IL DHARMA
di
Angelo Scrimieri
La mia unica aspirazione, è che questo elaborato possa
riuscire utile alla nostra grande Famiglia e possa aiutare tutti i Fratelli
impegnati a ricercare sempre la verità, sulla via della Luce. Ciò comporta una
sorta di puntualizzazioni a parziale completamento del primo: “IL BUDDISMO
NELLA FILOSOFIA DELLA CONOSCENZA”.
Cercherò ora di introdurre concetti non esposti prima, al
fine di offrire ai Fratelli una più ampia visione del Buddhismo, e in
particolare del DHARMA.
Gabriele D’Annunzio, nella tragedia “La Nave”,
scritta nel 1908, dice: “Non è mai tardi per tentar l’ignoto. Non è mai
tardi per andar più oltre”.
Sono fermamente convinto che la fede è radicata nell’uomo,
dall’ alba dei tempi. Una fede, forse, dai mille volti, che risponde a mille
usi, dal più infimo al più elevato.
Dunque, la fede ha avvicinato gli uomini e fatto
progredire il genere umano. Ha messo in luce la ricerca mistica che ogni essere
umano porta in sé, alla ricerca di una dimensione perduta, al bisogno di
risposte per accettare meglio le avversità dell ‘ esistenza.
Buddhismo, questa stupefacente tavolozza di
impareggiabile ricchezza che mescola rituali e segreti, dogmi e proibizioni,
preghiere cantate e silenzi meditativi; e sempre, forse in ogni luogo e in ogni
tempo, con lo stesso fervore che riconduce l’uomo alla sua dimensione sacra.
Il DHARMA, termine ricco di significati nel pensiero e
nella morale indiana: STATUTO, CONSUETUDINE, DIRITTO, DOVERE, VIRTÙ’, NORMA
RELIGIOSA E RITUALE, LEGGE DIVINA ED ETERNA.
Le sue origini si riscontano nel vecchio RTA,
principio universale cui tutto obbedisce e che ha forza vincolante, pena,
l’espiazione per il violatore.
Ma, questo termine, ricco di significati, lo troviamo
solo nel buddhismo? No. Esso forse mette in discussione noi occidentali perché
costretti ad interpretare i grandi temi del buddhismo indiano, presentando la
sua filosofia come un sistema intelligibile, plausibile e valido. No, dunque,
perché il DHARMA diventa nell’induismo, il fondamento del diritto codificato
nei dharmasutra (libri didattici del dharma); nejainismo assume il valore di
una sostanza indivisibile, che rende possibile il moto; ma nel buddhismo si
identifica con I ‘ insegnamento del Buddha dando questo significato: Dottrina,
Verità, Virtù, cioè il mondo reale che Buddha distingue nettamente da quello
sensibile, vano, illusorio e artificioso.
DHARMA è anche, pensate, un Dio, la personificazione
della giustizia, e proprio in questo senso è citato nel MAHABHARATA.
Lo studio del dharma, formò l’oggetto costante della
“scuola hinayana” che ne ha approfondito i più intimi significati
nell’ABBIDHARMA, una delle opere più vaste dell’umanità. Ma, per entrare in
profondità nel diritto, nella norma religiosa, è necessario analizzare molto
schematicamente il Buddhismo, questo fenomeno che sta facendo discutere il
mondo intero, alla soglia del III millennio.
Dunque, oggi il Buddhismo sta rivivendo un periodo di
grande vitalità; e, molte, forse, tante persone, legate a diverse credenze
religiose, desiderose di una realizzazione interiore, vi trovano le risposte
alle loro esigenze più profonde.
Questo Buddhismo – scuola di saggezza – come si è
sviluppato, in che cosa crede, quali orizzonti aprono le sue rivelazioni? Quali
sono i comandamenti morali che ispirano il buddhista, nella vita quotidiana?
Mi permetterò di rispondere brevemente, e
sinteticamente, a queste domande rischiando, forse, di rovinare tutto con la
mia interpretazione.
