Noi tutti abbiamo sempre sostenuto, supportati anche
dalla enorme quantità di letteratura esistente in tal senso fin dalle origini,
che la nostra Istituzione è “universale” e tutti noi abbiamo sempre
accettato questa definizione senza mai pensare di discuterla, quasi fosse un
dogma. Forse sarà la “moda” di questi ultimi anni che mette sempre in
discussione tutto, forse una punta di polemica, forse il non voler dare mai
tutto per ‘scontato”, che ci hanno
indotto a fare alcune riflessioni in proposito, nell’intento, anche
speculativo, di appurare se la Massoneria sia effettivamente
“universale”, in toto, in parte o non lo sia affatto. Il consueto
esame di coscienza anche se non richiesto non potrà farci che bene, almeno se
abbiamo l’intenzione di prendere coscienza della nostra realtà massonica ed
umana. In ogni caso, anche come succede in mare ai naviganti, fare ogni tanto
il “punto” è sempre opportuno perché riassume il percorso da noi fatto
e ci suggerisce il nuovo da percorrere. Per praticità possiamo dividere
l’argomento in tre parti, cioè esaminare separatamente l’universalità dei
nostri principi, quella dei nostri
rituali e l’universalità della nostra
funzione e realtà, cioè del nostro “sistema”. Cercheremo d’essere
come sempre molto semplici e sintetici anche per non stancare il lettore con astruse e complicate
dissertazioni più o meno filosofiche.
L’universalità dei nostri principi
Potrebbe essere data senz’altro per scontata, ma solo se
considerassimo come universale solo il nostro mondo ristretto ed in parte
“occidentale”. Ma i nostri aneliti di democrazia, di libertà, di
solidarietà, di fratellanza, di miglioramento individuale e quindi collettivo,
siamo certi di ritrovarli identici in altre parti del globo dove esistono usi,
costumi, morali e quindi religioni ed organizzazioni sociali notevolmente
differenti dai nostri? Certo noi sappiamo che oggi tutto tende ad un
“livellamento” uniforme e disarmante, in cui l’individuo, nonostante
venga considerato privilegiato, è pur sempre una parte anonima del tutto, ma
come è possibile conciliare queste differenze e divergenze in un concetto unico
e sicuro di universalità? Ci è noto, per esempio, l’uso esquimese di concedere
la propria moglie all’ospite anche di passaggio, la mutilazione di parte degli
organi anche sessuali in alcune civiltà (che per noi cristiani non sono affatto
ritenute “civiltà”) come segno anche di “iniziazione”
all’ingresso a pieno titolo nella società alla quale si appartiene, l’uso di
droghe utili alla sopravvivenza umana in ambito asiatico e più che altro
sudamericano, e così via (l’elenco non avrebbe fine) : in quale maniera
riteniamo di poter sostenere l’universalità di una qualsiasi morale, a meno che
non si voglia arbitrariamente affermare che solo noi siamo nel giusto e gli
altri nell’errore?
È evidente che buona parte dei nostri principi
istituzionali sono in grado di collimare con quelli degli “altri”, ma
non tutti, e sarebbe solo presunzione, come si è detto, ritenersi noi solo nel
giusto: gli “altri” potrebbero a pieno titolo fare altrettanto.
Alcuni fondamenti della filosofia massonica, se così si può dire, appartengono
al mondo biologico e quindi dovrebbero essere comuni alla specie umana, ma non
è proprio così. Per esempio l’uomo continua ad uccidere tranquillamente il proprio simile, in pace ed in guerra (dove
spesso riceve anche la “benedizione di Dio” per le sue azioni), ruba
al prossimo e commette tante altre iniquità (sconosciute al mondo animale al quale
appartiene) presumibilmente senza la “consapevolezza” di commettere
peccato o comunque una cosa riprovevole, perché a certe latitudini la morale
cambia, il clima ed il sistema di vita divengono differenti, i cosiddetti
“valori” assumono significati divergenti dai nostri. Altri esempi?
Sono infiniti. Possiamo quindi ritenere, in tutta coscienza, che i nostri
princìpi, ai quali tuttavia noi crediamo, siano effettivamente
‘universali”? Non ci dimentichiamo che versale significa anche
qualcosa oltre il legame che ci unisce alla nostra sfera terrestre.
L’universalità dei nostri rituali
E senz’altro una conseguenza dei concetti espressi in
precedenza. Questi sono stati creati dal “massone” a proprio uso e
consumo, ispirandosi alla propria morale, ai costumi, ad un tipo particolare di
tradizione e di simbologia in uso nella propria società, e così via. Le
differenze rimangono quindi come al punto precedente. Tutti coloro che hanno
avuto l’opportunità di recarsi all’estero hanno potuto vedere come cambino, anche
sostanzialmente, parole, gesti, funzioni, personaggi e quant’altro contribuisce
a realizzare i nostri riti e le nostre cerimonie. Ma un’altra cosa molto più
grave dovrebbe farci riflettere più profondamente. Senza voler essere blasfemi,
com’è possibile affermare la nostra universalità quando apriamo i nostri lavori
sulla Bibbia al Vangelo di Giovanni? Quale universalità riteniamo di
manifestare nei confronti del musulmano, dell’israelita e di qualunque altro
Fratello che professi una religione differente dalla cristiana? Non è forse
questo un sopruso ed una violenza perpetuata, anche involontariamente, nei
confronti del nostro prossimo?
L’universalità della nostra funzione e realtà, cioè del
nostro “sistema”
Anche in questo terzo caso dobbiamo per forza fare
riferimento a tutto ciò che riguarda i nostri principi, con tutta la nostra
morale e filosofia di vita massonica. Le nostre strutture, la nostra realtà di
uomini, la realizzazione del nostro “sistema” si confronta per forza
con la nostra essenza di cittadini del mondo “occidentale e
cristiano” il che, almeno per noi, non desta alcuna preoccupazione: è
tutto ovvio, regolare e scontato. Ma ripeto, come possiamo ritenere i nostri
esclusivi pensieri, il nostro modo di vedere e di pensare, le
“giuste” finalità che noi riteniamo di avere individuato nella vita,
conciliabili con il concetto di “universalità” che spazia oltre il
nostro mondo piccolo e ristretto? Sarebbe forse più onesto, corretto e meno
presuntuoso avere una visione meno “globale” ed “universale”
riducendola al nostro ambito più piccolo che in qualche caso è anche più
chiuso? E la nostra “polarità” lunare o complementare siamo poi certi
di averla collocata in una degna posizione, oppure siamo ancora
“schiavi” senza rendercene conto della nostra origine anglosassone
densa certo di grande civiltà, anche se non proprio identificabile con la
latina e quindi non completamente a noi congeniale, e comunque anch’essa
lacunosa di “universalità”?
Conclusioni
Possiamo ritenere che tutte le nostre buone intenzioni
tenderebbero verso una effettiva “universalità” anche se, per
sbadataggine
, per distrazione, o per assenza di autocritica, possiamo
in tutta coscienza ritenerci molto lontani da un pur minimo “sistema”
che possa avere una qualche relazione con il concetto di un principio
universale. Le vie di uscita, le alternative sono per noi tre, come del resto
poi lo sono sempre.
La prima — se vogliamo mantenere la nostra dichiarazione
di intenti comprensiva del concetto di universalità — dovrà essere quella di
rivedere tutto il nostro ‘sistema”, dalle
Costituzioni e Regolamenti, ai Rituali, alle nostre finalità proprio in senso
“universale”, modificando, correggendo, migliorando tutto quanto è
possibile senza avere alcun timore di rivoluzionare la nostra Istituzione.
Certo questa operazione sarebbe profondamente traumatizzante per molti di noi,
anzi forse per la maggioranza, ma darebbe sicuramente più dignità a ciò che
predichiamo, a tutta la nostra lotta per il “bene” (inteso in senso
“nostro’) dell’umanità, a tutte le fatiche che quotidianamente profondiamo
per la realizzazione dei nostri principi. Operazione radicale che secondo
alcuni non si sa dove potrebbe portarci: saremmo costretti a fare una sorta di
“salto nel buio”, termine spesso assunto in ambito politico, con
tante incognite e quindi per altri eccitante e denso di stimoli e di novità.
La seconda soluzione, molto più semplice ed elementare,
sarebbe quella di eliminare il termine di “universalità” da tutti i
nostri scritti, discorsi, principi e quant’altro, “riducendo” il
nostro ambito a qualcosa di “regionale’ e locale (inteso, stando anche
molto “larghi” in ambito occidentale, ma più che altro
“parzialmente europeo”). La cosa, è ovvio, disturberebbe un’altra
serie di Fratelli convinti, anche in buona fede, che tutto ciò che ci riguarda,
è confortato dalla tradizione e da una vita spesa in tal senso, dalla
universalità della Libera Muratoria e dai nostri intenti. Sarebbe anche in
questo caso una grande delusione per questi nostri Fratelli, ma sicuramente
anche per quelli della prima soluzione che vedrebbero cadere inesorabilmente
quella forza e quella consapevolezza che solo chi crede nella universalità
delle proprie azioni possiede.
Una terza
soluzione, la più triste, forse scontenterebbe una sola persona: l’estensore di
questo articolo, o forse qualche altro Fratello isolato, lasciando tutto com’è.
Come si sa i cambiamenti e le innovazioni sono sempre uno shock per gli
abitudinari e quindi l’immobilismo potrebbe essere apprezzato dalla maggioranza
dei nostri Fratelli, o forse no? Vorremmo proprio sbagliarci. In ogni caso chi
è arrivato in fondo a queste due pagine, sia che opti per una soluzione sia per
un’altra è stato “costretto” a prendere coscienza del problema, a
fare un breve esame della nosfra realtà, a considerare, anche se forse non lo
condivide, il fatto che ciò che noi pensiamo non può mai essere
“universale”, non è assoluto, non vale per tutti; non è vero che noi
abbiamo “ragione” e gli alfri torto, perché gli “altri”
sono nella identica nostra situazione.
Se vogliamo, lasciamo pure tutto così com’è, ma almeno
prendiamo più coscienza di cosa sia il concetto di “tolleranza” per
il pensiero altrui, di “diversità” e di “universalità” in
ambito umano; lasciamo in disparte la presunzione di essere depositari della
verità e cerchiamo di prendere coscienza di ciò che effettivamente siamo senza
fare drammi: un granello di sabbia in una spiaggia immensa della quale non ne
percepiamo né l’estensione né tanto meno la fine ed i confini. Forse il
principio di “relatività” è già stato espresso e definito in maniera
più precisa e comprensibile, anche se con qualche formula matematica, da
qualcuno più attendibile di noi, ma che sicuramente ha aperto un mondo nuovo e
la mente a tanti uomini di buona volontà, aperti al futuro ed alla ricerca
interiore, fossero essi massoni o semplici uomini comuni, scienziati o
impiegati del catasto, ma solo animati da tanta curiosità e motivati da una
grande sete di sapere e di conoscenza.
Il
paragrafo di chiusura della lettura in Grado di Apprendista comincia con:
“Appese agli angoli della Loggia vi sono quattro nappe, a ricordarci le
quattro virtù cardinali, TEMPERANZA, FORZA D’ANIMO, PRUDENZA e GIUSTIZIA, che,
ci informa la tradizione, erano tutte costantemente praticate dai nostri
antichi Fratelli”.
Prima
di procedere con la discussione su queste virtù cardinali, bisogna capire
perché è stato utilizzato un simbolo visivo invece di utilizzare semplicemente
le prime lettere di ogni parola, come, per esempio, nel caso del-
la
lettera “G” nel centro della Loggia, sull’altare.
Il
Dizionario Inglese Collins dà del simbolo la seguente definizione:
“qualcosa che rappresenta o significa qualche altra cosa, solitamente per
convenzione, in particolare un oggetto materiale utilizzato per rappresentare
un qualcosa di astratto”. Possiamo aggiungere inoltre che un simbolo può essere
definito come un segno visibile al quale è connesso un sentimento spirituale,
una emozione, una idea.
Era
in questo senso che i primi Cristiani chiamarono simboli tutti i riti,
cerimonie ed altre manifestazioni esteriori cariche di un significato religioso,
ad esempio, la croce, i pesci ed altri dipinti e immagini.
In
un periodo ancora più antico, gli Egizi comunicavano la conoscenza della loro
filosofia esoterica attraverso simboli mistici. Infatti, l’uso di simboli è
contemporaneo all’umanità. “11 primo sapere del mondo” afferma
Stukely “consisteva essenzialmente di simboli. La saggezza che ci è
pervenuta dai Fenici, dagli Egizi e dagli Ebrei, da Ciro, Pitagora, Socrate,
Platone e tutti gli antichi, è simbolica.”
Così l’uso di simboli o emblemi (parole usate come
sinonimi in Massoneria) deriva dalla stessa natura umana. Per la maggior parte
degli esseri tmla_ni, i simboli sono un sussidio necessario per una maggiore
profondità di pensiero. Rafforzano la nostra percezione intellettuale e sono un
potente aiuto per la memoria.
Le
magnifiche vetrate dipinte delle antiche cattedrali per esempio, erano
utilizzate per imprimere nella mente del popolo illetterato la storia della
vita di Gesù e degli Apostoli. Dagli inizi della storia scritta in poi, gli
uomini hanno cercato i mezzi per esprimere all’esterno la loro fede. La
religione dei primi Cristiani era conservata ed alimentata dai simboli che essi
dipingevano nelle antiche catacombe di Roma, dove costituiscono, ancora oggi,
una fonte di ispirazione.
In
Massoneria, la maggior parte degli insegnamenti relativi ai suoi misteri e
princìpi morali è tramandata sotto forma di simboli. Fondata, come scienza
speculativa, su un’arte operativa, essa ha preso gli utensili di lavoro della
professione che spiritualizza, i termini dell’architettura, il Tempio di
Salomone e tutto ciò che è connesso con la sua storia tradizionale, e,
adottandoli come simboli, insegna le sue grandi lezioni morali e filosofiche
attraverso il simbolismo.
Consideriamo
i vari utensili utilizzati dai nostri antenati Operativi e vediamo come
ricordiamo velocemente i numerosi ed importanti insegnamenti morali
.
insegnatici da questi simboli. Ci sono molti
altri simboli che trasmettono messaggi senza tempo. Quanti di noi, molto
tempo dopo essere stati destinatari delle letture dei tre gradi, possono
velocemente evocare le parole a loro associate
In
ciascuno dei quattro angoli delle Logge. nella nostra Giurisdizione pende una
frangia.
L’uso
delle nappe o frange (la parola ebrea è la stessa per entrambi) come simboli
per riportare alla mente di ciascuno le “sagge e serie verità”, è di
antica origine, perchè nel quindicesimo capitolo dei Numeri. vv. 37 – 40,
leggiarno:
“Ed
il SIGNORE parlò a Mosè, dicendo,
Parla
ai figliuoli di Israele, e dì loro che si facciano, di generazione in
generazione, delle nappe agli angoli delle loro vesti, e che [nettano alla
nappa di ogni angolo un cordone violetto;
Sarà questa una nappa, e quando la guarderete,
ricorderete di tutti i comandamenti del SIGNORE, per metterli in pratica; e non
andrete vagando dietro ai desideri del vostro cuore e dei vostri occhi, che vi
trascinano all’infedeltà;
Così
ricorderete di tutti i miei comandamenti. li metterete in pratica, e sarete
santi al vostro Dio’ .
Al
candidato viene detto che queste quattro nappe rappresentano le quattro virtù
cardinali: Temperanza, Fortezza. Prudenza e Giustizia.
In
molte Logge o nelle loro anticamere è incorniciato un motto tratto da “La Dignità dell’Uomo scritto da Anthony Nixon nel 1612:
“Dio
è la Fonte di tutte le Virtù e Doveri.
Da
questa Fonte sgorgano quattro fiumi.
Prudenza,
che conosce è utile per sè, per gli altri e per il benessere comune. temperanza,
la padrona della modestia, della castità e della sobrietà.
Forza
d’animo, che rende un uomo Tenace, Paziente e Coraggioso
Giustizia,
che è il vincolo e la salvezza della società umana, per mezzo del dare a
ciascuno ciò che gli appartiene, del mantenere le promesse, del prestare
volentieri soccorso agli afflitti e dell’aiutare qualcuno al meglio delle propria
capacità .
Non
può sussistere il minimo dubbio che i compilatori della “Esortazione dopo
l’iniziazione” nel Grado di Apprendista abbiano avuto in niente “La Dignità dell’Uomo’” quando
hanno scritto: “Lascia che la Prudenza ti diriga: la ‘Temperanza ti moderi;
la Forza d’animo ti sostenga e che la Giustizia sia la guida di ogni tua azione
.
Ma
per conoscere qualcosa di queste virtù cardinali, dovremmo conoscere qualcosa delle loro origini. Da dove
nascono allora? Certamente non con Anthony Nixon nel 1612, perchè già San
Tommaso d’Aquino (1225 – 1274) nella sua eccellente opera, la Summa Theologiae,
distingue tra queste quattro virtù cardinali, virtù naturali di cui l’umanità stessa
è capace, e le virtù teologali della Fede, Speranza e Carità.
San
Tommaso d’Aquino ha però perfezionato ciò che aveva affermato lo statista-studioso
Sant’Ambrogio, Vescovo di l’Ailano, allorquando questi, quasi un millennio
prima, aveva incorporato le quattro virtù cardinali nel suo grande manuale
sulla filosofia morale, e queste diventarono tradizionali nel pensiero
Cristiano.
Potrebbe comunque piacerci pensare che queste quattro virtù
cardinali non siano scaturite dal lavoro
di Sant’Ambrogio di Milano. Infatti, alla fine del quarto secolo a. C., Zenone
si recò da Cipro ad Atene e lì sotto il portico dipinto (chiamato Stoa) nel
lato nord del mercato, enunciò i principi dello Stoicismo. virtù era il sommo
bene ed era il vivere conformemente alle leggi della natura – una condotta di
vita connaturata al proprio rango – e le quattro importanti virtù erano la
Prudenza, la Temperanza, la Forza d’animo e la Giustizia.
Non
ho alcun dubbio che ulteriori ricerche potrebbero scoprire origini più antiche
di queste ed altre virtù. Probabilmente facevano già parte degli antichi
Misteri Eleusini e di altri misteri e filosofie. Senza dubbio si sono evolute
nel momento in cui l’uomo primitivo ha sviluppato il suo modo di vivere
passando dalla famiglia alla tribù e, in definitiva, ai gruppi nazionali
laddove c’era bisogno che l’individuo rispettasse la legge e l’ordine perchè la
società sopravvivesse. Certamente, alcune delle virtù possono già essere
rintracciate circa duemilaottocento anni fa quando Amos, un pastore potatore di
alberi di sicomoro, dette al mondo (ed alla Massoneria), nei primissimi scritti
riportati nel Volume della Irgge Sacra, il simbolo del filo a piombo
rappresentante la Giustizia.
