LA PREGHIERA DEGLI ARTISTI

Il testo della Preghiera degli Artisti, letta da Gerry Scotti ai funerali di Maurizio Costanzo

Il testo è stato letto anche durante i funerali di Fabrizio Frizzi, Ennio Morricone, Gigi Proietti e Monica Vitti

di Paolo Sutera

27 Febbraio 2023

Il testo della Preghiera degli Artisti, letta da Gerry Scotti ai funerali di Maurizio Costanzo

Tra i momenti più toccanti durante i funerali di Maurizio Costanzo c’è stata sicuramente la lettura della Preghiera degli Artisti, un testo che viene letto in ogni cerimonia funebre di personaggi che hanno fatto parte del mondo dello spettacolo. Una preghiera che, nel caso del funerale di Costanzo, è stata letta da Gerry Scotti.

Il testo della preghiera degli artisti

Ecco il testo della Preghiera degli Artisti, letta durante i funerali di Maurizio Costanzo, celebrati nella Chiesa degli Artisti in Piazza del Popolo a Roma da Gerry Scotti:

    “O Signore della bellezza, Onnipotente Creatore di ogni cosa,

    Tu che hai plasmato le creature imprimendo in loro l’impronta mirabile della tua gloria, Tu che hai illuminato l’intimo di ogni uomo con la luce del tuo volto, volgi su noi lo sguardo e abbi pietà di noi, della nostra debolezza, della nostra povertà, volgi i tuoi occhi sul nostro lavoro, sulle nostre fatiche di ogni giorno, guardaci, siamo gli artisti, i tuoi artisti.

    Siamo pittori, scultori, musicisti, attori, poeti, danzatori, siamo i tuoi piccoli che amano vivere sulle ali della poesia per poterti stare più vicino, e per aiutare i fratelli a guardare più in alto nel tuo cielo e più in profondità, nel loro cuore.

    Perdonaci se siamo fragili e incostanti, ma siano uomini, donaci la tua forza, quella che scopriamo nella tua Parola, quella che sentiamo nella tua grazia, quella che riceviamo dalla tua Eucaristia, da quel pane spezzato che è comunione, fraternità e gioia.

    Ti preghiamo per noi, per tutti gli artisti, per il mondo distratto, fa’ che possiamo aiutare tutti gli uomini a scoprire qualcosa di Te, attraverso la nostra arte. La nostra vita sia un canto di lode alla tua bellezza e le nostre opere i raggi luminosi che illuminano le strade degli uomini.

    Donaci il tuo perdono e la tua benevolenza, donaci il tuo Spirito di sapienza e di bellezza, ispiraci con il tuo amore e la tua grazia, e donaci ali stupende affinché con l’arte ci innalziamo fino a te. Te lo chiediamo per Gesù Cristo, Signore e fratello nostro.”

La Preghiera letta nei funerali degli artisti

Questa preghiera viene spesso recitata durante i funerali di artisti dello spettacolo, dal momento che è stata scritta proprio per rendere loro omaggio e invocare per loro la grazia divina.

La preghiera, ad esempio, è stata letta durante i funerali di Fabrizio Frizzi, da Carlo Conti ed Antonella Clerici. Anche durante i funerali di Gigi Proietti, quando a leggerla fu Ugo Pagliai, mentre alla cerimonia funebre di Ennio Morricone fu un amico a leggera la preghiera, che fu recitata da Pino Quartullo anche i funerali di Monica Vitti.

Pubblicato in Varie | Lascia un commento

CASTEL DEL MONTE – TEMPIO ESOTERICO

        L’ipotesi di Castel del Monte villa romana, castello di difesa, castello di caccia, luogo di delizie a un certo punto non ha più retto a un attento esame del buon senso. Ciò ha schiuso la possibilità di una lettura diversa quale quella astronomica rivelando numerose implicazioni cosmiche anche a discapito della funzionalità. Alla lettura in chiave astronomica è seguita quella in chiave matematica e geometrica rivelando anch’essa una delirante elaborazione numerologica dell’architettura anche questa volta a discapito della pratica fruizione del manufatto. La conseguenza logica e naturale di tutto questo è la domanda: Perché sarebbe stata realizzata una costruzione tanto fastosa, tanto costosa, tanto elaborata e, nondimeno, tanto isolata?

        Ed ecco che scaturisce la necessità di una diversa interpretazione consona ai tempi, alla cultura, alla filosofia, alle conoscenze dell’epoca in cui il castello fu costruito. E ne consegue la lettura esoterica che qui di seguito si descrive.

        Portale principale, Leone che guarda sudImmaginiamo di giungere a Castel del Monte e soffermarci dinanzi al portale principale; esso guarda ad Est (sorgere del Sole agli equinozi di primavera e d’autunno), ma sulle due colonne che fiancheggiano la porta sono accovacciati due leoni, quello di destra guarda verso sinistra, quello di sinistra guarda verso destra, in altre parole i loro occhi sono rivolti verso i punti dell’orizzonte in cui sorge il Sole alle date dei solstizi d’estate e d’inverno. Non dimentichiamo la coincidenza delle date dei solstizi con le festività dei due S. Giovanni, il Battista il 24 giugno e l’Evangelista il 27 dicembre, nonché con le cosiddette porte solstiziali, quella degli uomini e quella degli dei.

Castel del Monte, portale principale

        Il timpano che sovrasta il portone è un triangolo col vertice aperto a 108 gradi come il Delta Luminoso che è all’Oriente del Tempio massonico sul trono del Maestro Venerabile. Ciò rende evidente Schema costruttivo del portale centrale, inscritto in un pentagono stellato che il Delta Luminoso affonda le radici nella più remota tradizione. In tale triangolo isoscele infatti è racchiuso il numero d’oro 1,618, detto anche Firma di Dio, rappresentato dal rapporto tra la base del triangolo ed uno dei suoi lati. Nel timpano di Castel del Monte era racchiuso altresì un bassorilievo di cui non si fa menzione in nessuno scritto, ma che s’intuisce osservando le tracce delle evidenti scalpellature operate per rimuoverlo o per distruggerlo.

        Pianta del castello; si notino i percorsi tortuosi. Entriamo nel castello; la prima sala è oggi destinata alla biglietteria e se alziamo gli occhi scorgiamo nella chiave di volta una ghirlanda o corona vegetale. Per uscire nella corte dobbiamo entrare prima nella sala accanto, indi attraversare una porta che si presenta al nostro sguardo arricchita da un fastoso portale. Varchiamo la soglia e dinanzi a noi si presenteranno, sempre nel cortile, altri due portali fastosi, ma se ci voltiamo a guardare il varco dal quale siamo passati constateremo che il portale. Interno del portale d’accesso al cortile fastoso che abbiamo attraversato è disadorno dall’altro lato, ossia dal lato che ci lasciamo alle spalle. Il significato di questo primo messaggio è che procedendo nel percorso iniziatico del castello si va verso la bellezza della spiritualità lasciando dietro di noi una profanità disadorna. A conferma di ciò, ossia che procedendo troveremo dinnanzi sempre il bello e lasceremo indietro sempre il brutto, ci sono gli altri due portali affacciati sul cortile che, fastosi dinanzi a noi, dall’altro lato sono disadorni e poveri.

        Chiave di volta col Bafometto. Entriamo quindi nel portale a sinistra e ci troveremo nella sala che presenta quale chiave di volta la maschera del Bafometto, simbolo templare, che è un invito alla meditazione. Si passa nella sala a sinistra che reca sul pavimento un tracciato magico. Qui trascrivo per intero quanto scrive Jorg Sabellicus in Magia pratica di circa la disposizione di una sala destinata a pratiche misteriche: «Disegnato al centro della sala un cerchio, lo si racchiude in un doppio quadrato, tracciato a una certa distanza da esso, con gli angoli disposti in direzione dei punti cardinali. La distanza tra i due quadrangoli deve essere di circa quindici centimetri. Intorno ad ogni angolo si deve disegnare un altro doppio circolo… Fuori del circolo è acceso un fuoco di carbone sul quale dovranno bruciare dei profumi».

        Nella sala in cui siamo entrati c’è il doppio quadrato, gli angoli sono esattamente orientati verso i punti cardinali, vi sono i quattro cerchi agli angoli e v’è il camino per bruciare i profumi. In più, al di fuori dei quadrati v’è un mosaico, oggi ve ne sono solo tracce, che ripete infinite volte il sigillo di Salomone, ossia i due triangoli equilateri sovrapposti, uno col vertice in alto, l’altro in basso e con le significazioni note (vertice in alto: montagna, Sole, fuoco, uomo; vertice in basso: grotta, Luna, acqua, donna) ossia tutta la realtà al di fuori della dimensione magica. In questa sala, al centro, si colloca il mago racchiudendosi in un cerchio che attualmente manca, ma può essere tracciato di volta in volta con la farina dal mago stesso. Nei quattro cerchi agli angoli si collocano gli adepti (il cerchio protegge dalle forze del male), nel camino si bruciano i profumi e il seguito della cerimonia (che è un rito di purificazione) si ignora trattandosi di un rito misterico. L’iniziando, purificato dal rito magico, si reca al piano superiore salendo per la scala a chiocciola che si apre nella torre cui si accede dalla stessa sala. Tale scala gira verso sinistra come la Terra nei suoi moti di rotazione e rivoluzione (ciò sempre per essere in armonia con ìl cosmo secondo una preoccupazione costante degli antichi). La torre è quella collocata esattamente a Sud in contrapposizione al Nord, ossia alla notte, alle tenebre perché l’iniziando compie il suo viaggio verso la luce. La porta è apribile solo dalla parte della torre, ossia chi deve salire deve essere accettato. Alla sommità della scala accade la stessa cosa: per entrare qualcuno deve aprire.