Il Buddhismo è la pratica della non-violenza,
del distacco personale, della purezza, della coscienza collettiva. Ecco dunque
le conquiste che attendono il saggio. E ancora, la trasmigrazione delle anime
verso il NIRVANA.
Il Buddhismo quindi, insegna la liberazione totale dello
spirito attraverso una disciplina che dà una visione globale e luminosa.
Come abbiamo visto, la filosofia buddhista non appare
all’improvviso, quale fenomeno isolato scaturito dalla mente di un uomo fuori
dal comune. Credo che sia molto di più. Si tratta, invece, di una corona
musicale, se mi è consentito osare, di una lunga tradizione indiana che viene a
rinnovare, “riossigenare” un pensiero mistico, intorpidito e
paralizzato da una confusione di rituali e credenze. In tal senso, forse fin
dagli inizi, il buddhismo apparve come la continuità della ricerca ancestrale
degli yogi indiani.
Quanto va emergendo poco per volta, si amplifica, prima di
diffondersi ai quattro angoli del paese e poi del mondo, inserendosi in una
logica di rinnovamento. Credo fermamente che nella storia degli uomini, la
nascita di una dottrina, degna di tale nome e con il rispetto di una perfetta
linea di condotta morale, è sempre un momento commovente. Commovente perché è
soprattutto una nuova porta aperta alla comprensione dell’universo, nel quale
l’uomo con mille sforzi, con mille sacrifici, evolve: una porta, che ciascuno è
libero di varcare, secondo le proprie aspirazioni più intime.
Ma, prima
ancora di addentrarci nello specifico, prima ancora di
“indottrinarci” – perché il DHARMA è per il buddhismo pura dottrina,
è necessario calarci in una nuova ed inconsueta realtà: in una nuova ed ideale
dimensione.
Uno dei maestri buddisti, più amati in Occidente, è Thich
Nhat Hanh, conosciuto anche come Thay (maestro) di tradizione zen zinzai. E’
una rara combinazione di mistico, filosofo, poeta e pacifista. Sin dai primi
anni del suo cammino religioso, nel suo paese, il Vietnam, ha perseguito la
realizzazione di un buddhis impegnato, un cammino spirituale non separato dall’
azione sociale, dalla realtà di tutti giorni.
Questo maestro è un grande riformatore, e il suo
insegnamento affascina tutti coloro che non cercano nella meditazione un’ altra
via di fuga.
Negli ultimi anni ha insistito sulla necessità di un dialogo
vero fra buddhismo e religioni monoteiste, il cristianesimo in particolare.
Secondo Thay, è di vitale importanza che i praticanti Zen occidentali
“innaffino i semi positivi” delle proprie radici culturali e
religiose, integrando, con esse, quanto imparano dal buddhismo, e penetrare nel
mondo della meditazione.
Thomas Merton scrisse
che “questo monaco ci ha mostrato che lo zen non è una scuola esoterica e nichilista che mira ad un’
illuminazione egoistica, ma una tradizione che ha, invece, un senso di
responsabilità molto raro, nel mondo moderno”.
Quindi, egli è un maestro capace di offrire una lettura
aggiornata delle scritture buddhiste e di dare significati attuali a riti
tradizionali. “Cerchiamo di dimostrare – spiega Thay – che vivere in pace
è possibile, e che praticare l’armonia e la comprensione è qualcosa che si può
fare anche quando si torna in città, in famiglia, o con un gruppo di
amici”.
Allora bisogna imparare a capire cos’è la meditazione.
Difatti, la sua raccomandazione è molto semplice e alquanto significativa.
“La meditazione non deve fare soffrire, ma dare calma e
stabilità, nel momento del presente. Senza calma, sarebbe impossibile guardare
in profondità e scoprire la vera natura”.
Il DHARMA, la dottrina, è in realtà una via di ricerca
personale che tende a spiegare il mondo e il ruolo dell’uomo, in esso. Più che
un vero dogma, nel senso più religioso del termine, in origine è un approccio
psicologico, una ricerca di natura individuale; se per dogma, in questo caso,
si vuole intendere: verità fondamentale, incontestabile.
