MASSONERIA E INTOLLERANZA RELIGIOSA

“Massoneria e intolleranza religiosa”

Massoneria e Intolleranza Religiosa

 

Gli annosi problemi connessi al processi di globalizzazione hanno sensibilmente mutato il nostro mondo; dopo un lungo periodo in cui la dimensione spirituale e religiosa sembrava declinare, anche l’illusione semplicistica che, con il collasso dell’Unione Sovietica, l’evoluzione tecnologica avrebbe superato ogni problema e conflitto umano appare oggi definitivamente svanita.
Noi dobbiamo attualmente fronteggiare un mondo molto più complesso che in passato, dove i confini nazionali non possono più separare culture e tradizioni, ma anche dove le differenze tra “interno” ed “esterno” stanno diventando via via senza senso. Anche l’attuale conflitto è globalizzato e nessuno può considerarsi fuori da questo grande e tragico gioco; gli eventi spagnoli lo dimostrano in modo inappellabile. In tale contesto, nuove forme di intolleranza religiosa stanno assumendo un forte significato politico che appare in continua crescita; alcuni dogmi religiosi, formulati in modo rude, schematico e acritico sono utilizzati come un bastone, talora contro la stessa tradizione religiosa e legale avita, ma semplicemente come un più efficiente e politicamente convincente strumento di propaganda ideologica e ovviamente, per queste stesse ragioni, anche di estrema pericolosità.
Un Mondo Occidentale, banalmente dipinto e presentato come “giudeo-cristiano” sta infatti diventando l’obiettivo di un Est “islamico”, secondo il disegno di alcuni movimenti religiosi fondamentalisti, che cercano così di assumere un nuovo tipo di leadership spirituale, in modo particolare, nel Nord Africa, nel Medio Oriente, nel Sud-Est asiatico, e in Asia centrale.
Dal canto opposto noi possiamo notare il radicarsi di alcune reazioni, psicologicamente negative, emerse nell’opinione pubblica europea, tali per cui molte persone, già da tempo impressionate dal fenomeno dell’immigrazione, sono ora fortemente scioccate dalla violenza delle azioni terroristiche; di fatto, molti dei nostri concittadini mostrano la tendenza a considerare unilateralmente tutti i Musulmani come intolleranti, potenzialmente terroristi o peggio. In questa situazione, la nostra Comunione non può restare in silenzio e guardare all’evolversi di questa tragedia come se si trattasse di qualcosa di esterno o semplicemente di “profano” per le nostre menti e i nostri animi “esoterici”.
La prima ragione che ci impone una chiara risposta è dovuta alla circostanza drammatica che la Massoneria è oggi l’obiettivo di una propaganda violentissima ed insultante da parte di alcuni gruppi fondamentalisti, che propongono un recente revival di alcune vecchie mitologie concernenti un famigerato piano massonico di “dominio mondiale”.
Si tratta del ciarpame contenuto in un clamoroso falso storico, noto come I Protocolli dei Savi di Sion , grazie al quale un gruppo di anti-semiti russi cercò di mostrare l’esistenza di un tremendo progetto imperialistico guidato da Ebrei e Massoni; in questi anni, tale opera viene frequentemente ristampata e promossa come un’assoluta fonte originale presso molti paesi orientali. Ma ciò sarebbe solo un problema di carattere semplicemente culturale, da affrontare con una ben organizzata campagna di informazione in Oriente riguardo ai valori della Massoneria. Il problema reale invece concerne – come il nostro caro Fratello Thomas W. Jackson ci ha ricordato nella lettera a tutti i Grandi Maestri – il diretto e violento attacco contro le nostre Logge, come è accaduto in Turchia pochi mesi or sono.
Cari Fratelli, non penso infatti che da parte nostra si possa semplicemente esprimere un dispiacere profondo o le nostre più sincere condoglianza al Gran Maestro della Turchia. Questo cambio di strategia tra i terroristi fondamentalisti deve essere attentamente vagliato e non possiamo abbandonare i Fratelli turchi soli ad affrontare questa battaglia e la loro sorte. La Turchia, infatti, è un paese a maggioranza islamica che da molti anni – nonostante alcuni inevitabili contrasti e problemi (che peraltro possiamo avere anche nelle società occidentali grazie ai nostri fondamentalisti locali) – sta vivendo un’esperienza di democrazia parlamentare, con leggi sociali e codici indipendenti da concezioni strettamente religiose, ma che rappresentano piuttosto un’immagine laica di uno Stato che non segue la sharî’a . Tale paese sta anche cercando di unirsi alla Comunità Europea; queste tendenze sono in contrasto con il sogno terroristico di intolleranza religiosa.

 

Noi non possiamo dimenticare che anche in molti paesi europei la Massoneria è stata severamente aggredita, perseguitata, vietata e continuamente condannata per pregiudizi religiosi e politici; fin quando le idee di tolleranza, di democrazia parlamentare, di Stato laico, di libertà religiosa e di mutuo rispetto, oppure i concetti fondamentali contenuti nella Carta dei Diritti dell’Uomo, non sono divenuti valori normali e condivisi, le nostre Comunioni, soprattutto nei paesi meno illuminati, sono state bersaglio di molte forme di violenza; in Italia, abbiamo attraversato le nostre tristi esperienze a partire dal XVIII secolo, poiché la Chiesa Cattolica non accettava la presenza delle prime Logge di origine britannica, sorte in Toscana, dove Cristiani (Protestanti e Cattolici) ed Ebrei, ma anche nobili, borghesi e normali cittadini potessero lavorare insieme. Il Fascismo fece a sua volta del suo meglio contro la nostra Comunione.
Il contesto multiculturale che la Libera Muratoria ha offerto ed ancor oggi offre, il suo legame culturale con la diffusione di idee democratiche e umanitarie, fondamentali per le moderne società occidentali, rappresentano una tradizione imprescindibile, capace di proporre un modello positivo e costruttivo per molti popoli orientali. Non possiamo nasconderci che, al contrario, proprio tali stesse idee costituiscono un serio e reale pericolo per tutti quei movimenti intolleranti che mirano all’esplosione di un definitivo conflitto di civiltà. Dal punto di vista di questi popoli, infatti, la nostra stessa esistenza, la nostra cultura, la nostra filosofia, la nostra storia, dovrebbero essere completamente sradicate e condannate all’oblio.
Abbiamo il dovere di ricordare che giustamente le nostre Comunioni non si sono rifiutate di iniziare Musulmani, Parsi, Hindu, Sikh e molti altri cittadini di diverse religioni del mondo, poiché tutte queste genti condividono con noi il credo comune nell’idea del Grande Architetto dell’Universo, che è il primo ed essenziale Landmark che noi dobbiamo rispettare. Grazie alla Massoneria, molti concetti culturali positivi concernenti gli ideali di tolleranza, fratellanza, libertà, democrazia, eguaglianza sono cresciuti in Europa ed America, ma anche in diverse regioni dell’Oriente e dell’Africa.
Se, da una parte, è chiaro che noi non ci occupiamo di “politica”, dall’altra non possiamo pensare che la nostra “filosofia” – così come essa è stata opportunamente chiamata dal nostro Fratello Jackson – non abbia un suo impatto sociale e culturale sulla vita di molti popoli ed in particolare tra i loro opinionisti e presso le loro élite più aperte. Ciò significa chiaramente che lo spazio esoterico e rituale offerto dalle nostre Comunioni rappresenta un mezzo di educazione spirituale e sociale, che propone a persone di differenti paesi, tradizioni e religioni l’opportunità di condividere grandissimi ideali ed altrettanto profondi concetti etici. Tale forma di educazione è pertanto un pericolo per i terroristi, per i fondamentalisti, per i figli dell’intolleranza.
Noi dobbiamo resistere, non semplicemente chiusi nei nostri bellissimi Templi, ma dobbiamo offrire una chiara testimonianza nelle nostre società, dove la necessità delle nostre idee profonde e della nostra tradizione sta crescendo sempre più, così come era già stato nel periodo dell’Illuminismo.

 

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IL DIRITTO ALLA FELICITA’

l Diritto alla Felicità”

“Il Diritto alla Felicità”

 

 

 

Gentili Autorità presenti, Signore e Signori, Carissimi Fratelli,

 

Nel segno di una Massoneria che continuamente si rinnova, il Grande Oriente d’Italia, anche quest’anno per la quarta volta consecutiva, apre le porte del suo Tempio, interrompe i normali Lavori rituali per accogliere un pubblico sempre più numeroso di cittadini ai quali proporre, attraverso l’allocuzione del Gran Maestro, il frutto della riflessione etico morale prodotta dalla maestranza nel corso dei suoi architettonici Lavori spirituali di quest’anno. Amiche e Amici carissimi, Vi rivolgo, a nome di tutti i membri del Grande Oriente d’Italia, il più caloroso benvenuto. La vostra presenza, così numerosa e forse un po’ stupìta, soprattutto per chi si trovi per la prima volta a varcare la soglia di un Tempio massonico, è per noi motivo di grandissima gioia. Essa infatti testimonia la realizzazione di diversi eventi positivi: in primo luogo che il Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, sentendosi parte viva, integrante e propositiva della società democratica e civile nella quale vive ed opera, si sente chiamato a dialogare pubblicamente con essa. La Gran Loggia è quindi l’occasione più solenne nella quale il Gran Maestro si rivolge alla Nazione, sebbene non sia certamente l’unica. Infatti, in tutte le città italiane la nostra Comunione, da diversi anni, ha dato vita – e ciò avverrà con sempre maggior frequenza – a iniziative di dibattito, di confronto e studio su tutti quei temi che storicamente rientrano nella tradizione culturale della Libera Muratoria Universale.

L’epoca della Massoneria intesa come Istituzione iper-riservata, inaccessibile e segreta, è da tempo svanita e ciò per diverse ragioni. Innanzitutto, le motivazioni che indussero al massimo della riservatezza o, talora, della segretezza, i padri fondatori della Massoneria europea non hanno più alcun senso al giorno d’oggi. Esse però vanno comprese e collocate nel giusto milieu storico dell’epoca.

Questi uomini – in pieno ‘700 – si trovarono infatti a operare in un contesto di indiscutibile assolutismo politico, nel quale il dialogo libero, interculturale e interreligioso tra cattolici, protestanti ed ebrei, tra borghesi, nobili e popolani, che le prime Logge di fatto resero possibile, non solo sarebbe stato considerato pericoloso, ma di fatto sarebbe stato sanzionato in modo estremamente violento e persecutorio.

Nella moderna società, in un maturo contesto democratico, ove risultano oltremodo saldi i principi fondanti il diritto di associazione e di libero confronto, garantiti dalla carta costituzionale come dagli stessi fondamenti giuridici dell’Unione Europea, la Massoneria non ha alcuna ragione di essere occulta o segreta, né di coltivare atteggiamenti di aristocratica sfuggevolezza. Essa rispetta rigorosamente le leggi e ne pretende l’osservanza. L’Autorità Giudiziaria del nostro Paese ha infatti archiviato inchieste penali come quella avviata dal Procuratore Cordova, bollandole come infondate; la Corte Europea ha condannato lo Stato italiano a cagione di una legge liberticida della Regione Marche, per aver discriminato i Massoni, inibendo loro l’accesso a cariche pubbliche. La Regione dovrà, gioco forza, uniformarsi alla sentenza se l’Italia vorrà esprimere la sua civiltà giuridica e permanere nel consesso europeo. La Corte di Strasburgo è stata adita anche nei confronti della Regione Friuli che ha emanato altra legge che pregiudica i diritti dei Liberi Muratori. Noi non ci nascondiamo, né desideriamo operare nell’ombra. Giacché ricerchiamo la luce, è alla luce della società che intendiamo operare nel pieno rispetto delle regole democratiche. La nostra Istituzione – non lo si dimentichi – è infatti riconoscibile pubblicamente, attraverso le sue sedi, i suoi indirizzi, i suoi organi di stampa, la sua struttura direttiva, nonché attraverso l’azione continua svolta dai suoi membri che operano pubblicamente, anche e soprattutto nella loro qualità massonica, nella società italiana.

La tanto millantata riservatezza vale oggi solo per la dimensione esoterico-rituale, che per noi costituisce la chiave essenziale dell’esperienza massonica, ovvero quella che stimola un uomo già maturo a ritornare sui suoi passi per interrogarsi, attraverso l’esperienza iniziatica che da Apprendista lo porta a divenire Maestro, su princìpi e fondamenti spirituali e filosofici di ordine essenziale per il perfezionamento della sua esistenza umana. Sarà poi questo stesso individuo, messo di fronte ai grandi interrogativi sui quali la Massoneria gli darà occasione di meditare, a darsi, in piena libertà, le risposte finali. Infatti la Massoneria non è una religione né impone o propone comode soluzioni alle quali affidarsi; anzi, piuttosto essa si limita a stimolare la ricerca, mentre lascia la più ampia e piena libertà di interpretazione.

 

Ogni Maestro, quindi, avanza lungo il suo cammino individuale e spirituale sapendo di dover ogni volta fare delle scelte etico-morali secondo coscienza; la libertà del Maestro Massone è cioè la piena e libera espressione della maturità dello spirito che sa assumersi le proprie responsabilità; egli non esegue ordini né risponde a una linea univoca di pensiero ma, nel quadro di una serie di principi basilari, esprime la sua capacità critica e la sua coscienza morale. Proprio per queste ampie e circostanziate ragioni, il Grande Oriente d’Italia reputa indispensabile che la società italiana possa, con sempre maggior profondità, seguire, conoscere e comprendere la realtà massonica, la sua storia e le sue finalità, gli scopi ed i progetti che essa coltiva, poiché sarà solo in questo modo che molti pregiudizi e aprioristiche condanne potranno finalmente trovare il loro giusto e inevitabile superamento.

A questo proposito bisogna nuovamente che si chiariscano alcuni punti in merito alla storica querelle tra Massoneria e Chiesa; si tratta di un argomento che preoccupa o incuriosisce molti cittadini e che continuamente ritorna, spesso in modo estremamente improprio, nelle discussioni sulla nostra Istituzione attraverso una serie di banali luoghi comuni. Il Grande Oriente d’Italia appartiene al circuito delle Massonerie regolari, ovvero quelle Istituzioni latomistiche che operano alla luce del Grande Architetto dell’Universo e che quindi pongono la ricerca di Dio e la centralità dell’uomo come scopo essenziale della propria ricerca e, conseguentemente, della propria esistenza. I Massoni quindi non possono affatto essere atei, né risultano deisti per elezione; moltissimi di loro invece appartengono alle religioni più diffuse nel Paese; ovvero, entrando in una Loggia, vi troverete cattolici, protestanti, ebrei ed anche musulmani, senza peraltro escludere ulteriori minoranze religiose che per ora nel nostro Paese costituiscono solo una percentuale minore.

I riti e le celebrazioni massoniche inoltre traggono storicamente origine da una tradizione esoterica e spirituale strettamente legata, anzi per essere precisi “radicata” nel Cristianesimo e nella Chiesa di Roma, così come è testimoniato dalle prime Logge stuartiste, ossia quelle Logge che, operando in Gran Bretagna sotto la protezione dell’allora cattolico sovrano Stuart, prevedevano il giuramento di fedeltà a Cristo e alla Santa Romana Chiesa. Basterà inoltre rammentare la presenza in Massoneria di figure cristianissime come Joseph de Maistre al fianco di personaggi come Voltaire per far comprendere la complessità dell’universalismo massonico, ma anche la sua assoluta estraneità ad ogni filone culturale anti-cristiano o anticattolico. Furono vicende prettamente politiche, legate al ruolo della Chiesa come Stato assoluto, in un contesto dove però tutti gli stati erano assoluti, che suscitarono nell’Istituzione ecclesiastica una notevole e sempre più profonda preoccupazione verso la diffusione di una comunione universalistica che univa, in modo politicamente incontrollabile e riservato, uomini di fedi, nazioni e ceti diversi. Il processo che di fatto ha portato la stessa Chiesa a contrastare l’unità nazionale, le sue posizioni -oggi superate- contro il modernismo, il socialismo, le dottrine sindacali e tante altre conquiste della moderna società e che fanno parte oggi della stessa cultura del mondo cattolico e cristiano, purtroppo coinvolsero anche la Massoneria, soprattutto quella italiana, che si trovava ad operare in uno stesso territorio con scopi e finalità storicamente contrastanti.

Ciò ha finito col polarizzare lo scontro attraverso diversi periodi della storia del nostro Paese, senza mai portare a un vero confronto, anche se oggi per parte nostra non ci sono motivi aprioristici di rivalità o di prevenzione. Noi abbiamo rispetto profondo per tutte le fedi, in particolare per quella più praticata nel nostro Paese; d’altra parte chiediamo rispetto e troviamo molto curioso che in diversi casi, ancora oggi, alcune autorità ecclesiastiche, dimentiche dell’invito ad un confronto aperto e tollerante anche con gli atei, secondo il dettame del Concilio Vaticano II, rifiutino qualsiasi forma di dialogo costruttivo con la Massoneria, Istituzione che, come si è già detto, pone Dio e Uomo al centro della sua ricerca. Se ciò non ci preoccupa oltremodo, reputiamo comunque che tale situazione sia dannosa e inutile, perché la moderna civiltà deve fondarsi sul dialogo, ed il dialogo ha senso solo se avviene tra punti di vista diversi, ovvero tra interlocutori, e non tra soggetti, tra i quali l’uno deve porsi come subalterno all’altro.

Abbiamo già rimarcato come la moderna Massoneria non possa vivere sugli allori di un passato prestigioso, ma abbia un compito storico: quello di favorire, attraverso la sua educazione continua al dialogo, alla tolleranza e alla fratellanza, la costruzione di processi di crescita e maturazione della cultura democratica e dei princìpi contenuti nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo . Per questa stessa ragione il Grande Oriente d’Italia, senza rinunciare al suo magistero esoterico e spirituale, non si sente estraneo alla drammaticità della crisi politico-militare attuale. Per quanto sia vietato -come è ben noto- alla Massoneria di entrare nel merito specifico di questioni strettamente politiche e religiose, giacché un impegno in tal senso verrebbe a rompere quella che noi chiamiamo la “catena d’unione”, snaturando la funzione di una Istituzione di carattere spirituale, essa non è però neppure estranea alle sofferenze di una parte dell’umanità e alle contraddizioni presenti nel mondo attuale.

 

Insomma la Massoneria, anche se estranea alla politica intesa come luogo di confronto di partiti, forze ed interessi diversi, dinanzi al dolore umano, alla sofferenza dei popoli e delle genti non può nascondersi dietro il grembiule invocando una sua opportunistica superiorità e sospendere ogni giudizio. Su diversi temi, infatti, la Massoneria, se si guarda bene alle sue fondamenta, alle sue ragioni storiche ed ideali, non è né potrebbe essere neutrale o pilatesca.

Ma cercheremo di essere più chiari. Oggi appare indubbio che lo scenario bellico non si risolverà con la distruzione di un dittatore. L’evento tragico delle Torri Gemelle di fatto ci presenta un fenomeno drammaticamente nuovo: la globalizzazione della guerra, dove cessa d’esistere la distinzione tra spazio interno, bonificato, dove non esistono nemici ma solo criminali, e spazio esterno, dove si trovano invece solo “nemici giusti” (il cosiddetto iustus hostis ben noto alla politologia del passato). L’incomprensione di tale mutamento epocale nella storia dell’umanità potrebbe essere drammatica perché, in un tale contesto, ciò che è locale potrebbe deflagrare in uno scenario globale, così come una crisi globale potrebbe trovare proprio in una frattura locale il punto in cui globalizzarsi.

Il rischio legato ai processi di ciò che è già stato definito “glocalizzazione” merita attenzione e non è risolvibile in termini tradizionalmente geopolitici di conquista di spazi fisici. Se allora la Massoneria non ha gli strumenti per poter districare la drammaticità di tale contesto, essa può e deve stimolare la riflessione e focalizzare l’attenzione delle Istituzioni e della società su alcuni punti imprescindibili.

Il problema, per noi Massoni, resta infatti quello della difesa della libertà e della felicità , diritti che devono essere garantiti a tutta l’umanità e non a una parte soltanto. Da questo punto di vista, lo sforzo mondiale della Massoneria universale deve rivolgersi alla realizzazione piena delle prerogative proprie di quelle Istituzioni internazionali che, come l’O.N.U. -erede della Società delle Nazioni, ideata dai Liberi Muratori- possono e devono rappresentare il luogo di mediazione delle controversie internazionali e di affermazione dei valori fondamentali della Carta delle Nazioni Unite, tra i quali spiccano i diritti primari e il valore della persona umana; l’eguaglianza tra gli Stati, grandi o piccoli; la giustizia e il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati e dalle altre fonti di diritto internazionale; il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali; il divieto dell’uso della forza; la promozione del progresso economico e sociale di tutti i popoli. Senonché l’O.N.U. è attualmente in crisi, paralizzata non solo da un anacronistico diritto di veto, attribuito ai singoli membri permanenti del Consiglio di Sicurezza -anomalia politica che ne inibisce il buon funzionamento- ma soprattutto dalla carenza di quei poteri e strumenti che possono farle assumere un ruolo attivo e funzionale al perseguimento e alla realizzazione in concreto dei grandi princìpi e valori che la stessa Carta delle Nazioni Unite afferma. Il diritto internazionale e l’O.N.U. non possono essere, infatti, modellati sulla presunzione utopica che si possa prescindere dal fatto che gli Stati siano o meno coerenti nella loro azione con i princìpi fondanti dell’Ente e che rispettino, in particolare, i diritti umani.

Il diritto internazionale e l’O.N.U. -come è stato ben sottolineato da un acuto osservatore come Piero Ostellino- devono essere il crocevia tra etica e potere, la sede, cioè, di regole certe e di Istituzioni forti, in quanto l’aspirazione alla pace di per sé, senza il supporto di Istituzioni internazionali adeguate, non realizza un ordine mondiale stabile e tanto meno le condizioni di una “pace possibile”. La pace, invero, deve essere configurata non solo come assenza di guerre, ma come processo di eliminazione delle cause di conflitto. Solo così nessuna Potenza potrà agire autonomamente per tutelare quelli che ritiene i propri interessi nazionali o quelli umanitari, minacciati ad esempio dal terrorismo internazionale, invocando i princìpi sanciti dalla Carta dell’O.N.U. e denunziando, al contempo, l’incapacità decisionale e operativa delle Nazioni Unite.

D’altro canto, noi Massoni, in tutti i Paesi in cui siamo presenti, crediamo di avere il compito di rammentare ai nostri governanti l’importanza centrale della costruzione di processi effettivamente democratici anche e soprattutto in quelle società di gran lunga più arretrate delle nostre. Si tratta pertanto di interrogarsi sulla legittimità del ricorso, nel nuovo quadro della globalizzazione, ad aristocrazie locali, di sovente ottuse e intolleranti, purché disponibili a garantire un vantaggio all’Occidente, con il rischio di vedere dei nuovi rais che, dopo essere stati armati e addestrati, si ribellino e perseguano scopi di eversione mondiale.

Il caso dei talebani è tristemente noto; purtroppo l’attuale situazione in Afghanistan non sembra aver visto ancora il ripristino di una democrazia accettabile, né l’applicazione dei princìpi della Carta dei diritti dell’uomo o della parità tra i sessi, mentre il conseguimento di tali conquiste resta un obbligo etico-morale imprescindibile, tanto importante quanto la sconfitta del terrorismo internazionale.

 

Di fatto dobbiamo comprendere che la politica mondiale non ci sconterà più nulla. Un dittatore o una fazione opportunisticamente messa al potere oggi, potrebbe essere una disgrazia domani. I semi della pace vanno gettati da subito, senza surrogati o peggio attraverso nuove forme di ingiustizia. Nel processo di globalizzazione, e comunque in un contesto in cui l’opinione pubblica non appare completamente manipolabile e che di fatto potrebbe rivelarsi il vero arbitro di tante situazioni, la centralità etica dei diritti umani sembra assumere una funzione imprevista e forse, in un breve futuro, significativamente determinante.

Le strategie del governo del mondo non possono operare in modo da moltiplicare le crisi, rimediando alle difficoltà dell’oggi con risultati incontrollabili in futuro. Non stiamo parlando segnatamente della guerra in Iraq, che è solo uno dei 47 conflitti bellici in corso, oppure della crisi curda, argomenti la cui analisi e soprattutto il cui giudizio finirebbero col fuoriuscire dai limiti e dai compiti di questa Istituzione, ma del fatto che il diritto di combattere e di violare la sovranità altrui o è fondato proprio sul “diritto”, e questo diritto non può prescindere da un progetto di estensione della democrazia e dei valori di rispetto, tolleranza, eguaglianza sociale, religiosa ed economica, altrimenti tale azione corre il rischio di risultare nel tempo poco credibile o, ancora, anche qualora fosse stata concepita in assoluta buona fede, di risultare nei fatti alquanto controproducente.

Gli Stati più potenti sono oggi chiamati invece ad assumere la loro piena responsabilità nella tutela dell’Umanità, senza perciò sottrarsi né agli organismi di controllo, né ai protocolli generali che regolano l’applicazione (e impongono le eventuali sanzioni in caso di violazione) dei diritti umani. La Massoneria in ogni caso deve sottolineare con tutti i suoi mezzi la fondatezza del diritto internazionale ed il riconoscimento dei princìpi etici generali ai quali richiamare l’azione degli Stati.

È solo attraverso una globalizzazione dei diritti e delle risorse che si può forse interrompere il circuito di morte e distruzione che sta radicalizzando identità etno-religiose in uno scontro che non è affatto di civiltà, ma che tale viene presentato in modo da semplificare lo scenario in un becero e fazioso dualismo, in cui tutto ciò che differisce dall’Occidente viene criminalizzato o ridotto ad alterità impossibile. Lo stesso discorso vale per il mondo islamico, che non può affatto essere associato alle sue manifestazioni più intolleranti e distruttive, maturate attraverso il fondamentalismo religioso. La Massoneria deve invece ricordare l’alto contributo dell’Oriente ed anche dell’Islam alla cultura occidentale, attraverso la trasmissione delle scienze, sia matematico-filosofiche che esoterico-spirituali.

Allo stesso modo non possiamo ignorare il fatto che il mondo islamico abbia prodotto, in epoca antica, associazioni come quella dei Qarmati che, fondata su corporazioni di mestiere come la Massoneria operativa, impartiva contenuti di ordine sociale, professionale e soprattutto iniziatico, risultando non solo capace di assumere un’articolazione interconfessionale, mediante il coinvolgimento diretto di cristiani, ebrei, mazdei ed altri, ma addirittura di farsi portatrice di un messaggio di libertà individuale e di superamento della stessa legge formale dell’Islam. Anche queste confraternite saranno perseguitate, punite, sorvegliate a causa della loro libertà spirituale.

Come un grande specialista del mondo islamico ha giustamente rimarcato (Maurice Lombard, L’Islam dans sa première grandeur , Paris 1971): “l’interconfessionalismo di queste corporazioni demarca qui la differenza fondamentale con quelle contemporanee dell’Occidente. Ciò ci rammenta che l’Oriente è sinonimo di cosmopolitismo, d’apertura, di mescolamento e di sincretismo”, soprattutto alla luce dell’interculturalità tentata da questi movimenti. Tale realtà ci induce a riflettere sulla radicale incapacità delle società non occidentali di costruire processi culturali simili ai nostri, quando storicamente sono già state in grado di anticiparli, anche se talora non di mantenerli saldamente in vita.

È opportuno puntualizzare, segnatamentre riguardo alla guerra in atto, che le recenti posizioni della Chiesa, che esprime un altissimo magistero di carattere morale, hanno peraltro l’indubbio merito di smentire, anche presso molti ambienti del mondo arabo e islamico in generale, ogni facile schematismo che veda dualisticamente contrapposti Occidente cristiano a Oriente islamico, e di ciò non possiamo che rallegrarci, al di là delle diverse posizioni politiche assunte dai singoli all’interno o all’esterno della nostra Istituzione.

L’incapacità del mondo occidentale di essere stato e di essere almeno oggi veramente portatore di democrazia e di diritti nei Paesi del mondo afroasiatico resta una responsabilità storica alla quale bisognerà dare risposte equilibrate, anche se precise. Innanzitutto riteniamo che sia indispensabile, in un quadro di rafforzamento degli istituti internazionali di riferimento, insistere sul concetto di tutela dell’Umanità . Tale tutela non vale solo per il “Sud del mondo”, per coloro che sono esclusi dai diritti politici, economici e spirituali, ma anche per noi, che viviamo in una delle zone più privilegiate del globo.

 

Da questo punto di vista non possiamo dimenticarci che, in un contesto in cui il mercato globale si è imposto nella sua indifferente operatività, privo di qualsiasi richiamo a valori altri, come una sorta di nuovo bellum omnium contra omnes, il rischio che alla riduzione ad oggetto privo di diritto di interi popoli si aggiunga la natura stessa, che dovrebbe essere la ricchezza di tali genti ma anche la nostra, non è affatto vago.

Non facciamo soltanto riferimento alle principali fonti di ricchezza e benessere (petrolio, metano, diamanti, uranio, oro, ecc.), ma a quelle essenziali per la sopravvivenza: prima di tutto l’acqua, per la quale già oggi si rischiano continuamente conflitti, al momento forse minori, ma che sono destinati a far deflagrare guerre nei prossimi 20-50 anni e che sono altrettanto esiziali di quelli in atto. Può la Massoneria farsi portatrice nella società civile del principio che la tutela del diritto all’acqua è per molti popoli identica a quella della felicità; che a dispetto del mercato globale, ci sono delle risorse che non possono essere mercanteggiate come le altre, ma solo globalizzate, nel senso di rese fruibili a tutti, in particolare ai più poveri.

Altre ricchezze sono invece frutto dell’evoluzione scientifica e della ricerca; è quindi gioco forza che esse si concentrino nelle mani di pochi Stati e di ristretti gruppi economici. Noi riteniamo che, pur nella legittimità del rientro degli investimenti delle imprese impegnate nei settori più avanzati delle scienze, vi siano da introdurre alcuni correttivi mondiali che, per esempio, garantiscano l’uso delle medicine e l’accesso a cure più avanzate anche per tutti quei Paesi che sono nell’impossibilità di affrontarle in solido.

Pensiamo al grande flagello dell’Aids che in alcuni Paesi africani colpisce l’80% della popolazione e pare inarrestabile. Crediamo che gli Stati più maturi ed eticamente più avanzati debbano trovare degli strumenti di intervento, quali per esempio l’introduzione di royalties sulle risorse petrolifere da investirsi a favore di un fondo di raccolta di medicine, al fine di mantenere un livello di intervento in cui le ragioni del profitto non offendano quelle dello spirito, della coscienza e infine anche dell’intelligenza. Infatti la ricerca continua dei risultati a scapito della giustizia, sia essa offesa direttamente attraverso il corpo di quei popoli vittime della sotto-alimentazione, oppure attraverso l’abuso delle risorse naturali del globo, soggiace ad una logica inaccettabile, non solo egoistica, ma ottusa, perché nega la stessa pensabilità di un futuro migliore, attizza gli odi e fomenta la guerra, sia essa combattuta o guerreggiata.

Parlare allora di “diritto alla felicità” proprio in questi giorni vuol dire, anche se forse il tema potrebbe apparentemente stonare, parlare della responsabilità dell’uomo e della civiltà di fronte alla barbarie dell’irrazionale. La ricerca del bene, platonicamente inteso, non è infatti un tema pubblicitario del marketing massonico, ma un compito, se volete, istituzionale della nostra Comunione. Il bene infatti dovrebbe rappresentare per i Massoni proprio il fine ultimo, forse irraggiungibile, della loro opera: quello per cui, come dicono i nostri Rituali, si scavano profonde cavità al vizio, mentre si cerca di operare per il bene e il progresso dell’Umanità. Sarà allora chiaro a tutti che, in questa Gran Loggia, non si voleva parlare di edonismo, né di un pacioso e opulento benessere, scambiato per felicità.

Abbiamo piuttosto lanciato una sfida nella speranza di raccogliere e aggregare intelligenze e sensibilità intorno al tema del diritto a quella felicità possibile, ma per molti negata, sia nella ricca Europa, sia in altre parti meno fortunate del mondo. La nostra attenzione è storicamente stata rivolta sia agli aspetti materiali del degrado della vita umana, sempre più manifesti attraverso le nuove forme di povertà diffusesi anche nel ricco Occidente e nel nostro Paese, sia a quelli di ordine spirituale, visibili nel progressivo distacco dall’impegno civile e dalla solidarietà che il possesso di una pseudo-felicità materiale propone. La costruzione di una società giusta, democratica, civile, rispettosa delle diversità ed allo stesso tempo sicura per tutti, ci sembra quindi un passo fondamentale per costruire il diritto alla felicità che, anche quando può essere egoisticamente soddisfatto, non lascia mai del tutto serena la coscienza di chi ha occhi per vedere l’ingiusta sofferenza altrui.

In questo contesto vogliamo ribadire che tale felicità richiede strumenti continui, non solo attraverso la costante sorveglianza delle risorse naturali ed ecologiche del Paese , ma anche e soprattutto attraverso il ruolo civile ed educativo che svolge tutta la macchina scolastica, dall’asilo all’università.

Non si può, mentre ci avviamo alla conclusione, affrontare il tema della riforma scolastica in Italia, anche perché tale materia non è oggetto di una sorta di pronunciamento, inevitabilmente politico e quindi illegittimo, del Gran Maestro.

 

Si vuole piuttosto ritornare su un principio sul quale la nostra Comunione eserciterà sempre la sua vigilanza etico-morale: quello del pieno rispetto e del doveroso riconoscimento della scuola pubblica , le cui sorti ci preoccupano, in particolare dinanzi ad un ampliamento dei vantaggi nel settore privato, fatto che in Italia, data la situazione oggettiva, significa in altissima percentuale una scelta a favore delle scuole confessionali.

Noi continuiamo a credere che la scuola pubblica sia la scuola del confronto e che essa costituisca il laboratorio vero nel quale la futura società interculturale e multietnica troverà le sue radici. È ovvio che se i professori e gli insegnanti in genere, gli educatori, i servizi scolastici, avranno a disposizione risorse limitate, ben difficilmente tale offerta pubblica sarà di qualità e quindi potrà offrire veramente le reali condizioni per una formazione alta, nella quale dare pari opportunità a privilegiati e meno privilegiati, senza cioè creare ghetti etno-religiosi ed economico-politici.

Se il diritto ad un’educazione diversa, quindi altra, rispetto a quella offerta dallo Stato, deve certamente essere garantito come la Costituzione già permette, non comprendiamo però perché proprio coloro che vogliono testimoniare la loro fede e verità profonde non intendano farlo con gli altri, anzi offrendo proprio a quegli altri la testimonianza dei propri valori, in modo tale che la luce non resti sotto il moggio, ma piuttosto preferiscano garantirsi un territorio “liberato”, come se lo Stato italiano fosse occupato da chissà quali nemici delle religioni.

Ma forse una cosa è il Vangelo ed altro è il desiderio di trincerarsi in un territorio esclusivo, anche se, proprio nella scuola dello Stato, quindi paradossalmente quella “non libera”, resta il cittadino a dover dichiarare di non voler usufruire dell’insegnamento della religione, e non il contrario. Come però abbiamo già anticipato, tali riflessioni non sono un’invettiva aprioristica contro il mondo cattolico. Noi protesteremmo contro qualsiasi religione o parte della società che, in qualche aspetto, volesse minare la laicità dello Stato o i suoi principi fondamentali: una protesta civile, aperta al confronto, e non sguaiata invettiva, costume da cui rifuggiamo. Volevamo solo insistere sul fatto che la globalizzazione e la sua complessità ci impongono scuole e strutture di ricerca di altissima qualità e quindi richiedono investimenti all’altezza degli altri Paesi europei, investimenti per i giovani e quindi per il futuro dell’Italia.

Una società incapace di generare una cultura di rispetto, tolleranza, ma anche tale da inibire il più elevato accesso alla conoscenza anche alle categorie più deboli, si incammina su una strada pericolosa, certamente lontana dal nostro ideale di felicità, di giustizia ed equilibrio sociale.

 

Allocuzione conclusiva del Gran Maestro Gustavo Raffi

 

Gentili Autorità presenti, Signore e Signori, Carissimi Fratelli,

 

 

una riflessione sulla felicità, in un momento di così grande ansia e angoscia per il futuro del mondo, proiettato oramai in uno scenario geopolitico tra i più difficili ed infausti che si sarebbero potuti immaginare quale incipit del XXI secolo, correrebbe perlomeno il rischio di sembrare una provocazione o, tutt’al più, un atto di dissennata noncuranza rispetto al dolore presente. In verità, la prospettiva della felicità risulta proprio uno di quei temi essenziali che non si dovrebbe mai lasciar soffocare dal dolore, proprio perché è necessario che i momenti difficili che sono già venuti e che verranno ancora possano essere affrontati con l’animo amorevole di chi lotta per costruire e sanare e non con il fine limitato e mortificante di colui che cerca solo di vendicare un torto subito.

A questo proposito vorrei rammentare come la stessa Massoneria sia una scuola iniziatica che cerca di educare i suoi membri ad affrontare la morte ed il dolore, ma che al contempo non ha mai fatto della morte un’apologia; al contrario, la necessità di affrontare la morte iniziatica diviene non solo un mezzo che dovrebbe preparare l’uomo a saper fronteggiare quella fisica, ma una occasione di riflessione profonda in vista di una auto-costruzione e strutturazione psicologica attraverso la quale raggiungere (o almeno aspirare) ad un equilibrio sempre più alto. Non intendo però, nel corso dell’odierna giornata, limitare queste mie riflessioni ad un ambito segnatamente circoscritto ai temi di stringente attualità, come molti forse si aspetterebbero.

Un Gran Maestro, infatti, dovrebbe cercare, quando possibile, di ricondurre la riflessione in un contesto che non rincorra semplicemente i fatti, ma che si proponga come stimolo per considerazioni ancor più profonde, grazie alla quali ritornare poi nel presente con un arricchimento interiore. Se allora la felicità non equivale al piacere , anzi talvolta sappiamo che la felicità del saggio, dell’Iniziato, può comportare una deliberata rinuncia a ciò che la massa considera mero piacere, ciò significa che lo stato di felicità è soprattutto una dimensione dello spirito, in senso prettamente filosofico. Una condizione di saggezza e di equilibrio interiore che ci permette di affrontare la vita con tutte le sue traversie.

Chi coltiva solo il piacere, quando si trova dinanzi al dolore, alla morte, alla sofferenza, resta sconvolto, incapace di riflettere, senza strumenti, poiché nel corso della sua vita non ha cercato di arricchire il suo spirito, la sua coscienza di valori, di princìpi, di sentimenti. Una felicità limitata al piacere riduce infatti la complessità umana a macchina da consumo e non conosce valori che non siano mercificabili. Un percorso come questo è di fatto l’esatto opposto di tutto ciò che l’iniziazione massonica cerca di proporre attraverso le forme, talora drammatiche, della sua ritualità. Infatti, la presenza del dolore, della morte e della sofferenza è qualcosa dinanzi alla quale nessun essere umano può sottrarsi.