        Volta esapartita della torre sud

        Alla sommità della torre vi è una piccola volta sorretta da sei costoloni a loro volta sostenuti da sei telamoni (uomini accovacciati, nudi, con valore simbolico). Tre di essi sono vecchi, tre giovani, tre guardano in alto, tre in basso, tre mostrano il sesso, tre lo celano e qui il simbolismo è evidente: il passato, il futuro, il cielo, la terra, la presenza e l’assenza del seme fecondo. Uno dei sei telamoni ha in bocca due dita, l’indice e il medio della mano sinistra. Nel simbolismo l’indice è la vita, il medio è la morte e la bocca è il fuoco. 2 come dire all’iniziando che la sua vita e la sua morte da quel momento (la scelta della vita iniziatica) dovranno passare per la prova del fuoco.

        La scala conduce l’iniziando nella sala accanto alla sala principale, quella che affaccia ad Est, dove sorge il Sole, quindi dove nasce la luce, quella luce dello spirito che l’iniziando è venuto a cercare. Da questa sala principale può vedersi (meglio dire poteva vedersi, perché è andato distrutto) attraverso la fìnestra che affaccia nel cortile, esattamente sulla parete di fronte, il bassorilievo che rappresentava una donna vestita alla greca che riceveva l’omaggio di cavalieri. Tale donna è SOPHIA, ossia la conoscenza ed esattamente la conoscenza iniziatica. Nella chiave di volta della sala c’è la testa di un vecchio con la bocca socchiusa e sta a rappresentare il soffio divino.

 Qui l’iniziando viene iniziato e nella cerimonia, che poteva aver luogo all’alba dell’equinozio, quando il Sole sorgente baciava col suo primo raggio la donna del bassorilievo, una sacerdotessa in carne ed ossa (Sophia) poteva baciare in fronte l’iniziato. Sui sedili che circondano la sala sedevano i partecipanti alla solenne cerimonia. Ora l’iniziato è in grado di capire i simboli che sono nel castello. Egli passa nella sala accanto dove nella chiave di volta vi sono quattro delfini stilizzati. Chiave di volta con quattro delfini, simbolo della rigenerazione dell’anima che giunge nel porto della salvezza attraverso le acque dell’esistenza, quindi ACQUA. Procede nella sala successiva dove la chiave di volta reca quattro testine con la bocca aperta come se soffiassero: ARIA.    Nel passare nella sala seguente attraversa una porta che ha un architrave triangolare in cui l’angolo al vertice del triangolo isoscele è aperto a 147 gradi. Questo è l’angolo interno di un endecagono, poligono a undici lati, e l’undici, secondo S. Agostino, è l’unione centrale del cielo (cinque) con la terra (sei). È chiaro il significato della tappa raggiunta dall’iniziato. Tale concetto di raggiunta unione del cielo e della terra è ribadito all’iniziato quand’egli scende al piano terra dalla scala della torre detta del «falconiere» collocata a Nord-Ovest (tramonto del Sole al solstizio d’estate). Qui il voltino della scala ha tre costoloni, due di essi sono sorretti da due teste, una femminile e l’altra maschile. Il terzo costolone non ha più sostegno perché totalmente scalpellato di proposito. Che cosa rappresentava? Quella mensola era tanto scomoda a qualcuno, tanto importante, tanto significativa?

        Torre del «Falconiere», volta tripartita con i telamoni uomo e donna

        Il telamone maschile della Torre del «falconiere». Il sospetto è legittimo se si pensa che lo spazio che doveva essere occupato da tale sostegno è per tutta la durata del giorno illuminato da un rettangolo di luce proveniente da una monofora collocata esattamente di fronte. Quindi tra l’uomo e la donna v’era qualcosa che veniva evidenziata dalla luce, quasi indicata. Era per caso l’Androgino, formula arcaica della consistenza di tutti gli attributi nella unità divina e nell’uomo perfetto quale è esistito alle origini e deve diventare nel futuro? Era l’Androgino presentato dalle dottrine gnostiche cristiane come lo stato iniziale che deve essere riconquistato? Il telamone femminile della Torre del «falconiere» Era quell’Androgino simbolo di divinità, pienezza, autarchia, fecondità, creazione, unione del celeste col terrestre? Erano, tradotte in pietra, le parole di Tommaso nel Vangelo apocrifo: «E se farete il maschio e la femmina in uno, perché il maschio non sia più maschio e la femmina non sia più femmina, entrerete nel regno dei cieli»?

        Modo pittoresco di riproporre l’unione centrale del cielo e della terra che S. Agostino aveva, altrettanto pittorescamente, condensato nel numero undici. Al piano inferiore l’iniziato trova in una chiave di volta il fiore di loto ad otto petali simbolo della TERRA (i quattro punti cardinali più i quattro punti solstiziali dove sorge e tramonta il Sole). Segue una chiave di volta che reca un fiore con petali e foglie seghettate come fiammelle: il FUOCO. I quattro elementi sono completi. Da qui l’iniziato si accinge ad uscire nel cortile e, come detto in precedenza, si trova davanti i portali disadorni nel rovescio, sia quello che immette nel cortile, sia quello che dal cortile ammette nella sala antistante l’ingresso principale.

        Castel del Monte, il cortile con i due portali sud (di fronte) e nord ovest (a destra)

        E il ritorno verso la profanità disadorna. Una volta fuori dal castello, l’iniziato si volge a guardare il portale principale e ora, che ha imparato a leggere i simboli e ne ha capito il linguaggio «in superioribus», vede il portale nella sua essenza: la stella a cinque punte, concentrato della Firma di Dio, la divina proporzione, ed in essa l’uomo di Agrippa di Nettesheim, ossia l’uomo che attraversa la porta che lo conduce verso la grande avventura dello spirito. Ormai egli è in grado di comprendere anche il significato delle cinque cisterne sulle torri senza una funzione pratica (ACQUA) e dei cinque camini del castello (FUOCO): «Oggi io vi battezzo con l’acqua, ma verrà chi vi battezzerà col fuoco», le parole di Giovanni nel Vangelo di Luca, come dire: nella vita iniziatica non basta più il battesimo dell’acqua, ma occorre il battesimo del fuoco.

        L’iniziato comprenderà inoltre il significato della stella Vega visibile in cielo al centro del cortile del castello a mezzanotte del solstizio d’estate e quindi della festa di S. Giovanni. Essa, che fu stella polare tredicimila anni fa e lo sarà ancora tra tredicimila anni, quindi stella di riferimento, stella guida, ammonisce chi intraprende il viaggio verso la dimensione iniziatica a volgere sempre gli occhi verso il cielo, unica e sola guida sicura sulla strada dello spirito. Ultimo messaggio che il Castello dava all’iniziato, già uscito, veniva dalla saracinesca del portale che, scendendo lentamente e chiudendo il varco dell’ingresso come si chiude una bocca, ammoniva al SILENZIO sull’esperienza vissuta.

Pubblicato in Lavori di Loggia | Lascia un commento

I MISTERI DEL PORTALE DI CASTEL DEL MONTE

I Misteri del Portale di Castel del Monte L’architettura di Castel del Monte è gotica, ma del portale si è sempre detto che unisce reminiscenze classiche ad anticipazioni rinascimentali. Queste le dotte parole degli storici dell’arte, ma il portale di Castel del Monte lo si può vedere anche con una una stella a cinque punte sovrapposta, più precisamente un regolarissimo pentagono stellato che detta le proporzioni della costruzione.
Infatti si nota subito che le due punte in basso della stella cadono a livello e a metà delle basi delle pseudo-colonne o lesene. Queste stesse le serie salendo si arrestano esattamente in coincidenza del lato orizzontale del pentacolo proprio dove inizia il capitello. La punta superiore della stella a sua volta va a coincidere col vertice del timpano del portale. E non è tutto. Se torniamo a considerare le punte inferiori della stella e misuriamo, ad esempio, il segmento AB notiamo che la sua sezione aurea cade in C, ossia in coincidenza dello stipite della porta.
Ancora, se ricaviamo la sezione aurea del segmento AC, otteniamo il punto D che cade in coincidenza della cornice della porta. In altre parole AB diviso per il numero d’oro 1,618 ci dà l’indicazione della collocazione dello stipite della porti e diviso per 2,618 (1,618 al quadrato) quella della cornice. Se ci spostiamo alla punta superiore della stella e consideriamo il segmento EF, noteremo che dividendolo per 1,618, 1,618 al quadrato, al cubo e radice quadrata di 1,618 otterremo le indicazioni delle varie altezze in cui si collocano le cornici del portale e il capitello della lesena.
Iniziamo dividendo il segmento EF per 4,236 (1,618 al cubo) ed otterremo l’indicazione dell’altezza del capitello, abaco compreso. Se vogliamo invece ottenere la collocazione dell’altezza del solo capitello senza abaco, o dividiamo il segmento FG per 1,618, o dividiamo l’intera lunghezza della punta della stella (EF) per la radice cubica di 1,618, ossia 1,174. Proseguendo nelle suddivisioni sopra enunciate otterremo la collocazione di altre tre cornici. Restando sempre a considerare la punta superiore della stella, coincidente col vertice del timpano, va notato che il timpano stesso si apre lungo i due lati dei pentagono convesso racchiudente quello stellato.
Resta ora da dar conto della circonferenza nella quale abbiamo disegnato sia il pentagono convesso che quello stellato. E qui scopriamo che nelle dimensioni reali dei portale la circonferenza che lo genera ha un raggio di m 5,50, ossia dieci cubiti sacri di cm 55, la misura con cui Salomone costruì il tempio di Gerusalemme. Ma questa misura l’abbiamo già trovata nella matrice del castello dove il lato minore dei quattro rettangoli in rapporto aureo che generano la pianta del maniero ha la lunghezza di m 22, cioè 40 cubiti sacri. A questo punto il freddo rigore della geometria deve far posto a qualche opportuna divagazione.
Già Pitagora aveva eletto a simbolo del numero d’oro e della divina proporzione la stella a cinque punte perché in essa tutte le linee che si intersecano si scompongono secondo il rapporto di 1,618, 1,618 al quadrato e 1,618 al cubo senza dire che il pentagono stellato con quello convesso (entrambi inscritti nella stessa circonferenza) dà luogo ancora a tale rapporto. Ma il numero d’oro e la divina proporzione prima ancora di ritrovarli applicati nell’architettura, anche quella più remota, sono nel corpo umano, anzi è stato proprio il corpo umano tanto bene proporzionato e armonizzato a servire da modello all’architettura.
Quindi la stella a cinque punte possiamo considerarla una trasposizione in geometria del rapporto armonico che è nell’uomo e questo pensò Agrippa di Nettesheim (1486-1535) quando disegnò l’uomo microcosmo. Continuando quindi in tale successione sillogistica, sulla facciata di Castel del Monte c’è un portale che, in chiave esoterica, rappresenta l’uomo.
Pubblicato in Lavori di Loggia | Lascia un commento

VITALITY: L’UOMO. LA DONNA. L’UNO

Vitality: l’uomo, la donna, l’Uno

di I.P.; questa tavola è stata tracciata dal Fratello espressamente per il nostro sito.