I ,’uso delle. nappe come simboli delle preminenti o
principali virtù su cui sono imperniate e da cui dipendono tutte le altre è
stato introdotto in Massoneria sin dal diciannovcsimo secolo. Oliver afferma,
nel Capitolo 1 di “Rivelazioni di una Squadra”:
“che nel diciottesimo secolo i Massoni delinearono i
simboli delle quattro virtù cardinali per mezzo di un angolo acuto variamente
disposto. Quindi, supponiamo che tu sia rivolto ad est, l’angolo simboleggiante
la temperanza punterà a sud. Esso era chiamato Gutturale. La Forza d’animo era
denotata da una Croce di Sant’Andrea, X. Questo era il Pettorale. Il della
prudenza era un angolo acuto che punta a sud-est, ed era denominata Manuale; la
giustizia aveva il suo angolo rivolto a nord, ed era chiamato Piedistallo o
Pedale”.
Nelle logge, nella prima parte del diciottesimo secolo,
le letture in grado di Apprendista
prendevano la forma di Domande e Risposte e non di un discorso tenuto da uno o
più membri, come si usa oggi. Ecco un estratto dalle Domande e Risposte in
grado di Apprendista, tipiche di quel periodo, che si occupano delle Quattro
Virtù Cardinali. (notare la conferma dell’allusione di Oliver riguardo
all’associazione delle viltù col corpo umano)..
DOMANDA. Fratello Mio, tu mi hai riferito che io dovrei
riconoscerti da certi segni, un toccamento, una parola, ed i punti perfetti
della tua iniziazione. Tu hai dato i segni, il toccamento e la parola. Adesso
ti chiedo di spiegarmi punti perfetti della tua iniziazione. Quanti e quali
sono?
RISPOSTA Essi sono quattro, il Gutturale, che allude alla
gola; il Pettorale, che allude al petto; il Manuale, che allude alle mani; e il
Piedistallo, che allude ai piedi. Essi alludono alle quattro virtù cardinali,
Temperanza, Forza d’animo, Prudenza e Giustizia.
La Temperanza è quel debito freno ai nostri affetti e
alle nostre passioni che rende il corpo docile e governabile e libera la mente
dalla seduzione del vizio. Questa virtù dovrebbe essere la pratica costante di
ogni Massone, dal momento che egli è istruito a evitare gli eccessi, o a
contrarre abitudini licenziose o l’indulgenza nei confronti delle quali
potrebbe portarlo a svelare alcuni di quei preziosi segreti che lui ha promesso
di celare e giammai rivelare e che conseguentemente lo assoggetterebbero al
dispetto e allo sdegno di tutti i buoni Massoni, così come alla pena riveniente
dall ‘impegno assunto (allude al Gutturale).
La Forza d’animo
è quel nobile e saldo proposito mentale per mezzo del quale possiamo sopportare
qualsiasi dolore, qualunque rischio o pericolo, qualora con prudenza valutato
opportuno. Questa virtù è equidistante dalla avventatezza e dalla codardia; e,
come la precedente, dovrebbe essere profondamente impressa nella mente di ogni
Massone, come garanzia e sicurezza contro qualunque attacco indebito che possa
essere portato, con la forza o in altro modo, per estorcelgli qualcuno di quei
segreti che gli sono stati confidati; virtù emblematicamente rappresentata,
durante il suo primo ingresso in loggia, quando fu ricevuto con la punta di uno
strumento afflato posto sulla parte sinistra del suo petto nudo (allude al
Pettorale).
Prudenza ci insegna a regolare
in maniera gradevole le nostre vite e le nostre azioni ai dettami della
ragione, ed è quell’abitudine per mezzo della quale giudichiamo saggiamente e
prendiamo prudentemente delle decisioni su tutte le cose relative alla nostra
felicità presente e futura. Questa virtù dovrebbe essere la caratteristica
peculiare di ogni Libero Muratore, per regolare la sua condotta non solo in
Loggia, ma anche nel mondo esteEssa dovrebbe essere praticata in particolare
allorquando ci si trovi in compagnia di estranei, mai lasciarsi scappare il
minimo segno, toccamento o parola attraverso cui i segreti della Massoneria
possano essere indebitamente ottenuti; soprattutto ricordando il momento
memorabile quando sul suo ginocchio sinistro piegato e nudo, il suo piede
destro a squadra, la sua mano sinistra manteneva il Volume della Legge Sacra,
la squadra e il compasso, e la sua mano destra a coprirli (allude al Manuale).
La Giustizia è quella norma o quel limite giuridico che
ci permette di dare ad ogni uomo ciò che gli è esattamente dovuto senza
distinzioni. Questa virtù non solo è conforme alle leggi definire ed umane, ma
è il vero cemento ed il sostegno della società civile; e così come la Giustizia
in larga misura costituisce l’uomo veramente buono, così dovrebbe essere
pratica costante di ogni Libero Muratore il deviare giammai da essa, sempre
ricordando il momento in cui fu collocato nell’angolo a nord-est della Loggia,
con i piedi a formare un angolo retto (che allude al Piedistallo).
Abbiamo già detto che la Tradizione Primordiale, da cui de riva
ogni forma di dottrina tradizionale, consiste nella Legge propria di questo
Ciclo Cosmico. Conviene dunque sapere in primo luogo in che cosa consista la
dottrina dei Cicli Cosmici, dal momento che essa rappresenta uno dei principi
fondamentali della conoscenza tradizionale, ed un elemento-chiave per
comprendere l’origine delle dottrine che andremo ad esaminare.
Nell’affrontare questo complesso tema, ci
riferiremo soprattutto alla tradizione indiana, nella quale la dottrina dei
Cicli Cosmici, già presente nell’antica cosmogonia vedica, ed ulteriormente
sviluppata e definita nelle opere successive, ha trovato la sua più completa ed
esauriente esposizione l , ma non mancheremo di evidenziare i numerosi
collegamenti e le analogie che esistono fra dati trasmessi dalla tradizione
indiana e quelli presenti in altre forme tradizionali.
KALPA,
MANVANTARA E YUGA
Un primo elemento fondamentale della dottrina
dei Cicli Cosmici è la distinzione di tre diversi tipi di ciclo temporale,
generalmente definiti Yuga, Manvantara e Kalpa, che corrispondono a tre diversi
livelli della misurazione del tempo in rapporto, rispettivamente, agli anni
terrestri (o degli uomini), agli anni cosmici (o degli dei) ed agli Anni di
Brahma, ovvero della Divinità suprema.
Maha-Kalpa La suprema misura del tempo è data dalla durata della
vita di Brahma, cui i testi brahmanici attribuiscono il ruolo di Dio-Creatore,
e la cui vita dura 100 (0 108) Anni di Brahma, un arco di tempo immenso, detto Para o Maha-Kalpa. che
rappresenta il ciclo completo nel corso del quale si manifestano tutti i Mondi
possibili, e al termine del quale sorgeranno altri Brahma ed altri cicli,
all’infinito.
Kalpa Ogni Anno di Brahma è composto da 360 Giorni. detti Kalpa,
ognuno dei quali segna il nascere di un nuovo Universo: all’alba di ogni Kalpa,
Brahma si manifesta depositando nelle Acque primordiali il Germe d’Oro dell’Uovo
Cosmico (Brahmanda o Hiranyagarbha) da cui trae origine un Univers02 destinato
a scomparire e ad essere riassorbito nel Sonno della divinità col
sopraggiungere della Notte di Brahlna. quando si verificherà la Pralya3 ,
la “Dissoluzione di ogni cosa” a opera dell’Acqua e del Fuoco; Ina al
suo risveglio, Brahma creerà poi di nuovo se stesso Uovo Cosmico, ponendo in
essere un nuovo Universo. Vita e morte si alternano dunque conie il giorno e la
notte, la veglia e il sonno, e mentre ogni Giorno-Kalpa rappresenta la durata
di un intero Universo, lo sviluppo
totale di un Mondo, ogni Notte rappresenta un periodo di quiete ed uno
stato di assenza della manifestazione.
Manvantara A sua volta, ogrii Kalpa è composto da 14 Manvantara, divisi in due serie settenarie:
il A4anvantara, unità di misura cosmica e divina del tempo, comincia a
riguardarci più da vicino, perché ad ogni Manvantara corrisponde un ciclo
dell’umanità e delle sue civiltà, ciclo che è posto sotto la tutela di un Manu,
ovvero di un mitico Antenato, dal quale promana la Legge propria di ognuno di
questi cicli .
Il Manu del primo Manvantara del nostro Kalpa è detto Brahma Svayambhuva, “Colui che esiste di per se stesso”, dal
quale sarebbero discesi i princìpi fondamentali della società indo-ariana
contenuto nei Veda e nelle Leggi di Manu; gli fanno seguito altri cinque Manu:
Svarochisha, Auttami, Tamasa, Raivata e Chakshusna. Il nostro Manvantara è il
settimo della prima serie, è ed retto da Vaivasata, il Manu dell’attuale
umanità, la cui figura è collegata al primo Avatara _(incarnazione) di Visnù. Alla fine dell’attuale Manvantara, altri sette Manreggeranno i
Manvantara della Notte di Brahma: i loro nomi sono Savarna, Dakshasavarna,
Brahmasavarna, Dharmasavarna, Rudrasavarna, Rauchya, Bhautya. Segnaliamo che al
Manu Vaivasata corrisponde, nella mitologia babilonese, Sitnapistim, l’ultimo
re antidiluviano e il primo uomo dell’attuale umanità.
Ogni Manvantara corrisponde dunque ad una particolare condizione dell’umanità, ed è
localizzato in uno dei sette Dwipa (Tl’erre, Regioni) del nostro
pianeta, viene cioè collegato ad una particolare configurazione delle terre
emerse, contraddistinta da un diverso Polo, e quindi da un suo particolare
Centro Sacre principale. Queste sette Terre, che si succedono nel corso di un
Kalpa (manifestandosi due volte, una volta durante il Giorno di Brahma, ed
un’altra durante la Notte) sono designate, nel loro insieme, come Terra Santa o
Terra dei Viventi, al cui centro si trova il Centro primordiale, simboleggiato
dal Monte Meru, la Montagna Cosmica.
Se il Manvantara rappresenta la massima unità di misura del tempo
di un’umanità, ed è contemporaneamente una misura cosmico-divina, per calcolare
il tempo in termini terrestri, e a noi più accessibili, occorre far riferimento
agli Yuga, le epoche o età che rappresentano la forma ciclica più ridotta, e
che caratterizzano le principali fasi della storia di un ‘umanità. Gli Yuga
sono quattro, la loro durata è ineguale, ed era messa in rapporto ai punti
segnati sulle quattro facce di un dado
Krita-Yuga o Satya-Yuga (4800 anni) : corrisponde al numero 4, il
punto vincente e rappresenta l’Età dell’Oro (letteralmente l’Età Cornpiuta o
l’Età Reale), in cui la legge universale (I)harrna) si manifesta nella sua
integrità e la vita si svolge in uno stato di totale equilibrio e armonia: in
questa età esiste un’unica classe, denominata Hanzsa, come il Cigno di Brahma
Treta-Yuga (3600 anni) : corrisponde al nemero 3, e indica
un’epoca ancora felice, in cui però cominciano ad apparire la cupidigia e la
sofferenza
Dwapara-Yuga (‘2400 anni) : corrisponde al numero 2. ed è l’epoca
in cui il è ridotto alla sua metà,
aumentano i vizi e le disgraziQ% mentre diminuisce la durata della vita Illuana
Kali-Yuga: l’ultima età. corrispondente al numero 1, è l’età de la privazione e della perdita, in cui resta solo un quarto del
Dhar;na; il termine Kali, che indica concetti negati\i quali perdita,
cattiveria e discordia può essere messo anche in relazione con la natura
sanguinaria della dea Kalì. Nera (si tratta. infatti di un’età oscura) e con il
termine che int,ica il tempo
Età, la cui durata è detta di 12.000 anni. sir-nile a quelìa del
Grande Anno delle tradizioni mesopotamica e greca. Il Maha-Y’uga viene
identificato da alcuni con lo stesso Manvantara, mentre altri affermano che
occorrono 71 (0 72) IVIaha-Yuga per fonnare un Manuantara, e 1000 per fivmare
un Kalpa, la cui durata cotnplessiva sarebbe quindi di 12 milioni di anni
Ma in realtà, avvertono alcuni testi, gli anni di cui si parla non
sono anni umani. bensì Anni degli Dei (o anni cosmici). ognuno dei quali
corrisponde
a 360 anni terrestri, in
quanto ogni nostro anno equivale ad un giorno cosmico. Pertanto, i 12.000 anni
del Maha-Yuga (o Manvantara) dovrebbero essere moltiplicati per 360, e la sua
durata complessiva sarebbe di 4-320.000 anni (12.000×360) ; quella del Kalpa,
considerato pari a 1000 Maha-Yuga, assommerebbe allora a 4-320.000.000 anni,
mentre la durata complessiva della Vita di Brahma sarebbe quantificabile in ben
311.040 miliardi di anni9.
GLI
AVATARA Dl VISHNU
Abbiamo dunque visto che i quattro Yuga sono caratterizzati
dalla progressione discendente 4-3-2-1 (l’inverso della Tetraktys pitagorica)
che indica il progressivo allontanamento dalla pienezza del Dharma (l’ordine
cosmico, la Conoscenza), e dà una somma pari a 10, numero che corrisponde allo
sviluppo completo di un ciclo, definendo la relazione fra il suo inizio e la
sua fine.
Alla divisione di un ciclo dell’umanità in
quattro Yuga di durata ineguale, ma corrispondenti a dieci periodi di durata
uguale, si collega un’altra dottrina induista relativa alla suddivisione
interna dello stesso ciclo dell’umanità: si tratta della dottrina dei dieci
Avatara (Desavatara) di Vishnu, ovvero delle dieci successive incarnazioni del
Dio, considerate come discese dello Spirito divino, che si manifesta, assumendo
un corpo, per salvare l’umanità o per ristabilire l’ordine nel mondo’0 . La
serie degli Avatara, che va inquadrata nella successione dei quattro Yuga,
consente di definire le fasi di una vera e propria storia segreta dell’umanità,
narrata in chiave mitica dal punto di vista della tradizione indo-ariana, e
costituisce pertanto un prezioso schema nel quale possono trovare una
collocazione anche numerosi dati provenienti da altre tradizioni:
Matsya (Pesce) : Vishnu appare in forma di pesce a Manu per
avvisarlo dell’imminente Diluvio, e poi porta in salvo la sua Arca sulla
Montagna del Nord. Il Diluvio è quindi la catastrofe (Pralaya) con la quale
inizia il primo periodo (Krita-Yuga) dell’attuale Manvantara; Manu, il
progenitore della nuova umanità, salva dalle acque del Diluvio anche la
Conoscenza, portando con sè i Rishi, gli antichi poeti-veggenti, autori dei
Veda.
Kurma (Tartaruga) : in forma di Tartaruga, Vishnu aiuta gli dei
(Deva) e i demoni (Asura) a “frullare” il Mare di Latte, ovvero il
caotico Oceano degli Elementi, servendosi del Monte Mandara (l’Asse del Mondo)
come mestolo e del serpente Vasuki (il Tempo) che lo circonda, come di una
corda, per ottenere i 14 Tesori (Chaturdasa Ratnam, le cose più desiderabili di
questo mondo) fra cui l’elisir dell’immortalità (AmritaSoma), che poi ha cura
di far bere solo ai Deva.
Varaha (Cinghiale) : Vishnu-Cinghiale, sconfigge il demone
Hiranyaksha, autore del Diluvio, e fa emergere la Terra (la dea Pritvi) dal
fondo dell’Oceano.
Narasimha (Leone) : con l’aspetto di Uomo-Leone, Vishnu sbrana il
malvagio re Hiranyakashipu che dubitava del suo potere.
Vamana (Nano) : apparso in forma di nano, Vishnu ottiene dal re
Bali la promessa di regalargli tanta terra quanta ne potrà percorrere con tre
passi; trasformatosi quindi in gigante, copre tutto il mondo, compresa la
regione di Patala (gli Inferi), così come l’antico Vishnu-Trivikrama aveva
creato il Mondo con tre passi; questa incarnazione di Vishnu viene collocata
nel Treta-Yuga (mentre le quattro precedenti appartengono al KritaYuga) e si
pensa che si riferisca al periodo in cui gli Arii lottano contro le popolazioni
dravidiche per il possesso della penisola indiana.
Parasurama (Rama con l’ascia da guerra) : Vishnu, incarnatosi come
Parasurama, figlio del saggio Brahmano Jamadagni, vendica l’uccisione del
padre, distruggendo, con l’aiuto di Shiva, l’intera casta degli Kshatrya
(Guerrieri) capeggiata dal malvagio re Kartavirya, nel corso di una sanguinosa
guerra durata ventuno anni l•3 . Il mito, narrato nel
Mahabharata, si riferisce alla ribellione degli Kshatrya contro l’autorità dei
Brahmani.
Rama: settima incarnazione di Vishnu, Rama è l’eroe per
eccellenza, e rappresenta l’espressione più alta degli ideali della casta
guerriera. Figlio del re di Kosala, Dasaratha, Rama viene istruito dal saggio
RishiVisvamitra: in seguito a degli intrighi viene esiliato, e si ritira nella
foresta con la sposa Sita e il fedele fratello Lakshmana; dopo 14 anni Ravana,
re dei Demoni, rapisce Sita e con un carro volante la porta in un’isola
(identificata con Ceylon) ; aiutato da un esercito di scimmie capeggiato da
Hanuman, Rama raggiunge l’isola, uccide Ravana e libera la sua sposa. Le gesta
di Rama, narrate nel Ramayana, si collocano nell’ultirno periodo del Treta-Yuga
(fra il 5000 e il 4000 a. C). , e sembrano riferirsi all’affermazione del primo
Impero indo-ariano.
rishna (lo Scuro) : Krishna è l’eroe divino più venerato di tutta
l’India, la cui leggenda è narrata nella prima parte del Mahabharata; da
bambino viene affidato a dei pastori per evitare che venga ucciso dal re Kansa,
suo zio; divenuto poi un eroico guerriero, uccide Kansa e distrugge una città
aerea, Saubha, che sorge sulle rive dell’Oceano; quindi fa da mediatore nella
disputa fra i cugini Panduidi e Kuruidi, e la BhagavadGita narra di come aiuta
e istruisce, in vesti di auriga, il suo amico Arjuna, i spingendolo alla
battaglia contro i Kuruidi, e rivelandoglisi come dio. Infine, ritiratosi a
meditare in una foresta, viene ucciso da un cacciatore, mentre la sua città,
Dvaraka, i cui abitanti si sono dati ad ogni genere di vizio, sprofonda
nell’Oceano. Con la morte di Krishna ha inizio il Kali-Yuga
Buddha: all’inizio del
Kali-Yuga, Vishnu si incarna nel Buddha per predicare la rinuncia e il rifiuto
del dogmatismo; il nono Avatara si collega alla diffusione del Buddhismo in
India e al suo successivo riassorbimento nell’Induismo.