Chi più chi meno, tutti siamo condannati nel corso del nostro cammino terreno a fronteggiare il dolore. Ignorare ciò e pensare che la felicità sia girare la testa dall’altra parte e ubriacarci di piaceri è solo stoltezza che si finisce col pagare sotto varie forme; e ciò risulta purtroppo vero sia sul piano dell’esperienza personale sia su quello della situazione generale dell’Umanità, se è vero che il mercato non ha cuore e assimila la felicità alla disponibilità di mezzi, ovviamente solo per una minoranza. La felicità dell’Iniziato è altresì un fine mai raggiunto che si costruisce di giorno in giorno mediante un’autoeducazione permanente dei propri sentimenti, del proprio riflettere, del proprio saper affrontare la realtà e saper godere delle sue bellezze. L’Iniziato non è infatti un triste pensatore che si è rinchiuso in una torre d’avorio o in una caverna, ma un uomo che sa vivere nella società, capace di portare sempre una voce di speranza e di ragionevolezza; un uomo che non ha paura di affrontare le sfide poste da un mondo che si rinnova continuamente, perché ad esse si prepara attraverso una disciplina interiore. Per tutti questi motivi, il Massone è, o dovrebbe essere, uomo capace anche e soprattutto di cogliere le straordinarie opportunità di gioia e felicità che la vita sa offrire; siccome conosce il dolore, sa apprezzare ed esaltare anche ciò che è bello, saggio e gioioso, esattamente come i nostri Rituali recitano in diverse occasioni. In una celebre epistola, Orazio ( Epistulae I, 11 v.27) saggiamente ammoniva: coelum non animum mutant qui trans mare currunt, “non mutano il loro animo, ma solo il cielo (sopra la loro testa) coloro che attraversano il mare”. Il poeta intendeva, con questo splendido esametro, sottolineare come non si possa, allora come oggi, sfuggire a se stessi e come la felicità e la serenità d’animo fossero e siano ancora un tesoro interiore e non un privilegio acquisibile grazie soltanto ad un viaggio oltremare.

Pensiamo che l’esperienza iniziatica possa invece offrire alcune chiavi per una costruzione della felicità , o almeno di una sua componente soggettiva che però concorre a un perfezionamento generale, nel senso che a ciascuno viene data la possibilità di affrontare in forma simbolica i grandi travagli della vita, affinché vi mediti sopra e costruisca e rafforzi il suo spirito. Allo stesso modo coltiviamo, attraverso la difesa di valori come la libertà, la fratellanza e l’eguaglianza, una cultura che ha il suo centro pulsante nell’emancipazione e nell’affrancamento dall’ingiustizia e dalle tenebre del dolore.

La luce che il Massone cerca e dovrebbe trovare nel Tempio, e di cui aveva avuto oggi solo una certa vaga contezza, va portata all’esterno, attraverso un’azione non solo di solidarietà, ma attraverso una cultura della felicità, intesa come eudaimonia , come gioia e saggezza ispirate e quindi giammai come egoistica esaltazione del piacere e del benessere di pochi, né come privilegio di una ristretta cerchia indifferente al dolore degli altri: ciò affinché trionfino il bene e la ragione, che non sono altro che la manifestazione sublime del divino fattore, il Grande Architetto dell’Universo.

 

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LE VIE DEL DIALOGO

“Le Vie del dialogo”

“Le Vie del Dialogo”

 

Gentili Autorità intervenute, Gentili Signore e Signori, Carissimi Fratelli,

anche in questa Gran Loggia il Grande Oriente d’Italia si propone di contribuire al bene dell’umanità con incontri culturali, proposte e riflessioni sul tema del dialogo tra gli uomini, sul confronto tra le idee e le diverse culture. Lo scorso anno abbiamo dedicato la nostra attenzione alla Centralità dell’Uomo perché crediamo che sia l’uomo il fine di ogni nostra azione: l’uomo con i suoi valori, i suoi desideri, le sue aspirazioni, le sue utopie e il suo benessere culturale, spirituale e materiale.
Solo, infatti, se poniamo l’uomo al centro del nostro pensiero e della nostra azione possiamo operare per il suo benessere, evitando di mettere in primo piano solo i nostri interessi o quelli di parte, sforzandoci di superare le difficoltà e di trovare le soluzioni più adeguate ai problemi che travagliano l’umanità, mirando sempre al bene di tutti nel quale deve trovare espressione il bene dei singoli.
In effetti, l’interesse particolare, di qualunque natura sia, non va anteposto a quello generale, ma deve coniugarsi ed essere compatibile con quello della collettività: se l’una o l’altra delle condizioni viene meno allora viene meno, anche il senso del vivere comunitario e si apre la via agli egoismi, all’arbitrio e alla tirannide.
Il nostro pensiero innesta le sue radici su una visione antropologica che ci deriva dalla nostra tradizione iniziatica, secondo la quale l’uomo è un essere finito che tuttavia rivolge il suo sguardo al cielo, all’infinito, a ciò che supera le condizioni terrene e contingenti. Per nostra natura, abbiamo fiducia nell’uomo e nelle sue possibilità e, al contempo, siamo aperti al nuovo e disposti a fornire il nostro contributo per l’edificazione di una società aperta in cui il pluralismo non sia una statica separazione di diverse comunità ideologiche o religiose, ma convivenza e dialogo di più posizioni: uno spazio condiviso, in cui gli uomini possano vivere in armonia e collaborare insieme al miglioramento della condizione umana.
La nostra tradizione ci sollecita, altresì, a riflettere sulla natura dell’uomo e sui suoi caratteri antropologici e psicologici che spesso lo portano a generare conflitti con se stesso e con i suoi simili. La natura dell’uomo è così, anche in questo caso, duplice: egli è spinto al bene e alla virtù, ma è anche schiavo delle passioni, del vizio, dei propri interessi materiali e di parte e ciò è l’origine dei dissidi e dei conflitti tra gli uomini. Dunque, la nostra riflessione ci conduce ad una visione profonda e attenta, che non prescinde da questi caratteri intrinsecamente umani: siamo per tradizione sollecitati a seguire la via del conosci te stesso, che, in questo caso, non significa solo rivolgersi al proprio mondo interiore ma anche fare luce sulla natura finita, limitata, contraddittoria e per certi versi corrotta dell’uomo, ma anche e pur sempre perfettibile.
Conoscere l’uomo vuol dire apprezzare e rafforzare i suoi lati luminosi e, al contempo, incidere in modo profondo per limitare il suo lato oscuro, per far sì che esso non prenda il sopravvento e lo conduca alla sua distruzione. La lotta è sempre tra il bene e il male e noi siamo fiduciosi che il bene possa e debba prevalere per far sì che l’uomo, con la sua anima divina, possa manifestare il suo lato di luce e abbandonare quello delle tenebre.
Sebbene crediamo che la via sia sempre quella rivolta al bene, sappiamo anche che il lato aggressivo dell’uomo crea sempre difficoltà ed ostacoli; la via del bene, della ragionevolezza, dell’incontro e della comprensione dell’altro è stretta, mentre quella dell’intolleranza, del dissidio e della prevaricazione è larga e piena di attrazioni.
Solo se saremo coscienti di questo, solo se conosceremo l’uomo, solo se non dimenticheremo la duplicità della sua natura, potremo operare in modo consapevole ed equilibrato; solo così potremo fornire il nostro contributo disinteressato per far sì che tra gli uomini possa regnare non certo l’armonia assoluta – perché questa forse è propria di un altro mondo – ma almeno quel tanto di armonia che possa permettere di superare i conflitti, di limitare gli interessi di parte a scapito di quelli di altri, di evitare le ingiustizie profonde, sociali, culturali e materiali che non permettono di vivere in modo dignitoso e che, rendono l’uomo schiavo di se stesso o dell’arroganza di altri che vivono animati solo dall’ottica ristretta del loro egoismo.
Il bene e l’armonia tra gli uomini non sono certamente un frutto spontaneo che cade dell’albero della vita, ma richiedono uno sforzo ed una applicazione etica, spirituale e culturale continua, un’educazione al rispetto reciproco, al riconoscimento della necessità della comunicazione, del dialogo e del confronto: un’educazione, cioè, alla libertà come spazio dell’incontro con i propri simili che diparte – come è proprio della via iniziatica e massonica – dal mondo interiore e da qui si amplia all’alterità e all’intero genere umano. Come si potrebbe, infatti, operare per il bene, l’armonia, la giustizia se esse non fossero già radicate nel nostro “io” e non fossero una guida al nostro modo di pensare e di agire?

Se abbiamo fiducia nel lato luminoso dell’uomo e vogliamo limitare il suo lato oscuro, allora ognuno di noi deve adoperarsi per diffondere e rafforzare quei valori che sono alla base della convivenza civile e della espressione delle potenzialità di ogni uomo: quei valori etici di libertà, fratellanza ed eguaglianza, che la Libera Muratoria ha da sempre propugnato, e trasfuso nella società, vanno così posti al centro della convivenza sociale e delle relazioni tra gli uomini.
Benché questo atteggiamento sia fondamentale, non è tuttavia sufficiente: occorre andare oltre, storicizzare ed applicare questi valori e principi alle specifiche condizioni di un consorzio umano connotato dalle diversità, da differenti punti di vista, opinioni e visioni del mondo, tradizioni culturali e credi religiosi, avendo maturato chiaramente l’idea che le architetture della convivenza sono incardinate nel principio della reciprocità.
Ci troviamo, allora, nella necessità di percorrere due vie.
La prima quella pedagogico-educativa – alla quale ci siamo riferiti altre volte – appare fondamentale non solo per le giovani generazioni, che costituiscono il futuro dell’uomo, ma per ogni essere umano che con l’esporsi a un processo educativo è sollecitato a porre in primo piano i valori e la via stretta del bene.
Ma cosa intendiamo, per via pedagogico-educativa? Non può essere concepita come un indottrinamento, cioè imposizione delle proprie concezioni mirando all’affermazione di un pensiero unico; né può limitarsi a mera erudizione e apprendimento passivo di nozioni: essa non è quindi solo e mera conoscenza. Alludiamo invece a quel percorso che, con strumenti diversi, permette a ogni uomo di essere un soggetto libero e pensante in proprio, consapevole che la sua vita, sulla base di un patto comunitario, si svolge in un consorzio civile e sociale, e con un confronto continuo con altri e con le loro idee ed opinioni. Questo confronto è la fonte della maturazione sociale e civile di ogni uomo. Tutto ciò significa superare la propria condizione, per così dire naturale, e predisporsi all’ascolto e al confronto pacifico con l’altro. Educarsi al confronto e porsi in discussione non vuol dire solo comprendere le ragioni dell’altro, bensì arricchire se stessi di un patrimonio che si forma grazie a quell’incontro.
Una via, quindi, quella pedagogico-educativa, che stimola la crescita personale nel rispetto delle diversità e mette a disposizione del giudizio individuale quei valori che sono il fondamento dell’espressione della propria individualità e del vivere comunitario. La seconda via è quella del dialogo.
Senza il dialogo ci si allontana, si resta ancorati al proprio orizzonte, si rimane arroccati nella fortezza dei propri e limitati interessi, si resta al di là delle barricate e il proprio simile appare lontano e non di rado diventa un nemico. Senza il dialogo non ci si incontra e il nostro punto di vista appare l’unico orizzonte delle nostre azioni.
Nella condizione attuale dell’umanità, riteniamo che il dialogo tra i sostenitori di posizioni opposte sia l’unica via per far incontrare gli uomini, per farli conoscere, mettere sul tavolo le proprie visioni e i propri interessi, per far loro maturare e negoziare possibili soluzioni.
La conoscenza reciproca, il reciproco rispetto e l’incontro non sono però il punto di arrivo, ma il punto di partenza per superare i conflitti, per salvaguardare i diversi interessi ed opinioni e per trovare una via comune che possa permettere a tutti di esprimersi. Tuttavia, la via del dialogo è percorribile solo se non si resta ancorati alle proprie certezze ritenendo che esse siano il solo punto di vista accettabile ed ancora più pensando che gli altri debbano adeguarsi ad esse, volenti o nolenti, se del caso con l’impiego della forza.
La via del dialogo, quindi, presuppone il dubbio, che non significa rinuncia ai propri valori e verità, né tanto meno un banale ed inutile relativismo, bensì la considerazione delle ragioni altrui con la consapevolezza di non considerarsi depositari del vero e con l’atteggiamento aperto di essere sempre alla ricerca di ciò che unisce e non di ciò che divide.
Si abbandona, così, l’idea di essere vittoriosi ad ogni costo imponendo con qualsiasi forma di coercizione il proprio punto di vista. Il dialogo, quindi, non si persegue con le ragioni della forza, ma con la forza della ragione.
L’uomo che si apre al dialogo, secondo Guido Calogero, che diresse la rivista del Grande Oriente “La Cultura” – è quell’uomo che “contrappone la forza del discorso alla forza della violenza, il potere della mente al potere fisico” e solo così ogni soggetto “può farsi il costruttore di libere città, del regno dell’uomo”.

Nel libero confronto di opinioni differenti, si cercano e creano i percorsi della convenienza, in luogo della incomunicabilità e della separatezza, e si contribuisce alla costituzione di una comunità pluralista in cui eguaglianze e differenze possono non solo coesistere, ma intrecciarsi produttivamente. La situazione attuale dell’umanità è a dir poco preoccupante e sembra che, in un continuo crescendo, l’odio, la discriminazione, i conflitti, i fanatismi e l’intolleranza prendano il sopravvento senza permetterci di intravedere uno spiraglio per tenderci la mano e proseguire il nostro cammino, anche se ognuno per la sua strada, ma senza ostacolare quella altrui.
A ciò si aggiungono quelle ideologie sociali, culturali, politiche o religiose che si pongono in modo egemonico e che, pur in modi diversi, spingono l’uomo verso l’egoismo e a fargli credere che il suo interesse non solo sia primario bensì sia al di sopra di quello dei propri simili; che il suo credo sia l’unico che conduce alla verità e alla salvezza.
Profonde ingiustizie portano, inoltre, a sostenere separazioni nette tra categorie di uomini, come se ci fossero, per natura, differenze che costringono gli esseri umani nella loro condizione: gli uomini del Nord del Pianeta e quelli del Sud, coloro che possiedono un lavoro e coloro che lo hanno perso od aspirano ad averlo, coloro che consumano le risorse del pianeta e coloro che non possono avere neppure il minimo sostentamento per sopravvivere, coloro che hanno tutto e coloro che non hanno nulla, coloro che con la forza impongono i loro interessi e coloro che nella loro condizione di debolezza non possono fare altro che subire.
Le ingiustizie sono spesso la condizione miserrima in cui si trovano milioni di uomini, ma sono anche il crogiolo in cui si alimentano gli odi, non di rado sollecitati da fondamentalismi e fanatismi che, con la promessa di un riscatto in un mondo ultraterreno, appaiono ai diseredati una sorta di riscossa dalla loro misera condizione. Occorre, quindi, comprendere e rimuovere le cause della disperazione, per promuovere lo sviluppo economico e sociale dei paesi del terzo mondo: fare ciò significa educare ed educarsi al ripudio delle guerre e del terrorismo, ricercare sempre la soluzione dei problemi attraverso i negoziati, nella convinzione profonda che nessun conflitto armato può essere risolutivo al riguardo.
Purtroppo gli uomini, nell’era della comunicazione e di internet, non solo non si conoscono e non parlano tra loro, ma spesso rifiutano anche questa elementare esigenza della convivenza umana. Ciò vale, in particolare, per gli uomini di governo che, al contrario, devono sforzarsi di superare i condizionamenti dei soli interessi di cui sono portatori e devono temperare, o meglio ancora, mettere al bando ogni atteggiamento di natura egemonica, riconoscendo all’avversario “il diritto ad essere ascoltato e valutato in buona fede”. Questa per il Presidente della Repubblica Ciampi è la prima regola della pedagogia civile, unitamente a quella di “non chiudere mai la porta del dialogo”.
Non crediamo che il dialogo sia il solo strumento atto a risolvere i conflitti all’interno dell’umanità, ma è certo che ogni volta che gli uomini di stato si incontrano e si conoscono, parlano delle esigenze e delle aspirazioni dei loro popoli, qualcosa può cambiare davvero e insieme possono trovare soluzioni adeguate che non ledano gli interessi né dell’uno né dell’altro, al fine di assicurare una coesistenza pacifica tra i popoli e per ripristinarla là dove siano esplosi conflitti che hanno lasciato campo solo alle armi. Il dialogo, se si vuole, è una filosofia che ci permette di considerare l’altro non come un nemico, ma solo e semplicemente un uomo come noi con il quale intendiamo percorrere una medesima strada, quella della conoscenza reciproca e quindi della pacifica convivenza. Il dialogo è innanzitutto il riconoscimento dell’altro, il riconoscimento del suo diritto di esistere e di manifestare le proprie aspirazioni. Porsi dalla parte della filosofia del dialogo, è già un primo passo che dimostra la volontà di incontrarsi, ma la filosofia di per sé non è sufficiente: ne deve derivare una azione conseguente che porti all’incontro tra gli uomini. Non si deve quindi solo pensare al dialogo ma esserne promotori, ognuno nella propria condizione e secondo le proprie possibilità.
La libera Muratoria, da quando è sorta, ha sempre operato in modo da sollecitare gli uomini al dialogo, al rispetto reciproco e quindi all’incontro. La Massoneria non esprime, invero, una particolare filosofia o ideologia, ma un metodo di convivenza tra tutte le filosofie e le ideologie possibili, affermando il principio laico che consiste nella regola: “non pretendere di possedere la verità più di quanto ogni altro possa pretendere di possederla”

Sarebbe fin troppo facile, in chiusura di questo mio discorso, sottolineare l’inciviltà etica e culturale di coloro che, nel nome di ideologie retrive e intolleranti, hanno dichiarato di voler impedire questa manifestazione. Se una Massoneria trasparente, capace di essere crocevia vivente di un dialogo interculturale e aperto, capace di divenire ambito di promozione interiore dello spirito e del libero confronto: se proprio tale Massoneria – e non già quella silente ed eccessivamente riservata di pochi anni addietro – suscita gli attacchi virulenti del non-pensiero, della violenza e della negazione dell’alterità, allora significa che questa nuova Massoneria ha colto nel segno e marcia su di una via che reca fastidio a chi vorrebbe una società illiberale, soggetta ad un pensiero e ad una verità unici, xenofoba e ostile al confronto e all’integrazione delle diversità.
La condanna di questi atteggiamenti intolleranti fa parte del bagaglio culturale della Muratoria universale, che non a caso ha visto i suoi uomini migliori combattere gli assolutismi e le tirannidi, lavorare alla costruzione di organismi di pace e di soccorso come la Croce Rossa, la Società delle Nazioni, Amnesty International e altri ancora. Perché la Massoneria applica e deve applicare tutto il patrimonio etico che ha tesaurizzato nel corso dei secoli per lenire, insieme a tutte le forze che si battono per il bene ed il progresso, le sofferenze dell’umanità. Il nostro dialogo non è astratto, ma si rivolge all’umanità, ai suoi dubbi, ma anche alle sue tragedie.
Il dialogo ovviamente richiede vie e soprattutto idee coraggiose e non l’artifizio e la dissimulazione continua che, con belle parole, tramutano anche il dolore più profondo in un business illimitato. Per dialogare sono però necessari contenuti forti, ambiziosi, capaci di spezzare le catene della pigrizia e dell’egoismo, che riportino la dignità piena dell’uomo al centro del confronto, come soggetto e obiettivo prioritario della società, e non come strumento di altre finalità.
La Massoneria è ben conscia di non poter fermare il dolore e la morte, che costituiscono, nel loro triste mistero, una realtà ineliminabile dell’esperienza umana. D’altra parte, essa da secoli si propone come luogo di confronto e di fratellanza al di sopra delle differenze di religione, di razza, di cultura, di estrazione sociale, agendo in modo particolare affinché il dolore e la sofferenza umana siano, se non eliminate completamente – speranza forse troppo ambiziosa – almeno ridimensionate entro i casi dell’imponderabile e non della cinica normalità.
Purtroppo, un’ombra di odio irrazionale si sta aggirando per questo piccolo mondo; fantasmi antichi sembrano essere stati riesumati; drammaticamente, anche le religioni tornano ad essere invocate per giustificare eccidi e per fondare il diritto di distruggere l’avversario, facendo violenza al nome ed al senso stesso del divino in un continuo di bieche strumentalizzazioni di valori che con la violenza non hanno nulla a che spartire. La Massoneria che invece si pone, con umiltà, sotto la guida luminosa del Grande Architetto dell’Universo, Ente Supremo che giammai invocherebbe contro chicchessia, ribadisce che la Luce della ragione e della tolleranza, il principio del dialogo coraggioso, non possono essere affatto disgiunti da alcuna fede e che nessuna fede ha più senso senza la fede nell’umanità e nel suo miglioramento. Per questo, la Libera Muratoria pone, proprio insieme al G.A.D.U., l’umanità dolente al centro dei suoi pensieri e dei suoi progetti e per la stessa ragione essa si pone come strumento spirituale di incontro e di dialogo libero e coraggioso.
Il nostro sforzo per la conquista della felicità, per il diritto alla felicità, intesa non come esaltazione dell’egoismo, sia esso dei singoli o delle nazioni, ma come estrinsecazione della serenità etica e morale dell’umanità, come pace giusta e perpetua, e non come momento transitorio tra una guerra e l’altra, è il fine a cui la Massoneria lavora. Il dialogo è il nostro pane consustanziale e viatico, è il cibo di cui i nostri fratelli si nutrono lavorando assieme nel rispetto della diversità. Vengano pure ai nostri Templi a gridare che la pace, il dialogo ed il rispetto vanno vietati! Cerchino pure di alzare nuovi roghi alla fratellanza universale, al senso profondo del divino che tutti sa accomunare sotto la luce della ragione e delle fedi diverse. Dicano pure che il cielo è con loro alzando grida di odio.
La nostra fede è incrollabile; una fede nei valori più alti dell’essere umano e di chi ne ha generato la vita; una fede nelle ragioni del confronto e della pace, nella speranza, che un giorno, magari non troppo lontano, anche coloro che oggi vorrebbero toglierci la parola, possano comprendere la superiorità del rispetto e del dialogo.
Perché il nostro desiderio è portare la luce e cacciare le tenebre, e non ravvivare antichi odii o alimentare tenebrose presenze. Perché la ricerca del bene è il nostro fine, mentre il male è irrazionale, stupido e oscuro.
E noi lavoriamo per trovare sempre più luce.

 

 

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IL RULO DELLA MASSONERIA NEL XXI SECOLO

“Il ruolo della Massoneria nel XXI secolo”

 

 

 

 

Sin dalle sue origini la Massoneria ha contribuito in modo sostanziale al bene dell’uomo con le sue idee e le sue azioni che sono state recepite e poste a fondamento delle società democratiche.

Il lavoro muratorio, svolto nelle Logge, ha infatti permesso nel passato ai fratelli di elevare la propria conoscenza e coscienza e li ha così forgiati per costruire un’umanità migliore.

La Massoneria, ancora oggi, è indubbiamente il solo luogo in cui uomini, legati dal vincolo di fratellanza, possono accrescere la loro spiritualità, affinare la loro conoscenza esoterica, rinsaldare la loro morale e prepararsi a vivere socialmente in forza di quei valori massonici che costituiscono per ogni persona le linee guida per poter essere liberi ed esprimere le proprie potenzialità nel pieno rispetto delle diversità.

Nel loro percorso storico i massoni si sono sempre posti come punto di riferimento per gli uomini che avvertono l’urgenza di un proprio perfezionamento e si pongono come obiettivo di essere liberi e di cooperare al miglioramento della condizione umana. Anche oggi la Massoneria può fornire un contributo essenziale all’umanità mettendo in campo nuovi valori e storicizzando quelli tradizionali e perenni, cioè applicandoli in modo originale alle condizioni attuali dell’umanità. Nell’epoca del villaggio globale e della globalizzazione insorgono problematiche che non possono essere superate solo in base a mere soluzioni economico-finanziarie, ma facendo sempre riferimento ai valori che guidano l’umanità.

In questo contesto la Massoneria può svolgere un ruolo primario e centrale perché propugna i valori fondamentali della dignità, della libertà e del rispetto del singolo nella diversità, che sono a fondamento della convivenza civile e democratica che deve ruotare intorno alla centralità dell’Uomo, con esclusione di ogni forma di intolleranza e discriminazione.

È fondamentale a questo punto sottolineare un aspetto peculiare della Massoneria: essa non ha interessi materiali da difendere, né posizioni di potere e di privilegio, di qualsiasi natura esse siano, per questo è l’unica istituzione di uomini che si può adoperare liberamente e spassionatamente per la felicità dell’uomo.

Con riferimento in particolare alla globalizzazione è necessario svolgere un’attenta riflessione. È indubbio che questo fenomeno può dare luogo a risultati positivi per l’uomo, ma non può essere considerato come un processo indipendente dalle condizioni di vita dell’uomo nella sua duplice dimensione materiale e spirituale.

Al contrario, noi massoni riteniamo che anch’esso debba essere guidato e reso compatibile con i valori, in modo che possa essere uno strumento di benessere e di elevazione e non solo una macchina che mira a soddisfare gli interessi di una parte privilegiata e minoritaria dell’umanità a scapito di altre. Nonostante i grandi risultati riferiti alla qualità della vita che si sono raggiunti nel mondo occidentale, non possiamo sottacere che sia in esso che nel resto dell’umanità sono presenti squilibri che preoccupano l’animo umano verso i quali non v’è né sufficiente attenzione, né un’adeguata volontà di porre rimedio.

Al fine di superare queste condizioni è necessario collocarsi in un’ottica diversa che non sia ristretta e legata ad interessi di parte, ma abbia un orizzonte più vasto che pone al centro l’Uomo e che sia in grado di cogliere i trends globali senza mai dimenticare le condizioni specifiche dei singoli, anche nelle forme associate, delle collettività e degli Stati. Questa apertura d’orizzonte, peculiare dei massoni, ci deve portare a considerare tutte le problematiche attuali in riferimento al bene concreto dell’umanità piuttosto che a quello di una sola parte: in ciò consiste la nostra universalità fondata sul valore della fratellanza fra tutti gli uomini. Purtroppo lo scenario mondiale suscita diverse inquietudini. La violenza esplosa in diverse parti del pianeta, le pulizie etniche, i genocidi nei continenti africano ed asiatico, il terrorismo dei fondamentalismi religiosi e l’ossessione nazionalista denotano un malessere profondo che deriva da squilibri sociali, provocati anche dal tramonto delle ideologie, e che viene avvertito sia dagli individui, sia dalle collettività.

Al contempo, le diversità della qualità della vita e delle condizioni economiche tra Nord e Sud non può che suscitare preoccupazione per il benessere dell’umana famiglia, nonché per le possibili conseguenze anche conflittuali che possono derivare. Anche nel mondo occidentale, ricco ed opulento, nonostante una diffusa ed alta qualità della vita, non sono assenti contraddizioni che minacciano l’armonia e la stabilità sociale; ingiustizie economiche e sociali, discriminazioni di diversa natura, le povertà nuove e vecchie, il degrado ambientale, i disagi psicologici ed esistenziali, nonché conflitti interetnici appaiono come un male dell’Occidente a cui si deve prestare un’ampia attenzione che sia fondata sui valori che proclamano la dignità della persona.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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   GIUBILEO E CREPUSCOLO

GIUBILEO E CREPUSCOLO. di  Franco Ratti

a Chiesa si appresta a celebrare il Giubileo riesumando tutto il trionfalismo preconciliare, religioso, politico, economico, mediatico. Siamo lontani dallo spirito e dallo stile evangelici di

Giovanni XXIII, autentico Papa profeta. Uomo che conquistava i cuori senza grandi e dispendiosi viaggi missionari. Con la semplicità e la sapienza del cuore, con l’esperienza luminosa di Dio, col sorriso scaturente da uno spirito armonizzato e pacificato dalla Grazia. Uomo della comunione, non della comunicazione e del presenzialismo ad ogni costo.

Eppure le fondamenta di questa Chiesa, vistosa come una prostituta, sono scosse dallo Spirito di Dio e dalla forza della Storia. Contro i bastioni, solo in apparenza possenti, s’ abbattono come marosi i problemi irrisolti: dal celibato coatto dei preti alla visione manichea del sesso, dal rifiuto della donna-prete alla concezione e alla prassi di un potere imperiale e ducesco, anziché partecipativo e sinodale, esteso ai cosiddetti “laici” (termine equivoco ed equivocante) resi finalmente corresponsabili.

L’uomo di oggi non può riconoscersi nella recente enciclica “Fides et ratio”, grondante ideologismi scolastici e priva, come sempre, di respiro biblico. Sensibile sino alla vulnerabilità, riscopre le valenze del sentimento, dell’intuizione, della “visione”, pur coltivando la più lucida razionalità tecnoscientifica. Avverte in sé tremori orfici, rilegge empaticamente le intuizioni della Grecia preclassica, la Grecia di Orfeo e di Museo, contempla la spiga silente dei misteri eleusini. Ritrovando la sua essenza sulla lamina tessala del IV(‘?) secolo a.C.

“Chi sei? E donde sei?

“Son figlio di terra e di Cielo stellante”

No, l’uomo di oggi non è quello di Wojtyla: tutto “ratio et voluntas”, chiuso alle illuminazioni della psicanalisi, in fuga dalla propria autenticità, sovrastrutturato, capace solo di autodisciplina e di ubbidienza, anziché di ascolto e di responsabilità.

Mai come oggi I ‘ Amore va riconosciuto non solo principio morale ma innanzitutto principio metafisico e gnoseologico. Chi ama conosce. Tutti siamo chiamati a questa conoscenza superiore, sovrarazionale, sapienziale, mistica, “cordiale”.

Parmenide (540-470 a.C.), l’ oscuro e fiammeggiante Parmenide, nel frammento 16, citato da Aristotele, divinamente afferma: “La conoscenza, che avviene a causa del caldo, è migliore e più pura”.

Sì, un pagano può dire, sul piano antropologico, cose sublimi a differenza di qualche Papa.

Tornando all’ enciclica. Non abbiamo il diritto di liquidare con occhio manicheo tendenze ed umori culturali, frutto dell’Anima contemporanea. Basta con gli “ex cathedra”, basta con la saccenza e la supponenza di chi pretende di conoscere ogni verità, anziché limitarsi alla Verità, al Vangelo, al messaggio del Cristo, così come è stato formulato (“sine glossa”: direbbe Francesco) e soprattutto vissuto dal Figlio di Dio.

Dobbiamo porci umilmente accanto agli uomini come Gesù, il Risorto, sulla strada di Emmaus. Dobbiamo offrire la nostra fede e il nostro amore “disinteressatamente”. Questo avverbio è decisivo, onnideterminante: ne dipende in futuro l’ accettabilità della Chiesa da parte degli uomini. Mi urge l’ immagine ispiratissima, che Don Tonino Bello, il vescovo cattolico-evangelico, dà della Chiesa: “fontanella del villaggio”. Che offre da bere ad ogni viandante, senza pretendere nulla in cambio.

Sì, non abbiamo bisogno di papi politici e mediatici, di papi perennemente infallibili (contro ogni evidenza storica). Di papi profondamente a disagio con un Occidente considerato corrotto, che vedono nel Terzo mondo e negli infiniti Terzi mondi, affamati e necessariamente acritici, l’ allettante possibilità di impiantare una Chiesa senza problemi e senza riforme, imperialpapista e clericale. Non abbiamo bisogno di papi, che fondino il proprio e altrui cattolicesimo sull’idolatria della propria persona e del proprio ministero. (Lutero, profeta cattolicissimo, costernato, gridò all ‘ Anticristo).

Sogno (ma con rigore profetico) un Papa, che s’ affacci alla TV in maniche di camicia, con moglie e figli. Che annunci: “Non ho più niente, né Stato Vaticano né nunziature apostoliche. Ma in compenso ho tutto, perché credo nel Vangelo”. E soprattutto dica: “Non chiamatemi Santo Padre, perché uno solo è

 

Padre, uno solo è Santo”.

neaAgorà novembre -dicembre 1998                                                                                                                           35

Non mia faccio illusioni. Sono cosciente del fatto che Wojtyla ha piazzato ovunque vescovi e cardinali wojtyliani. Il tipo di successione è già deciso. Al tempo stesso sono ispirato a dichiarare che solo una Chiesa, che raggiunga il fondo della sua cecità storica, rischiando macroscopicamente di essere rigettata dagli uomini come ghetto e detta, potrà ritrovare la vitalità incendiaria delle sue origini.

Straordinarie le considerazioni di Heidegger sul crepuscolo di Holderlin.

Si, la luce crepuscolare è palesemente esigua. Ma la notte la raccoglierà nel suo seno per elaborarla in luce e trionfante: quella dell’ alba e dell’ aurora. Sì, la notte ecclesiale, nel piano di Dio, ha una funzione singolarmente provvidenziale, direi sal vifica. Questa la mia speranza, questa la mia certezza. Divina.•

 

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FUNZIONE DEI RITUALI NELLA MASSONERIA

Funzione dei rituali nella Massoneria

 

 

 

Genericamente si designano “rituali” quelle azioni umane, realizzate consapevolmente in aderenza a moduli tradizionali, alle quali viene attribuito valore simbolico.

Poiché dobbiamo esaminare gli aspetti del rito dal punto di vista massonico, quindi in chiave esoterica, esso non può essere considerato come un semplice insieme di formule, d’espressioni solenni, di prescrizioni, di regole, d’atti meccanici, ma va penetrato nella sua essenzialità.

Nell’ottica del suo significato più profondo la caratteristica della ritualità massonica è il SIMBOLISMO.

 

Il simbolo – cui la Massoneria attribuisce valore assoluto – è l’espressione di un linguaggio universale, ed è qualificato da una particolare prerogativa: in esso, l’elemento essenziale non è il segno, ma il significato inserito nel segno; quest’ultimo, solo ed esclusivamente dal significato trae valore e giustificazione.

Il simbolo massonico in particolare riveste un suo specifico valore pregnante e condensativo, ed assume sempre una duplice funzione riassuntiva ed evocatoria.

Tutti gli studiosi d’esoterismo concordano nel sostenere che solo attraverso lo studio della forma simbolica è possibile accedere alla conoscenza delle verità d’ordine superiore: metafisiche, iniziatiche, religiose, magiche.

Unicamente attraverso il simbolismo può essere trasmessa la conoscenza dottrinale tradizionale, in quanto il simbolo è idea, e pertanto non individuale, ma infinito, universale.

 

Esso è oggettività pura, che prescinde da inquinamenti ambientali e settari, esprimendo delle verità comuni a tutti gli uomini, solo che ne sappiano penetrare il recondito significato.

Si pone in una dimensione cosmica, rapportandosi sia al pensiero che alla natura dell’uomo, e rappresenta quindi la vera espressione dell’universalità.

Abbiamo definito la ritualità ed il simbolismo, suo fondamentale elemento caratterizzante; ma prima di delineare la collocazione funzionale dei rituali nella Loggia Massonica, ritengo utile accennare genericamente anche alla classificazione del concetto di rito operato dalla Scuola Sociologica Francese, e da Durkheim in particolare: pur nell’ambito di una più complessa suddivisione, dal punto di vista della funzione e del contenuto i riti si dividerebbero in “positivi” e “negativi”.

I primi sono volti ad esaltare una relazione bilaterale tra sacro e profano,  basandosi sul principio della unificazione della vita sociale:. vedansi i così detti riti espiatori; sacrificali, totemici; mimetici (magia simpatica).

Tali riti vengono per altro configurati come una realizzazione sacrilega.

 

Riti negativi per contro sarebbero quelli che realizzano uno stato di netta separazione tra il sacro ed il profano ad esempio, la discriminazione tra giorni festivi (sacri) da quelli comuni (profani); ovvero i comportamenti ascetici, che separano l’individuo dal resto del mondo.

 

Tra i riti negativi vengono compresi – sempre dal punto di vista sociologico – anche le iniziazioni in genere , in quanto determinerebbero la separazione di alcuni individui dagli altri.

Più precisamente, i riti di iniziazione vengono qualificati come “riti di passaggio”, in quanto si articolerebbero in tre fasi diverse e successive: fase della separazione dell’individuo dagli altri uomini; fase di “maturazione” di questo passaggio; ed in fine, “l’aggregazione?’ al nuovo stato.

Aderendo a questa classificazione, già possiamo delineare una delle funzioni dei rituali nella Massoneria: il tramite strumentale che consente all’individuo di distinguersi ed elevarsi rispetto agli altri, e successivamente – con la ripetizione dei rituali stessi – di amalgamarsi all’Istituzione, per realizzare quei fini conseguibili solo attraverso la Loggia Massonica.

 

Ognuno di noi, ad un certo momento della sua vita, ha sentito la necessità di evadere dagli schemi dell’esistenza quotidiana, caratterizzata da un complesso di funzioni e di attività variamente ordinato, il cui significato non viene colto: si mangia, si dorme, si lavora, si sente, si soffre ma per giungere a che? Subentra inevitabilmente un atteggiamento di scetticismo in ordine alla reale portata del significato e della finalizzazione delle nostre azioni quotidiane. A questo punto, insorge l’esigenza di una più profonda realizzazione; della ricerca di un aspetto più elevato del nostro vivere, ed il desiderio di conoscere i veri significati della vita, con l’aspirazione a sviluppare la nostra interiorità. In altri termini, ci si è resi conto che per riconoscere la nostra autentica essenza dobbiamo percorrere la via della ricerca spirituale.

 

Ed allora abbiamo bussato alla porta del Tempio: quivi c’è stata indicata la via dello spirito, che abbiamo appreso non essere scienza, ma arte, la più elevata e sublime, quell’arte che trasforma in “Re” e “Sacerdote” – rispetto agli altri uomini – chi la pratica ed in essa si perfeziona, e per ciò definita ARTE REALE.

Ma come ogni arte richiede una tecnica per operare ed esprimersi, anche l’ARS REGIA necessita di un suo strumento operativo: i rituali appunto.

Si è detto che ritualità equivale ad azione, ma è azione che si diversifica dall’azione istintiva e da quella economica, in quanto non è destinata a soddisfare immediatamente istinti primario esigenze economiche: tali soddisfacimenti infatti rientrano negli schemi della vita ordinaria, e condanna l’uomo per i costanti rischi di fallimento e di insuccesso, conseguiti inevitabilmente alla precarietà dei mezzi atti a realizzarli, ed ingenerando pertanto stati angosciosi di attesa, di ricerca, di non riuscita, di sconfitta.

 

La ritualità ci salvaguarda dalla non disponibilità del reale e ci riscatta dalle cariche d’angoscia e d’incertezza che permeano la vita profana.

I rituali (si pensi all’apertura e chiusura dei lavori di Loggia) spezzano gli automatismi psicologici della vita quotidiana, ricostituiscono l’equilibrio messo in crisi dalle emergenze d’alea ed angoscia, ed attribuiscono nuova fiducia al gruppo ed al simbolo.

Scrive Gorel Porciatti nella “Simbologia Massonica” che nessun rito è senza valore, e che – anche se compiuto macchinalmente – l’atto ritualistico ha la sua efficacia; il Massone ne è occultamente influenzato al punto da non giungere mai a comportarsi in Loggia come a qualsiasi altra riunione.

 

i rituali – nella Massoneria – sono costituiti da una serie formale di atti e procedimenti di natura simbolica che implica di per sé un codice di comunicazione sociale, in quanto queste espressioni simboliche si incentrano nella costruzione del Tempio di Salomone.

 

L’io individuale, con tutti i suoi egoismi, si spersonalizza e subentra un sentimento di compartecipazione: ci si sente con gli altri uguali e fratelli.

I rituali costituiscono un mezzo comunicativo primario, poiché rendono operante il simbolo, sprigionandone quindi tutta l’essenza e l’universalità, e facendo vivere in ciascuno di tutti di noi l’essenza dello psicodramma che descrivono.

Ogni passo, “ogni gesto, ogni parola è un richiamo: vengono risvegliate le energie latenti dell’inconscio; risulta favorita la concentrazione simultanea; la mente di ognuno sconfina in uno stato di abbandono della coscienza normale, e da quelle parole, da quelle idee, da quei gesti, anche se ripetuti e non razionalmente compresi, si sprigiona una particolare energia psicologica che determina quella nota circolazione di fluidi che tutti beneficamente avvolge.