Sulla nostra pelle il tempo scava e vi lascia le rughe, segni, graffiti nella cute, dei nostri stati d’animo. Cicatrici, marchi dei nostri conflitti con gli influssi psichici e fisici della vita, insomma segni della reazione del nostro organismo nei confronti dei veleni sia fisici sia mentali coi quali veniamo in contatto.

Importante è però che, sotto la corazza protettiva della pelle, noi rimaniamo così come siamo sempre stati: i bambini incuriositi, timidi e giocherelloni di una volta.

La maschera che la vita ci impone deve essere soltanto una protezione, un’armatura, uno schermo che ci dà la possibilità di sopravvivere. Non dobbiamo però dimenticare di togliercela a volte e di mostrarci così come siamo, magari soltanto a quelle persone che ci sono più care e delle quali ci fidiamo. Soltanto in questa maniera riusciremo a risplendere nella nostra luce migliore, a mostrare la nostra anima. Soltanto così avremo la possibilità di sperimentare e dimostrare che in realtà non invecchiamo mai e lo scorrere del tempo su di noi non lascia alcuna traccia. Facciamo vedere allora allegoricamente nudi, apparendo sempre bellissimi e senza età, soltanto a chi ci apprezza, ci conosce a fondo, ci ama profondamente, incondizionatamente e persegue i nostri stessi ideali. Quella persona ci vedrà sempre uguali, sempre giovani. Non esisterà più depressione, tristezza né sconforto in quei momenti di intensa magica comunicazione o comunione, dove le parole non serviranno.

In quei momenti, potremmo definirli anche sacri, di estrema intimità, il corpo stesso, e sue cellule, i suoi liquidi interstiziali, le sue cellule germinative e riproduttive comunicheranno da sole tra di loro. L’unione consensuale di due corpi in modo simile consacrati, considerati due meri veicoli dello spirito e dell’anima, diventerà in quel momento qualcosa di inevitabile. Avrà inizio l’evento più sublime e maestoso che può avvenire nell’universo, un atto di creazione vera e propria, un atto paragonabile soltanto alle estasi dei grandi mistici. Allora l’unione della carne dello spirito risulterà perfetta e darà loro il modo di diventare finalmente una sola, unica cosa.

In questo frangente sarà data a DUE individui l’opportunità di penetrare ed essere penetrati nello stesso momento, di fondere le loro vite, di scorrere come un fiume impetuoso l’uno nell’altra. Diventare un corpo dentro l’altro, un’anima nell’altra, sangue nel sangue. Una goccia di quel miracoloso benessere e di gioia senza inizio né fine, che ci aiuta a superare tutti gli ostacoli che la vita ci pone davanti, e che soltanto il miraggio di un altro incontro simile, di un simile premio alla nostra sopravvivenza, ci darà la forza di continuare la nostra lotta e il nostro viaggio. Ci renderà appagati e in quel prezioso istante tanto agognato ci farà confluire nell’UNO, ci darà modo di realizzare un UNO, un essere doppio, ermafrodito e perciò completo, ineffabile. La possibilità di avere a disposizione un simile magico rifugio come risulta essere la donna, l’antico alchemico “atanor” o il “calderone” di celtica memoria, se vogliamo dove può compiersi questo miracolo, questa amalgamazione o unione delle essenze primordiali di due individui diversi ma complementari, delle potenti energie derivanti direttamente dal cosmo, dall’UNO CREATORE, che ognuno porta custodite in sé e di cui non conosce l’enorme potenzialità. Tutto ciò, in un atto permesso soltanto a Dio, ci permette i ritornare a lui, di poterci identificare con lui in quel momento sacro.

La donna diventa allora un mezzo, o un officiante, messo a disposizione dal Dio Creatore per creare, una porta dell’universo per costruire l’Universo, una Porta nel vero senso della parola, fisico e tangibile insomma, attraverso la quale ci è consentito di viaggiare nel tempo, dove il TEMPO non ha più NESSUNA dimensione o le possiede tutte.

Dove le anime si incontrano, dove dal Chaos ne escono sempre di nuove, dove due anime complementari si fondono e dalla loro fusione ne nasce un’altra e un’altra ancora e si può in questo modo perpetuare l’abbrivio della Creazione infinita. Bisognerebbe ricordarsi di questo miracolo e rendersi conto di quello che l’uomo è in realtà. Quello che l’uomo può dare alla donna, e quello che la donna può dare all’uomo. Se vogliamo, al loro occulto significato d’insieme. Al loro duro viaggio attraverso questo mondo, questa dimensione densa, pesante, sperimentando il fatto di divenire materiali, e ritornare infine, se si è fortunati, alla forma più perfetta e atemporale, qual è lo spirito.

Diventa allora comprensibile il perché di quel momento sì inesplicabile, misterioso e vertiginoso, qual è l’orgasmo, di cui si preferisce non parlare. L’attimo nel quale non ci si rende più conto di essere fatti di materia pesante e degradabile, ma si ritorna, per un istante infinitesimale, nello stato di energia pura, di estrema potenza creativa, un tutt’uno.

Questi due esseri complementari si ritrovano, e ciò è estremamente difficile e raro, e le loro tessere si incastrano perfettamente in tutte le loro dimensioni, diventano un tutt’uno, l’essere perfetto, dagli antichi chiamato Androgino, l’alchemico Rebis. È questo soltanto un assaggio, un sintomo di quello che proveremo in un futuro alquanto prossimo e condiviso da tutti quanti, saggi e stupidi, ricchi e poveri, religiosi e atei, detentori delle verità assolute e dai loro timidi cercatori. È un assaggio del modo in cui vivremo in eterno, alleggeriti del nostro involucro materiale e marcescibile, variamente colorato, finalmente riuniti all’Uno eterno.

È questo il ricordo di come abbiamo in tempi remoti già vissuto in un mondo perfetto, il mitico Eden, prima che ci avessero costretti ad uccidere, prima che ci avessero instillato la paura della morte.

Pubblicato in Lavori di Loggia | Lascia un commento

SPUNTI DI RIFLESSIONE SULLA RAPPRESENTAZIONE DELLA SCALA NELLA TAVOLA DI TRACCIAMENTO DEL PRIMO GRADO

s

SPUNTI DI RIFLESSIONE SULLA RAPPRESENTAZIONE DELLA SCALA NELLA TAVOLA DI TRACCIAMENTO DEL PRIMO GRADO


di M.B.; l

Un tentativo di analisi del significato simbolico della scala in ambito massonico può partire dalla sua rappresentazione più comune in Loggia: la scala è un elemento messo in grande rilievo nella tavola di tracciamento (o quadro di Loggia) del primo grado.

Ricordo qui brevemente che le tavole che noi utilizziamo comunemente, sono solo uno dei molti tipi di quadri che sono stati e continuano ad essere utilizzati dai Massoni speculativi. Le nostre tavole sono di origine vittoriana, opera del pittore Harris.

La tavola di tracciamento ricomprende tutti gli elementi simbolici presenti in Loggia. Di più, la loro disposizione allude chiaramente alla riproduzione di una Loggia, e la presenza di lettere che indicano i punti cardinali rendono questa conclusione inequivoca. Appena oltre allo scranno del MV -oriente di Loggia-, parte una lunga scala che conduce a una luce sfolgorante posta in cielo.

La presenza di angeli sulla scala rende agevole l’identificazione della scala con quella del sogno di Giacobbe (Genesi 28.11). Giacobbe, in marcia verso la Mesopotamia, si corica a terra per dormire, con la testa posata su una pietra che funge da guanciale. Durante il sonno egli fa un sogno in cui vede il cielo aprirsi e una scala mettere in collegamento terra e cielo: in alto sta l’Eterno. La scala è percorsa da angeli. Dopo il sogno, Giacobbe grida: “Questa è proprio la casa di Dio…questa è la porta del cielo”.

La scala è presente in numerose culture Tradizionali come tramite tra cielo e terra, e al tempo stesso come rappresentazione del cammino di ascesa/ascesi dell’iniziato.

La qualificazione simbolica di congiunzione tra il piano mondano e quello celeste, fa sì che la scala sia presente nell’architettura dei templi di molte Tradizioni: si pensi agli ziggurath mesopotamici, o ai teocalli messicani.