10 Kalkin: l’ultimo Avatara si manifesterà alla fine del
Kali-Yuga, quando la confusione sarà giunta al culmine; sarà preceduto
dall’apparizione di sette Soli, e da un grande calore distruttivo, e giungerà,
come il Cavaliere dell’Apocalisse, cavalcando un cavallo bianco e con una spada
fiammeggiante in pugno, per restaurare il Dharma, e dare inizio ad un nuovo ciclo.
LE
QUATTRO ETÀ DEL MONDO
Alla dottrina orientale dei quattro Yuga, corrisponde, nella
tradizione greco-romana, quella delle quattro (o cinque) Età del Mondo, la cui
prima formulazione risale ad Esiodo ‘6 e che venne ripresa e sviluppata da
numerosi altri scrittori e poeti dell’antichità, fra cui Virgilio e Orazio. La
descrizione delle varie Ere, o meglio, dei cicli di civiltà che si sono
succeduti nel nostro mondo è la seguente:
Età dell’Oro: quando in cielo regnava Cronos, il mondo era abitato
da una razza di uomini simili agli dei, che vivevano felici e liberi da
malattie e preoccupazioni e praticavano la giustizia senza bisogno di esservi
costretti, né avevano bisogno di lavorare, perché la terra, su cui regnava una
perenne primavera, dava i suoi frutti spontaneamente e in abbondanza; dopo una
vita lunga e serena, questi uomini morivano tranquilli, come se si
addormentassero. Alla loro scomparsa, divennero degli spiriti aerei. custodi e
protettori degli uomini.
Età dell’Argento: Zeus, subentrato a Crono, ridusse la durata
della primavera, determinando il succedersi delle stagioni, e gli uomini
dovettero cominciare a coltivare la terra, a costruirsi dei rifugi e a
sviluppare le arti; molto peggiore della precedente, la generazione argentea
era contraddistinta da una prolungata fanciullezza, durante la quale (per cento
presso le madri; da adulti, gli uomini di questa Età erano però
stolti e non veneravano gli dei, per cui Zeus, sdegnato, li fece sparire, ed
essi sono diventati spiriti degli Inferi.
Età del Bronzo: la terza generazione era composta di uomini
violenti e terribili, nati dai frassini e amanti della guerra, ma non empi;
benché tremendi, la morte colse anche loro, e scesero nelle squallide dimore
del gelido Ade.
Età degli Eroi (compare in
Esiodo, ma non in altri autori, e più che ad una Età a sé stante, potrebbe
essere considerata come I ultima fase dell’Età del Bronzo o la prima della
successiva Età del Ferro) : la Terra genera una stirpe celeste di eroi, ritenuti
semidei, molti dei quali furono uccisi in combattimento, alcuni a Tebe, altri a
Troia; ma altri furono posti da Zeus ai confini del mondo, nelle Isole dei
Beati, dove hanno vissuto felici e sereni.
Età del Ferro: l’ultima generazione, caratterizzata dal nero
ferro, è composta da uomini malvagi, violenti e senza timore degli dei; è una
stirpe priva di giustizia, di lealtà, di pudore e di pietà, su cui regnano la
frode, la guerra, la diffidenza, e il desiderio del possesso; l’uomo inizia a
navigare, delimita le proprietà terriere, scava nelle viscere della terra alla
ricerca di tesori; Zeus distruggerà anche questa ultima razza “quando i
bambini nasceranno canuti”.
Alla suggestiva versione mito-poetica data dal mondo classico, fa
riscontro la Visione descritta nel Libro di Daniele, in cui le
quattro Età del Mondo sono simboleggiate da un ‘enorme statua, dall’aspetto
terribile e straordinario, con la testa d’oro, il petto e le braccia d’argento,
il ventre e le cosce di bronzo, le gambe
di ferro, e i piedi in parte di ferro e in parte di argilla: Daniele spiega che
le parti della statua simboleggiano quattro Regni successivi, l’ultimo dei
quali è caratterizzato dal duro ferro che tutto spezza e distrugge, mischiato
però alla fragile argilla; pertanto, come il gigante viene distrutto da una
pietra staccatasi da un monte, che ne colpisce i piedi, provocando la rovina
dell’intera statua, allo stesso modo quest’ultimo Regno sarà distrutto e
stritolato da un Nuovo Regno, indistruttibile ed eterno, che Dio farà sorgere
dal cielo.
Anche i quattro “Animali” della Visione di Ezechiele o i
quattro simboli animali degli Evangelistiche circondano l’immagine
del Cristo in Gloria, oltre ad indicare le quattro modalità attraverso le quali
si manifesta il Verbo divino, ed oltre al loro collegamento con i quattro
Elementi, possono alludere, come nota Fulcanelli20 alle quattro fasi
in cui si divide un grande periodo ciclico, e che corrispondono alle quattro
Età dell’Umanità di Esiodo o ai quattro Regni di cui parla Daniele.
Il carattere “universale” di questa dottrina, lo si può
dedurre dalla sua presenza anche in tradizioni molto distanti e diverse, e se
non desterà meraviglia, per la prossimità delle aree culturali, ritrovare
l’idea delle quattro ere dell’umanità nell’Avesta persiano, appare
certo più sorprendente che la stessa visione si ritrovi anche in una realtà
completamente diversa e priva di contatti con il mondo indo-europeo, come
quella delle civiltà precolombiane: nei documenti e nei calendari
mesoamericani, si rileva infatti sia la presenza di calcoli relativi a grandi
cicli temporali, sia il riferimento a quattro Ere del Mondo
Secondo i Maya, infatti, gli Dei, dopo aver distrutto tre Mondi
con un diluvio, col fango e col fuoco, hanno creato il Mondo attuale, sorretto
da quattro divinità (i Bacab) che ne rappresentano i punti cardinali. Gli
Aztechi, collegandosi alla tradizio.ne Maya, parlano parimenti di quattro Soli,
che si sono succeduti a partire dalla creazione del genere umano, e ognuno dei
quali è collegato ad una delle quattro direzioni dello spazio, ma aggiungono
ancora un quinto Sole, quello attuale, che viene posto al centro di questo
schema e rappresenta il compimento dell’intero Ciclo.
Primo Sole (MatlactliActl: Dieci Acqua), 4008 anni: la terra era
abitala dai Giganti e questa prima umanità venne distrutta da un Diluvio, dal
quale scampò solo una coppia (o sette) trovando rifugio su un albero o in una
grotta. Sulla Pietra del Sole questa epoca è rappresentata dal Dio Giaguaro
(Ocelot”Fonatiuh) ed è detto che i Giganti furono divorati dai giaguari.
di Vento (Quetzalcoatl) distrusse questo Sole, gli uomini furono
trasformati in scimmie, ad eccezione di una coppia, che si salvò salendo su una
roccia.
Terzo Sole (Tleyquiyahuillo), 4010 anni, distrutto da una pioggia
di Fuoco e dalla lava; per sopravvivere, gli uomini furono trasformati in
uccelli.
Quarto Sole (Tzontlilinc), durato 4081 anni, fu distrutto da
piogge torrenziali e inondazioni, simboleggiate dalla Dea Chalchiuhtlicue
(l’Acqua della Luna infausta) : il diluvio durò 52 anni, le montagne
scomparvero sotto l’acqua e gli uomini furono trasformati in pesci
Quinto Sole: è simboleggiato dal volto di Tonatiuh, il Dio Sole,
posto all’interno del segno Ollin, che indica il Movimento, perché sarà il
movimento della Terra che farà perire l’attuale umanità.
Ricordiamo che le culture mesoamericane consideravano
particolarmente pericolosi i punti conclusivi dei cicli temporali, in
coincidenza dei quali avrebbero potuto verificarsi le più tremende catastrofi.
I Maya possedevano un sistema calendariale molto complesso ed estremamente
preciso, ereditato dagli Olmechi, nel quale il calcolo dei tempi era effettuato
in rapporto a diversi cicli, ognuno dei quali aveva una propria
“Ruota” calendariale:
Anno solare civile (Haab maya, Xihuit azteco) composto da 18 mesi
di 20 giorni (divisi in 4 periodi di 5 giorni) per un totale di 360 giorni.
L’Anno solare reale era calcolato con grande esattezza in 365, 2420 giorni, e
tale risultato era ottenuto aggiungendo 5 giorni (detti Nemontemi) ad ogni
anno, più uno ogni 4 anni, e sottraendo un giorno ogni 130 anni. Ogni anno
portava il nome del suo giorno iniziale che poteva variare fra quattro diversi
segni.
Calendario rituale (Tzolkin maya, Tonalpoualli azteco) : è
ritenuto il più antico ed era considerato sacro e magico in quanto dai suoi
giorni fasti o nefasti dipendevano i destini umani; si sviluppa in periodi di
260 giorni, ottenuti combinando i segni dei 20 giorni con quelli dei primi 13
numeri, formando delle serie di 13 giorni fino al ripetersi della stessa
combinazione iniziale segno-numero (1-Cipactli) .
Rivoluzione sinodica di Venere, calcolata con grande precisione in
584 giorni (dai calcoli moderni risulta di 583, 920 giorni).
I Maya possedevano inoltre un sistema particolare, detto Computo
lungo (Quenta larga) per il calcolo dei cicli temporali di maggiore durata;
questo sistema, che viene fatto iniziare dal 3113 a. C. ed al quale si
riferiscono numerosi steli scolpite, è fondato sul numero Venti e presenta le
seguenti unità temporali:
Kin, il giorno;
Uinal, il mese formato da venti giorni;
Tun, l’anno, formato da 400 giorni (20 mesi), che si sovrappone al
ciclo annuale di 360 giorni, formato da 18 mesi) ;
Katùn: la misura-base del Computo Lungo
(significa letteralmente
“Due Anni”) formata da 20 Anni-Tun, e corrispondente a
un ciclo di 7.200 0 8.000 giorni;
Baktùn: formato da 20 Katùn (144.000 0 160.000 giorni),
Piktùn: formato da 20 Baktùn (3.200.000 giorni), e così via, fino
all’Alautùn di 36 miliardi di giorni. steva da 12.000 anni.
da 13 mesi di 28 giorni, per un totale di 364
giorni, pari a 52 settimane (cfr. Morretta, op.cit. p.272).
La determinazione dei periodi ciclici derivava dalla combinazione
dei computi delle diverse ruote calendariali: il Ciclo-base, detto Xihuitl o
Xiuhmolpilli (it “Secolo” azteco), durava 52 anni (divisi in quattro
periodi di 13 anni), al termine dei quali il ciclo sacro di 260 giorni
coincideva con quello solare di 365 (18.980 giorni, pari a 260×73 0 365×52). Al
termine di ogni ciclo di 52 anni, il Mondo andava rinnovato, e a tal fine si
svolgeva, sulla montagna Uixachtecatl, una cerimonia detta la “Legatura
degli anni”, nel corso della quale veniva acceso il “Nuovo
Fuoco”, ed ogni famiglia poteva riaccendere il suo fuoco, dopo che il
ricorrente pericolo della scomparsa del Mondo era stato scongiurato per altri
52 anni 26 Due Xihutl componevano inoltre un Ciclo di 104 anni, che
terminava con la coincidenza dei due calendari di 260 e 365 giorni con quello
di Venere di 584 giorni (i 37-960 giorni del Ciclo sono infatti pari a 260×156,
365×104, 584×65).
E’
in corso nella Comunione Massonica italiana un dibattito, che si sta
facendo vivace, sui rapporti fra Massoneria e Società. L’argomento, tema di
punta della nuova Giunta, uscita dalle elezioni del marzo del ’99, è stato
illustrato con dovizia dal Gran Maestro Raffi con interviste a quotidiani e
periodici nazionali e ribadito ai fratelli della Comunione con l’ampio risalto
dato alle allocuzioni ed agli interventi nei Convegni, nelle visite ai Collegi
o alle singole Logge.
Questa singolare volontà “aperturista”
merita di essere attentamente analizzata, considerato che nel Grande Oriente
d’Italia convivono due anime ben distinte. Esse altro non sono che lo specchio
nazionale dell’attuale situazione massonica europea. Un’anima, legata alla
tradizione massonica francese, figlia delle idee rivoluzionarie del 1789, è più
attenta all’evoluzione della società e più sensibile ad una presenza
“esterna” della massoneria. L’altra, più vicina alla concezione
massonica anglosassone, identifica nella pratica della ritualità tradizionale,
rispettata in ogni sua forma con puntigliosa continuità, lo scopo finale della
Libera Muratoria, nell’assunto che il Massone, così preparato in Loggia,
porterà nel mondo degli uomini che lavorano, che producono, che soffrono e che
combattono contro le difficoltà della vita i valori universali della
Massoneria.
Queste due posizioni così diverse devono
necessariamente confrontarsi con una realtà in rapida evoluzione e che impone
un adeguamento dei principi andersoniani all’oggi. Entrambe, non solo in
Italia, ma in tutta Europa, cercano di dare risposte alla domanda che tanti
massoni, e non solo massoni, si pongono: “dove va la Massoneria?
La soluzione alla domanda posta non è vicina. Ed è
auspicabile un dibattito il più coinvolgente possibile, con convegni, momenti
di studio e confronto, non solo nella Comunione italiana, ma anche in tutte le
Comunioni europee.
Per portare un contributo
all’attuale dibattito, proviamo a fare un confronto con una tradizione
culturale diversa dalla nostra. Potremmo ricavarne utili insegnamenti. Nel
mondo islamico, pur con la prudenza necessaria quando si affronta questo
argomento, esiste qualcosa che possiamo generalmente assimilare alla tradizione
esoterica occidentale Sono le scuole sufiche che – come scrive Sevvd Hossein
Nasr – “essendo corporazioni ben
organizzate entro la più ampia mastrice della società islamica, esercitarono
influsso durevole e profondo su tutta la struttura sociale, anche se la loro
funzione di base era quella di custodire attraverso i tempi i valori dello
spirito Massoneria e Sufismo hanno molti punti di contatto. Le iniziazioni
sufiche per esempio prevedono che l’iniziando venga introdotto in una stanzetta
tanto piccola da non poter neppure sdraiarsi, per meglio favorirne la
meditazione. Successivamente viene condotto in loggia, ove il maestro gli
comunica le parole segrete. La formula del giuramento prevede la congiunzione
della mano del maestro sufi con la mano dell’iniziando, la gamba destra contro
la gamba destra, il ginocchio contro il ginocchio. che nell’iniziazione sufica
è previsto il rito della bevanda dolce che poi diventa salata, a monito della
fedeltà. All’iniziato viene donata una fascia o un grembiale, oltra al mantello
di lana grezza bianca, e gli viene ingiunto di conservare il segreto sui lavori
di loggia. Altre analogie sono riscontrabili nel concetto esaltatore della
Luce, evidenziato nel rituale massonico dalla catartica affermazione del
Maestro Venerabile ‘ …e la Luce sia…”. Tavole sono quelle lette dai
fratelli in loggia e tavole si chiamano gli scritti dei Sufi. Le analogie
continuano, la (love il pavimento a scacchi bianchi e neri si confonde nelle
logge sufiche con “drappi bianchi e neri che simbolizzano la Luce e
l’Ombra, la Sapienza e l’Ignoranza”. Comune ad entrambe le comunioni la
presenza della corda intrecciata con i nodi d’amore. Come fondamentale per
entrambe è il concetto della morte nella rinascita dello spirito. Questi sono
solamente alcuni e i più evidenti punti di collegamento fra Massoneria e
Sufismo. L’interpretazione sufico-esoterica dell’Islam è stata compiutamente
analizzata, per la prima volta con taglio moderno, dallo storico francese Renè
Guénon nel suo libro Apercus sur l’lnitiation.
Egli suggerisce che l’esperienza secolare sufica, con
l’amore per la ricerca diretta al perfezionamento dell’uomo, indica la via
maestra per un ordine iniziatico qual è la Massoneria. Essa è la fedeltà alla
Tradizione. Attraverso questa scelta, ai Sufi è stato possibile custodire nel
tempo i valori dello spirito, trasmettendoli da una generazione all’altra.
Questo metodo, fondamentale nel sufismo, sembra invitare il massone d’oggi,
confuso e frastornato, a ritornare a studiare le Antiche Costituzioni (Old
Charges, meglio conosciute collie Antichi Doveri), tutte – giova rimarcarlo –
di matrice inglese. Esse, legate ad un periodo di circa quattro secoli di
storia europea, hanno inizio col famoso Poema Regius. Attraverso i Manoscritti
Cooke, Beswicke-Royds, Roberts giungono via via ai rifacimenti costituzionali
Andersoniani della prima metà del Settecento. Lo studio della tradizione, dei
testi sacri, delle regole tramandate nei secoli, consentono al massone quella
libertà di visione atta ad aiutarlo nei momenti di svolta come quelli che oggi
la massoneria sta attraversando. Il metodo sufico insegna inoltre la tolleranza
e I ‘approfondimento conoscitivo di tutto ciò che è diverso come punto di
partenza per una reciproca comprensione. Ammonisce che tutto riconduce al
dominio dell’Essere Supremo e suggerisce alla Massoneria la via della
continuità, quando si occupa soprattutto della costruzione dell’Uomo Vero. Solo
lavorando con gli attrezzi dell’Arte Reale all’interno del Tempio si realizza
compiutamente la missione della Libera Muratoria. Così preparato e formato, il
massone, uti singuli, contribuirà alla costruzione del Tempio Universale.
E’ questa la soluzione alle tante problematiche che la
Massoneria, europea e non, oggi deve affrontare? Od è più vantaggioso che la
Massoneria si apra alla Società, usando gli strumenti propri del mondo della
comunicazione, giudicati da molti massoni strumenti profani? Massoneria protesa
all’interno della Loggia a formare l’Uomo, così come le altre scuole
iniziatiche sembrano insegnarci o Massoneria allo scoperto per incidere sulla
società, quasi partito o movimento d’opinione? O una terza Sia che medi fra le
due posizioni’? Magari proposta dalla Comunione Massonica Italiana?
Domande che intrigano, ma che appaiono in tutta la loro
drammatica attualità. per un Massone, uomo libero
Da più parti, e spesso in termini apocalittici, viene
invocata l’emanazione di uno specifico codice di comportamento, che stabilisca
i limiti del lecito, nel campo della ricerca e della pratica biologica.
te motivata da antichi pregiudizi, da ancestrali paure e
dalla presunzione che non esistano barriere naturali all’applicazione perversa
e scriteriata della riproduzione per clonazione, dell’ingegneria genetica e
della fecondazione in vitro.