 

Un grande iniziato (Emilio Servadio) ebbe a dire che la semplice presenza, il semplice sentirsi accompagnati e per dir così sorretti dai nostri abituali simboli, ogni volta che ci accingiamo a lavorare insieme, è già tale da creare uno specifico clima d’operosità massonica, ineffabile ed intraducibile.

 

In sintesi, è la ritualità che determina la saldatura degli spiriti e consente la magia della “Catena d’Unione”.

 

L’utilità dei rituali può anche non essere avvertita immediatamente, ma non v’è dubbio che si deposita nel nostro subconscio: ed inevitabilmente. prima o poi, ne emergerà l’efficacia.

 

È stato scritto che l’esercizio di una prassi cerimoniale, anche per mezzo della semplice abitudine, crea perfino la seconda natura.

L’efficacia dei rituali non si esaurisce nella catena empirica delle cause e degli effetti; essa non si manifesta per vie squisitamente naturali, in quanto non costituiscono la pratica tecnica, ma tendono attraverso la ripetizione ed il simbolo a realizzare la natura più vera dell’uomo, rendendolo consapevole della sua partecipazione all’umanità e della sua discendenza divina; inoltre, soddisfano in lui le esigenze di un occasionale isolamento dalla vita quotidiana, per prendere contatto con ciò che è più essenziale.

I Fratelli in Loggia – attraverso i rituali – sentono profondamente di essere membri di una stessa Comunione, ed avvertono consapevolmente il vincolo che li unisce.

Ognuno si sente riscattato dalla sua insignificanza e casualità. Sempre, con la ripetizione di ‘un gesto, di una frase, di un rito, qualcosa di nuovo si verifica.

 

Poiché alla Massoneria non si accede per imposizione, nella Loggia la coesione può contare sull’affetto che gli iniziati sentono reciprocamente. Ma tale coesione – che quanto è più intensa tanto più rafforza la Loggia – si forma e si sviluppa con il frequentarsi assiduamente, con il conoscersi, con il lavorare ritualmente insieme e spesso: tutti indistintamente i Fratelli di Loggia sono protagonisti del lavoro muratorio rituale.

 

Vorrei anche aggiungere che tutti i segni. i toccamenti, le parole ed i riti che la Massoneria conosce per ogni suo grado debbono essere considerati come strumenti magici intesi ad attirare nel corpo e nel gruppo speciali influenze occulte ed a determinare e mantenere il risveglio iniziatico. La Massoneria Islamica usa l’espressione “per rendere vivente il corpo.

Ultima considerazione; se l’Arte si trasmette con l’Iniziazione rituale, è col silenzio che la si conserva.

La divulgazione dei Rituali determina inevitabilmente la loro deformazione; il non iniziato non deve usare gli stessi segni o pronunciare le stesse formule, ne indebolirebbe l’efficacia. I rituali vanno difesi dalla Volgarizzazione.

 

La disposizione della loggia o Tempio Massonico, varia secondo i Riti e i Gradi ma esistono regole assolutamente obbligatorie da osservare: la Loggia, di forma rettangolare. rappresenta il cammino che conduce dall’Occidente all’Oriente, cioè “verso la Luce”: il Trono del Venerabile all’Oriente, il suo !aro destro indica il Mezzogiorno. il lato sinistro il Settentrione.

II soffitto (lei tempio, in forma di volta. rappresenta il cielo stellato.

Infatti il Tempio simbolizza il Cosmo: ecco perchè è proibito ai Massoni di darne le dimensioni (debbono rispondere: “la sua lunghezza va dall’Occidente all’Oriente, la sua larghezza dal Settentrione al Meridione, la sua altezza dal Nadir allo Zenit.

Il nome stesso di Loggia, deriva etimologicamente dalla radice d’origine Indo-ariana, Ionke, iodke, in altre parole luogo del Cosmo, un luogo preciso, spazio ben indicato e precisato, in un punto dell’Universo.

La Loggia di Apprendista Libero Muratore è composta di tre “appartamenti”: la Sala dei Passi Perduti. il Gabinetto di Riflessione, il Tempio.

La Sala dei Passi Perduti non ha lana particolare decorazione, su di essa da la porta del Tempio. e ad una sua parete è esposta la Bolla di Fondazione della Loggia emessa Grande Oriente.

Il Gabinetto di Riflessione è una piccola stanza tappezzata di nero con emblemi di morte: i simboli e gli arredi in esso contenuti sono illustrati nella piantina allegata in figura assieme al quadro che lo rappresenta.

Il Tempio, è decorato in azzurro. è di forma rettangolare con un’unica porta di ingresso che viene considerata orientata ad Occidente.

Ai lati della porta, al centro della parete d’Occidente del Tempio sono due colonne: a destra una colonna corinzia con incisa nel fusto la lettera “J” che sostiene sul capitello tre melagrane dischiuse: a sinistra una colonna dorica con incisa sul fusto la lettera “B” che sostiene sul capitello un globo terraqueo. Sulla stessa parete all’estrema destra la statua di Venere: all’estrema sinistra la statua d’Ercole.

Per il 2′ Sorvegliante tra la Colonna “J” e la statua di Venere, è un seggio posto su di un gradino con un altare di forma triangolare sul quale sono posti: un Maglietto. un lume a una luce. una colonnina mobile di ordine corinzio, il collare della dignità con la perpendicolare per gioiello, il rituale dei lavori e una spada vicino al seggio posta in una basetta di supporto.

Per il 1’ Sorvegliante tra !a Colonna “B” e la statua di Ercole, è un seggio posto su due gradini con un altare di forma triangolare sul quale sono posti: un maglietto, un lume a due luci, una colonnina mobile di ordine ionico, il collare della dignità con la livella per gioiello, il rituale dei lavori, una spada vicino al seggio posta in una basetta di supporto.

Gli scanni dei Fratelli sono posti, in senso longitudinale, in doppia fila. lungo le pareti del Settentrione e del Meridione.

Gli .apprendisti prendono costo nella prima fila della Colonna del Settentrione.

I Compagni prendono posto nella prima fila della Colonna dei Meridione.

I Maestri prendono poso nella seconda fila; leggii scanni de! Meridione e del Settentrione.

Posti particolari sono assegnati ad altri Fratelli, secondo i vari incarichi in Loggia. per come indicato nella pianta del Tempio.

Lungo dette pareti sono disposte simmetricamente 12 colonne (sei a Settentrione e sei a :Meridione). che sostengono simbolicamente la volta del cielo, rappresentato nel soffitto dipinto di azzurro e cosparso di stelle secondo uno schema zodiacale.

Intorno alle pareti del Tempio corre un cordone di color rosso, appoggiato alle 12 colonne, formante sette nodi d’amore (il meridiano dei quali è al centro nella parete d’Oriente) le cui estremità terminano con fiocchi legati: alle colonne “J” e “B”.

Una parte dell’esedra appare incompleta.

La parte più importante del Tempio è l’Oriente dove siede il Maestro Venerabile.

Vi é una prima rampa di tre gradini che da accesso ad un podio dove sono i posti dell’Oratore, del Segretario e quello dei visitatori più illustri.

Collocato su altri quattro gradini, al centro, è il trono del Venerabile e davanti ad esso un’Ara Triangolare coperta da un tappeto azzurro sulla quale sono collocati: un Maglietto, un lume a tre luci. una colonnina ionica mobile, una squadra, la Spada Fiammeggiante, il  Libro delle Costituzioni, quello dei Regolamenti di Loggia insieme ai Rituali ed infine per gli usi previsti dal cerimoniale, il Collare della Dignità con !a Squadra per .gioiello.

il Trono del Venerabile è coperto da un baldacchino di velluto rosso con frange in nero sul battente dei quale é ricamato in oro e a grandi lettere il simbolo iniziatico:

A:’. G:’. D:’. G:’. A:’. D:’. U:’.

Sotto questo baldacchino più in alto del Trono del Venerabile è un Triangolo luminoso con la scritta in ebraico del Santissimo Nome del G:’. A:’. D:’. U:’.  (in alternativa se il Triangolo. invece dei Santo Nome porta un Occhio destro. si aggiunge più sopra la Stella Fiammeggiante con la lettera “G” in mezzo).

Completano la parete d’Oriente i seguenti arredi. simmetricamente al Trono del Venerabile:

–          a settentrione. !a Bandiera nazionale, un trasparente luminoso con il Sole. la statua di Minerva;

–          al meridione. un trasparente luminoso con la Luna crescente (in posizione diversa da quella astronomica), il Labaro di Loggia.

Ai lati del Trono, sui podio, vi sono due tavoli:

–          uno per l’Oratore a Settentrione,

–          l’altro per il Segretario a Meridione.

Al centro sul limitare dell’accesso al podio dell’Oriente c’è l’Ara dei Giuramenti. coperta da un tappeto azzurro, su di essa sono: il Libro della Legge Sacra, la Squadra ed il Compasso ritualmente disposto, ed un candelabro a sette luci (Hamenorà).

Sul lato dell’ara rivolto ad Occidente sono poste le parole “Libertà – Uguaglianza – Fratellanza”

in terra, vicino all’Ara. e simmetricamente ai piedi del Trono, sono collocati:

–          dal lato degli Apprendisti (Settentrione): una pietra grezza, un filo a piombo o perpendicolare, un mazzuolo, uno scalpello:

–          dal lato simmetrico dei Compagni (.Mezzogiorno) sono collocati: una pietra cubica sormontata da una piramide, una livella, un regolo e una leva.

Verso il centro sono collocati: una tavola da tracciare, una squadra e una cazzuola.

Il pavimento, al di fuori del podio posto all’Oriente è a grosse piastrelle bianche e nere poste a scacchiera.

Al centro dei Tempio tre luci obbligatorie a fiamma viva. collocate ciascuna su un alto candelabro. disposte a Triangolo al centro del Tempio. in mezzo alle quali ritualmente viene posto il ‘Quadro di Loggia’.

Un’altra Luce rituale. posta come !e tre prima menzionate, è il Testimone che viene accesa sul podio al limite del  suo ingresso.

Per le sistemazioni descritte ed altre ulteriori di Fratelli ed oggetti rituali tedi l’allegata planimetria del Tempio.

 

 

ISTRUZIONI PER IL GRADO D’APPRENDISTA

 

.           L’apprendista nel tempio non ha diritto di parola

 

Età : Tre anni.

 

Ora di apertura : Mezzogiorno in punto.

 

Ora di chiusura : Mezzanotte in punto.

 

Batteria :  * * *

Battere sempre le dita della mano destra sul palmo della  mano sinistra dall’alto verso il basso.

 

Batteria di giubilo : * * *     * * *      * * * Come la batteria semplice, ripetuta tre volte.con colpi brevi e secchi

 

Batteria funebre :  * * *     * * *    * * *

A braccia conserte destro sul sinistro. battere contemporaneamente le palme delle mani sulla parte superiore delle braccia.

 

Parola Sacra : B . . Z.

 

Parola di Passo : Nessuna.

 

Parola Semestrale : Gli viene comunicata nel Tempio in forma rituale.

 

Ordine: Stando in piedi. portare a piatto la mano destra sotto la gola. le quattro dita unite, il pollice distaccato a norma di squadra appoggiato sulla iugulare destra e il braccio teso orizzontalmente.

Braccio sinistro. mano con pollice a squadra. pendente lungo il fianco. Piedi a squadra. a 90°.

 

Segno: Stando all’Ordine ritirare la mano destra orizzontalmente facendola  cadere ungo il fianco.

 

Passi :            Stando all’Ordine porsi tra le colonne e fare, partendo con il piede sinistro, tre passi in linea retta. ricongiungendo a ciascun passo i piedi a squadra, senza battere i tacchi.

 

Toccamento :           Destra con destra. tre leggere pressioni esercitate con il pollice sulla prima falange dell’indice dei Fratello.

 

ORDINE DEI LAVORI

 

1)      Istruzioni del Grado: un ora prima dell’apertura rituale dei lavori è compito precipuo dei Sorveglianti impartire in locale adatto le istruzioni ai fratelli: 2° Sorvegliante agli Apprendisti. 1° Sorvegliante ai Compagni ed ai neo Maestri.Firma del registro delle presenze. (posto fuori dal Tempio) e giustificazione delle assenze.

2)      Attesa ordinata nella Sala dei Passi Perduti. ove i Fratelli vengono “allineati” dal l’ Esperto.

3)      Entrata nel Tempio del Maestro delle Cerimonie per il compimento di quanto gli compete (accensione dei Testimone con il Fuoco portogli dal Maestro Venerabile: combustione dell’incenso é avvio della musica di ingresso).

4)      Ingresso rituale.

5)      Apertura dei Lavori.

6)      Lettura della Tavola Architettonica tracciata nella precedente

7)      Tornata.

8)      Collocazione o tracciamento del “Quadro di Loggia”.

9)       Ricevimento dei Fratelli visitatori. (Se non sono entrati con i Fratelli di Loggia).

10)   Svolgimento dell’ordine del giorno.

11)   Ricreazione ripresa dei Lavori.

12)   Esame delle domande di iniziazione, di affiliazione ecc. ed eventuali votazioni.

13)  Chiusura dei Lavori.

14)  Maestro delle Cerimonie dopo aver spento le Tre Luci, toglie (o distrugge) il “Quadro di Loggia”.

15)  Uscita rituale dal Tempio, con eventuale supporto musicale.

 

 

INGRESS0 RITUALE NEL TEMPIO

 

Il Maestro delle Cerimonie ponendosi alla testa dei corteo dei Fratelli li conduce nel Tempio deambulando in senso ORARIO facendo loro compiere un giro passando da Settentrione ad Oriente. indi a Meridione. infine ad Occidente.

Seguono il Maestro delle Cerimonie – nell’ordine: gli Apprendisti, i Compagni. i Maestri. gli Ufficiali (preceduti dal 1′ e 2′ Diacono), i Dignitari (Tesoriere, Segretario. Oratore) l’ex Maestro Venerabile e le Tre Luci (2′ Sorvegliante. I° Sorvegliante e Maestro Venerabile).

Compiuto un giro prendono posto nella Colonna di Settentrione gli Apprendisti, poi nella Colonna di Meridione i Compagni, quindi nelle due Colonne, in modo che risultino equilibrate per numero di Fratelli. i Maestri. infine gli Ufficiali e i Dignitari. Tutti i Fratelli restano in piedi non all’ordine fino a che il Maestro Venerabile. raggiunto il suo Posto dice: “Fratelli. sedete”.

L’ingresso viene effettuato facendo la “squadratura” del Tempio che consiste nel procedere ritmicamente, in linea retta secondo i lati del Tempio. con conversione a squadra in due tempi in, corrispondenza degli angoli.

Durante i lavori i Fratelli chiamati a muoversi nel Tempio per l’adempimento delle loro funzioni deambulano in senso ANTIORARIO.

Il Fratello che viene fatto entrare nel Tempio prima che sia stato posto il Quadro di Loggia, compie la squadratura. guidato dal Maestro delle Cerimonie.

Se invece entra dopo. lo farà con i passi rituali.

Durante i Lavori. il Maestro Venerabile, il 1° ed i1 2° Sorvegliante non lasceranno

mai il Maglietto che terranno sempre sul. cuore. Il Fratello Copritore Interno impugna

la spada con la mano sinistra.

l Fratelli durante i Lavori siedono senza rigidità muscolare, in posizione eretta, con le palme delle mani appoggiate sulle cosce ed i piedi leggermente distanziati e paralleli (posizione detta del Faraone).

Il Fratello Maestro delle Cerimonie impugna l’Asta (di 144cm.) con le due mani: con la sinistra poco al di sotto del centro e la destra poco al di sopra. Solo nella marcia di uscita la posizione delle mani è invertita.

I Diaconi impugnano l’Asta (di 72 cm.) con la mano sinistra. tenendola verticalmente appoggiata alla coscia sinistra.

Quando i Frateìli sono chiamati a giurare il “Segreto sui Lavori compiuti”, eseguono stendendo il braccio sinistro in avanti. verso il Quadro di Loggia. stando nella posizione all’Ordine e pronunciando a chiara voce : “Lo giuro”.

 

 

APERTURA DEI LAVORI

 

 

I1 Tempio è in penombra

La colonnina (ordine dorico) del Maestro Venerabile è alzata e così resta per tutta la durata dei Lavori: quella del 1′ Sorvegliante (ordine ionico) è abbassata; quella del 2′ Sorvegliante (ordine corinzio) alzata.

Dopo l’ingresso rituale nel Tempio e prima di invitare i Fratelli a sedere, il Maestro Venerabile indossa il collare della dignità. imitato all’unisono da tutti gli altri Dignitari ed Ufficiali di Loggia.

Lui solo si copre il capo. quindi dice: “Fratelli sedete”.

Cessata la musica e nel silenzio più assoluto – rimanendo seduto – con la mano destra prende il maglietto contemporaneamente al 1° ed al 2° Sorvegliante e appoggiandolo al cuore dice:

 

* * * * *

 

  1. Ven. – Fratelli assistetemi ad aprire i lavori.

– Fratello 1° Sorvegliante. quale è il primo dovere di un sorvegliante in Loggia

 

1° Sorv.         – Il primo dovere è quello di assicurarsi che il Tempio sia debitamente coperto.

 

  1. Veri. – Assicuratevene, Fratello mio.

 

1° Sorv.         – Fratello Copritore Interno, fate il vostro dovere.

 

* * * * *

 

Il Copritore Interno, spada in pugno, batte tre colpi sulla porta. ai quali risponde, con ugual numero di colpi il Copritore Esterno. In mancanza del Copritore Esterno, Il Copritore Interno, assicuratosi che non vi siano altri Fratelli nella Sala dei Passi Perduti. chiude la porta del Tempio e depone la chiave sul Tavolo del 1° Sorvegliante. Nelle tornate in cui si celebrano delle iniziazióni, la chiave viene data’ in custodia al 2° Sorvegliante.

 

* * * * *

 

Copr. Int.       – Fratello 1° Sorvegliante il Tempio è debitamente coperto.

 

1° Sorv.         – Maestro Venerabile, il Tempio è debitamente coperto.

 

  1. Ven. – Fratello 1° Sorvegliante, qual’è il secondo dovere dei Sorveglianti in Loggia ?

 

1° Sorv.         – E’ quello di assicurarsi che tutti i presenti siano Fratelli Liberi Muratori.

 

  1. Ven. – Assicuratevene. Fratelli 1° e 2° Sorvegliante

 

1° Sorv.           – Fratelli, in piedi.

 

* * * * *

 

I Fratelli delle Colonne si alzano volgendo il capo all’Oriente e si pongono all’Ordine e di mano in mano che i Sorveglianti. percorrendo le proprie Colonne in senso antiorario. si soffermano davanti a loro che danno il Segno. I Sorveglianti riprendono infine i loro posti. restando in piedi.

 

2° Sorv.         – Fratello 1° Sorvegliante, tutti coloro che compongono la Colonna di Settentrione

sono Liberi Muratori.

 

1°Sorv.           – Maestro Venerabile, dai segni che danno, riconosco tutti coloro che compongono le

due Colonne Liberi Muratori.

 

* * * * *

 

Il Maestro Venerabile si alza e con lui i Fratelli che siedono all’Oriente, mettendosi all’ Ordine.

 

* * * * *

 

M; Ven.          – Per coloro che siedono all’Oriente, rispondo io. –  (Batte un colpo di Maglietto).

 

 

 

  1. Ven. – Fratelli tutti, sedete. –  Fratello 2° Sorvegliante, qual’è il dovere del Copritore

Esterno.

 

2° Sorv.         – Allontanare i profani e partecipare alla preparazione dei candidati.

 

  1. Ven. – Fratello 1° Sorvegliante, qual’è il dovere del Copritore Interno ?

 

1° Sorv.         – Ammettere i Liberi Muratori, ricevere i candidati        e obbedire agli ordini del Maestro

Venerabile, del 1° e del 2° Sorvegliante

 

  1. Vena – Fratello 1° Sorvegliante, qual’è il dovere del 2° Diacono ?

 

1° Sv.             – Stare alla destra del 1° Sorvegliante e portare gli ordini del Maestro Venerabile dal

1° al 2° Sorvegliante.

 

  1. Ven. – Fratello 1° Sorvegliante, qual’è il dovere del 1° Diacono ?

 

1° Sorv.         – Stare alla destra del Maestro Venerabile, portare i suoi ordini al 1° Sorvegliante e

agli altri Dignitari e Ufficiali, qualora occorra: attendere i messaggi del 2° Diacono.

 

  1. Ven. – Fratello 2° Sorvegliante, qual’è il vostro dovere?

 

2° Sorv.         – Stando a Meridione, osservare il Sole al suo meridiano, chiamare i Fratelli dal

lavoro alla ricreazione e dalla ricreazione al Lavoro

 

  1. Ven. – Fratello 1° Sorvegliante, qual’è il vostro dovere?

 

1° Sorv.         – Stando all’Occidente, osservare il corso del Sole e chiudere il Tempio secondo.

l’ordine del Maestro Venerabile, dopo aver accertato che ogni Operaio

abbia avuto ciò che gli è dovuto.

 

  1. Ven. – Fratello 1° Sorvegliante, perché il Maestro Venerabile siede all’Oriente ?

 

 

1° Sorv.         – Come il Sole, apparendo ad Oriente per dare inizio al giorno, illumina la Terra, così

il Maestro Venerabile, sedendo all’Oriente per dirigere i Lavori, istruisce i Fratelli

con i1 Lume della propria Scienza Muratoria.

 

  1. Ven. – Fratello 1° Sorvegliante, a che ora gli Apprendisti Liberi Muratori hanno

consuetudine di aprire i Lavori ?

 

1° Sorv.          – A mezzogiorno, Maestro Venerabile.

 

  1. Ve n. – Fratello 2° Sorvegliante, che ora è ?

 

2° Sorv.          – Mezzogiorno in punto.

 

M., Ven.        – Fratello 1° Sorvegliante, qual’è 1a vostra età muratoria in Grado di Apprendista

 

1° Sorv.         – Tre anni.

 

  1. Ven. – Fratello 1° Sorvegliante a quale scopo ci riuniamo?

1° Sorv.         – Per edificare Templi alla Virtù, scavare oscure e profonde prigioni al Vizio e

lavorare al bene e al progresso dell’Umanità.

 

  1. Ven. – (Batte un colpo di Maglietto) – Fratelli, in piedi all’Ordine.

 

* * * * *

 

Il Maestro Venerabile         batte un colpo di Maglietto e si alza assieme ai Fratelli ai quali ha ordinato di stare all’ordine.

Il Maestro delle Cerimonie si reca dal 1′ Sorvegliante e lo accompagna precedendolo all’Altare.

Il l’ Sorvegliante, giunto all’Altare, apre il libro della Legge Sacra alla pagina del Vangelo di San Giovanni e vi sovrappone il Compasso e la Squadra, quindi si gira per tornare al suo posto, sempre preceduto dal Maestro delle Cerimonie.

Accompagnato il 1* Sorvegliante, il Maestro delle Cerimonie ritorna al proprio posto.

 

* * * * *

 

  1. Ven. – Fratelli sedete. – (Batte un colpo di Maglietto)

 

(PAUSA)

– Fratelli 1° e 2° Sorveglianti, giacchè in grazia dell’ora e dell’età è ormai tempo di

aprire i nostri Architettonici Lavori, avvertite i Fratelli delle vostre Colonne che,

nel corso dei medesimi, non è più permesso ad alcuno di passare dall’una all’altra

Colonna e di intrattenersi in questioni di politica e di religione. Non è inoltre

permesso ad alcuno di coprire i1 Tempio senza che ciò gli venga consentito.

Tutto, in questo Tempio, deve essere serenità, senno, benefizio e giubilo.

 

 

1.° Sorv.        – Fratelli della Colonna del Meridione, giacché in grazia dell’ora e dell’età è tempo di

aprire i nostri ..~~hitettonici Lavori, vi avverto che, nel corso dei medesimi, non più

permesso ad alcuno di passare dall’una all’altra Colonna e di intrattenersi in

questioni di politica e di religione. Non è inoltre permessa ad alcuno di coprire il

Tempio senza che ciò gli venga consentito. Tutto in questo Tempio, deve essere

serenità, senno, benefizio e giubilo.

 

 

2° Sorv.         – Fratelli della Colonna del Settentrione, giacché in grazia dell’ora e dell’età è tempo

di aprire i nostri Architettonici Lavori, vi avverto che, nel corso dei medesimi, non

è più permesso ad *alcuno di passare dall’una all’altra Colonna e di intrattenersi in

questioni di. politica e di religione. Non è inotre permesso ad alcuno di coprire il

Tempio senza che ciò gli venga consentito. Tutto in questo Tempio, deve essere

serenità, senno, benefizio e Giubilo.

 

 

  1. Ven. . – (Batte un colpo di Maglietto) – Fratelli in piedi all’Ordine.

 

(PAUSA)

– Alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo in nome della Massoneria

Universale, sotto gli auspici del Grande Oriente Scozzese d’Italia – Comunione

di Piazza del Gesù, per i poteri a me conferiti. dichiaro aperti i Lavori in Grado

d’Apprendista di questa Rispettabile Loggia  N° ………. all’Ori.ente. di ……..

………………………………………..Valle del  ……………………………….

– (Batte tre colpi di Maglietto)

1° Sorv.          – (Batte tre colpi di Maglietto e alza la colonnina)

 

 

2° Sorv.         – (Batte tre colpi di Maglietto e abbassa la Colonnina)

 

* * * * *

Il Maestro Venerabile. il 1′ e il 2′ Sorvegliante scendono dai loro Scanni – e si avvicinano ai candelabri posti al centro del Tempio – il Maestro delle Cerimonie porge la fiamma (ossia un candelino acceso dalla fiamma del Testimone) al Maestro Venerabile che accende la prima torcia dicendo:

Che la Sapienza illumini il nostro Lavoro

 

Il Maestro Venerabile passa la fiamma al 1° Sorvegliante che accende la seconda torcia dicendo:

Che la forza lo renda saldo.

 

Il 1° Sorvegliante passa la fiamma al 2° Sorvegliante. che accende la terza torcia. dicendo:

Che la bellezza lo irradi e lo compia.

 

L’Ex Venerabile conclude (O in assenza dell’ex Venerabile l’Oratore)

Per il bene dell’Umanità e alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo.

 

A questo punto il Maestro delle Cerimonie spegne il Candelino e procede alla completa accensione del!e luci del Tempio che in precedenza, come annotato, era in penombra.

ll Maestro Veneratile e i Sorveglianti riprendono i loro posti.

 

* * * * *

  1. Ven. – A me Fratelli per il Segno e per la Batteria ( ° ° ° ). Fratelli sedete.

(Batte un colpo di Maglietto)

– Fratello Segretario, vi prego di leggere la Tavola Architettonica  tracciata nella

precedente Tornata.

 

* * * * *

Il Segretario legge la Tavola dei lavori precedenti. disegnata sul registro regolare.

L’atto della redazione comincia:

A.G.D.G.A.D.U.  In nome di San Giovanni di Scozia e sotto gli auspici della Serenissima Gran Loggia            Nazionale del GRANDE ORIENTE SCOZZESE D’ITALIA Comunione di Piazza del Gesù” oggi (e qui si metta la data massonica e La volgare) La R.L. ………………..     sotto il titolo distintivo di                     all’Or. di                            si è regolarmente riunita per convocazione ordinaria (o straordinaria) sotto il punto geometrico noto ai soli figli della Vedova

(qui si dirà il nome dei Dignitari e degli Ufficiali titolari presenti e quello dei supplenti.

nonché quello di tutti i fratelli intervenuti all’assemblea).

Indi: il Venerabile. dopo aver provveduto alla sicurezza del Tempio, apre i lavori in Grado di  . . . . . . . .

Qui l’esposizione articolata dei lavori. Si comincia col menzionare la lettura fatta della tavola degli ultimi lavori e l’approvazione della Loggia, dietro le conclusioni dell’Oratore.

Quindi si parla delle ricerche fatte dall’Esperto nella via smarrita, dei visitatori ritrovati, delle precauzioni prese per verificare le loro qualità massoniche e degli onori ad essi impartiti. Seguono i lavori di ricezione se ve ne furono. circolazione del sacco delle proposizioni, risultati, discussioni, scrutini: tronco della Vedova, mozioni intorno al bene generale dell’Ordine Massonico e della Loggia in particolare, appello ai Fratelli. menzione dei mancanti

senza giusta causa, catechismo, ecc. Sempreché si trascriva una deliberazione, il periodo

finisce così:

Deliberato in Loggia sedente alla unanimità (o maggioranza) di voti in questo giorno in pieno meriggio. La Tavola termina con quest’ultimo periodo: il Venerabile. Pagati e rinviati contenti gli operai, previe le invocazioni e batterie usitate. ha chiuso i lavori a mezzanotte piena.

La Tavola. udite le conclusioni dell’Oratore e con la sanzione della Loggia è sottoscritta dalle tre Luci, dall’Oratore medesimo e dal Segretario, ovvero da quei Fratelli che si trovino ad esercitare le funzioni interine di tali cariche.

 

Il Segretario legge stando in piedi, salvo contraria disposizione.

 

Al termine:

 

  1. Veri. – Fratelli 1° e 2° sorveglianti, avvertite i Fratelli delle vostre Colonne che, se non

trovassero il tenore della Tavola in conformità col disegno tracciato nella

precedente Tornata o se avessero osservazioni da fare, 1a parola è concessa.

 

1° Sorv.         – Fratelli della colonna del Meridione, se qualcuno non trovasse il tenore della Tavola

in conformità col disegno tracciato nella precedente Tornata o avesse osservazioni

da fare può chiedere la parola.

 

 

2° Sorv.         – Fratelli della Colonna di Settentrione, se qualcuno non trovasse il tenore della

Tavola in conformità col disegno tracciato nella precedente Tornata o avesse

osservazioni da fare può chiedere la parola.

 

 

RICHIESTA DI PAROLA

 

La parola può essere richiesta solo nei momenti in cui il Maestro Venerabile ha annunciato che i Fratelli possono richiederla. Viene effettuata la richiesta alzando la mano sinistra aperta con le quattro dita unite e il pollice a squadra. palmo in avanti all’altezza della spalla.

Durante i lavori in grado di. Apprendista i Fratelli che siedono nella Colonna di Meridione fanno richiesta al I’ Sorvegliante, quelli della colonna di Settentrione ai 2′ Sorvegliante; i Sorveglianti con un leggero inchino della testa fan capire al Fratello che hanno preso atto della richiesta. ed al momento opportuno comunicano (battendo un colpo di maglietto) la richiesta avanzata. al Maestro Venerabile, il quale risponde direttamente all’interessato. I Sorveglianti, l’Oratore ed il Segretario richiedono la parola direttamente al Maestro Venerabile così come fanno tutti i Fratelli che siedono all’Oriente.

Durante lo svolgimento dei Lavori in Grado di Compagno si osservano identiche modalità mentre quando la Loggia lavora in terzo Grado i Fratelli Maestri tutti chiedono la parola direttamente . al.. Venerabilissimo.

Terminate le eventuali osservazioni e dopo che il Segretario ha preso nota delle correzioni da citare nella Tavola Architettonica della Tornata in corso, quando nessuno più chiede la parola:

 

2° Sorv.         – Fratello 1° Sorvegliante, la mia Colonna tace.

 

1° Sorv.         – Maestro Venerabile, le Colonne tacciono.

 

  1. Ven. – Fratello Oratore, vi prego di darci le vostre conclusioni.

 

Orat.              – Propongo che la Tavola Architettonica venga posta ai voti per l’approvazione.

 

 

 

  1. Ven. – I Fratelli che approvano la Tavola Architettonica alzino la mano al colpo del mio

Maglietto.

 

Batte un colpo di Maglietto

 

I Fratelli votano alzando la mano sinistra e facendola ricadere a piatto sulla coscia.

 

  1. Ven. – Fratello Segretario annotate che la tavola è approvata all’unanimità (oppure a

maggioranza).

 

Il Maestro delle Cerimonie porta al Maestro Venerabile e successivamente all’Oratore la Tavola per la firma; poi la riconsegna al Segretario che vi appone la propria.

 

Il Maestro delle Cerimonie depone o traccia al centro del Tempio. fra i tre candelabri. il Quadro di Loggia, premendo con la punta dell’Asta, il centro del Quadro stesso.

 

M: Ven.       – Fratello Maestro delle Cerimonie, osservate se nella Sala dei Passi Perduti vi sia

qualche Fratello che chiede di entrare e introducetolo nella debita forma.

 

Il Maestro delle Cerimonie nel caso non vi fosse nessun Fratello annuncerà direttamente

 

M.d.Cer.      – Maestro Venerabile, nessun Fratello è alla porta del Tempio.

 

Il Maestro delle Cerimonie. se vi fossero Fratelli alla Porta del Tempio. ne annuncerà i nomi e le qualifiche massoniche, introducendoli uno alla volta (in ordine gerarchico a partire da Apprendista L.M.).

Ad ognuno, prima di essere ammesso. il Maestro Venerabile può rivolgere queste ed eventuali altre domande, come a suo giudizio gli detteranno saggezza e prudenza.

 

  1. Ven. – Fratello mio, da dove venite ?

 

Risp. Fr.      – Dalla Loggia di San Giovanni di Scozia N° … dal        titolo distintivo          all’Oriente     di

 

  1. Ven. – Che cosa Portate ?

 

Risp. Fr.      – Sottomissione al Maestro Venerabile, salute e prosperità a tutti i Fratelli.

 

  1. Ven. – Che cosa venite a fare ?

 

Risp. Fr.     – A vincere le mie passioni, sottomettere la mia volontà e a fare nuovi progressi nella

Massoneria Universale.

 

  1. Ven. – Rivestite qualche carica nella vostra Officina ?

 

Risp. Fr.     – Sì (o no), Maestro Venerabile.

 

  1. Ven. – Che cosa domandate, Fratello mio ?

 

 

Risp. Fr.      – Un posto tra Voi.

 

  1. V en. – Esso vi è accordato: andate dunque ad occupare il posto che vi sarà indicato dal

Maestro delle Cerimonie.

 

Indi la Loggia passa allo svolgimento dei Lavori posti all’Ordine dei Giorno.

 

 

L’INIZIAZIONE

 

I “riti iniziatici” sono derivati da fonti multiple: iniziazioni operative e di consorteria. “misteri dell’antichità”, rituali gnostici. alchemici. ecc., e per quanto concerne i rituali degli Alti Gradi, di origine Rosa•Croce. l’ermetismo cristiano.

 

 

GABINETTO DI RIFLESSIONE E ALCHIMIA SPIRITUALE

 

L’aspirante attua una “riflessione” e cioé, nel senso etimologico della parola. un ripiegamento su se stesso.

Il profano rappresenta la “materia prima” della Grande Opera Alchemica: il Gabinetto di Riflessione corrisponde all’alambicco (Zohar) dell’alchimista. al suo uovo filosofale (di origine orfico-itagorica) ermeticamente sigillato; il profano vi trova il sepolcro tenebroso nel quale deve volontariamente morire alla sua esistenza passata.

Il profano rinasce quindi rigenerato: il Gabinetto di Riflessione realizza una specie di sintesi della Creazione essendo condizione primaria per qualsiasi generazione, l’assenza totale di luce.

La parola V.I.T.R.I.O.L. è l’anagramma della formula ermetico-alchemica: Visita Interiora Terrae Rectificando invenies Occultum Lapidem (Visita l’interno della terra, rettificando troverai la pietra nascosta).

E’ un invito alla ricerca dell’EGO, dell’IO profondo. che altro non è se non l’anima umana, nel silenzio della sua meditazione.

I1 profano è “spogliato dei suoi metalli” in modo da ricondurre simbolicamente l’essere umano, allo stato naturale (i metalli tolti rappresentano la civiltà con. tutto ciò che comporta di artificiale), e, in modo da non intralciare gli influssi magici ai quali sarà esposto l’aspirante (i metalli ostacolano la circolazione delle correnti magiche).

Si denuda parte del petto (segno di franchezza e sincerità), una gamba (segno di umiltà) e gli si mette attorno al collo un nodo scorsoio, che rappresenta tutto ciò che trattiene il profano al mondo circostante.

 

SIGNIFICATO DELL’INIZIAZIONE

 

L’iniziazione è un processo apparentemente formale ma profondamente evocativo. destinato a realizzare psicologicamente nell’individuo il passaggio da uno stato dell’essere, reputato inferiore, ad uno stato superiore, la trasformazione del profano in iniziato.

Con una serie di atti simbolici, di prove morali e fisiche. si tratta di dare all’individuo la sensazione che egli “muore” per “rinascere” a vita nuova: realizzando l’introduzione di un mondo superiore. in uno stato psichico più perfetto dello stato profano.

Al limite estremo, l’iniziazione dovrebbe configurare una vera e propria sublimazione, che propone al soggetto di proiettarsi aldilà di qualsiasi stato condizionato.

L’iniziazione è intesa dunque come una realizzazione puramente interiore dell’essere umano. la realizzazione di una personalità che l’individuo aveva in sè allo stato virtuale. L’iniziato è colui che è per sua inclinazione avviato sul cammino della conoscenza: in questo l’iniziato si distingue dal “mistico” che è un “irregolare” un “isolato” mentre l’iniziato può essere tale prevalentemente per effetto di una organizzazione iniziatica, donde il carattere “sociale” dell’iniziazione.

Ciò può essere fornito dal di fuori (cioè la presenza dei membri dell’organizzazione) è per l’iniziato solo un aiuto, un appoggio, una catena di “corrente magica”, ma l’opera principale è svolta dal singolo su se stesso. In questo senso il segreto iniziatico è incomunicabile, perchè ognuno “personalizza” in qualche modo i dati del simbolismo rituale: i riti agiscono quasi impregnando il subcoscente cui danno una potenza ed una efficacia reale.

La iniziazione è una autenticizzazione dell’esistenza finalizzata ad asseverare valori da tradurre successivamente in atti di vita

 

 

 

 

 

 

 

INIZIAZIONE AL GRADO DI  APPRENDISTA

 

PREPARAZIONE DEL TEMPIO

 

Il tempio è immerso nella penombra ed è decorato con i simboli dei quattro elementi

 

 

 

 

Nel tempio preparato per l’iniziazione al Grado di Apprendista tra l’altro deve esserci:

 

  1. A) Una coppa delle Libagioni per i liquidi dolce e amaro:

 

  1. B) un recipiente in terracotta contenente sabbia di mare (peso la soglia del Tempio);

 

  1. C) una capace bacinella contenente acqua (pura per la prova dell’acqua);

 

  1. D) . un piccolo asciugamano;

 

  1. E) un piccolo tripode contenente acool (per la prova del fuoco);

 

  1. F) un cartone resistente e flessibile (per la prova dell’aria);

 

  1. G) alcuni ostacoli da usare per il 2′ e 3′ viaggio;

 

  1. H) un grembiule e un doppio paio di guanti.

 

 

 

INIZIAZIONE AL GRADO DI APPRENDISTA PREPARAZIONE DEL CANDIDATO

 

Il candidato prima della iniziazione, fatto entrare nel Gabinetto di Riflessione. che rappresenta il Viaggio attraverso la Terra. dovrà rispondere per iscritto a queste tre domande:

 

Quali sono i doveri dell’Uomo verso l’Umanità?

 

Quali sono i doveri dell’Uomo verso la Patria?

 

Quali sono i doveri dell’Uomo verso sè stesso?

 

Le risposte che costituiscono il “testamento” saranno discusse in Loggia.

 

– (Dopo l’approvazione dei Testamento da parte della Loggia, il Fratello Esperto Preparatore – su invito del Maestro Venerabile – si reca dai profano e gli dà spiegazioni sui significato degli atti che sta per compiere e gli dirà):

Profano voi dovete assoggettarvi a delle prove; l’Istituzione della quale desiderate far parte si aspetta da voi coraggio e fiducia. condizioni essenziali perché passiate ricevere la Luce. “Lasciate che io vi prepari”.

 

– (Riferendosi alla consegna dei metalli e dei denaro):

Vi presentate spoglio di ogni sostanza metallica e del denaro, per significare che il Fratello Libero Muratore non abuserà mai delle ricchezze.

 

– (Togliendogli la giacca. slacciandogli il -colletto e scoprendogli il cuore):

Il fianco sinistro è scoperto in segno di sincerità e franchezza e sta a significare che nessun sentimento egoistico deve isolare il Libero Muratore dai suoi Fratelli.

 

– (Scoprendogli la gamba destra):

Ciò sta a significare la imperfezione della vostra mente offuscata dagli errori. dai preg~ e dalle superstizioni.

 

– (Facendogli togliere la scada del piede sinistro e facendogli calzare una pantofola):

,aò si richiama ad un uso degli orientali che si scalzavano prima di calpestare il suolo di un recinto sacro.

 

– (Mettendogli una corda al collo):

La corda simbolizza il cordone ombelicale che trattiene il bimbo alla sua matrice nello sforzo supremo di venire alla luce; tale corda sarà simbolicamente tagliata con la cerimonia dell’iniziazione.

 

– (Mettendogli la benda sugli occhi):

Questa benda sta a significare, con l’apparente cecità, la vostra ignoranza di fronte alla ;soneria.

 

 

Dopo essere stato così preparato. il Recipendario viene condotto alla porta dei Tempio dove il Maestro esperto batte ripetuti e forti colpi da profano.

 

 

INIZIAZIONE AL      GRADO DI APPRENDISTA –  RITUALE

 

  1. Ven. – Fratello Esperto, consegnate al Fratello Segretario i metalli del profano.

 

L’Esperto esegue.

 

– Fratello Esperto, recatevi dal profano e ritirate il suo testamento.

 

L’Esperto esegue.

 

A1 ritorno. bussa ritualmente; introdotto. rimane tra le Colonne con il Testamento piegato a triangolo e infilato sulla punta della spada. rivolto verso il Maestro Venerabile; invitato da questi. porta il Testamento all’Oriente.

 

Il Maestro Venerabile lo legge all’Officina.

 

  1. Ven. – Fratelli 1° e 2° Sorveglianti, pongo in.discussione il Testamento del profano.

 

1° Sorv.       – Fratelli della Colonna del Meridione, il Maestro Venerabile pone in discussione il Testamento dei profano.

 

2° Sorv.       – Fratelli della Colonna del Settentrione, il Maestro venerabile pone in discussione il Testamento del Profano.

 

Terminate le eventuali discussioni:

 

2§ Sorv;       – Fratello 1° Sorvegliante, la mia colonna tace.

 

1° Sorv.       – Maestro Venerabile. le Colonne tacciono.

 

M: Ven.       – Fratello Oratore. vi prego di darci le vostre conclusioni.

 

Orat.            – Propongo che il Testamento sia posto ai voti per l’approvazione.

 

  1. Ven. – I Fratelli che approvano il Testamento alzino la mano sinistra al colpo del mio

Maglietto.

 

Esegue: Se la votazione è favorevole:

 

  1. Ven. – Fratello Oratore, vi prego di darci le vostre conclusioni.

 

Orat.             – Maestro Venerabile, ,in nome della Loggia e a norma dei Regolamenti e degli Statuti

che governano i1 nostro Ordine, vi chiedo di procedere all’Iniziazione del profano

 

  1. Ven. – Fratello Esperto, recatevi dal profano, informatelo che ci aspettiamo da lui il

superamento delle prove che lo attendono per pervenire alla Luce.          Preparatelo come

prescrive il Rito e conducetelo alla porta del Tempio.

 

 

L’Esperto si reca dal profano e dopo averlo preparato lo conduce alla porta del Tempio e lo invita a battere diversi colpi disordinati e forti!

 

Copr. Int.      – Fratello 2° Sorvegliante, si batte da profano alla porta del Tempio.

 

2° Sorv.        – Fratello 1° Sorvegliante, si batte da profano alla porta del Tempio.

 

1° Sorv.        – Maestro Venerabile, si batte da profano alla porLa del Tempio.

 

  1. Ven. – Fratello 1° Sorvegliante, chiedete chi osa battere così.

 

1° Sorv.        – Fratello 2° Sorvegliante, chiedete chi osa battere così.

 

2° Sorv.        – Fratello Copritore Interno, chiedete chi osa battere così.

 

 

Si fa notare che quando si tratta di ricevere un profano la custodia del Tempio è affidata al 2′ Sorvegliante: negli altri Lavori è affidata al 1* Sorvegliante.

I1 Copritore interno apre la porta. si informa. richiude e si reca dal 2′ Sorvegliante.

 

 

Copr. Int.      – E’ il Fratello Esperto che conduce un profano.

 

2° Sorv.        – Fratello 1° Sorvegliante, è il Fratello Esperto che chiede di introdurre un profano.

 

1° Sorv.        – Maestro Venerabile, è il Fratello Esperto che chiede di introdurre un profano.

 

  1. Ven. – Un profano si trova alla porta del Tempio ?’ Potrebbe essere un nemico. Fratelli,

armatevi e state in guardia.

 

Tutti i Fratelli impugnano la spada con la mano sinistra.

 

 

 

  1. Ven. – Fratello Copritore Interno, chiedete al Fratello Esperto perchè vuole introdurr9&

profano tra noi.

 

Il Copritore Interno socchiude la porta e si rivolge all’Esperto.

 

Copr. Int.      – Fratello Esperto, perchè volete introdurre un profano fra noi ?

 

Esp.             – Perchè desidera ricevere la Luce, essendo un uomo libero e di buoni costumi.

 

IL Copritore Interno chiude la porta. e si reca dal 2′ Sorvegliante e, a bassa voce. gli riferisce la risposta.

 

2° Sor•j.       – Fratello 1° Sorvegliante, il Fratello Esperto conduce un profano, uomo libero e di

buoni costumi, che chiede la Luce.

 

?° Sorv.        – Maestro Venerabile, il Fratello Esperto conduce un profano, uomo libero e di buoni costumi. che chiede la Luce.

 

  1. Ven. – Poichè è libero e di buoni costumi, domandategli nome, cognome, età, professione e

domicilio.

 

 

 

Il Copritore Interno. senza attendere ulteriori ordini, apre la porta e rivolge al profano le richieste anzidette, si reca poi dal 2′ Sorvegliante e gli trasmette a bassa voce le risposte…

 

2° Sorv.      – Fratello 1° Sorvegliante, il profano si chiama … Ha … anni, è di professione …. ed è

domiciliato A …

 

 

1° Sorv.      – Maestro Venerabile, il profano si chiama … ha … anni, è di professione … ed è

domiciliato a …

 

  1. Ven. – Introducete il profano nel Tempio.

 

L’Esperto conduce il profano tra le Colonne e rimane al suo fianco.

I1 Copritore Interno chiude la porta. quindi punta la spada sul cuore del candidato.

 

  1. Ven. – Profano, che cosa sentite sul petto ?

 

Profano         ……

 

L’Esperto non deve assolutamente suggerire alcuna risposta al profano;

 

  1. Ven. – Si tratta di una spada La spada che è puntata in direzione del vostro cuore – sempre

pronta a punire gli spergiuri – è simbolo del rimorso che vi torturerà se tradirete questa

Istituzione della quale volete far parte, o se ne aveste chiesto l’ammissione allo scopo

di servirvi della Libera Muratoria per ottenere vantaggi sociali ed economici.

 

II Copritore Interna ritira la spada e torna al proprio posto.

 

  1. Ven. – Profano che cosa avete sugli occhi ?

 

Profano         ……

 

  1. Ven. – La benda che copre i vostri occhi è il simbolo delle tenebre nelle quali si trova l’uomo,

dominato dalle passioni e immerso nell’ignoranza e nella superstizione. La Libera

Muratoria potrà aiutarvi a sciogliere codesta benda, ma prima dovrete dimostrarci la

vostra buona volontà rispondendo lealmente alle domande che vi rivolgerò.

Siete disposto ?

 

Profano         ……

 

  1. Ven. Che cosa volete da noi ?

 

Profano         ……

 

  1. Ven. – Dichiarate sui vostro onore che venite a chiedere la Luce Massonica liberamente e

spontaneamente, con disinteresse e spirito di sacrificio, per il vostro e per il nostro

perfezionamento ?

 

 

Profano       – Lo dichiaro sul mio onore.

 

* * * * *

 

E’ sempre preferibile iniziare un profano alla volta, ma dovendo procedere all’elezione di un altro profano. il Venerabile invita l’Esperto a condurre il primo profano nella sala dei passi perduti, affidandolo al Maestro delle Cerimonie.

IL Rito verrà svolto. da capo per il secondo profano, che, nel frattempo, si trova nel Gabinetto di Riflessione.

Quando la cerimonia di Iniziazione del secondo profano ha raggiunto questo punto, il Venerabile invita il Copritore Interno ad introdurre il primo profano accompagnato dal Maestro delle Cerimonie che fungerà da 2′ Esperto.

 

  1. Ven. – Profano che cosa conoscete della Libera Muratoria?

 

Profano         ……

 

  1. Ven. – I principi della Libera Muratoria, comuni a tutti i fratelli sparsi per il mondo e fondati

sulla ragione, rendono quest’Ordine inconfondibile ed universale. Tali principi sono

immutabili, ma sono anche così perfetti da consentire a ciascuno la piena libertà della

ricerca del Vero. La Tolleranza” – uno di questi princìpi – che noi consideriamo la

prima virtù del Libero Muratore, .permette a uomini di caratteri e condizioni diverse

di sedere fraternamente in questo tempio e di lavorare per gli stessi scopi col più

assoluto, affettuoso, reciproco rispetto

 

PAUSA

 

– Vi è stato detto che prima di far parte della nostra Istituzione dovete superare alcune

prove. Siete pronto a subirle ?

 

Profano         ……

 

  1. Ven. – Profano, questa Istituzione ha le sue Leggi che impongono doveri reciproci da

osservare. Siccome nessuno vuole imporvi obblighi che non conoscete, la saggezza di

questa assemblea ha deliberato di dirvi quali saranno i vostri doveri …. se sarete

ammesso fra noi.

 

PAUSA

 

– Il primo è il silenzio più assoluto su quanto potrete udire o vedere tra noi.

 

PAUSA

 

– Il secondo è di praticare la virtù, di soccorrere i vostri Fratelli, di prevenire le loro

necessità, di alleviare 1e loro disgrazie e di assisterli con i vostri consigli e col vostro

affetto. Queste virtù, che nel mondo profano sono considerate qualità rare, sono tra

noi il compimento di un dovere gradito.

 

PAUSA

 

– Il terzo dovere sarà quello di conformarvi alle Leggi dell’Ordine dei Liberi Muratori e

ai Regolamenti di questa Loggia. Posso tuttavia assicurarvi che tali Leggi e tali

Regolamenti non contengono nulla che sia contrario alle Leggi dello Stato o che possa

essere in contrasto con la vostra coscienza di uomo libero e giusto.

 

PAUSA

 

– Profano, ora che vi ho indicato i doveri principali di un Libero Muratore, persistete

ancora ? Avete la ferma intenzione di subire le prove alle quali vi sottoporremo ?

 

Profano         ……

 

  1. Ven. – Io debbo esigere da voi un giuramento fatto sulla “Coppa delle Libagioni”.

Acconsentite a prestarlo ?

 

Profano         ……

 

  1. Ven. – Fratello Esperto, fate avvicinare il profano; e voi Maestro delle Cerimonie, portate la

“Coppa dei Giuramenti”.

 

L’Esperto fa avvicinare il profano all’Oriente e lo invita a mettersi la mano destra sul cuore rimanendo in piedi.

Il Maestro delle Cerimonie avanza portando la Coppa dei Giuramenti.

 

PAUSA

 

M: Ven.       – Fratello Esperto, porgete ! a Coppa al profano e che egli beva.

 

Gli fa bere l’acqua dolce

 

M: Ven.      – Profano pronunciate con me questo giuramento: “Io mi impegno sul mio onore al

silenzio più assoluto su tutti i particolari relativi alle prove che sto per subire”.

 

PAUSA

 

M: Ven.      – Profano, dovete conoscere tutta l’importanza di un giuramento. Se voi mancaste alla

parola così solennemente data …. bevete.

 

Gli fa bere l’acqua dalla stessa Coppa ove è stata aggiunta, nel frattempo, una sostanza che la renda amara.

 

 

M: Ven.      – che questo liquido, che da dolce è diventato amaro sia per voi il simbolo dell’amarezza

e dei rimorsi dai quali sarebbe invaso il vostro cuore se lo spergiuro vi avesse sfiorato

le labbra.

 

(PAUSA)

 

M: Ven.      – Se avete qualche ripugnanza o qualche scrupolo, siete ancora libero di ritirarvi: ma vi

avverto, che fra poco non lo potrete fare più. Persistete a voler subire le prove ?

 

Profano         ……

 

 

  1. Ven. – Fratello Esperto, avendo già il profano compiuto il primo viaggio attraverso la Terra

nel Gabinetto di Riflessione, impadronitevi di lui e fategli compiere il secondo

viaggio.

 

* * * * *

 

L’Esperto gli farà fare alcuni giri. in senso antiorario, per il tempio nel quale sono stati posti piccoli ostacoli; i Fratelli produrranno forti rumori.

Al termine del viaggio. l’Esperto conduce il Candidato davanti al 2′ Sorvegliante che sarà sceso dal proprio seggio, e gli fa battere con la mano sinistra. tre colpi sulla spalla destra del 2′ Sorvegliante il quale punta il maglietto sul petto del profano e dice:

 

2° Sorv.      – Chi è là ?

 

Esp.            – Un profano che chiede di essere accolto fra i Liberi Muratori.

 

2° Sorv.      – Come osa sperarlo ?

 

Esp.           – Perchè è 1ibero e di buoni costumi.

 

2° Sorv.      – Se è libero e di buoni costumi che passi, dopo essere stato purificato dall’ACQUA.

 

Il 2′ Sorvegliante immerge tre volte la mano sinistra del Candidato nell’Acqua. L’Esperto gliela asciugherà e poi condurrà il candidato al centro del Tempio verso il fondo.

Se vi fosse un altro profano da iniziare, a questi si farà fare il secondo viaggio prima che l’altro profano ne cominci il terzo. Così per i successivi viaggi.

 

1′ Sorv.       – Maestro Venerabile, il secondo viaggio è compiuto.

 

  1. Ven. – Profano, il viaggio simbolico che avete compiuto è il quadro della vita umana.Il

rumore che avete udito ricorda le passioni che l’agitano; gli ostacoli che avete

incontrato, le difficoltà che l’uomo incontra e che non può vincere o superare se non

acquistando quella forza interiore che gli permetta di lottare vittoriosamente.

L’ACQUA vi ha reso mondo dalle impurità.

 

PAUSA

 

  1. Ven. – Fratello esperto, fate compiere al profano il terzo viaggio.

 

Gli ostacoli sono ridotti e il rumore limitato al tintinnare delle spade. L’Esperto conduce, con deambulazione antioraria. il candidato dal 1′ Sorvegliante che è sceso dal seggio e gli fa battere. con la mano sinistra, tre colpi sulla spalla destra del 1′ Sorvegliante il quale punta il Maglietto sul petto del Candidato e dice:

 

1° Sorv.      – Chi è là ?

 

Esp.            – Un profano che chiede di essere accolto fra i Liberi Muratori.

 

1° Sorv.      – Come osa sperarlo ?

 

 

 

Esp.           – Perchè è libero e di buoni costumi.

 

1° Sorv.     – Se è libero e di buoni costumi che passi, dopo essere            stato purificato dall’Aria.

 

Il 1° Sorvegliante prenderà con le due mani il foglio di cartone che energicamente sventolerà sul corpo del Candidato. dall’alto in basso, per tre volte. L’Esperto condurrà il Candidato al centro del Tempio verso il fondo.

 

1° Sorv.     – Maestro Venerabile, il terzo viaggio è compiuto.

 

  1. Ven. – Profano, avete trovato, in questo terzo viaggio meno difficoltà e meno ostacoli. Essi            scompaiono via via sotto il passo dell’uomo che perseveri nel cammino iniziatico. Ma

soprattutto l’attenuazione dei rumori indica che a questo livello le passioni dei sensi

sono pressochè scomparse dopo essere stato purificato con L’ARIA.

 

PAUSA

 

  1. Ven. – Fratello Esperto, fate compiere al profano il quarto viaggio.

 

Nessun ostacolo e nessun rumore. Il Candidato è condotto, con deambulazione antioraria.

presso il `Maestro Venerabile sceso dal Trono: gli si faranno battere. con la mano sinistra. tre colpi sulla spalla destra del Maestro Venerabile il quale punta il Maglietto sul petto del Candidato e dice:

 

  1. Ven. – Chi è là ?

 

Esp.          – Un profano che chiede di essere accolto tra i Liberi Muratori.

 

  1. Ven. – Come osa sperarlo ?

 

Esp.          – Perchè è libero e di buoni costumi.

 

  1. Ven. – Se è libero e di buoni costumi che passi, dopo essere stato purificato dal FUOCO.

 

L’Esperto fa passare per tre volte la mano sinistra dei Candidato sulla fiamma poi lo riconduce al centro dei Tempio, verso il fondo.

 

Il Maestro Venerabile riprende il suo posto.

 

1° Sor.                – Maestro Venerabile, il profano ha compiuto il quarto viaggio.

 

  1. Ven. – Profano con il Fuoco sono terminate le vostre prove. Questo Fuoco, sacra materia ignea

che è racchiusa nel vostro essere, possa ardere incessantemente per il bene di tutta

l’Umanità. Esso da mondo vi ha reso puro; ora si può liberamente manifestare

l’ESSENZA che vi anima.

 

PAUSA

 

  1. Ven. – Profano, è il momento di ricordare il secondo dovere del Libero Muratore … soccorrere

il proprio Fratello, alleviare le sue disgrazie, assisterlo con i propri mezzi. I1 Libero

Muratore compie questo dovere senza ostentazione e il suo aiuto rimane avvolto dal

segreto. Ma in questo momento non possiamo chiedervi aiuto per un bisognoso, perchè

voi non potete disporre dei vostri mezzi … Ricordate questo momento quando vi sarà

chiesto di donare il superfluo a chi ha bisogno. Come voi in questo momento, tutti

possono trovarsi senza risorse.

 

PAUSA

 

– Non dimenticate mai il precetto universale ed eterno: possa non fare agli altri ciò che

non vorresti fosse fatto a te, e fa agli altri tutto il bene che vorresti che gli altri facessero

a te.

 

PAUSA

 

 

– Profano, io sono disposto a premiare la fermezza che avete dimostrato nel subire le

prove alle quali siete stato sottoposto. Prima però, voglio che ascoltiate la formula del

giuramento che dovrete prestare:

Fratello Oratore, vi prego di leggere il giuramento.

 

Orat.          Legge il giuramento

 

Io                               figlio di         e di                           nato a                                il

liberamente e spontaneamente, con pieno e profondo convincimento dell’anima. con assoluta ed irremovibile volontà. alla presenza del GRANDE ARCHITETTO DELL’UNIVERSO

 

– PROMETTO E GIURO di non palesare giammai i segreti della Libera Massoneria. di non far  conoscere ad alcuno ciò che mi verrà svelato;

– PROMETTO E GIURO di prestare aiuto ed assistenza a tutti i Fratelli Liberi Muratori sparsi su tutta la superficie della Terra;

– PROMETTO E GIURO di consacrare tutta la mia esistenza al bene ed al progresso della Patria. al bene ed al progresso di tutta l’Umanità.

– PROMETTO E GIURO di adempiere ed eseguire le Leggi, i Regolamenti e le disposizioni tutte dell’Ordine e di portare ossequio ed obbedienza alla Suprema Autorità ed a quanti sono i miei superiori;

– PROMETTO E GIURO di mantenermi e conservarmi sempre onesto. solerte e benemerito cittadino, ossequiente delle Leggi dello Stato, amico, membro della mia famiglia, e Mas

sone per abbattere sempre il vizio e propugnare la virtù.

– PROMETTO E GIURO di non attentare all’Onore delle famiglie dei miei Fratelli.

– FINALMENTE GIURO di non appartenere ad alcuna Società che sia in urto o in opposizione con la Libera Muratoria.

 

  1. Ven. – Profano, vi concedo ancora qualche minuto per riflettere. Se, udendo la formula del

giuramento, vi fosse sorto nell’animo qualche dul:so e non vi sentiste di prestarlo, siete

ancora libero di ritirarvi …

 

LUNGA PAUSA

 

M.Ven.      – Profano, siete disposto a prestare giuramento

 

Profano         ……

 

COMINCIA LA MUSICA

 

Il Tempio è immerso nella penombra. I Fratelli mettono il cappuccio. L’Esperto. nel frattempo avrà tolto la corda al collo del Candidato e gli avrà fatto ricomporre gli abiti. lo conduce al centro del Tempio. I Fratelli in piedi all’Ordine dispongono le spade verso il Candidato.

 

  1. Ven. – Fratelli in piedi all’Ordine. Impugnate le spade.

 

Batte un colpo di Maglietto

 

PAUSA

 

  1. Ven. – Fratello 1° Sorvegliante, provvedete a far togliere la benda che copre gli occhi del

profano.

 

1° Sorv.   – Fratello Esperto, togliete la benda dagli occhi del profano.

 

L’Esperto esegue

 

  1. Ven. – Profano, vedete le punte delle spade rivolte verso di voi? Esse simboleggiano la difesa

che avrete da tutti i Fratelli se rimarrete fedele al giuramento e, qualora voi mancaste,

la loro solidarietà nel punirvi.

 

PAUSA

 

  1. Ven. – Acconsentite, dunque, a prestare il giuramento ?

 

Profano         ……

 

  1. Ven. – Fratello Maestro delle Cerimonie e Fratello Esperto, ccnducete il Candidato all’Altare:

e voi Fratelli ritirate le spade, tenendole sempre impugnate e rimanendo all’Ordine.

 

* * * * *

Il Maestro delle Cerimonie e l’Esperto conducono all’altare il Candidato: Io `anno inginocchiare sul ginocchio destro: gli pongono la mano destra aperta sulla Squadra e Compasso che sono sul Libro della Legge Sacra; gli mettono nella mano sinistra un altro Compasso chiuso, ma con le punte rivolte verso il Cuore.

 

  1. Ven. – Batte un colpo di Maglietto

 

1° Sorv.   – Batte un colpo di Maglietto

 

2° Sorv.   – Batte un colpo di Maglietto

 

  1. Ven. – Profano, ripetete con me la formula del giuramento:

 

(Leggendo dal foglio sul quale il Neofita sottoscriverà il giuramento, dirà:

 

 

Io                           (dite il vostro nome)  liberamente e spontaneamente …………………..

 

CESSA LA MUSICA

 

  1. Ven. – Maestro delle Cerimonie, conducete il Candidato fra le Colonne.

 

Il Candidato viene accompagnato verso il Centro del Tempio. quasi in fondo.

Tutti restano all’Ordine.

 

  1. Ven. – Fratello 1° Sorvegliante, che cosa chiedete per il candidato

 

1° Sorv.    – La “LUCE”, Maestro Venerabile.

 

  1. Ven. – Che la Luce sia al terzo colpo del mio Maglietto.

 

Batte tre colpi di Maglietto

 

A1 terzo colpo il Tempio si illumina; vi provvederà a seconda dei luogo in cui si trova il dispositivo. un Fratello in precedenza designato.

 

I Fratelli si tolgono i cappucci e ritirano le spade.

 

  1. Ven. – Maestro delle Cerimonie, accompagnate il neofita all’Altare.

 

Si esegue. I1 Neofita è fatto inginocchiare sul ginocchio destro. I1 Maestro Venerabile scende dal trono. I due Sorveglianti si pongono ai lati del Neofita formando, con le loro spade, il triangolo sacro. Il Maestro Venerabile impugna la Spada Fiammeggiante, con la sinistra. la impone sulla testa del Neofita e pronuncia la formula:

 

RIPRENDE LA MUSICA MOLTO BASSA

 

  1. Ven. – Alla Gloria del Grande Architetto Dell’Universo e della Massoneria Universale,

sotto gli auspici della  Serenissima Gran Loggia Nazionale del GRANDE ORIENTE

SCOZZESE D’ITALIA – Comunione di Piazza del Gesù, in virtù dei poteri a me

conferiti, – IO TI INIZIO (Batte un colpo di Maglietto sulla Spada)

– TI COSTITUISCO  (Batte un secondo colpo)

– TI CREO  (Batte un terzo colpo)

– APPRENDISTA LIBERO MURATORE

 

I1 Maestro Venerabile porge la mano all’Iniziato, lo fa alzare. gli da il triplice bacio – prima sulla guancia sinistra – dicendo:

 

  1. Ven. – Tu sei mio Fratello.

 

Se vi è un secondo Candidato si ripete.

Il Maestro Venerabile e i Sorveglianti tornano al loro posto.

Subito dopo Il Maestro delle cerimonie cinge con il grembiule i fianchi dei Neofita.

 

  1. Ven. – Questo Grembiule è il simbolo del Lavoro dell’Iniziato. Non dovrai mai presentarti in

Loggia senza indossarlo. Lo porterai con la bavetta alzata.

 

Il Maestro delle Cerimonie porge al Neofita un paio di guanti bianchi da. uomo.

 

  1. Ven. – Accetta questi guanti che ti offrono i Fratelli: non offuscar mai il loro candore. Le mani

di un Libero Muratore debbono restare sempre pure.

 

Il ;Maestro delle Cerimonie porge al Neofita un paio di guanti bianchi da donna.

 

  1. Ven. – Fratello, essendo la nostra iniziazione solare, le donne non sono ammesse ai nostri

misteri. Questi guanti sono destinati alla tua perfetta polarità contraria, cioè quella

lunare.

 

Il Segretario presenta all’Iniziato il testo del giuramento e glielo fa firmare.

 

PAUSA – CESSA LA MUSICA

 

  1. Ven. – Fratelli sedete. Fratello, i Liberi Muratori, per riconoscersi fra loro, hanno dei segni,

una parola e un toccamento che dovrai imparare. Maestro delle Cerimonie e Fratello

Esperto accompagnate il carissimo Fratello nella Sala dei Passi Perduti e nel Vestibolo

per istruirlo da Apprendista Libero Muratore. Poi lo ricondurrete nel Tempio.

 

Si esegue. Appena il Neofita è uscito ……….

 

  1. Ven. – Fratello 2° Sorvegliante concedo alla Loggia Tre minuti di “Ricreazione”.

 

2° Sorv.    – (Batte un colpo di Maglietto)  Fratelli, il Maestro Venerabile, concede tre minuti

di “Ricreazione”.

 

Compiuta l’istruzione, il Maestro delle Cerimonie ne informa il Maestro Venerabile.

 

  1. Ven. – (Batte un colpo di Maglietto)

 

1° Sorv.      – (Batte un colpo di Maglietto)

 

2° Sorv.      – (Batte un colpo di Maglietto)

 

QUANDO TUTTI SONO A POSTO

 

2° Sorv.       – Fratelli, in piedi all’Ordine. –  (Batte un colpo di maglietto)

 

  1. Ven. – Fratelli, i Lavori interrotti riprendono forza e vigore. Fratelli sedete.

(Batte un colpo di maglietto)

 

I1 Neòfita batte da Apprendista: Il Copritore Intero apre. guarda e comunica:

Copr. Int.     – Fratello 2° Sorvegliante, è 1′ Iniziato . . . . . . che chiede di entrare.

 

2° Sorv.       – Fratello 1° Sorvegliante, l’Iniziato chiede di entrare.

 

1° Sorv.       – Maestro Venerabile, l’Iniziato chiede di entrare

 

  1. Ven_ – Che entri e resti tra le Colonne.

 

Il Copritore Intero apre la porta; prima il Maestro delle Cerimonie e l’Esperto, poi il Neòfita entrano facendo i passi rituali e salutando le tre Luci; restano all’Ordine.

 

M; Ven.       – Fratello Esperto, mostrate al Fratello Apprendista la pietra grezza e insegnategli a fare

il suo lavoro di Apprendista.

 

L’Esperto conduce Apprendista accanto all’Altare e, con il martello, impugnato con la mano destra.

gli fa battere tre colpi sulla pietra grezza, poi lo conduce tra le colonne.

 

  1. Ven. – Fratello Esperto, accompagnate il Fratello Apprendista dal 2° Sorvegliante affinché si faccia riconoscere come Apprendista Libero Muratore.

 

L’Esperto conduce L’Apprendista dai Sorveglianti che gli chiederanno: L’Ordine, il Segno il Toccamento e la Parola Sacra.

 

2° Sorv.       – Fratello 1° Sorvegliante, l’Ordine, il Segno, i1 Toccamento e 1a Parola Sacra del

Fratello ……            sono giusti e perfetti.

 

1° Sorv.       – Maestro Venerabile, l’Ordine il Segno, il Toccamento sono giusti e perfetti.

 

L’Esperto riconduce il Neòfita al centro del Tempio, verso il fondo e si allontana.

 

 

  1. Ven. – Fratelli in piedi all’Ordine; e voi Fratelli 1° e 2° Sorveglianti assistetemi.

(Batte un colpo di maglietto)

 

 

SOLENNEMENTE

 

Alla Gloria Del Grande Architetto Dell’Universo, in nome della Massoneria Universale, sotto gli auspici della Serenissima Gran Loggia Simbolica Nazionale del GRANDE ORIENTE SCOZZESE D’ITALIA – Comunione di Piazza del Gesù, in virtù dei poteri a me conferiti io P R 0 C L AM 0 il Fratello             membro effettivo di questa Rispettabilé Loggia numero .… . . . . . . costituita sotto il Titolo distintivo   . . . . . . . . . .       all’Oriente di ..:… , col Grado Di Apprendista. Vi invito a riconoscerlo come tale e a prestargli aiuto ed assistenza in ogni occasione.

 

1° Sorv.    – Fratelli della Colonna del Meridione, vi comunico che il Maestro Venerabile ha proclamato il Fratello       ……      membro effettivo di questa Rispettabile Loggia, col Grado di Apprendista. Vi invito a riconoscerlo come tale e a prestargli aiuto e assistenza in ogni occasione.

 

2° Sorv.    – Fratelli della Colonna del Settentrione, vi comunico che il Maestro Venerabile ha proclamato il Fratello ……   membro effettivo di questa Rispettabile Loggia, col Grado di Apprendista. Vi invito a riconoscerlo come tale e a prestargli aiuto e assistenza in ogni occasione.

 

MUSICA

 

  1. Ven. – A me Fratelli per il segno e la triplice Batteria di gioia in onore del nuovo Fratello.

 

SI ESEGUE IL SEGNO  * * * – * * * – * * * LE LUCI CON I MAGLIETTI  ° ° ° – ° ° ° – ° ° ° I FRATELLI CON LE MANI

 

Dopo. il Maestro delle Cerimonie chiede al Maestro Venerabile per conto del Neòfita il permesso di coprire la batteria che esegue insieme col Neofita

 

  1. Ven. – Fratelli sedete – Batte un colpo di Maglietto – Maestro delle Cerimonie

Accompagnate il nuovo Fratello alla testa della Colonna dei Compagni, il primo posto

che gli è riservato oggi. In avvenire egli siederà secondo la sua anzianità di Iniziazione,

alla Colonna di Settentrione. E voi, Fratello Esperto, riconsegnategli i metalli.

 

Il Maestro delle Cerimonie conduce il Neòfita al posto di fronte all’Oratore, alla propria sinistra.

Il Fratello Esperto Esegue la riconsegna dei Metalli.

 

CESSA LA MUSICA

 

  1. Ven. – La parola al Fratello Oratore.

 

Oratore      – Rivolge al nuovo Fratello il saluto della Loggia, e gli auguri di tutti i Fratelli

 

MUSICA

 

  1. Ven. – GRANDE ARCHITETTO DELL’UNIVERSO, gli operai di questo Tempio Ti rendono

grazie e riportano in Te tutto ciò che hanno fatto di buono, di utile e di glorioso in

questo giorno solenne nel quale hanno visto accrescere il numero dei loro Fratelli.

Continua a proteggere i loro Lavori e a dirigerli costantemente verso la perfezione.

Che l’armonia, ”unione e la concordia siano sempre il triplice 2emento delle loro opere.

E voi Prudente discrezione, modesta gioia, siate l’appannaggio di questa Officina

affinché, rientrati nel mondo profano, si riconosca sempre dalla saggezza dei loro

discorsi, alla serietà del loro contegno, dalla prudenza delle loro azioni, che essi sono i

veri figli della Luce.

Fai Grande Architetto dell’Universo, che i loro pensieri, le loro parole, i loro atti

riescano sempre al raggiungimento delle nostre idealità per il bene dell’Umanità e della

Patria.

 

CESSA LA MUSICA

 

Si prosegue con la chiusura dei Lavori

 

 

 

 

CHIUSURA  DEI     LAVORI

 

 

  1. Ven. – Fratelli 1′ e 2° Sorveglianti, chiedete ai Fratelli delle vostre Colonne se hanno da

presentare proposte per il bene dell’Ordine in generale e di questa Loggia in

particolare.

 

1° Sorv.      – Fratelli della Colonna del Meridione, se qualcuno deve presentare proposte per il bene

dell’Ordine in generale e di questa Loggia in particolare, può chiedere la parola.

 

2° Sorv.      – Fratelli della colonna di Settentrione. se qualcuno deve presentare proposte per il bene

dell’Ordine in generale e di questa Loggia in particolare, può chiedere la parola.

 

Al termine degli interventi:

 

2° Sorv.      – Fratello 1° Sorvegliante, la mia Colonna tace.

 

1° Sorv.      – Maestro Venerabile, le Colonne tacciono.

 

  1. Ven. – Fratello oratore, vi prego ydi darci le vostre conclusioni.

 

Terminate le conclusioni:

 

  1. Ven. – Fratello Maestro delle Cerimonie, fate passare il Tronco delle Proposte Tacite.

 

I1 Tronco delle Proposte Tacite deve essere di stoffa rossa.

I1 Maestro delle Cerimonie esegue per primo. procedendo. poi. sempre in senso antiorario, nel seguente ordine: Maestro Venerabile. 1° Sorvegliante, 2° Sorvegliante. Fratelli dell’Oriente. Oratore. Segretario. Tesoriere. Fratelli della colonna di Meridione. Fratelli della Colonna di Settentrione, 1° Diacono, 2° Diacono e per ultimo il Copritore Interno.

Tutti debbono introdurre la mano sinistra nel sacco. Non si da segno. Il Sacco viene portato al Maestro Venerabile.

 

  1. Ven. – Il Tronco delle Proposte Tacite ha portato all’Ara N° proposte. Fratello Elemosiniere,

fate circolare il Sacco della Vedova.

 

Il Sacco della Vedova deve essere di stoffa nera.

Si esegue con lo stesso ordine con l’avvertenza che l’Elemosiniere depone per primo l’Obolo nel Tronco e il Copritore Interno per ultimo.

I1 computo del contenuto dichiarato in “mattoni” è a cura dell’Oratore.

 

Orat.         – Maestro Venerabile, il Tronco della Vedova ha fruttato n°        mattoni per la costruzione

del Tempio.

 

Il Maestro Venerabile può. a suo giudizio, porre il Tronco della Vedova “Sottó Maglietto” cioè senza che l’Oratore faccia il computo dei mattoni. In questo caso annuncerà. comunque alla Loggia che:

 

  1. Veri. – Fratelli, il Tronco della Vedova ha fruttato un numero sufficiente di mattoni per la costruzione del Tempio.

 

A questo punto è il “Tempo Giusto” per formare quando ciò sia possibile la “Catena d’Unione”, sia che sia stata richiesta dai Fratelli. sufficienti per numero, sia per iniziativa del Maestro Venerabile. Si esegue facendo in modo da lasciare il Maestro Venerabile al suo posto e comunque rinchiudendo all’interno le tre Luci.

 

  1. Veri. – Fratelli in piedi. Fratelli avviatoci a legarci ritualmente al centro del Tempio

 

I Fratelli, dopo essersi tolti i guanti incrociano le braccia, il destro sopra il sinistro e si uniscono al Fratello di sinistra dando a lui .la mano destra e con quello di destra dando a lui la mano sinistra che verrà impugnata con la destra del vicino e così via. Quando la catena è formata il Maestro Venerabile deve avere simmetricamente di fronte il 1° e il 2° Sorvegliante.

Controllato che la Catena sia giustamente formata il. Maestro Venerabile sussurrerà una parola al primo Fratello alla sua sinistra ed una al primo Fratello di destra, i quali sommessamente la trasmetteranno al loro vicino e così via di seguito intanto che le due parole siano ritornate al Maestro Venerabile dalla parte opposta a quella da cui sono partite. Se !e parole arrivate corrispondono a quelle partite. dopo una congrua pausa meditativa. il Maestro Venerabile ad alta voce comunicherà:”Tutto è giusto e perfetto” quindi solleverà per tre volte le braccia dei suoi vicini imitato da tutti i partecipanti.

Ciò fatto se lo ritiene farà recitare l’invocazione, prima di rimandare tutti ai propri posti.

Questa Catena ci unisce al di là del tempo e dello spazio

I1 mondo delle apparenze tiene i nostri corpi prigionieri in questo Tempio ove le nostre braccia sono allacciate. .

I nostri spiriti sono liberi, al di là di queste mura, al di là delle frontiere, al di là dei mari. Mezzanotte sta per suonare. Fratelli visibili ed invisibili, presenti con il corpo e con il pensiero vegliano sul sonno degli uomini. Fratelli che mi intendete, noi siamo i guardiani di un antico segreto che s’asconde nel cuore dell’umanità sin dalla culla non vi è che un solo amore. quello dei vivi e quello dei morti, quello del lavoro e quello della bellezza, quello degli uomini e quello delle donne, quello della natura e quello del  GRANDE ARCHITETTO DELL’UNIVERSO.

In un mondo dove regnano la materia, la forza e la menzogna, facciamo il giuramento solenne di mantenere sempre alta e luminosa la fiaccola dell’amore Unico e dello ” Spirito Umano.

Rompiamo questa Catena ! Fratelli miei ! I nostri cuori restano uniti ………………………………………………….

Si conclude con l’oggetto voluto dall’invocazione. Tutti tornano ai loro posti e i lavori proseguono, dopo che tutti hanno rimesso i guanti bianchi.

 

  1. Veri. – Fratelli 1° e 2° Sorveglianti, assistetemi a chiudere i Lavori. Fratello 2° Sorvegliante,

perchè occupate codesto posto in Loggia ?

 

2° Sorv.     – Per osservare il Sole a1 suo tramonto e rimandare gli Operai dal Lavoro alla

Ricreazione, per il bene dell’Ordine e dell’Umanità.

 

  1. Ven. – Fratello 2° Sorvegliante. dove siede il Fratello 1° Sorvegliante ?

 

2° Sorv.    – Ad Occidente, Maestro Venerabile.

 

  1. Ven. – Fratello 1° Sorvegliante , a qual fine occupate questo posto in Loggia ?

 

1° Sov.     – Come il Sole tramonta in questo punto per chiudere il giorno, così il 1° Sorvegliante

siede ad Occidente per chiudere la Loggia, pagare gli Operai e mandarli via contenti e

soddisfatti a gloria ed onore dell’Ordine.

 

  1. Ven. – Fratello 1° Sorvegliante gli Operai sono contenti?

 

1° Sorv.    – Osserva le Colonne e dice: Tanto quelli déll’una quanto quelli dell’altra Colonna

manifestamente lo attestano.

 

  1. Ven. – Fratello 2° Sorvegliante, qual’è la vostra età muratoria in Grado di Apprendista ?

 

2° Sorv.    – Tre anni, Maestro Venerabile.

 

  1. Ven. – Fratello 2° Sorvegliante, a che ora gli Apprendisti Liberi Muratori hanno consuetudine

di chiudere i Lavori ?

 

2° Sorv.    – A mezzanotte, Maestro Venerabile.

 

  1. Ven. – Fratello 2° Sorvegliante, al momento che ora è ?

 

2° Sorv.    – Mezzanotte in punto.

 

Il Diacono riceve. nel modo prescritto. dal Maestro Venerabile la Parola Sacra: deambulando in senso antiorario. si reca dal 2° Sorvegliante per trasmetterla nello stesso modo 2 ritorna al proprio posto.

I1 .1′ Diacono si reca dal 2′ Sorvegliante per ricevere la Parola Sacra che trasmette al 1′ Sorvegliante; poi torna al proprio posto, sempre deambulando in senso antiorario.

 

1° Sorv.    – Maestro Venerabile, tutto è giusto e perfetto.

 

  1. Ven. – Batte un colpo di Maglietto. Fratelli in piedi all’Ordine.

 

Si esegue. Il Maestro delle Cerimonie si reca dal 1* Sorvegliante il quale prende posto alla destra del Maestro delle Cerimonie e insíeme si recano all’Altare. Il 1′ Sorvegliante da il Segno. chiude il Libro della Legge Sacra vi sovrappone Squadra e Compasso chiuso; da di nuovo il Segno, poi si pone alla sinistra dei Maestro delle Cerimonie e accompagnato da questi ritorna al proprio posto. Anche il Maestro delle Cerimonie torna al proprio posto.

 

  1. Ven. – Alla Gloria Del Grande Architetto dell’Universo, in nome della Massoneria Universale

sotto gli auspici della “Serenissima Gran Loggia Nazionale” del “Grande Oriente

Scozzese d’Italia – Comunione di Piazza del Gesù”, per i poteri a me conferiti,

dichiaro chiusi i Lavori in Grado di Apprendista  Libero Muratore di questa Rispettabile

Loggia   N°       con il titolo distintivo di       all’Oriente di             e ordino al  1°

Sorvegliante di chiudere la Loggia.

 

Batte tre colpi di Maglietto

A me Fratelli per il Segno … e per la Batteria. – ° ° °

 

Si Esegue

 

1° Sorv.    – Fratelli delle due Colonne, per ordine del Maestro Venerabile chiudo la Loggia.

 

Batte tre colpi di Maglietto attenuati

 

Abbassa la Colonnina

 

  1. Ven. – Maestro delle Cerimonie vogliate spegnere .le tre Luci, e togliere (o cancellare) il

Quadro di Loggia.

 

Il Maestro delle Cerimonie esegue e contemporaneamente. mentre viene spenta la rispettiva Luce dicono:

 

2° Sorv.    – Che la Luce della Bellezza resti nei nostri cuori.

 

1° Sorv.    – Che la. Luce della Forza resti nei nostri cuori.

 

  1. Ven. – Che la Luce della Sapienza resti, nei nostri cuori.

 

Dopo che il Maestro delle Cerimonie è ritornato al suo posto e i Dignitari  tranne le Luci – e gli Ufficiali hanno deposto all’unisono le Insegne e gli Strumenti:

 

M; Ven;   – Fratelli separiamoci in pace giurando il segreto sui Lavori compiuti.

 

TUTTI     – Lo giuro

 

I Fratelli tendono la mano sinistra verso l’Ara, abbandonando la posizione dell’Ordine, ma restando in piedi. pronti per l’uscita rituale dal Tempio.

 

  1. Ven. – Fratello Maestro delle Cerimonie vogliate provvedere a far uscire ritualmente i Fratelli

dal Tempio.

 

USCITA RITUALE DAL TEMPIO

Alla fine dei Lavori la marcia di uscita si svolge in senso ANTIORARIO ed in forma circolare, con i Fratelli disposti nello stesso ordine d’ingresso.

I Fratelli sostano nella Sala dei Passi Perduti in silenziosa attesa, mentre le Tre Luci rientrano nel Tempio, si scambiano il triplice abbraccio. vanno al loro posto, depongono i Collari e i Maglietti, ed escono riprendendo la loro collocazione nel Corteo.

Il Maestro delle Cerimonie, rientra da solo nel Tempio, spegne il Testimone, esce dal Tempio e dice al Maestro Venerabile:

“Maestro Venerabile tutto nel Tempio è rimasto in perfetto ordine”.

Il Maestro Venerabile rivolgendosi ai Fratelli dice: “Fratelli il nostro Lavoro è compiuto”.

 

 

 

 

 

 

 

 

APERTURA DEI LAVORI IN GRADO DI COMPAGNO D’ARTE

 

 

  1. Ven. – Fratelli dobbiamo elevare questa Loggia al Grado di Compagno d’Arte.

– Fratello Maestro delle Cerimonie, accompagnate i Fratelli Apprendisti fino al limite

– della sala dei Passi Perduti, avvertendoli di attendere la ripresa dei Lavori nel loro

– Grado.

 

  1. d. Cer. ESEGUE E POI RIENTRA AL SUO POSTO

 

  1. Ven. – Fratello Maestro delle Cerimonie, provvedete a decorare il Tempio come è dovuto per

– il 2° Grado.

 

I1 Maestro delle Cerimonie porta l’Ara del Lavoro. con sopra:

Compasso * Squadra * Maglietto * Scalpello * Filo a Piombo * Livella * Regolo (24″) * Cazzuola

fra le tre Luci e l’Altare dei Giuramenti. lasciando spazio sufficiente per poter operare ritualmente con comodo. Pone al lato Sud e a quello Nord dell’Altare del Lavoro due Luci e le accende prelevando il fuoco dal Testimone. Accende o illumina la Stella Fiammeggiante.

 

 

 

  1. Ven. – Batte un colpo di maglietto

 

1° Sorv.      – Batte un colpo di maglietto

 

  1. Ven. – Fratelli, assistetemi ad aprire i Lavori in Grado di Compagno d’Arte.

– Fratello 1° Sorvegliante, il Tempio è debitamente coperto,.?

 

1° Sorv.      – I Fratelli Apprendisti hanno lasciato l’Officina, Maestro Venerabile.

 

 

  1. Ven. – Fratello 1° Sorvegliante, qual’è la vostra età nel Grado di Compagno d’Arte ?

 

1° Sorv.      – Cinque anni, Maestro Venerabile.

 

  1. Ven. – Fratello 1° Sorvegliante, a che ora i Compagni d’Arte hanno consuetudine di aprire i

– loro lavori ?

 

1° Sorv.      – A Mezzogiorno, Maestro Venerabile, e quest’ora è giunta.

 

 

M; Ven.       – Fratello 1° Sorvegliante, qual’è il vostro primo dovere in questo Grado ?

 

1° Sorv.       – Assicurarsi che tutti i presenti siano Compagni d’Arte.

 

  1. Ven. – Assicuratevene Fratello mio.

 

1° Sorv.       – Fratelli in piedi all’Ordine. Batte un colpo di maglietto

 

Il 1′ Sorvegliante. senza lasciare il proprio posto, verifica 1a posizione dei Fratelli, e, se questa è corretta dice:

 

1° Sorv.       – Maestro Venerabile, dai segni che danno, riconosco i Fratelli delle due Colonne come Compagni d’Arte.

I1 Maestro Venerabile e con lui, se ve ne sono, i Fratelli dell’Oriente, che si pongono all’Ordine.

 

  1. Ven. – Riconosco il Grado di Compagno d’Arte ai Fratelli che siedono all’Oriente. Fratelli

– sedete. Batte un colpo di maglietto

– Fratello         1° Sorvegliante, che cosa distingue il Fratello compagno d’Arte dal Fratello

– Apprendista ?

 

1° Sorv.       – Il Fratello Apprendista lavora sotto il simbolo della Perpendicolare; il Fratello

– Compagno d’Arte lavo      ra sotto il simbolo della Livella.

 

  1. Ven. – In qual modo il Fratello Apprendista può passare dalla Perpendicolare alla Livella ?

 

1° Sorv.       – Sgrossando la Pietra.Grezza e salendo una scala dritta di tre gradini.

 

  1. Ven. – Fratelli Compagni d’Arte, possiamo aprire i nostri Geometrici Lavori. In piedi

– all’Ordine.Batte un colpo di maglietto

 

Il 1° Sorvegliante si reca accompagnato dal Maestro delle Cerimonie all’Altare, dispone Squadra e Compassa in Grado di Compagno d’Arte e ritorna al suo posto.

 

  1. Ven. – Alla Gloria del Grande Architetto Dell’Universo, in nome della Massoneria

– Universale, sotto gli auspici della “Serenissima Gran Loggia Simbolica Nazionale”

– del “Grande Oriente Scozzese d’Italia – Comunione  di Piazza del Gesù”, per i poteri a

– me conferiti, dichiaro aperti i Lavori in Grado di Compagno d’Arte di questa

– Rispettabile Loggia N° … con il Titolo distintivo di        all’Oriente di A me Fratelli per il

– Segno

 

Si esegue

– e per la Batteria * * *          * *

Si esegue

 

– Fratelli sedete. Batte un colpo di maglietto – Prego il Fratello Segretario di leggere la

– Tavola Architettonica tracciata nella tornata precedente.

 

Il Fratello Segretario legge la Tavola. Al termine

 

M; Ven.       – Fratello 1° Sorvegliante avvertite le Colonne che concedo la parola ai Fratelli che

– volessero fare osservazioni o chiedere chiarimenti sulla Tavola ora letta;

 

1° Sorv.       – Fratelli delle due Colonne, il Maestro Venerabile concede la parola a coloro che

– volessero fare osservazioni o chiedere chiarimenti sulla Tavola ora lette

 

I Fratelli chiedono la parola secondo la prassi; al termine degli interventi:

 

1° Sorv.       – Maestro Venerabile, le colonne tacciono.

 

  1. Ven. – Fratello Oratore, vi prego di darci le vostre conclusioni.

 

Orat.           – Propongo che la Tavola venga posta ai voti per l’ approvazione.

 

  1. Ven. – I Fratelli che approvano la Tavola alzino la mano sinistra al colpo del mio Maglietto.

 

Esegue – Poi rivolto al Fratello Segretario: La Tavola è approvata all’unanimità (oppure:

a maggioranza).

 

Il Maestro delle Cerimonie porta al Maestro Venerabile e successivamente all’Oratore la Tavola per la firma; poi la riconsegna al Fratello Segretario che vi appone la propria. Quindi cambia il Quadro di loggia. anche sovrapponendolo a quello di Apprendista.

 

 

INIZIAZIONE AL GRADO DI COMPAGNO D’ARTE

 

Durante il Rito di Iniziazione, la Stella Fiammeggiante viene accesa solo al momento prescritto dal Rituale. Sull’Ara di Lavoro sono disposti i seguenti utensili:

COMPASSO * SQUADRA * MAGLIETTO * SCALPELLO * FILO A PIOMBO * LIVELLA *

REGOLO * LEVA *  CAZZUOLA

Ad Occidente vi è un quadro con la scritta: VISTA * UDITO * OLFATTO * GUSTO * TATTO

A Oriente un quadro con la scritta: GRAMMATICA * GEOMETRIA * FILOSOFIA *         POESIA * MUSICA

A Meridione un quadro con la scritta: EGIZIO * ELLENICO * ETRUSCO * ROMANICO * GOTICO

A Settentrione un quadro con la scitta: MOSE’ * PLATONE *  ERMETE TRISMEGISTO *

PITAGORA * PARACELSO.

 

  1. Ven. – Fratello Maestro delle Cerimonie, completate la decorazione del Tempio e

– predisponetelo per il Rito di Iniziazione.

 

Il Maestro delle Cerimonie esegue secondo quanto esposto nelle istruzionii Nel frattempo

l’Apprendista attende fuori dal Tempio. nella Sala dei Passi Perduti: ha il Grembiule con la bavetta alzata;

 

  1. Ven. – Fratello Esperto, compite quanto è prescritto.

 

L’Esperto spegne la Stella Fiammeggiante, quindi munitosi di un Regolo di 24″ (61 cm.) esce dal Tempio e si reca dall’Apprendista: gli consegna il Regolo, che l’Iniziato dovrà portare come uno strumento di Lavoro appoggiato alla spalla sinistra e gli fa bussare alla porta del Tempio con i colpi d’Apprendista.

 

1° Sorv.      – Maestro Venerabile, qualcuno batte da Apprendista alla porta dei Tempio.

  1. Veri. – Guardate chi batte in tal modo.

 

1° Sorv.      – Fratello Copritore, guardate chi batte in tal modo.

 

Il Copritore Interno socchiude la porta. osserva e richiude, quindi riferisce sottovoce al Sorvegliante .

1° Sorv.      – Maestro Venerabile, è un Libero Muratore condotto dal Fratello Esperto che chiede di

–         passare dalla Perpendicolare alla Livella.

  1. Ven. – Ditemi chi è, la sua età, il suo mestiere, il suo domicilio.

 

I° Sorv.       – Maestro Venerabile, il Libero Muratore presentato dal Fratello Esperto si chiama             ha

– tre anni, è Operaio apprendista di questa Officina.

 

  1. Ven. – Fratello 2° Sorvegliante, voi che sovrintendete alla Colonna del Settentrione,

– conoscete questo Apprendista? Siete contento del suo Lavoro?

 

2° Sorv.      – Si, Maestro Venerabile.

 

  1. Ven. – Fratelli, se consentite che sia aumentato il salario a questo Apprendista, mostratelo a1

– colpo del mio Maglietto. Batte un colpo di Maglietto

 

I Fratelli in segno di approvazione. alzano la mano sinistra all’altezza della spalla. lasciandola quindi ricadere sulla coscia.

 

  1. Ven. – Fate entrare l’Apprendista.

 

Il Copritore Interno apre e fa entrare l’Esperto con l’Iniziando.

 

M; Ven.       – Fratello Esperto, trattenete l’Apprendista fra le Colonne.

– Carissimo Fratello Apprendista. i Compagni d’Arte acconsentono ad accordarvi

– l’aumento di salario che sollecitate, ma prima di procedere al Rito desiderano rendersi

– conto se, con il lavoro e con lo zelo, lo avete meritato … Carissimo ‘Fratello

– Apprendista, se avete riflettuto sui Simboli del vostro Grado, vi sarà meno difficile

– comprendere il significato di quanto vedrete tra poco. Con l’Iniziazione vi è stata

– aperta 1a via della nostra Arte. Ora, come i1 mitico Ercole, siete fermo tra le Colonne

– che rappresentano la forza e la Bellezza; riflettete sul significato di questa allegoria.

 

PAUSA

 

– Finora, i simbolici strumenti del Lavoro Muratorio vi sono serviti per lavorare la

– Pietra Grezza della mentalità profana. D’ora in avanti, dovrete alimentare una

– conoscenza più sottile: alla Forza dell’Intelletto dovrete aggiungere la Bellezza

– dell’Immaginazione perché possa suscitarsi, in voi, l’Intuizione che trascende il

– raziocinio. Ciò vien detto, in linguaggio muratorio, “Passare dalla Perpendicolare alla

– Livella”, cioé dall’Attività – simboleggiata dal Filo a Piombo (verticale) – alla

– Passività simboleggiata dalla Livella (orizzontale) – per integrare tra loro queste due

– Forze che determinano ogni manifestazione, trascenderle e raggiungere, attraverso la

– loro confluenza. un perfetto equilibrio. E ora, Carissirno Fratello, per giungere al

– Grado che chiedete, dovrete compiere cinque viaggi. Fratello Esperto, consegnate

– all’Apprendista un Maglietto e uno Scalpello e guidatelo nel primo viaggio.

 

 

 

L’Esperto. toglie all’Apprendista il Regolo, che depone sull’Ara dei Lavoro e gli mette nella destra un Maglietto e nella sinistra uno Scalpello. Quindi gli fa compiere un giro della Loggia: passando dal Meridione. lo conduce davanti al quadro posto ad Occidente e lo invita a leggere ad alta voce quanto vi è scritto. Successivamente lo riaccompagna fra le colonne. L’Esperto toglie gli utensili all’Apprendista e li depone sull’Ara di Lavoro.

 

  1. Ven. – Carissimo Fratello, questo primo viaggio rappresenta il primo grado di realizzazione

– del Neofita, Il suo simbolismo si condensa nel Maglietto e nello Scalpello.          Lo

– Scalpello rappresenta la Ragione intesa come Potenza Esecutrice intelligente della

– Volontà, che è, a sua volta, simboleggiata dal Maglietto.Fino a questo momento,

– infatti i vostri sforzi sono stati diretti        a sgrossare la Pietra Grezza. Ora, con l’abilità         – acquisita, dovete imparare a levigarla in modo che si inserisca perfettamente

– nell’Edificio che siamo chiamati a costruire.

– Vi abbiamo indicato come primo oggetto di      studio i cinque sensi: e voi siete già

– troppo istruito nel linguaggio figurato della Libera Muratoria perché sia necessario

– insistere sul loro significato allegorico. Del resto, divenendo Compagno d’Arte,

– comprenderete ancor meglio che un Libero Muratore deve sempre cercare di intui            re                – quanto si cela dietro il velo del linguaggio simbolico. I sensi sono strumenti che

– uniscono il mondo esterno al nostro “io” più intimo:    imparate dunque a distinguere

– quanto,          nei loro messaggi, sia verità e quanto sia illusione.

– Ed ora Fratello Esperto, consegnate al Candidato un Regolo e un Compasso, e

– accompagnatelo nel secondo viaggio.

 

L’Esperto consegna al Candidato un Regolo – nella mano destra – ed un compasso – nella sinistra – poi lo accompagna dj fronte al quadro posto a Meridione e lo invita a leggere. ad alta voce. quanto vi è scritto. Quindi riconduce il Candidato fra le Colonne. ritira gli utensili e li depone sull’Ara dei Lavoro.

 

1° Sorv;       – Maestro Venerabile, l’Apprendista ha compiuto il secondo viaggio.

 

  1. Ven. – Carissimo Fratello, questo secondo viaggio rappresenta il secondo grado di

– realizzazione: gli strumenti che avete portato su di voi dovrebbero farvene

– comprendere la sintesi. I1 Compasso, con la sua apertura variabile, esprime la

– possibilità di accrescere l’apertura della propria mente nella conoscenza di se stesso

– dell’Universo; il Regolo ci insegna la      rettitudine e la misura.

 

PAUSA

 

 

– Poco fa vi abbiamo ricordato i principali ordini architettonici: essi, con diverse forme,

– adempiono un’unica funzione; per questo, in questo luogo, rappresentano l’unicità

– sostanziale, anche se espressa in maniere diverse, della Tradizione Iniziatica.

– Ed ora, carissimo Fratello, date al Fratello Esperto il Toccamento da Apprendista.

 

Il Candidato esegue

 

Esperto        – Maestro Venerabile, il Toccamento è giusto.

 

  1. Ven. – Fratello Esperto, consegnate al Candidato un Regolo ed una Cazzuola ed

– accompagnatelo nel Terzo Viaggio.

L’Esperto consegna al Candidato un Regolo – nella mano sinistra – e una Cazzuola nella destra – e conduce il Candidato all’Oriente; gli ra leggere ad alta voce quanto sta scritto nel quadro, quindi lo riconduce tra le Colonne; ritira gli utensili e li depone sull’Ara del Lavoro.

 

1° Sorv.         – Maestro Venerabile,        il terzo viaggio dell’Apprendista è compiuto.

 

  1. Ven. – Questo viaggio rappresenta il terzo grado di realizzazione. Sapete già che il Regolo

– simboleggia          la rettitudine e la misura; la Cazzuola è lo strumento occorrente per

– stendere la calcina che é il collegamento tra gli elementi dell’edificio. Essa

– simboleggia il Lavoro che, non più individuale come era quello di sgrossamento

– dell’Apprendista, il Compagno d’Arte deve compiere per inserirsi attivamente

– nell’opera collettiva dell’Officina.

– Le Arti Liberali di cui avete letto i nomi suggeriscono che la mente deve indagare

– liberamente in ogni campo della conoscenza, evitando qualsiasi dogmatismo

– limitatore. Ed ora, carissimo Fratello datemi la Parola Sacra di Apprendista.

 

Cand.           – Non so né leggere né scrivere, so solo compitare. Datemi la prima lettera io vi darò

– la seconda

 

Si esegue

 

  1. Ven. – Fratello Esperto, consegnate una Squadra ed un Regolo al Candidato e conducetelo

– nel quarto viaggio.

 

L’Esperto pone la Squadra nella mano sinista ed il Regolo nella destra del Candidato e gli fa compiere il viaggio conducendolo a Settentrione e facendogli leggere ad alta voce quanto è scritto sul quadro. Riconduce il Candidato Tra le Colonne; ritira gli utensili e li depone sull’Ara del Lavoro.

 

1° Sorv.         – Maestro Venerabile, il quarto viaggio dell’Apprendista è terminato.

 

  1. Ven. – Carissimo Fratello, il quarto viaggio, il quarto gradino di realizzazione, nel quale

– dovete applicare le conoscenze acquisite, sia nel lavoro individuale, che non ha mai           – termine, sia in quello collettivo, al bene della società. Vi sono stati affidati il

– Regolo, di cui vi è già noto il significato, e la Squadra: questa, con i suoi bracci ad

– angolo retto           rappresenta l’incontro tra il Filo a Piombo e la Livella. La Squadra

– simboleggia, perciò, l’equilibrio che non dovrà  mai mancarvi – insieme con la retti-

– tudine           e con la misura  nell’adempiere l’ultimo lavoro che vi è assegnato in grado di

– Compagno d’Arte.

– I Nomi che avete letto, simboleggiano la continuità, attraverso i tempi., della

– Tradizione Iniziatica. Fratello Esperto, accompagnate il Candidato nel quinto

– viaggio.

 

L’Esperto esegue lasciando al Candidato le mani libere. Quindi lo conduce tra le Colonne.

 

1° Sorv.         – Maestro Venerabile, il quinto ed ultimo viaggio con le mani libere dell’Apprendista è

– terminato.

 

  1. Ven. – Carissimo Fratello, avete compiuto il quinto viaggio con le mani libere, ma avete

– conservato il Grembiule: in avvenire lo porterete con la bavetta abbassata.

– Ciò significa che il Lavoro del Compagno d’Arte è     meno pesante di quello

– dell’Apprendista, ma, pure, che è più impegnativo, perchè dovrà svolgersi in

 

– una sfera meno materiale: infatti, dopo aver appreso l’uso dei simbolici utensili,

– dovrete applicarvi a1 Lavoro soprattutto con l’intelletto e con 1’intuizione.

 

I1 Maestro Venerabile illumina la Stella Fiammeggiante

 

  1. Ven. – Davanti a voi si è accesa 1a Stella Fiammeggiante o Pentalfa dei Pitagorici. Nel suo

– centro campeggia la lettara “G”. I1 significato di questi antichissimi simboli

– caratteristici del Grado di Compagno d’Arte vi sarà spiegato a suo tempo. Intanto

– riflettete sul significato della posizione che hanno, sull’Altare, gli strumenti che vi

– sono noti: la Squadra ed il Compasso. In tal modo potrete comprendere perché

– il Compasso non è sottoposto, come in Grado di Ap  prendista, ma incrociato alla

– Squadra.

– Ed ora Fratello Esperto, fate eseguire a1 Candidato            il suo ultimo Lavoro da

– Apprendista.

 

L’Esperto consegna un Maglietta al Candidato e lo conduce davanti alla Pietra Grezza sulla quale gli fa battere tre colpi da Apprendista. Poi lo riconduce tra le colonne.

 

1° Sorv.        – Maestro Venerabile, l’Apprendista ha ultimato i1 lavoro.

 

L’Esperto ha terminato il suo compito e, dopo aver deposto il Maglietta sull’Ara del Lavoro, affida il Candidato al Maestro delle Cerimonie.

Il Maestro Venerabile può incaricare l’Esperto di fungere da Maestro delle Cerimonie.

 

  1. Ven. – Fratello Maestro delle Cerimonie, fate avanzare il Candidato fino all’Ara del Lavoro

 

Si esegue

 

– Fratelli il piedi all’Ordine.

 

Batte un colpo di Maglietto

 

– Carissimo Fratello Apprendista, posate la mano destra sull’Ara del Lavoro.

– Fratelli, si innalzi dai nostri cuori uniti un pensiero in onore del Lavoro, prima e

– suprema virtù muratoria …

 

Poi rivolto all’Apprendista

 

– Fratello ripetete con me: Io sottoscritto sul mio onore ed in piena coscienza;

– GIURO solennemente di non rivelare i segreti che mi verranno confidati né ai Fratelli

– Apprendisti né, tanto meno ai profani.

– GIURO di seguire le Costituzioni dell’Ordine e di consacrarmi con tutte le mie forze

– alla difesa della Umanità, alla diffusione dei principi Massonici e alla loro

– applicazione in ogni settore della vita profana.

 

– Dite:”LO GIURO” Fratello Segretario, prendete atto dei giuramento.

 

Il maestro Venerabile scende dal Trono tenendo nella mano destra il Maglietto e nelle mano sinistra la Spada Fiammeggiante che pone sul capo del Candidato.

 

 

 

 

  1. Ven. – Fratelli I° e 2° Sorveglianti armatevi di spada e formate con me il Triangolo Sacro.

 

Alla Gloria Del Grande Architetto Dell’Universo e della Massoneria Universale, sotto gli auspici della Serenissima Gran Loggia Simbolica  Nazionale del GRANDE ORIENTE SCOZZESE D’ITALIA – Comunione di Piazza del Gesù, in virtù dei poteri a me conferiti,

TI RICEVO E TI NOMINO Compagno d’Arte Libero Muratore.

 

Il Maestro Venerabile batte cinque colpi di Maglietto sulla Spada Fiammeggiante. secondo la cadenza della Batteria: fa alzare il Candidato e gli abbassa la bavetta del Grembiule.

 

  1. Ven. – D’ora in avanti porterete il Grembiule con la Bavetta abbassata.

 

Riprende posto sul Trono

 

I Sorveglianti tornano ai loro posti

 

  1. Ven. – Fratello Maestro delle Cerimonie, conducete il Compagno d’Arte fra le Colonne.

– Fratelli sedete.

 

Batte un colpo di Maglietto

 

– Compagno, d’ora in avanti lavorerete sulla Pietra Cubica e riceverete il salario dalla

– Colonna ‘J”. Questa prerogativa vi farà ricordare che, come Compagno d’Arte, siete

– destinato a perfezionare il Lavoro abbozzato dagli Apprendisti; dovrete mettere tutto il

– vostro impegno, non solo nel correggere i difetti dei Fratelli meno illuminati di voi, ma

– anche nel coprirli col Grembiule della Tolleranza.

 

Il Maestro Venerabile coadiuvato da Maestro delle Cerimonie trasmette al nuovo Compagno d’Arte l’Ordine, il Segno ed il Toccamento; gli comunica la Parola Sacra e quella di Passo; gli fa mostrare come procede un Compagno d’Arte nel Tempio e come si unisce al coro dei Fratelli nella Batteria.

 

  1. Ven. – Maestro delle Cerimonie: accompagnate il nuovo Compagno d’Arte dal 2° e dal 1°

– Sorvegliante per farsi riconoscere Compagno d’Arte.

 

ESEGUE

 

1° Sorv.       – Maestro Venerabile, il nuovo Compagno d’Arte conosce il Segno, le Parole ed il

– Toccamento del suo Grado.

 

  1. Ven. – Fratello Maestro delle Cerimonie e Fratello Esperto conducete il Compagno d’Arte alla Pietra Sgrossata e insegnategli a lavorarla.

L’Esperto consegna al Compagno d’Arte un Maglietto e uno Scalpello e lo conduce alla Pietra Sgrossata sulla quale gli fa battere cinque colpi secondo la cadenza della Batteria: dopodichè lo riconduce tra le colonne.

 

1° Sorv.        – Maestro Venerabile, il nuovo Compagna d’Arte conosce il Lavoro che sarà chiamato

– a svolgere.

 

  1. Ven. – Batte un colpo di Maglietto – Fratelli in piedi all’Ordine.

– Fratelli 1° e 2° Sorveglianti, ciascuno proclami alla propria Colonna.

 

– Se vi sono Fratelli all’Oriente, aggiunge : Così come io faccio all’Oriente che il

– Carissimo Fratello è stato ricevuto come Compagno d’arte in questa Rispettabile

– Loggia          N°                  all’Oriente di

 

1° Sorv.        – Fratelli della Colonna del .Meridione, vi informo che il Maestro Venerabile ha

– proclamato il Fratello        ………   Compagno d’Arte

 

2° Sorv.        – Fratelli della Colonna del Settentrione, vi informo      che il Maestro Venerabile ha

– proclamato il carissimo Fratello Compagno d’Arte.

 

  1. Ven. – Plaudiamo, Fratelli, al Lavoro compiuto e dedichiamo una Batteria d’augurio al

– nuovo Compagno d’Arte. A me Fratelli, per il Segno …

 

Si esegue

 

– e per la Batteria di giubilo.

 

Si esegue

 

– Fratelli sedete. Batte un colpo di Maglietto. Fratello Oratore, avete la parola per il

– saluto al nuovo Compagno d’Arte.

 

.Al termine del discorso dell’Oratore e degli altri eventuali interventi:

 

  1. Ven – Fratelli, concedo cinque minuti di “Ricreazione” alla Loggia. Durante questa

– sospensione dei Lavori, i Fratelli Maestro delle Cerimonie, Esperto e Copritore

– Interno ritirino e ripongano gli Utensili che abbiamo usato per il compimento del

– Rito odierno.

 

Eseguito quanto richiesto, il Maestro Venerabile batte un colpo di Maglietto.

 

  1. Ven. – Fratelli, i Lavori riprendono forza e vigore.

 

* * * * * * * * *

 

 

CHIUSURA DEI LAVORI IN GRADO DI COMPAGNO D’ARTE

 

  1. Ven. – Fratello 1° Sorvegliante chiedete ai Fratelli delle Colonne se hanno da presentare

– proposte per il bene dell’Ordine in generale e di questa Loggia in Grado di Compagno

– d’Arte in particolare.

 

1° Sorv.        – Fratelli delle due Colonne, il Maestro Venerabile concede la parola per il bene

– dell’Ordine in generale e di questa Loggia in Grado di Compagno d’Arte in

– particolare.

 

AL TERMINE DEGLI INTERVENTI

 

1° Sorv.        – Maestro Venerabile, le Colonne tacciono.

 

 

  1. Ven. – Fratello Oratore, vi prego di darci le vostre conclusioni.

 

AL TERMINE DELLE CONCLUSIONI

 

  1. Ven. – Fratelli assistetemi a chiudere i Lavori in Grado di Compagno d’Arte.

– Fratello 1° Sorvegliante, in che cosa consiste il Lavoro dei Compagni d’Arte ?

 

1° Sorv.          – Nel trasformare la Pietra Sgrossata in Pietra Cubica e nel salire una Scala curva di

– cinque gradini.

 

  1. Ven. – Dove conduce questa Scala ?

 

1° Sorv.          – Nella Camera di Mezzo.

 

  1. Ven. – Fratello 1° Sorvegliante, quando hanno consuetudine di chiudere i Lavori i

– Compagni d’Arte

 

1° Sorv.         – Quando è ora che i Fratelli Apprendisti riprendano   il loro posto nel Tempio.

– Quest’ora è giunta.

 

  1. Ven. – Batte un colpo di Maglietto – Fratelli Compagni d’Arte, in piedi all’Ordine.

 

Il 1° Sorvegliante, accompagnato dal Maestro delle Cerimonie. si reca all’Altare e dispone la Squadra e il Compasso in Grado di Apprendista.

 

  1. Ven. – Alla Gloria Del Grande Architetto Dell’Universo, dichiaro chiusi i Lavori in Grado

– di Compagno d’Arte       in questa Rispettabile Loggia        N°       all’Oriente di

– A me Fratelli per il Segno

 

SI ESEGUE

– e per la Batteria. ( ° ° °   ° ° )

 

SI ESEGUE

 

– Fratelli, giuriamo il segreto sui Lavori compiuti.

 

Tutti    Lo Giuro

 

  1. Ven. – Fratello Maestro delle Cerimonie, vi prego di decorare il Tempio in Grado di

– Apprendista.

 

Batte un colpo di Maglietto

 

SI ESEGUE

 

– Fratello Maestro delle Cerimonie, invitate i Fratelli Apprendisti a rientrare nel

– Tempio.

SI ESEGUE

 

Maestro delle Cerimonie esce dal Tempio. richiama i Fratelli .apprendisti e li reintroduce nel Tempio deambulando in senso antiorario fiutando che tutti abbiano ripreso il posto nella Colonna di Settentrione.

 

  1. Ven – I Frate.ili Diaconi riprendano il loro posto.

 

N.B. – I Fratelli Apprendisti. dopo l’ingresso nel Tempio, dovrebbero fare i Passi. mettersi all’Ordine e salutare ritualmente, indi ritornare al loro posto. ma possono essere dispensati dal Maestro Venerabile.

 

ISTRUZIONI PER IL GRADO DI MAESTRO

 

Età: Cinque anni e più.

 

Ora di apertura : Mezzogiorno.

 

Ora di chiusura : mezzanotte.

 

Batteria * *** *** ***

 

Ordine : Mano destra aperta orizzontalmente con le dita distese e unite ed il pollice separato a squadra, poggiato contro il fianco sinistro al di sotto del petto. Braccio sinistro teso all’indietro e con la palma della mano verso l’esterno.

 

Piedi a squadra a 90′.

 

Segno : Stando all’Ordine. portare la mano sinistra lungo il fianco sinistro; ritirare a scatto la mano ed il braccio destro lungo la vita facendo ricadere il braccio destro sul fianco destro.

Questa parte del Segno, che è il riconoscimento. si completa, quando è presente la bara nel Tempio. con i segni di “dolore” e di “rispetto”, e cioè:

– alzare le mani verso il cielo con le dita separate reclinando il capo leggermente all’indietro. facendo quindi ricadere le braccia lungo il corpo;

reclinare leggermente il corpo ed il capo in avanti, portare la mano destra all’altezza del centro della fronte leggermente scostata da questa. con la palma e dita unite rivolte verso la fronte, come in un cenno di rispettoso saluto, riassumere quindi la posizione all’Ordine.

 

 

Passi :            eseguire prima, con le posizioni all’Ordine rispettive. i passi da Apprendista seguiti da due passi da Compagno d’Arte. Porsi all’Ordine in Grado di Maestro e alzando molto i piedi, come a superare degli ostacoli. fare ancora tre passi il primo a destra. il secondo a sinistra. il terzo a destra verso il centro, riunendo ogni volta i piedi a squadra di 90′.

 

Parola Sacra : M..B..

 

Parola di Passo : T .           N

 

Toccamento

1) prendersi scambievolmente la mano destra. con la mano ad artiglio. per stringere le palme. Tenersi così. pronunciare alternativamente le due parti della Parola Sacra:

2) avvicinare reciprocamente il piede destro per la parte interna:

3) toccare il ginocchio destro con il proprio ginocchio destro. Flettendo leggermente:

4) avvicinarsi con la parte superiore del corpo:

  1. S) posarsi reciprocamente la mano sinistra sulla spalla destra. per tenersi più strettamente e attirarsi l’un verso l’altro.

 

 

I Fratelli Lavorano in Camera di Mezzo con il capo coperto.

NOTE SUL TEMPIO

 

La Camera di !Rezzo NON è una Camera di lutto se non si prevede che debba. svolgersi.

il Rito di Iniziazione al Terzo Grado di qualche Fratello Compagno d’Arte. Pertanto i

simboli di lutto (maglietti ricoperti di stoffa nera. velario nero alle pareti, ecc.) non

debbono essere normalmente presenti nel Tempio ed i Fratelli Maestri NON porteranno

le insegne a lutto.

La decorazione del Tempio per i normali Lavori di Terzo Grado – quando cioé non siano previste Iniziazioni – comporterà solamente quanto segue:

– la disposizione del Quadro di Loggia dei Terzo Grado: – nove Luci raggruppate per tre. rispettivamente all’Est. al Sud ed all’Ovest; – la moderata illuminazione del Tempio.

Questa disposizione di decorazione verrà effettuata dal Maestro delle Cerimonie all’inizio della ripresa dei Lavori del Terzo Grado o su richiesta del Maestro Venerabile.

 

 

 

RIPRESA DEI LAVORI  DELLA CAMERA DI MEZZO

 

 

Ve=mo       – Fratelli, i Lavori di questa Rispettabile Loggia devono proseguire nella Camera di

– Mezzo. Fratello Maestro delle Cerimonie, conducete i Fratelli Compagni d’Arte fuori

– dal Tempio, avvertendoli di attendere la ripresa dei Lavori nel loro Grado.

 

M.d.C.            ESEGUE

 

Ven.mo       – Fratello Maestro delle Cerimonie, provvedete a decorare il Tempio per la-Camera di

– Mezzo.

 

M.d.C.            ESEGUE

 

Ven.mo       – * * *  Batte tre colpi di Maglietto. Fratelli, assistetemi a riprendere i Lavori nella

– Camera di Mezzo.

 

Il Maestro delle Cerimonie si alza ed accende la “Menorah” o candelabro a sette braccia.

 

Ven.mo        – Fratello l° Sorvegliante, siete voi Maestro ?

 

l° Sorv.         – Venerabilissimo Maestro, come Apprendista ho imparato a conoscere gli strumenti

– del Libero Muratore ed ho salito una scala dritta di tre gradini; come Compagno

– d’Arte ho imparato a servirmi degli strumenti ed ho salito una scala curva di cinque

– gradini; ora conosco l’Acacia e sono in grado di lavorare sulla Tavola da Disegiio.

 

Ven.mo        – Rispettabilissimo Maestro 1° Sorvegliante, a che ora i Maestri riprendono i loro

– Lavori ?

 

 

1° Sorv.        – A mezzogiorno, quando i1 Sole è allo Zenit e la Luce irradia con la massima potenza.

– Siamo pronti a riceverla in noi.

 

Ven.mo        – Rispettabilissimo Maestro 1° Sorvegliante, tutti ì presenti sono Maestri Liberi

– Muratori

 

1° Sorv.        – Rispettabili Fratelli Maestri, in piedi all’Ordine!- Batte un colpo di Maglietto

 

I1 1° Sorvegliante e tutti i Fratelli che non siedono all’Oriente si alzano e si pongono all’Ordine; il 1° Sorvegliante. senza lasciare il suo posto. controlla con lo sguardo le due Colonne:

 

1° Sorv.         – Venerabilissimo Maestro, dai segni che danno, ma più ancora-dalla loro nuova

– disposizione interiore, riconosco tutti i Fratelli presenti come Maestri

– Liberi Muratori.

 

Il Venerabilissimo Maestro si alza ponendosi all’Ordine, imitato dai Fratelli che siedono all’Oriente.

 

Ven.mo          – Rispettabilissimo Maestro 1° Sorvegliante, qual’è la vostra età muratoria in Grado di

– Maestro ?

 

1° Sorv.         – Sette anni e più.

 

 

Ven.mo      – Quale simbolo distingue il Lavoro dei Maestri ?

 

1° Sorv.     –  Compasso finalmente sovrapposto alla Squadra.

 

Ven.mo      – Rispettabilissimo Maestro 1° Sorvegliante, vi prego di compiere sull’Altare, il Rito che

– ciascuno di noi, in questo momento, deve compiere interiormente.

 

Il 1° Sorvegliante si reca da solo all’Altare: da il Segno, esegue le variazioni sull’apertura della Bibbia alla pagina dei Re e del Compasso sulla Squadra. da il nuovo Segno e torna al proprio posto.

 

Ven.mo      – Rispettabili Maestri, per i poteri a me conferiti nella ininterrotta Tradizione Muratoria,

– Alla Gloria Del Grande Architetto Dell’Universo, dichiaro ripresi i Lavori della

– Camera di Mezzo di questa Rispettabile Loggia          N°       all’Oriente di

– A me Rispettabili Fratelli Maestri per il Segno …

 

SI ESEGUE

 

e per la Batteria ° ° °  ° ° °  ° ° °

 

SI ESEGUE

 

I Fratelli Maestri mettono il copricapo.

 

Ven.mo      – Lontano dalle passioni del mondo profano e in possesso dell’Arte, lavoriamo in

– serenità. Rispettabili Maestri sedete. *  Batte un colpo di Maglietto – Rispettabile

– Maestro Segretario, vi prego di leggere la Tavola Architettonica tracciata nelle

– precedente tornata.

 

Il Fratello Segretario esegue.

 

Ven_mo      – I Rispettabili Fratelli Maestri possono chiedere la parola.

 

I Maestri che 1o ritengono necessario mostrano, direttamente al Venerabilissimo, di voler parlare. Al termine degli eventuali interventi:

 

Ven.mo       – Rispettabile Fratello Oratore, vi prego di darci le vostre conclusioni.

 

Oratore       – Venerabilissimo, vi prego di sottoporre La Tavola all’approvazione dei Rispettabili

– Maestri.

 

Ven.mo          Chi approva la Tavola alzi la mano sinistra al terzo colpo del mio Maglietto .

 

La Tavola è approvata.

 

Il Maestro delle Cerimonie porta al Venerabilissimo e successivamente al Fratello Oratore la Tavola per la Firma: poi la riconsegna al Maestro Segretario che vi appone la propria quindi cambia il Quadro di Loggia.

 

 

 

 

ISTRUZIONI PER L’INIZIAZIONE AL GRADO DI  MAESTRO

 

0 C C 0 R R E N T E

 

Bara; due paramenti neri ed un velario nero cosparsi di lacrime d’argento, teschi e tibie incrociate. rispettivamente per le pareti nord e sud e per nascondere l’Oriente; drappo nera per coprire la bara; macchia di sangue sul pavimento (simulata); velo bianco e trasparente con macchie di sangue; regolo; squadra; i Maglietti del Venerabilissimo e dei due Sorveglianti, velati di nero; sciarpa e grembiule da Maestro per il Candidato; nove spade un compasso; un ramo d’Acacia.

 

 

P R E P A R A Z I 0 N E  D E L  T E M P I 0

 

Parte che risulterà predisposta fin dal Grado di Apprendista: alle pareti Nord e Sud i paramenti neri; l’Oriente rimane nascosto, compreso l’Altare dei Giuramenti, dal velario nero che va da una parte all’altra. I tre pezzi sono attaccati a fili (per esempio di nylon) che passano per quattro anelli fissati al muro e scendono poi verticalmente fino a circa un metro da terra, dove vengono insieme legati; slegando contemporaneamente i sei capi di filo, i paramenti ed il velario neri devono cadere a tema di colpo, scoprendo l’arredamento normale del Tempio.

 

Davanti all’Altare, che rimane nascosto, vi è uno sgabello sul quale siederà il Venerabilissimo. Avanti a questo sgabello ve ne sarà un secondo, fungente da Ara. sul quale sarà disposto il Libro della Legge Sacra, il Compasso e la Squadra. Le luci del Tempio sono spente ad eccezione di tre: una per il Venerabilissimo ed una per ciascuna dei due Sorveglianti.

Tre lampade sepolcrali rischiarano il Tempio. Su ciascuna Colonna un’urna funerario da cui esce un ramo di acacia.

Nel centro della Loggia. sopra un’ara funeraria. un teschio illuminato.

 

  1. B) Parte che sarà disposta dal Maestro delle Cerimonie, su richiesta del Venerabilissimo: Al centro del Tempio la Bara. con i piedi verso Oriente.

A Nord della testa la macchia di sangue.

Al momento opportuno, prende posto nella bara uno dei Maestri ricoperto dal drappo nero ad eccezione del viso che risulterà invece parzialmente coperto dal velo insanguinato Il Candidato indosserà il Grembiule di Compagno d’Arte e sarà senza guanti.

Attenderà fuori dal Tempio e non deve vedere questa seconda parte dei preparativi. I Maestri portano le insegne a lutto.

 

INIZIAZIONE AL GRADO DI MAESTRO

 

Ven.mo     – Rispettabili Maestri, un Compagno d’Arte che ha ottenuto l’aumento di salario sta per

– essere introdotto nel Tempio. Assicuro che tutte le formalità sono state adempiute

– e che nulla osta al suo ingresso tra noi.    Rispettabile Maestro delle Cerimonie, vi prego

– di           completare la decorazione del Tempio e di predisporlo per il rito di Iniziazione.

 

Il Maestro delle Cerimonie esegue, predisponendo. aiutato da Maestro Copritore Interno. la parte “B” della decorazione del Tempio. Il Fratello Maestro che deve fungere da Maestro Hiram morto prende posto nella bara, aiutato dal Maestro delle Cerimonie che lo ricopre, come previsto, con il drappo nero e il velo insanguinato.

 

Ven.mo     – Rispettabili Maestri Esperti, recatevi dal Compagno  d’Arte e introducetelo nel Tempio

– come prescive il         Rito. Rispettabili Maestri, uniamoci in catena per accogliere in questa

– Camera di Mezzo un nuovo Maestro.

 

Nel frattempo i Maestri Esperti, muniti di spada, raggiungono il Compagno d’Arte. Il 1° Esperto. impugnando la spada con la sinistra. afferra con la destra il braccio destro del Candidato. Il 2° Esperto impugnando la spada con la destra. afferra con la sinistra il braccio sinistro del Candidato. Le spade vengono puntate sul petto del Candidato che viene fatto retrocedere fino alla porta dei Tempio. Il ° Esperto con la destra bussa da Compagno d’Arte; quindi afferra il braccio del Candidato.

 

1° Sorv.      – Venerabilissimo Maestro, hanno bussato da Compagno d’Arte alla porta della Camera

– di Mezzo.

 

Ven.mo      – Rispettabilissimo Maestro l° Sorvegliante, guardate chi osa battere in tal modo.

 

Il .1° Sorvegliante va ad aprire la porta. assistito dal Copritore Interno. Restando sulla soglia dice:

 

1° Sorv.      – Chi è là ?

 

1° Esperto   – Un Compagno d’Arte che vuole entrare nella Camera di Mezzo.

 

Dopo questo risposta il 1° Sorvegliante ritorna al suo posto, lasciando aperta la porta. presso la quale rimane al Copritore Interno

 

Ven.mo       – Solo i Maestri possono entrare. Come può osarlo un Compagno d’Arte ?

 

1° Esp.        – Ritiene di meritare un aumento di salario.

 

Ven.mo.      – Dovrà provarcelo!

 

Ma potrebbe essere uno dei Compagni d’Arte indegni che hanno cercato di impossessarsi, con la forza, dei nostri segreti. Rispettabili Maestri, armiamoci e teniamoci pronti alla difesa.

 

I Maestri sfoderano rumorosamente le spade – non meno di nove – e le fanno tintinnare.

 

Ven.mo     – Rispettabili Maestri Esperti, fate entrare il Compagno d’Arte, ma che resti presso la porta per essere interrogato. Non osi guardare l’Oriente.

 

 

 

I Maestri Esperti fanno entrare il Candidato, che cammina a ritroso, sempre tenendolo per le braccia e puntandogli le spade nel petto. Lo fermano quindi vicino alla porta, con le spalle rivolte all’Oriente, in modo che non possa vedere la Bara. Poi i Maestri Esperti liberano la presa e abbassano le spade.

I1 Maestro Copritore Interno chiude la porta.

 

Ven.mo     – Rispettabilissimo Maestro 1° Sorvegliante, conoscete questo Compagno d’Arte.

 

1° Sorv.     – Si Venerabilissimo :Maestro. L’ho visto salire una Scala divisa in due rampe, l’una di

– tre scalini, l’altra di cinque.

 

Ven.mo      – Rispettabile Maestro 1° Sorvegliante, avete seguito i suoi lavori ?

 

1° Sorv.      – Sì, Venerabilissimo Maestro, l’ho visto intento a squadrare la Pietra Grezza.

 

Ven.mo       – Non basta. Che altro sa fare ?

 

1° Sorv.       – Conosce l’uso della Squadra, del Compasso, del Regolo, della Perpendicolare e della

– Livella. I1 suo Lavoro ha prodotto una Pietra Cubica.

 

Ven.mo       – Bene Tuttavia potrebbe essere uno dei Compagni d’Arte traditori che cerchiamo per il

– delitto commesso. Ríspettabilissimo Maestro 1° Sorvegliante, esaminate le sue mani e

– mandatemi il suo Grembiule: forse non è più degno di portarlo.

 

Il Maestro delle Cerimonie si avvicina al 1° Sorvegliante, questi toglie il Grembiule al

Candidato e lo consegna al Maestro delle Cerimonie che lo pota al Venerabilissimo.

 

1° Sorv.      – Venerabilissimo Maestro, vi mando il suo Grembiule.

 

Il 1° Sorvegliante riprende il suo posto; Il Venerabilissimo esamina il Grembiule che il Maestro delle Cerimonie gli ha portato.

 

Ven.mo       – Anche il Grembiule é senza macchia. Ora sottoporremo il Compagno d’Arte alla prova

– decisiva.

 

PAUSA

 

Ven.mo       – Compagno d’Arte voltatevi

 

PAUSA

 

I1 Candidato. votandosi, vede la bara nella quale giace il Maestro insanguinato. Gli si dà il tempo di osservare.

 

Ven.mo        – Compagno d’Arte, avvicinatevi alla Bara facendo i passi da Apprendista e poi quelli

– di Compagno d’Arte. Rispettabili Maestri Esperti, assistete il Compagno d’Arte in

– questa prova.

 

Gli Esperti depongono le spade e, in silenzio, sostengono il Compagno d’Arte per le braccia, ne guidano i passi.

 

 

 

Ven.mo        – Ed ora, Compagno d’Arte, l’ultima prova: dovrete scavalcare la Bara con tre passi. Se

– siete innocente, non dovete tremare.

 

Gli Esperti fanno eseguire al Candidato il primo passo, che comincia col piede destro.

Alla fine del movimento,  il Candidato. dopo averla scavalcata diagonalmente, si trova a destra della Bara, un pò avanzato rispetto al punto di partenza. I1 Candidato esegue poi. sempre in diagonale e cominciando col piede sinistro. il secondo passo col quale ritorna a sinistra della Bara, ancor più spostato in avanti. Col terzo passo, che comincia col piede destro, il Candidato scavalca solo uno spigolo della Bara e si ferma ai suoi piedi. voltandole il dorso.

 

Ven.mo        – Rispettabili Maestri Esperti, il Compagno d’Arte ha tremato compiendo questa prova?

 

I° Esp.          –  No, Venerabilissimo Maestro.

 

Mentre vengono pronunciate queste frasi, il Maestro coricato nella Bara si alza senza far rumore e riprende il suo posto.

 

Il Maestro delle Cerimonie predispone la Bara per accogliervi successivamente il Candidato.

Il 1° e 2° Sorvegliante scendono dai loro scanni e si avvicinano al Candidato; il primo munito di Squadra, si pone alla sua sinistra; il secondo. munito di Regolo, alla sua destra.

Gli Esperti li raggiungono e si fermano dietro di loro.

 

Ven.mo        – Compagno d’Arte, abbiamo fiducia in voi e vi riveleremo i simboli segreti del nostro

– Grado. Essi sono racchiusi in una Leggenda, il cui significato profondo dovete

– forzarvi di penetrare come un’esperienza vissuta interiormente. Noi cercheremo di

– aiutarvi.

 

Il Venerabilissimo. munito di Maglietto, si alza e si pone tra lo sgabello sul quale è posto il libro della Legge Sacra ed il Candidato.

Il Maestro delle Cerimonie si avvicina al Venerabilissimo per assisterlo nel Rito.

 

Ven.mo       – Ascoltate dunque la leggenda di Hiram, l’Architetto    che Re Salomone aveva

– incaricato di costruire il Tempio, a Gerusalemme.

 

PAUSA

 

– Hiram aveva diviso gli operai in tre categorie: gli Apprendisti, che ricevevano il

– salario presso la Colonna “B” ; i Compagni d’Arte, che ricevevano il salario presso la

– Colonna “J” ; i Maestri, che ricevevano il salario nella Camera di Mezzo.

– Ciascuna categoria aveva parole e segni segreti per mezzo dei quali gli operai si

– riconoscevano fra di loro e si facevano riconoscere per ricevere il salario secondo il

– tipo di Lavoro svolto. Un giorno tre Compagni d’Arte, insoddisfatti del salario, ma non

– ancora meritevoli dell’aumento, complottarono fra di loro e decisero di carpire la Paro-

– la Sacra al Maestro Hiram, di strappargliela anche con la violenza pur di poter

– accedere alla Camera di Mezzo e percepire il salario riservato ai Maestri.

– Al tramonto, i tre Compagni d’Arte si nascosero nel Tempio e aspettarono che il

– Maestro Hiram venisse, com’era solito fare ogni sera, ad ispezionare il Lavoro della

– giornata, appostandosi, uno alla porta    di Occidente, uno alla porta di Mezzogiorno,

– uno alla porta d’Oriente.

 

– Quando Hiram venne, colui che era presso La porta di Occidente lo affrontò

– impugnando minacciosamente un Regolo: gli chiese la Parola. “ Tu sai che non posso

– rivelarla” rispose Hiram, e l’altro, allora, 1o colpì alla gola, con il Regolo.

 

I1 2′ Sorvegliante esegue il gesto sul Candidato. poi depone il Regolo.

 

 

 

Ven.mo        – Hiram,          stordito, fuggì verso la porta di Mezzogiorno: ma colui che vi si era appostato

– lo fermò minacciandolo con una Squadra. Con arroganza gli chiese la Parola:

– “Insensato!” gridò Hiram.”Non così io l’ho ricevuta! Non così si deve chiederla!”

– E l’altro allora,         gli vibrò un colpo al cuore, con la Squadra.

 

Il 1° Sorvegliante esegue il gesto sul Candidato. poi depone la Squadra.

 

Ven.mo       – Gravemente ferito, Hiram cercò scampo trascinandosi verso la porta d’Oriente; colui

– che vi era appostato gli si parò d’avanti. Stringeva in pugno un Maglietto, e insensibile

– alle ferite del Maestro, anzi mi      nacciandolo con lo strumento, pretese che gli venisse

– rivelata la Parola. Hiram non si lasciò intimorire; pur sapendo che non sarebbe

– sfuggito alla morte, ebbe la forza di rispondere: “Lavora, persevera, impara. Solo così

– avrai diritto alla maggior ricompensa!” L’altro, allora, colpì il suo Maestro alla fronte,

– con il Maglietto … E lo uccise.

 

Con il Maglietto. il Venerabilissimo vibra un colpo sulla fronte del Candidato.

Subito gli Esperti – afferrandolo per le spalle e le braccia – e i Sorveglianti – afferrandolo per le gambe – depongono il Candidato nella Bara e, dopo avergli disposto le mani nel Segno di Compagno d’Arte, 1o coprono fino al collo con un panno nero e gli spiegano il Grembiule da Compagno d’Arte.

Poi collocano, alla testa della Bara, un ramo di Acacia e. sui piedi, una Squadra e un Compasso incrociati in Grado di Compagno d’Arte.

 

Ve n.mo      – Così morì Hiram. Così deve morire il Compagno d’Arte per poter rinascere Maestro.

 

Il Venerabilissimo torna a sedere. I Sorveglianti riprendono i propri posti. Una Pausa. durante la quale si ode una musica di sottofondo. per es. la Marcia Funebre Massonica di Mozart o la Terza Sinfonia (l’Eroica) di Beethoven.

 

CESSATA LA MUSICA:

 

Ven.mo      – Hiram è morto. Chi potrà sovraintendere ai Lavori della costruzione del Tempio?

 

1° Sorv.      – La Parola è perduta.

 

2° Sorv.      – Profonde regnano le tenebre.

 

1° Sorv.      – Che possiamo fare per ritrovare la Parola perduta?

 

2° Sorv.      – Che possiamo fare per ridare la Luce al Tempio?

 

Ven.mo       – Non perdiamoci di coraggio. Cerchiamo i resti mortali del Maestro

– La Sapienza che era in lui è eterna e non può morire             con lui. Insieme dobbiamo

– cercare di farla rivivere in noi. Viaggiate, Maestri dall’Occidente all’Oriente, dal

 

– Settentrione al Meridione, finché non avrete trovato il luogo in cui è sepolto il Maestro.

 

LA MUSICA RIPRENDE.

 

I1 1° Sorvegliante seguito da sette Maestri – i due Esperti più altri cinque  muniti

di spada e dal 2° Sorvegliante, che chiude la fila, compirà tre giri, in senso antiorario,

all’interno dei Tempio. A metà percorso dell’ultimo giro il 1° Sorvegliante si fermerà all’Oriente presso la Bara.

 

LA MUSICA CESSA.

 

2° Sorv.      – Questo albero di Acacia mi avverte che qui c’è una sepoltura recente; forse il nostro Maestro è sepolto qui.

 

1° Sorv.      – Ecco una Squadra e un Compasso. Non c’è dubbio è la tomba che cerchiamo.

Nulla sia toccato. Solo il Venerabilissimo Maestro ha i poteri per farlo. re Maestri restino di guardia, gli altri vengano con me per avvertire il Venerabilissimo.

 

I due Esperti si dispongono ai lati della Bara presso la testa, mentre il 2° Sorvegliante si pone ai piedi, formando un triangolo; tutti e tre sono rivolti verso l’Oriente.

Gli altri Maestri. con il 1° Sorvegliante in testa finiscono il giro.

Al termite, il 1° Sorvegliante rimane vicino alla porta, mentre gli altri riprendono i loro posti.

Subito dopo il 1°Sorvegliante si presenta al Venerabilissimo.

 

Ven.mo       – Rispettabilissimo Maestro 1° Sorvegliante, che notizie mi portate ?

 

1° Sorv.       – Alla luce del crepuscolo, viaggiando verso Oriente, abbiamo visto un albero di

– Acacia. Ai suoi piedi,         sulla terra che appariva scavata di recente, erano disposti una

– Squadra e un Compasso. Forse lì è sepolto il nostro Maestro; ma solo voi potete fare

– quanto occorre. La tomba è sorvegliata da tre Maestri.

 

Ven.mo       – Verrò con voi, subito!

 

Il 1° Sorvegliante precede il Venerabilissimo girando intorno alla Bara in senso antiorario. Giunti presso la testa dal lato destro, il 1° Sorvegliante si ferma. Il Venerabilissimo si avvicina e toglie il Grembiule dal volto del Compagno d’Arte.

 

Ven.mo      – É proprio Hiram! ALZA LE BRACCIA AL CIELO E DICE: Quale sciagura!

 

Il Venerabilissimo toglie il ramo di Acacia e chiudendo il giro, la Squadra e il Compasso il drappo nero, porgendoli al Maestro delle Cerimonie che nel frattempo si è avvicinato.

 

Ven.mo      – Per come è disposto e dagli utensili abbandonati, riconosco che gli assassini sono

– Compagni d’Arte … Si direbbe che respiri ancora … I1 suo nobile volto rispecchia

– l’Armonia della Coscienza!… Riportiamolo nel-Tempio.

 

Il Venerabilissimo si allontana verso l’Oriente. Il 2° Sorvegliante afferra l’indice della mano destra del Candidato. tira come per tentare di rialzarne il corpo poi, fingendo che il dito gli sia sfuggito, lo lascia ed esclama:

 

2° Sorv.      – La carne si stacca dalle ossa!

Il 1° Sorvegliante afferra il dito medio della mano sinistra del Candidato. e, ripetendo il gesto del 2°           Sorvegliante, dice:

 

1° Sorv.       – È tutto putrefatto!

 

Ven.mo       – Non è così, Fratelli miei, che riuscirete a rialzare il Maestro. Furono tre ad uccidrlo

– per ignoranza,        fanatismo e ambizione. Tre Luci sono necessarie per annullare la loro

– opera. A me, Fratelli, uniamo le nostre forze!

 

Il Venerabilissimo, postosi ai piedi della Bara, prende con il Toccamento ad Artiglio da Maestro, la mano destra del Candidato e lo tira a sé. I due Sorveglianti aiutano il Candidato a mettersi seduto nella Bara. Allora il Venerabilissimo gli passa la mano sinistra dietro il collo e, aiutato dai Sorveglianti, lo rialza e lo fa uscire dalla Bara.

 

LA MUSICA PNTONA UN MOTIVO TRIONFALE

 

Ven.mo       – ECCOTI, MAESTRO, RISORTO TRA NOI

 

In questo preciso istante, i paramenti a lutto “e il velario nero che ricoprono le pareti e l’Oriente vengono fatti cadere di colpo a cura del Maestro delle Cerimonie. Contemporaneamente il Copritore Interno provvede ad accendere tutte le luci. silenziosamente i due Esperti portano la Bara in fondo al Tempio.

 

LA MUSICA CESSA

 

Tutti i Fratelli abbandonano le insegne a lutto.

 

Ven.mo       – Fratello, ti rivelerò ora i cinque punti della Maestria

 

1 – Il Ven.mo impugna la destra del Candidato.

 

– Mano con mano: ti riconosco e saluto Fratello.

 

2 – Il Ven.mo pone il piede destro a contatto con la parte interna del piede destro del Candidato.

 

– Piede con piede: prometto di sostenerti per ogni legittima impresa.

 

3 – Il Ven.mo unisce il suo ginocchio destro con il ginocchio destro dei Candidato.

 

– Ginocchio con ginocchio: ti darò appoggio nelle tue necessità;

 

4 – Il Ven.mo avvicina il proprio petto al petto del Candidato.

 

– Petto con petto: custodirò i segreti che vorrai affidarmi.

 

5 – Il Ven.mo pota la mano sinistra sulla scapola destra del Candidato.

 

– Spalla con spalla: ti abbraccio; ti difenderò che tu sia presente o assente.

 

In questa posizione il Ven.mo sussurra all’orecchio del Candidato.

 

– Eccoti la Parola Sacra dei Maestri: M..B.. Ripeti.

Il Candidato esegue. Il Venerabilissimo scioglie l’abbraccio. si scosta leggermente e dice:

 

Ven.mo      – Maestri esultate! Hiram è rinato nel nostro nuovo Maestro

 

1° Sorv.     – La Parola Sacra è ritrovata.!

 

2° Sorv.     – La Luce è tornata a splendere nel Tempio!

 

Ven.mo     – Rispettabili Maestri, riprendiamo i nostri, posti.

 

II Maestro delle Cerimonie conduce il nuovo Maestro all’Oriente e lo fa sedere alla destra dei Venerabilissimo. Quindi porta sull’Altare dei Giuramenti il libro della Legge Sacra. Quando tutti sono pronti:

 

Ven;mo     – Fratello, quando avrai ricevuto la consacrazione a Maestro Libero Muratore e

– l’istruzione del Grado, prenderai il tuo posto tra le Colonne, ma in questo momento tu

– rappresenti simbolicamente Hiram, che rinasce dal cuore degli uomini quando le forze

– della Luce trionfano su quelle delle tenebre; perciò il   tuo posto è qui, all’Oriente, alla

– mia destra. Prima che io possa procedere alla tua consacrazione devi impegnarti

– all’adempimento dei doveri del nuovo Grado e unirti a noi nel vincolo di un solenne

– giuramento. Vi acconsenti liberamente e spontaneamente?

 

Neofita           …

 

RIPRENDE La MUSICA

 

Ven.mo     – Rispettabili Maestri, in piedi all’Ordine. * * * Batte tre colpi di Maglietto

 

Tutti i :Maestri si alzano e si mettono all’Ordine ad eccezione dei Neofita che si alza soltanto. I1 2° Esperto sale all’Oriente. e accompagna il Neofita davanti all’Altare dei Giuramenti: lo fa inginocchiare su tutte e due le ginocchia e gli fa mettere la mano sinistra sul cuore. Il 1° Esperto gli si avvicina con una spada e gli fa posare la mano destra sulla lama. I1 2° Esperto prende dal Venerabilissimo il foglio col testo dei giuramento e lo tiene davanti al Neofita in modo che questi possa leggerlo.

 

Ven.mo     – Leggi, dunque, ad alta voce la formula che ti impegna finché avrai vita.

 

IL NEOFITA ESEGUE

 

Neofita      – Io               di mia libera e spontanea volontà, in presenza del “GRANDE

– ARCHITETTO DELL’UNIVERSO” e di tutti i Maestri qui riuniti, e in faccia a tutti i

– Massoni sparsi sul Globo, prendo sul mio onore e sulla mia coscienza solenne

– giuramento di compere fedelmente e con zelo gli obblighi imposti dal Grado

– di Maestro che sta per essermi conferito; di praticare sempre ed in tutto i principi

– massonici; di amare e cercare la verità; di odiare e fuggire la mensogna; GIURO di

– svolgere la mia attività intellettuale e la mia azione di propaganda massonica incessante

– per il bene della mia Patria e dell’Umanità con l’aspirazione alla fratellanza universale

– degli uomini e dei popoli; GIURO amicizia ed attaccamento a tutti i miei Fratelli, a tutti

– i Figli della Vedova, e mi impegno a soccorrerli anche con l’inevitabile pericolo della

– mia vita; GIURO di non rivelare a nessuno i segreti che mi fossero confidati, di

– istruirmi e di sollevare il mio spirito e di fortificare la mia ragione, perché tutte le mie

– facoltà sieno quind’innanzi sacre alla gloria e alla potenza dell’Ordine: Se mancassi a

– questo giuramento che io sia disonorato per sempre, severamente punito, e privato dalla

– società della gente onesta.

 

Dopo la lettura del giuramento il Ven.mo dice:

 

Ven.mo    – E ora conferma il giuramento apponendovi la tua firma.

 

IL NEOFITA ESEGUE.

 

Rispettabilissimi Maestri 1° e 2° Sorveglianti, ricostruite con me il Triangolo Sacro entro il quale sarà consacrato il nuovo Maestro.

 

I1 Venerabilissimo scende dal Trono, impugna la Spada Fiammeggiante con la sinistra tenendo con la destra il Maglietto.

Anche i due Sorveglianti si muniscono di Spada che tengono nella sinistra, avendo nella destra il Maglietto.

II Neofito viene fatto alzare e retrocedere di due passi.

II Venerabilissimo gli si pone di fronte, i due Sorveglianti, dietro mentre i due Esperti rimangono ai lati dell’Altare dei Giuramenti.

Il Ven.mo poggia la Spada Fiammeggiante sulla spalla destra del Neofito e, battendovi sopra un colpo di Maglietto dice:

 

Ven;mo      – Che le tue azioni siano sempre pure e senza macchia;

 

Il Ven.mo appoggia la Spada Fiammeggiante sulla spalla sinistra del Neofito e, battendovi sopra un colpo di Maglietto, dice:

 

Ven.mo      – Che la tua fedeltà corrisponda alla fiducia che ti abbiamo accordato!

 

Il Ven.mo appoggia infine la Spada Fiammeggiante sul capo del Neofita e. battendovi sopra un colpo di Maglietto, dice:

 

Ven.mo      – Che la Luce del GRANDE ARCHITETTO DELL’UNIVERSO non abbandoni mai il

– tuo spirito!

 

I due Sorveglianti alzano le loro Spade e le orientano verso il capo dei Neofita. Il Venerabilissimo tenendo sempre la Spada Fiammeggiante sul capo dei Neofita. vi batte sopra tre colpi di Maglietto ogni volta che è indicato nei testo.

 

Ven.mo      – Alla Gloria Del Grande Architetto Dell’Universo e in nome della Massoneria

– Universale, sotto gli auspici della Serenissima Gran Loggia Simbolica Nazionale

– del GRANDE ORIENTE SCOZZESE D’ITALIA – Comunione di Piazza del Gesù,                   – per i poteri a me conferiti in questa Rispettabile Loggia       N°       all’Oriente di

– IO TI RICEVO – TI COSTITUISCO – TI CONSACRO – Maestro Libero Muratore e ti

– investo di tutte le prerogative del Grado.

 

Il Venerabilissimo consegna la Spada Fiammeggiante al Maestro delle Cerimonie che la pone sulla Cattedra del Venerabilissimo. II 2° Esperto consegna al Venerabilissimo il Grembiule con il quale questi cinge il neoMaestro. Il 1° Esperto porge la Sciarpa al Venerabilissimo che ne riveste il neo-Maestro. Poi il Venerabilissimo dà al neo-Maestro il triplice Fraterno abbraccio.

 

Ven.mo     – Rispettabili Maestri, riprendiamo i nostri posti.

 

SI ESEGUE

 

Ven.mo     – Rispettabili Maestri, sedete. * Batte un colpo di Maglietto

 

Il Venerabilissimo coadiuvato dal 1° Esperto comunica al nuovo Maestro: la posizione all’Ordine. il Segno. il Toccamento, la Parola Sacra, la Parola di Passo. la Marcia, l’Età. i Titoli delle Luci e dei Maestri. la posizione della Squadra e del Compasso sul Libro della Legge Sacra, come si risponde alla domanda: “Siete Maestro?”, la Batteria.

 

AL TERMINE

 

Ven.mo     – Rispettabile Maestro 1° Esperto conducete il nuovo Maestro nella Sala dei Passi

– Perduti per approfondirne l’istruzione. Rispettabili Maestri, nell’attesa vi concedo sette

– e più minuti di Ricreazione. nel Tempio. * Batte un colpo di Maglietto

 

Durante la ricreazione. il Maestro delle Cerimonie é il Copritore Interno portano fuori dal Tempio la Bara e gli altri attrezzi non più necessari. Poi rientrano nel Tempio con il :Maestro Esperto.

 

Ven.mo      – *           Batte un colpo di Maglietto  Rispettabili Maestri, i Lavori riprendono forza e

– vigore. Rispettabile Maestro Esperto, introducete il nuovo Maestro.

 

L’Esperto esce, chiude la porta e subito invita il neo-Iniziato a bussare da Maestro. Dopo aver accompagnato il neo-Maestro fra le Colonne. dice:

 

Esp.            – Venerabilissimo, il nuovo Maestro si trova tra le Colonne in attesa di ordini.

 

Ven.mo      – Si faccia riconoscere dal Rispettabilissimo 1° Sorvegliante.

 

L’Esperto conduce il neo-Maestro dal 1° Sorvegliante che lo esamina sull’istruzione ricevuta e alla conclusione dice:

 

1° Sorv.      – Venerabilissimo, il Maestro conosce l’Acacia.

 

Ven.mo      – Rispettabili Maestri, in piedi all’Ordine.* Batte un colpo di Maglietto

– Rispettabilissimi Maestri 1° e 2° Sorveglianti. proclamate alle Colonne, come io faccio

– all’Oriente, che il nostro carissimo Fratello                  è Maestro Libero Muratore.

– Invitate tutti i Rispettabili Maestri a riconoscerlo come tale, con tutte le prerogative e i

– diritti del Grado.

 

1° Sorv.      – Rispettabili Maestri che sedete alla Colonna del Meredione, il Venerabilissimo

– proclama il Fratello    ….     Maestro Libero Muratore, vi invito a riconoscerlo come

– tale, con tutte le prerogative e i diritti del Grado.

 

2° Sorv.      – Rispettabili Maestri che sedete nella Colonna del Settentrione, il Venerabilissimo

– proclama il Fratello             Maestro Libero Muratore; vi invito a riconoscerlo come

– tale, con tutte le prerogative e i diritti del Grado.

 

Ven.mo      – Rispettabili Maestri, in quest’ora lieta salutiamo secondo l’antico Rito il diletto

– Maestro che si inserisce nella nostra Catena.   A me per il Segno

 

SI ESEGUE

 

– e per la Batteria di Giubilo

 

SI ESEGUE

 

– o  oo   o  oo  o  oo

 

SI ESEGUE

 

– Rispettabili Maestri, sedete. *  Batte un colpo di Maglietto La Parola al

– Rispettabilissimo Maestro oratore

 

 

 

* * * * * * * *

 

 

 

SOSPENSIONE DEI LAVORI DELLA CAMERA DI MEZZO

 

Ven;mo     – Rispettabili Maestri, concedo la parola per il bene dell’Ordine in generale e di questa

– Camera di Mezzo in particolare.

 

AL TERMINE DEGLI INTERVENTI

 

Ven;mo     – Rispettabile Fratello Oratore, vi prego di darci le vostre conclusioni.

 

AL TERMINE

 

Ven;mo     – Rispettabilissimo Maestro 1° Sorvegliante, i Maestri     hanno lavorato a lungo sulla

– Tavola da Disegno. Quando ha termine il loro Lavoro?

 

1° Sorv.     – A mezzanotte, quando il Sole, concluso il suo ciclo, è al Nadir e concede riposo alle

–         creature.

Ven.mo      – Quest’ora è giusta?

 

1° Sorv.      – Sì, Venerabilissimo Maestro.

 

Ven.mo      – Quale Rito dobbiamo compiere per sospendere i Lavori?

 

1° Sorv.      – Sull’Altare, il Compasso e la Squadra devono tornare nella posizione di 2° Grado per

– disporre il Tempio al rientro dei Fratelli Compagni d’Arte.

 

Ven.mo      – Rispettabilissimo Maestro 1° Sorvegliante, compite il Rito sull’Altare e con voi

– ciascun Rispettabile Maestro lo compia interiormente affitché i Fratelli Compagni

– d’Arte, rientrando, possano sentirsi a proprio agio .. Rispettabili Maestri, in piedi

– all’Ordine!  * Batte un colpo di Maglietto

 

 

 

Il l’ Sorvegliante si reca all’Altare, dà il Segno, ESEGUE, dà di nuovo il Segno e torna al suo posto.

 

Ven;mo     – Alla Gloria Del Grande Architetto Dell’Universo, dichiaro sospesi i Lavori di questa

– Camera di Mezzo. A me per il Segno …

 

SI ESEGUE

 

– e per la Batteria

 

SI ESEGUE  * * *     * * *     * * *

 

Prima di riprendere i Lavori in 2° Grado, giriamo di non rivelare quanto abbiamo tracciato sulla Tavola da Disegno a chi non è ancora passato dalla Squadra al Compasso.

 

TUTTI       – Lo giuro!

 

I Fratelli Maestri si tolgono il copricapo;

 

Ven.mo      – Fratelli sedáte! * Batte un colpo di Maglietto

 

Fratello Maestro delle Cerimonie, provvedete a decorare il Tempio per il Grado di Compagno d’Arte.

 

SI ESEGUE

 

Ven.mo      – Fratello Copritore, fate rientrare i Fratelli Compagni d’Arte.

 

 

* * * * * * * * * * * * * *

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SS Schutzstaffel

SS Schutzstaffel

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Disambiguazione – “SS” rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi Ss (disambigua).

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Schutzstaffel

trad. Squadre di protezione

 

 

Alcuni membri dello Stosstrupp Adolf Hitler (la brigata dalla quale nacquero le SS)

 

Le Schutzstaffel o SS (pronuncia /ˈʃʊtsˌʃtafəl/ ascoltaⓘ; letteralmente «squadre di protezione» o «squadre di salvaguardia»), furono un’organizzazione paramilitare del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP) create nella Germania nazista che, con lo scoppio della seconda guerra mondiale, cominciarono ad operare in tutta l’Europa occupata dai tedeschi per la creazione del piano tedesco Generalplan Ost e per la realizzazione del progetto Lebensborn.[2]

 

Il nucleo dell’organizzazione nacque a Monaco con il nome di Saal-Schutz, ed era composta da volontari del NSDAP utilizzato come servizio di sicurezza durante le riunioni di partito a Monaco. Nel 1925, Heinrich Himmler si unì all’unità, che nel frattempo era stata riformata e aveva assunto il suo nome definitivo. Sotto la sua direzione (1929-45) crebbe da una piccola formazione paramilitare a una delle organizzazioni più potenti della Germania nazista. Dal 1929 fino al crollo del regime nel 1945, le SS furono la principale organizzazione di sicurezza, sorveglianza e controllo all’interno della Germania e dell’Europa occupata.

 

I due principali gruppi costitutivi erano le Allgemeine-SS (“SS generali”) e Waffen-SS (“SS combattenti”); le Allgemeine erano responsabili dell’attuazione della politica razziale della Germania nazista e della repressione politica, mentre le Waffen-SS consistevano in unità di combattimento all’interno dell’esercito nazista. Un terzo componente delle SS, l’SS-Totenkopfverbände (SS-TV), gestiva i campi di concentramento e di sterminio. Ulteriori suddivisioni delle SS includevano la Gestapo e la Sicherheitsdienst (SD), branche poliziesche incaricate soprattutto di combattere gli oppositori effettivi, potenziali o presunti dello Stato nazista, di neutralizzare ogni opposizione, di sorvegliare il popolo tedesco impedendo in Germania e nei territori occupati il dilagare di qualsiasi forma di resistenza, e di fornire dati di intelligence ai vertici politici e militari.

 

Le SS erano l’organizzazione direttamente implicata nell’organizzare e rendere operativo ogni aspetto dell’Olocausto, in collaborazione con la Wehrmacht, grazie alla quale furono uccise tra le 15 e le 17 milioni di persone, tra cui 6 milioni di ebrei. I membri di tutte le sue filiali si sono rese responsabili di crimini di guerra e crimini contro l’umanità durante il secondo conflitto mondiale, oltre che partecipare attivamente alla spoliazione dei beni delle vittime dell’Olocausto, e allo sfruttamento schiavistico dei prigionieri dei campi di concentramento. Dopo la sconfitta della Germania nazista, le SS e il NSDAP furono giudicati dal Tribunale Militare Internazionale di Norimberga come organizzazioni criminali; Ernst Kaltenbrunner, il capo supremo delle SS superstiti, fu riconosciuto colpevole di crimini contro l’umanità durante i processi di Norimberga e impiccato nel 1946, mentre Himmler morì suicida poco dopo la cattura da parte dell’esercito britannico.

«Così ci siamo schierati e secondo leggi immutabili marciamo come ordine militare nazionalsocialista, uomini di impronta nordica, comunità giurata della nostra stirpe, verso un lontano avvenire, e desideriamo e crediamo di essere non soltanto i pronipoti che meglio la difendono, ma anche e in più i padri di generazioni future, necessarie alla vita eterna del popolo tedesco-germanico»

 

(Dichiarazione di Himmler sulle SS come ordine nazionalsocialista, 1939[3])

 

Le SS vennero formate nel 1925 reclutando appartenenti alle SA, di cui fino al 1926 continuarono a far parte, per essere la guardia personale di Adolf Hitler e per sorvegliare i raduni del partito[2]. Il 6 gennaio 1929 Hitler nominò Heinrich Himmler capo delle SS, le quali al momento contavano solo 280 uomini. Con l’approvazione di Hitler, Himmler ampliò i ranghi delle SS e per la fine del 1932 queste contavano già 52 000 membri. Dopo un solo anno erano arrivate a oltre 209 000 uomini.

 

Prima del 1932 le SS vestivano la stessa uniforme delle SA, ad eccezione di una cravatta nera e di un berretto nero con un simbolo a forma di teschio (Totenkopf, “testa di morto”). Successivamente adottarono un’uniforme nera e, appena prima della guerra, una grigia (Feldgrau), mentre la nera rimase come alta uniforme, soprattutto per gli ufficiali e per i membri della guardia personale del Führer. Il loro motto era “Il mio onore si chiama fedeltà” (in tedesco: Meine Ehre heißt Treue). Il sistema dei gradi delle SS era unico, perché le gerarchie non riflettevano quelle usate nella Wehrmacht, le forze armate regolari tedesche (Heer, Luftwaffe, Kriegsmarine) i cui quadri, a parità di organici comandati, venivano considerati in subordine.

 

Heinrich Himmler, assieme al suo braccio destro Reinhard Heydrich, consolidò il potere dell’organizzazione. Nel 1931 Himmler diede a Heydrich l’incarico di costituire un servizio di intelligence all’interno delle SS, il Sicherheitsdienst (SD).

 

Le SS ricevettero il controllo della Gestapo nel 1936. Al momento dell’inizio della Seconda guerra mondiale il numero dei membri salì a 250 000; vennero formate le Waffen-SS nel dicembre 1940 per combattere a fianco della Wehrmacht, spesso con ampia autonomia d’azione.

 

Non tutti i membri delle Allgemeine SS in età di leva all’atto della mobilitazione poterono far parte delle Waffen SS, ma in parte furono incorporati nei reparti delle varie Forze Armate. Alcuni fecero parte delle Divisioni di Polizia nel cui ambito furono gli unici a potersi fregiare di un distintivo col simbolo SS sul taschino della giacca, ma non delle corrispondenti mostrine, visto che questi reparti, benché combattenti, anche quando nel 1943 per volere di Himmler divennero SS-Polizei, continuarono a portare l’uniforme verde e le mostrine della Ordnungspolizei anziché quelle delle Waffen SS, i cui comandanti peraltro non li considerarono mai alla medesima stregua.

 

Le SS si trasformarono durante la seconda guerra mondiale in una forza altamente efficace e letale, macchiandosi di innumerevoli crimini di guerra a danno della popolazione civile dei paesi occupati. Al loro culmine, il nome e la reputazione per una violenza efficiente e terrificante, erano sufficienti a infondere paura nel cuore di chiunque. Hitler diede alle SS giurisdizione su tutti i campi di concentramento e permise loro di supervisionare il controllo quotidiano di tutte le nazioni conquistate dalla Germania durante la guerra.

 

Verso la fine della seconda guerra mondiale, un gruppo di ex-ufficiali delle SS si rifugiò in Argentina e mise in piedi una rete di fuggitivi nazisti con il nome in codice di ODESSA (un acronimo per Organisation der ehemaligen SS-Angehörigen) con diramazioni in Germania, Svizzera e Italia, diretta dai dintorni di Buenos Aires, e che aiutò Adolf Eichmann, Josef Mengele, Erich Priebke e molti altri criminali di guerra a trovare rifugio in America Latina.

 

Il 30 settembre 1946, i giudici del tribunale del processo di Norimberga condannarono le SS, dichiarandole una organizzazione criminale. I giudici sottolinearono questa sentenza dichiarando che «le SS vennero usate per scopi che erano criminali, che comprendevano: la persecuzione e lo sterminio degli ebrei, brutalità ed esecuzioni nei campi di concentramento, eccessi nell’amministrazione dei territori occupati, l’amministrazione del programma di lavoro schiavistico e il maltrattamento e assassinio di prigionieri di guerra. La sentenza continuava dichiarando che il sospetto di crimini di guerra avrebbe coinvolto tutte le persone che erano state ufficialmente accettate come membri delle SS… che divennero o rimasero membri dell’organizzazione sapendo che veniva usata per commettere atti dichiarati criminali dall’articolo 6 dello statuto di Londra sui crimini di guerra.»[4]

Caratteristiche

 

Una caratteristica fondamentale delle SS era il tatuaggio (obbligatorio) nella parte interna del braccio sinistro che riportava il gruppo sanguigno e il numero di matricola della SS. Il tatuaggio aveva scopi essenzialmente pratici: permetteva di agevolare e rendere più rapido il compito dei medici quando era necessario soccorrere una SS e al tempo stesso era utile per il riconoscimento dei cadaveri. È proprio sulla base del tatuaggio che gli Alleati selezionarono, una volta caduto il Terzo Reich, chi continuare a tener prigioniero e chi rilasciare. Un caso esemplare in tal senso fu quello di Josef Mengele, medico delle SS, che stranamente privo di tatuaggio non fu arrestato ma rilasciato.

Organizzazione

Struttura organizzativa delle SS e della polizia nel territorio del Reich

Allgemeine-SS

Lo stesso argomento in dettaglio: Allgemeine-SS.

 

Dalla metà del 1934 le SS non militari e quindi non impegnate attivamente nella protezione di Hitler, quindi lo scheletro dell’organizzazione, cominciarono ad essere chiamate Allgemeine-SS (dal tedesco “SS generiche”) per distinguerle dalle divisioni armate.

 

Con lo sviluppo delle SS crebbero di pari passo anche i poteri e le funzioni, facendo in modo che, a partire dal 1942, la direzione, l’organizzazione e l’amministrazione delle SS vennero suddivise in 8 Hauptämter (= Dipartimenti Centrali):

 

 

Lo Stato maggiore personale del Reichsführer-SS o Pers. Stab RfSS, situato a Berlino in Prinz Albrecht Strasse 8, era il vero e proprio centro d’influenza nel comando delle SS. Oltre alle funzioni di coordinamento, era responsabile in tutte le questioni in cui Himmler era coinvolto e che non rientravano nelle competenze di nessuno degli altri Hauptämter. Inoltre fungeva da intermediario tra il governo e gli uffici del Partito nazista, oltre a gestire i rapporti d’affari e finanziari per conto dello stesso Himmler.

 

 

L’Ufficio centrale delle SS o SS-HA, situato a Berlino-Grunewald in Douglasstraße 7-11, era il più vecchio tra i dipartimenti delle SS, e di fatto era responsabile di tutte le varie mansioni di competenza dell’amministrazione generale delle SS. Tuttavia nel 1940, visto il gran numero di mansioni che erano finite sotto la propria giurisdizione, in seguito ad una riorganizzazione dell’apparato burocratico delle SS, uffici precedentemente appartenenti all’SS-Hauptamt vennero innalzati al rango di Hauptamt (dipartimenti); il risultato di questa riorganizzazione fu la perdita da parte dell’SS-HA di otto dei suoi tredici uffici.

 

Nonostante ciò, tra il 1941 e il 1945, l’SS-HA fu pesantemente impegnato nell’assistenza ai membri di razza germanica che entravano nell’orbita delle SS; così come nella promozione della cultura tedesca in Europa, oltre a svolgere un servizio di sorveglianza generale sulla propaganda, sulle pubblicazioni, l’istruzione, e lo sport per tutte le SS e la polizia..

Il Quartiere operativo delle SS o SS-FHA, situato a Berlino-Wilmersdorf in Kaiserallee 188, fu creato nell’agosto del 1940 dal Dipartimento per le operazioni dell’SS-Hauptamt. Tutte le unità delle SS in servizio e non sottoposte al comando della Wehrmacht erano totalmente subordinate all’SS-FHA sia per gli scopi amministrativi che per quelli operativi; difatti, organizzava il pagamento dei salari, il rifornimento degli equipaggiamenti, di armi, munizioni e di veicoli, oltre alla manutenzione ordinaria e alla riparazione degli equipaggiamenti in deposito.

La guida dell’SS-FHA venne assunta direttamente da Heinrich Himmler, il 15 agosto 1940, fino al 30 gennaio 1943, quando il comando venne assunto dall’SS-Obergruppenführer Hans Jüttner.

L’Ufficio centrale della sicurezza del Reich o RSHA, situato a Berlino in Prinz-Albrecht-Straße 8, venne creato dall’SS-Obergruppenführer Reinhard Heydrich il 27 settembre 1939 attraverso l’unificazione del Sicherheitsdienst, della Gestapo e della Reichskriminalpolizei. Il RSHA era responsabile delle operazioni dei servizi segreti in Germania e all’estero, dello spionaggio e del controspionaggio, della lotta contro i crimini politici e i crimini comuni, e del sondaggio dell’opinione pubblica sul regime nazista.

 

Il suo primo comandante fu l’SS-Obergruppenführer Reinhard Heydrich, che mantenne la guida fino alla sua morte in ospedale a Praga nel 1942 in seguito a ferite riportate in un attacco di Partigiani della Resistenza cecoslovacca ; il suo successore, l’SS-Obergruppenführer Ernst Kaltenbrunner, mantenne tale incarico fino al termine della guerra.

Il Dipartimento economico e amministrativo delle SS o SS-WVHA, situato a Berlino-Lichterfelde in Unter der Eichen 126-135, si occupava del sistema dei campi di concentramento e dell’amministrazione delle finanze delle SS; oltre a gestire un gran numero di imprese industriali e agricole delle stesse SS.

 

 

Il Dipartimento delle SS per la razza e il popolamento o RuSHA, situato a Berlino in Hedemannstraße 24, era l’ufficio delle SS incaricato di controllare la purezza ideologica e razziale di tutti i membri delle SS. Era l’autorità principale in materia di genealogia e rilasciava ai membri delle SS certificati di attestazione del lignaggio e permessi di matrimonio; era inoltre responsabile dell’esecuzione della politica di colonizzazione dei territori orientali conquistati.

 

L’Ufficio centrale legale delle SS o HA SS Gericht, situato a Monaco di Baviera in Karlstraße 10, era l’ufficio legale delle SS, che amministrava l’aspetto disciplinare del codice legislativo speciale cui erano soggetti i membri delle SS e della Polizia.

 

 

L’Ufficio centrale del personale delle SS, situato a Berlino-Charlottenburg in Wilmersdorferstrasße 98-99, coordinava il lavoro delle sezioni per il personale dei vari Hauptämter.

 

 

 

Ad un livello immediatamente inferiore agli Hauptämter vi erano gli Oberabschnitte (“regioni”), che costituivano la base dell’organizzazione territoriale delle SS. Dagli iniziali cinque del 1932, crebbero fino ai diciassette (uno per ognuno dei distretti militari in cui si suddivideva la Germania) del 1944. Oltre a questi, esistevano sei Oberabschnitte all’estero che si svilupparono durante la guerra: Böhmen-Mähren, Nord, Nordwest, Ost, Ostland e Ukraine.

 

Waffen-SS (“SS Combattenti”) è il termine utilizzato, a partire dall’aprile 1940, per indicare il ramo militare delle Schutzstaffeln; la piccola unità che all’inizio della Seconda guerra mondiale aveva una forza di poco meno 18 000 uomini sarebbe cresciuta fino a diventare un esercito di quasi un milione di soldati di diverse nazionalità, che si sarebbe guadagnato su tutti i fronti operativi una fama di efficienza e crudeltà non soltanto rispetto alle forze armate tedesche ma anche delle armate contro cui combatteva.

 

Non appena salito al potere, Hitler incaricò Himmler di formare un’unità armata di guardie SS per la sua protezione personale e come strumento per compiti speciali. In origine tale unità fu lo SS-Stabswache (Comando guardia) che, nel settembre 1933 venne ingrandita e rinominata SS-Leibstandarte Adolf Hitler o LAH (Reggimento guardia del corpo Adolf Hitler). Sotto l’energica guida di Joseph Dietrich e con l’aiuto di istruttori della Wehrmacht la LAH si sviluppò rapidamente; in seguito vennero costituiti altri due reggimenti (Deutschland e Germania), sotto la guida di Paul Hausser.

 

Quando, il 1º marzo 1935, la Germania ristabilì la coscrizione obbligatoria, la forza complessiva dei tre reggimenti (SS-Verfügungstruppe, la futura divisione “Das Reich”) era di 8 459 uomini. In seguito all’annessione dell’Austria nel 1938 venne creato un nuovo reggimento con personale esclusivamente austriaco a cui fu attribuito la denominazione Der Führer. Parallelamente, gli elementi che formavano le unità più politicizzate delle SS vennero raggruppati nel corpo unico SS-Totenkopfverbände (unità testa di morto, da non confondere con la divisione Totenkopf comandata da Theodor Eicke), destinato ad assumere una triste fama, e preposte alla custodia dei campi di concentramento.

 

La SS-Verfügungstruppe, la SS-Leibstandarte Adolf Hitler e la SS-Totenkopf-Division presero parte alla Campagna di Polonia, di Francia e dei Balcani, e all’invasione dell’Unione Sovietica, non come unità a sé stanti, ma ripartite tra le grandi unità dell’esercito.

 

La forza delle Waffen-SS, che nel settembre del 1942 era di 188 000 uomini, nell’autunno del 1943 aveva raggiunto i 350 000 uomini. Va detto che, parallelamente all’accrescimento dell’impegno bellico della Germania, furono pure costituite numerose legioni di Waffen-SS straniere, reclutate in quasi tutti i Paesi invasi dai Tedeschi (solo la Boemia-Moravia, la porzione di Polonia occupata dal Terzo Reich, la Grecia e la Lituania non ebbero una loro legione) e formate in parte da volontari (francesi, valloni, olandesi e fiamminghi, scandinavi, ecc.) e in parte da prigionieri di guerra (sovietici, indiani, ecc.). Alla fine del 1943 venne costituito SS-Fallschirmjäger-Bataillon 500, battaglione di paracadutisti delle Waffen-SS, utilizzato per “incarichi speciali”. Durante gli ultimi anni di guerra le unità delle Waffen-SS giocarono un ruolo primario nella terza battaglia di Kharkov, nella battaglia di Kursk, nella battaglia delle Ardenne, e nel 1945 nell’ultima grande offensiva tedesca presso le rive del lago Balaton in Ungheria (Operazione Frühlingserwachen, “risveglio di primavera”); venendo impiegate, come fossero dei pompieri, per accorrere a chiudere le brecce sul fronte tedesco ogni volta che occorreva.

 

A fronte di questa indubbia capacità militare le truppe delle Waffen-SS furono inoltre accusate di numerosi crimini di guerra, come quelli di Oradour-sur-Glane, Marzabotto e di Malmédy. Proprio per questo le Waffen-SS vennero dichiarate organizzazione criminale al Processo di Norimberga.

Lo Stato delle SS

 

Oltre allo sviluppo nella polizia e nei servizi segreti, le SS consolidarono, impercettibilmente ma costantemente, la propria sfera di influenza su ogni ramo della vita pubblica della Germania nazista; nel maggio del 1944, all’apice del proprio potere, facevano parte delle SS non meno di 300 delle 1 200 personalità di rilievo del Terzo Reich, compresi industriali, finanziari e accademici.

 

Nate come guardie del corpo di Hitler, le SS, infatti erano presenti in massa nell’entourage del Führer; il suo segretario particolare era lo SS-Obergruppenführer Philipp Bouhler, il suo aiutante personale era lo SS-Obergruppenführer Julius Schaub, il medico personale era l’SS-Gruppenführer Prof. Karl Brandt, il pilota personale era l’SS-Brigadeführer Hans Baur, e il suo autista era l’SS-Sturmbannführer Erich Kempka. Oltre a questi la maggioranza dei giovani aiutanti di Hitler erano uomini delle SS.

 

Anche all’interno del NSDAP era massiccia la presenza, e l’influenza, delle SS: il tesoriere del partito era l’SS-Obergruppenführer Franz Xaver Schwarz; il massimo giudice del partito era l’SS-Obergruppenführer Walter Buch; il capo dell’ufficio stampa era l’SS-Obergruppenführer Max Amann; mentre l’SS-Obergruppenführer Martin Bormann era a capo della cancelleria del partito.

 

All’interno del governo Hitler vi erano uomini delle SS: l’SS-Obergruppenführer dott. Hans Lammers era a capo della Cancelleria del Reich; Konstantin Freiherr von Neurath e Joachim von Ribbentrop furono entrambi Ministri degli Esteri. In totale ben trentanove posizioni chiave furono occupate, nei vari dicasteri, da uomini delle SS.

 

Nei vari territori occupati dalla Wehrmacht durante la Seconda guerra mondiale, uomini delle SS vennero nominati governatori di città e regioni. Le SS ebbero inoltre nella figura del SS- und Polizeiführer («Comandante delle SS e della Polizia») un ruolo di grande potere i cui designati rispondevano, nell’esecuzione del loro operato, esclusivamente a Himmler e Hitler. Gli SS- und Polizeiführer furono coinvolti nei più brutali episodi di persecuzione del popolo ebraico e nella repressione antipartigiana, in particolar modo nelle zone dell’Unione Sovietica occupate dall’esercito tedesco e nell’area del Governatorato Generale.

 

Anche in campo civile, nell’industria, negli armamenti, nelle attività bancarie le SS erano ben rappresentate: direttori di banca, di associazioni industriali, ispettori statali e imprenditori di fama, ma anche nel mondo dell’educazione, della cultura e delle organizzazioni caritatevoli (ad esempio, la Croce rossa tedesca fu guidata per tutta la durata del conflitto dall’SS-Obergruppenführer dott. Ernst-Robert Grawitz) tutti ricevettero un grado onorario delle SS.

 

Difatti la penetrazione delle SS in tutti gli aspetti della vita tedesca fu raggiunto conferendo un grado onorifico (SS-Ehrenführer) a personaggi pubblici di spicco; in tal modo, tramite il giuramento di fedeltà a Himmler, le SS si fecero strada nel gotha politico-finanziario del Reich.

A partire dal 1934, le SS non solo vennero dipinte come un’élite razziale ma anche come un Ordine segreto; a questo scopo vennero ideati emblemi di potere simbolici e le eleganti uniformi accuratamente progettate dal SS-Oberführer Prof. Karl Diebitsch e da Walter Heck, vennero infine prodotte dal famoso marchio Hugo Boss.

Il Totenkopf (dal tedesco, teschio), formato da un teschio sogghignante e da ossa incrociate, fu senza dubbio l’emblema simbolo delle SS e del terrore ad esse legato. Rifacendosi alla tradizione dei corpi militari del Regno di Prussia prima, e di numerosi Freikorps poi, anche le SS adottarono come loro caratteristica decorazione la testa di morto. Il Totenkopf venne utilizzato sui capi di vestiario di tutti i membri delle SS, e sulle divise delle SS-Totenkopfverbände e della SS-Totenkopf-Division; così come venne utilizzato sulle bandiere, gli arazzi, i drappi dei tamburi e delle trombe, oltre che sui distintivi di guerra delle unità anti-guerriglia delle SS e della polizia. Il motto riguardante questo simbolo recitava «portiamo un teschio come simbolo per due motivi, per dire al nemico che non abbiam paura della morte e per premonirgli la sorte che lo attende».

Le rune erano i caratteri che componevano gli alfabeti utilizzati dalle tribù germaniche per la scrittura. Nel XIX secolo e all’inizio del XX secolo, le rune iniziarono a diventare di gran moda in diversi circoli storico-culturali dell’Europa del nord, che promuovevano l’interesse per le leggende, i culti e le feste tradizionali.

 

Nel 1945 le SS adoperavano quattordici varianti fondamentali di rune, ognuno con un preciso significato.

Istituito da Himmler il 10 aprile 1934, il Totenkopfring der SS (“Anello con il teschio delle SS”), era una delle più ambite decorazioni delle SS. Aveva il valore di un riconoscimento altissimo poiché era indice dei meriti personali di chi lo indossava, della sua devozione al dovere, della lealtà a Hitler e al nazionalsocialismo.

 

Il Totenkopfring comprendeva una larga fascia, finemente incisa, di foglie di quercia, una testa di morto e una serie di rune, che riassumevano un significato recondito:

 

 

Lo stesso argomento in dettaglio: Ideologia delle SS.

 

Le SS furono direttamente, e attivamente, coinvolte, in particolare dopo la Conferenza di Wannsee del gennaio 1942, nell’esecuzione della Soluzione finale della questione ebraica (in lingua tedesca Endlösung der Judenfrage), ossia il genocidio di tutti gli Ebrei presenti in Europa (calcolati in 11 milioni di persone).

 

Le eliminazioni di massa venivano condotte in modo sistematico: venivano fatte liste dettagliate di vittime presenti, future e potenziali, così come sono state trovate le meticolose registrazioni delle esecuzioni. Oltre a ciò, uno sforzo considerevole fu speso durante il corso delle operazioni per trovare metodi sempre più efficienti per uccidere persone in massa, ad esempio passando dall’avvelenamento con monossido di carbonio dei campi di sterminio dell’Operazione Reinhard di Bełżec, Sobibór e Treblinka, all’uso dello Zyklon-B di Majdanek e Auschwitz; camere a gas che utilizzavano monossido di carbonio per gli omicidi di massa venivano usate nel campo di sterminio di Chełmno.

I campi di concentramento

Lo stesso argomento in dettaglio: Campo di concentramento, Lager e Lista dei campi di concentramento nazisti.

Auschwitz, il più noto campo di concentramento nazista

 

I campi di concentramento (tedesco Konzentrationslager, KZ) per detenere ebrei, zingari, omosessuali, Testimoni di Geova e dissidenti politici vennero inizialmente istituiti, subito dopo la presa del potere del Partito nazista. Il primo, Dachau, creato da Himmler il 20 marzo 1933 venne inizialmente pensato come luogo in cui “concentrare” e detenere comunisti, socialdemocratici ed altri presunti nemici politici tedeschi.

 

Con il corso della Seconda guerra mondiale alcuni campi di concentramento vennero trasformati in campi di sterminio per l’eliminazione sistematica di tutti gli “indesiderabili”.

I campi di sterminio

Lo stesso argomento in dettaglio: Campo di sterminio.

 

All’interno del lager nazista, la baracca (in tedesco Block) era, generalmente, l’edificio adibito a dormitorio dei deportati. Vi erano diverse tipologie di baracche, sia per dimensioni e/o per materiali con cui erano state costruite (potevano essere in legno o in muratura), sia per lo scopo cui venivano adibite. Fra le varie tipologie di baracca ricordiamo: ricoveri per i deportati, baracche di quarantena, infermeria, infermeria speciale (chiamata anche blocco della morte, era riservata ai deportati destinati ad essere soppressi entro breve tempo), lavanderia, cucina, edificio del carcere, camere a gas, forni crematori, locali adibiti alle esecuzioni capitali e alle torture, locali adibiti agli esperimenti su esseri umani, officine, baracche dei sorveglianti, edifici degli uffici interni.

I ghetti

 

Durante la Seconda guerra mondiale i ghetti servirono come contenitori in un forzoso processo di concentramento della popolazione ebraica, che ne facilitava il controllo da parte dei nazisti. Gli abitanti dei ghetti dell’Europa Orientale, trasportati da varie regioni europee, privati di ogni diritto e sottoalimentati, vennero progressivamente deportati nei campi di sterminio. Tra i più tristemente famosi si ricordano il Ghetto di Cracovia, il Ghetto di Łódź e quello di Varsavia.

Gli Einsatzgruppen

Lo stesso argomento in dettaglio: Einsatzgruppen.

 

Gli Einsatzgruppen furono truppe speciali di combattimento tedesche, composte da uomini delle SS, della Kripo e dell’SD, impegnate durante la Seconda guerra mondiale in particolar modo in Unione Sovietica, dopo l’avvio dell’Operazione Barbarossa.

 

 

 

 

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SCIAMANESIMO E DRUIDIMISMO, UN UNIVO PERCORSO

Sciamanesimo e Druidismo: un unico percorso

(Andrea Romanazzi)

 

 

All’interno del percorso dell’OBOD, l’Ordine dei Bardi, Ovati e Druidi, fin dal grado bardico, si parla di sciamanesimo in relazione al percorso druidico, una sorta di filo conduttore che, attraverso i vari gradi, appare durante tutto il lavoro. Si parla spesso di “Mondi Superiori”, “Mondi Inferiori” e “Mondi di Mezzo” in una chiara visione sciamanica e neo sciamanica della Realtà non Ordinaria.

 

In tale ottica ho così voluto così approfondire questo legame, ovvero capire se esiste uno sciamanesimo celtico-druidico e se il Druido può essere considerato davvero uno sciamano.

 

Una delle poche certezza che abbiamo sugli “sciamani” è legata all’etimologia. Il termine deriverebbe da una parola tungusa, shaman, ovvero “uomo saggio”, colui che sa “emettere suoni”, il che lo lega alla musica primitiva e al “verbo”. In realtà questo termine non è universale ed è stato utilizzato in maniera globale solo negli anni ’50 per indicare il fenomeno religioso da esso sotteso. Chi è però in pratica lo sciamano.

 

Mircea Eliade, nella seconda metà del Novecento, scrive il famoso testo Lo Sciamanesimo e le Tecniche dell’Estasi. Per Eliade lo sciamano è coLui che può e sa compiere il “viaggio”. In uno stato alterato di coscienza lo sciamano si muove in un Oltremondo onirico nel quale può controllare le proprie azioni ed esser padrone della propria volontà. Questa definizione, però, alla luce dei successivi studi etno-antropologici, nonché dei movimenti neo-sciamanici odierni, sembra fortemente superata. Infatti, ad esempio, sembrerebbe escludere stregoni, medicine-man, guaritori, e altre figure magiche che sono legate a pratiche che oggi definiremmo “sciamaniche” ma non rientrano nella definizione sopra data. Una definizione assolutamente agli antipodi è invece quella di Mihaly Hoppàl che ritiene lo sciamano, oltre che un uomo che possiede le tecniche dell’estasi, un portavoce delle tradizioni del suo gruppo, una sorta di eterna memoria del clan, e dunque un personaggio dall’importante valenza sociale. Se la definizione di Eliade è forse troppo limitante, quest’ultima appare forse troppo fluida. Alexander Mcdonald li definisce “gli interpreti del Mondo”, mentre per Joan Townsend è un uomo che ha la capacità di dialogare direttamente con gli Spiriti e di averne il controllo in stati alterati di coscienza. Michael Harner, definisce lo sciamano come colui che  conosce le tecniche  per aprire la porta ed entrare in una differente realtà.

 

John Matthews, nel suo Taliesin, Shamanism and the Bardic Mysteries in Britain and Ireland afferma, “…Gli Sciamani erano gli interpreti degli dèi, i dottori e le guide interiori del loro popolo; loro conservavano i ricordi (oralmente) di ogni famiglia della loro tribù,  importante nel caso in cui un matrimonio tra consanguinei poteva facilmente accadere in piccole comunità – e loro erano gli archivisti della vita della tribù stessa…”.

 

Oggi, anche in funzione dei numerosi movimenti neosciamanici che stanno spingendo più verso quello che potremmo definire una forma di Sciamanesimo “trans-culturale”, sembra corretto dare una definizione più “dilatata” di sciamano, individuando con tale termine colui che ha un rapporto con il mondo degli Spiriti ed esercita un ben preciso controllo sugli stati alterati di coscienza.

 

Diviene però utile capire chi è lo sciamano non attraverso definizioni ma attraverso le sue capacità e compiti.

 

Egli non è un sacerdote, ma qualcosa di molto differente, è l’interprete degli dei, colui che può viaggiare nell’Oltromondo per unirsi agli Spiriti e portare di lì informazioni e consigli per se stesso e la comunità. E’ un esperto in trance estatica e conosce il linguaggio degli Spiriti.

 

Se dovessimo riassumere, le caratteristiche principali dello sciamano sono

 

Capacità di viaggiare nell’Oltremondo o in Altri Mondi

Conoscenza delle danze rituali e di mimesi naturale

Conoscenza delle Erbe e delle loro proprietà

Essere maestro di animali selvatici e delle iniziazioni

Funzioni di psicopompo.

 

 

 

Sembrano proprio le funzioni del Druido o almeno del neo Druido.

 

Se dunque la figura del Druido, ma anche del Bardo e dell’Ovate, sembra avere molti punti di contatto con quella dello sciamano, almeno dal punto di vista delle mansioni, cerchiamo di approfondire l’esistenza di uno Sciamanesimo celtico. Approfondiamo per ora le informazioni storiche presenti nel grado Bardo.

 

Il Druidismo moderno nasce nel 1700 con l’apporto di William Blake associato alla cultura Massonica e Rotariana e al rinato interesse per la storia delle antiche origini e per l’arte antiquaria inglese. Da sempre infatti i siti megalitici come Stonehenge o Avebury avevano attratto la curiosità di vari studiosi, ma fu con l’avvento del Romanticismo che tali costruzioni iniziarono ad interessare direttamente gli storici che cercavano di capirne le origini.

 

In realtà il metodo della ricerca storico-scientifica non era ancora perfezionato. Molti di costoro, trattandosi di costruzioni pre-romane, le associarono, sbagliando, direttamente ai celti ed ai loro sacerdoti, i druidi. Nasceva così l’accostamento tra Druidi e il Megalitismo.

 

Il primo ad associare tali siti alle popolazioni celtiche fu un antiquario inglese, John Aubrey, nel suo saggio Templa Druidum, e successivamente un dottore di Lincolnshire, William Stukeley. Stukeley si definì lui stesso un Druido, prendendo il nome di Chyndonax, inciso su una antica stele ritrovata nel 1623 a Digione e realizzò nella propria abitazione un vero e proprio boschetto druidico, un grove, dove svolgeva alcune cerimonie pagane. Creando una sorta di “lignaggio”, Stukeley affermò che i druidi arrivarono in Bretagna dopo il Diluvio universale e sarebbero stati proprio Noè ed Abramo i primi druidi nonché costruttori  dei templi megalitici per il mondo. Sarà sempre Stukeley a definire, in realtà riprendendolo dal famoso testo secentesco Britannia Antiqua Illustrata del 1676, l’archetipo figurativo del druido, caratterizzato da un mantello con cappuccio, un bastone, una tunica corta e una lunga barba bianca. I luoghi di riunione e culto druidici non saranno però solo i nemeton megalitici. Una tradizione orale vuole che nel 1717 nel pub “Apple Tree Tavern” Jhon Toland, una figura chiave per i movimenti neodruidici moderni, avesse radunato i più importanti esponenti dei circoli druidici inglesi, in quello che poi sarà il primo grove ufficiale denominato “Mother grove” di cui Toland divenne Arcidruido, e che fu ufficialmente inaugurato  nell’equinozio di autunno del 1717 a Primrose Hill, una collina situata nella parte nord di Regent’s Park, a nord di Londra. Sarà da questo luogo a divenire sacro successivamente per molteplici organizzazioni druidiche. Nel 1747 Edward Williams diede vita al primo movimento druidico gallese, “Gorsedd Beirdd Ynys Prydain”, autoproclamandosi druido con il nome di Iolo Morgannwg. Ancora una volta il luogo scelto per la prima cerimonia avvenuta nel 1792 fu Pilmrose Hill. Fu la prima volta che si ebbe un Eisteddfodau, ovvero una riunione della durata di tre giorni. A Iolo inoltre si devono molti dei rituali druidici moderni tra cui l’importante Invocazione alla Pace che oggi caratterizza la maggior parte dei gruppi neodruidici, nonchè l’utilizzo di particolari oggetti cerimoniali quali la spada, il bastone, la corona, la cornucopia e il famoso corno Gwalad. E’ l’inizio del Revival druidico, nascono i primi groove, letteralmente “boschetti”, ed ordini druidici, in realtà all’inizio più società paramassoniche. Nel 1781 viene fondato l’Ancient Order of Druids, noto con la sigla AOD, nel 1833 The United Ancient Order of Druids e nel 1964 l’OBOD, il moderno Ordine dei Bardi, Ovati e Druidi. Successivamente, negli Anni ’60, anche grazie all’accostamento della pratica druidica con i nuovi movimenti eco-ambientalisti ed hippies, si riscopre il forte contatto naturale e la sua interconnessione con il mondo sciamanico ed infatti  la maggior parte di coloro che praticano oggi il neo Druidismo utilizzano tecniche sciamaniche. E’ in questo periodo dunque che neo Druidismo e Sciamanesimo iniziano il loro percorso intrecciandosi

 

Caitlin e John Matthews, membri dell’OBOD dal 1989 al 1992, sono stati i pionieri dell’applicazione di tecniche sciamaniche al celtismo. Un testo davvero molto ben approfondito, di tali autori a cui rimando è Sciamanesimo Celtico.

 

Successivamente Tom Cowan, nei suoi testi, Sciamanismo: una pratica spirituale per la vita quotidiana e di Il Fuoco nella Testa, cerca di far trasparire dal Druidismo “storico”, di cui effettivamente si conosce poco o nulla a causa della scarsità di documenti e della tradizione di trasmissione orale, la sua primigenia forma sciamanica, cercando anche paralleli con le tradizioni dei nativi americani.

 

Ma c’è qualcosa che permette di associare ”storicamente” il Druidismo allo Sciamanesimo?

 

I Celti, durante le loro migrazioni verso Occidente entrarono sicuramente in contatto con le popolazioni proto uraliche assorbendone i sostrati magico-religiosi di stampo sciamanico.

 

Evidenze sciamaniche riaffiorano nelle saghe irlandesi di Cu Chullinn, nei racconti gallesi del Mabinogion, fino ai più recenti romanzi di Chretien de Troyes.

 

Alcune di queste letture si trovano nei Gwersu, non solo momenti di lettura ma “indizi” su questo legame spesso celato.

 

Si narra così di veggenti chiamati offydd, gli Ovati, che avevano l’abilità di entrare in trance e viaggiare nel mondo degli Antenati. Individui con abilità di channeling li ritroviamo anche nei racconti gallesi con il nome di  awenyddion, ovvero posseduti. Non mancano poi i rituali estatici.

 

John Matthews in Taliesin: The Last Celtic Shaman, descrive rituali trance-estatici per raggiungere l’illuminazione attraverso l’uso di veri e propri mantra come “Dichetal do chennaib“, (si pronuncia “Diketal de Kenna”).

 

Questa sorta di stato alterato di coscienza, era anche noto come Imbas forosnai, ovvero il dono di veggenza. Si trattava di una sorta di tecnica di deprivazione sensoriale, per entrare in trance e di ricevere risposte o profezie. Danu Forest nel suo testo Shaman pathways e Robert Wallis in Shamans/Neo-Shamans: Ecstasies, Alternative Archaeologies and Contemporary descrivono approfonditamente questo rituale.

 

Il druido che doveva entrare in trance, rimaneva al buio assoluto, sotto una pelle di toro per nove giorni o fino a quando non aveva la visione. Mircea Eliade chiama questa cerimonia “bull dream” ovvero Tarbfeis.

 

Secondo alcuni studiosi oltre al buio il druido era costretto a cibarsi esclusivamente di carne di toro e a bere il suo sangue favorendo così una sorta di ipervitaminosi da vitamina A che a sua volta favoriva vomito, diarrea e dunque una sorta di alterazione fisica che favoriva così la visione. Tracce di questa cerimonia le troviamo nell’archeologia e nel folklore. Alcune divinità celtiche sono raffigurate come antropomorfe dai caratteri taurini, come la testa del dio-toro Taranis ritrovata a Lezoux, in Francia, e datata I sec. a.C. Sono immagini che enfatizzano il legame tra gli Spiriti animali e l’uomo che, fondendosi con essi, diviene druido e sciamano.

 

Nelle tradizioni celtico-druidiche appare poi il culto dell’albero universale.

 

Quando si studiano le religioni di stampo sciamanico in quasi tutte si incontra un riferimento più o meno esplicito al culto dell’Albero: L’Asse Cosmico, il pilastro centrale attorno a cui si organizza l’Universo. Con il passare del tempo ha acquisito molteplici nomi, Albero Cosmico, Asse del Mondo, Albero Rovesciato, Albero della Vita, Albero della Conoscenza, Albero Alchemico, Albero Mistico, Albero della Libertà e molti altro ancora.

 

Nella tradizione nordica troviamo il frassino Yggdrasill, l’asse del Mondo, ma anche cavallo ad otto zampe la cui scalata dona ad Odino il potere della Conoscenza. Tra i Sassoni l’universalis columna quasi sustinens omnia è chiamata Irminsul, mentre in Mesopotamia l’albero della vita era noto con il nome di Kiskadu. Buddha raggiunge l’Illuminazione sotto un albero di Ficus, mentre Adamo vuole la conoscenza del Dio Monoteista sotto l’albero piantato da Jahveh che nel giudaismo diviene poi la Menorah, il candeliere a sette bracci che riproduce l’Albero dei Sette Cieli mesopotamico. Nella tradizione araba l’abero universale è la Palma, l’albero con la testa nel fuoco del cielo e i piedi nell’acqua. Per gli Altaici sull’ombelico della Terra spunta un gigantesco albero i cui rami si allungano fino alla dimora di Bai-Ulgan, il Dio Progenitore, mentre tra gli Jacuti l’asse-albero primordiale è Yjyk-Mar che si innalza fino al nono cielo dove dimorano le anime degli sciamani. Nell’Asia settentrionale l’albero cosmico è una betulla detta Udeshi Burkjan, ovvero “il guardiano della Porta”, mentre in Cina l’albero dei “nove Cieli” è chiamato Quian mù. Nella sua opera Storia delle idee e delle credenze religiose, Eliade scrive:

 

“L’asse del mondo si rappresenta concretamente, a volte attraverso i pali che sostengono le abitazioni e altre volte come aste isolate, chiamate “colonne del mondo”. Quando la forma dell’abitazione subisce delle modificazioni (come il passaggio dalla capanna dal tetto conico alla yurta), la funzione mitico religiosa del palo viene trasferita all’apertura

 

Superiore da cui esce il fumo. Questo simbolismo è molto diffuso. Ad esso è condizionata la credenza nella possibilità di una comunicazione diretta con il Cielo. Nel piano macrocosmico, questa comunicazione è rappresentata da un asse (colonna, montagna, albero, etc.); nel piano microcosmico è raffigurata dal palo centrale dell’abitazione o dall’apertura Superiore della tenda, volendo significare che ogni insediamento umano si proietta sul “centro del mondo” e che ogni altare, negozio o casa offre la possibilità di una rottura di livello e come risultato quella di mettersi in contatto con gli dèi o compreso, nel caso degli sciamani, di ascendere al cielo…..In quanto all’albero del mondo, ve ne è testimonianza in tutta l’Asia e svolge un ruolo importante nello Sciamanesimo. Cosmologicamente, l’albero del mondo si trova al centro della terra, nel suo stesso “ombelico”, contemporaneamente i suoi rami superiori toccano le regioni celesti. L’albero unisce le tre regioni cosmiche, poiché le sue radici affondano nella profondità della terra. Secondo i mongoli e i buriati, gli dèi (tengri) si nutrono dei frutti di questo albero. Si presume che lo sciamano fabbrichi i suoi tamburi con il legno dell’albero del mondo. Davanti la sua yurta e all’interno della stessa si trovano alcune riproduzioni di alberi, la cui immagine si rappresenta anche sul tamburo. Inoltre lo sciamano, nella sua scalata alla betulla rituale, non fa altro che arrampicarsi sull’albero cosmico…”.

 

L’albero universale è presente dunque anche nella tradizione druidica.

 

Più volte esso è richiamato all’interno dei Gwersu, dal richiamo al Craeb, il sacro palo che sorregge le abitazioni circolari dei druidi, alla Bacchetta.

 

Richard Gordon, esoterista e neosciamano afferma: “The wand as used in many modern day esoteric practices is in fact a symbolic drum stick, directionally beating our concentrated willed intent against the energetic surface of creational reality”. Utilizzata come estensione del dito, essa è anche simbolo e rappresentazione dell’Axis Mundi miniaturizzato, ma anche rappresentazione dell’energie maschili e falliche. Tornando al “Macro”, ovvero all’albero, lo stesso Merlino raggiunge il potere della Conoscenza, della Veggenza, della Metamorfosi e del Linguaggio solo dopo aver scalato il sacro Pino di Barenton: l’albero cosmico. I suoi rami si protendono radiosi verso il cielo, e le sue radici affondano nella terra scura, nella quale scorrono le acque della fonte.  Per chi volesse vedere questo sacro albero, nella cittadina gallese di Carmarthen esiste una quercia risalente al XVII secolo, conosciuta come appunto come Merlin’s Tree.

 

Non mancano poi i riferimenti ai “mondi” che comporrebbero l’Universo del Druido-Sciamano, presenti nel folklore celtico. Si sprecano i racconti sul popolo delle fate, in molti casi noto come “piccolo popolo”, e su ignare persone che, attraversando anche involontariamente un “cancello” si trovavano in questa terra che potremmo definire un onirico “Mondo di Sotto” popolato da creature meravigliose e, in alcuni casi, anche pericolose. Non manca poi il metamorfismo sciamanico.

 

La figura che più di tutte può essere evocativa, in questo caso, è quella di Kernunnos, il dio-signore degli animali raffigurato con un palco di corna sulla testa. La sua più nota raffigurazione è quella presente sul calderone di Gundestrup. In realtà per molti studiosi la figura rappresentata sul calderone rappresenterebbe non un dio ma uno sciamano.

 

La capacità dei druidi di trasformarsi in animali e/o di essere con essi interconnessi è diffusissima. Nella saga di Talielsin, Gwyrhyr è noto per conoscere il linguaggio degli animali, nonché per le sue molteplici trasformazioni e esperienze di trasmutazione. Mutazioni animali le troviamo anche nei racconti di Oisin e Amergin che non solo si trasformano in animali ma trascorrono un lungo periodo sotto tali sembianze riportando nel mondo reale, una volta terminata l’esperienza della trasformazione, tutte le conoscenze acquisite in questo stato di realtà non ordinaria.

 

Lo stretto legame con l’animale sacro, che dunque poi nel tempo muterà da Spirito Guida ad elemento totemico caratterizzante del clan, è fortemente diffuso in tutta la cultura celtica. Lo stesso nome delle tribù esprime il legame con il mondo naturale e con l’animale che diviene simbolo del sacro.

 

L’usanza dei sacerdoti celtici di adornarsi con corna di cervo è descritta ancora nel 300 da Sant’Agostino che scrive dell’ “orribile usanza di travestirsi da stallone o da cervo”.

 

Altri elementi comuni tra la figura del druido e dello sciamano sono i poteri sugli agenti atmosferici, la capacità di chiamare tempeste e piogge, nebbia e sole, ma anche la loro attitudine alla divinazione. Ad esempio Diodoro Siculo e Tacito ci descrivono l’intervento di bardi sul tempo meteorologico in una famosa battaglia contro i romani sull’isola di Mona. Forte è anche il legame con la tradizione degli Antenati, i Celti utilizzarono spesso per i loro rituali luoghi megalitici costruiti da popolazioni precedenti, che seguivano particolari percorsi energetici o leys.

 

La Letteratura celtica è poi ricca di descrizioni di territori e mondi che si sviluppano in una realtà non ordinaria. Molte sono le storie e i racconti che narrano di viaggi in terre e reami presenti in un mondo assolutamente onirico o comunque non reale, come nelle avventure di San Brendano. La sua leggenda è raccontata nella Navigatio sancti Brendani, dove per l’appunto vengono descritti luoghi e mitici animali in quello che può essere considerato un viaggio interiore. In alcuni casi, come nella descrizione della vita del druido MacRuith, si narra proprio di “voli” a cavallo di fiamme che avrebbero portato il sacerdote in non meglio precisato un “mondo di sopra”. Non mancano le descrizioni di druidi vestiti con le piume di uccelli proprio ad indicare il volo spirituale, abitudine diffusissima nella tradizione sciamanica.

 

Altre esperienze non ordinarie sono descritte nelle saghe di Peredur ab Efrawg, poi trasformato nel Percival, o nelle avventure epiche irlandesi di Maelduin che narrano le imprese di questo personaggio durante un viaggio per vendicare la morte del padre ucciso da un pirata. Infine un ultimo esempio potrebbe essere la permanenza di Oisin a Tir-na-Nog. Dopo l’incontro con Niamh, una bellissima fata, Oisin fu portato nella terra dell’eterna giovinezza, Tir-Na-Nog appunto, un Oltremondo ove il tempo non esiste. Quando egli, proprio come uno sciamano immerso nel suo viaggio, si risveglierà nella realtà ordinaria, si ritroverà tremendamente invecchiato proprio come spesso accadeva ai mistici orientali in meditazione. Anche il concetto che si nasconde dietro l’Awen, o imbas in irlandese, l’ispirazione divina, l’energia che pervade le cose, che dona la capacità di poter dialogare e prender forma di animale è tipicamente sciamanica.

 

In aggiunta le narrazioni del Calderone di Cerdiwen e della nascita di Taliesin, attraverso il mistico fluido dell’Awen preparato dalla dea in persona per donare saggezza al figlio Afagddu, rimanderebbero ad antiche tecniche di apertura della “porta percettiva” attraverso sostanze allucinogene e psicotrope, come ad esempio l’Amanita Muscaria che effettivamente erano utilizzate dagli sciamani.

 

Il Druido dunque   è uno sciamano, come afferma anche Patricia Monaghan in The Encyclopedia of Celtic Mythology and Folklore, nella sua funzione di colui che diviene intermediario con il mondo magico, colui che gestisce la driudheachd, ovvero l’arte magica.

 

 

 

 

(Andrea Romanazzi)

 

 

All’interno del percorso dell’OBOD, l’Ordine dei Bardi, Ovati e Druidi, fin dal grado bardico, si parla di sciamanesimo in relazione al percorso druidico, una sorta di filo conduttore che, attraverso i vari gradi, appare durante tutto il lavoro. Si parla spesso di “Mondi Superiori”, “Mondi Inferiori” e “Mondi di Mezzo” in una chiara visione sciamanica e neo sciamanica della Realtà non Ordinaria.

 

In tale ottica ho così voluto così approfondire questo legame, ovvero capire se esiste uno sciamanesimo celtico-druidico e se il Druido può essere considerato davvero uno sciamano.

 

Una delle poche certezza che abbiamo sugli “sciamani” è legata all’etimologia. Il termine deriverebbe da una parola tungusa, shaman, ovvero “uomo saggio”, colui che sa “emettere suoni”, il che lo lega alla musica primitiva e al “verbo”. In realtà questo termine non è universale ed è stato utilizzato in maniera globale solo negli anni ’50 per indicare il fenomeno religioso da esso sotteso. Chi è però in pratica lo sciamano.

 

Mircea Eliade, nella seconda metà del Novecento, scrive il famoso testo Lo Sciamanesimo e le Tecniche dell’Estasi. Per Eliade lo sciamano è coLui che può e sa compiere il “viaggio”. In uno stato alterato di coscienza lo sciamano si muove in un Oltremondo onirico nel quale può controllare le proprie azioni ed esser padrone della propria volontà. Questa definizione, però, alla luce dei successivi studi etno-antropologici, nonché dei movimenti neo-sciamanici odierni, sembra fortemente superata. Infatti, ad esempio, sembrerebbe escludere stregoni, medicine-man, guaritori, e altre figure magiche che sono legate a pratiche che oggi definiremmo “sciamaniche” ma non rientrano nella definizione sopra data. Una definizione assolutamente agli antipodi è invece quella di Mihaly Hoppàl che ritiene lo sciamano, oltre che un uomo che possiede le tecniche dell’estasi, un portavoce delle tradizioni del suo gruppo, una sorta di eterna memoria del clan, e dunque un personaggio dall’importante valenza sociale. Se la definizione di Eliade è forse troppo limitante, quest’ultima appare forse troppo fluida. Alexander Mcdonald li definisce “gli interpreti del Mondo”, mentre per Joan Townsend è un uomo che ha la capacità di dialogare direttamente con gli Spiriti e di averne il controllo in stati alterati di coscienza. Michael Harner, definisce lo sciamano come colui che  conosce le tecniche  per aprire la porta ed entrare in una differente realtà.

 

John Matthews, nel suo Taliesin, Shamanism and the Bardic Mysteries in Britain and Ireland afferma, “…Gli Sciamani erano gli interpreti degli dèi, i dottori e le guide interiori del loro popolo; loro conservavano i ricordi (oralmente) di ogni famiglia della loro tribù,  importante nel caso in cui un matrimonio tra consanguinei poteva facilmente accadere in piccole comunità – e loro erano gli archivisti della vita della tribù stessa…”.

 

Oggi, anche in funzione dei numerosi movimenti neosciamanici che stanno spingendo più verso quello che potremmo definire una forma di Sciamanesimo “trans-culturale”, sembra corretto dare una definizione più “dilatata” di sciamano, individuando con tale termine colui che ha un rapporto con il mondo degli Spiriti ed esercita un ben preciso controllo sugli stati alterati di coscienza.

 

Diviene però utile capire chi è lo sciamano non attraverso definizioni ma attraverso le sue capacità e compiti.

 

Egli non è un sacerdote, ma qualcosa di molto differente, è l’interprete degli dei, colui che può viaggiare nell’Oltromondo per unirsi agli Spiriti e portare di lì informazioni e consigli per se stesso e la comunità. E’ un esperto in trance estatica e conosce il linguaggio degli Spiriti.

 

Se dovessimo riassumere, le caratteristiche principali dello sciamano sono

 

Capacità di viaggiare nell’Oltremondo o in Altri Mondi

Conoscenza delle danze rituali e di mimesi naturale

Conoscenza delle Erbe e delle loro proprietà

Essere maestro di animali selvatici e delle iniziazioni

Funzioni di psicopompo.

 

 

 

Sembrano proprio le funzioni del Druido o almeno del neo Druido.

 

Se dunque la figura del Druido, ma anche del Bardo e dell’Ovate, sembra avere molti punti di contatto con quella dello sciamano, almeno dal punto di vista delle mansioni, cerchiamo di approfondire l’esistenza di uno Sciamanesimo celtico. Approfondiamo per ora le informazioni storiche presenti nel grado Bardo.

 

Il Druidismo moderno nasce nel 1700 con l’apporto di William Blake associato alla cultura Massonica e Rotariana e al rinato interesse per la storia delle antiche origini e per l’arte antiquaria inglese. Da sempre infatti i siti megalitici come Stonehenge o Avebury avevano attratto la curiosità di vari studiosi, ma fu con l’avvento del Romanticismo che tali costruzioni iniziarono ad interessare direttamente gli storici che cercavano di capirne le origini.

 

In realtà il metodo della ricerca storico-scientifica non era ancora perfezionato. Molti di costoro, trattandosi di costruzioni pre-romane, le associarono, sbagliando, direttamente ai celti ed ai loro sacerdoti, i druidi. Nasceva così l’accostamento tra Druidi e il Megalitismo.

 

Il primo ad associare tali siti alle popolazioni celtiche fu un antiquario inglese, John Aubrey, nel suo saggio Templa Druidum, e successivamente un dottore di Lincolnshire, William Stukeley. Stukeley si definì lui stesso un Druido, prendendo il nome di Chyndonax, inciso su una antica stele ritrovata nel 1623 a Digione e realizzò nella propria abitazione un vero e proprio boschetto druidico, un grove, dove svolgeva alcune cerimonie pagane. Creando una sorta di “lignaggio”, Stukeley affermò che i druidi arrivarono in Bretagna dopo il Diluvio universale e sarebbero stati proprio Noè ed Abramo i primi druidi nonché costruttori  dei templi megalitici per il mondo. Sarà sempre Stukeley a definire, in realtà riprendendolo dal famoso testo secentesco Britannia Antiqua Illustrata del 1676, l’archetipo figurativo del druido, caratterizzato da un mantello con cappuccio, un bastone, una tunica corta e una lunga barba bianca. I luoghi di riunione e culto druidici non saranno però solo i nemeton megalitici. Una tradizione orale vuole che nel 1717 nel pub “Apple Tree Tavern” Jhon Toland, una figura chiave per i movimenti neodruidici moderni, avesse radunato i più importanti esponenti dei circoli druidici inglesi, in quello che poi sarà il primo grove ufficiale denominato “Mother grove” di cui Toland divenne Arcidruido, e che fu ufficialmente inaugurato  nell’equinozio di autunno del 1717 a Primrose Hill, una collina situata nella parte nord di Regent’s Park, a nord di Londra. Sarà da questo luogo a divenire sacro successivamente per molteplici organizzazioni druidiche. Nel 1747 Edward Williams diede vita al primo movimento druidico gallese, “Gorsedd Beirdd Ynys Prydain”, autoproclamandosi druido con il nome di Iolo Morgannwg. Ancora una volta il luogo scelto per la prima cerimonia avvenuta nel 1792 fu Pilmrose Hill. Fu la prima volta che si ebbe un Eisteddfodau, ovvero una riunione della durata di tre giorni. A Iolo inoltre si devono molti dei rituali druidici moderni tra cui l’importante Invocazione alla Pace che oggi caratterizza la maggior parte dei gruppi neodruidici, nonchè l’utilizzo di particolari oggetti cerimoniali quali la spada, il bastone, la corona, la cornucopia e il famoso corno Gwalad. E’ l’inizio del Revival druidico, nascono i primi groove, letteralmente “boschetti”, ed ordini druidici, in realtà all’inizio più società paramassoniche. Nel 1781 viene fondato l’Ancient Order of Druids, noto con la sigla AOD, nel 1833 The United Ancient Order of Druids e nel 1964 l’OBOD, il moderno Ordine dei Bardi, Ovati e Druidi. Successivamente, negli Anni ’60, anche grazie all’accostamento della pratica druidica con i nuovi movimenti eco-ambientalisti ed hippies, si riscopre il forte contatto naturale e la sua interconnessione con il mondo sciamanico ed infatti  la maggior parte di coloro che praticano oggi il neo Druidismo utilizzano tecniche sciamaniche. E’ in questo periodo dunque che neo Druidismo e Sciamanesimo iniziano il loro percorso intrecciandosi

 

Caitlin e John Matthews, membri dell’OBOD dal 1989 al 1992, sono stati i pionieri dell’applicazione di tecniche sciamaniche al celtismo. Un testo davvero molto ben approfondito, di tali autori a cui rimando è Sciamanesimo Celtico.

 

Successivamente Tom Cowan, nei suoi testi, Sciamanismo: una pratica spirituale per la vita quotidiana e di Il Fuoco nella Testa, cerca di far trasparire dal Druidismo “storico”, di cui effettivamente si conosce poco o nulla a causa della scarsità di documenti e della tradizione di trasmissione orale, la sua primigenia forma sciamanica, cercando anche paralleli con le tradizioni dei nativi americani.

 

Ma c’è qualcosa che permette di associare ”storicamente” il Druidismo allo Sciamanesimo?

 

I Celti, durante le loro migrazioni verso Occidente entrarono sicuramente in contatto con le popolazioni proto uraliche assorbendone i sostrati magico-religiosi di stampo sciamanico.

 

Evidenze sciamaniche riaffiorano nelle saghe irlandesi di Cu Chullinn, nei racconti gallesi del Mabinogion, fino ai più recenti romanzi di Chretien de Troyes.

 

Alcune di queste letture si trovano nei Gwersu, non solo momenti di lettura ma “indizi” su questo legame spesso celato.

 

Si narra così di veggenti chiamati offydd, gli Ovati, che avevano l’abilità di entrare in trance e viaggiare nel mondo degli Antenati. Individui con abilità di channeling li ritroviamo anche nei racconti gallesi con il nome di  awenyddion, ovvero posseduti. Non mancano poi i rituali estatici.

 

John Matthews in Taliesin: The Last Celtic Shaman, descrive rituali trance-estatici per raggiungere l’illuminazione attraverso l’uso di veri e propri mantra come “Dichetal do chennaib“, (si pronuncia “Diketal de Kenna”).

 

Questa sorta di stato alterato di coscienza, era anche noto come Imbas forosnai, ovvero il dono di veggenza. Si trattava di una sorta di tecnica di deprivazione sensoriale, per entrare in trance e di ricevere risposte o profezie. Danu Forest nel suo testo Shaman pathways e Robert Wallis in Shamans/Neo-Shamans: Ecstasies, Alternative Archaeologies and Contemporary descrivono approfonditamente questo rituale.

 

Il druido che doveva entrare in trance, rimaneva al buio assoluto, sotto una pelle di toro per nove giorni o fino a quando non aveva la visione. Mircea Eliade chiama questa cerimonia “bull dream” ovvero Tarbfeis.

 

Secondo alcuni studiosi oltre al buio il druido era costretto a cibarsi esclusivamente di carne di toro e a bere il suo sangue favorendo così una sorta di ipervitaminosi da vitamina A che a sua volta favoriva vomito, diarrea e dunque una sorta di alterazione fisica che favoriva così la visione. Tracce di questa cerimonia le troviamo nell’archeologia e nel folklore. Alcune divinità celtiche sono raffigurate come antropomorfe dai caratteri taurini, come la testa del dio-toro Taranis ritrovata a Lezoux, in Francia, e datata I sec. a.C. Sono immagini che enfatizzano il legame tra gli Spiriti animali e l’uomo che, fondendosi con essi, diviene druido e sciamano.

 

Nelle tradizioni celtico-druidiche appare poi il culto dell’albero universale.

 

Quando si studiano le religioni di stampo sciamanico in quasi tutte si incontra un riferimento più o meno esplicito al culto dell’Albero: L’Asse Cosmico, il pilastro centrale attorno a cui si organizza l’Universo. Con il passare del tempo ha acquisito molteplici nomi, Albero Cosmico, Asse del Mondo, Albero Rovesciato, Albero della Vita, Albero della Conoscenza, Albero Alchemico, Albero Mistico, Albero della Libertà e molti altro ancora.

 

Nella tradizione nordica troviamo il frassino Yggdrasill, l’asse del Mondo, ma anche cavallo ad otto zampe la cui scalata dona ad Odino il potere della Conoscenza. Tra i Sassoni l’universalis columna quasi sustinens omnia è chiamata Irminsul, mentre in Mesopotamia l’albero della vita era noto con il nome di Kiskadu. Buddha raggiunge l’Illuminazione sotto un albero di Ficus, mentre Adamo vuole la conoscenza del Dio Monoteista sotto l’albero piantato da Jahveh che nel giudaismo diviene poi la Menorah, il candeliere a sette bracci che riproduce l’Albero dei Sette Cieli mesopotamico. Nella tradizione araba l’abero universale è la Palma, l’albero con la testa nel fuoco del cielo e i piedi nell’acqua. Per gli Altaici sull’ombelico della Terra spunta un gigantesco albero i cui rami si allungano fino alla dimora di Bai-Ulgan, il Dio Progenitore, mentre tra gli Jacuti l’asse-albero primordiale è Yjyk-Mar che si innalza fino al nono cielo dove dimorano le anime degli sciamani. Nell’Asia settentrionale l’albero cosmico è una betulla detta Udeshi Burkjan, ovvero “il guardiano della Porta”, mentre in Cina l’albero dei “nove Cieli” è chiamato Quian mù. Nella sua opera Storia delle idee e delle credenze religiose, Eliade scrive:

 

“L’asse del mondo si rappresenta concretamente, a volte attraverso i pali che sostengono le abitazioni e altre volte come aste isolate, chiamate “colonne del mondo”. Quando la forma dell’abitazione subisce delle modificazioni (come il passaggio dalla capanna dal tetto conico alla yurta), la funzione mitico religiosa del palo viene trasferita all’apertura

 

Superiore da cui esce il fumo. Questo simbolismo è molto diffuso. Ad esso è condizionata la credenza nella possibilità di una comunicazione diretta con il Cielo. Nel piano macrocosmico, questa comunicazione è rappresentata da un asse (colonna, montagna, albero, etc.); nel piano microcosmico è raffigurata dal palo centrale dell’abitazione o dall’apertura Superiore della tenda, volendo significare che ogni insediamento umano si proietta sul “centro del mondo” e che ogni altare, negozio o casa offre la possibilità di una rottura di livello e come risultato quella di mettersi in contatto con gli dèi o compreso, nel caso degli sciamani, di ascendere al cielo…..In quanto all’albero del mondo, ve ne è testimonianza in tutta l’Asia e svolge un ruolo importante nello Sciamanesimo. Cosmologicamente, l’albero del mondo si trova al centro della terra, nel suo stesso “ombelico”, contemporaneamente i suoi rami superiori toccano le regioni celesti. L’albero unisce le tre regioni cosmiche, poiché le sue radici affondano nella profondità della terra. Secondo i mongoli e i buriati, gli dèi (tengri) si nutrono dei frutti di questo albero. Si presume che lo sciamano fabbrichi i suoi tamburi con il legno dell’albero del mondo. Davanti la sua yurta e all’interno della stessa si trovano alcune riproduzioni di alberi, la cui immagine si rappresenta anche sul tamburo. Inoltre lo sciamano, nella sua scalata alla betulla rituale, non fa altro che arrampicarsi sull’albero cosmico…”.

 

L’albero universale è presente dunque anche nella tradizione druidica.

 

Più volte esso è richiamato all’interno dei Gwersu, dal richiamo al Craeb, il sacro palo che sorregge le abitazioni circolari dei druidi, alla Bacchetta.

 

Richard Gordon, esoterista e neosciamano afferma: “The wand as used in many modern day esoteric practices is in fact a symbolic drum stick, directionally beating our concentrated willed intent against the energetic surface of creational reality”. Utilizzata come estensione del dito, essa è anche simbolo e rappresentazione dell’Axis Mundi miniaturizzato, ma anche rappresentazione dell’energie maschili e falliche. Tornando al “Macro”, ovvero all’albero, lo stesso Merlino raggiunge il potere della Conoscenza, della Veggenza, della Metamorfosi e del Linguaggio solo dopo aver scalato il sacro Pino di Barenton: l’albero cosmico. I suoi rami si protendono radiosi verso il cielo, e le sue radici affondano nella terra scura, nella quale scorrono le acque della fonte.  Per chi volesse vedere questo sacro albero, nella cittadina gallese di Carmarthen esiste una quercia risalente al XVII secolo, conosciuta come appunto come Merlin’s Tree.

 

Non mancano poi i riferimenti ai “mondi” che comporrebbero l’Universo del Druido-Sciamano, presenti nel folklore celtico. Si sprecano i racconti sul popolo delle fate, in molti casi noto come “piccolo popolo”, e su ignare persone che, attraversando anche involontariamente un “cancello” si trovavano in questa terra che potremmo definire un onirico “Mondo di Sotto” popolato da creature meravigliose e, in alcuni casi, anche pericolose. Non manca poi il metamorfismo sciamanico.

 

La figura che più di tutte può essere evocativa, in questo caso, è quella di Kernunnos, il dio-signore degli animali raffigurato con un palco di corna sulla testa. La sua più nota raffigurazione è quella presente sul calderone di Gundestrup. In realtà per molti studiosi la figura rappresentata sul calderone rappresenterebbe non un dio ma uno sciamano.

 

La capacità dei druidi di trasformarsi in animali e/o di essere con essi interconnessi è diffusissima. Nella saga di Talielsin, Gwyrhyr è noto per conoscere il linguaggio degli animali, nonché per le sue molteplici trasformazioni e esperienze di trasmutazione. Mutazioni animali le troviamo anche nei racconti di Oisin e Amergin che non solo si trasformano in animali ma trascorrono un lungo periodo sotto tali sembianze riportando nel mondo reale, una volta terminata l’esperienza della trasformazione, tutte le conoscenze acquisite in questo stato di realtà non ordinaria.

 

Lo stretto legame con l’animale sacro, che dunque poi nel tempo muterà da Spirito Guida ad elemento totemico caratterizzante del clan, è fortemente diffuso in tutta la cultura celtica. Lo stesso nome delle tribù esprime il legame con il mondo naturale e con l’animale che diviene simbolo del sacro.

 

L’usanza dei sacerdoti celtici di adornarsi con corna di cervo è descritta ancora nel 300 da Sant’Agostino che scrive dell’ “orribile usanza di travestirsi da stallone o da cervo”.

 

Altri elementi comuni tra la figura del druido e dello sciamano sono i poteri sugli agenti atmosferici, la capacità di chiamare tempeste e piogge, nebbia e sole, ma anche la loro attitudine alla divinazione. Ad esempio Diodoro Siculo e Tacito ci descrivono l’intervento di bardi sul tempo meteorologico in una famosa battaglia contro i romani sull’isola di Mona. Forte è anche il legame con la tradizione degli Antenati, i Celti utilizzarono spesso per i loro rituali luoghi megalitici costruiti da popolazioni precedenti, che seguivano particolari percorsi energetici o leys.

 

La Letteratura celtica è poi ricca di descrizioni di territori e mondi che si sviluppano in una realtà non ordinaria. Molte sono le storie e i racconti che narrano di viaggi in terre e reami presenti in un mondo assolutamente onirico o comunque non reale, come nelle avventure di San Brendano. La sua leggenda è raccontata nella Navigatio sancti Brendani, dove per l’appunto vengono descritti luoghi e mitici animali in quello che può essere considerato un viaggio interiore. In alcuni casi, come nella descrizione della vita del druido MacRuith, si narra proprio di “voli” a cavallo di fiamme che avrebbero portato il sacerdote in non meglio precisato un “mondo di sopra”. Non mancano le descrizioni di druidi vestiti con le piume di uccelli proprio ad indicare il volo spirituale, abitudine diffusissima nella tradizione sciamanica.

 

Altre esperienze non ordinarie sono descritte nelle saghe di Peredur ab Efrawg, poi trasformato nel Percival, o nelle avventure epiche irlandesi di Maelduin che narrano le imprese di questo personaggio durante un viaggio per vendicare la morte del padre ucciso da un pirata. Infine un ultimo esempio potrebbe essere la permanenza di Oisin a Tir-na-Nog. Dopo l’incontro con Niamh, una bellissima fata, Oisin fu portato nella terra dell’eterna giovinezza, Tir-Na-Nog appunto, un Oltremondo ove il tempo non esiste. Quando egli, proprio come uno sciamano immerso nel suo viaggio, si risveglierà nella realtà ordinaria, si ritroverà tremendamente invecchiato proprio come spesso accadeva ai mistici orientali in meditazione. Anche il concetto che si nasconde dietro l’Awen, o imbas in irlandese, l’ispirazione divina, l’energia che pervade le cose, che dona la capacità di poter dialogare e prender forma di animale è tipicamente sciamanica.

 

In aggiunta le narrazioni del Calderone di Cerdiwen e della nascita di Taliesin, attraverso il mistico fluido dell’Awen preparato dalla dea in persona per donare saggezza al figlio Afagddu, rimanderebbero ad antiche tecniche di apertura della “porta percettiva” attraverso sostanze allucinogene e psicotrope, come ad esempio l’Amanita Muscaria che effettivamente erano utilizzate dagli sciamani.

 

Il Druido dunque   è uno sciamano, come afferma anche Patricia Monaghan in The Encyclopedia of Celtic Mythology and Folklore, nella sua funzione di colui che diviene intermediario con il mondo magico, colui che gestisce la driudheachd, ovvero l’arte magica.

 

 

 

 

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LA GRATITUDINE

La gratitudine
(Alpina 8-9/2011)

Nel bagaglio di insegnamenti da trasmettere ai giovani, la gratitudine è sempre stata una costante. Oggi come oggi, tuttavia, sembra che tale valore sia stato declassato. Le ragioni e le cause che hanno determinato la crisi di questa componente meriterebbero uno studio approfondito. È probabile che i fattori che hanno concorso a tale declino siano di differente natura. Si può supporre che la gratitudine venga ormai percepita come una forma di debolezza, oppure che sia un comportamento da assimilare a quei noiosi e un po’  ridicoli formalismi in auge soprattutto nel romanticismo. Altri ancora potrebbero associare la gratitudine ad una specie di riconoscimento di un debito contratto con qualcuno. Queste sono solo alcune ipotesi plausibili, verosimili della tendenza soprattutto odierna a espungere dal corredo delle regole civili quella della gratitudine. Il presente numero dell’Alpina potrebbe essere un primo tentativo di porsi seriamente il problema in attesa di ulteriori ricerche che possano metter e a fuoco nitidamente la natura di questo fenomeno abbastanza inquietante. Credo che il compito di ogni Massone, a fronte di questo problema, sia almeno duplice:mostrare in primo luogo che le ragioni dell’ingratitudine non sono cogenti ma piuttosto deboli e, in un secondo tempo, evidenziare alcuni argomenti forti, cioè non retorici, dell’esigenza di riabilitare questo nobile stato d’animo. Per quanto riguarda il primo obiettivo, una conoscenza anche sommaria della teoria dell’argomentazione e di alcuni principi di logica, è sufficiente per mettere in evidenza i punti deboli dei ragionamenti, impliciti od espliciti, posti a fondamento dell’ingratitudine. Per quanto concerne invece il secondo proposito, non è difficile trovare nella storia del pensiero massonico in particolare, e di quello etico in generale, dei ragionamenti coerenti e anche convincenti per tenere in vita e rinvigorire quello che a noi personalmente sembra un inalienabile principio alla base di una dottrina e di una pratica esistenziale, come è appunto quella massonica, che ha per scopo il miglioramento etico e morale dell’uomo. Aggiungerei infine, non perché meno importante, ma piuttosto per metterla maggiormente in evidenza, la costante meditazione dei nostri simboli fondamentali: la squadra, il compasso, lo scalpello, la cazzuola, il grembiule, i guanti bianchi, il filo a piombo, la livella che, interpretati alla luce dei secolari insegnamenti massonici,sapranno sempre indicare il comportamento giusto e perfetto.

Daniele Bui

 

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CASTEL DEL MONTE: LA LEGGENDA DELLA PUGLIA

CASTEL DEL MONTE: LA LEGGENDA DELLA PUGLIA

 

La fortezza di Federico II è uno dei misteri d’Italia. Scoprite la sua leggenda in crociera!

Castel del Monte è una delle costruzioni più geniali e misteriose d’Italia. Volete scoprire le leggende che questa fortezza voluta da Federico II di Svevia custodisce ad Andria, nel cuore della Puglia, dal 1240? Fate tappa a Bari con Costa Crociere!

 

“Si dice che il castello sia ‘magico’ e che custodisca il Sacro Graal!”

L’enigma della costruzione del castello

L’origine di Castel del Monte è avvolta nel mistero, si dice persino che sia stato ideato dallo stesso Federico II e che sia ispirato alla grandezza dalla piramide di Cheope. La leggenda più famosa vuole che sulla collina su cui sorge il castello (dichiarato patrimonio dell’umanità UNESCO) ci fosse un tempio antico con una statua che riportava inciso un enigma: a risolverlo fu un saraceno, che scavando sulla collina trovò un tesoro che usò per costruire Castel del Monte. Ancora oggi, infatti, gli studiosi non si spiegano perché la fortezza sia su questa collina isolata e non sia protetta da un fossato.

 

Un progetto esoterico

Il numero 8 scritto in orizzontale rappresenta l’infinito e l’unione tra Dio e l’uomo: la pianta di Castel del Monte è un ottagono, ci sono 8 torri ottagonali, un labirinto di 8 stanze, 8 finestre per piano, i gradini delle scale a chiocciola sono 44… per questo si dice che il castello sia “magico” e che custodisca il Sacro Graal! Dal cortile interno potrete guardare all’esterno solo alzando gli occhi al cielo, e avrete la sensazione di essere in un pozzo, che nel Medioevo era simbolo di conoscenza e chiaroveggenza. Un altro mistero? Castel del Monte non ha mai avuto cucine o camere da letto! Quindi non era abitabile, e questo ha fatto nascere la leggenda che fosse un osservatorio astronomico, una casa di caccia o un “centro benessere” ispirato agli hammam, le terme turche… In quasi 800 anni i segreti di Federico II non sono ancora stati svelati.

Castel del Monte è una costruzione tanto splendida quanto enigmatica che si trova in Puglia e più precisamente ad Andria, in provincia di Bari. Fu eretta tra il 1230 ed il 1240 sulle rovine di una fortezza antecedente dall’imperatore Federico II di Svevia, lo “Stupor Mundi”.

Sono molte le storie e i misteri che ruotano intorno a Castel del Monte. Secondo alcuni si troverebbe all’interno di una linea ideale che collega la Cattedrale di Chartres con Gerusalemme e il Tempo di Salmone. Secondo altri sarebbe un modello in scala della Piramide di Cheope. Ci sarebbero inoltre numerosi messaggi in codice non decifrati,, che una volta risolti rivelerebbero importanti segreti, forse addirittura il luogo dove è custodito il Santo Graal.

 

Federico II era un uomo illuminato, amava le arti e la cultura e, pur essendo un imperatore cristiano, provava un grande interesse per le civiltà orientali.

Tutto questo si riflette tra le pietre di Castel del Monte, dove nulla sembra essere lasciato al caso.

Contrariamente a quanto molti pensano, con ogni probabilità Federico II non abitò mai a Castel del Monte. Il castello rimase abbandonato per un lungo periodo, durante il quale molti dei marmi che lo decoravano sono stati asportati. Nel corso dei secoli, è divenuto prima un carcere e poi un ricovero per pastori, infine, nel 1876, è diventato proprietà dello Stato italiano che lo ha acquistato per la somma di 25.000 lire, cifra davvero esigua anche per l’epoca. Restaurato più volte, dal 1996 è inserito nell’elenco dei siti considerati dall’Unesco patrimonio dell’umanità. La sua struttura è talmente particolare che è stata scelta per essere rappresentata sul rovescio delle monete italiane da un centesimo di euro.

 

L’edificio, è a base ottagonale. Risulta privo di ogni attrezzatura di tipo militare, e totalmente improntato al “principio ottonario”: otto sono le facciate, otto i grandi saloni, e il cortile, orientato in modo da essere perfettamente illuminato durante gli equinozi e i solstizi, costituisce un perfetto ottagono. Secondo una corrente esoterica che risale ai primi tempi del cristianesimo, l’otto è infatti il numero prediletto dalla divinità. Il numero otto – infatti – sdraiato di lato è il simbolo dell’infinito, significa l’unione tra l’uomo e Dio. Ma l’ottagono è anche il simbolo della casa imperiale degli Svevi, la cui corona era, appunto, di forma ottagonale. Castel del Monte è quindi anche un gigantesco simbolo del potere stesso dell’Imperatore?

 

In quell’epoca era frequente l’usanza di trasmettere messaggi in codice includendoli nell’architettura e nelle proporzioni di palazzi e castelli. Questi messaggi sono talvolta veri e propri enigmi, e per molti edifici del passato ancora oggi restano tali.

Forse il mistero principale è rappresentato proprio dalla sua costruzione: perché fu edificato?

I castelli venivano eretti per scopi difensivi, ma secondo molti, Castel del Monte, non sarebbe nato con questa finalità.

 

Secondo Aldo Tavolaro, autore di numerosi testi sulla simbologia esoterica di Castel del Monte, l’origine del palazzo non è quella che abbiamo appena descritto: Federico II l’avrebbe trovato infatti già edificato, e si sarebbe limitato a “ristrutturarne sollecitamente il lastrico”.

In effetti – contrariamente ad altri palazzi voluti dall’Imperatore – non si hanno notizie precise su chi disegnò ed eresse Castel del Monte.

La tradizione popolare vuole che l’abbia progettato Federico II stesso.

 

Se il Castello esisteva già, chi furono allora i suoi costruttori?

Aldo Tavolaro non ha dubbi: si tratta di un edificio dei Templari. Lo proverebbe anche il fatto che esso si trova a poca distanza da una masseria battezzata “Spinetta”: molti edifici templari sorgono infatti in prossimità di un luogo il cui nome contiene la radice “spina” (Epine, Epinac, Lepiney, Nòtre Dame de l’Epine); nel “luogo della spina”, si troverebbe un’entrata segreta a essi collegata tramite un sotterraneo.

Di questo avviso è anche Franco Ardito, autore nel 2005 di un libro su Castel del Monte. Ecco una sua testimonianza rilasciata qualche anno fa ai microfoni di Radio Rai International.

 

Quindi Castel del Monte sarebbe un gigantesco monumento al divino?

Oppure è possibile ipotizzare anche una funzione differente dell’edificio?

 

Una possibile svolta nelle ricerche su Castel del Monte si è avuta nel 2012, grazie al lavoro di due architetti del Politecnico di Bari, autori di un libro incentrato su una nuova ipotesi sull’identità della struttura. Secondo il Prof. Giuseppe Fallacara e il ricercatore Ubaldo Occhinegro del Politecnico di Bari, Castel del Monte sarebbe un’ingegnosa macchina idraulica per la raccolta delle acque piovane e sotterranee, utilizzate per la cura del corpo. Un vero e proprio centro termale capace di sfruttare l’acqua scaldata dai grandi camini a varie temperature sull’impronta dei bagni orientali. Non solo. I due architetti avrebbero anche rintracciato indizi di Castel del Monte nel cosiddetto manoscritto Voynich, definito spesso come il libro più misterioso del mondo. Il manoscritto, che dovrebbe risalire al 1400, fu acquistato dal polacco Wilfrid Voynich nei pressi di Frascati nei primi del ‘900. Scritto in una lingua sconosciuta e tuttora indecifrata, contiene numerose illustrazioni di piante, oggetti e diagrammi sconosciuti. Ecco come il Professor Fallacara ha raccontato questa esperienza ai microfoni di Antenna Sud.

 

L’ipotesi dei due architetti è sicuramente molto suggestiva ed è stata accolta con molto entusiasmo da parte dei media di gran parte d’Europa.

 

Gli enigmi di Castel del Monte però non finirebbero qui. Sarebbero presenti infatti alcune iscrizioni di difficile lettura. In particolare ce ne sarebbe una, presente nel cortile a fianco all’entrata della stanza sette del pian terreno. Tale crittogramma, si dice, fornirebbe lo strumento per scoprire il mistero del castello. Il crittogramma sarebbe stato decifrato nel 2009 dal Professor Francesco Magistrale, scomparso alcuni fa, specializzato in Paleografia Latina, che così lo descriveva in un servizio al TG3 Puglia.

 

Nulla di misterioso quindi, ma un’iscrizione posta a ricordare degli interventi di restauro. In effetti nel 1552, il Conte di Ruvo Fabrizio Carafa diventa nuovo proprietario del Castello. Facile pensare che poco dopo lo facesse restaurare.

 

Sempre nello stesso servizio c’è anche il contributo del Professore Raffaele Licinio, al tempo professore ordinario di Storia Medievale nella facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bari, che su Castel del Monte aveva una visione molto diversa da quello cha abbiamo approfondito finora.

 

Licinio, autore di numerose opere, cercò con tutte le sue forze, e le sue competenze di storico, di contrastare il fervore di misticismo che da sempre avvolge Castel del Monte. Dalle sue ricerche il castello non nasconderebbe nessun mistero da risolvere e le sue caratteristiche non sarebbero così singolari. Uno degli allievi del Professor Licinio, Massimiliano Ambruoso, ha continuato ad approfondire le ricerche iniziate dal suo professore, e nel 2014 ha pubblicato un libro dal titolo: “Castel Del Monte: manuale storico di sopravvivenza”, con l’obiettivo di salvaguardare le verità storiche del Castello e mettere in ombra le storie legate al mito.

 

Senza volerlo sono tornato al punto di partenza.

Ho percorso tante strade ma alla fine è come se non si arrivasse mai alla soluzione.

E’ come districarsi in un labirinto. Magari non è un caso che uno dei più famosi labirinti, quello della Cattedrale di Reims, scelto anche da Umberto Eco per la copertina del Nome della Rosa, siano a pianta ottagonale… No aspetta sto divagando…

 

Forse è semplicemente per questa struttura, geometricamente perfetta ma vuota, che si sente la necessità di riempirla, di darle vita, di animarla.

 

 

 

 

 

 

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