In questo, la scala ricalca la matrice archetipica dell’albero, dell’albero della vita ovvero dell’asse del mondo, il punto in cui il mistico cerca l’unione intramondana e la congiunzione con il principio divino. La scala spiraliforme ne è un esempio molto pregnante, che ricalca la danza derviscia che conduce alla trance mistica.

E’ interessante notare come la scala di Giacobbe sia presente nella regola monastica di Benedetto (circa 535). La regola prende spunto da questo simbolo per una catechesi morale incentrata sul tema dell’umiltà:

“Fratelli miei, se vogliamo raggiungere la vetta più eccelsa dell’umiltà e arrivare rapidamente a quella glorificazione celeste, a cui si ascende attraverso l’umiliazione della vita presente, bisogna che con il nostro esercizio ascetico innalziamo la scala che apparve in sogno a Giacobbe e lungo la quale questi vide scendere e salire gli angeli.

Non c’è dubbio che per noi quella discesa e quella salita possono essere interpretate solo nel senso che con la superbia si scende e con l’umiltà si sale.”

Esempi non dissimili si ritrovano nei rituali massonici: le tre figure femminili rappresentate nella nostra tavola di tracciamento sono le tre virtù teologali, ovvero le virtù che permettono l’avvicinamento a Dio. Fede, Speranza e Carità sono le figlie di Sophia, secondo Iacopo da Varazze che cita in proposito la chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli. La fede è rappresentata da una figura muliebre recante un calice. La seconda figura reca un’ancora, a significare la fermezza, precondizione della Speranza. Infine, la Carità, rappresentata da una donna che reca per mano un bimbo. Il dare senza attesa di ricevere, come fa la donna che allatta il bimbo, illustra la carità intesa come amore, secondo l’insegnamento di San Paolo.

Ogni sforzo di elevazione sul piano spirituale si accompagna ad un analogo avanzamento sul piano della conoscenza. Ecco che la scala diviene simbolo del lavoro sul se che è componente precipua della Massoneria speculativa. L’indeterminatezza della meta di questo viaggio non importa agli occhi di colui che lo abbia intrapreso con fermezza.

Pubblicato in Lavori di Loggia | Lascia un commento

PROCEDURE E CRONOLOGIE

Procedure e cronologie relative
all’Iniziazione o Riammissione (Per le riammissioni la procedura è identica a quella del profano salvo per la domanda: A1 per i profani; A2 per riammissioni e per gli importi dovuti al G.O.I. – art 19 e 75 del Reg.)   La domanda di ammissione redatta sul mod. A1 (per le riammissioni mod. A2, che non va trasmesso alla Segreteria bensì archiviato nel dossier dell’interessato) deve essere sottoscritta dal Fr. M. presentatore, che diviene garante, e consegnata al M.V. (art. 2 Reg).   La domanda va corredata da:
1.  Curriculum vitae completato da dichiarazione esplicita sui punti A.B.C.D.E. (vedi art. 2 del Reg.)
2.  Certificato penale generale, carichi pendenti presso la Procura e carichi pendenti presso la Pretura (la cui validità è solo di 6 mesi agli effetti del G.O.I.)
3.  3 fotografie   Il M.V., verificata con il Fr. Oratore la regolarità della domanda, riferisce in L. e dichiara la “Presa in considerazione”, trasmette il mod. C1 in due copie, tutta la documentazione richiesta e le locandine porta foto in tre copie alla Seg. Coll. Circoscrizionale. Riceverà di ritorno un mod. Ci timbrato e datato dalla Segreteria.   La Segreteria provvede all’affissione della fotografia in bacheca per 45 giorni e dà notizia alle LL della Circosrizione a mezzo bollettino mensile. Traasmette 3 copie del C1 alla Gran Segreteria del G.O.I. (art. 3 Reg) che restituirà una copia al M.V. della L. con il “nullaosta” del Gran Maestro.   II M.V., ottenuto il “nullaosta” nomina 3 M.V. Tegolatori che nel terinine massimo di 6 giorni faranno pervenire al M.V. le proprie Tavole informative (art. 4 del Reg.). La procedura di Tegolatura del riammittendo è sottintesa, in quanto lo stesso può rivelare una personalità diversa da quella iniziale- (chiarimento fornito dalla Segreteria del Collegio il 23/10/97).   IL M.V. convoca la L. in primo grado per la discussione e per fissare le date della 1ª e 2ª votazione. La convocazione non può avvenire prima di giorni 45 dalla data di riscontro della Segreteria della avvenuta comumcazione della “presa in considerazione” – (Art. 6 Reg.)   Il Segretario di L invia comunicazione alla Segreteria Coll. Circoscr. e all’Ispett. di L. almeno 60 giorni prima delle date stabilite per le due votazioni, che saranno pubblicate sul bollettino del Collegio. Le date stabilite sono tassative e non possono essere cambiate (precisazione della Segreteria del Colì. Circoscr.) I Fratelli visitatori presenfi hanno diritto di voto (art 8 Reg).   La votazione è segreta   Il mancato rispetto degli adempimenti costituisce colpa Massonica e le votazioni annullate (art. 8 bis Reg.)   Il M.V. a votazioni favorevoli concluse, dà incarico al M.Fr: presentatore di chiedere al soggetto la Tassa di Iniziazione (art. 10 Reg)   Il M.V. inoltra l’importo che compete al GOI (L 500.000 per i profani e L.100.000 per i riammessi; precisazione della Segr. del Coll. Circ. del 23/10/97) alla segreteria unitamente alla richiesta rilascio Brevetto Iniziazione.   Ottenuto il Brevetto il M.V. stabilisce data e ora del Rito, che si svolgerà in I Grado (art. 10 Reg.)   Il Segretario di Loggia sottopone la “promessa solenne” per la firma dell’Iniziato e la trasmette congiunta al mod C3 (2 copie) alla Segreteria del C.C. per l’inoltro al Grande Oriente d’Italia (art. 11 Reg) compresa la tassa per il GOI.   In caso di interpretazione dubbia degli artt. della Costituzione o del regolamento rivolgersi sempre alla Segreteria del Coll. Circoscr.
Pubblicato in Lavori di Loggia | Lascia un commento

POEMA REGIUS

Poema Regius

(1390)


PREMESSA Il più antico documento organico – ufficialmente riconosciuto – sulla struttura di un’associazione libero muratoria «operativa» medioevale è il c.d. «Poema Regius» datato 1390, detto anche «Manoscritto di Halliwell», dal nome di James O. Halliwell Phillipps (non Massone) che lo pubblicò nel 1840, scoprendolo giacente nel British Museum.
Il manoscritto, che originariamente faceva parte della Royal Library, era stato donato al museo da Re Giorgio II (1727-1760); da ciò la dizione «Poema Regius».
In precedenza il «Regius» era stato catalogato come «A Poem of Moral Duties».
Il manoscritto è redatto nel middle english dell’epoca di Chaucer, in forma poetica in 794 versi, e si suppone stilato ad opera di un prete o di un chierico inglese (o comunque di un erudito) e probabilmente ricavato da un testo statutario più antico.
È composto da un «Preambolo storico» (Qui cominciano le costituzioni dell’arte della geometria secondo Euclide), da 15 articoli, 15 punti e di 2 parti conclusive.
Il «Poema Regius» non è pertanto, a stretto rigore, un vero Statuto. Piuttosto potrebbe essere definito come un codice di comportamento valevole per i liberi muratori e redatto in versi allo scopo di renderne più facile l’apprendimento testuale a memoria.
Il «Poema Regius» si afferma ispirato alle Costituzioni in vigore nelle Craft Libero muratorie anglo-sassoni operanti all’epoca dell’anonimo poeta, ma con riferimento – come si afferma nel Poema – ad un’antecedente Costituzione redatta sotto l’egida di Re Atelstano.
Re Atelstano, o Athestan (o Adelstonus, o Adelston come scritto nel «Poema Regius» rispettivamente ai versi 60 e 485, o Athelsone come si legge nel c.d. «Manoscritto di Carmick» – che alcuni Autori collocano attorno al 990-1000, ma che forse dovrebbe collocarsi attorno al 910-930) regnò fino al 939 ed a lui successe il figlio Eduino (o Edwin), che alcuni Autori affermano sia stato, da principe ereditario, architetto della Loggia di York nel 925-926 (data quest’ultima attribuita alla fondazione di tale Loggia). Il «Manoscritto di Carmick» afferma che sarebbe stato tale principe che fece approvare in un’assemblea a York gli Statuti avuti dal Re suo padre.
Il «Poema Regius» è stato tradotto in italiano sulla Rivista Massonica 1973 N.6 (non in versi) e da GAETANO FIORENTINO (in forma poetica) in un volume edito dal G.O.I. («Il Poema Regio») nel 1984.
Il «Poema Regius» anche se non è un vero Statuto rimane comunque di grande interesse per un indagine sulla Massoneria antica, in quanto rivela anche ampie analogie con gli Old Charger – «Antichi Doveri» – redatti da Anderson nel 1723 e che costituiscono ancora oggi le norme cardine della Massoneria.