La Libera Muratoria, corale espressione dello spirito
laico e libertario che definisce ogni libero muratore, ha il dovere di giudicare
tale richiesta alla luce dei principi che la ispirano e dei valori che si è
deputata di trasmettere.
Né può esimersi dall’agire efficacemente, affinché il suo
giudizio sia fatto proprio dalla pubblica opinione.
La naturale propensione al totalitarismo di chi detiene
il Potere, e il conformismo delle masse popolari, mai iniziate ai valori della
libertà, impone che la Libera Muratoria si mobiliti per difendere l’uomo da un
ritorno alta condizione dei secoli bui.
Dato per pacificamente acquisito, che i codici sono
sistemi etici costruiti su assiomi non necessariamente intuitivi, purché
compatibili fra loro, non dovrebbero esserci difficoltà a convenire che vanno
considerati da cultura avanzata tutti i codici i cui postulati siano
compatibili con la massima libertà intesa sia come massimo numero di possibilità
assolute, connotanti le potestà, che come massima possibilità delle possibilità
relative, connotanti le libertà.
Ne consegue che nessun codice può essere considerato
civile, se annovera fra i suoi assiomi di partenza una qualsiasi violazione
delle due potestà che connotano la dignità della persona umana: quella di
disporre del proprio corpo e della propria anima, e quella di perseguire la
conoscenza a mezzo della propria razionalità. E, poiché anche il più liberale
dei codici bioetici violerebbe entrambe queste due potestà, la Libera Muratoria
non può che combatterne l’Istituzione.
A valle di queste considerazioni, è il nostro schierarsi
all’unisono, da sempre, veementemente e senza condizioni, dalla parte di Bruno
e di Galilei, che ebbero la gloria del rogo e l’onta dell’abiura per aver avuto
sia l’ardire di rivendicare la libertà di pensiero, che di svelare la
supremazia
della ragione su dogmi e pregiudizi.
La libertà di pensiero, che non sempre è citata a
proposito, significa che le verità non devono essere
imposte con altra forza che non sia quella della ragione, o, il che è lo
stesso, che ogni e ciascun uomo ha il diritto di esplicitare e propagandare le
proprie verità.
Ne discende che ai portatori di false verità vanno
riconosciute le stesse libertà di cui godono i portatori di verità
inoppugnabili, ma non potrà mai discernerne che le false verità non possano e
non debbano essere combattute.
Ogni verità è la proposizione di un pensiero, che
partendo da determinati postulati, porta a determinate conclusioni. E’ perciò
ineluttabile che, se si deduce correttamente, simili o differenti postulati di
partenza portino a simili o differenti conclusioni.
La libera Muratoria, pertanto, non è una Torre di Babele
in cui albergano diverse verità, ma il luogo in cui, per la comunanza dei postulati
di partenza, il pensiero di ogni e ciascun libero muratore approda
necessariamente alle stesse, i anche se non identiche, conclusioni.
Ciò non significa che esiste un pensiero massonico, che
non esiste, ma che esiste un linguaggio massonico, che determina, condiziona e
omologa il pensiero dei liberi muratori, i quali però non possono pensare
identicamente, perché le loro diversità genetiche e culturali lo impediscono.
Ma, se rendono impossibile che sia identico, queste diversità non possono
impedire al pensiero di ogni libero muratore di approdare a conclusioni di
uguale segno, senso e direzione.
Per ciò che diciamo di essere e di volere, non possiamo
neanche segretamente pensare di entrare nel merito di un codice bioetico.
Su questo non ci piove, non perché lo proclami un qualche
magistero, o lo sancisca una qualche legge muratoria, ma perché l’essere liberi
muratori comporta il non riuscire a far partire i propri discorsi da postulati
che non siano adamantinamente laici e libertari. Pertanto, nessuno di noi
può avere ombra di dubbio che la nostra posizione, nei
confronti dell’emanazione di un codice bioetico, sia esattamente inquadrata ed
esaustivamente significata dal nostro antico gridare chiaro e forte, che non
consideriamo lecita nessuna norma che possa anche soltanto scalfire potestà
umane fondamentali, quali sono quelle che un tal codice inevitabilmente
violerebbe.
Perciò, per decidere il nostro atteggiamento, non ci occorrono
convegni e conferenze, tavole rotonde e pareri più o meno paludati.
Il nostro atteggiamento lo abbiamo deciso, al di là della
prudenza e della convenienza, quando abbiamo sposato i postulati del linguaggio
muratorio, che, ponendoci fuori dal gregge, ci espongono alla rappresaglia di
pastori e pastorelli.
Di convegni, di conferenze e di ogni altro mezzo di
comunicazione abbiamo invece bisogno, per denunciare e sventare il pericolo
rappresentato da forse inconsce, ma evidenti, nostalgia di santa Inquisizione.
Un atto di umiltà mi suggerisce di rivolgermi ai Fratelli
con queste considerazioni che sottoporrei in forma “concertante”,
ossia con l’invito al dialogo della domanda e della risposta, non
necessariamente subitanea ma, anzi, a u s p i c a b i l m e n t e interiorizzata,
al fine di far fluire al cuore rinnovati impulsi destinati all ‘arricchimento
del nostro patrimonio spirituale.
L’interrogativo si pone a seguito della ponderatezza con
la quale mi sono soffermato sul significato della “Iniziazione”. Non
già per il cerimoniale che non sottovaluto affatto per l’importanza che il
primo atto di adesione alla “intrada” in un cammino aspro e difficile
– per quanto gratificante, se non addirittura esaltante – comporta per chi lo
sceglie in assoluta libertà, bensì per il valore comparato tra l’inizio di un
percorso di un singolo in un gruppo verso mete di verità e di luce, da un lato,
e quello di una presenza delle più singolari forme di vita che costituiscono il
corpus universale nel quale ci confrontiamo concretamente, giorno dopo giorno,
dall’altro.
La comparazione non vuole avere una valenza di spazio/
tempo: non tedierò alcuno del non quantizzabile abisso tra i quindici miliardi
di anni dal Big Bang, convenzionato inizio della formazione dell’universo, ed
una purchessia genesi di un clan primordiale, di una tribù o di un’altra
comunità.
E invece mio intendimento stabilire – con il Vostro
contributo – un punto fermo del pensiero umano, pur nel fluire dinamico del
nostro tempo.
Ho accennato al
Big Bang di quindici miliardi di anni orsono. La nostra scienza ha appena
rivelato conoscenze prima inimmaginabili sulla formazione dell’universo, delle
galassie, del sistema solare. L’approccio olistico alla Conoscenza fa però sì
che alle tecniche sempre più sofisticate ed avanzate siano parimenti necessarie
le speculazioni filosofiche, per le quali non è essenziale. a mio giudizio,
sapere di Aristotele, di Kant e di Hegel, quanto avvertire nel cuore e nella
mente lo spirito analitico che indaghi la realtà che ci circonda, affinché alla
nostra convinzione di “Sapienza” si possono aggiungere quelle di
“Libertà, Eguaglianza, Fratellanza .
Mi chiedo e Vi chiedo quale non misurabile, se non in
astratto, cammino abbia percorso il genere umano, prima che si arrivasse a questo
nostro presente dinamico, esaltante e sofferto.
Sicuramente filosofia e scienza hanno magna pars, ma talune verità, come
noi sappiamo, si raggiungono per intuizione. L’arte ne è testimonianza. Tra le
varie forme di espressione artistica ho scelto la musica, soffermandomi in
particolare su quella di Wolfgang Amadeus Mozart.
La musica-rito massonica di questo nostro insigne
Fratello non ha bisogno di ulteriori escursioni nei diversi livelli, formale,
armonico, ritmico e tonale: le lascio volentieri ai critici musicali, agli
addetti ai lavori. Ciò che invece mi preme suggerire ai Fratelli è la rilettura
dei testi della Cantate Massoniche di Mozart. ln esse i Fratelli troveranno un
ulteriore stimolo per comprendere il messaggio di questo nostro Fratello anche
nel suo convincimento ideale, oltre in quello, universalmente riconosciuto, del
conseguimento del più alto livello artistico, e non solo musicale.
WOLFGANG
AMADEUS MOZART:
ISPIRATO
ED ISPIRATORE
DELL’IDEALE
MASSONICO
L’arco della vita di Mozart può essere immaginato, e non
in un senso strumentalmente riduttivo, tra il Lied K 53/A7e, An die Freude,
composto durante l’inverno del 1767, e la Cantata Massonica in do maggiore K
623 Laut verkünde unsere Freude, composta nella Illetà del mese di novembre del
1791, venti giorni prima della scomparsa fisica del Nostro.
ln questo segmento di vita, peraltro così ricco per tutti
quei lavori portati a termine dal genio di Salisburgo e che costituiscono il
patrimonio sempre più approfondito ed amato da oltre due secoli e mezzo circa
dalla sua nascita, sono concentrate le composizioni che il Fr. Mozart dedicò
alla Libera Muratoria militante, dopo averla condivisa con piena scelta
autonoma ragionata, senza secondi fini e per l’entusiasmo che la nascente
Massoneria ispirava nell’animo dell’uomo della musica, allineato con gli ideali
illuminati dalla luce, scaturita dall’ordine cosmico e dall’armonia.
Ordine cosmico ed armonia, basi stesse del pensiero
massonico espresso musicalmente e qui lo intendo da un punto di vista umano,
quale integrazione politica del compiuto uomo Wolfgang Amadeus Mozart, che
spontaneamente definisco con il termine latino vir per tradurre l’uomo
compiuto, che ha saputo avvolgere il mondo intero col suo manto pentagrammato
affinché l’umanità, almeno quella dotata di sensibilità interiore, possa
trovare nuovi e variegati stimoli al conseguimento delle qualità esistenziali.
A mò d’esempio, Vi suggerisco l’ascolto del brano An die
Freude.
Non ho indugiato a frapporre uno stacco netto
all’esposizione del mio pensiero, perché volevo entrare immediatamente nella
centralità dell’argomento che mi sta a cuore: la prima parola del testo poetico
di Johann Peter Uz è Gioia. Questa parola, con la riflessione sull’intimo
significato che la gioia mozartiana conferirà, poi, a quasi tutte le
composizioni rituali, è la gioia per il ritrovato valore della vita umana
inserita – con la mediazione dell’essenza della Libera Muratoria – nel più
vasto ed articolato contesto della Saggezza, della Fratellanza e della Virtù.
Nel cuore del poco meno dodicenne fanciullo, il Lied appena ascoltato prelude
allo svolgersi dei contenuti delle composizioni che dettaglio come segue: Laut
verkünde unsere Freude K 623 (Gioia, Fraternità Saggezza); O heiliges Band K
148 (Fratellanza, Virtù, Gioia) ; Dir, Seele des Weltalls K 429 (Gioia) •
ZerflieBet heut’geliebte Brüder K 483 (Fratellanza, Gaudio); Sehen, Wie dem
starren Forscherauge K 471 (Gioia, Saggezza, Fratellanza); Die ihr des
unermeBlichen Weltalls Schôpfer ehrt K 619 (Fratellanza, Saggezza, Gioia). Le
propongo alla Vostra attenzione.
Evidenzio pure le sottoelencate composizioni che non
contengono il termine gioia: Die ihr einem neuen Grade K 468 (Saggezza
Fratellanza) ; Ihr, unsere neuen Leiter K 484 (Saggezza Virtù) ; ove
Fratellanza, Virtù e Saggezza chiudono il cerchio nel
quale si salda in un unicum la linea del pensiero
mozartiano. Ascoltiamole.
Wolfgang fu anche del suo tempo. Con tutte le vicende
contraddittorie alle quali la vita pratica fatalmente sottopone a tutti coloro
che la devono affrontare e, comunque, risolvere: denaro, rapporti con la
società, umori amorosi. Solo questi tre aspetti costituiscono un bel mazzetto
di problemi a cui non aggiungo quelli dei rapporti con la famiglia e della
salute, in perenne precarietà, per non infierire né sulla figura che amo né
sull’auditorio che mi ascolta con benevolenza.
Eppure è qui la grandezza del Nostro – non solo musicale,
già in archivio sull’altare della somma arte di Euterpe – ma, soprattutto,
quella del Fratello che, in simbiotica creatività coi poeti autori dei testi
musicati, ha sottolineato la presenza della Natura (le arie per tenore nel K
429 e K 471), l’etica massonica (K 623), l’avveniristica internazionalità delle
genti (K 148, III capoverso), interiorizzando e rendendo palesi, nella
sublimazione artistica, i concetti basilari della Libera Muratoria.
Ciò che ritengo fondamentale per comprendere in toto
l’importanza di Mozart è il fatto che il genio-uomo ha penetrato il nucleo
spirituale dell’assunto massonico. Non è rimasto ai bordi della periferia di
questo o di quell’altro aspetto delle enunciazioni, ma ha saputo fonderle nel
cuore e nella mente, prima ancora che nel pentagramma, e alfine consegnare una
indicazione, un percorso a chi lo avrebbe seguito. Qualche accenno: egli
stesso, col Flauto Magico, preceduto dal Thamos Re d’Egitto e da Zaide; La
Creazione e le Stagioni di Franz Joseph Haydn; Armonia per un tempio della
notte di Antonio Salieri; la consacrazione della casa di Ludwig van Beethoven,
anche se attribuita alla inaugurazione di un teatro viennese; il Requiem in do
minore e quello in re minore di Luigi Cherubini, che si risolvono entrambi
nella Luce; Sibelius.
So di essere stato ingeneroso per aver trascurato
Christian Bach, Hector Berlioz, Arrigo Boito, Franz Listz, Nicolò Paganini,
Franz Schubert ed altri valentissimi Fratelli in armoniosa consonanza musicale
ed ideale con Mozart. Chiedo loro scusa.
Vado, ora, con l’emozione che non mi abbandona mai e che
si rinnova puntualmente là dove e quando Wolfgang mi è vicino o, meglio, quando
io sono vicino a lui, alla conclusione che vorrei fosse assolutoria di tante
carenze, proponendo al Vostro ascolto l’Inno nazionale della Repubblica
austriaca che Mozart compose nel 1791 (K 623a) in previsione del riconoscimento
postumo da parte dei suoi connazionali, ormai repubblicani, avvenuto nel 1946.
alle spalle,
finalmente. i travagli e le sofferte tensioni addebitabili all’era dei Pesci.
l.’uomo, non è riuscito, ad oggi, a darsi una risposta
eloquente in merito alle tre domande di base: “Ci siamo? Da dove veniamo?
Dove andiamo? Forse, è proprio la volontà degli stessi “creatori” ad
impedire all’uomo di pervenire a questo stadio di co
nocenza: ciò gli consentirebbe la conquista di quel livello di
potere che essi stessi.
L’uomo attraverso
errori innumerevoli, si è visto costretto a vivere, pagando di persona, tutte
le fasi della sua crescita interiore, cercando, tra l’altro, di attenersi a
quelle regole del vivere la sua realtà individuale in un contesto sociale in
continua evoluzione.
Così, attraverso un cammino ricco di ostacoli, di secolo
in secolo, è pervenuto al terzo grado della propria scala evolutiva: la
Maestria! Ciò, non significa che sia già un maestro, 111a virtualmente questo
grado è il giusto premio dei tanti sacrifici vissuti.
In aiuto. però. interviene il segno
zodiacale dell’Acquario. con le sue emanazioni, e con le effu
sioni alchemiche trasnu.lt-atorie.
Il “caos”. e
con esso i rumori che si accompagnano ai problemi che attingono l’immunità,
presto scompariranno come nebbia al sole.
L’uomo, tino ad ora, mancandogli le opportune informazioni,
ha dovuto formulare atti di fede per colmare le lacune della sua memoria
genetica. Oggi, però, qualcosa si è risvegliato in lui. Non si accontenta più
di accomodanti spiegazioni dogmatiche, anzi, si trasforma in un indagatore alla
ricerca di appaganti risposte. Si rende conto, ad un • certo punto, di aver
recuperato la vista e di poter camminare da solo, senza grucce, e da uomo
libero. Volgendo lo sguardo al suo passato, s’accorge degli innumerevoli
inganni, delle tante bugie, degli errori commessi per ascoltare chi, alimentando
un assurdo sogno di salvezza – un miraggio irreale che non ha Inai salvato
nessuno – aveva come scopo l’affermazione del proprio potere terreno.
Per fortuna sta nascendo un uomo nuovo,
che parla d’Amore, di Giustizia, di Pace, non solo, ma anche di ecologia. di
benessere sociale e che non vuole sentire parlare di guerre, di violenza, di
morte, di malattie e di tutte le negatività che sono l’alimento principale dei
mass-media. Quest’uomo nuovo, conscio di essere di passaggio su questo pianeta,
avverte la nostalgia della Luce e dell’Armonia del suo luogo d’origine e
incomincia a rendersi conto che la sua vera missione, all ‘insegna della Pace e
dell’Amore, è di abbellire e migliorare il mondo di quaggiù, per renderlo
simile a quello di lassù (Tavola di Shneraldo di Errnete Trismegisto).
Tre energie si attiveranno su questo pianeta, lo inonderanno
di Luce, e sarà la fine definitiva del “buio”. Queste eneroie
corrispondono a tre colori: blu-violelto, giallo e rosso.
Il primo, attivando i centri della testa, corrisponde come
Ente Spirituale a Metraton e al fuoco di Philo, il Padre.
Il secondo colore, il rosso. attiverà le forze sessuali e
corrisponde conie Ente Spirituale a Michael e alle forze dell’Eros, essendo il
Figlio, la manifestazione.
Il terzo colore, il giallo, attiverà il plesso solare e
corrisponde a Melchisedeq. Questo Ente, riunisce in sé le altre due manifestazioni
formando una triade di forze dorate chiamata Agape o Spirito Santo.
Il giorno iniziale di questo evento unico ed assoluto, fissato sin
dall’inizio dei tempi, è il 9-9.1999: data del Jubileum di Luce e Amore per
tutta l’umanità.
Sul nostro pianeta esistono tre “centri di potere
spirituale” che corrispondono a luoghi reali e concreti che si trovano nel
nuovo mondo, nel cono sud dell’America Latina, precisamente nel bel mezzo delle
pre-Ande, e le loro emanazioni di Luce corrispondono ai tre Enti già
menzionati.
I loro noi sono: Erks, nella provincia di
Cordoba (nel centro dell’Argentina), L’Aurora nella provincia di Salto
in Uruguay e Miz-tli-tlan, in un luogo segreto del Perù, al limite della
giungla. Questi tre luoghi, unitamente ad altri minori, si attiveranno come
fari di Luce. Tutti i cuori s’infiammeranno, e per le coscienze, ormai
risvegliate, inizierà il viaggio verso la Terra Promessa.
