIONE

La simbologia delle divinità greche assume una particolare importanza per Noi, Liberi Muratori, che svolgiamo i Nostri Architettonici Lavori all’interno di questo Tempio di Ghirlanda; perché in esso le immagini di Atena, Venere ed Ercole, magistralmente affrescate dal Fr. “Artista” Fabrizio Piccioli di Massa Marittima, impattano esteticamente in senso positivo le pareti. In altre Officine, queste figure mitologiche non sono così evidenti…spesso sono rappresentate sotto forma di piccole statuette, che captano ugualmente l’attenzione dell’osservatore, ma non in modo così incisivo come nel NostroTempio

Perché è importante parlare in Loggia nel 2015 ancora di queste figure mitologiche?

 Che cosa è un “Mito”? Con il termine “my’thos” i greci indicavano la “parola”, il “discorso”, il “racconto” …un racconto, che pur essendo trascendente, assumeva una propria veridicità, qualcosa su cui si poteva parlare, riflettere, meditare, imparare. Esso e’ un racconto “efficace” per chi, semplicemente lo ascolta ed ha uncarattere indiscutibilmente “autorevole. Infatti, esso non doveva, nella Grecia classica, essere pronunziato né da donne, né da maschi troppo giovani ma solo da locutori altrettanto autorevoli.

Si dice che occorre una particolare vocazione, entusiasmo, grazia per cogliere l’essenza… il significato di un Mito. Credo che nessuno, meglio di un “Iniziato” abbia quella particolare predisposizione d’animo per amare ed interpretare il racconto mitologico.

In un affascinante libro scritto da John Banville “Teoria degli Infiniti “ ( Ed. Guanda 2011), l’Autore fa dire alla divinità “Ermes” , figlio di Zeus e di Maia, la donna della caverna, durante un dialogo con il protagonista – un uomo dal nome Adam Godley – : ”…capisco il vostro scetticismo. Perché di questi tempi gli dei tornerebbero tra gli uomini? Ma, il fatto è che non ce ne siamo mai andati…voi avete solo smesso di riceverci. E come avremmo fatto ad andarcene, noi che non possiamo essere che ovunque? Ci siamo limitati a fingere di esserci ritirati per un decoroso intervallo di tempo , come a dire, che sappiamo quando siamo indesiderati. Eppure non sappiamo resistere di rivelarci a voi di tanto in tanto, in ragione del nostro tedio incurabile o del nostro amor di malizia o per quella persistente nostalgia che coviamo per questo accidentato mondo di nostra fattura: voglio dire, perché è ovvio che esistono infiniti altri, come questo che abbiamo fatto e che dobbiamo custodire sempre, vigili con ogni cura. Quando in un giorno d’estate un temporale improvviso strappa le cime degli alberi o …quando la terra si deformae spalanca le fauci per divorare intere città, quando il mare si solleva ed inghiottisce tutto un arcipelago ..ed una miriadi di nativi ululanti, state sicuri che uno del nostro novero è gravemente contrariato….Quanti sforzi abbiamo compiuto, quante pene ci siamo dati…e a quale scopo tutta questa maestria…tutta questa fatica? Affinchè gli uomini di fango, fatti da Prometeo ed Atena in combutta, potessimo credersi signori del creato…siamo stati buoni con voi. Dandovi quanto pensavate di volere…Tutto questo ovvio lo esprimo con la lingua di voi umani, di necessità. Parlassi con la mia voce, vale a dire la voce della divinità, rimarreste sconcertati dal suono, non sareste più in grado di udirmi …Noi ci rivolgiamo gli uni agli altri, per così dire , unicamente come aria, come luce, come qualcosa di simile alla qualità dell’azzurro più profondo e trasparente che vedete rimirando la sommità dell’Empireo. E il Paradiso che cosa è? Per noi immortali non esisteil Paradiso e neppure l’Inferno, né alto né basso, solo l’infinito qui, che è una specie di non-qui. Pensateci”.