Qui cominciano le costituzioni dell’arte
Della geometria secondo Euclide.Chiunque saprà bene leggere e vedere
Potrà trovarle scritte nell’antico libro
Di grandi signori ed anche di signore
Che ebbero molti figli insieme, con certezza.
E non avevano rendite per mantenerli.
Né in città, né in campagna, né in boschi recinti;
Essi presero insieme una decisione
Di stabilire per la salvezza di questi fanciulli
Come essi potessero meglio sopportare la vita
Senza grandi malattie, affanni e lotte
E, principalmente, per la moltitudine dei figli
Che sarebbe venuta dopo la fine loro.
Essi li mandarono presso grandi maestri
Che insegnassero loro a bene operare.
E preghiamo loro, per amor di nostro Signore
Che sia dato ai nostri figli qualche lavoro
Che permetta loro di vivere
Bene e onestamente, in piena sicurezza.
In quel tempo, mediante buona geometria
Questa onesta arte di buona muratoria
Fu stabilita e fatta in questo modo:
Coll’imitare questi maestri, insieme
Alle preghiere di questi signori essi dimostrarono la geometria.
E dettero il nome di massoneria
All’arte più onesta di tutte.
Questi figli di signori si misero d’impegno
Per imparare da lui [Euclide, n.d.r.] l’arte della geometria
Che egli praticava con zelo.
Per le preghiere dei padri e delle madri
Egli li ammise a questa onesta arte.
Egli era il più grande erudito ed era onesto
E superava lo zelo dei suoi compagni
Poiché in quell’arte egli oltrepassava gli altri
E avrebbe conseguito più prestigio.
Il nome di questo grande saggio fu Euclide,
Il suo nome spande piena e ampia meraviglia.
Inoltre, questo grande maestro ordinava
A chi era più in alto in questa scala
Che insegnasse a chi era meno dotato
A essere perfetto in quella onesta arte.
E così ciascuno insegnava all’altro
E si amavano l’un l’altro come fratello e sorella.
Inoltre egli ordinò che
Lo si chiamasse Maestro,
In modo che chi fosse il più degno
Fosse chiamato così.
Ma i muratori non si dovevano chiamare l’un l’altro,
Nell’arte e fra di loro,
Né soggetto, né servo, ma caro fratello.
Anche se uno non era perfetto come l’altro
Doveva ciascuno chiamare l’altro compagno
Perché essi erano di buona nascita.
In questo modo, mediante la buona conoscenza della geometria
Ebbe origine l’arte della massoneria.
Il maestro Euclide in questo modo fondò
Quest’arte di geometria in terra d’Egitto.
In Egitto egli ampiamente insegnò,
E in diverse terre da ogni parte,
Molti anni dopo ho saputo,
Prima che l’arte venisse in questo paese.
Quest’arte venne in Inghilterra, come vi dico,
Al tempo del buon re Atelstano.
Egli fece sia sale che loggiati
E alti templi di grande prestigio
Per compiacersi sia di giorno che di notte
E onorare il suo Dio con tutte le sue forze.
Questo buon signore amò grandemente quest’arte
E si propose di consolidarla da ogni lato
Perché aveva trovato vari difetti in essa.
Egli mandò a dire in tutto il paese,
A tutti i Massoni dell’arte,
Di andare da lui immediatamente
Per correggere tutti questi errori
Col buon consiglio, se poteva essere dato.
Fece fare allora una assemblea
Di vari signori, secondo il loro stato:
Duchi, conti e anche baroni,
Cavalieri, gentiluomini e molti altri
E i maggiori cittadini di quella città;
Essi erano tutti là secondo il loro grado.
Quelli erano là secondo i propri mezzi
Per stabilire la condizione di questi Massoni.
Là essi cercavano col loro intelletto
Come poterli governare.
Quindici articoli essi cercarono
E quindici punti essi elaborarono.

Qui comincia il primo articoloIl primo articolo di tale geometria:
Il maestro massone deve essere pienamente sicuro
Risoluto, fidato e sincero.
Di questo egli non si pentirà mai.
E paghi i suoi compagni secondo il costo
Del mantenimento, voi lo sapete bene,
E paghi loro il giusto secondo coscienza,
Ciò che possono meritare.
E non assuma più uomini
Di quanti possa adoperare
E non si lasci corrompere, né per amore né per paura
Da qualsiasi altra parte,
Da signore o da compagno, chiunque sia:
Da costoro non accettare alcun compenso.
E, come un giudice, sta’ agli impegni
E allora farai il giusto per entrambi.
Fa questo sinceramente dovunque tu vada
E il tuo merito, il tuo profitto sarà migliore.


Secondo articoloIl secondo articolo di buona massoneria
Deve udirsi specialmente qui:
Che ogni maestro, che sia un massone,
Deve essere alla corporazione generale,
Naturalmente, se è stato informato
Dove sarà tenuta questa assemblea.
A tale assemblea deve andare
Salvo che non abbia una ragionevole giustificazione.
Altrimenti egli vuole offendere la corporazione
O vuole comportarsi con falsità,
Oppure è gravemente ammalato
Da non poter andare in mezzo a loro.
Questa è una giustificazione valida
Per quella assemblea, senza frottole.


Terzo articoloIl terzo articolo dice in verità
Che il maestro non assume apprendista
Senza aver l’assicurazione che si fermi
Sette anni con lui, così vi dico,
Per insegnargli la sua arte, quello che serve.
In minor tempo quegli non potrà imparare
A beneficio del suo signore né suo proprio,
Come potete sapere a buona ragione.


Quarto articoloIl quarto articolo deve essere quello
Che il maestro deve tenere per sé.
Che egli non deve tener schiavo l’apprendista
Né trattarlo con avarizia
Poiché il signore al quale è legato
Può cercare l’apprendista dovunque egli vada.
Se è stato preso nella loggia,
Egli può farvi molto danno
E in tal caso può accadere
Che faccia danno a qualcuno o a tutti.
Perciò tutti i Massoni che sono là
Stiano insieme in piena fratellanza.
Se una tale persona fosse nell’arte
Possono capitare vari inconvenienti;
Per miglior agio quindi, onestamente,
Assumi un apprendista di condizione elevata.
Dai tempi antichi si trova scritto
Che l’apprendista deve essere di nobile stato;
E così talvolta il sangue di grandi signori
Apprese tale geometria, il che è molto bene.


Quinto articoloIl quinto articolo è molto giusto.
Posto che l’apprendista sia di nascita legittima,
Il maestro non accoglierà a nessun prezzo
Un apprendista che sia deforme:
Ciò significa, come puoi udire,
Che avrà le sue membra tutte intere;
Per l’arte sarebbe grande scorno
Prendere uno zoppo e uno storpio.
Perciò un uomo imperfetto, di tale razza,
Porterebbe poco di buono all’arte.
Così ciascuno di voi deve sapere
Che l’arte vuole avere un uomo forte;
Un uomo mutilato non ha forza,
Dovete saperlo fin d’ora.


Sesto articoloIl sesto articolo non va tralasciato:
Che il maestro non rechi pregiudizio al signore,
Nel prendere da questi, per il suo apprendista,
Anche quanto è in ogni caso dovuto ai compagni.
A quelli che sono nell’arte già perfetti
Questo non deve essere, anche se parrebbe di sì.
Anche se vi fossero buone ragioni
Che percepisse il salario come i suoi compagni,
Questo stesso articolo, in tal caso,
Giudica che l’apprendista
Prenda meno dei compagni che sono perfetti.
In vari casi può occorrere
Che il maestro possa istruire l’apprendista
Onde il suo salario possa aumentare presto
E, prima che il termine giunga a compiersi,
Il suo salario possa venire migliorato.


Settimo articoloIl settimo articolo che è qui ora
Dirà chiaramente a voi tutti
Che nessun maestro, per favore o per timore,
Può rubare ad alcuno abito o cibo.
Né dare rifugio ad alcun ladro
Né a chi abbia ucciso un uomo,
Né a chi abbia cattiva fama,
Per timore di esporre l’arte al biasimo.


Ottavo articoloVi mostra così l’ottavo articolo
Che il maestro può far bene così:
Se ha qualche operaio
Che non sia perfetto come bisogna,
Egli può cambiarlo sollecitamente
E prendere al suo posto un uomo migliore.
Un tale uomo, per negligenza,
Potrebbe nuocere alla riputazione dell’arte.


Nono articoloIl nono articolo mostra appieno
Che il maestro dev’essere saggio e forte.
Che non può intraprendere alcun lavoro
Se non è in grado di farlo e condurlo a termine.
E che esso sia anche utile ai signori
E alla sua arte, dovunque vada,
E che le fondamenta siano ben preparate
Perché non si fenda e non crolli.


Decimo articoloBisogna conoscere il decimo articolo,
Nell’arte, in alto e in basso.
Che non ci sia maestro che soppianti l’altro
Ma stiano insieme come fratello e sorella.
In questa zelante arte, tutti e ciascuno,
Chi vuole essere un maestro massone
Non soppianti nessun altro.
Che avendogli sottratto un lavoro,
Il suo dolore è così forte
Che non pesa meno di dieci libbre,
Se non è trovato colpevole
Di aver con mano per primo toccato il lavoro.
Per nessuno in massoneria
Si soppianterà, di certo, un altro.
Ma se il lavoro è fatto in modo
Che possa a sua volta rovinare,
Allora un massone può chiedere tale lavoro
Ai signori, per tutelare il loro interesse.
A meno che non capiti un tale caso,
Nessun Massone vi si deve immischiare.
Veramente colui checomincia le fondamenta,
Se è un massone buono e integro,
Ha di certo nella sua mente
Come portare a buon fine il lavoro.


Undicesimo articoloL’articolo undicesimo, io ti dico
Che è insieme leale e franco
Poiché insegna, con la sua forza,
Che nessun massone deve lavorare di notte
Se non sia a conoscenza
Che ciò sia a vantaggio del lavoro.


Dodicesimo articoloIl dodicesimo articolo è di alta probità:
Ogni massone, dovunque sia,
Non deve corrompere i suoi compagni di lavoro.
Se vuol salvare la propria onestà
Li comanderà con parole oneste,
Con l’ingegno che Dio gli ha dato.
Invece devi migliorarlo come puoi
Fra voi insieme senza contesa.


Tredicesimo articoloIl tredicesimo articolo, così Dio mi salvi,
È che se il maestro ha un apprendista
Cui egli ha insegnato tutto
E gli ha spiegato gradualmente i vari punti
Così che questo sia capace di conoscere l’arte,
Dovunque possa andare sotto il sole.