Questi luoghi, sostituiranno a quelli d’Oricnte, momentaneamente assopiti,
dopo l’invasione cinese del Tibet.
Tra le catene montuose di questi “centri di potere
spirituale”, paragonabili ai chacras del corpo umano, sono popolose città
i cui abitanti lavorano da tempo per aiutarci a superare questo difficile
passaggio esistenziale. Sebbene possa sembrare assurdo, questi esseri, maschili
e femminili, sotto la guida di Melchisedeq, lavorano incessantemente alla
realizzazione del Nuovo Mondo affinché la Luce Dorata dell’Energia Iniziatrice
libererà l’uomo per inserirlo nuovamente dei cicli della Natura per poi
proiettarlo verso la Grande Unità.
Sacerdoti e Sacerdotesse della novella Luce.
saranno i demiurghi dell’Età dell’Oro di una nuova Terra. E nuovo sarà il cielo
del Nuovo Mondo del rrerzo Millennio.
Coloro che hanno avvertito geneticamente
questo richiamo, e sono tanti, fanno parte di questo progetto e si sono da
tempo attivati.
Il Padre Melchisedeq, guiderà con amore i
missionari di questa Era di Pace e di Giustizia e finalmente la terra si
collocherà nell’Universo, insieme alle gerarchie galattiche, e l’Armonia
regnerà
sovrana.
Questo scritto, che per taluni potrà sembrare
assurdo, se non utopico, è l’anticipazione di quel che in un prossimo immediato
futuro sarà realtà. Del resto, la storia degli uomini e ricca di profezie
ignorate dalla maggior parte di essi.
Coloro che faranno parte di questa Aurora di
Gioventù, saranno i benvenuti!
Sigillo della Loggia Perfetta Unione, fondata a Napoli nel
1728
Francesco d’Aquino
Tommaso Crudeli
Raimondo di Sangro
Mario Pagano
Johann Josef von Wilczek
La prima loggia massonica, nota col nome di Fidelitas, si
ritiene possa essere stata fondata sul territorio italico a Girifalco, in
Calabria, nel 1723.[3][4][5][6][7].
Nel 1728 fu fondata, a Napoli, la Perfetta Unione, prima
loggia regolare in Italia ad avere autorizzazione della Gran Loggia
d’Inghilterra[8][9][10]. Dopo l’editto di Ferdinando IV di Borbone del 12
settembre 1775, che metteva fuori legge le logge massoniche, Francesco
d’Aquino, principe di Caramanico, fu Maestro Venerabile della “Well Chosen
Lodge”, n. 444 della Gran Loggia d’Inghilterra[11]. A Firenze la prima
loggia fu fondata nel 1731. Intorno al nucleo iniziale, costituito da inglesi,
si aggiunsero gradualmente numerosi nobili e intellettuali fiorentini. Su
questa loggia si esercitarono gli effetti persecutori della bolla pontificia In
eminenti, pubblicata il 28 aprile 1738, che inaugurava una lunga serie di
scomuniche e di condanne. Della Loggia fiorentina, detta degli
“Inglesi”, fecero parte gli italiani Antonio Cocchi e Tommaso
Crudeli; quest’ultimo fu per questo incarcerato, torturato dal Sant’Uffizio di
Firenze, morì per i postumi del carcere a Poppi nel 1745. È considerato il
primo martire della massoneria universale.[12]
Sempre nel granducato di Toscana, a Livorno, nacquero
addirittura quattro logge: due negli anni 1763 e 1765 (ottennero una patente di
fondazione dalla Gran Loggia d’Inghilterra degli Antients) e altre due nel 1771
(con patente rilasciata dalla Gran Loggia d’Inghilterra dei Moderns). Il
fenomeno massonico arrivò poi a Roma, con alterne vicende: nel 1735 alcuni
gentiluomini inglesi diedero vita a una loggia giacobita, rimasta attiva fino
al 1737, quando si dovette sciogliere per ordine del governo pontificio. Ma,
rispettivamente nel 1776 e nel 1787, vi vennero fondate due logge, entrambe di
rito scozzese. Il 27 maggio 1789 il conte di Cagliostro tentò di organizzare
una loggia basata sul proprio “sistema egiziano”, ma venne arrestato
e processato dal Sant’Uffizio che, nell’aprile 1791, lo condannò a morte come
“eretico formale, mago e libero muratore”, pena commutata poi nel
carcere perpetuo.
Nel 1749 a Chambéry (Savoia, parte integrante del Regno di
Sardegna) fu fondata la loggia “Saint Jean des Trois Mortiers”, sulla
base di una patente di gran maestro provinciale per la Savoia e il Piemonte
rilasciata dalla Gran Loggia di Londra nel 1739 al marchese Joseph François
Noyel de Bellegarde; nel 1752, la stessa loggia assunse il nome di Gran Loggia
Madre, con facoltà di creare altre logge in tutti i territori del regno di
Sardegna e, di fatto, nel 1765 -anno in cui era in corrispondenza con la loggia
di “Saint Jean d’Ecosse du Secret et de l’Harmonie” di Malta e con
quella di “San Giovanni di Scozia” di Palermo[13]- ne vennero create
tre, tra cui “La Mystérieuse” a Torino. Quest’ultima assunse una tale
importanza da far ottenere nel 1773 il conferimento al conte di Bernezzo del
titolo di gran maestro provinciale per il Piemonte, con la conseguente completa
autonomia dalla Gran Loggia Madre di Chambéry. In Piemonte una loggia era
presente anche a Novi Ligure. Nel 1746 fu fondata una loggia a Venezia, alla
quale sono da ricollegare le figure di Giacomo Casanova, di Carlo Goldoni e di
Francesco Griselini, che rimase in attività fino al 1755, quando l’intervento
degli Inquisitori di Stato portò all’arresto del Casanova e ne determinò la
chiusura. Ma una nuova loggia sorse nel 1772, con patente della Gran Loggia
d’Inghilterra, per iniziativa del segretario del Senato, Pietro Gratarol, e
rimase attiva fino al 1777, mentre nasceva un’altra loggia a Venezia, una a
Vicenza e un’altra a Padova.
Dalla “Perfetta Unione” a Napoli,[14] nel 1747
Raimondo di Sangro, Principe di San Severo, diede vita a un cerchio interno ove
si generò il Rito Egizio Tradizionale, la più antica comunione massonica
italiana ancora operante.[8] A seguire nel 1749 fu fondata su iniziativa di un
mercante di seta francese, un’altra loggia di più modesta fisionomia sociale.
Dopo la pubblicazione, avvenuta il 28 maggio 1751, della Bolla Providas
Romanorum Pontificum emanata da papa Benedetto XIV per ribadire la condanna pontificia
del 1738, Carlo VII di Borbone (che divenne poi il re Carlo III di Spagna)
promulgò un editto (10 luglio 1751) che proibiva la Libera Muratorìa nel Regno
di Napoli, tuttavia il provvedimento non stroncò la Massoneria: una risorta
loggia locale ottenne una patente dalla Gran Loggia Nazionale di Olanda (10
marzo 1764) che la promuoveva al rango di Gran Loggia Provinciale per il Regno
di Napoli, mentre una seconda loggia, con patente della Gran Loggia
d’Inghilterra (Moderns), il 7 marzo 1769 fu parimenti investita del rango di
Gran Loggia Provinciale. Raimondo di Sangro, VII principe di Sansevero
(1710-1771) divenne massone nel 1744 e gran maestro di tutte le logge
napoletane fino al 1751[15]. Sul finire del Settecento sorse a Napoli “La
Philantropia”, loggia di rito inglese in cui militarono alcune personalità
dell’Illuminismo meridionale come Mario Pagano (che verrà eletto maestro
venerabile), Pasquale Baffi, Gaetano Filangieri, Giuseppe Albanese, Donato
Tommasi e Domenico Cirillo[16]. Baffi, Pagano, Albanese e Cirillo furono
esponenti della Repubblica Partenopea e vennero condannati a morte dopo la
restaurazione borbonica.
In Liguria tra il 1745 e il 1749 risultano una loggia a
Bordighera e almeno due a Genova, da collegare alla presenza delle truppe
francesi in difesa della Repubblica. Verso la fine del secolo nacquero altre
due logge nel capoluogo, una (1780) aderente al Regime Scozzese Rettificato e
un’altra (1782) che ottenne una patente dalla Gran Loggia d’Inghilterra con il
titolo di Old British and Ligurian Lodge. Nel 1756 fu fondata una loggia a
Milano, subito scoperta dalle autorità austriache; il fatto determinò un editto
(6 maggio 1757) con il quale il governatore, Francesco III d’Este, duca di
Modena, vietava le riunioni massoniche in tutto il territorio dello Stato
Lombardo. Ma la loggia continuò a esistere e nel 1783 aderì alla Gran Loggia di
Vienna. Lo stesso anno il conte Wilczeck, ministro plenipotenziario imperiale a
Milano, fondò a Milano, con patente degli Illuminati di Baviera, la Loggia
“La Concordia”, che aderisce alla Gran Loggia Nazionale di Vienna, e
nel 1784 assunse la carica di gran maestro provinciale per la Lombardia
austriaca. Nel 1776 sorse una loggia anche a Cremona.
Fondazione del Grande Oriente e scissione di Piazza del Gesù
Eugenio di Beauharnais
Il 16 marzo 1805 venne fondato a Milano il Supremo Consiglio
d’Italia del Rito scozzese antico e accettato[17], per opera del conte francese
Alexandre François Auguste de Grasse Tilly. Egli agì in virtù dei poteri
conferitigli dal Supremo Consiglio di Charleston (il primo Supremo Consiglio
del Rito scozzese antico e accettato); con lui vi erano altri confratelli
francesi e italiani.[17] Nell’atto di costituzione del Supremo Consiglio
d’Italia vi era espressamente riportato[17]: «Il Supremo Consiglio d’Italia
crea e costituisce di sua sovrana autorità una Gran loggia generale in Italia
sotto la denominazione di Grande Oriente del rito scozzese antico ed
accettato». Era questa la nascita dell’attuale Grande Oriente d’Italia [17], il
quale venne istituito ritualmente il 20 giugno 1805 per opera degli stessi
fondatori del Supremo Consiglio. In quell’occasione venne eletto come Sovrano
gran commendatore il viceré d’Italia Eugenio di Beauharnais e come Gran
cancelliere il principe Gioacchino Murat[17][18]. Grande Esperto all’atto della
fondazione fu il giurista e filosofo Gian Domenico Romagnosi[19]. Il 20 giugno
1805 è tutt’oggi la data considerata dal Grande Oriente d’Italia come il
momento in cui ebbe inizio la storia dell’Ordine[20].
Dopo la caduta del Regno d’Italia una serie di iniziative,
assunte quasi contemporaneamente dai governanti dei vari Stati italiani,
inaugurò un nuovo periodo di repressioni del fenomeno massonico. Nel Regno di
Sardegna, il 10 giugno 1814 Vittorio Emanuele I emanò un editto con il quale
ribadì “la proibizione delle congreghe ed adunanze segrete, qualunque ne
sia la denominazione loro, e massime quelle de’ così detti Liberi Muratori già
proibita col R.E. delli 20 maggio 1794”. Analogo decreto del 26 agosto
1814 emanato nel Lombardo Veneto vietò “gli ordini segreti, le adunanze,
corporazioni e fratellanze segrete, come sarebbero le Logge de’ così detti
Franchi Muratori ed altre consimili società”, mentre papa Pio VII il 15
agosto 1814 emanava un editto che, rifacendosi alle encicliche di papa Clemente
XII e di papa Benedetto XIV, proibiva le “aggregazioni dei suddetti Liberi
Muratori, e altre consimili” e a Napoli, Ferdinando I delle Due Sicilie
l’8 agosto 1816 vietava “le associazioni segrete che costituiscono
qualsivoglia specie di setta, qualunque sia la loro denominazione l’oggetto ed
il numero dei loro componenti”. Tuttavia, i massoni italiani resistettero
e anzi andarono sempre più a rafforzare e organizzare la propria attività, fino
a riemergere in modo significativo nella seconda metà dell’Ottocento. Nel 1820,
la Società dei Liberi Muratori del Rito Scozzese Antico ed Accettato pubblicò a
Napoli la prima edizione dei propri statuti ufficiali.[21]
Costantino Nigra
Filippo Cordova
Giuseppe Garibaldi
Adriano Lemmi
Ernesto Nathan
Ettore Ferrari
Domizio Torrigiani
L’8 ottobre 1859, a Torino, sette confratelli costituirono
una nuova loggia, chiamata “Ausonia” dall’antico nome poetico
dell’Italia. Da questo seme, il 20 dicembre 1859, sempre a Torino, nacque
un’organizzazione che esplicitamente aspirava a diventare una Gran Loggia
nazionale e assunse la denominazione di Grande Oriente Italiano. Costantino
Nigra fu nominato gran maestro del Grande Oriente torinese il 3 ottobre 1861,
ma già nell’anno successivo rinunciò all’incarico. Tale intento si concretizzò
con la I assemblea costituente del Grande Oriente Italiano, che si tenne a
Torino dal 26 dicembre 1861 al 1º gennaio 1862 sotto la presidenza di Felice
Govean, facente funzioni di gran maestro, e con la presenza dei rappresentanti
di ventotto logge. In quella occasione, Giuseppe Garibaldi, che era favorevole
all’ingresso della donna in massoneria tanto da iniziare sua figlia
Teresita[22] e redigere un documento[23] in cui propone di dare vita alla
massoneria mista, fu salutato come “primo libero muratore italiano”,
ricevendo il 33º grado del Rito scozzese antico ed accettato: il Grande Oriente
di Palermo gli conferì tutti i gradi scozzesi dal 4º al 33º; a condurre il rito
fu un altro massone – Francesco Crispi – accompagnato da altri cinque[24].
Successivamente (nel 1881) si aggiunse la suprema carica di Gran Hyerophante
del Rito di Memphis e Misraim.
Ad assumerne la carica di gran maestro, il 1º marzo 1862,
venne chiamato Filippo Cordova, eminente figura di giurista e di statista; la
III assemblea costituente, convocata a Firenze dal 21 al 24 maggio 1864, elesse
gran maestro Giuseppe Garibaldi (con il voto, tra gli altri, di Mikhail
Bakunin); la sua carica durò pochissimo a seguito di disaccordi con gli altri
membri. Diede le dimissioni dalla carica, e rimase gran maestro onorario a
vita. A Garibaldi succedette nuovamente Filippo Cordova e poi Lodovico
Frapolli, durante il cui ministero di Gran Maestro, nel 1870, la Gran Loggia
spostò la propria sede da Firenze a Roma.
Giuseppe Garibaldi con sua lettera chiese al Mazzini di
sostituirlo nella carica di Gran Maestro onorario, ma quest’ultimo rifiutò, non
avendo mai condiviso i metodi dell’organizzazione massonica lungo tutto il suo
impegno risorgimentale[25]. Il Grande Oriente d’Italia afferma l’impossibilità
di provare l’appartenenza di Mazzini, che pure ebbe influenza nella società,
anche se non partecipò mai alla vita dell’associazione, occupato com’era nella
causa della “sua” società segreta, la Giovine Italia. In effetti
Mazzini fu carbonaro, ma la carboneria fu presto distinta dalla massoneria. È
dubbio che Giuseppe Mazzini, al contrario del suo discepolo Aurelio Saffi,
abbia aderito alla nuova massoneria del Regno d’Italia.[26][27]
Nel 1884 fu pubblicata l’enciclica Humanum Genus di papa
Leone XIII, che segnò probabilmente il momento più alto di scontro tra la
Chiesa cattolica e la massoneria. Il documento pontificio, oltre ad addebitare
alla massoneria “atroci vendette […] su chi sia creduto reo di aver
tradito il segreto e disubbidito al comando, e ciò con tanta audacia e
destrezza, che spesso il sicario sfugge alle ricerche ed ai colpi della
giustizia”, sosteneva che l’obiettivo dei massoni era quello di
“distruggere da cima a fondo tutta la disciplina religiosa e sociale che è
nata dalle istituzioni cristiane, e sostituirla con una nuova, modellata sulle
loro idee, e i cui princìpi fondamentali e le leggi sono attinte dal
naturalismo”.
In questo clima, venne eletto gran maestro Adriano Lemmi il
17 gennaio 1885, che fu sovrano gran commendatore del Rito scozzese antico ed
accettato fino alla morte[28]. Lemmi si impegnò particolarmente nel chiamare a
raccolta figure rappresentative del mondo politico e culturale, tra cui
Giovanni Bovio, Giosuè Carducci, Agostino Bertani, Giuseppe Zanardelli e riuscì
dove i suoi predecessori avevano fallito, ovvero a riunificare, sotto il labaro
del Grande Oriente d’Italia, tutte le obbedienze massoniche italiane che, per
varie vicissitudini, erano rimaste sino ad allora autonome.
Il 6 giugno 1889 in Campo de’ Fiori a Roma avveniva
l’inaugurazione del monumento a Giordano Bruno, opera dello scultore e futuro
gran maestro Ettore Ferrari. L’oratore ufficiale fu il filosofo Giovanni Bovio;
nel 1895 divenne gran Maestro Ernesto Nathan, poi sindaco di Roma. Adriano
Lemmi, alla fine dell’Ottocento riteneva che la scomparsa del potere temporale
dei papi fosse il “più memorabile avvenimento della storia del
mondo”.
Il 21 aprile 1901 il Grande Oriente inaugurò la sua nuova
sede di Palazzo Giustiniani, mentre iniziava un fermento scissionistico che
portò, da prima nel 1908 alla fuoriuscita del Supremo Consiglio del Rito
Scozzese Antico e Accettato, e poi nel 21 marzo 1910, alla fondazione di una
Gran Loggia, che ebbe come gran maestro Saverio Fera, sotto la denominazione di
Serenissima Gran Loggia d’Italia, che dall’indirizzo della sua sede divenne
nota anche come Gran Loggia di Piazza del Gesù, motivo principale della
scissione fu la mozione Bissolati per il divieto dell’insegnamento religioso
nella scuola primaria, o meglio le indicazioni di voto favorevole date
dall’allora Gran Maestro, e non accettate da parte di tutti i parlamentari
massoni.
Nel 1914, durante il XIV congresso del partito socialista
tenutosi ad Ancona, un ordine del giorno firmato da Mussolini e da Giovanni
Zibordi, che sancisce l’incompatibilità tra il socialismo e l’appartenenza alla
massoneria, è approvato dai delegati (Mussolini è delegato della sezione del
partito socialista di Milano)[29]. In conseguenza, nel mese di maggio dello
stesso anno, l’assemblea generale del Grande Oriente d’Italia vota l’espulsione
dei fratelli che hanno partecipato al congresso di Ancona e votato in favore
dell’ordine del giorno Mussolini-Zibordi[30].