Le figure mitologiche degli “dei” furono raccontate dai primi poeti dell’antichità, intorno all’VIII secolo a. C. edin particolare da Esiodo, nel libro “Teogonia”. Egli descrive ed esaltal’origine dell’universoe la complessa struttura genealogica del mondo divino, fino a Zeus – figlio della stirpe di Urano (Cielo) e Gaia ( Terra) ultimo figlio di Crono e Rea. Zeus – re degli uomini e degli dei- è la sola potenza divina in grado di assicurare l’equilibrio dell’universo. Con esso è riaffermata la distanza incolmabile tra gli dei e gli uomini; tra gli immortali, destinatari di onori sacrificali, e i mortali, destinati ad onorarli.

La luce della “Bellezza”, della “Saggezza” e della “Forza” ha caratterizzato ed illuminato tutta la cultura greco-romana diffondendosi, successivamente, a tutto il mondo occidentale.

Nonostante l’affermarsi del messaggio cristiano, che riuscì, nel giro di pochi secoli, a trasformare e convertire il paganesimo greco-romano, il “mito”– per la pluralità di valori- continua ad affascinare la mente dell’uomo post-moderno.

Le allegorie di Atena o Minerva, Afrodite o Venere ed Eracle o Ercole, da cui derivano i nomi delle tre Luci – la Saggezza, la Bellezza e la Forza- rappresentano uno degli aspetti simbolici più rilevanti sia del Tempio, sia del pensiero Iniziatico-Libero Muratorio.

L’Iniziato, infatti, nel suo magico percorso di perfezione, è alla loro continua ricerca.

Fr. C.- S.

M.V.R.L. G. Garibaldi n° 1436

Or. di Follonica

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LIBERA MURATORIA UNIVERSALE, MASSONERIA AZZURRA E R.S.A.A.

LIBERA MURATORIA UNIVERSALE,

 MASSONERIA AZZURRA E

RITO SCOZZESE ANTICO ED ACCETTATO

  Ho la ponderata convinzione che i doveri iniziatici con i quali, nell’ambito della Libera Muratoria Universale, il Rito Scozzese Antico ed Accattato è vincolato all’Ordine, cioè la Massoneria Azzurra, siano perfettamente enunciati e stabiliti nei rispettivi testi statutari, ma che, invece, per un insieme di ragioni, siano solo parzialmente conosciuti e praticati dai fratelli Scozzesi.

Poiché disattendere questi doveri, può avere delle conseguenze negative sullo svolgimento dei Lavori iniziatici, ritengo non sia vano richiamare l’attenzione su questa situazione. L’argomento sarà trattato sommariamente: mi limiterò, quindi, ad esporne schematicamente i temi principali, e sarò lieto se riuscirò a stimolare altri Fratelli ad esprimere la loro opinione in proposito.

La Comunione muratoria italiana, come a tutti noto, è composta dall’Ordine che può prendere anche i nomi di Massoneria Azzurra o Simbolica, e dai Corpi Massonici Rituali fra i quali il Rito Scozzese Antico ed Accettato. Tutti insieme, Ordine e Corpi Rituali riconosciuti, lavorano iniziaticamente, secondo le finalità della Massoneria Universale che, come è precisato nell’art. 1 della Costituzione dell’Ordine, “Intende all’elevazione morale, materiale e spirituale dell’Uomo e dell’Umana Famiglia.”

Ciò premesso, e continuando a dire cose note, si può affermare che il Lavoro iniziatico della Massoneria Azzurra, nei tre Gradi che compongono il suo iter, deve produrre, se adeguatamente e proficuamente seguito dai suoi Adepti, il miglioramento individuale necessario per conseguire la creazione di un Maestro Libero Muratore.

Appena un po’ più nel dettaglio, si può dire che, durante l’Iter Iniziatico l’Adepto impara a conoscere se stesso e prendere coscienza dell’Io; impara a servirsi degli strumenti simbolici e cioè apprende la capacità di dominare se stesso, approfondisce la capacità di migliorare i rapporti con gli altri esseri umani, fino a prendere coscienza dell’umanitá ed infine nel Grado di Maestro Libero Muratore, l’Adepto è in condizione di lavorare sulla Tavola da Disegno e cioè di progettare; potrà, in altre parole, porsi in relazione con la natura, per costruire, con responsabile consapevolezza, la propria visione del mondo, eticamente orientata, nella quale vivere, continuare a crescere e sviluppare una coscienza che ha superato le limitazioni dell’antropocentrismo.

Appare subito chiaramente che questo Lavoro iniziatico affidato all’Ordine e che deve essere svolto fra le Colonne, nelle Logge, è un percorso di apprendimento completo ed esaustivo, per conseguire la Maestranza e cioè per ottenere la creazione di uomini i quali, dopo essere riusciti a spostare i limiti del proprio interesse individuale, ed a costruire se stessi secondo princìpi etici, sono in grado di operare, per il bene dell’Umana Famiglia, con la Purezza di azioni impeccabili, con leale Fedeltà alla Massoneria, con la Luce dell’Idealità, che è simboleggiata dal G.A.D.U.

Ma, viene ora spontanea la domanda: se la Massoneria Azzurra realizza un ciclo iniziatico completo e che può essere conclusivo, secondo le finalità della Massoneria Universale, cosa può restare da fare al Rito Scozzese Antico ed Accettato?

Ebbene, da un attento esame dei Rituali risulta evidente che, mentre all’Ordine spetta, come abbiamo accennato, la funzione di forgiare uomini consapevoli, responsabili padroni di se stessi e della propria Maestria, con un Lavoro iniziatico che l’Adepto deve fare su se stesso e cioè tutto incentrato nel perfezionamento individuale a vari livelli di coscienza, al R.S.A.A. sono assegnati vari altri adempimenti che possono essere distinti in due compiti specifici e molto diversi fra loro.

Un tipo d’impegno, che si può dire speculativo, è di conferma e di approfondimento della Maestria conseguita nell’Ordine, mirante ad un più complesso perfezionamento iniziatico individuale, ma c’è anche un altro tipo di Lavoro, non meno importante, che si può definire, senza dubbi, operativo. Questo Lavoro operativo, che è ancora individuale, comporta l’assunzione di precise responsabilità da parte d’ogni singolo Fratello Scozzese ed è fatto, rigorosamente., nell’interesse di tutta la collettività iniziatica.

È sufficiente rileggere i Rituali delle Logge di Perfezione e delle Camere Superiori per individuare subito le esortazioni riguardanti quest’impegno operativo.

Già nella Loggia di Perfezione dei Maestri Segreti, al quarto Grado, inizia l’impostazione di questo Lavoro. Si ritiene, infatti, che il Maestro Segreto, passato dalla Squadra al Compasso, sia diventato “capace di meglio misurare le proprie azioni” ed avendo visto la Tomba di Hiram, conosca bene le nefaste conseguenze dell’ignoranza, del fanatismo e dell’ambizione, tanto bene da essere in condizione di saperle combattere adeguatamente e di aiutare i fratelli a fare altrettanto.

Ed è per questa ragione che il Maestro Segreto viene eletto, anche, Custode del Tempio; in altre parole, gli si chiede di essere particolarmente attento e responsabile per quanto riguarda il proselitismo proprio nell’Ordine, infatti, nella sua qualità di Maestro Segreto – è il Rituale che lo dice – deve ormai conoscere bene quali materiali possono essere accettati, perché il Tempio s’innalzi alto e sicuro, a gloria del G.A.D.U.

E nelle istruzioni, sempre per i Maestri Segreti, sono chiaramente indicati quali debbono essere i loro precisi doveri: praticare la virtù, istruire e sorvegliare gli operai, conservare il silenzio e migliorare le proprie convinzioni.

Salendo, poi, i gradini della Piramide rituale, i temi “operativi” e cioè i compiti da assolvere per il bene della Massoneria, si fanno sempre più espliciti e sono specificati indicando le finalità della Libera Muratoria ma, anche, segnalando le carenze che si possono riscontrare nel Lavoro iniziatico dei Gradi inferiori, alle quali lo Scozzese deve, con cauta premura e ponderatezza, cercare di opporsi inducendo i Fratelli di Loggia a comprendere, correggere e lavorare proficuamente. Il Rito, per mezzo dei Rituali, dice espressamente che il dovere di ogni Scozzese è vigilare ovunque, opponendosi, con la dovuta discrezione, a tutto ciò che è contrario al bene iniziatico dell’Ordine ed agli scopi della Massoneria Universale.Dovere preciso degli Scozzesi è contribuire, usando tutto il riguardo e la premura necessari, all’educazione massonica dei Fratelli di Grado inferiore sia nelle Logge sia nel Rito.