Quattordicesimo articoloIl quattordicesimo articolo, a buona ragione
Mostra al maestro quel che deve fare:
Egli non deve accogliere un apprendista
Se non prendendo varie cautele
Che quegli possa, nel suo termine,
Apprendere da lui le diverse parti.


Quindicesimo articoloIl quindicesimo articolo pone un termine
Ed è un amico per il maestro
Per insegnargli che con nessuno
Egli si può condurre scorrettamente,
Né mantenere i suoi compagni nel loro peccato,
Per alcun interesse che gli potesse venire.
Non accetterà di fare falso giuramento
Per tema della salvezza della sua anima.
Se no, esporrebbe l’arte alla vergogna
E se stesso al biasimo.

Altre CostituzioniA questa assemblea furono stabiliti dei punti,
Dai grandi signori ed anche dai maestri,
Che chiunque volesse apprendere quest’arte e appartenervi
Doveva amare Dio e la santa chiesa
Ed anche il maestro col quale sta,
Dovunque egli vada, in campagna o nel bosco.
E devi amare anche i tuoi compagni
Poiché questo la tua arte desidera da te.


Punto secondoIl secondo punto è, come vi dico,
Che il massone lavori durante la sua giornata
Veramente, per quanto sa e può
In modo da meritare il suo riposo per la festa
Ed operi seriamente nel suo lavoro
Onde meriti la sua mercede.


Punto terzoIl terzo punto deve essere ben conosciuto
Fra gli apprendisti rispettivamente:
Che il consiglio del maestro deve accettare e tenere,
E quello dei compagni, con buon proposito.
Non dirà a nessuno i segreti della camera,
Né qualsiasi cosa essi facciano nella loggia.
Qualunque cosa tu ascolti o veda fare
Non devi dirla a nessuno, dovunque andrai.
Il consiglio del vestibolo e quello del loggiato
Vi renderà, per questo, grande onore.
Il contrario vi porterebbe al biasimo
Ed arrecherebbe grande vergogna all’arte.


Punto quartoIl quarto punto ci insegna anche
Che nessuno deve essere falso verso la sua arte.
Non deve perseverare nell’errore
Contro l’arte, ma evitarlo.
Non farà egli pregiudizio
Al suo maestro né ai suoi compagni.
E sebbene l’apprendista sia posto al di sotto
Anch’egli deve avere la stessa legge.


Punto quintoIl quinto punto, innegabilmente è
Che quando il massone prende la paga
Stabilita dal suo maestro,
Egli deve prenderla docilmente.
Tuttavia il maestro può, per fondata ragione,
Avvertirlo formalmente prima di mezzogiorno
Se non intende occuparlo più oltre
Come ha fatto fin qui.
Contro tale ordine non può contendere
Se [il maestro, n.d.r.] pensa di avere migliore successo.


Punto sestoIl sesto punto deve essere fatto conoscere
Sia in alto che in basso.
Nel caso dovessero accadere
Fra i massoni, alcuni o tutti,
Per invidia od odio implacabile,
Che nascano spesso grandi contese,
Allora il massone è obbligato, se possibile,
A, destinare un certo giorno per la composizione.
Ma essi non procederanno a tale rito
Finché la giornata lavorativa non sarà trascorsa.
Durante un giorno festivo potrete facilmente
Trovare il tempo per la composizione.
Se fosse fatto durante la giornata di lavoro
Il lavoro sarebbe dilazionato per tale questione.
Assegna loro, quindi, un tale termine
Cosicché vivano bene nellalegge di Dio.


Punto settimoIl settimo punto può bene significare
Che Dio ci ricompenserà per una vita buona.
A questo scopo descrive chiaramente
Che non dovrai giacere con la moglie del tuo maestro
Né con quella del tuo compagno, in nessun modo,
Altrimenti l’arte ti disprezzerà;
Né con la concubina del tuo compagno,
Come tu non vorresti che egli facesse con la tua.
La pena per questo sia severa:
Che rimanga apprendista per sette anni interi,
Se incorre in un caso di questi.
Quegli allora deve essere punito;
Molti guai potrebbero avere principio
Da un tal peccato mortale.


Punto ottavoIl punto ottavo, si può essere certi,
Se hai preso ogni cura
Di essere sincero verso il tuo maestro
Per questo punto non sarai dispiaciuto.
Devi essere un sincero mediatore
Fra il tuo maestro e i tuoi compagni liberi;
Fa lealmente tutto ciò che puoi
Ad ambo le parti e ciò è molto bene.


Punto nonoIl nono punto ci chiama
Ad essere attendenti del nostro alloggio.
Se vi trovate in camera insieme,
Ciascuno deve servire l’altro con cortesia.
Rende i compagni cortesi, come voi dovete sapere
Fare tutti l’attendente [‘steward’, n.d.r.] a turno,
Settimana dopo settimana. Senza dubbio,
L’attendente conviene farlo a turno;
Amabilmente servirsi l’un l’altro
Come si pensa per fratello e sorella.
Nessuno dovrà lasciare l’onere a un altro
Per rendersi libero senza corrispettivo
Ma ognuno sarà ugualmente libero.
Di tale corrispettivo, così deve essere,
Fai attenzione di pagare sempre bene ogni uomo
Dal quale tu abbia comprato dei viveri:
Che nessuna accusa sia possibile fare a te
Né ai tuoi compagni di ogni grado
Ogni uomo o donna, chiunque sia,
Pagalo bene e giusto, per quello che offre.
Di questo ricevi per il tuo compagno valida ricevuta
Per il pagamento che gli hai fatto,
Per timore che ciò provochi rimprovero dei compagni,
E a te stesso parti di grande biasimo.
Quanto a lui, deve fare buoni rendiconti,
Delle merci che egli ha preso.
Di quello dei tuoi compagni che hai consumato
Dove, come e a qual fine.
Tali conti devi venirli a fare
Ogni volta che i tuoi compagni lo richiedano.


Punto decimoIl decimo punto presenta la buona vita
Il vivere senza affanno e contesa.
Perciò se il massone vive in modo ingiusto
Ed è falso nel lavoro, certamente
Per tali false abitudini
Può diffamare ingiustamente i propri compagni.
Mediante frequenti false accuse
Può far sì che l’arte ne abbia biasimo.
Se egli farà tale villania all’arte
Certamente non gioverà poi a se stesso
Né lo si manterrà nella sua vita malvagia
Temendo che si metta a diffamare e contrastare.
Pertanto, non dovete ritardare,
Ma dovete costringerlo
A presentarsi dove crederete.
Dove tu desideri, forte o piano.
Lo richiamerai alla prossima assemblea
A presentarsi davanti ai suoi compagni
E se non vorrà comparire davanti a loro
Deve giurare di rinunziare all’arte,
Poi sarà punito secondo la legge
Che fu fondata in giorni lontani.


Punto undicesimoL’undicesimo punto è della buona discrezione
Come potete sapere con buona ragione.
Un massone che conosce bene quest’arte
E veda il suo compagno alzare una pietra
E posarla in pericolo di rovinare
Dovrà correggerlo, se può,
E poi insegnargli a fissarla
In modo che l’opera commissionata non rovini.
Devi però insegnargli gentilmente a perfezionarsi,
Con parole buone, che Dio ci ha dato;
Per il suo amore che sta in alto
Il tuo amore lo nutra con dolci parole.


Punto dodicesimoIl dodicesimo punto è di grande sovranità:
Laddove sarà tenuta l’assemblea,
Là si troveranno i maestri ed anche i compagni
E molti altri grandi signori.
Vi sarà lo sceriffo di quel paese
Ed anche il sindaco del posto;
Ci saranno cavalieri e gentiluomini
Ed altri notabili, come potrai vedere.
I decreti che essi faranno
Li manterranno tutti insieme
Verso ciascun uomo, chiunque egli sia,
Che appartenga all’arte buona e libera.
Se egli entrerà in contrasto con essa
Sarà preso in loro custodia.


Punto tredicesimoIl tredicesimo punto ci è molto caro.
Egli farà giuramento di non essere ladro
Né di aiutare alcuno nelle sue male arti.
Per qualsiasi cosa che egli abbia rubata
E tu ne abbia notizia o colpa,
Né per la sua roba né per la sua famiglia.


Punto quattordicesimoIl quattordicesimo punto contiene una buona legge
Per chi sia in soggezione.
Egli deve prestare un sincero giuramento
Al suo maestro e ai suoi compagni che sono lì.
Egli deve essere risoluto ed anche sincero
A tutte queste ordinanze, dovunque egli vada;
E al suo sovrano signore il re,
Di essere sincero verso di lui soprattutto.
E a tutti questi punti detti prima
È obbligato a prestare giuramento.
E tutti devono pronunciare lo stesso obbligo
Dei massoni, piaccia loro o meno,
A tutti questi punti detti prima
Che sono stati ordinati da un buon maestro.
Ed essi indagheranno, ciascuno
Dalla propria parte, meglio che potranno.
Se qualcuno può essere trovato colpevole
In qualche punto particolare.
E, se lo è, sia cercato
E sia portato davanti all’assemblea.


Punto quindicesimoIl quindicesimo punto è di ottima istruzione
Per coloro che là hanno giurato.
Tale decreto fu posto all’assemblea
Dai citati grandi signori e maestri,
Per quelli che sono disobbedienti, con certezza,
Contro il decreto esistente
Di questi articoli che furono fatti là
Dai grandi signori e massoni insieme.
E se sarà pubblicamente provato
Davanti all’assemblea, all’istante,
E non faranno ammenda della loro colpa,
Allora dovranno abbandonare l’arte
E così la corporazione dei massoni li rifiuterà
E promette solennemente di non assumerli più.
A meno che essi non facciano ammenda,
Non potranno più essere ammessi all’arte.
E se non faranno così
Lo sceriffo verrà da loro
E porterà i loro corpi in buie prigioni,
Per le violazioni che essi hanno compiuto.
E porrà i loro beni e la loro vita
Nelle mani del re, dovunque,
E li lasceranno stare là
Fin che piaccia al sovrano nostro re di liberarli.