Il ventennio fascista e la repressione
Eugenio Chiesa
Nella seduta del 13 febbraio 1923 presieduta da Benito
Mussolini, il Gran Consiglio del fascismo dichiarava l’incompatibilità tra
militanza fascista e appartenenza alla massoneria[31]. La Gran Loggia di Piazza
del Gesù tentò di ammorbidire gli effetti della deliberazione del Gran
Consiglio fascista con una dichiarazione rilasciata alla stampa, per affermare
che i massoni aderenti “obbediscono devotamente alla gerarchia fascista,
superiore a tutte le contingenze e quindi possono continuare a servire la
Patria e l’organizzazione fascista, fedeli e disciplinati al supremo duce
Benito Mussolini e al suo governo” e rendendo obbligatoria una
dichiarazione di fedeltà al fascismo da parte dei propri affiliati[32].
Tuttavia, il 19 maggio 1925 la Camera dei deputati
approvò[33] con 289 voti favorevoli e solo 4 contrari (11 persone lasciarono
l’aula)[34] il progetto di legge sulla disciplina delle associazioni,
presentato da Mussolini e mirante soprattutto allo scioglimento della
massoneria. Nell’ottobre dello stesso anno, subito prima della approvazione della
legge anche al Senato del Regno, numerose logge furono devastate dai fascisti:
Mola cita quelle di “Bari, Genova, Forlì, Modena”[35]. Mussolini
riteneva che la moderna democrazia di origine illuminista non fosse altro che
una subdola dittatura massonica[36].
Il 22 novembre 1925 il Gran maestro Domizio Torrigiani firmò
l’ordine di scioglimento di tutte le logge massoniche, ma non del Grande
Oriente d’Italia; il 26 novembre il re promulgò la legge, che entrò in vigore
quindici giorni dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale.
Il 28 maggio 1930 gli esuli fondarono una nuova loggia,
l'”Italia Nuova” numero 609, dalla quale provenne un notevole
contributo alla causa repubblicana nella guerra civile spagnola, cui
parteciparono nove membri della loggia, tra i quali Randolfo Pacciardi e
Francesco Fausto Nitti.
Il 12 gennaio 1930, Eugenio Chiesa fu eletto gran maestro
aggiunto del Grande Oriente d’Italia in esilio, nel quale si riconobbero le
logge italiane costituite all’estero (Egitto, Tunisia, Argentina, ecc.) e già
all’obbedienza del Grande Oriente.
In quel periodo il Grande Oriente d’Italia era in rapporti
di amicizia con la Gran Loggia di Francia; a Parigi nel 1913 era stata fondata
da italiani la Loggia “Italia” numero 450.
Il secondo dopoguerra
Il 10 luglio 1944, il Comitato della Grande Maestranza
formato da Umberto Cipollone, Guido Laj e Gaetano Varcasia emanò la circolare
numero 1 ai “Carissimi Fratelli Venerabili, Fratelli tutti d’Italia”,
in cui il comitato si considerava erede diretto di Domizio Torrigiani ed Ettore
Ferrari e alla vigilia del referendum istituzionale del 2 giugno 1946 il Grande
Oriente così si espresse:
«Noi non possiamo né vogliamo fare altro che ricordare ai
Fratelli la necessità di tener fede ai principi che avemmo in retaggio da
Mazzini, senza nulla imporre: nel tempio del libero pensiero non sono ammesse
coercizioni. Giudichino i fratelli, riandando la storia d’Italia,
particolarmente quella degli ultimi venti anni, quale delle forme istituzionali
sia meglio adatta a conservare in piedi precisamente quel tempio della Libera
Massoneria di cui noi siamo gli operai e da tale esame traggano ispirazione.»
Dopo la caduta del fascismo la massoneria italiana risorse
sia sotto i vessilli del Grande Oriente di Palazzo Giustiniani sia nella
versione di Piazza del Gesù, con iniziativa di Raoul Palermi.
Il 19 marzo 1949 il Grande Oriente d’Italia approvò il testo
di una costituzione dell’Ordine. Cardine del nuovo ordinamento era la netta
separazione dei Riti dall’Ordine, secondo la riforma già impostata nel 1922 da
Torrigiani ma non condotta in porto per gli eventi che si succedettero. In
conseguenza di ciò, non vi sarebbero più state logge dell’uno o dell’altro
rito, ma ognuna avrebbe lavorato solo secondo i rituali tre gradi universali di
apprendista, compagno e maestro; solamente raggiunta quest’ultima dignità i
confratelli, volendo, avrebbero potuto accedere ai Riti quali scuole di
perfezionamento. La costituzione, che recepisce i landmark e quindi collega
fortemente il Grande Oriente alla tradizione universale massonica, fu
depositata dinanzi all’autorità civile.
Lino Salvini
Il 13 settembre 1958 fu istituita a Vicenza la George
Washington Lodge n. 585, prima loggia massonica militare statunitense
riconosciuta dal GOI.[37][38] Il 13 settembre 1972 “l’aspirazione del
popolo massonico italiano alla universalità” (Lino Salvini) fu realizzata
con il riconoscimento della regolarità del Grande Oriente d’Italia da parte
della Gran Loggia Unita d’Inghilterra (riconoscimento che nel 1993 passerà alla
Gran Loggia Regolare d’Italia); fu proprio il gran maestro Salvini ad
annunciare lo storico evento ai suoi confratelli. Sulla scia di tale
avvenimento si rinnovarono da più parti i tentativi di fusione con la Gran
Loggia di Piazza del Gesù, ma invano; sebbene le prime logge femminili
risalissero già alla Napoli di fine XVIII secolo[39], l’ostacolo principale fu
rappresentato dal fatto che quest’ultima fin dal 1956 avesse accettato il
principio dell’iniziazione femminile, dando vita e riconoscendo logge
costituite anche da donne. Successivamente, il 18 settembre 1973 avvenne una
fusione tra il Grande Oriente e circa 200 logge già appartenenti a Piazza del
Gesù, ma il generale Giovanni Ghinazzi, Gran Maestro della Gran Loggia
d’Italia, la sconfessò, proseguendo per la sua strada.
Il 12 settembre 1978 l’ Osservatore Politico di Pecorelli
pubblicò un articolo intitolato La Gran Loggia Vaticana contenente i nominativi
di 113 alti prelati e 8 influenti cattolici massoni, con le date di iniziazione,
i numeri di tessera[40] e la sigla massonica.[41]
Lo scandalo della P2 e l’inchiesta Cordova del 1992
Lo stesso argomento in dettaglio: Licio Gelli e P2.
Licio Gelli
Propaganda due era stata una loggia aderente al Grande
Oriente d’Italia, fondata nel 1877 col nome di “Propaganda massonica”. La sua
caratteristica principale era quella di garantire un’adeguata copertura e
segretezza agli iniziati di maggior importanza, sia all’interno sia al di fuori
dell’organizzazione. Per tale motivo la loggia, ribattezzata “Propaganda due”
nel secondo dopoguerra (da qui: “P2”), fu sempre alle dipendenze
dirette del Gran maestro del GOI sino all’avvento di Licio Gelli. Quest’ultimo
venne prima delegato dal Gran maestro Lino Salvini a rappresentarlo in tutte le
funzioni all’interno della loggia (1970)[42], poi ne fu nominato Maestro
venerabile (1975)[43]. La circostanza che, nel periodo della maestranza, Gelli
fosse riuscito a riunire in segreto almeno un migliaio di personalità di primo
piano, principalmente della politica e dell’Amministrazione dello Stato, e la
pubblicazione del suo programma sovversivo dell’assetto
socio-politico-istituzionale, suscitò uno dei più gravi scandali politici nella
storia della Repubblica Italiana.
Armando Corona
Il 31 ottobre 1981, sette mesi dopo il rinvenimento delle
liste degli affiliati alla P2, la corte centrale del Grande Oriente d’Italia,
presieduta dal nuovo gran maestro Armando Corona, per evitare ulteriori
scandali, espulse Licio Gelli dal consesso massonico, pur asserendo che già nel
1976 la P2 aveva sospeso ufficialmente la propria attività all’interno dello
stesso Grande Oriente d’Italia, e da allora non avrebbe più agito all’interno
del consesso massonico ufficiale. La Commissione parlamentare d’inchiesta,
presieduta dall’on. Tina Anselmi, concluse che la loggia era una vera e propria
“organizzazione criminale”[44] ed “eversiva”; la loggia
venne sciolta con la legge 25 gennaio 1982, n. 17. Lo “scandalo della
P2” ha determinato un notevole appannamento dell’immagine della massoneria
in Italia, costituendo un danno per tutto il variegato movimento massonico
italiano e non solo per il Grande Oriente d’Italia, di cui la P2 era parte. Il
18 novembre 1984 fu promulgata la nuova costituzione dell’Ordine, in cui si
afferma che il Grande Oriente d’Italia rappresenta la sola fonte legittima di
autorità massonica nel territorio italiano e nei confronti delle Comunioni
massoniche estere. Si stabilisce che il GOI, nei rapporti giuridici con la
società civile, si colloca tra le associazioni non riconosciute. Vengono
inoltre introdotte importanti novità in ordine alla trasparenza interna
dell’organizzazione.
Tuttavia il Grande Oriente d’Italia rimase segnato dalla
vicenda della P2. Nel 1992, all’indomani di un’ulteriore inchiesta giudiziaria,
l’inchiesta Cordova, così detta da Agostino Cordova, il magistrato italiano
titolare dell’indagine, inchiesta che venne archiviata con sentenza del
tribunale ordinario di Roma del 3 luglio 2000.[45]. L’allora Gran Maestro del
Grande Oriente d’Italia Giuliano Di Bernardo preferì prendere con forza le
distanze dall’obbedienza che presiedeva, fondando la Gran Loggia Regolare
d’Italia, che immediatamente ottenne il riconoscimento della Gran Loggia Unita
d’Inghilterra. L’8 marzo 2023 la Gran Loggia Unita d’Inghilterra (UGLE) ha
riconosciuto nuovamente il Grande Oriente d’Italia (GOI) in quanto soddisfa i
Principi fondamentali per il riconoscimento delle Grandi Logge inglesi.
In seguito all’inchiesta Cordova, dopo numerose
pubblicazioni di liste su quotidiani nazionali e locali, nel 1993 il quotidiano
L’Unità pubblicò in un libretto allegato (La Toscana delle Logge) i nomi di
tutti i membri di tutte le logge toscane (di tutte le Obbedienze), morti
compresi. Molti dei membri così rivelati ancora in vita subirono attacchi e
patirono discriminazioni di ogni sorta perché massoni[46]. Allora era direttore
de l’Unità Walter Veltroni, figlio del già massone Vittorio Veltroni[47].
Struttura amministrativa
A livello strettamente amministrativo la massoneria in
Italia ha un organigramma che può differire in parte in base alle diverse
obbedienze. La struttura di questa società è organizzata in logge; ogni loggia
è composta da un numero variabile di persone, solitamente il numero minimo è 7,
ed è retta dal Maestro Venerabile, che la presiede; questi è eletto tra i
fratelli della loggia che abbiano raggiunto almeno il 3º grado iniziatico
(maestro massone). Una o più logge formano un Oriente, uno o più Orienti
formano una provincia massonica, che solitamente, ma non necessariamente,
coincide con la provincia amministrativa. Tutte le logge formano un’obbedienza.
A presiedere l’obbedienza è il Gran Maestro, che viene
eletto tradizionalmente dai maestri venerabili di tutte le logge, anche se ogni
obbedienza può avere regole di elezione sue proprie: ad es. nel Grande Oriente
d’Italia l’elettorato compete a tutti i maestri massoni, mentre nella Gran
Loggia d’Italia oltre ai maestri venerabili votano anche i presidenti delle
camere del Rito scozzese in quanto le figure del gran maestro e quella del
sovrano gran commendatore coincidono. Esistono poi, con modalità diverse da
un’obbedienza all’altra, altri delegati su base provinciale e regionale, e altri
funzionari che fanno da collegamento tra le logge e il Gran Maestro. In questo
senso, la massoneria non si differenzia da altre associazioni.
Aspetti giuridici
L’articolo 18 della Costituzione della Repubblica Italiana,
al primo comma riconosce e tutela la libertà d’associazione, e prevede che i
cittadini abbiano il diritto di associarsi, senza autorizzazione, per fini che
non sono vietati ai singoli dalle leggi; il medesimo articolo, tuttavia, al
comma secondo, vieta le associazioni segrete.
In occasione dello scioglimento d’autorità della Loggia P2,
fu emanata la legge numero 17 del 25 gennaio 1982, la cosiddetta legge
Spadolini-Anselmi: in base a tale legge, si “considerano associazioni
segrete e come tali vietate dall’articolo 18 della Costituzione quelle che,
anche all’interno di associazioni palesi, occultando la loro esistenza ovvero
tenendo segrete congiuntamente finalità e attività sociali, ovvero rendendo
sconosciuti, in tutto o in parte e anche reciprocamente, i soci, svolgono
attività diretta ad interferire sull’esercizio delle funzioni di organi
costituzionali, di amministrazioni pubbliche, anche ad ordinamento autonomo, di
enti pubblici, anche economici, nonché di servizi pubblici essenziali di
interesse nazionale”[48].
I responsabili delle maggiori associazioni massoniche
italiane hanno spesso affermato che tali caratteristiche non sono
rintracciabili nella massoneria in quanto tale, e in effetti la legge
Spadolini-Anselmi dal punto di vista puramente operativo non è mai stata
applicata a tali associazioni, ma nel 1993 la sezione disciplinare del
Consiglio Superiore della Magistratura ha dichiarato incompatibile
l’appartenenza alla magistratura con l’affiliazione alla Massoneria,
ipotizzando l’imputabilità di un illecito disciplinare nei confronti dei
magistrati massoni[49]. Nel 1995 le Sezioni Unite civili della Cassazione hanno
confermato la posizione del CSM.
La Procura di Roma iniziò un procedimento contro Licio Gelli
e una ventina di altre persone, accusate di cospirazione politica, associazione
per delinquere e altri reati. Dopo un’inchiesta durata quasi dieci anni,
nell’ottobre 1991, il giudice istruttore presso il Tribunale penale di Roma
chiese il rinvio a giudizio. Il processo durò un anno e mezzo e con sentenza in
data 16 aprile 1994, depositata il successivo 26 luglio, la Corte pronunciò una
sentenza d’assoluzione di tutti gli imputati dal reato di attentato alla
Costituzione mediante cospirazione politica perché il fatto non sussiste.
L’appello, proposto, fu rigettato, e il 27 marzo 1996 la Corte d’appello
confermò la sentenza assolutoria[50][51].
Il 3 luglio 2000 il tribunale ordinario di Roma emise una
sentenza di archiviazione per l’inchiesta promossa nel 1992 dal giudice
Agostino Cordova, il magistrato titolare dell’indagine, contro il Grande
Oriente d’Italia.
Con una sentenza definitiva del 12 dicembre 2001 la Corte
europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha condannato l’Italia nel caso
“Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani contro Italia”
(Richiesta n. 35972/97). Il Grande Oriente d’Italia contestava la legge
regionale delle Marche n. 34 del 5 agosto 1996, pubblicata nel Giornale
ufficiale del 14 agosto dello stesso anno, che rendeva obbligatoria una
dichiarazione di non-appartenenza a una loggia massonica per tutti i candidati
a una nomina di un organismo pubblico della regione. La Corte europea dei
diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per violazione dell’art. 11 della
Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che garantisce il diritto alla
libertà d’associazione[52], e ha condannato l’Italia a versare al Grande
Oriente d’Italia 10 milioni di lire per il rimborso delle spese[53]. Tuttavia
la Regione Marche non si adeguò alla sentenza[54].
Con una sentenza del 12 dicembre 2001 la Corte europea dei
diritti dell’uomo di Strasburgo ha condannato l’Italia nel caso “N. F.
contro Italia” (Richiesta n. 37119/97). Magistrato, nato nel 1942, il
richiedente domandò dopo l’estate 1990 la sua affiliazione al Grande Oriente
d’Italia di Palazzo Giustiniani. Il 5 marzo 1991, divenne membro della loggia
«Adriano Lemmi» di Milano. Durante l’estate 1992, lesse sulla stampa nazionale
che alcune procure –in particolare quella di Palmi (RC)– avevano aperto delle
inchieste su delle logge associate al Grande Oriente d’Italia di Palazzo
Giustiniani. Nell’ottobre del 1992 fece domanda di lasciare l’associazione e il
5 novembre dello stesso anno fu messo «in sonno». La procura di Palmi trasmise
la lista dei magistrati iscritti alla massoneria in suo possesso al Consiglio
superiore della magistratura, che a sua volta la trasmise al ministro della
Giustizia e al procuratore generale della Corte di cassazione. In questo
contesto la lista in questione fu pubblicata, almeno in parte, sulla stampa
nazionale. Nel luglio del 1993, il richiedente fu interrogato da un ispettore
dell’Ispezione generale del Ministero della giustizia. Nel febbraio 1994 fu di
nuovo interrogato dal Procuratore generale della Corte di cassazione. Nel
giugno del 1994, la sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura
gli inflisse una censura per aver violato l’articolo 18 del regio decreto
legislativo n. 511 del 31 maggio 1946. Il 13 giugno 1993 il richiedente ricorse
in cassazione, che il 10 dicembre 1996 rigettò il ricorso. Il 17 maggio 2000,
la quarta commissione del Consiglio superiore della magistratura diede di nuovo
(aveva già reso una decisione simile precedentemente, in data non precisata) un
parere negativo concernente la promozione del richiedente — per la quale le
condizioni richieste erano riunite già dal 17 ottobre 1997 —, e ciò a causa
della sanzione disciplinare subita dal richiedente. La Corte europea dei
diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per violazione dell’art. 11 della
Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che garantisce il diritto alla
libertà d’associazione, e ha condannato l’Italia a versare al richiedente 20
milioni di lire per il torto subito e più di altri 27 milioni di lire per il
rimborso delle spese[55].
Con una sentenza del 17 febbraio 2004 la stessa Corte
europea ha condannato l’Italia nel caso “Maestri contro Italia”
(Richiesta n. 39748/98). Nato nel 1944 e residente a Viareggio, il richiedente
era un magistrato che esercitava la funzione di presidente ad interim del
tribunale di La Spezia. Il 23 novembre 1993, in seguito a un’inchiesta
dell’ispezione generale del ministero, il ministro della Giustizia intraprese
contro di lui una procedura disciplinare in quanto era stato affiliato a una
loggia massonica del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani. Il ministro
gli rimproverava di essere stato membro della massoneria dal 1981 a marzo 1993,
e sosteneva che aveva perciò violato l’articolo 18 del regio decreto
legislativo n. 511 del 31 maggio 1946 e per questo, con una decisione in data
10 ottobre 1995, la sezione disciplinare del Consiglio superiore della
magistratura gli inflisse una censura, e in seguito fu mutato d’ufficio in
Sicilia. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha di nuovo condannato l’Italia
per violazione dell’art. 11 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo,
che garantisce il diritto alla libertà d’associazione, e ha condannato l’Italia
a versare al richiedente 10.000 euro per il torto subito e altri 14.000 euro
per il rimborso delle spese[56].