La dottrina, quindi, non è una finalità a sé stante, in
quanto la sua applicazione richiede disciplina e un impegno personale concreto:
è, innanzitutto, un “mezzo” per giungere alla salvazione, al di là
del semplice dominio di sé.
Il DHARMA, che indicherò come una dottrina, ha questo
di essenziale: al prezzo di una stupefacente mescolanza di generi, riunisce
nel suo seno numerosi enunciati, ereditati dai tempi passati, per arrivare a
una delle più coerenti fusioni globali. In esso, si evidenziano tre assi
principali, eminentemente catalizzatori: la moralità elevata, la contemplazione
attraverso la meditazione, la saggezza psicologica che sottolineano le
aspirazioni spirituali di questa forma di pensiero.
Ma, la grande idea del DHARMA, che mette indubbiamente a
soqquadro in maniera irresistibile le antiche credenze, sta nel ridare all’
uomo il primo ruolo nell ‘orientamento della sua traiettoria e del suo divenire
spirituale. Orbene, mentre prima doveva guadagnarsi il beneplacito degli Dei
per accedere alla grazia, ora dipende solo da lui
raggiungere o meno la salvezza. Una sorta di trasmigrazione imperativa, quindi, attraverso
la condizione umana, prima di accedere al Nirvana! Non v’è dubbio che la dottrina
buddhista ponga la liberazione quale obiettivo ultimo, e la sofferenza, come
mezzo per raggiungerlo. I più autorevoli critici, e insigni studiosi,
concordano nel dare all’uomo una dimensione spirituale “autonoma”,
basata sul valore delle sue opere. Il DHARMA, introduce di fatto un cambiamento
irrimediabile nella gerarchia sociale. Certo è che nel contesto dell ‘ epoca, è
un ‘idea eccezionalmente innovatrice. Quando I ‘universalità del DHARMA spinge
il buddhismo alla ribalta, sulla scena indiana, l’ ATMANBRAHMAN si vede
relegato in un passato ormai sepolto. Secondo il DHARMA, allora, l’uomo non è
più uno strumento alla mercé del beneplacito degli Dei: ritrovando la capacità
di agire, per influire sul valore della traiettoria, nel bilancio dei suoi
atti, egli ritrova la libertà del proprio divenire. E’ evidente che in questo
modo l’ uomo, dall’ inizio alla fine della sua esistenza, è in continua
evoluzione, capace, altresì, di espiare i propri errori, con un comportamento
migliore. Appare più che evidente che la dottrina ha, per vocazione, il compito
di mostrare la via, di dare all’uomo le basi che gli permetteranno, più o meno
rapidamente, in funzione delle sue più intime aspirazioni, di liberarsi e di
raggiungere il Nirvana. Si legge ancora che il Buddha, dotato di una mirabile
capacità di sintesi, aveva l’ abitudine di riassumere il DHARMA in una semplice
frase, che fungeva da messaggio rivolto a tutti gli uomini: “APRITE LE
ORECCHIE, LA LIBERAZIONE DALLA MORTE E’ TROVATA”.
Per approfondire ancora l’ argomento, è necessario ricordare
che il buddhismo, quando fa la sua apparizione, è soltanto una filosofia di
vita, l’insegnamento di un modo molto pratico di vivere il quotidiano.
Un ruolo particolarmente importante è quello della
sofferenza, se si considera il DHARMA come dottrina della stessa.
L’illuminazione del BUDDHA è strettamente legata alla sua scoperta della
sofferenza umana. Essa acquista un ruolo importante nel buddhismo, per il
semplice fatto che “nascere” è all ‘ origine del dolore.
Secondo la leggenda, il Buddha, raggiunta la piena
illuminazione, restò in silenzio per 49 giorni, senza predicare. Il suo primo
insegnamento pubblico fu diretto ai cinque asceti che erano stati suoi
compagni, quando conduceva la vita di mendicante.
Avendo compreso che l’ ascetismo non portava alla libertà
dalla sofferenza, abbandonate le pratiche ascetiche, si separò dai cinque
compagni. Nel Parco delle Gazzelle di Sarnath, però, il Buddha rincontrò i suoi
vecchi compagni; ormai pronto e sicuro, impartì il primo insegnamento pubblico.
In quel discorso, divenuto famoso come primo giro della
ruota del DHARMA, Buddha espresse i principi delle “quattro nobili
verità”: la verità della sofferenza, la verità dell’ origine della
sofferenza, la verità della estinzione della sofferenza, la verità del sentiero
che conduce alla estinzione della sofferenza. nella sua grande religiosità
All ‘interno di queste “quattro verità”, troviamo
in atto due distinti binomi causa-risultato: la sofferenza è il risultato e
l’origine della sofferenza è la causa; parimenti, la vera estinzione della
sofferenza è pace (il risultato) e il sentiero che ad essa conduce è la causa
di quella pace.
Va chiarito che i vari giri della ruota del DHARMA non
indicano, in genere, precisi discorsi tenuti in determinate occasioni. Essi
forniscono, piuttosto, una struttura per catalogare gli insegnamenti del
Buddha, secondo contenuto e visione filosofica.
In breve, si può desumere che il primo discorso del Buddha,
nel Parco delle Gazzelle, mise in moto, diede inizio, forse, ad un metodo d’
insegnamento che venne denominato “primo giro della mota del DHARMA”
I tre addestramenti superiori sono: etica, concentrazione e
saggezza. Superiori, però, solo quando sono congiunti alla rinuncia.
Si può, quindi, cercare la felicità, raggiungere la pace,
quella autentica e durevole, solo attraverso la purificazione della mente.
Ciò è possibile solo eliminando la causa principale di ogni
sofferenza e infelicità: la nostra fondamentale ignoranza.
E’ evidente che gli insegnamenti buddhisti si basano anche
sulla certezza che le cause principali del dolore, e delle sofferenze,
scaturiscono dalla ignoranza umana e dalla confusione mentale.
Può il pensiero di noi occidentali, venire modificato da
questa conoscenza? Può essere deviante per la nostra cultura religiosa,
qualunque essa sia? Io credo proprio di no: La via per arrivare alla conoscenza
di DIO, Grande Architetto dell ‘ Universo, è una via d’ amore, una via dove gli
slanci del cuore, e l’ opera insonne del proprio miglioramento morale, aprono,
all’intelligenza, gli accessi per giungere all’ intima natura di DIO.
In conclusione, proprio in considerazione di quanto è stato detto, anche la nostra
religione, alla pari del DHARMA, consente di sentirci a posto con la
nostra coscienza. Tutto ciò, perché con il Buddhismo ci troviamo ai confini di
una realtà che purtroppo non ci appartiene e ciò deve farci riflettere,
meditare con obiettiva serenità.
Siamo giunti al termine di un ideale viaggio che, tutto
sommato, non è stato altro che una di quelle tante esperienze che talvolta ci
aiutano a ritrovare quelle energie necessarie per continuare a sperare e a
migliorare la nostra conoscenza, ma non più di tanto. Devo riconoscere, però,
che sarebbe un errore credere che non riguardi anche la nostra civiltà, con la
scusa che il Buddhismo vide la luce in Oriente.
Il viaggio nel mondo del buddhismo, come quello che ho
tentato di fare, mi aiuterà, quasi certamente, a trovare la conferma che l’uomo
è universale, proprio per quel suo desiderio di profonda pace, nonostante l’
ansia legata alle sue paure e le sue aspettative.
Al di là di ogni credo, di ogni religione, l’uomo è grande
perché dietro di lui c’è qualcuno più grande di lui. Il Buddhismo è un’ opera
di grande religiosità, specie per l’uomo che tenta, avvicinandosi, di scoprirla
quel tanto che basta, immedesimandosi nel suo grande pensiero, per vivere una
suggestiva avventura dello spirito. Tutte le religioni, del resto, adorano,
sotto diverse forme, lo stesso “principio divino universale” e tutte,
proprio tutte, conducono alla …”fonte divina”.•