Altro decreto dell’arte della geometriaEssi ordinarono che si tenesse un’assemblea
Ogni anno, laddove essi volevano,
Per correggere i difetti che capitasse di scoprire
Nella corporazione del paese.
Veniva tenuta ogni uno o tre anni
Sempre nel punto che preferivano;
Tempo e luogo doveva essere indicato
Perché avesse luogo il raduno.
Tutti gli uomini dell’arte dovevano trovarsi là
Con altri grandi signori, come dovete vedere,
Per correggere gli errori di cui si doveva parlare,
Se qualcuno di loro era stato scorretto.
Là, tutti dovevano prestare giuramento,
Tutti gli appartenenti a quest’arte,
Di accettare ciascuno questi statuti
Che furono ordinati dal re Atelstano.
Questi statuti che ho qui fondato
Voglio che siano mantenuti in tutto il mio paese
In nome della mia regalità
Che ho per mia dignità.
Comando anche che ad ogni assemblea che terrete
Veniate al vostro coraggioso, sovrano re,
Supplicandolo della sua alta grazia
Di stare con voi in ogni luogo
Per confermare gli statuti di re Atelstano
Che ha ordinato quest’arte per buona ragione.

Arte dei Quattro CoronatiPreghiamo ora l’altissimo Iddio
E sua madre, la lucente Maria
Affinché possiamo apprendere bene questi articoli
E questi punti, tutti insieme
Come fecero questi quattro santi martiri
Che dettero grande onore a quest’arte,
Che furono così buoni massoni come non ce ne saranno sulla terra.
Essi furono anche incisori e scultori di immagini
Perché erano artigiani dei migliori.
L’imperatore aveva grande predilezione per loro;
Egli desiderò che gli facessero una effigie
Che fosse venerata per amor suo.
Tali idoli dovevano in quel tempo
Distogliere il popolo dalla legge di Cristo.
Ma essi furono fermi nella legge di Cristo
E a quest’arte, senza dubbio.
Amavano Dio e tutti i suoi precetti
E volevano sempre più servirlo.
Uomini veri erano in quel tempo
E vivevano felici nella legge di Dio,
Essi non potevano concepire di fare degli idoli,
Per qualsiasi ricompensa potessero ricevere,
O credere negli idoli invece che in Dio.
Non avrebbero fatto questo, anche se egli si infuriava
Perché non avrebbero abbandonato la vera fede
E creduto alla sua falsa legge.
Allora l’imperatore li fece prendere
E mettere in una profonda prigione.
La cosa più triste fu l’essere puniti in quel posto
La cosa più gioiosa fu l’essere in grazia di Cristo.
Allorché non vide altra via
Li condannò a morte.
Dal libro si può conoscere
Nella leggenda dei santi
Il nome dei quattro coronati.
La loro festa, senza dubbio, sarà
L’ottavo giorno dopo Ognissanti.
Potete udire così come io ho letto
Che molti anni dopo, per un grande dubbio
Quando il diluvio di Noè fu completamente cessato
Ebbe inizio la torre di Babilonia,
Secondo un piano di lavoro di calce e pietra,
Come ognuno poteva vederla allora
Cosi lunga e larga era stata cominciata:
Per sette miglia di altezza oscurava il sole.
L’aveva fatta il re Nabucodonosor,
Di grande solidità per amore degli uomini.
In modo che se ancora fosse venuto un altro diluvio
Non avrebbe sommerso l’opera;
Per un così forte orgoglio, per tale vanteria,
Tutta quell’opera fu cosi perduta.
Un angelo colpì con la diversità delle favelle,
Cosi l’uno non comprendeva ciò che diceva l’altro.
Molti anni dopo, il grande dotto Euclide
Insegnò l’arte della geometria, molto profondo e chiaro.
Fece altrettanto con altri [soggetti, n.d.r.] nello stesso tempo
Di molte altre diverse arti.
Per la suprema grazia di Cristo in cielo
Cominciò con le sette scienze:
La Grammatica è indubbiamente la prima scienza.
La Dialettica la seconda, mi piace dirlo.
La Retorica la terza, non si può negarlo.
La Musica è la quarta, come vi dico.
L’Astronomia è la quinta, a mio fiuto,
L’Aritmetica la sesta, senza alcun dubbio.
La Geometria, la settima, chiude l’elenco.
Per la sua umiltà e cortesia
La Grammatica in verità è la radice
Per cui chiunque potrà apprendere dai libri.
Ma l’arte la supera di grado
Come sempre il frutto proviene dalla radice dell’albero.
La Retorica misura con espressione ornata il ritmo
E la Musica è un dolce canto,
L’Astronomia enumera, mio caro fratello,
L’Aritmetica fa vedere che una cosa è un’altra.
La Geometria è la settima scienza
Che può separare con certezza il falso dal vero.
Queste sono le sette scienze.
Chiunque le adoperi bene può avere il cielo.
Ora, cari figli, con la vostra conoscenza
Lasciate da parte la superbia e la cupidigia
E curate la buona discrezione
E la buona educazione, dovunque andiate.
Ora, vi prego di badare bene
A quanto sembrate abbisognare di più
Ma dovreste conoscere molto di più
Di quello che trovate scritto qui.
Se la vostra conoscenza è insufficiente,
Pregate Dio di farvela avere
Poiché Cristo stesso ci insegna
Che la Santa Chiesa è la casa di Dio
Che non è fatta per nessun altro scopo
Se non per pregarvi, come dice il Libro.
Là dentro la gente si riunirà
Per pregare e piangere i propri peccati.
Bada di non venire tardi in chiesa
A causa di scherzi lungo la via.
Quando poi vai in chiesa
Abbi in mente sempre di più
Di onorare di e notte il signore Dio tuo,
Con tutto il tuo intelletto e anche col tuo cuore.
Quando vieni alla porta della Chiesa
Prendi dell’acqua santa.
Per ogni goccia che tu prenderai
Estinguerai un peccato veniale, siine certo.
Ma prima devi tirar giù il tuo cappuccio
Per l’amore di Lui che è morto in croce.
Quando entri in chiesa
Offri il tuo cuore, subito, a Cristo.
Quindi guarda la croce lassù.
Poi piegati del tutto sulle ginocchia
Quindi pregalo di poter operare
Secondo la legge della santa chiesa,
Per seguire i dieci comandamenti
Che Dio ha dato a tutti gli uomini.
E pregalo sottovoce
Di tenerti lontano dai sette peccati
Per cui tu possa, durante la vita,
Preservarti dalle angosce e dalle lotte.
Inoltre, Egli ti assicuri la grazia
Di avere un posto nella beatitudine celeste.
Nella santa chiesa non usare parole sciocche
Proprie degli ignoranti, e parole sconce,
E respingi ogni vanità
Ma recita il pater noster e l’ave Maria.
Guarda anche di non fare alcun rumore
Ma rimani sempre in preghiera;
Se non vuoi pregare,
In nessun modo non impedirlo agli altri.
Non sederti né stai in piedi in quel posto
Ma inginocchiati per terra
E, quando si leggerà il Vangelo,
Alzati completamente lontano dalla parete
E benedici tu stesso se lo sai fare,
Quando comincerà il gloria tibi.
E quando il Vangelo è compiuto
Tu potrai inginocchiarti ancora,
Giù su entrambi i ginocchi,
Per il suo amore che ci fa tutti inchinare.
E quando senti suonare le campane
A quel santo sacramento
Tu devi inginocchiarti, giovane o vecchio che tu sia
E alza completamente entrambe le mani
E quindi parla in questo modo
Piamente e sommessamente, senza rumore:
“Signore Gesù, sii tu benvenuto
Come io ti vedo, in forma di pane.
Ora, Gesù, nel tuo santo nome
Difendimi dal peccato e dalla vergogna
Concedimi l’assoluzione e la santa eucaristia
Prima che esca di qui,
E tanto pentimento dei miei peccati
Che mai più, signore, io vi ricada.
E, come tu sei nato dalla Vergine,
Non permettere che io mi perda più
Ma, quando andrò via di qui,
Concedimi la infinita beatitudine.
Amen! Amen! Così sia!
Ora, dolce signora, prega per me”.
Simili parole potrai dire, od altre cose,
Quando ti inginocchi al sacramento
Desiderando il bene. Non risparmiare niente
Per onorare colui che tutto ha operato.
Un uomo può essere felice per il giorno
Che almeno una volta può vedere Lui.
È di così grande valore, senza dubbio,
Che nessuno potrà dire la virtù di ciò.
Ma quella vista dà tali frutti,
Come dice giustamente S. Agostino,
Che il giorno che vedrai il corpo di Dio
Due o tre volte, senza dubbio
Dovrai prestare obbedienza a quel signore.
Fallo col tuo ginocchio destro
In tal modo porterai rispetto a te stesso
Così, togliti berretto o cappuccio
Finché ti si dica di rimetterlo.
Tutte le volte che parli con lui
Amabilmente e con rispetto tieni alto il mento.
Cosi, secondo il senso del libro,
Potrai guardarlo bene in viso.
Tieni tranquilli i piedi e le mani:
Trattienti dal grattarti e dallo strascicare.
Guardati pure dallo sputare e dal pulirti il naso.
Per queste occorrenze personali
Sii saggio e discreto.
Devi aver gran cura di dominare le emozioni.
Quando entri nel vestibolo
In mezzo alla distinzione, la benevolenza e le cortesie,
Non presumerti troppo in alto per alcun motivo,
Né per la tua nascita, né per la tua abilità.
Non sederti né appoggiarti.
Questo è il modo saggio e pulito di condurti.
E se non si allenterà il tuo sostegno
Veramente la buona educazione preserverà la tua dignità,
Se il padre e la madre si condurranno bene
Il figlio non potrà che crescere bene.
Nel vestibolo, in camera, dovunque si vada
Le buone maniere fanno l’uomo.
Guarda attentamente il prossimo grado
Per trattare con riguardo ciascuno singolarmente.
Non salutarli quando sono in gruppo,
A meno che tu non li conosca.
Quando ti siedi a mangiare,
Fallo in modo piacevole e simpatico:
Prima guarda che le tue mani siano pulite
E che il tuo coltello sia affilato e aguzzo
E taglia il tuo pane e il tuo cibo
Nel modo conveniente in quel posto.
Se siedi vicino a un uomo
Più importante di te,
Lascialo prendere la carne
Prima di prenderla tu.
Non prendere il boccone migliore
Anche se lo vorresti;
Tieni le mani composte ed evita
Di pulirle insudiciando la tovaglia.
Non pulirti il naso con quella
Né stuzzicare i denti a tavola.
Non chinar troppo il viso nella coppa
Quando desideri di bere.
Se gli occhi fossero troppo vicini all’acqua
Questo non sarebbe cortese.
Bada di non avere cibi in bocca,
Quando stai per bere o per parlare.
Quando vedi che qualcuno sta bevendo,
Fai attenzione al discorso:
Smetti subito di parlare
Se egli beve vino o birra.
Guarda pure di non disprezzare nessuno
In qualsiasi grado lo veda salire.
Non devi disprezzare nessuno
Se vuoi rispettata la tua dignità:
Per tali parole può risultare
Di essere triste nel sentirti colpevole:
Stringi la tua mano a pugno
E fa di non dover dire “l’avessi saputo!”.
In sala, fra signore brillanti,
Frena la lingua e impiega lo sguardo.
Non ridere a crepapelle,
Non scherzare con licenziosità,
Non giocare se non con i tuoi pari,
Non dire tutto ciò che ascolti,
Non parlare dei fatti tuoi,
Né per gusto né per interesse.
Parlando bene puoi ottenere quello che vuoi,
Come puoi distruggerti.
Quando incontri un uomo rispettabile
Togliti il cappello o il cappuccio,
In chiesa, al mercato o in strada.
Onoralo secondo il suo stato.
Se cammini con uno più importante
Di quanto lo sii tu,
Tienti un po’ dietro di lui,
Per non mancargli di riguardo.
Quando egli parla, taci,
Quando avrà finito parlerai tu.
Sii efficace nei tuoi discorsi
E considera bene ciò che dici.
Ma non togliergli la parola
Né al vino né alla birra.
Allora Cristo nella sua grazia
Ti darà spirito e spazio
Per conoscere e leggere questo buon libro
Onde guadagnarvi il cielo.
Amen! Amen! Così sia!
Diciamo così tutti con carità
Pubblicato in Storia | Lascia un commento