Con una risoluzione in data 8 dicembre 2004, constatando che
tre anni dopo l’Italia non ha ancora applicato la sentenza definitiva della
Corte europea dei diritti dell’uomo del 12 dicembre 2001 (Richiesta n.
35972/97), concernente la legge regionale delle Marche n. 34 del 5 agosto 1996,
il Consiglio dei ministri dell’Unione europea ha adottato una risoluzione
relativa a questa sentenza, ricordando che tutti gli Stati sono obbligati di
conformarsi alle decisioni della corte[57], e l’Italia è tra i paesi che meno
rispettano le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo[58].
Con una sentenza in data 31 maggio 2007, e definitiva il 31
agosto 2007, la stessa Corte europea ha nuovamente condannato l’Italia nel caso
“Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani contro Italia (n. 2)”
(Richiesta n. 26740/02) a proposito della legge regionale n. 1 del 15 febbraio
2000 della regione autonoma del Friuli-Venezia Giulia, la quale prevede che i
candidati a una nomina nei Consigli di amministrazione delle Società a
partecipazione regionale, in quelli degli enti regionali e nei Comitati di
nomina regionale, “devono dichiarare alla Presidenza della Giunta
regionale e alla Giunta delle nomine del Consiglio regionale la loro eventuale
appartenenza a società massoniche o comunque a carattere segreto.” La
Corte europea dei diritti dell’uomo ricorda che ha già condannato l’Italia in
un caso simile in data 12 dicembre 2001 (Richiesta n. 35972/97) concernente la
legge regionale delle Marche n. 34 del 5 agosto 1996, e ha anche in questo caso
condannato l’Italia per violazione degli artt. 11 e 14 della Convenzione
europea dei diritti dell’uomo, che garantisce il diritto alla libertà
d’associazione, e ha condannato l’Italia a versare al richiedente 5.000 euro
per il rimborso delle spese[59].
Il 7 aprile 2017 è stato riconsegnato al Grande Oriente
d’Italia il primo dei circa 800 faldoni che nel 1992 il capo della Procura di
Palmi (RC) Agostino Cordova fece sequestrare, in seguito al dissequestro degli
elenchi degli iscritti al Grande Oriente d’Italia e alle altre obbedienze, ordinato
il 3 ottobre 2016 dal giudice per le indagini preliminari Bernadette
Nicotra[60][61].
Nel gennaio 2018 sono state pubblicate le conclusioni
(Relazione) di una indagine della Commissione parlamentare antimafia
riguardante le “Infiltrazioni di Cosa Nostra e della ‘Ndrangheta nella
Massoneria in Sicilia e Calabria”. La Commissione ha audito a testimonianza,
ai sensi dell’art. 4 della legge istitutiva, in data 24 gennaio 2017, i
rappresentanti legali del Grande Oriente d’Italia, della Gran Loggia d’Italia
degli Antichi Liberi Accettati Muratori e della Gran Loggia Regolare d’Italia.
Le indagini della Commissione sono dedicate, in particolare, ad approfondire i
profili di esposizione al rischio di infiltrazione e condizionamento di tali
associazioni da parte della criminalità organizzata, in particolare nelle
regioni Calabria e Sicilia. Il Presidente della Commissione di nuova nomina,
l’on.Nicola Morra, ha dichiarato, pregiudizialmente, nella prima intervista
resa alla stampa, che i lavori della Commissione si concentreranno sulla
(cosiddetta) Trattativa Stato–Mafia e sulla pretesa contiguità tra massoneria e
organizzazioni criminali, e così testualmente: “…si cercherà di capire
come la massoneria venga ad essere spesso un fronte in cui le criminalità di
stampo mafioso si insediano … il legame tra alcuni pezzi della massoneria e
della criminalità mafiosa deve essere ulteriormente analizzato…”
(dall’intervista resa al FattoQuotidiano.it in data 14 novembre 2018). Le
risultanze circostanziate delle indagini, rese note nella relazione, hanno
accertato la presenza di circa 17.000 persone iscritte nel periodo dal 1990 al
2017 (alla data delle audizioni) nelle logge calabresi e siciliane,
appartenenti alle quattro Obbedienze esaminate dalla Commissione, delle quali
193 casi aventi evidenza giudiziaria per fatti di mafia, rispetto a cui “è
emerso che, per la gran parte dei predetti, i rispettivi procedimenti, per il
delitto di cui all’art. 416 bis c.p. o altri delitti aggravati dall’art. 7 del
citato decreto legge 152/91, si sono conclusi con decreto di archiviazione per
i più svariati motivi, sentenza di assoluzione o sentenza di
proscioglimento”. La relazione, inoltre, non ha mancato di precisare che,
di queste 193 persone (su 17.000, sempre nel periodo dei 27 anni prescelti, dal
1990 al 2017), “sei (sono stati, ndr.) destinatari di sentenze definitive
per 416 bis c.p., vi sono ulteriori 25 posizioni per cui vi sono ancora
processi pendenti”. Quindi, delle quasi 17.000 persone esaminate, 6 sono
state condannate in via definitiva per l’art. 416 bis c.p. (nei 27 anni di
riferimento, rispetto alle 4 associazioni esaminate) e 25 persone sono tuttora
sotto processo alla data della relazione. Di queste 31 persone, tuttavia, non è
precisata, nella relazione, l’associazione di appartenenza.[62][63].
Nel novembre del 2018, dopo sei anni di processi, la prima
sezione penale della Suprema Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso
dell’ex procuratore di Palmi Agostino Cordova nel processo per diffamazione a
mezzo stampa contro Antonio Giancarlo Perfetti, Gran Maestro Onorario del
Grande Oriente d’Italia, condannando Cordova alle spese di giudizio[64][65].
Nel mese di aprile 2019 i deputati regionali Antonio
Catalfamo ed Eleonora Lo Curto, col patrocinio dei loro avvocati, hanno
depositato al Tar di Palermo un ricorso contro la comunicazione con cui il
Presidente dell’Ars Gianfranco Micciché ha reso noto che i due parlamentari si
erano sottratti all’obbligo, introdotto dalla L.R. n.18/2018, di dichiarare la
loro appartenenza, o meno, alla massoneria o ad associazioni similari[66].
Nel mese di luglio 2019 le indagini dei carabinieri del ROS,
coordinate dalla procura distrettuale antimafia di Palermo, svelano una rete di
affari e relazioni segrete: il clan mafioso di Licata poteva contare su un
insospettabile funzionario regionale, Lucio Lutri, che era stato maestro venerabile
della loggia “Pensiero e azione” del Grande Oriente d’Italia. E pure
il figlio dell’ultimo capomafia dell’Agrigentino, Vito Lauria, era maestro
venerabile della loggia “Arnaldo da Brescia”, anche questa
appartenente al Grande Oriente d’Italia[67] e Laura Jr., succeduto a Vito nella
direzione della loggia.[68] I carabinieri sono entrati nelle sedi delle logge
per acquisire gli elenchi degli iscritti[69].
Nel mese di novembre 2019, a proposito di un comunicato
della Commissione parlamentare antimafia, il suo presidente, senatore Nicola
Morra, ha tenuto a chiarire che “il presidente Nicola Morra non ha inteso
affermare che la Commissione Antimafia da lui presieduta ha accertato rapporti
tra ‘ndrangheta e Grande Oriente d’Italia (GOI)”[70].
Nel mese di ottobre 2020 la Commissione per le petizioni
dell’Unione europea pubblica le sue conclusioni sulla richiesta di abrogazione
della legge n. 18 della Regione Siciliana, del 12 ottobre 2018, sull’obbligo
dichiarativo dei deputati dell’Ars, componenti della giunta regionale e degli
amministratori locali, in tema di affiliazione a logge massoniche, e annuncia
che chiederà alle autorità italiane le informazioni necessarie per valutare la
compatibilità delle disposizioni della legge con il diritto dell’Unione europea,
compresi quelli fondamentali riconosciuti dalla Carta dei diritti fondamentali
dell’Unione europea, e che informerà il Parlamento europeo sulle sue
conclusioni[71][72].
Con una sentenza pubblicata il 27 ottobre 2021, la Seconda
Sezione Civile del Tribunale di Reggio Calabria, nella causa per diffamazione
aggravata promossa da Agostino Cordova contro il Grande Oriente d’Italia di
Palazzo Giustiniani, ha respinto la richiesta avanzata dall’ex Procuratore di
Palmi condannandolo al pagamento delle spese processuali in favore del Grande
Oriente d’Italia[73][74][75].
Massoneria e partiti politici
Nel XX secolo il Partito Comunista[76], il Partito
Socialista Italiano[77], il Partito Nazionale Fascista[78] e la Democrazia
Cristiana[79] hanno in varie occasioni sancito l’incompatibilità tra
l’appartenenza alla Massoneria e al partito.
Nella circolare n. 84 del primo gennaio 1906 il Gran Maestro
del Grande Oriente d’Italia, Ettore Ferrari, in prossimità delle elezioni
amministrative, pur non dando nessuna indicazione tassativa di voto, indicava
con quali forze i massoni dovevano collaborare e ricordava ai fratelli che
“sono compatibili con la Massoneria tutti i partiti progressisti,
incompatibili tutti i retrivi” e che “è loro vietato, anche nelle forme
più indirette, qualsivoglia compromesso con i clericali.”[80]. In
conseguenza Adolfo Bona, Giacinto Cibrario, Edoardo Daneo, Achille Durio,
Cesare Frescot, Angelo Rossi e Tommaso Villa furono espulsi dal GOI per essersi
alleati con i clericali nelle elezioni amministrative a Torino[81].
Il 15 febbraio 1907 il segretario generale del Grande
Oriente d’Italia informò la giunta “che alcuni fatti, ai quali accenna,
dimostrano come il ministero della Guerra si adoperi a conoscere quali
ufficiali dell’esercito appartengano alla Massoneria allo scopo evidente di
tenerli d’occhio.”[82].
Il 13 febbraio del 1923 il Gran Consiglio del Fascismo
approvò quasi all’unanimità l’Ordine del giorno che obbligava a scegliere tra
l’appartenenza al Fascismo o alla Massoneria (ci furono soltanto quattro
astensioni: Acerbo, Balbo, Rossi, che appartenevano alla Gran Loggia d’Italia,
e Dudan), quasi tutti i fascisti massoni rimasero nel partito senza lasciare la
Massoneria, abbandonò invece il partito il generale Capello[83]; Dudan, che
apparteneva al Grande Oriente d’Italia, ne venne espulso[84].
Durante le elezioni politiche italiane del 1924 i massoni
del Grande Oriente d’Italia che accettarono la candidatura nella Lista
Nazionale, guidata da Mussolini e formata anche da fascisti, furono espulsi
(tra gli altri Gino Olivetti), mentre la Gran Loggia d’Italia le diede il suo
appoggio[85]
Il 3 gennaio 1925 Mussolini presentava un ‘Disegno di legge’
sulla “disciplina di associazioni, enti, istituti e sull’appartenenza ai
medesimi del personale dipendente dallo Stato e degli enti locali”, approvato
successivamente il 19 maggio e divenuto legge il 22 novembre dopo il passaggio
in Senato. Il testo della Legge nº 2029 del 26 novembre 1925 obbligava i
dipendenti dello Stato, i pubblici impiegati di ogni ordine e grado (inclusi i
militari), “a dichiarare su appositi moduli a quali associazioni fossero
iscritti e, in specie, se fossero o fossero stati affiliati a logge massoniche,
per l’applicazione di sanzioni amministrative per il momento non enunciate ma
implicite nella orchestrazione della legge”[86].
L’11 aprile 1925 il Partito socialista indusse un referendum
tra i suoi membri per sapere se la qualifica di massone fosse “per un
socialista uno di quei casi di indegnità morale e politica che, secondo lo
statuto (art. 4) portano all’esclusione dal partito”.[87].
Lo Statuto della Democrazia Cristiana specificava che “sono
esclusi dal partito coloro i quali appartengono ad associazioni massoniche” e
nel 1984 il Collegio Nazionale dei Probiviri della Democrazia Cristiana
dichiarò nulla l’iscrizione al partito del consigliere regionale toscano
Filippo Luchi, massone. Nel 1993 il Partito Comunista Italiano ha costretto
Ettore Loizzo, suo esponente di spicco a Cosenza, a scegliere tra il partito e
la Massoneria, nella quale era stato nominato reggente del Grande Oriente d’Italia[88],
e nella quale scelse di restare lasciando il partito[89]. Nel XXI secolo il
Movimento 5 Stelle ha ripreso a suo conto quest’interdizione di doppia
appartenenza, estendendola anche agli ex membri della Massoneria[90][91][92],
uno dei quali (Catello Vitiello) è poi stato eletto[93].
Anche la Lega sancisce nel suo Statuto l’incompatibilità con
l’iscrizione alla Massoneria (art. 33): «La qualifica di Associato Ordinario
Militante è incompatibile con l’iscrizione o l’adesione a qualsiasi altro Partito
o Movimento Politico, associazione segreta, occulta o massonica, a liste
civiche non autorizzate dall’organo competente. Il verificarsi di tale
incompatibilità è motivo di espulsione dalla Lega Nord»[94]. Anche nello
statuto della nuova “Lega per Salvini premier” resta il divieto di
iscrizione ad associazioni segrete “occulte o massoniche”[95].
Queste prese di posizione politiche anti-massoniche, unite
ad altre simili del segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi[96] (il PD
ha abolito l’incompatibilità solo nel 2010[97]) e gli attacchi alla Massoneria
di Rosy Bindi e della Commissione Parlamentare Antimafia[98], hanno suscitato
delle reazioni risentite da parte del Grande Oriente
d’Italia[99][100][101][102] e dell’U.M.S.O.I.[103].
La Lega e il Movimento 5 Stelle hanno introdotto una
clausola discriminante antimassonica (non possono entrare a far parte del
governo soggetti che appartengono alla massoneria[104]) nel contratto tra loro
stipulato in vista della formazione di un nuovo governo[105]. L’Alleanza
massonica europea (che riunisce 34 Obbedienze di 14 paesi europei) e il CLIPSAS
(che riunisce le Obbedienze liberali) hanno emesso dei comunicati stampa per
ricordare che una discriminazione simile non è accettabile in una democrazia e
che la costituzione italiana la proibisce[106][107].
Nel 2017 sono stati depositati in Parlamento due disegni di
legge per escludere i massoni dai pubblici impieghi: “il primo di essi (24
febbraio 2017, numero 2328, firmatari Davide Mattiello e altri, tutti esponenti
all’epoca del Partito Democratico, principale partito di governo), propone la
condanna da tre a sette anni di carcere per chi organizza, dirige o promuove
una “società segreta” e l’interdizione dei suoi affiliati dai
pubblici uffici per cinque anni. Sono considerate società segrete le
“associazioni che comportino un vincolo di obbedienza assunto in forme
solenni come richiesto dalle logge massoniche o da associazioni similari”
[…] “Il secondo disegno di legge (11 aprile 2017, numero 4422,
“incardinato” a metà giugno del 2017, firmatari Claudio Fava e altri
deputati del Movimento democratico progressista, all’epoca parte della
maggioranza di governo e poi conflitto in Liberi e Uguali) propone il divieto
per magistrati, forze di polizia, forze armate, dipendenti pubblici e quanti
ricoprano incarichi pubblici (anche elettivi, dai consiglieri comunali ai
parlamentari, dunque) di far parte di “associazioni massoniche o similari
che creano vincoli gerarchici, solidaristici e di obbedienza”[108].
Il primo agosto 2018 la Commissione affari costituzionali
dell’Assemblea regionale siciliana approva il disegno di legge (relatore
Claudio Fava) che intima ai deputati regionali di depositare entro 45 giorni
“dichiarazione anche se negativa di appartenenza a qualunque titolo ad
associazioni massoniche o similari” la cosiddetta “Legge Fava”,
che viene approvata il 4 ottobre 2018[109]. Il Grande Oriente d’Italia annuncia
un ricorso legale contro questa legge[110] e due deputati siciliani impugnano
la legge regionale davanti alla Corte costituzionale per illegittimità
costituzionale[111][112][113].
La XVI Conferenza Mondiale delle Grandi Logge regolari,
svoltasi a Panama dal 14 a 17 novembre 2018, ha espresso la sua solidarietà al
Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Stefano Bisi, che vi ha denunciato il
clima massofobico italiano[114][115].
Il 9 gennaio 2019 il Grande Oriente d’Italia ha organizzato
il convegno “Liberi di associarsi” a Palazzo dei Normanni di Palermo,
contro la legge sulla massoneria votata dall’Assemblea regionale
siciliana[116][117].
Nel febbraio 2023 il presidente del Movimento 5 Stelle,
Giuseppe Conte, ha ribadito in un post che è ‘incompatibile l’iscrizione a
logge massoniche con quella al movimento Cinquestelle'[118], il Gran Maestro
Stefano Bisi gli risponde sul sito ufficiale del Grande Oriente d’Italia[119].
Massoneria e Chiesa cattolica
La questione se la Massoneria sia anticlericale è oggetto di
dibattito. La Chiesa cattolica ha sempre osteggiato apertamente la Massoneria e
vari storici e studiosi cattolici[120] l’hanno spesso indicata come
storicamente anticlericale. I massoni odierni esprimono solitamente una visione
diametralmente opposta, affermando che non vi sia nulla nella massoneria di
contrario al cattolicesimo o ad altre fedi religiose. Se la Massoneria sia
anticlericale dipende spesso da come si definisce l’anticlericalismo e da quale
ramo della Massoneria si sta esaminando.
Sede della Congregazione per la dottrina della fede, fino al
1908 Santa Inquisizione e poi Sant’Uffizio.
La Chiesa cattolica ha sempre condannato la Massoneria: il
testo di condanna più antico è la lettera apostolica di papa Clemente XII In
eminenti apostolatus specula del 28 aprile 1738, i più recenti la Dichiarazione
circa l’appartenenza dei cattolici ad associazioni massoniche del 17 febbraio
1981[121] e la dichiarazione Quesitum est del 26 novembre 1983[122], entrambe a
firma della Congregazione per la dottrina della fede, seguite dall’articolo
Inconciliabilità tra fede cristiana e massoneria. Riflessioni ad un anno dalla
Dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede[123], pubblicato
su L’Osservatore Romano del 23 febbraio 1985[124], e dall’editoriale de La
Civiltà Cattolica del 1991[125]. Il Papa che maggiormente condannò la
Massoneria fu Leone XIII, con quattro encicliche[126], un’esortazione
apostolica[127] e un breve apostolico[128].