Sappiate Fratelli – ci dicono ancora i Rituali – molti sono i massoni che parlano, sentono ma non agiscono. Per loro non vi è vittoria su se stessi, né progresso. Occuperanno, durante tutta la vita, un posto in Loggia e mai saranno più massoni di quanto lo erano nel primo giorno della loro Iniziazione al Grado di Apprendista. Attenzione, vi sono anche massoni che non sentono un vero attaccamento alla Massoneria, perché non la comprendono. Aiutiamoli tutti questi Fratelli a capire, a migliorare se stessi, a ritrovare l’entusiasmo che avevano quando bussarono alla Porta del Tempio. A questo punto, anche se sono stati evidenziati solo alcuni dei numerosi moniti rintracciabili nel Rituali del R.S.A.A., risulta evidente quanto debba essere importante l’opera degli Scozzesi nelle Logge dell’Ordine, per favorire il conseguimento di buoni risultati iniziatici. I Fratelli Scozzesi non possono fare a meno, se non l’hanno già fatto, di prendere atto delle responsabilità che, senza ombra di dubbio, sono chiamati ad assolvere. Forse, però, è necessario fare un po’ di chiarezza anche su di un comune malinteso fuorviante.

Secondo me, è troppo drastica l’interpretazione che alcuni Fratelli Scozzesi danno a quella che è, e che deve essere, l’assoluta ed intangibile indipendenza dell’Ordine dal R.S.A.A. Questa interpretazione, se mal compresa, può portare gli Scozzesi verso una insensibilità, ed in certi casi al completo disinteresse, nei riguardi dello stato di salute iniziatica dell’Ordine. E questo è né giusto né buono.

L’attenzione che gli Scozzesi hanno il dovere di esercitare sul proselitismo e sul buon andamento dei Lavori iniziatici nelle rispettive Logge, non può, assolutamente, venir considerata un’ingerenza nella vita dell’Ordine perché, come è chiaramente espresso negli Statuti del R.S.A.A.: “Il Supremo Consiglio (del Rito), non s’ingerisce nella legislazione, nell’organizzazione e nell’amministrazione della Libera Muratoria simbolica tradizionale e regolare, nonché delle Logge che la costituiscono”; e su questo non possono esserci dubbi o riserve. Ma, per tutto quello che riguarda la pratica dottrinaria e le finalità iniziatiche da raggiungere, fra l’Ordine ed il R.S.A.A., non ci può essere che la più fraterna collaborazione perché, in effetti, si tratta di realizzare gli stessi scopi della Massoneria Universale.

Ecco perché è naturale, lecita ed opportuna la vigile e misurata attenzione degli Scozzesi nel riguardi del Lavoro iniziatico nelle Logge; azione, certamente moderata e discreta, che deve, essere sostenuta, e questo è un punto fondamentale, da un continuo ed approfondito studio, facente parte dei Lavori nelle Camere rituali, che sviluppi nei Fratelli Scozzesi, una sicura e maturata conoscenza della Libera Muratoria, nella sua storia, nel suoi simboli, nella sua morale ma anche, primariamente, in tutto ciò che riguarda la Via Iniziatica seguita dall’Ordine.

E, certamente, di non minore importanza è la funzione di sorveglianza attenta, cauta e prudente verso il proselitismo, per evitare, nel modo più efficace possibile, errori di scelta che, com’è ben noto, si pagano, molto spesso senza rimedio, con guai a non finire per tutta la Comunione.

Queste funzioni operative del R.S.A.A., in effetti, trovano la loro piena giustificazione, come già detto, in una visione globale dell’Istituzione e cioè nel solo ed esclusivo interesse della Massoneria Universale.

Ogni eventuale indebolimento nella capacità formativa dell’Ordine ha, come conseguenza, la creazione di Maestri Liberi Muratori sempre meno ineccepibili, sempre meno preparati per i compiti che li aspettano.

E, soprattutto, senza Maestri Liberi Muratori, non ci sarebbe più nemmeno la Massoneria; ci sarebbe solamente un’associazione profana che usurperebbe un nome prestigioso ed autorevole e che farebbe tante altre cose, meno quella di aiutare i propri Adepti a seguire, con profitto, una precisa Via iniziatica

Un appello, quindi, ai Fratelli Scozzesi, a quelli che non si stanno già adoperando al conseguimento dei fini sopra accennati: con la responsabile consapevolezza che ha sempre distinto il R.S.A.A. nella storia della Massoneria Universale, adempiamo i doveri indicati dai Rituali e portiamo, con affettuosa premura, tra le Colonne delle rispettive Logge di appartenenza, tutto quell’entusiasmo, quel fervore, quell’alto grado di esperienza umana ed iniziatica maturate durante la lunga militanza nella Libera Muratoria. È vero che alla fine di questo millennio ci troviamo ad affrontare una crisi spirituale planetaria, ma è proprio per questa ragione che diventa ancora più inderogabile ravvivare e potenziare le capacità iniziatiche della Massoneria Universale, perché possa dare, come sempre nella storia, un contributo, forse decisivo, di uomini preparati, generosi e tolleranti, per un migliore futuro di tutta l’Umanità.

                                                                                               Luigi Ferraris

Ponte S. Giovanni 25 ottobre 1999

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NOI MASSONI SIAMO DEL COSTRUTTORI

NOI MASSONI SIAMO DEI COSTRUTTORI

Ci sono alcuni argomenti fondamentali, riguardanti la nostra Istituzione che, troppo spesso, a scapito anche di una veritiera immagine, vengono trattati dai Fratelli in modo così riduttivo e talvolta anche dogmatico, da far loro perdere, quasi completamente, ogni possibile, valida e formativa connotazione muratoria.

E, poiché ogni organizzazione umana, per assolvere i compiti che si dà, è necessario che sia, quanto meno, coerente con i propri princìpi e che i suoi componenti siano concordi su alcuni concetti primari, sarà bene ed opportuno incominciare a parlare insieme, con molta chiarezza, proprio di questi argomenti sui quali sembra che non ci sia unanimità di consensi. Tutto questo, naturalmente, al fine di rendere più omogenei e più produttivi i Lavori delle Officine e, cioè, per consentire – come è ben detto al profano che sta per essere iniziato – “di lavorare per gli stessi scopi, col più assoluto, affettuoso e reciproco rispetto.”

La Massoneria, certamente, non può essere “tutto ed il contrario di tutto” come qualcuno paventa, e non può, quindi, nemmeno affermare – come afferma, per esempio durante l’iniziazione al Grado di Compagno d’Arte – “che la mente deve indagare liberamente in ogni campo della conoscenza evitando qualsiasi dogmatismo limitatore” e nello stesso tempo lasciare che Fratelli massoni parlino e scrivano di Libera Muratoria inventando fantasiosi dogmatismi che, secondo me, non ci sono ma che , soprattutto, non ci debbono essere.

Prendiamo, tanto per incominciare, il concetto di Tradizione muratoria.

Nei Rituali e nella simbologia dell’Ordine, è innegabile che sono presenti molti elementi che provengono da ben identificate correnti di pensiero iniziatico del passato, ma è pure certo che questi elementi sono stati adottati dalla Massoneria come strumenti i quali, con i loro valori semantici e metaforici, debbono aiutare l’adepto nel suo lavoro iniziatico senza, per questo, avviarlo verso pericolose quanto fuorvianti infatuazioni esclusivistiche.

Le correnti iniziatiche del passato debbano essere considerate con molta attenzione e valutate per il contributo universale che possono offrire. Ma la loro scienza esoterica, se in qualche modo utilizzata, non può più rimanere quella che era, perché attraverso l’interpretazione massonica assume una valenza nuova miratamente muratoria.

Il materiale proveniente dalle scuole iniziatiche del passato è valido per una più precisa conoscenza storica, ma serve, anche, alla Massoneria per esprimere, attraverso concetti e simbolismi, in modi diversi, lo stesso processo iniziatico, seguendo un filo logico di metafore abbastanza coerente, che facilita la comprensione dei mutamenti interiori, altrimenti indescrivibili, che si producono nell’adepto durante il Lavoro di perfezionamento.

Ma nessuna di queste scuole iniziatiche, per noi massoni, mantiene il suo significato originario e, naturalmente, non si può permettere che sia fatto il tentativo, in qualche modo e da parte di chicchessia, anche se in buona fede, di far prevalere, nell’ambito dell’Ordine, una corrente di pensiero iniziatico piuttosto che un’altra, asserendo, per convalidare questa presunta supremazia, che quella proposta è la depositaria dell’unica e vera Tradizione Iniziatica.

In realtà, nessuna di queste espressioni iniziatiche del passato può essere considerata la radice vera ed unica della Tradizione massonica, ma tutte hanno contribuito e contribuiscono all’esistenza della Libera Muratoria Universale.

Per cercare di spiegare questo dato di fatto, apparentemente paradossale, ascoltiamo quanto ci dicono, in proposito, i Rituali che, non bisogna dimenticarlo mai, secondo l’Art. 5 della Costituzione, sono con tutta sicurezza, “conformi alla Tradizione muratoria.”

Durante la cerimonia di passaggio al Grado di Compagno d’Arte, il Maestro Venerabile, rivolgendosi all’Apprendista che ha compiuto il secondo viaggio rituale, culminante con la lettura dei nomi di alcuni ordini architettonici, dice queste parole che mi sembrano particolarmente illuminanti.

“Poco fa, vi abbiamo ricordato i principali ordini architettonici: essi, con diverse forme, adempiono un’unica funzione; per questo, in questo luogo, rappresentano l’unicità sostanziate, anche se espressa in maniere diverse,della Tradizione iniziatica.” Ritengo che, con questa precisa enunciazione, s’intenda affermare che gli ordini architettonici di cui trattasi: l’Egizio, l’Ellenico, l’Etrusco, il Romanico ed il Gotico, esprimono le tappe evolutive nel tempo delle diverse forme secondo le quali sono state edificate le opere per l’uomo e per le divinità; e che l’unicità sostanziale, cui si è fatto cenno, la vera continuità, pur usando i vari stili, sia tutta nell’arte del costruire.

La Tradizione che viene tramandata non è uno stile piuttosto che un altro, la Tradizione, lo ripeto, consiste solamente nell’arte del costruire.

Se è valida questa interpretazione e se, come ritengo, è consentito sostituire nella metafora, le scuole iniziatiche ai diversi ordini architettonici, si può affermare, per quanto riguarda la Massoneria, che l’unica e sola Tradizione Iniziatica ad essere trasmessa, dal passato più remoto; l’unica e vera funzione per la quale esiste è quella di costruire l’uomo e di costruire il Tempio dell’Umanità.

Ecco qual è il fondamento comune ed unitario che lega in una finalità comune tutte le differenti “tradizioni” iniziatiche; ed ecco come l’insegnamento muratorio si dovrebbe impegnare a far comprendere l’incredibile importanza di questa unificante interpretazione del Lavoro iniziatico.

Anche le scuole iniziatiche del passato, infatti, costruivano uomini utilizzando, dello scibile noto, quanto di più avanzato e di meglio potevano avere a loro disposizione.

Ma, a questo punto, può essere interessante sviluppare compiutamente, l’analogia architettonica proposta dal Rituale.

Come gli ordini architettonici e le scuole iniziatiche del passato, per poter costruire al meglio, hanno fatto, necessariamente, delle scelte formali e di contenuto, dipendenti dai materiali disponibili, dal progredire della tecnica, dall’evoluzione dei bisogni esistenziali, alimentati dalla cultura di appartenenza, così oggi, ritengo si possa affermare che, essendo cambiati i materiali da utilizzare, essendosi accresciuta la conoscenza del sistema uomo e dell’universo nel quale vive, essendo molto più complesse di un tempo le interazioni fra l’individuo e ciò che lo circonda, anche lo stile architettonico che la Massoneria deve applicare per la costruzione di Maestri Liberi Muratori, non può prescindere dall’utilizzazione di quanto più avanzato è riuscita a concepire, fino ad oggi, la mente umana.

Non è, certo, offrendo ai propri adepti fantasiose fughe dalla realtà logica o chiamando verità idee obsolete le quali erano affascinanti ed altamente esplicative nei tempi passati, che la Massoneria può assolvere il secolare impegno di guidare l’uomo verso il futuro, verso il raggiungimento di una maturità e di un’emancipazione globale.

Come in un corso universitario che deve formare degli architetti è giusto, anzi necessario, che si facciano conoscere ai futuri progettisti, gli stili architettonici, i materiali e le tecniche, adottando le quali gli uomini hanno edificato nel passato, così, pure in questa università della vita che si chiama Massoneria, è giusto, anzi necessario, che agli adepti si facciano conoscere i metodi, le visioni del mondo, la simbologia, le finalità ideali e le idee basilari secondo le quali le scuole iniziatiche costruivano gli uomini del loro tempo, ma, ovviamente, come nessuno può proporre un ritorno al modo di edificare dei nostri antenati, così nessuna di queste scuole può essere, paradigmaticamente, adottata per aiutare l’uomo contemporaneo a diventare Maestro Libero Muratore.

Queste correnti classiche del pensiero iniziatico, ci possono dire molto con la loro talvolta millennaria esperienza, e dobbiamo rispettare, ammirare e conoscere il modo con il quale hanno realizzato l’arte del costruire, ma oggi, per continuare ad elevare il Tempio all’Umanità, noi dobbiamo fare la nostra insostituibile esperienza muratoria, come è stato fatto da sempre, lavorando seriamente, secondo quanto disposto dai nostri Rituali, ma fruendo anche del sapere disponibile, per interpretare, in un linguaggio più rispondente alla cultura odierna, le stesse simbologie di sempre e proponendo agli adepti finalità ideali che riescano a stimolare l’interesse e l’entusiasmo necessari per chi, in una prima fase si deve sentire desideroso di impegnarsi consapevolmente a migliorare se stesso, e che poi, in un secondo tempo, sa e sente di essere preparato e disponibile a lavorare, responsabilmente, per il bene dell’Umanità.

Forse – l’ho detto in premessa – non siamo tutti d’accordo nel considerare la Tradizione Iniziatica proprio come è stata proposto in questo intervento. Proviamo, allora, a parlarne insieme, confrontiamo fraternamente le nostre idee, per cercare di trovare i motivi sui quali si può concordare, tralasciando quanto ci può dividere e non è coerente con i princìpi universali della Libera Muratoria.

Comunque, sono certo fin da ora, non possiamo che essere pienamente concordi e convinti che la Massoneria, fedele alla Tradizione, in qualsiasi modo la si voglia considerare, sarà sempre impegnata nell’adempimento del proprio dovere di mantenere viva la Fiaccola della Libertà attraverso i secoli e di contribuire, con uomini e con idee, al progresso dell’Umanità.

Seguendo la Via iniziatica proposta dai Rituali, la Massoneria compie la più meravigliosa e stupefacente trasformazione immaginabile in un essere umano: al profano che ha chiesto di varcare la Soglia del Tempio, promette di aiutarlo a liberarlo dalle passioni, dall’ignoranza e dalle superstizioni; gli indica un modo di vivere orientato secondo l’ideale etico muratorio, rappresentato dal simbolo iniziatico chiamato G.A.D.U., lo stimola ad una costante e libera ricerca della verità irraggiungibile, contro ogni forma di dogmatismo e di menzogna, fino a far diventare questa sofferta crescita interiore, la più impegnativa, la più esaltante, se non addirittura l’unica, ragione della propria esistenza.

In questo e non altro consiste il Lavoro che la Massoneria fa per promuovere la fratellanza universale nel mondo.

                                                                                                 Luigi Ferraris

Ponte S. Giovanni 18 luglio 1990

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