IL MITO GLOBALE DI GARIBALDI. UN’ICONA SEMPRE ATTUALE

IL MITO GLOBALE DI GARIBALDI.   UN’ICONA SEMPRE ATTUALE

UN SIMBOLO DI LIBERTA’

DI SANDRO RODARI

A 140 anni dalla morte, il generale resta un eroe positivo in tutto il mondo.

Dall’America Latina alla Francia al Risorgimento: combattente  senza frontiere

Sembra impossibile, eppure a centoquarant’anni dalla scomparsa Giuseppe Garibaldi mantiene intatto il suo mito. È il mito di un eroe positivo; soprattutto di un eroe globale. Forse proprio per questo conserva tutta la sua attualità. Egli aveva una visione dei valori per i quali combattere che considerava validi in qualsiasi paese della Terra.

Iniziò nell’America latina, giovanissimo, da esule, battendosi per l’indipendenza di quei popoli contro il dominio spagnolo; proseguì in Italia, prima e dopo le rivoluzioni del ’48, e concluse la sua esperienza militare di condottiero organizzando in Francia l’armata dei Vosgi, nel 1871, per sostenere la nascente Terza Repubblica contro il nemico prussiano. Proprio per dare risposta alla incorruttibilità del mito, dodici studiosi hanno riunito le loro diverse competenze per approfondire gli aspetti di una biografia irripetibile (Garibaldi e il suo mito, a cura di Sandro Rogari, Minerva).

Ne è scaturito un libro, oltre che esteticamente assai bello per la grafica e la ricchezza delle immagini, anche assai fruibile per la scrittura piana dei diversi capitoli che lo rende apprezzabile da tutti coloro che amano le biografie storiche. Dalla complessiva lettura del volume, che si fa tutta d’un fiato, emerge il ritratto di un eroe non solo senza spazio, ma anche senza tempo. Fu idolatrato come eroe nazionale dalla dittatura fascista, almeno fino al 1938, poi il suo volto fu assunto a simbolo delle Brigate Garibaldi nella lotta di Liberazione. E tornò di nuovo a simboleggiare le sinistre unite alle elezioni del 18 aprile 1948, aprendo una contesa che non si è mai esaurita. Ma Garibaldi era repubblicano o socialista? In realtà, Garibaldi nasce repubblicano e come tale si batté per il simbolo stesso della repubblica delle rivoluzioni del ’48, la Repubblica romana. E la stessa morte della sua amata Anita, divenuta mito del Risorgimento al femminile, fu causata dalla rocambolesca fuga da Roma per sfuggire alle armate prima francesi, poi austriache.

Ma in realtà, per la causa del Risorgimento nazionale e dell’unità, Garibaldi seppe anche dissociarsi da Mazzini e garantire il proprio appoggio alla Società nazionale, ideata da Cavour per unire le forze dei liberali e dei democratici nella lotta per il riscatto dell’Italia. Come seppe fermarsi, cedendo le armi a Vittorio Emanuele II a Teano, nell’ottobre 1860, rinunciando alla immediata conquista dello Stato Pontificio. Sarebbe stata intempestiva e tale da minacciare le conquiste già realizzate con la liberazione del Mezzogiorno dal dominio borbonico. Certo poi, scomparso prematuramente Cavour, il contrasto dell’Eroe con la monarchia sabauda e con i suoi governi, accusati di non avere il coraggio di attuare il diritto della nazione alla liberazione di Roma dal dominio pontificio, si ripropose. Riemerse il Garibaldi simbolo degli ideali repubblicani pronto a battersi contro l’odiata Francia del secondo Impero. All’Aspromonte, nel 1862, fu fermato dall’esercito italiano sulla via di Roma su ordine di Napoleone III. E la ferita fisica, alla gamba, e morale alla nazione non si rimarginò più. Concorrendo a costruire il mito dell’eroe senza macchia, giunto fino a noi

DA “LA NAZIONE” DEL 15 GENNAIO 2023

Pubblicato in Garibaldi | Lascia un commento

ULISSE, IL VERO VIAGIATORE

Ulisse, il vero viaggiatore

Se cerchi la tua strada verso Itaca
spera in un viaggio lungo,
avventuroso e pieno di scoperte.
I Lestrigoni e i Ciclopi non temerli,
non temere l’ira di Poseidone.
Pensa a Itaca, sempre,
il tuo destino ti ci porterà.
Non hai bisogno di affrettare il corso,
fa’ che il tuo viaggio duri anni, bellissimi,
e che tu arrivi all’isola ormai vecchio,
ricco di insegnamenti appresi in via.
Non sperare ti giungano ricchezze:
il regalo di Itaca è il bel viaggio,
senza di lei non lo avresti intrapreso.
Di più non ho da darti.
E se ti appare povera all’arrivo,
non t’ha ingannato.
Carico di saggezza e di esperienza
avrai capito cos’è Itaca.  

Costantino Kavafis

Pubblicato in Poesie | Lascia un commento

LE COMUNICAZIONI

LE COMUNICAZIONI Riflettete sull’importanza delle comunicazioni  

Fin qui sono stati esaminati alcune delle più pericolose sorgenti di non significati. I non significati sono da sempre una piaga dell’umanità. Oggi, è opinione di molti che la confusione, che è una sorta di sinonimo dei non significati, stia aumentando nel mondo.

L’esploratore dovrebbe, invece considerare che sono solo aumentate le comunicazioni e che stanno crescendo con un ritmo impressionante. Le informazioni non sono né buone né cattive, se si considerano indipendentemente dal loro contenuto. Sono comunque decisamente utili. Sempre. Dipende dalla loro interpretazione e dall’uso che se ne può fare. Perciò si ritorna nuovamente alla diretta responsabilità di chi interpreta le informazioni.

Se si osserva bene, l’umanità nel passato ha quasi sempre ricevuto le informazioni sugli eventi esteriori tramite intermediari, mentre le esperienze dirette hanno sempre costituito una piccola sorgente di informazioni. Oggi, invece, si deve prendere atto che è possibile ricevere direttamente molte più informazioni di prima. La televisione ed ora internet, consentono un contatto molto più diretto con la realtà esterna. Il ruolo dell’intermediario, cioè il compito di chi riferisce indirettamente, una volta era determinante mentre ora sta rapidamente riducendosi.

Tutto questo aggiunge ulteriore responsabilità all’esploratore ed al suo compito di diretta interpretazione del Significato degli eventi. Ma se un esploratore desidera interpretare bene i Significati deve diventare un osservatore imparziale. Capace anche di mettere a fuoco le informazioni.

Pubblicato in Lavori di Loggia | Lascia un commento