Il Gran Maestro del GOI Giordano Gamberini fu tra i
principali estensori della cosiddetta Bibbia concordata nell’ambito della quale
tradusse il Vangelo secondo Giovanni. Tentò di far rimuovere la scomunica che
pesava sui massoni sin dal 1738. Conclusosi il Concilio Vaticano II, il 15
giugno 1969[129] presenziò a Savona al primo dibattito pubblico ufficiale
tenutosi in Italia fra un esponente del GOI ed un rappresentante della Chiesa
cattolica[130], lo storico ecclesiastico e della massoneria don Francesco
Rosario Esposito. Se il sacerdote sostenne la sostanziale compatibilità e
concordanza fra i due corpi[131], Gamberini lo corresse dicendo: «mi spiace
dover ricordare che i massoni […] hanno combattuto la Chiesa incolpandola di
intolleranza nei campi della filosofia, dell’etica e dell’educazione»[130].
Il Gran Maestro del GOI Stefano Bisi ha ribadito in un libro
del 2006 le posizioni della Massoneria[132][133][134] e il Gran Maestro della
Gran Loggia Regolare d’Italia Fabio Venzi ha esaminato I Documenti del Vaticano
contro la Liberamuratoria[135], ha pubblicato un libro sull’argomento[136] e
nel 2016 ha tenuto una conferenza su Massoneria e Chiesa Cattolica all’Università
di Cambridge. Altri libri più o meno recenti hanno trattato l’argomento delle
relazioni tra la Chiesa cattolica e la Massoneria[137].
Nell’aprile 2010 il vescovo emerito di Grosseto Giacomo
Babini accusa i massoni e gli ebrei, “nemici di sempre del
cattolicesimo”, di essere gli artefici di una manovra per discreditare la
Chiesa cattolica in relazione alle accuse di pedofilia che le sono state
rivolte[138][139] e il Sovrano Gran Commendatore Renzo Canova gli
risponde[140].
Il 14 febbraio 2016 il cardinale Gianfranco Ravasi pubblica
su Il Sole 24 ore un articolo sui rapporti tra Chiesa e Massoneria[141] e il
Gran Maestro Stefano Bisi gli risponde[142].
In un’intervista a Famiglia Cristiana del 15 marzo 2018,
Monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale
Italiana (CEI), ribadisce il giudizio negativo sulla Massoneria, per la ragione
che “contiene princìpi inconciliabili con la dottrina della
Chiesa”[143].
Il 19 ottobre 2018 ha luogo a Gubbio un incontro di studio
intitolato Chiesa e Massoneria: un dialogo possibile?[144].
Sul primo numero del 2019 della rivista del GOI Nuovo Hiram
un articolo di Fabio Amici sostiene che l’inconciliabilità tra la fede
cattolica e la Massoneria è solo apparente[145], ma è subito contestato da
parte cattolica[146].
Lo storico Aldo Alessandro Mola scrive che “l’attuale
pontefice Francesco (Jorge Bergoglio S. J.), dal suo insediamento si è
pronunciato tre sole volte sulla massoneria: poche parole di dileggio (l’ha definita
una lobby) e di scostante condanna. […] Trentacinque anni dopo la pubblicazione
del nuovo Codice di diritto Canonico (Corpus Iuris Canonici, CIC), papa
Francesco tornò alla radice della condanna e ne enunciò gli scopi ultimi.[…]
Dopo decenni di schermaglie elusive, nella primavera del 2018 il Sacro Soglio
enunciò i motivi “di fede” della condanna della massoneria, profonda,
totale e immutabile, senza possibilità di remissione da parte delle autorità
ecclesiastiche locali e di singoli sacerdoti.” Nel mese di ottobre 2017
Papa Francesco rifiuta l’accreditazione all’ambasciatore libanese perché
massone[147]. Il 24 gennaio 2018 la Congregazione per la dottrina della fede,
con la Lettera apostolica Placuit Deo[148], e papa Francesco, con l’esortazione
apostolica Gaudete et exsultate[149] condannano lo gnosticismo e il
pelagianesimo attuali, “due concezioni con le quali non sono possibili né
dialogo né confronti” e che, secondo la Chiesa cattolica,
caratterizzerebbero la Massoneria[150]. Lo stesso Papa Francesco, in un
discorso pronunciato a Torino davanti ad un’assemblea di giovani cattolici il
21 giugno 2015[151], attaccò direttamente la massoneria con le seguenti parole:
“alla fine dell’Ottocento c’erano le condizioni più cattive per la
crescita della gioventù: c’era la massoneria in pieno, anche la Chiesa non
poteva fare nulla, c’erano i mangiapreti, c’erano anche i satanisti… Era uno
dei momenti più brutti e dei posti più brutti della storia
d’Italia.”[152].
Nel suo discorso alla Catholic Identity Conference del 24
ottobre 2020[153] l’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha definito l’enciclica
papale Fratelli tutti come un “Manifesto massonico” e ha citato come
prova l’accoglienza che le è stata fatta dalla Gran Loggia di Spagna e dal
Grande Oriente d’Italia[154][155][156][157].
In un’intervista alla Gazzetta del Sud del 4 aprile 2021
l’arcivescovo di Messina Giovanni Accolla qualifica la Massoneria come
“setta”[158], il Gran maestro del GOI gli risponde: “non siamo
una setta ma una libera associazione[159].
Il 17 dicembre 2022 la Fondazione Grande Oriente d’Italia
organizza a Matera un incontro intitolato “Per un’ecologia della Pace. Dialogo
tra Massoneria e Religioni per la tutela della Casa Comune”, promosso dalla
loggia cittadina Orazio Flacco[160]. La partecipazione di un ecclesiastico
cattolico, professore di teologia, è criticata da parte cattolica[161], con un
esplicito richiamo alla Dichiarazione sulla Massoneria della Congregazione per
la Dottrina della Fede del 1983[162].
Il 13 novembre 2023 il Dicastero per la Dottrina della Fede,
in una risposta approvata dal Papa, ribadisce la condanna della Chiesa alla
Massoneria[163], richiamando ancora una volta la Dichiarazione sulla massoneria
del 1983[164].
Il 20 settembre di ogni anno, data della breccia di Porta
Pia[165][166][167], si celebra la festa della Massoneria italiana[168].
Panorama delle principali comunioni
Palazzo Giustiniani, sede del Grande Oriente d’Italia (GOI),
dal 1901 al 1985
La Comunione massonica più numerosa in Italia è
rappresentata dal Grande Oriente d’Italia (GOI) (detta di Palazzo Giustiniani,
sede storica dal 1901 al 1926 allorquando Mussolini lo requisì e poi in parte
sino al 1985 quando il GOI trasferì la sua sede alla villa del Vascello sul
Gianicolo) che consta oltre 23.000 iscritti distribuiti in più di 860 logge. È
una grande famiglia – risalente alla fondazione del 1805 – che accoglie i
Massoni che operano nelle varie declinazioni.
È la comunione massonica riconosciuta come regolare dalle
Grandi Logge numericamente più importanti del mondo, quelle degli Stati Uniti
d’America. È riconosciuta anche dalla United Grand Lodge of England, la
“Gran loggia Madre del Mondo”, dalla quale sono gemmate, direttamente
o indirettamente, tutte le logge della massoneria mondiale. Invero, la United
Grand Lodge of England, ha nel 1972 riconosciuto il Grande Oriente d’Italia.
Tale riconoscimento è stato ritirato nel 1993 ed è stato restituito nel
2023.[169]
Nel 1993 il dimissionario Gran Maestro del Grande Oriente
d’Italia Giuliano Di Bernardo, fuoriuscito ed espulso dal GOI, con il supporto
di un piccolo numero di logge del Grande Oriente d’Italia che lo hanno seguito
ha fondato la Gran Loggia Regolare d’Italia (GLRI)[170]. Che dopo qualche mese
ha ottenuto il riconoscimento della United Grand Lodge of England. La GLRI è
stata pensata come Società Iniziatica/Esoterica che fa meticolosamente capo
all’antica e tradizionale libera muratoria Inglese del XVIII secolo e non come
un associazionismo massonico di stampo illuminista, che mira a operare come
istituzione all’interno del tessuto sociale. Oggi la Gran Loggia Regolare
d’Italia (GLRI) conta un numero esiguo di iscritti di circa 2.400. Nel 2001 Di
Bernardo viene espulso dalla GLRI e avvia un nuovo progetto di un ordine
paramassonico, denominato Dignity Order[171].
Quasi tutte le comunioni attualmente operanti in Italia o di
lingua italiana nascono da divisioni e scissioni dalle principali comunioni, o
comunque per iniziativa di persone appartenenti precedentemente a una di esse,
con l’eccezione dell’Ordine Le Droit Humain, come vedremo più avanti. Anche se
non è semplice determinare con esattezza il reale numero degli iscritti, da
fonti delle comunioni stesse e dall’Eurispes, Rapporto Italia 2008, si evince
che l’istituzione con il maggiore numero di aderenti risulta il Grande Oriente
d’Italia (cosiddetta obbedienza “di Palazzo Giustiniani”, dalla sua
sede storica), che accetta solo uomini.
Sigillo della Gran Loggia d’Italia degli Alam
Poi vi è Gran Loggia d’Italia degli Alam (detta anche
obbedienza “di piazza del Gesù”, dalla sua sede storica, o “di
Palazzo Vitelleschi” dalla sua sede attuale), che è un’obbedienza mista,
in quanto accetta uomini e donne. Dal 2016, dopo la fuoriuscita da quest’ultima
dell’Ex G.M. Luigi Pruneti è stato costituito l’Ordine Massonico Tradizionale
Italiano (che attualmente conta già la presenza di oltre 1000 fra fratelli e
sorelle nel territorio italiano). Segue come quarta (numericamente) la solo
maschile Gran Loggia Regolare d’Italia. Meritano di essere menzionate anche
l’obbedienza mista del Supremo Consiglio d’Italia e San Marino, e la
Federazione italiana dell’Ordine Massonico Misto “Le Droit Humain”,
organizzata in Federazioni nazionali. È la più antica delle Obbedienze miste,
nata in Francia e la prima a costituirsi internazionale. Tra quelle solo
femminili la Gran Loggia Femminile d’Italia (GLFI, 1975), l’unica che nei
cinquant’anni della sua esistenza ha mantenuto inalterata l’identità massonica
italiana ed è rimasta attiva sul territorio nazionale, e la Gran loggia
massonica femminile d’Italia, che è l’unica riconosciuta a livello
internazionale. La più antica Comunione Massonica in Italia è il Rito Egizio
Tradizionale, nato a Napoli e attivo ininterrottamente dal 1728.[172] Vi sono
poi molte altre obbedienze numericamente minori, spesso derivanti da scissioni
delle maggiori.[173]
La partecipazione femminile
Maria Deraismes, cofondatrice dell’Ordine Massonico Misto e
Internazionale “Le Droit Humain”
La prima struttura organizzata ad accogliere la donna con
parità di diritti e dignità iniziatica è stata l’Ordine Massonico Misto e
Internazionale di Rito Scozzese Antico e Accettato Le Droit Humain (“Il
Diritto Umano”) che nasce internazionale da subito, a Parigi, nel 1893 per
impulso di Maria Deraismes e Georges Martin. A oggi è il più vasto sul piano
geografico, essendo presente in tutti i continenti. Al pari di altri paesi
europei anche l’Italia è stata interessata dall’espansione delle logge miste de
Le Droit Humain. La prima loggia dell’Ordine fondata in Italia, distinta dal
numero di matricola 16, nacque a Roma nel 1904[174]. Le successive si
organizzano in Federazione nel 1916.
La massoneria esclusivamente femminile italiana formatasi
negli anni settanta dopo varie esperienze precedenti interrotte, diviene Gran
Loggia Femminile d’Italia (GLFI) nel 1975, con la prima Gran Maestra: Marisa
Bettoia. Nei 50 anni della sua esistenza a oggi, la GLFI ha mantenuto
inalterata l’identità massonica italiana con Costituzione, Regolamenti e
Rituali propri, allineati con quelli del Grande Oriente d’Italia (GOI). È
tutt’oggi attiva con logge presenti sul territorio nazionale, con l’Ordine e il
Rito Scozzese Antico ed Accettato (RSAA), che gestisce in due corpi separati.
Quest’ultima si distingue pertanto dalla GLMFI (Gran Loggia Massonica Femminile
d’Italia) che, sorta nel 1990, riconosciuta e regolarizzata dalla Gran Loggia
Femminile di Francia (GLFF), non è quindi l’unica operativa su suolo italiano
(Isastia 2010).
La Gran Loggia Massonica Femminile d’Italia (GLMFI) è
attualmente l’unica obbedienza femminile operante in Italia, con statuto e
regolamenti riconosciuti a livello internazionale; è retta da un Consiglio
Federale democraticamente eletto, al cui vertice è la Gran Maestra; le elezioni
delle cariche sono effettuate annualmente, ciascuna di esse non può essere
attribuita per più di tre volte consecutive alla stessa sorella. Dall’ottobre
1995 la GLMFI è membro effettivo del CLIPSAS (Centro di cultura e di
Informazione delle Potenze Massoniche firmatarie del trattato di Strasburgo del
22 gennaio 1961), e dal marzo 1996 del CLIMAF (Centro di Cultura Internazionale
della massoneria Femminile). Nel novembre 2000 ha partecipato alla fondazione
dell’Unione delle Obbedienze Massoniche del Mediterraneo. Ha rapporti di
amicizia e scambi culturali con le obbedienze che riconoscono l’iniziazione
femminile mettendo in pratica il concetto di uguaglianza nella diversità.
Da ricordare per importanza storica[175] la linea femminile
(c.d. Massoneria Femminile) delle logge di adozione del Rito Egizio Tradizionale
la più antica comunione massonica italiana ancora operante.[8]
Note
^ Roberto Quarta,
Roma massonica., Roma, Mediterranee, 2014.
^ Ruggiero di
Castiglione, Alle Sorgenti della Massoneria Roma Atanor pag.111-ISBN 8871691245
Notizie d’archivio, «Erasmo Notizie», 9 (2008), 19-20, p.
26.
^ La Massoneria Italiana, su grandeorienteitaliano.com. URL
consultato il 18 aprile 2018 (archiviato dall’url originale il 18 aprile 2018).
^ Rocco Ritorto, Tavole Massoniche 2.
^ In Calabria la prima Loggia Massonica d’Italia, su
nuovomonitorenapoletano.it.
^ Ruggiero Di Castiglione, La Massoneria nelle due Sicilie:
E i fratelli meridionali del ‘700 – Le Province, Volume 4.
Enciclopedia Treccani, su treccani.it.
^ Domenico Vittorio Ripa Montesano, “Raimondo di Sangro
Principe di San Severo primo Gran Maestro del Rito Egizio Tradizionale”
Napoli 2011 ISBN 9788894296402
^ Al musicista Francesco Xaverio Geminiani primo italiano ad
aderire ad una Loggia Massonica speculativa, che già aveva vissuto e svolto la
sua attività artistica a Napoli, fu affidata dal Gran Maestro della Gran Loggia
d’Inghilterra Lord Henry Hare, terzo Barone di Coleraine (1693-1749),
unitamente al Fratello George Olivaros, la Deputation per costituire nella
Capitale del Regno di Napoli una Loggia Massonica Regolare. Il documento fu
siglato d’Ordine del Gran Maestro ad opera del Segretario della Grand Lodge of
England Fratello William Reid l’11 Maggio 1728 e conferito ai due Fratelli
Italiani il 22 maggio 1728, data ufficiale della Nascita della Loggia Perfetta
Unione – Ruggero di Castiglione, La Massoneria delle Due Sicilie; I Fratelli
Meridionali del ‘700, Gangemi Editore, Roma, p.15-16.
^ Carlo Francovich, Storia della Massoneria in Italia, i
Liberi Muratori italiani dalle origini alla Rivoluzione francese, Milano, Ed.
Ghibli, 2013, p. 189.
^ Proposta di biografia di Tommaso Crudeli (a cura del Prof.
Renzo Rabboni) presentata al Prof. Fabio Roversi Monaco il 9 maggio 2003 a
Bologna, per inserirla nel Dizionario Biografico degli Italiani dell’Enciclopedia
Treccani (PDF), su crudeli.org. URL consultato il 14 luglio 2009 (archiviato
dall’url originale l’8 dicembre 2015).
^ Carlo Francovich, Storia della Massoneria in Italia, i
Liberi Muratori italiani dalle origini alla Rivoluzione francese, Milano, Ed. Ghibli,
2013, p. 176, n.8.
^ Ruggero di Castiglione – Alle sorgenti della Massoneria
Atanor Roma 1988 pag. 63 ISBN 9788851086350
^ Raimondo di Sangro: un breve profilo, di Giuseppe Rosica,
su vrijmetselaarsgilde.eu.
^ Nico Perrone, La Loggia della Philantropia, Sellerio,
Palermo, 2006.
Origini e storia del R.S.A.A. su ritoscozzese.it, su
ritoscozzese.it. URL consultato il 29 ottobre 2009 (archiviato dall’url
originale il 5 marzo 2016).
^ Storia della Massoneria italiana su goirsaa.it, su
goirsaa.it. URL consultato il 29 ottobre 2009 (archiviato dall’url originale il
9 ottobre 2011).
^ Vittorio Gnocchini, L’Italia dei Liberi Muratori,
Mimesis-Erasmo, Milano-Roma, 2005, pp. 238-239.
^ La nascita del Grande Oriente d’Italia e il ruolo della
Massoneria nel Risorgimento, su grandeoriente.it, Grande Oriente d’Italia. URL
consultato il 5 maggio 2011.
^ Statuti generali della Società dei Liberi Muratori del
Rito Scozzese Antico ed Accettato : pubblicati in Napoli nel 1820., Napoli,
1874, OCLC 1091229367. Ospitato su archive.is..
^ Emanuela Locci, Storia della Massoneria femminile: dalle
corporazioni medievali alla Obbedienze, BastogiLibri, 2017, ISBN
9788894894080..
^ Giuseppe Garibaldi, Documento autografo, in Archivi del
Grande Oriente d’Italia, riportato in Storia della Massoneria femminile: dalle
Corporazioni medievali alle Obbedienze, BastogiLibri, 2017..
^ Garibaldi massone, di E. E. Stolper. su Pietre-Stones,
Review of Freemasonry.
^ Roland Sarti – Giuseppe Mazzini – Ed. Laterza Bari 2005.
^ Nello Rosselli, