CRONACHE DELLA OCTOBERFEST

Cronache della Oktoberfest 12.10.1810 In occasione delle nozze del principe ereditario bavarese Ludwig con la principessa Therese von Sachsen-Hildburghausen venne organizzata una corsa di cavalli di dimensioni eccezionali sul campo detto Theresienwiese (Campo di Teresa). Naturalmente, gli abitanti di Monaco non persero l’occasione di fare una festa popolare e così nacque la Oktoberfest. 1811 L’Unione degli Agricoltori diventa ente organizzatore della Oktoberfest. Attrazioni dell’evento sono le premiazioni dei più begli esemplari di cavalli e buoi. 1819 La direzione della festa passa al Comune di Monaco di Baviera che ne decide la frequenza annuale. 1850 La Bavaria, vera santa patrona della Oktoberfest, viene solennemente scoperta. L’unica statua di grandi dimensioni realizzata in un pezzo solo in tutto il mondo servirà in seguito da modello per la Statua della Libertà a New York. 1869 August Schichtl inventa il suo Teatro di Illusionismo. 1870 A causa della guerra franco-tedesca l’Oktoberfest non si tiene. 1873 I festeggiamenti sulla Wiesn sono bloccati da una epidemia di colera. 1880 Per la prima volta 400 chioschi di birra e di attrazioni sono illuminati elettricamente. 1881 Josef Ammer apre la prima e più grande rosticceria di polli del mondo. 1892 Per la prima volta si usano boccali in vetro: fino ad allora si erano usati quelli in argilla. 1895 Per la prima volta nel programma dei festeggiamenti della Wiesn arriva la compagnia di tiro con l’arco “Winzerer Fähndl” che, per il divertimento degli spettatori, si presenta in costumi medievali. 1907 Vengono eretti per la prima volta i grandi tendoni della festa: quelli della Bürgerbräu, Spatenbräu, Hackerbräu e Löwenbräu. Attrazione è il museo delle malattie popolari. 1910 L’Oktoberfest celebra il primo secolo di vita: tutta la Baviera festeggia l’evento con 12.000 ettolitri di birra. 1913 Si festeggia l’ultima Oktoberfest alla vigilia della Prima Guerra Mondiale. 1922 Inizio dell’inflazione. Una Wiesn-Maß (boccale di birra) costa 50 marchi e una Hendl (pollo arrosto) 500 marchi. 1939-1948 La Seconda Guerra Mondiale costringe la Wiesn a una pausa obbligata. 1949 Si tiene la prima Oktoberfest dopo gli eventi bellici. 1950 Il borgomastro Thomas Wimmer fonda una nuova tradizione: nel primo giorno della festa, alle 12 precise, sotto il tendone Schottenhamel, spilla la prima botte di birra ed esclama: “O’zapft is!” (espressione del dialetto bavarese che indica l’avvenuta applicazione di una spina alla botte). 1960 Monaco di Baviera festeggia i 150 anni della Oktoberfest inserendo di nuovo nel programma le corse dei cavalli e un grande spettacolo di fuochi artificiali. 1980 Un attentato terroristico sulla Wiesn causa 13 morti e oltre 200 feriti. 2000 La Bavaria festeggia il suo 150° anno di esistenza. 2001 Al grido di “O´zapft is” alle 12 del 22 settembre ha inizio la 168a Oktoberfest.
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CI SONO TRE TIPI DI UOMINI

Ci sono tre tipi di uomini:

i vincitori,

i perdenti,

e i combattenti.

I vincitori sono benedetti

dai colori e qualsiasi cosa facciano, la vita

li tratta come altrettanti Dei.

I perdenti sprecano le loro energie

piagnucolando come bambini che siano stati sgridati

e non combinano nulla.

I combattenti hanno sempre

la spada affilata e lo scudo alto,

non si aspettano nulla

senza dover combattere per ottenerlo

e lottano fino a crollare.

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BEATITUDINI PER IL NOSTRO TEMPIO

Beatitudini per il nostro tempo

Beati quelli che sanno ridere

di se stessi:

non finiranno mai di divertirsi.

Beati quelli che sanno distinguere

un ciottolo da una montagna:

eviteranno tanti fastidi.

Beati quelli che sanno ascoltare e tacere:

impareranno molte cose nuove.

Beati quelli che sono attenti

alle richieste degli altri:

saranno dispensatori di gioia.

Beati sarete voi se saprete

guardare con attenzione le cose piccole

e serenamente quelle importanti:

andrete lontano nella vita.

Beati voi se saprete apprezzare un sorriso

e dimenticare uno sgarbo:

il vostro cammino sarà sempre pieno di sole.

Beati voi se saprete interpretare con benevolenza

gli atteggiamenti degli altri

anche contro le apparenze:

sarete giudicati ingenui

ma questo è il prezzo dell’amore.

Beati quelli che pensano prima di agire

e che pregano prima di pensare:

eviteranno tante stupidaggini.

Beati soprattutto voi che sapete riconoscere

il Signore in tutti coloro che incontrate:

avete trovato la vera luce e la vera pace.

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CRONOLOGIA DELLA MASSONERIA E DEGLI ANTI MASSONERIA NEL MONDO


1
1 35
Si accenna per la prima volta alle corporazioni di mestiere.
1278 In un documento dell’abbazia inglese di Dale Royal compare per la prima volta il termine “loggia“.
1312 Viene sciolto l’Ordine dei Templari.
1314 Jacques de Molay, ultimo Gran Maestro dei Templari, finisce sul rogo.
1370 A York vengono stesi i Regolamenti Massonici.
1376 Nella capitale inglese opera un’associazione di Liberi Muratori.
1396 In una licenza dell’arcivescovo di Canterbury compare per la prima volta la parola “fremaceons“.
1429 Il priore di Canterbury, William Molart, fonda una fratellanza di Liberi Muratori.
1459 A Strasburgo, un’assemblea di scalpellini e tagliatori di pietre ridefinisce gli “Antichi Doveri“.
1599 Primo verbale di una loggia a Edimburgo.
1717 (24 giugno). Gli adepti di quattro logge si riuniscono nella taverna “All’Oca e alla Graticola“, dando vita alla moderna Massoneria. Eleggono Gran Maestro Anthony Sayer.
1718 Anthony Sayer passa il maglietto a George Payne.
1720 Jean Théophile Désaguliers succede a Payne.
1721 (29 settembre). James Anderson riceve l’incarico di codificare gli “Antichi Doveri” (Old Charges).
1723 Esce Il libro delle Costituzioni di James Anderson.
1728 A Madrid, il duca di Wharton, ex Gran Maestro della Gran Loggia d’Inghilterra, fonda la prima loggia spagnola.
1731 A Filadelfia nasce la prima loggia americana.
1731-
1732

Nasce a Firenze la prima loggia italiana.
1733 Undici fratelli danno vita ad Amburgo alla prima loggia tedesca.
1734 Nasce all’Aia la prima loggia dei Paesi Bassi.
1735
Attiva a Roma una loggia i cui affiliati, salvo uno, sono inglesi.
1736 Vede la luce a Ginevra la prima loggia svizzera.
1737
L’Officina romana viene chiusa per ordine del governo papalino.
Gastone de’ Medici proibisce la Massoneria in Toscana.
1737 Luigi XV proibisce la Massoneria in Francia.
1738 Il Senato di Amburgo emana il 7 marzo un decreto che vieta le riunioni massoniche.
Il 27 giugno in Polonia, ad opera di Augusto III, viene proibita la Massoneria.
1738
Il 28 aprile Papa Clemente XII emana la bolla “In eminenti” contro la Massoneria.
1739
Il cardinale Firrao emana un editto che ribadisce la condanna dei Fratelli; l’Inquisizione incarcera il massone e favolista fiorentino Tommaso Crudeli.
1742 Nasce la prima loggia in Austria e in Polonia.
1743 Maria Teresa d’Austria fa demolire, il 17 marzo, una loggia viennese di militari.
Il 21 giugno, a Lisbona, parecchi massoni vengono arrestati, imprigionati e condannati al carcere.
1744
A Napoli, un certo Larnage inaugura una loggia.
1745
Muore Tommaso Crudeli.
1745 La città di Berna decreta la proibizione della Massoneria.
1746
Nasce la prima loggia veneziana.
1748
A Genova operano due logge.
1748 Il Sultano della Turchia, Mahmud I, proibisce la Massoneria.
1749
Nella sabauda Chambéry il conte di Bellegarde apre una loggia.
1750 S’inaugura a Pietroburgo la prima loggia russa.
1751
Papa Benedetto XIV emana il 28 maggio una bolla contro la Massoneria (Costituzione Apostolica “Providas”).
1763 Ad Altenberg si costituisce l’Ordine della Stretta Osservanza.
1763 Il Senato di Danzica proibisce la Massoneria.
1765
A Torino s’inaugura la loggia Saint Jean de la Mystérieuse.
1767 Gli inglesi fondano le prime logge in Cina.
1769 Prima loggia in Turchia, a Costantinopoli.
1770
Nasce a Napoli la loggia dello Zelo.
1775
Ferdinando IV di Napoli emana un decreto di proibizione della Massoneria.
1777
A Livorno operano cinque logge.
1778 J.B. Willermoz organizza il Convento di Lione.
1779 Ad Aachen viene proibita la Massoneria.
1782 A Wilhelmsbad, il duca Ferdinando di Brunswick è eletto Gran Maestro generale di “tutte le province dell’Ordine dei Cavalieri Benedicenti e dei Muratori Rettificati“.
1784 In Baviera il Principe elettore Karl Theodor proibisce la Massoneria.
1791 Proibizione della Massoneria a Madera.
1794 In Austria vengono posti ostacoli ai lavori delle Logge.
1796 Lo Zar Paolo I reprime la Massoneria.
1798 Il generale napoleonico Kléber dà vita alla prima loggia egiziana.
1805
Con il placet di Napoleone Bonaparte, viene fondato a Milano il Grande Oriente d’Italia.
1805 Nasce il primo Grande Oriente do Brasil.
1810 Proibizione della Massoneria anche in Portogallo.
1813 Le due Grandi Logge inglesi – quella degli Antiens e quella dei Moderns – si riconciliano.
1813 Il Granduca Leopoldo del Baden scioglie tutte le Logge del suo territorio.
1815 A Granada vengono impiccati cinque massoni.
1817 Viene fondata la prima loggia cilena.
1819 A Madrid vengono giustiziati due massoni.
1821
Papa Pio VII emana una bolla contro la Massoneria (“Ecclesiam“).
1822 Massoneria vietata in Russia.
1824
Leone XII pubblica l’enciclica antimassonica “Ubi primum“.
1825
Papa Leone XII, nell’enciclica “Quo graviora mala“, condanna le logge.
1825 A Granada vengono impiccati altri cinque massoni.
1827-
1840
Negli U.S.A. si costituisce, con una maggioranza di voti esigua, un cosiddetto “partito antimassonico“.
1829
Papa Pio VIII scaglia un’enciclica contro la Massoneria (“Litteris altero“).
1829 A Barcellona viene giustiziato un docente universitario massone.
1832
Bolla di Papa Gregorio XVI contro la Massoneria (enciclica “Mirari vos“).
1833 Proibita la Massoneria in Spagna.
1842 Spuntano le prime Officine in Nuova Zelanda.
1846
Papa Pio IX manifesta la sua ostilità verso la Massoneria con un’enciclica (“Qui Pluribus“).
1849
Papa Pio IX rinnova la sua ostilità verso la Massoneria con l’enciclica “Quibus Quantisque Malis“.
1856 Il teologo protestante E.W. Hengstenberg si accanisce contro la Massoneria.
1856 Nasce la prima loggia filippina.
1859
(8 ottobre). A Torino sette Fratelli fondano la loggia Ausonia, primo nucleo della Libera Massoneria nella nuova Italia. Gran Maestro è Filippo Delpino.
1861
(3 ottobre). Costantino Nigra diventa Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
1862
(11 marzo). Filippo Cordova assume la Suprema Maestranza del Grande Oriente d’Italia.
1864
Viene rinnovata l’enciclica di Papa Pio IX contro la Massoneria (“Quanta Cura“).
1865
(28 maggio). Francesco De Luca è eletto Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
1865
Papa Pio IX condanna la Massoneria nell’enciclica “Multiplices Inter“.
1867
(21 giugno). Filippo Cordova viene rieletto Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
(2 luglio). Gli succede Ludovico Frapolli.
1869
Papa Pio IX condanna la Massoneria nell’enciclica “Apostolicae Sedis“.
1870
Fine del potere temporale dei papi; la direzione generale dell’Ordine m.·. si trasferisce da Firenze a Roma.
1871
(27 gennaio). Giuseppe Mazzoni diventa Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
1873
Papa Pio IX condanna la Massoneria nell’enciclica “Etsi Multa“.
1874
La M.·. italiana (Simbolici e Scozzesi) si ricompone sotto il Grande Oriente d’Italia.
1875
Viene inaugurato a Roma il primo Tempio ufficiale massonico. La Gran Loggia d’Inghilterra riconosce Palazzo Giustiniani.
1877
A Roma nasce la Loggia Propaganda n. 2.
1880
(12 maggio). Giuseppe Petroni è eletto Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
1881
Per volontà di Adriano Lemmi viene fondata l’Associazione del Libero Pensiero, intitolata a Giordano Bruno.
1881
Papa Leone XIII condanna la Massoneria nell’enciclica “Diturnum“.
1882
Papa Leone XIII condanna la Massoneria nell’enciclica “Etsi Nos“.
1884
Papa Leone XIII scaglia una bolla contro la Massoneria (“Humanum Genus“).
1885
(17 gennaio). Il livornese Adriano Lemmi è eletto Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
1886 Vengono fondate le prime logge giapponesi, per iniziativa della Gran Loggia Unita d’Inghilterra.
1887
Papa Leone XIII condanna la Massoneria nell’enciclica “Officio sanctissimo“.
1890
Papa Leone XIII condanna la Massoneria nell’enciclica “Dall’alto dell’apostolico Seggio“.
1892
Papa Leone XIII accusa i massoni di far parte di una congiura giudaica mondiale (“Custodi di quella fede” e “Inimica vis“).
1894
Papa Leone XIII condanna la Massoneria nell’enciclica “Praeclara“.
1896
(10 giugno). Ernesto Nathan diventa Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
1896
A Trento si svolge il Congresso antimassonico della Chiesa Cattolica.
L’aristocrazia tedesca accusa violentemente i massoni.
1897
Riunione antimassonica a Vienna presieduta dal Cardinale Anton Gruscha.
1902
Papa Leone XIII condanna la Massoneria nell’enciclica “Annum Ingressi“.
1904
(15 febbraio). Ettore Ferrari assume il maglietto del Grande Oriente d’Italia.
1908
Scisma massonico in Italia. Con Saverio Fera nasce l’Obbedienza di Piazza del Gesù.
1917
(25 novembre). Ernesto Nathan, per la seconda volta, diventa Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
1917 Negli Stati Uniti, F.M. Jones, membro della loggia Garden City n. 141, fonda i Lions Clubs.
1917
Con l’articolo 2335 del Codice di diritto canonico, Benedetto XV proibisce, sotto pena di scomunica, di “aderire alle sette massoniche“.
1919
(23 giugno). Domizio Torrigiani diventa Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
1919 L’insegnante austriaco Fiedrich Wichtl inizia la sua campagna contro i massoni.
1920 Il governo ungherese scioglie la Gran Loggia d’Ungheria.
1921 A Losanna, durante una conferenza massonica, nasce la Federazione Massonica Internazionale.
1923
(15 febbraio). Mussolini proclama l’incompatibilità fra iscrizione al Partito nazionale fascista e iscrizione alla Massoneria.
1924 Inizio della lotta dei Soviet contro la Massoneria.
1924
Inizio in Italia delle persecuzioni fasciste contro la Massoneria.
1925
(19 maggio). La Camera dei deputati a scrutinio segreto con 289 “si” contro 4 “no”, mette fuorilegge la Massoneria italiana.
(20 novembre). Il Senato, a scrutinio segreto, con 182 voti favorevoli e 10 contrari conferma la scelta della Camera.
(22 novembre). Il Gran Maestro Domizio Torrigiani scioglie le logge dipendenti da Palazzo Giustiniani.
1926 Inizia la campagna dei tedeschi Erich e Mathilde Ludendorff “contro il giudaico massone“.
1927 Una parte della Chiesa Metodista apre una campagna contro la Massoneria, ma è poco sostenuta anche all’interno della Chiesa stessa.
1929
Si costituiscono nuclei operativi di Liberi Muratori italiani in Francia e in Inghilterra.
1930
(12 gennaio). Eugenio Chiesa subentra al Gran Maestro Torrigiani, condannato al confino di polizia. Il Grande Oriente d’Italia, messo fuorilegge dal fascismo, cerca di ricostituirsi fuori d’Italia.
(23 giugno). Arturo Labriola svolge le funzioni di Gran Maestro al posto di Torrigiani.
1931
(29 novembre). Alessandro Tedeschi è eletto Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
1933 Iniziano le ostilità antimassoniche da parte del Nazionalsocialismo. Hitler fa chiudere tutte le logge.
1934 L’8 gennaio viene emanata dal Ministero degli Interni tedesco (Goering) una circolare per snellire le operazioni di scioglimento delle Logge.
1935 Proibizione definitiva della Massoneria in Germania.
1938 Franco dichiara illegale la Massoneria spagnola. I massoni vengono perseguitati e condannati a severe pene detentive.
1939-
1940
La Massoneria viene proibita negli Stati occupati dalle truppe tedesche.
1940
Il maglietto del Grande Oriente d’Italia passa a Davide Augusto Albarin.
1940 Il dittatore spagnolo Franco mette definitivamente fuorilegge la Massoneria e il comunismo.
1943
(Settembre). Viene costituito un Supremo Consiglio della Massoneria Unificata, cui partecipano sia i Fratelli di Palazzo Giustiniani che quelli di Piazza del Gesù.
1943-
1945

Nasce il Comitato di Maestranza.
1945
(18 settembre). Guido Laj è eletto Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
1947
Viene fondata la rivista “L’Acacia Massonica“.
1949
(19 marzo). Ugo Lenzi è eletto Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
1951 All’interno della Chiesa Anglicana si forma un gruppo contro la Massoneria, che delibera a maggioranza un atteggiamento di rigida chiusura nei suoi confronti.
1953
(21 marzo). Carlo Speranza è il nuovo Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
(4 ottobre). Gli succede Publio Cortini.
1953 Nasce la Gran Loggia d’Israele.
1957
(28 maggio). Umberto Cipollone è eletto Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
1960
(29 maggio). Giorgio Tron è eletto Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
1961
(29 aprile). Corrado Mastrocinque è eletto Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
(17 maggio). Gli succede Giordano Gamberini.
1964
Paolo VI emana l’enciclica “Ecclesiam suam” che riconferma la scomunica della Massoneria.
1965 Un film della B.B.C. mostra parti contraffatte di un rituale massonico, allo scopo di creare e rafforzare i pregiudizi negli avversari della Massoneria.
1969
(15 giugno). Incontro a Savona fra ecclesiastici e massoni. Lo promuove il paolino Rosario P. Esposito.
1970


(21 marzo). Lino Salvini è eletto Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
(5 luglio) – La dichiarazione di Lichtenau da parte dei rappresentanti della gerarchia ecclesiastica tedesca, svizzera e austriaca sanziona praticamente la fine delle ostilità fra cattolici e massoni.
1974
(19 luglio). Lettera del cardinale Franjo Seper, prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, al cardinale John Joseph Krol, arcivescovo di Filadelfia e presidente della Conferenza episcopale nordamericana. Implicitamente la scomunica non viene più comminata.
1979
(18 novembre). Ennio Batelli è eletto Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
1980
La Loggia P2 (Propaganda 2) era una stimatissima officina del XIX secolo. Nel 1979 Licio Gelli riceve l’incarico di riorganizzarla. Quando nel 1975 si deve per forza di cose chiudere la Serenissima Gran Loggia d’Italia di Piazza del Gesù a causa di attività non proprio muratorie, egli ne aprofitta per far confluire nella rinnovanda P2 molti massoni della disciolta Gran Loggia e trasformarla in una sorta di circolo segreto dove si incontrano faccendieri, banchieri, dirigenti industriali, uomini politici di governo e parlamentari, ufficiali di tutti i servizi segreti, nonché personaggi legati alla mafia e al Vaticano. Gelli crea così la nuova P2, un’influente centrale italiana di affari. Il Grande Oriente, nel 1976 espelle Gelli dalla comunione massonica. Ciononostante, le responsabilità vengono fatte ricadere su tutti i massoni italiani.
1980
La Conferenza episcopale tedesca ribadisce l’incompatibilità fra Massoneria e Chiesa cattolica.
1981


(17 febbraio). Dichiarazione della Congregazione per la dottrina della Fede in cui, fra l’altro, si dice che “la scomunica” non è stata abrogata.
(17 marzo). Blitz nella villa di Licio Gelli a Castiglion Fibocchi. Scoppia il caso P2.
(7 maggio). Il presidente del consiglio, il democristiano Arnaldo Forlani, nomina una commissione di tre “saggi” chiamati a stabilire se la P2 è un’associazione segreta. (La risposta è: “Si.”)
(23 settembre). S’insedia la commissione d’inchiesta sulla loggia massonica P2, presieduta dalla democristiana Tina Anselmi. I suoi lavori dureranno trentaquattro mesi.
1982
(25 gennaio). Il capo del governo, il repubblicano Giovanni Spadolini, primo presidente del consiglio laico del dopoguerra, scioglie la P2.
1982
(28 marzo). S’insedia a governo del Grande Oriente d’Italia il Gran Maestro Armando Corona.
1983
(25 gennaio). Nel nuovo Codice di diritto canonico, promulgato da Giovanni Paolo II, l’iniziazione massonica non è più passibile di scomunica.
1983
(26 novembre). In una nuova dichiarazione, la Congregazione per la dottrina della Fede sostiene che i massoni sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione”.
1984
Il Cardinale Ratzinger, presidente della Congregazione per la dottrina della Fede in Roma, indica i fedeli cattolici che sono affiliati ad una comunione massonica come “in stato di peccato grave“.
1985
(23 febbraio). L’Osservatore romano pubblica un articolo della Congregazione per la dottrina della Fede in cui si ribadisce lo stato di peccato grave in cui versano i cattolici iscritti alla Massoneria.
1986 Una parte della Chiesa Anglicana tenta di imporre ai propri fedeli il divieto di appartenere ad una Loggia massonica.
In Inghilterra un gruppo politico avvia una campagna per vietare ai dipendenti del Dipartimento della Giustizia e ai poliziotti di essere affiliati a Logge massoniche.
Un progetto di legge con uguale obiettivo viene avanzato al Parlamento Europeo, ma il Consiglio non ritiene di adottarlo.
1989 In una parte della stampa sovietica i giornalisti massoni e quelli ebrei vengono professionalmente emarginati o retribuiti inadeguatamente.
1990
(11 marzo). Giuliano Di Bernardo è eletto Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
1992 Il FAZ (un giornale di Francoforte) cita l’italiana “l’Unità” per riportare quanto da questa tendenziosamente asserito, e cioè che i servizi segreti hanno accertato come la Massoneria sia implicata, attraverso un suo braccio interno dedicato alla politica estera, in traffici di droga e armi con i paesi dell’ex cortina di ferro.
1993
(16 aprile). Giuliano Di Bernardo lascia polemicamente la Maestranza giustinianea e lo stesso giorno fonda la Gran Loggia Regolare d’Italia.
(18 dicembre). Virgilio Gaito è eletto Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
1995
(15 dicembre). Franco Franchi è il nuovo Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori all’Obbedienza di Piazza del Gesù.
1997 Il primo ministro Dr. Uwe Barschel è stato assassinato dai massoni“: è la notizia propagandistica divulgata dal conservatore e giornalista tedesco Werner Joachim Siegerist.
1998 La Commissione Interna dell’inglese Camera dei Comuni chiede che vengano rivelati i piedilista dei massoni giudici, poliziotti e funzionari e che ogni nuovo iniziato debba dichiarare la propria appartenenza alla Massoneria.
L’agenzia di stampa Reuter segnala che gli affiliati agli ordini protestanti irlandesi sono tutti fratelli organizzati il Logge all’interno di un solidalizio simile alla Massoneria.
L’emittente cattolica polacca “Radio Maria” inserisce in diversi programmi divulgativi contenuti antimassonici. La maggior parte di essi viene connessa contemporaneamente a propaganda antiebraica.
1999 Uomini politici russi, in prevalenza appartenenti al partito comunista e a gruppi di estrema destra, fanno gravare sui massoni e sugli ebrei i problemi politici, sociali ed economici degli Stati membri.
1999
(20 Marzo). Gustavo Raffi è eletto Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
  … a proposito di antimassoneria …

Certamente la cronistoria dell’antimassoneria che abbiamo presentato non è e non ha certo la pretesa di essere completa ed esaustiva nei confronti di un problema tanto grave e purtroppo diffuso. Le teorizzazioni demagogiche e le istanze repressive, messe in opera di chi detiene il potere nei confronti di quanti – mossi da motivi etici – attendono l’alba della giustizia e della libertà, da sempre accompagnano e mortificano la storia dell’uomo. Se siete a conoscenza di altri fatti di intolleranza “storica” nei confronti dei massoni, per favore comunicateceli: insieme scriveremo un “libro nero dell’antimassoneria” da tramandare a chi ci seguirà e da mostrare a chi ci avversa senza conoscerci. Un grazie a tutti!  
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CONVERGENZA TRA I TRE TEMPLI: MISTICO INIZIATICO E INTERIORE

CONVERGENZA TRA I TRE TEMPLI:

MISTICO INIZIATICO ED INTERIORE

PREMESSA Attraverso un’interpretazione rigorosamente simbolica del Tempio, abbiamo cercato di trasmettervi le nostre personali esperienze e conoscenze esoteriche sull’argomento; non parliamo del tempio massonico in se stesso, ma vi proponiamo vari spunti interpretativi sul tema, adoperando il metodo massonico, e conseguentemente indicando il percorso iniziatico, esoterico, e simbolico, attraverso il quale il massone percorre il proprio cammino. Poniamo delle domande, evitiamo quanto più è possibile affermazioni, trasmettiamo la nostra esperienza personale di massoni e di studiosi d’esoterismo, coscienti del fatto che la ricerca, la costruzione del tempio, ed il cammino lungo il percorso dell’Arte Reale, non hanno mai fine. Consapevoli di essere in camera d’apprendista, non abbiamo potuto ne voluto dimenticare che la massoneria scozzese, alla quale apparteniamo, consta di trentatré gradi attraverso i quali, si compie il percorso iniziatico del massone. Il nostro leggere a tre voci quanto scritto, non significa soltanto che vi leggiamo ciò che ognuno di noi ha scritto. La nostra esperienza iniziatica ci trova perfettamente in accordo su vari punti fondamentali del cammino intrapreso, ma ci diversifica completamente il tipo di studi compiuto, pertanto proprio in virtù dei principi massonici che ci accomunano, abbiamo voluto trasmettervi le nostre conoscenze senza mescolarle tra loro laddove non fossero equivalentemente approfondite, concordiamo inoltre ancora sul fatto che l’atteggiamento inizialmente agnostico, che conduce lo studioso verso un qualsiasi percorso iniziatico, ci avvicina alla verità solo ed esclusivamente nel momento in cui è consapevolmente superato. Ogni cammino iniziatico dev’essere compiuto fin dove la capacità e la conoscenza di ognuno riescono ad esprimersi coscientemente e consapevolmente, qualunque altra giustificazione al proseguimento di un percorso iniziatico è falsa, ed in quanto tale deviante e soprattutto inutile al conseguimento della Grande Opera.   Vitriol “Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem”

1 a  Tavola.

*Non è nostra intenzione spiegare le differenze costruttive e architettoniche di Cattedrali e Templi iniziatici, bensì vogliamo indicare alle nostre menti l’individuazione del diverso “linguaggio” di lettura che collega i tre templi che prenderemo in considerazione. Cercheremo di entrare con voi nella struttura più intima del tempio per aprire la via alla comprensione dei messaggi celati e comuni nei tre templi: mistico, iniziatico ed interiore. Cominciamo soffermandoci sul “costruire.

La costruzione dei templi non è, come può apparire ad un occhio profano, statica. Prendiamo per esempio la visita ad una cattedrale: frequentemente ci troviamo in Cattedrali costruite sui resti di precedenti templi, (siano essi paleocristiani o piccole Chiese) dopo secoli abbattuti o crollati in seguito a disastri naturali, questi nuovi, ci appaiono splendidamente ricostruiti ed ampliati. Notiamo quindi un continuo ricostruire, su antiche fondamenta… Sovente, il visitatore profano ammira la cattedrale o il tempio in modo assai frettoloso, ne osserva la maestosità e la bellezza della costruzione, fermandosi ad una considerazione di globalità estetica, non potendone percepire, proprio per la sua posizione di profano, i messaggi racchiusi nei velati simboli alchemici, esoterici e misteriosofici, che sono spesso celati in questi luoghi che mi piace definire: “spartiti di una sinfonia nascosta”. Il visitatore profano, perde dunque gran parte della musicalità e del messaggio racchiusi in quel mosaico di forme, proporzioni e colori, dove tutto in assoluto, non è casuale, ma frammento prezioso di messaggi che formano “La Grande Opera”.

– Un inciso –

Passiamo per un attimo alla costruzione del tempio iniziatico, per ricordare che durante le assemblee per le cerimonie rituali, veniva “tracciato” in un preciso punto sul terreno il disegno simbolico del tempio che alla fine del rito era cancellato. Anche nell’Antico rituale Massonico si tracciava il disegno essenziale del Tempio sul terreno per poi cancellarlo alla fine dei lavori e più recentemente, quando i templi Massonici erano siti in luoghi chiusi, si usava srotolare, con l’inizio dei “lavori,” un tappeto raffigurante i simboli del Tempio e al termine del Rito, il tappeto veniva riarrotolato cancellando, se così mi si consente il tracciato o il disegno del Tempio. Questa ritualità del costruire e poi al fine cancellare si ritrova anche nella costruzione grafica del Mandala tantrico nella ritualità del Buddismo Tibetano. Anche qui, quindi, si costruisce pazientemente per cancellare rispettosamente e dopo una riflessione si ricostruisce ancora pazientemente e umilmente. La costruzione del tempio interiore, non avviene forse all’insegna del “Solve et coagula”? Ovvero, supera (rettifica) e ampliando ricostruisci incessantemente? Ecco allora che si comincia a delineare quanto suddetto, in altre parole si chiarisce il concetto che la costruzione del tempio è incessante e perpetua nel tempo.

Torniamo al nostro profano, questi, difficilmente si chiede perché molte cattedrali hanno una cupola con dipinto un cielo stellato, e certamente non si pone il problema di: cosa rappresenta la cattedrale? Raramente, si accorge del fatto che molte sono con l’altare orientato a levante; ed ancora, non si chiederà se la circuambulazione effettuata nel percorso attraverso le stazioni della Via Crucis, possa essere anche un viaggio diverso, o si porrà mai la domanda: sono solo fiori ornamentali le rosse rose delle icone? Se questo stesso profano, di lì a poco fosse iniziato in una “scuola di pensiero”, magari come apprendista massone, e con il tempo, riuscisse a divenirne un attento maestro, una volta lasciato il “compitare” per il “riunire ciò che è sparso”, potrà finalmente gustare una visione armonica e completa dei templi. Allora anche entrando in un tempio massonico, forse stupito, troverà, simbologie, forme e direzioni, simili a quelle degli altri templi mistici.  

** Se per la cattedrale, alla domanda “cosa rappresenta”? La risposta di un profano, sarà scontata, e la maggior parte di loro risponderà che è un luogo di culto, oppure che è la casa del Padre, per l’iniziato, la cattedrale e/o il tempio, ha una valenza molteplice ben più complessa. Non si tratta soltanto di una casa o di una costruzione fatta ponendo abilmente pietra su pietra, ma è una costruzione di pietre vive, ogni iniziato è pietra di un grande tempio comune, sono le energie vive di ognuno, cementate dall’amore fraterno che creano un armonico Tempio, la costruzione del quale mai si conclude, perché è compito di ognuno crescere e far crescere quel tempio. Ora magari qualcuno si chiederà: cos’è, cosa c’entra il tempio interiore? Se l’iniziato vede il tempio come una costruzione fatta di pietre vive, pulsanti, cementate dall’amore fraterno, e trasporta questo concetto dentro di Se, troverà la sede principale del proprio tempio interiore: il cuore. Il cuore è l’energia viva d’amore e di pulsione del nostro costruire: Il profano lascia che sia la mente a parlare, l’iniziato fa sì che i suoi pensieri prima di essere espressi dalle parole, siano filtrati “dal cuore”. Nella simbologia massonica ci aiuta a capire questa assonanza quella parte dell’allegoria rituale espressa nel punto in cui si “recita” che ci spogliamo dei nostri metalli (ovvero gli affanni quotidiani) fuori della porta del tempio, affinché ognuno di noi possa portare nel tempio armonia ed amore per “costruire”, con i Fratelli, nuovi disegni per l’ampliamento del tempio. Come possiamo fare questo se prima non costruiamo l’armonia nei nostri cuori, in altre parole nel nostro tempio interiore, o come lo chiamava il mio maestro, il nostro piccolo Tabernacolo d’Amore?  

Bene, il tempo stringe ed i “segni” che abbiamo lanciato sono molti, riprendiamone qualcuno; la deambulazione circolare della Via Crucis, che ci riporta all’apparente moto circolare del Sole, i passaggi cadenzati dalle stazioni, non ci ricordano i segni della ruota zodiacale? Entrando in un tempio massonico troviamo i segni dello zodiaco, posti nel modo indicante la “circulatio” basilare nel processo alchemico, quella che si mima simbolicamente nella deambulazione all’interno del tempio massonico. Nel nostro tempio interiore d’iniziati facciamo il cammino dalla nascita della primavera arietina, (che possiamo assimilare alla primavera della vita) in un susseguirsi di prove fino al Capricorno Solstiziale dell’inverno, e poi nuovamente, in un moto perpetuo alla ricerca della Luce che si fa sempre più viva, avvicinandosi al calore primaverile attraverso la “metamorfosi” spirituale, quasi una morte iniziatica nel segno dei pesci, per rinascere ancora, rinnovati, nella primavera arietina. Troppo bello sarebbe potermi soffermare sul simbolismo “parlante” della ruota zodiacale, ma non è questa la sede, rischieremmo di perderci. La direzione della cattedrale, come quella del tempio massonico, e quella del tempio interiore, va da Occidente ad Oriente.

Questo si può costatarlo in molte cattedrali (ad esempio: S.Maria del Fiore, S.Croce, S.Miniato, S.Salvatore…eccetera) la posizione geografica dell’asse che dal portone attraverso la navata giunge all’altare va da Occidente ad Oriente, la cattedrale è quindi rivolta verso il sorgere del Sole. Il sole sorgente era simbolicamente considerato sorgente di Luce, per analogia la luce di Cristo. E’ dalla finestra o vetrata sita dietro l’altare che penetra la luce del sole nascente, che illumina e si proietta, dopo aver inondato la navata verso l’ingresso posto ad occidente, da lì va verso il mondo esterno e dunque simbolicamente inonda l’universo. Sia il tempio iniziatico, sia quello massonico sono rivolti verso levante, in altre parole, verso il sorgere della “luce che divora le tenebre”, interpretando il simbolismo nella duplice versione di luce che distrugge il male, e che contrasta la tenebra cieca dell’ignoranza ( “non uno stupido ateo”…). Così come per l’esempio fatto per la cattedrale, l’altare con il celebrante era il punto d’emanazione, così il punto occupato dal Maestro Venerabile è sorgente di luminosa saggezza. Dal trono ad Oriente si diffonde la luce che ancora tenue, come quella dell’alba, va verso la colonna degli apprendisti, in un crescendo verso sud, alla colonna dei compagni. Così la luce della cattedrale si diffonde all’esterno attraverso l’ingresso occidentale, così il massone non lascia la propria luce confinata nel tempio, ma l’accompagna nel mondo, ed oltre, poiché il tempio massonico non ha confini; sono la volta stellata e le colonne dell’universo, i suoi confini.

In questa sede, non importa se per il sacerdote la luce simboleggia quella cristica, per l’agnostico massone è la luminosa sorgente della Conoscenza, che nella vista dell’intimo tempio interiore può identificarsi nella conoscenza illuminata e intrisa d’amore.

** Carissime Sorelle e Fratelli, abusando ancora della vostra pazienza, attributo fondamentale per il buon massone, vorrei riprendere anch’io uno dei “segni lanciati” prima, e visto che le ho citate, vorrei parlarvi delle rose. Non c’è cattedrale senza icone con una croce e delle rose, così come, più o meno chiaramente, sono presenti nei templi iniziatici e naturalmente, simbolicamente, anche in quello interiore.

La rosa d’oro benedetta dal Papa per le regine, oppure la rossa rosa a cinque o sette petali tanto cara al pensiero alchemico, ma forse, quella più vicina a tutti e tre i templi, è semplicemente quella rossa. Nella cattedrale, e nel tempio iniziatico è l’espressione di un dono d’amore. Amo particolarmente la seguente interpretazione, che peraltro, a mio avviso è quella che maggiormente collega il nostro disegno. Non vedo più quella rosa rossa solo come dono profumato, ma come qualcosa di ben più “alto”. Si fa vibrante l’eco del ricordo del Graal trasfigurato simbolicamente nella rosa che si tinge di rosso raccogliendo il Sangue del Cristo. Di quello stesso Uomo che appeso alla sua croce lasciò che il suo cuore squarciato donasse il prezioso sangue a coprire di grazia, di misericordia e di amore il mondo intero. E’ in quel tempio interiore che il profumo della rosa si fa musica e armonia, e l’amore di cui è intrisa, lo scalda in un fuoco simile a quello del roseto che arde ma non brucia.

Spenderò le ultime parole per il tempio interiore. E’ lì in quella fucina alchemica che la fiamma votiva della candela della cattedrale, passata dal tempio iniziatico è divenuta fuoco distruttivo e creativo che nel Solve et Coagula si è trasfusa dentro di noi, divenendo un fuoco d’amore che “arde ma non brucia” che arde ma non si consuma perché perenne sia l’amore nei nostri cuori. E’ nel cuore di quel tempio, è lì dove tutti i simboli trovati sulle pareti dei templi, si fondono a quel fuoco, non più separatore ma calcinante, che dona vita ad una musica avvincente, ad un’energia nuova che è collante d’amore. E’ il tempio dove non è più necessaria una cupola stellata per ricordarci il mondo “sottile” sopra di noi.

E’ il tempio dove nasce un Arcobaleno, stupendo ponte incalcabile dalla materia pesante, veicolo perfetto per lo spirito illuminato che cerca ancora maggior Luce fin a percepire quella musica che diviene alfine “armonia nelle vibranti sfere”. I tre templi potrebbero essere visti come tre gradinate susseguenti, proiettate progressivamente verso la scoperta di “letture” sempre più vaste, complete e luminose, ma anche e soprattutto, più intime e personali. Ecco come i simboli che sono presenti nei luoghi di culto dell’umanità, nei templi, “trasmettono” il loro significato universale

2a Tavola

Meditiamo su la profonda simbologia del Tempio, poiché questa è allo stesso tempo concreta ed astratta, rivelando nella sua forma esteriore significati interiori profondi.

Il tendere dell’uomo alla costruzione perfetta di tali architetture per creare al loro interno quelle alchimie e riti tali da avvicinarlo e metterlo in contatto con livelli di esistenza superiori, non è che l’espressione, il riflesso di un qualcosa di naturale che avviene in lui e lo porta a costruire, con il trascorrere delle vite, il proprio Tempio interiore per elevarsi ai livelli spirituali ritrovando la via per la “Casa del Padre”.

Anche il pellegrinaggio verso il Tempio contiene significati profondi, simboleggiando il cammino interiore dell’uomo sul “Sentiero del Discepolo” e la ricerca naturale del proprio Tempio interiore. Ma questo, fratelli, risiede sempre in cima alla vetta più alta e la strada da percorrere è una, lunga, difficile, tutta in salita, che richiede il trascorrere di tutte le vite terrene con le loro sofferenze; e l’uomo comune la percorre ignaro, come spinto da una forza progressiva che da impulso ad ogni vita manifesta, generata dal “Grande Respiro di Dio”.

L’uomo, con il suo libero arbitrio, può ritardare o accelerare il suo cammino, può fermarsi e trascorrere vite intere attratto da ciò che illusoriamente appare bello lungo la strada, preso da false gioie che risiedono lungo il sentiero, capaci solo di soddisfare l’egoismo umano; oppure può avere la forza di alzare lo sguardo e di intravedere la Luce del Tempio ed iniziare a comprendere lo scopo.

L’uomo così, per potersi illuminare del suo pieno bagliore, lascerà la strada in cui fluiscono moltitudini umane e si arrampicherà su sentieri laterali più duri e scoscesi ma sicuramente più brevi, iniziando a camminare sulla terra senza più affondare il piede nel fango.

Questi sentieri che paiono così ardui e faticosi sono i “Sentieri del Servizio”, sentieri dove l’uomo si arrampica spinto dalla gioia dell’Anima che vede il proposito e dove , tutte le volte che sale è disposto a scendere per aiutare coloro che sono più in basso di lui.

Questo spirito, che durante il percorso avrà purificato la sua personalità e cancellato l’ultima stilla di egoismo, consacrando le sue energie per il bene dell’Umanità, questo Spirito allora potrà accedere alla “Corte Esterna del Tempio”.

Qui affronterà il Labirinto che ricorda all’uomo che solo dopo aver superato la confusione e l’illusione del mondo materiale si può trovare la strada che porta alla Luce della Conoscenza e passandolo si troverà al cospetto del Tempio con tutti coloro che, nel loro diverso modo di giungervi, vi si ritrovano animati dalle stesse aspirazioni e comprenderà chiaramente il Proposito.

E’ nella “Corte Esterna” che inizierà il “Grande Lavoro”, poiché coloro che detengono le chiavi del Tempio non spalancheranno mai le porte a chi non vi può accedere.

Qui continuerà la purificazione dei nostri difetti, lo sviluppo dell’Amore altruistico ed il controllo del pensiero con l’eliminazione delle bassezze delle nostre vibrazioni per creare una grande fratellanza mentale dove convoglieranno i pensieri più alti e nobili. Quando con il Lavoro, durante il trascorrere delle vite, la personalità sarà purificata e pronta ad infondersi della “Luce dell’Anima”, le porte del Tempio si spalancheranno e finiranno le “iniziazioni continue della vita” per affrontare le “Quattro Grandi Iniziazioni” delle Quattro Porte d’Oro del Tempio.

Qui disposti alla “Grande Rinuncia” del desiderio della vita, non lasceremo che un solo legame con ciò che è terreno: il “Servizio”, disposti al sacrificio del peso di un corpo fisico solo per l’aiuto degli altri.

Così il Tabernacolo del Tempio sarà aperto e il calice, che simboleggia l’Anima racchiusa nel corpo fisico, sarà elevato al cospetto dei Maestri per liberarla dal fardello delle vite terrene.

Alla Massoneria che, secondo i Maestri spirituali, dovrebbe essere la depositaria delle Conoscenze, dei simboli, dei rituali e delle Parole di Passo che permettono il contatto fra il Regno Umano e quello dei Deva, spetta l’impegno di divulgare la Scienza dello Spirito e a noi massoni di tutti i gradi su questa terra, in questa vita, in questa nostra evoluzione, comprendere che anche il cuore umano diviene il più sacro dei Templi, il più santo dei Luoghi Santi, una volta che vi sia penetrato al suo interno l’Amore Universale.

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CONSIDERAZIONI DA UNA LETTURA DI ERMAN HESSE

CONSIDERAZIONI DA UNA LETTURA DI HERMAN HESSE


Una volta mi toccò di vedere che uno dei miei compagni si pentì, calpestò il voto e ridivenne miscredente… con la faccia stravolta, agitatissimo, fece un gran baccano davanti alla tenda delle Guide; quando ne uscì il Fiduciario, lo investì con violenza, dicendosi stanco di partecipare a quella spedizione di pazzi, che non avrebbe mai raggiunto l’Oriente, stufo di dover interrompere il viaggio più giorni per sciocchi scrupoli astrologici, arcistufo di quell’ozio, delle processioni puerili, delle feste floreali, dell’importanza attribuita alla magia, di quel mescolare la poesia con la vita…
Fu una scena orribile e penosa, ci sentimmo stringere il cuore dalla vergogna, e nello stesso tempo dalla pietà. Il Fiduciario lo ascoltò gentilmente… e disse: “Hai preso commiato da noi e ritornerai dunque alle utili fatiche. Hai preso commiato dalla Lega e dal pellegrinaggio in Oriente, dalla magia, dalle feste floreali, dalla poesia. Sei libero, sei sciolto dal Voto !” “Anche dal voto di tacere ?”, rispose l’altro. “Ricorda, tu hai giurato di non rivelare ai miscredenti il Segreto della Lega. Poiché, come vedo il Segreto lo hai dimenticato, non lo potrai comunicare a nessuno”. Hermann Hesse, uno dei Fratelli più illuminati della nostra epoca, ci ha appena descritto, in queste poche, drammatiche righe, il tormento di un’anima che non solo aveva dimenticato il Segreto della Lega, ma che, forse, mai aveva conosciuto. Dal prosieguo della lettura comprendiamo che Hesse parla dell’Istituzione e del Segreto Massonico. Nel rito Cristiano Ortodosso, l’officiante si ritira dietro una cortina tesa tra lui ed i fedeli e legge, a voce alta, il Rituale della Transustanziazione, senza il timore di svelare ciò che non può essere svelato, perché di quel Misterioso Segreto è lui – e solo lui – l’unico depositario in tutta l’assemblea, anche se sono presenti altri sacerdoti. E’ chiaro che il Segreto non sono solo quelle Parole di Verità, che tutti liberamente odono o possono leggere da un Messale, ma sta nelle Parole, nel Gesto, nel Silenzio interiore dell’officiante, che in quel momento – e solo in quel momento – attraverso il Rituale – gira la chiave nella toppa, apre la porta, accede al Soprannaturale e ne viene investito del Potere. Renè Guènon afferma che la Chiesa e la Massoneria sono le uniche organizzazioni Iniziatiche depositarie del Segreto della Palingenesi. La prima privilegia la divulgazione exoterica della verità – o meglio parte della verità trattenendo in seno al suo clero più evoluto questo Segreto – e semina dogmi, molti, e briciole di verità – poche – al Fedele, che proprio perché Fedele deve abdicare alla Conoscenza ed alla Ragione. La seconda ha, come fine, insegnare al suo Adepto cosa e come fare per intravvedere quel Segreto, come mantenere in equilibrio la bilancia della sua Vita, bilancia sui cui piatti sono il Fato ed il Libero Arbitrio. Ma, purtroppo per noi, neppure nei Rituali Massonici, pur essendone indicati gli Strumenti e le modalità del loro utilizzo, troviamo svelato il Segreto. Gli Strumenti sono nel Tempio e fuori dal Tempio, sono divulgati nei libri, sono in internet, ma le modalità vengono indicate e impresse nel Recipiendario, a partire dall’istante in cui entra nel Gabinetto di Riflessione. E’ proprio qui, in questo buio anfratto della Terra, davanti all’immagine del nulla della vita terrena, che il profano comincia a vivere, attraverso il suo segreto simbolismo, lo svolgimento della separazione degli elementi costitutivi dell’Essere che avverrà dopo la morte, per poter poi recepire il fine vero dell’Iniziazione Muratoria. E l’Iniziazione è come un piccolo seme di senape, che, sprofondato negki anfratti bui della Terra, viene prima macerato dall’acqua senza la quale non può germinare, per poi poi rompere la crosta ed emergere all’aria. Ma solo il calore e la luce del sole potranno renderlo albero. Il Battesimo e l’Iniziazione sono due inizi, autonomi e totalmente antitetici: l’uno è passivo, l’altro è attivo e personale, pur necessitando, talora, dell’insegnamento di una Guida. Le modalità sono quelle tramandate dall’Ermetismo: a nulla serve quindi cercare di penetrare l’Insegnamento Esoterico senza i due elementi indispensabili per iniziare il cammino, quel viaggio dell’anima umana, avvolta dalle tenebre, verso la sua Libertà Prima. Il primo elemento è definito Intervento della Provvidenza, il secondo è un’occulta e misteriosa predestinazione, quella sete che lo fa diventare un vero uomo di desiderio. Ecco quali sono le fondamentali qualificazioni iniziatiche. Altre, il censo, l’erudita conoscenza non lo sono. La Libera Muratoria ha ereditato, nel fluire dei millenni, da un lato, l’insegnamento formale della Gnosi, dall’altro, il sapere degli antichi cenacoli esoterici ed occulti, le cui pratiche iniziatiche si sdoppiavano in “piani” più sottili. Così, ad esempio, l’uscita dal Gabinetto di Riflessione simbolizza il primo contatto, dopo la morte, con le Sfere Spirituali che seguono immediatamente il piano fisico, perché, come dice Jacob Bhoeme, “non vi è differenza.essenziale tra la Nascita Eterna, la Reintegrazione e la scoperta della Pietra Filosofale. Tutto essendo uscito dall’Unità, tutto deve ritornarvi in modo simile…” Gli Alchimisti hanno conservato e dimostrato nei secoli la fondatezza dell’Ermetismo e dell’Alchimia. I soffiatori li hanno ignorati ed hanno creato la chimica. Molti Autori, Guènon in testa, sostengono che la stessa cosa accadde per la Massoneria quando, nel 1717, venne sancito il predominio della speculazione sull’Operatività. Per nostra fortuna, qualche Illuminato ha creato i Riti, i quali, seppure con modalità operative diverse, continuano a trasmetterci parte di quegli Strumenti e di quelle modalità operative necessarie alla realizzazione della Grande Opera. A questo punto, una serie di fattori esterni rende il nostro lavoro ancora più complicato. Mi riferisco alle diverse condizioni socio ambientali e culturali degli adepti, alla degenerescenza costante e progressiva della società, ed infine alla manipolazione cautelativa dei rituali, operata giusto per proteggerli da malintenzionati. Per quel che riguarda i primi due fattori, senza neppure andare troppo in profondità, possiamo osservare che anche la Chiesa, anzi le tre grandi religioni monoteistiche in generale, si trovano nelle stesse condizioni: preti che hanno scelto la politica anziché una missione salvifica, musulmani che mangiano carne di porco e si ubriacano durante il ramadam, ebrei che imprestano ad usura di sabato . . ., insomma, come dice don Baget-Bozzo, l’anticristo sta conducendo il suo attacco su tutti i fronti, e noi, quasi, non ce ne accorgiamo. Ma anche il rischio che la controiniziazione potesse insinuarsi nei nostri Templi in Massoneria deve sempre essere stato alto, al punto che riscontriamo frequentemente nei rituali la frase seguente: “Avvertite i Fratelli che non è più consentito passare dall’una all’altra Colonna nè è più consentito parlare di politica o di religione, perché tutto deve essere senno, benefizio e giubilo” Un richiamo all’Armonia di tale solenne portata è davvero incomprensibile, se non ve ne fossero stati gravi motivi di natura profana già due-tre secoli fa. Richiamo solenne, quasi un ammonimento dettato da fatti contingenti, ma la cui presenza, o la cui assenza, nulla aggiunge, e nulla toglie, al significato del Rituale. Mentre qualcuno, con scarso convincimento, sostiene che si tratti di un invito a “centrarsi” nel momento presente, pare che la maggior parte dei Fratelli l’accetti così, “per fede”, senza chiedersi se la spiegazione sia un po’ stiracchiata; forse, quegli stessi Fratelli non si stupirebbero se in chiesa il sacerdote invitasse i fedeli a prepararsi alla Consacrazione, dicendo “adesso levate i piedi da sopra i banchi, sputate la gomma e spegnete le sigarette, perché, ora, cominciamo a fare le cose sul serio …”. Nel 1785 venne pubblicato a Venezia, dall’editore Leonardo Bassaglia, un libretto intitolato “Istituzioni, Riti e Cerimonie dell’Ordine dei Francs-Macons, ossian Liberi Muratori, colla descrizione e disegno in rame della loro Loggia” (Chi lo desiderasse, può trovarlo alla Biblioteca Marciana, è il volume numero 127.432). Quest’opera riporta accuratamente Rituali, Segni, Toccamenti, Marcia, Catechismo, Arredi del Tempio, Disposizione delle Luci, Iniziazioni, Elevazioni e quant’altro, precorrendo di un secolo e mezzo il libraccio di Leo Taxil, di cui tutti abbiamo notizia. Per quanto fossero stati accurati nelle descrizioni, né l’uno né l’altro sono stati, però, in grado di svelare il Segreto Massonico: nessuno può dare ciò che non possiede ! Fortunatamente i nostri fratelli del 1717 sono stati meno accurati e meno professionali di chi bruciò la biblioteca di Alessandria, con la conseguenza che così, oggi, non solo troviamo molte cose superflue, ma anche scopriamo che passi assenti in un Rituale, li troviamo in un altro, e viceversa. Nessun atto deve essere compiuto a caso, nessuna parola deve essere considerata un modo di dire, tutto deve essere giusto e perfetto per trasmettere le modalità di cogliere il segreto. Indispensabili modalità celate nella simbologia costruttiva del Tempio, nella Deambulazione, nella Squadratura, nella corretta successione delle Operazioni Rituali, nel modo di comporre il Passo, il Segno, l’Ordine, nei Simboli perché possano creare, con la loro forma d’onda la vibrazione essenziale, quelli Fissi sempre presenti nel Tempio e quelli Mobili, che si concretizzano nell’accensione dei Lumi e dei Fuochi delle Colonne, nella posizione delle Colonnine, nel tracciamento del Quadro, negli atti delle Luci, degli Ufficiali, dei Fratelli, modalità, cioè, costituite dal – e nel – flusso della Parola e del Pensiero, dalla – e nella – Volitività e dalla – e nella – Azione Energetica che ogni Pietra Vivente nel Tempio apporta per costituire l’Officina. Qualunque soggettista, alla ricerca di uno scoop nel mondo massonico, con il semplice ausilio di attitudini e strumenti culturali alla portata di tutti, potrebbe costruire un corretto rituale. Ed esso, paradossalmente, potrebbe anche essere efficace, anche se redatto da un profano, perché il Segreto, inesprimibile ed ineffabile, non è impresso sulla carta stampata, ma in un altro Luogo, che solo durante i Lavori ci viene svelato. Ho detto. Fr.·. A.B
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GUARDA, DIO !

Guarda, Dio!

Mai ti ho parlato e ora voglio chiederti:

                                 Come stai?

Vedi, Dio, mi avevano detto che non esisti

ed io come uno sciocco l’ho creduto.

L’altra notte, dal buco di una granata, ho visto il tuo cielo;

ho subito compreso che mi avevano mentito.

Se soltanto avessi voluto guardare ciò che tu hai creato

avrei capito che non dicevano il vero.

Pensa, Dio.., se tu mi stringessi la mano

sento che forse comprenderesti.

Strano che sia dovuto venire in questo luogo infernale

per trovare il tempo di vederti.

Mi piaci moltissimo, questo voglio che tu sappia.

Guarda, sarà una battaglia orribile.

Chi può sapere? Posso giungere alla tua casa questa notte!

Anche se non ti sono stato amico prima

penso, Dio.., e se tu fossi ad aspettarmi alla porta?

Guarda, sto piangendo! Io! Fiumi di lacrime…

Vorrei averti conosciuto tanto tempo prima.

Bene, ora devo andare, addio!

Strano, da quando ti ho conosciuto non ho più paura di morire.

(Trovata sul corpo di un soldato americano caduto in Nord Africa).

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DOVERI DEL MASSONE

DOVERI DEL  MASSONE

Il primo Dovere del Massone è conoscere i propri Doveri. L’ideale sarebbe, che li vivesse, non perché li conosce, ma perché semplicemente fanno parte integrante della sua natura massonica, del suo cuore, della sua mente, del suo carattere e quindi del suo comportamento verso se stesso, i fratelli, il prossimo, la natura, ecc.

Ma conoscere i propri Doveri e, segnatamente, applicarli correttamente, non è per niente cosa facile. È pertanto giusto e importante che durante gli ultimi tre secoli i nostri predecessori illuminati abbiano creato delle guide massoniche, dalle quali risultino gli scopi del nostro Ordine e di riflesso i Doveri di ogni Massone.

Per guida possiamo intendere molti e diversificati mezzi d’istruzione; tutta la letteratura massonica (quella scritta da veri Massoni), le Costituzioni e gli Antichi Doveri di J. Anderson, i Landmarks, ma soprattutto i Rituali di cui la Promessa solenne rappresenta il nocciolo che racchiude in sé tutti i Doveri sia orizzontali che verticali, ossia i Doveri esteriori-sociali e quelli interiori-personali. Infatti, ogni volta che il Massone rivive l’Iniziazione e riascolta la Promessa, non può non sentire il richiamo della Livella, del Filo a piombo e della Pietra greggia tanto difficile da levigare. Fondamentale è dunque il Dovere della partecipazione, senza la quale la Tradizione massonica non può essere né percepita né tramandata. Il perfezionamento individuale, la libera ricerca della Verità e il miglioramento dell’umanità, obiettivi basilari della Massoneria, implicano grandi responsabilità e precisi Doveri per tutti i Massoni.

Di questi tempi, in Massoneria, un po’ a tutti i livelli, si parla anche del Dovere di una certa non ancora ben precisata apertura al mondo profano. Questo è pericoloso; la Massoneria può perdere molto, mentre i vantaggi rimangono per ora sconosciuti. Occorre prudenza: non dimentichiamo mai di appartenere ad un Ordine Iniziatico, i cui valori tradizionali ed esoterici appartengono esclusivamente alla sfera intima sia delle Logge sia dei singoli Massoni. Conoscere i propri Doveri di Massone non è difficile. Il cuore e la mente ce li dettano incessantemente; occorre allenare la volontà e la forza per compierli.

Vogliamoci sempre bene!

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I 10 COMANDAMENTI – CONFRONTO TRA LA VERSIONE ORIGINALE E QUELLA DELLA CHIESA

I dieci comandamenti
confronto tra la versione originale e quella della Chiesa

Autore: Altomonte, Athos A.

Il Decalogo originale secondo l’Antico Testamento

 (Deuteronomio 5, 7-21)

1. Non avere altri dèi di fronte a me.

2. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù in cielo, né di ciò che quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a quelle cose e non le servirai. Perché io il Signore tuo Dio sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione per quanti mi odiano, ma usa misericordia fino a mille generazioni verso coloro che mi amano e osservano i miei comandamenti.

3. Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio perché il Signore non ritiene innocente chi pronuncia il suo nome invano.

4. Osserva il giorno di sabato per santificarlo, come il Signore Dio tuo ti ha comandato. Sei giorni faticherai e farai ogni lavoro, ma il settimo è il sabato per il Signore tuo Dio: non fare lavoro alcuno né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bue, né il tuo asino, né alcuna delle tue bestie, né il forestiero, che sta entro le tue porte, perché il tuo schiavo e la tua schiava si riposino come te. Ricordati che sei stato schiavo nel paese d’Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato.

 5. Onora tuo padre e tua madre, come il Signore Dio tuo ti ha comandato, perché la tua vita sia lunga e tu sii felice nel paese che il Signore tuo Dio ti dà.

6. Non uccidere.

7. Non commettere adulterio.

8. Non rubare.

9. Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.

10. Non desiderare la moglie del tuo prossimo. Non desiderare la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo.

Il Decalogo secondo la Chiesa cattolica

1. Non avrai altro dio fuori di me.

2. Non nominare il nome di Dio invano.

3. Ricordati di santificare le feste.

4. Onora tuo padre e tua madre.

5. Non uccidere.

6.Non commettere atti impuri

7. Non rubare.

8. Non dire falsa testimonianza

9. Non desiderare la donna d’altri.

10. Non desiderare la roba d’altri.

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HUMANUM GENUS

HUMANUM GENUS

LETTERA ENCICLICA AI VENERABILI FRATELLI PATRIARCHI PRIMATI ARCIVESCOVI VESCOVI
E AGLI ALTRI ORDINARI AVENTI CON L’APOSTOLICA SEDE PACE E COMUNIONE.

 

“CONDANNA DEL RELATIVISMO FILOSOFICO E MORALE DELLA MASSONERIA”

LEONE PP. XIII

VENERABILI FRATELLI SALUTE E APOSTOLICA BENEDIZIONE Il genere umano, dopo che “per l’invidia di Lucifero” si ribellò sventuratamente a Dio creatore e largitore de’ doni soprannaturali, si divise come in due campi diversi e nemici tra loro; l’uno dei quali combatte senza posa per il trionfo della verità e del bene, l’altro per il trionfo del male e dell’errore. Il primo è il regno di Dio sulla terra, cioè la vera Chiesa di Gesù Cristo; e chi vuole appartenervi con sincero affetto e come conviene a salute, deve servire con tutta la mente e con tutto il cuore a Dio e all’Unigenito Figlio di Lui. Il secondo è il regno di Satana, e sudditi ne sono quanti, seguendo i funesti esempi del loro capo e dei comuni progenitori, ricusano di obbedire all’eterna e divina legge, e molte cose imprendono senza curarsi di Dio, molte contro Dio. Questi due regni, simili a due città che con leggi opposte vanno ad opposti fini, con grande acume di mente vide e descrisse Agostino, e risali al principio generatore di entrambi con queste brevi e profonde parole: “Due città nacquero da due amori; la terrena dall’amore di sé fino al disprezzo di Dio, la celeste dall’amore di Dio fino al disprezzo di sé (De Civit. Dei, lib. XIV, c. 17) .

In tutta la lunga serie dei secoli queste due città pugnarono l’una contro l’altra con armi e combattimenti vari, benché non sempre con l’ardore e l’impeto stesso. Ma ai tempi nostri i partigiani della città malvagia, ispirati e aiutati da quella società, che larga mente diffusa e fortemente congegnata prende il nome di Società Massonica, pare che tutti cospirino insieme, e tentino le ultime prove. Imperocché senza più dissimulare i loro disegni, insorgono con estrema audacia contro la sovranità di Dio; lavorano pubblicamente e a viso aperto a rovina della Santa Chiesa, con proponimento di spogliare affatto, se fosse possibile, i popoli cristiani dei benefizi recati al mondo da Gesù Cristo nostro Salvatore.

Gemendo su questi mali, spesso, incalzati dalla carità, Noi siam costretti a gridare a Dio: “Ecco, i nemici tuoi menano gran rumore e quei che t’odiano hanno alzato la testa. Hanno formato malvagi disegni contro i tuoi santi. Hanno detto: venite, e cancelliamoli dai numero delle nazioni” (Psalm. XXXII, 2-5).

In sì grave rischio, in sì fiera ed accanita guerra al Cristianesimo, è dover Nostro mostrare il pericolo, additare i nemici, e resistere quanto possiamo ai disegni ed alle arti loro, affinché non vadano eternamente perdute le anime che Ci furono affidate, e il regno di Gesù Cristo, commesso alla Nostra tutela, non solo stia e conservisi intero, ma per nuovi e continui acquisti si dilati in ogni parte della terra.

Chi fosse e a che mirasse questo capitale nemico, che usciva fuori dai covi di tenebrose congiure, lo compresero tosto i Romani Pontefici Nostri Antecessori, vigili scolte a salute del popolo cristiano; e antivenendo col pensiero l’avvenire, dato quasi il segnale, ammonirono Principi e popoli non si lasciassero ingannare alle astuzie e trame insidiose. Diede il primo avviso del pericolo Clemente XII (Cost. In eminenti, 24 Aprile 1738); e la Costituzione di lui fu confermata e rinnovata da Benedetto XIV (Cost. Providas, 18 maggio 1751). Ne seguì le orme Pio VII (Cost. Ecclesiam a Jesu Christo, 13 Settembre 1821); poi Leone XII con l’Apostolica Costituzione Quo graviora (Cost. in. data del 23 Marzo 1825), abbracciando in questo punto gli atti e i decreti de’ suoi Antecessori, li ratificò e suggellò con irrevocabile sanzione. Nel senso medesimo parlarono Pio VIII (Encicl. Traditi, 31 Maggio 1829), Gregorio XVI (Encicl. Mirari, 15 Agosto 1832) e più volte Pio IX (Encicl. Qui pluribus, 9 Novembre 1846. Alloc. Multiplices inter, 25 Settembre 1865, ecc.).

Imperocché da fatti giuridicamente accertati, da formali processi, da statuti, riti, giornali massonici pubblicati per le stampe, oltre alle non rare deposizioni dei complici stessi, essendosi venuto a chiaramente conoscere lo scopo e la natura della setta massonica, quest’Apostolica Sede alzò la voce, e denunziò al mondo, la setta dei Massoni, sorta contro ogni diritto umano e divino, essere non men funesta al Cristianesimo che allo Stato, e fece divieto di darvi il nome sotto le maggiori pene, onde la Chiesa suol punire i colpevoli. Di che irritati i settari e credendo di poter, parte col disprezzo, parte con calunniose menzogne sfuggire o scemare la forza di tali sentenze, accusarono d’ingiustizia o di esagerazione i Papi, che le avevano pronunziate.

In questo modo cercarono di eludere la autorità ed il peso delle Costituzioni Apostoliche di Clemente XII, di Benedetto XIV, e similmente di Pio VII, e di Pio IX. Nondimeno tra i Frammassoni medesimi ve ne ebbe alcuni i quali riconobbero loro malgrado, che quelle sentenze dei Romani Pontefici, ragguagliate alla dottrina e alla disciplina cattolica, erano altamente giuste. E ai Pontefici si unirono non pochi Principi ed uomini di Stato, i quali ebbero cura o di denunziare all’Apostolica Sede le Società Massoniche, o di proscriverle essi stessi con leggi speciali nei loro domini, come fu fatto nell’Olanda, nell’Austria, nella Svizzera, nella Spagna, nella Baviera, nella Savoia ed in altre parti d’Italia.

Ma la saggezza dei Nostri Predecessori ebbe, ciò che più conta, piena giustificazione dagli avvenimenti. Imperocché le provvide e paterne loro cure, o fosse l’astuzia e l’ipocrisia dei settari, ovvero la sconsigliata leggerezza di chi pure aveva ogni interesse di tener gli occhi aperti, non avendo né sempre né per tutto sortito l’esito desiderato, nel giro d’un secolo e mezzo la società Massonica si propagò con incredibile celerità; e traforandosi per via di audacia e d’inganni in tutti gli ordini civili, incominciò ad essere potente in modo da parer quasi padrona degli Stati.

Da sì celere e tremenda propagazione ne sono seguiti a danno della Chiesa, della potestà civile, della pubblica salute, quei rovinosi effetti, che i Nostri Antecessori gran tempo innanzi avevano preveduti. Imperocché siamo ormai giunti a tale estremo da dover tremare pei le future sorti non già della Chiesa, edificata su fondamento non possibile ad abbattersi da forza umana, ma di quegli Stati, dove la setta di cui parliamo o le altre affini a quella e sue ministre e satelliti, possono tanto.

Per queste ragioni, appena eletti a governare la Chiesa, vedemmo e sentimmo vivamente nell’animo la necessità di opporCi, quanto fosse possibile, con la Nostra autorità a male si grande. E colta bene spesso opportuna occasione, venimmo svolgendo or l’una or l’altra di quelle capitali dottrine, in cui il veleno degli errori massonici pareva che fosse più intimamente penetrato. Così con la Lettera Enciclica “Quod Apostolici muneris”, sfolgorammo i mostruosi errori dei Socialisti e Comunisti: con l’altra “Arcanum” prendemmo a spiegare e difendere il vero e genuino concetto della famiglia, che ha l’origine e sorgente sua nel matrimonio: con quella che incomincia “Diuturnum” ritraemmo l’idea del potere politico, esemplata ai principi dell’Evangelo, e mirabilmente consentanea alla natura delle cose e al bene dei popoli e dei sovrani.

Ora poi, ad esempio dei Nostri Predecessori, Ci siam risoluti di prender direttamente di mira la stessa società Massonica nel complesso delle sue dottrine, dei suoi disegni, delle sue tendenze, delle sue opere, affinché, meglio conosciutane la malefica natura, ne sia schivato più cautamente il contagio.

Varie sono le sètte che, sebbene differenti di nome, di rito, di forma, d’origine, essendo per uguaglianza di proposito e per affinità de’ sommi principi strettamente collegate fra loro, convengono in sostanza con la setta dei Frammassoni, quasi centro comune, da cui muovono tutte e a cui tutte ritornano. Le quali, sebbene ora facciano sembianza di non voler nascondersi, e tengano alla luce del sole e sotto gli occhi dei cittadini le loro adunanze, e stampino effemeridi proprie, ciò nondimeno, chi guardi più addentro, ritengono il vero carattere di società segrete.

Imperocché la legge del segreto vi domina e molte sono le cose, che per inviolabile statuto debbonsi gelosamente tener celate, non solo agli estranei, ma ai più dei loro adepti: come, ad esempio, gli ultimi e veri loro intendimenti; i capi supremi e più influenti; certe conventicole più intime e segrete; le risoluzioni prese, e il modo ed i mezzi da eseguirle. A questo mira quel divario di diritti, cariche, offici tra’ soci; quella gerarchica distinzione di classi e di gradi, e la rigorosa disciplina che li governa.

Il candidato deve promettere, anzi, d’ordinario, giurare espressamente di non rivelar giammai e a nessun patto gli affiliati, i contrassegni, le dottrine della setta. Così, sotto mentite sembianze e con l’arte d’una continua simulazione, i Frammassoni studiansi a tutto potere di restare nascosti, e di non aver testimoni altro che i loro. Cercano destramente sotterfugi, pigliando sembianze accademiche e scientifiche: hanno sempre in bocca lo zelo della civiltà, l’amore della povera plebe: essere unico intento loro migliorare le condizioni del popolo, e i beni del civile consorzio accomunare il più ch’è possibile a molti. Le quali intenzioni, quando fossero vere, non sono che una parte dei loro disegni.

Debbono inoltre gli iscritti promettere ai loro capi e maestri cieca ed assoluta obbedienza: che ad un minimo cenno, ad un semplice motto, n’eseguiranno gli ordini; pronti, ove manchino, ad ogni più grave pena, e perfino alla morte. E di fatti non è caso raro, che atroci vendette piombino su chi sia creduto reo di aver tradito il segreto, o disubbidito al comando, e ciò con tanta audacia e destrezza, che spesso il sicario sfugge alle ricerche ed ai colpi della giustizia.

Or bene questo continuo infingersi, e voler rimanere nascosto: questo legar tenacemente gli uomini, come vili mancipii, all’altrui volontà per uno scopo da essi mal conosciuto: e abusarne come di ciechi strumenti ad ogni impresa, per malvagia che sia: armarne la destra micidiale, procacciando al delitto la impunità, sono eccessi che ripugnano altamente alla natura. La ragione adunque evidentemente condanna le sètte Massoniche e le convince nemiche della giustizia e della naturale onestà.

Tanto più che altre e ben luminose prove ci sono della sua rea natura. Per quanto infatti sia grande negli uomini l’arte di fingere e l’uso di mentire, egli è impossibile che la causa non si manifesti in qualche modo pe’ suoi effetti. “Non può un albero buono dar frutti cattivi, né un albero cattivo frutti buoni” (Matth. VII, 18). Ora della Massonica sètta esiziali ed acerbissimi sono i frutti. Imperocché dalle non dubbie prove che abbiamo testè ricordate apparisce, supremo intendimento dei Frammassoni esser questo: distruggere da capo a fondo tutto l’ordine religioso e sociale, qual fu creato dal Cristianesimo, e pigliando fondamenti e nome dal Naturalismo, rifarlo a loro senno di pianta.

Questo per altro, che abbiamo detto o diremo, va inteso della setta Massonica considerata in se stessa, e in quanto abbraccia la gran famiglia delle affini e collegate società; non già dei singoli suoi seguaci. Nel numero dei quali può ben essere ve ne abbia non pochi, che, sebbene colpevoli per essersi impigliati in congreghe di questa sorta, tuttavia non piglino parte direttamente alle male opere di esse, e ne ignorino altresì lo scopo finale. Così ancora tra le società medesime non tutte forse traggono quelle conseguenze estreme, a cui pure, come a necessarie illazioni dei comuni principi, dovrebbero logicamente venire, se la enormità di certe dottrine non le trattenesse. La condizione altresì dei luoghi e dei tempi fa che taluna di esse non osi quanto vorrebbe od osano le altre. Il che però non le salva dalla complicità con la setta Massonica, la quale più che dalle azioni e dai fatti, vuol esser giudicata dal complesso de’ suoi principi.

Ora fondamentale principio dei Naturalisti, come il nome stesso lo dice, egli è la sovranità e il magistero assoluto dell’umana natura e dell’umana ragione. Quindi dei doveri verso Iddio o poco si curano, o mal ne sentono. Negano affatto la divina rivelazione; non ammettono dogmi, non verità superiori all’intelligenza umana, non maestro alcuno, a cui si abbia per l’autorità dell’officio da credere in coscienza. E poiché è privilegio singolare e unicamente proprio della Chiesa cattolica il possedere nella sua pienezza, e conservare nella sua integrità il deposito delle dottrine divinamente rivelate, l’autorità del magistero, e i mezzi soprannaturali dell’eterna salute, somma contro di lei è la rabbia e l’accanimento dei nemici. Si osservi ora il procedere della setta Massonica in fatto di religione, là specialmente dov’è più libera di fare a suo modo, e poi si giudichi, se ella non si mostri esecutrice fedele delle massime dei Naturalisti. Infatti con lungo ed ostinato proposito si procura che nella società non abbia alcuna influenza, né il magistero né l’autorità della Chiesa; e perciò si predica da per tutto e si sostiene la piena separazione della Chiesa dallo Stato. Così si sottraggono leggi e governo alla virtù divinamente salutare della religione cattolica, per conseguenza si vuole ad ogni costo ordinare in tutto e per tutto gli Stati indipendentemente dalle istituzioni e dalle dottrine della Chiesa.

Né basta tener lungi la Chiesa, che pure è guida tanto sicura, ma vi si aggiungono persecuzioni ed offese. Ecco infatti piena licenza di assalire impunemente con la parola, con gli scritti, con l’insegnamento, i fondamenti stessi della cattolica religione: i diritti della Chiesa si manomettono; non si rispettano le divine sue prerogative. Si restringe il più possibile l’azione di lei; e ciò in forza di leggi, in apparenza non troppo violente, ma in sostanza nate fatte per incepparne la libertà. Leggi di odiosa parzialità si sanciscono contro il Clero, cosicché vedesi stremato ogni giorno più e di numero e di mezzi. Vincolati in mille modi e messi in mano allo Stato gli avanzi dei beni ecclesiastici; i sodalizi religiosi aboliti, dispersi.

Ma contro l’Apostolica Sede e il Romano Pontefice arde più accesa la guerra. Prima di tutto egli fu sotto bugiardi pretesti spogliato del Principato civile, propugnacolo della sua libertà e de’ suoi diritti; poi fu ridotto ad una condizione iniqua, e per gli infiniti ostacoli intollerabile; finché si è giunti a quest’estremo, che i settari dicono aperto ciò che segretamente e lungamente avevano macchinato fra loro, doversi togliere di mezzo lo stesso spirituale potere dei Pontefici, e fare scomparire dal mondo la divina istituzione del Pontificato. Di che, ove altri argomenti mancassero, prova sufficiente sarebbe la testimonianza di parecchi di loro, che spesse volte in addietro, ed eziandio recentemente dichiararono, essere veramente scopo supremo dei Frammassoni perseguitare con odio implacabile il Cristianesimo, e che essi non si daranno mai pace, finché non vedano a terra tutte le istituzioni religiose fondate dai Papi.

Che se la setta non impone agli affiliati di rinnegare espressamente la fede cattolica, cotesta tolleranza, non che guastare i massonici disegni, li aiuta. Imperocché in primo luogo è questo un modo di ingannar facilmente i semplici e gli incauti, ed un richiamo di proselitismo. Poi con aprir le porte a persone di qualsiasi religione si ottiene il vantaggio di persuadere col fatto il grand’errore moderno dell’indifferentismo religioso e della parità di tutti i culti: via opportunissima per annientare le religioni tutte, e segnatamente la cattolica che, unica vera, non può senz’enorme ingiustizia esser messa in un fascio con le altre.

Ma i Naturalisti vanno più oltre. Messisi audacemente, in cose di massima importanza, per una via totalmente falsa, sia per la debolezza dell’umana natura, sia per giusto giudizio di Dio che punisce l’orgoglio, trascorrono precipitosi agli errori estremi. Così avviene che le stesse verità, che si conoscono pei lume naturale di ragione, quali sono per fermo l’esistenza di Dio, la spiritualità ed immortalità dell’anima umana, non hanno più pei essi consistenza e certezza.

Or negli scogli medesimi va per via non dissimile ad urtare la setta Massonica. L’esistenza di Dio, è vero, i Frammassoni generalmente la professano: ma che questa non sia in ciascun di loro persuasione ferma e giudizio certo, essi stessi ne fan fede. Imperocché non dissimulano, che nella famiglia massonica la questione intorno a Dio è un principio grandissimo di discordia; ed anzi è noto come pur di recente si ebbero tra loro su questo punto gravi contese.

Fatto sta che la setta lascia agl’iniziati libertà grande di sostenere circa Dio la tesi che vogliono, affermandone o negandone la esistenza; e gli audaci negatori vi hanno accesso non men facile di quelli che, a guisa dei Panteisti, ammettono Iddio, ma ne travisano il concetto: ciò che in sostanza riesce a ritenere della divina natura non so quale assurdo simulacro, distruggendone la realtà. Ora abbattuto o scalzato questo supremo fondamento, forza è che vacillino anche molte verità di ordine naturale, come la libera creazione del mondo, il governo universale della provvidenza, l’immortalità dell’anima, la vita futura e sempiterna.

Scomparsi poi questi, come dire, principi di natura, importantissimi per la speculativa e per la pratica, è agevole il vedere che cosa sia per addivenire il pubblico e il privato costume. Non parliamo delle virtù sovrannaturali, che senza special favore e dono di Dio niuno può né esercitare, né conseguire, e delle quali non è possibile che si trovi vestigio in chi superbamente disconosce la redenzione del genere umano, la grazia Celeste, i Sacramenti, l’eterna beatitudine: parliamo dei doveri che procedono dalla onestà naturale. Imperocché Iddio, creatore e provvido reggitore del mondo; la legge eterna, che comanda il rispetto e proibisce la violazione dell’ordine naturale; il fine ultimo degli uomini, posto di gran lunga al di sopra delle create cose, fuori di questa terra; sono queste le sorgenti e i principi della giustizia e della moralità. I quali principi se, come fanno i Naturalisti ed altresì i Frammassoni, si tolgano via, incontinente l’etica naturale non ha più né dove appoggiarsi, né come sostenersi. E per fermo la morale, che sola ammettono i Frammassoni, e che vorrebbero educatrice unica della gioventù, è quella che chiamano civile e indipendente, ossia che prescinde affatto da ogni idea religiosa. Ma quanto sia povera, incerta, e ad ogni soffio di passione variabile cotesta morale, lo dimostrano i dolorosi frutti, che già in parte appariscono. Imperocché ovunque essa ha cominciato a dominare liberamente, dato lo sfratto alla educazione cristiana, la probità e integrità dei costumi scade rapidamente, orrende e mostruose opinioni levan la testa, e l’audacia dei delitti va crescendo in modo spaventoso. Il che si lamenta e deplora da tutti; e spesse volte, sforzati dalla verità, non pochi di quegli stessi l’attestano, che pur tutt’altro vorrebbero.

Oltre a ciò, per essere l’umana natura infetta dalla colpa di origine, e perciò più proclive al vizio che alla virtù, non è possibile vivere onestamente senza mortificare le passioni, e sottomettere alla ragione gli appetiti. In questa pugna è bene spesso necessario disprezzare i beni creati, e sottoporsi a molestie e sacrifici grandissimi, a fine di serbar sempre alla ragione vincitrice il suo impero. Ma i Naturalisti e i Massoni, ripudiando ogni divina rivelazione, negano il peccato originale, e stimano non esser punto affievolito né inclinato al male il libero arbitrio (Conc. Trid. Sess. VI, De justif., c. I.). Anzi esagerando le forze e l’eccellenza della natura, e collocando in lei il principio e la norma unica della giustizia, non sanno pur concepire che, a frenarne i moti e moderarne gli appetiti, ci vogliono sforzi continui e somma costanza. E questa è la ragione, per cui vediamo offerte pubblicamente alle passioni tante attrattive: giornali e periodici senza freno e senza pudore; rappresentazioni teatrali oltre ogni dire disoneste; arti coltivate secondo i principi di uno sfacciato verismo; con raffinate invenzioni promosso il molle e delicato vivere; insomma cercate avidamente tutte le lusinghe capaci di sedurre e addormentare la virtù. Cose altamente riprovevoli, ma pur coerenti ai principi di coloro che tolgono all’uomo la speranza dei beni Celesti, e tutta la felicità fanno consistere nelle cose caduche, avvilendola sino alla terra.

Ed a conferma di ciò che abbiamo detto, può servire un fatto più strano a dirsi, che a credersi. Imperocché gli uomini scaltri ed accorti non trovando anime più docilmente servili di quelle già dome e fiaccate dalla tirannide delle passioni, vi fu nella setta Massonica chi disse aperto e propose, doversi con ogni arte ed accorgimento tirare le moltitudini a satollarsi di licenza: così lesi avrebbero poi docile strumento ad ogni più audace disegno.

Quanto al consorzio domestico, ecco a un dipresso tutta la dottrina dei Naturalisti. Il matrimonio non è altro che un contratto civile; può legittimamente rescindersi a volontà dei contraenti; il potere sul vincolo matrimoniale appartiene allo Stato. Nell’educare i figli non s’imponga religione alcuna: cresciuti in età, ciascuno sia libero di scegliersi quella che più gli aggrada.

Ora questi principi i Frammassoni li accettano senza riserva: e non pure li accettano, ma studiansi da gran tempo di fare in modo, che passino nei costumi e nell’uso della vita. In molti paesi, che pur si professano cattolici, si hanno giuridicamente per nulli i matrimoni non celebrati nella forma civile; altrove le leggi permettono il divorzio; altrove si fa di tutto, perché sia quanto prima permesso. Così si corre di gran passo all’intento di snaturare le nozze, riducendole a mutabili e passeggere unioni, da formarsi e da sciogliersi a talento.

Ad impossessarsi altresì della educazione dei giovanetti mira con unanime e tenace proposito la setta dei Massoni. Comprendono ben essi, che quell’età tenera e flessibile lasciasi figurare e piegare a loro talento, e però non esserci espediente più opportuno di questo per formare allo Stato cittadini tali, quali essi vagheggiano. Quindi nell’opera di educare e istruire i fanciulli non lasciano ai ministri della Chiesa parte alcuna né di direzione, né di vigilanza: e in molti luoghi si è già tanto innanzi, che l’educazione della gioventù è tutta in mano dei laici; e dall’insegnamento morale ogni idea è sbandita di quei grandissimi e santissimi doveri, che l’uomo congiungono a Dio.

Seguono le massime di scienza sociale. Dove i Naturalisti insegnano, che gli uomini hanno tutti gli stessi diritti, e sono di condizione perfettamente eguali; che ogni uomo è, per natura, indipendente; che nessuno ha diritto di comandare agli altri; che volergli uomini sottoposti ad altra autorità, da quella in fuori che emana da loro stessi, è tirannia. Quindi il popolo è sovrano: chi comanda, non aver l’autorità di comandare se non per mandato o concessione del popolo; tantoché a talento di questo egli può, voglia o non voglia, esser deposto. L’origine di tutti i diritti e doveri civili è nel popolo, ovvero nello Stato, che si regga per altro secondo i nuovi principi di libertà. Lo Stato inoltre dev’essere ateo; tra le varie religioni non esservi ragione di dar la preferenza a veruna: doversi fare di tutte lo stesso conto.

Ora che queste massime piacciano ugualmente ai Frammassoni, e che su questo tipo e modello vogliano essi foggiati i governi, è cosa notissima, e che non ha bisogno di prova. Egli è un pezzo, di fatti, che, con quanto hanno di forze e di potere, apertamente lavorano per questo, spianando così la via a quei non pochi più audaci di loro, e più avventati nel male, che vagheggiano l’uguaglianza e comunanza di tutti i beni, fatta scomparire dal mondo ogni distinzione di averi e di condizioni sociali.

Da questi brevi cenni si scorge chiaro abbastanza, che sia e che voglia la setta Massonica. I suoi dogmi ripugnano tanto e con tanta evidenza alla ragione, che nulla può esservi di più perverso. Voler distruggere la religione e la Chiesa fondata da Dio stesso, e da Lui assicurata di vita immortale, voler dopo ben diciotto secoli risuscitare i costumi e le istituzioni del paganesimo, è insigne follia e sfrontatissima empietà. Ne meno orrenda e intollerabile cosa egli è ripudiare i benefizi largiti per Sua bontà da Gesù Cristo non pure agl’individui, ma alle famiglie e agli Stati; benefizi, per giudizio e testimonianza anche di nemici, segnalatissimi. In questo pazzo e feroce proposito pare quasi potersi riconoscere quell’odio implacabile, quella rabbia di vendetta, che contro Gesù Cristo arde nel cuore di Satana.

Similmente l’altra impresa, in cui tanto si travagliano i Massoni, di atterrare i precipui fondamenti della morale, e di farsi complici e cooperatori di chi, a guisa di bruto, vorrebbe lecito ciò che piace, altro non è che sospingere il genere umano alla più abbietta e ignominiosa degradazione.

Ed aggravano il male i pericoli, onde sono minacciati tanto il domestico, quando il civile consorzio. Come di fatti esponemmo altra volta, esiste nel matrimonio, per unanime consenso dei popoli e dei secoli, un carattere sacro e religioso: oltreché per legge divina l’unione coniugale e indissolubile. Or se questa unione si dissacri, se permettasi giuridicamente il divorzio, la confusione e la discordia entreranno per conseguenza inevitabile nel santuario della famiglia, e la donna la sua dignità, i figli perderanno la sicurezza d’ogni loro benessere.

Che poi lo Stato faccia professione di religiosa indifferenza, e nell’ordinare e governare il civile consorzio non si curi di Dio, né più né meno che se Egli non fosse, è sconsigliatezza ignota agli stessi pagani; i quali avevano nella mente e nel cuore così scolpita non pur l’idea di Dio, ma la necessità di un culto pubblico, che giudicavano potersi più facilmente trovare una città senza suolo, che senza Dio. E veramente la società del genere umano, a cui siamo stati fatti da natura, fu istituita da Dio autore della natura medesima, e da Lui deriva come da fonte e principio tutta quella perenne copia di beni senza numero, ond’essa abbonda. Come dunque la voce stessa di natura impone a ciascuno di noi di onorare con religiosa pietà Iddio, perché abbiamo da Lui ricevuto la vita e i beni che l’accompagnano; così per la ragione medesima debbono fare popoli e Stati. Opera perciò non solo ingiusta, ma insipiente ed assurda fanno coloro, che vogliono sciolta da ogni religioso dovere la civil comunanza.

Posto poi che per volere di Dio nascano gli uomini alla società civile, e che il potere sovrano sia vincolo così strettamente necessario alla società stessa, che, dove quello manchi, questa necessariamente si sfascia, ne segue che l’autorità di comandare deriva da quello stesso principio, da cui deriva la società. Ed ecco la ragione, che l’investito di tale autorità, sia chi si voglia, è ministro di Dio. Laonde fin dove è richiesto dal fine e dalla natura dell’umano consorzio, si deve obbedire al giusto comando del potere legittimo, non altrimenti che alla sovranità di Dio reggitore dell’universo: ed è capitalissimo errore il dare al popolo piena balia di scuotere, quando gli piaccia, il giogo dell’obbedienza.

Così ancora chi guardi alla comune origine e natura, al fine ultimo assegnato a ciascuno, ai diritti e ai doveri che ne scaturiscono, non è da dubitare che gli uomini sono tutti uguali fra loro. Ma poiché capacità pari in tutti è impossibile, e per le forze dell’animo e del corpo l’uno differisce dall’altro, e tanta è dei costumi, delle inclinazioni, e delle qualità personali la varietà, egli è assurdissima cosa voler confondere e unificare tutto questo, e recare negli ordini della vita civile una rigorosa ed assoluta uguaglianza. Come la perfetta costituzione del corpo umano risulta dall’unione e compagine di vali membri che, diversi di forma e di uso, ma congiunti insieme e messi ciascuno al suo posto, formano un organismo bello, forte, utilissimo e necessario alla vita; così nello Stato quasi infinita è la varietà degl’individui che lo compongono; i quali, se, parificati tra loro, vivano ognuno a proprio senno, ne uscirà una cittadinanza mostruosamente deforme; laddove, se distinti in armonia di gradi, di offici, di tendenze di arti, bellamente cooperino insieme al bene comune, renderanno immagine d’una cittadinanza ben costituita e conforme a natura.

Del resto i turbolenti errori, che abbiamo accennati, debbono troppo far tremare gli Stati. Imperocché tolto via il timore di Dio e il rispetto delle divine leggi, messa sotto i piedi l’autorità dei Principi, licenziata e legittimata la libidine delle sommosse, sciolto alle passioni popolari ogni freno, mancato, dai castighi in fuori, ogni ritegno, non può non seguirne una rivoluzione e sovversione universale. E questo sovversivo rivolgimento è lo scopo deliberato e l’aperta professione delle numerose associazioni di Comunisti e Socialisti: agli intendimenti dei quali non ha ragione di chiamarsi estranea la setta Massonica, essa che tanto ne favorisce i disegni, ed ha comuni con loro i capitali principi. Che se non si trascorre coi fatti subito e da per tutto alle estreme conseguenze, il merito di ciò deve recarsi, non già alle massime della setta o alla volontà dei settari, ma alla virtù di quella divina religione, che non può essere spenta, e alla parte più sana dell’umano consorzio, che, sdegnando di servire alle società segrete, si oppone con forte petto all’esorbitanza dei loro conati.

E volesse il Cielo, che universalmente dai frutti si giudicasse la radice, e dai mali che ci minacciano, dai pericoli che ci sovrastano si riconoscesse il mal seme! Si ha da fare con un nemico astuto e fraudolento che, blandendo popoli e monarchi, con lusinghiere promesse e con fini adulazioni entrambi ingannò.

Insinuandosi sotto specie di amicizia nel cuore dei Principi, i Frammassoni mirarono ad avere in essi complici ed aiuti potenti per opprimere il Cristianesimo; e a fine di mettere nei loro fianchi sproni più acuti, si diedero a calunniare ostinatamente la Chiesa come nemica del potere e delle prerogative reali. Divenuti con tali arti baldanzosi e sicuri, acquistarono influenza grande nel governo degli Stati, risoluti per altro di crollare le fondamenta dei troni, e di perseguitare, calunniare, discacciare chi tra’ sovrani si mostrasse restio a governare a modo loro.

Con arti simili adulando il popolo, lo trassero in inganno. Gridando a piena bocca libertà e prosperità pubblica; facendo credere alle moltitudini che dell’iniqua servitù e miseria, in cui gemevano, tutta della Chiesa e dei sovrani era la colpa, sobillarono il popolo, e lui smanioso di novità aizzarono ai danni dell’uno e dell’altro potere. Vero è bensì che dei vantaggi sperati maggiore è l’aspettazione che la realtà: anzi oppressa più che mai la povera plebe vedesi nelle miserie sue mancare gran parte di quei conforti, che nella società cristianamente costituita avrebbe potuto facilmente e copiosamente trovare. Ma di tutti i superbi, che si ribellano all’ordine stabilito dalla provvidenza divina, questo è il consueto castigo, che donde sconsigliatamente promettevansi fortuna prospera e tutta a seconda dei loro desideri, trovino ivi appunto oppressione e miseria.

Quanto alla Chiesa, se comanda di ubbidire innanzi tutto a Dio supremo Signore di ogni cosa, sarebbe ingiuriosa calunnia crederla perciò nemica del potere de’ Principi, od usurpatrice dei loro diritti. Vuole anzi essa, che quanto è dovuto alla potestà civile, lesi renda per dovere di coscienza. Il riconoscere poi da Dio, com’essa fa, il diritto di comandare, aggiunge al potere politico dignità grande, e giova molto a conciliargli il rispetto e l’amore dei sudditi. Amica della pace, autrice della concordia, tutti con affetto materno abbraccia la Chiesa; e intenta unicamente a far bene agli uomini, insegna doversi alla giustizia unir la clemenza, al comando l’equità, alle leggi la moderazione; rispettare ogni diritto, mantenere l’ordine e la tranquillità pubblica, sollevare al possibile privatamente e pubblicamente le indigenze degl’infelici. “Ma – per usare le parole di Sant’Agostino – credono o vogliono far credere che non torna utile alla società la dottrina del Vangelo, perché vogliono che lo Stato posi non sul fondamento stabile delle virtù, ma sull’impunità dei vivi” (Epist. CXXXVII, al. III, ad Volusianum c. v, n. 20). Per le quali cose opera troppo più conforme al senno civile e necessaria al comune benessere sarebbe, che Principi e popoli, in cambio di allearsi coi Frammassoni a danno della Chiesa, si unissero alla Chiesa per respingere gli assalti dei Frammassoni.

In ogni modo, alla vista d’un male sì grave e già troppo diffuso, è debito Nostro, Venerabili Fratelli, applicar l’animo a cercarne i rimedi. E poiché sappiamo che nella virtù della religione divina, tanto più odiata dai Massoni, quanto più temuta, consiste la migliore e più salda speranza di rimedio efficace, a questa virtù sommamente salutare crediamo che prima di tutto sia da ricorrere contro il comune nemico. Tutte queste cose pertanto, che i Romani Pontefici Nostri Antecessori decretarono per attraversare i disegni e render vani gli sforzi della setta Massonica; tutte quelle che sancirono per allontanare o ritrarre i fedeli da così fatte società; tutte e singole Noi con l’Autorità Niostra Apostolica le ratifichiamo e confermiamo. E qui confidando moltissimo nel buon volere dei fedeli, preghiamo e scongiuriamo ciascuno di loro per quanto su questo proposito fu prescritto dall’Apostolica Sede. Preghiamo poi e supplichiamo voi, Venerabili Fratelli, che cooperiate con Noi ad estirpare questo rio veleno, che largamente serpeggia in seno agli Stati. A voi tocca difendere la gloria di Dio e la salvezza delle anime; tenendo, nel combattimento, questi due fini davanti agli occhi, non vi mancherà coraggio né fortezza. Il giudicare quali sieno i più efficaci mezzi da superare gli ostacoli è cosa che spetta alla prudenza vostra.

Pur nondimeno trovando Noi conveniente al Nostro ministero l’additarvi alcuni dei mezzi più opportuni, la prima cosa da farsi si è togliere alla setta Massonica le mentite sembianze, e renderle le sue proprie, ammaestrando con la voce, ed eziandio con Lettere Pastorali, i popoli, quali siano di tali società gli artifizi per blandire ed allettare; quali la perversità delle dottrine e la disonestà delle opere.

Conforme dichiararono più volte i Nostri Predecessori, chiunque ha cara quanto deve la professione cattolica e la propria salute, non si lusinghi mai di poter senza colpa iscriversi, per qualsivoglia ragione, alla setta Massonica. Niuno si lasci illudere alla simulata onestà; imperocché può ben parere a taluno che i Massoni nulla impongano di apertamente contrario alla fede e alla morale: ma essendo essenzialmente malvagio lo scopo e la natura di tali sètte, non può essere lecito di darvi il nome, né di aiutarle in qualsivoglia maniera.

È necessario in secondo luogo con assidui discorsi ed esortazioni mettere nel popolo l’amore e lo zelo dell’istruzione religiosa: e a tal fine molto raccomandiamo, che con ragionamenti opportuni a voce e in iscritto si spieghino i principi fondamentali di quelle santissime verità, nelle quali consiste la cristiana sapienza. Scopo di ciò è guarire con l’istruzione le menti, e premunirle contro le molteplici forme degli errori, e i vari allettamenti dei vizi, massime in questa gran licenza di scrivere ed insaziabile brama di imparare.

Opera faticosa di certo: nella quale tuttavia partecipe e compagno delle fatiche vostre avrete specialmente il clero, se in grazia del vostro zelo sarà ben disciplinato e istruito. Ma causa così bella e di tanta importanza richiede altresì l’industria cooperatrice di quei laici, che all’amore della religione e della patria congiungono probità e dottrina. Con le forze unite di questi due ordini procurate, Venerabili Fratelli, che gli uomini conoscano intimamente ed abbiano cara la Chiesa; perché quanto più crescerà in essi la conoscenza e l’amore di lei, tanto maggiormente saranno aborrite e schivate le società segrete. Egli è per questo che, giovandoCi della presente occasione, torniamo non senza ragione a ricordare la opportunità inculcata altra volta, di promuovere caldamente e proteggere il Terz’Ordine di San Francesco, di cui recentemente con prudente condiscendenza mitigammo la regola. Imperocché, secondo lo spirito della sua istituzione, esso non mira ad altro, che a trarre gli uomini all’imitazione di Gesù Cristo, all’amore della Chiesa, alla pratica di tutte le cristiane virtù: e però tornerà efficacissimo a spegnere il contagio delle sètte malvagie. Cresca dunque di giorno in giorno questo santo sodalizio, da cui, tra molti altri, può anche sperarsi questo prezioso frutto, di ricondurre gli animi alla libertà, alla fraternità, alla uguaglianza: non quali va sognando assurdamente la sètta Massonica, ma quali Gesù Cristo recò al mondo e Francesco nel mondo ravvivò. La libertà diciamo dei Figli di Dio, che affranca dal servaggio di Satana e dalle passioni, tiranni pessimi: la fraternità, che da Dio prende origine, Creatore e Padre di tutti: l’uguaglianza che, fondata sulla giustizia e carità, non distrugge tra gli uomini tutte le differenze, ma dalla varietà della vita, degli offici, delle inclinazioni forma quell’accordo e quasi armonia, voluta da natura a utilità e dignità del civile consorzio.

In terzo luogo esiste un’istituzione, attuata sapientemente dai nostri maggiori, e poi coll’andar del tempo dimessa, la quale può servire ai di nostri come di modello e di forma a qualcosa di simile.

Intendiamo parlare dei Collegi e Corpi di arti e mestieri, destinati, sotto la guida della religione, a tutela degl’interessi e dei costumi. I quali Collegi, se per lungo uso ed esperienza riuscirono di gran vantaggio ai nostri padri, torneranno molto più vantaggiosi all’età nostra, perché opportunissimi a fiaccare la potenza delle sètte. I poveri operai, oltre ad essere per la stessa condizione loro degnissimi sopra tutti di carità e di sollievo, sono in modo particolare esposti alle seduzioni dei fraudolenti e raggiratori. Vanno perciò aiutati con la massima generosità, e invitati alle società buone, affinché non si lascino trascinare nelle malvagie. Per questo motivo Ci sarebbe assai caro che, adattate ai tempi, risorgessero per tutto sotto gli auspici e il patrocinato dei Vescovi a salute del popolo siffatte aggregazioni. E Ci è di grandissimo conforto il vederle fondate già in molti luoghi insieme coi patronati cattolici: due istituzioni, che mirano a giovare la classe onesta dei proletari, a soccorrere e proteggere le loro famiglie, i loro figli, e a mantenere in essi con l’integrità dei costumi l’amore della pietà, e la conoscenza della religione.

E qui non possiamo passare sotto silenzio la Società di San Vincenzo de’ Paoli, insigne per lo spettacolo e l’esempio che porge, e si altamente benemerita della povera plebe. Le opere e le intenzioni di cotesta società sono ben note: essa è tutta in sovvenire i bisognosi e i tribolati, prevenendoli amorosamente, e ciò con mirabile sagacia, e con quella modestia, che quanto meno vuol comparire, tanto è più opportuna all’esercizio della carità e al sollevamento delle umane miserie.

In quarto luogo, a conseguir più facilmente l’intento, alla fede e vigilanza vostra raccomandiamo caldissimamente la gioventù, speranza dell’umano consorzio.

Nella buona educazione di essa ponete grandissima parte delle vostre cure, e non vi date mai a credere di aver vigilato e fatto abbastanza, pel tener lontana l’età giovinetta da quelle scuole e da quei maestri donde sia da temere l’alito pestifero delle sètte. Fate che i genitori, i direttori spirituali, i parroci, nell’insegnare la dottrina cristiana, non si stanchino di ammonire opportunamente i figli e gli alunni intorno alla rea natura di tali sètte, anche perché imparino per tempo le varie e subdole arti, solite usarsi dai propagatori di quelle per irretire la gente. Anzi quei che apparecchiano i giovinetti alla prima comunione faranno benissimo, se gl’indurranno a proporre e promettere di non ascriversi, senza saputa dei propri genitori ovvero senza consiglio del parroco o del confessore, a società alcuna.

Ma ben comprendiamo, che le comuni nostre fatiche non sarebbero sufficienti a svellere questa perniciosa semenza dal campo del Signore, se il Celeste padrone della vigna non ci sarà largo a tale effetto del suo generoso soccorso. Convien dunque implorarne il potente aiuto con fervore veemente ed ansioso, pari alla gravità del pericolo e alla grandezza del bisogno. Inorgoglita dei prosperi successi, la Massoneria insolentisce, e pare non voglia più metter limiti alla sua pertinacia. Per un’iniqua lega ed un’occulta unità di propositi da per tutto i seguaci suoi congiunti insieme, si dànno scambievolmente la mano e l’uno rinfocola l’altro a più osare nel male. Assalto sì gagliardo vuole non men gagliarda difesa: vogliam dire che tutti i buoni debbono collegarsi in una vastissima società di azione e di preghiera. Due cose pertanto dimandiamo da loro; da una parte, che unanimi, a schiere serrate, a piè fermo resistano all’impeto ognora crescente, delle sètte; dall’altra, che sollevando con molti gemiti le mani supplichevoli a Dio, implorino a grande istanza, che il Cristianesimo prosperi e cresca vigoroso; che riabbia la Chiesa la necessaria libertà; che i traviati ritornino a salute; che gli errori alla verità, i vizi faccian luogo alla virtù.

Invochiamo a tal fine l’aiuto e la mediazione di Maria Vergine Madre di Dio, affinché contro l’empie sètte, in cui si vedono chiaramente rivivere l’orgoglio contumace, la perfidia indomita, la simulatrice astuzia di Satana, dimostri la potenza sua, essa che trionfò di lui sin dal suo primo concepimento.

Preghiamo altresì San Michele, principe dell’angelica milizia, debellatore del nemico infernale; San Giuseppe, sposo della Vergine Santissima, Celeste e salutare patrono della cattolica Chiesa; i grandi Apostoli Pietro e Paolo, propagatori e difensori invitti della fede cristiana. Per il patrocinio di essi e per la perseveranza delle comuni preghiere confidiamo, che Iddio si degnerà di sovvenire pietosamente ai bisogni della umana società, minacciata da tanti pericoli.

A pegno poi delle grazie Celesti e della benevolenza Nostra impartiamo con grande affetto a voi, Venerabili Fratelli, al clero e a tutto il popolo commesso alle vostre cure l’Apostolica Benedizione.

Dato a Roma, presso San Pietro, il giorno 20 Aprile 1884, anno VII del Nostro Pontificato.  
 
       Leone XIII

Gioacchino Pecci

20.II.1878

20.VII.1903
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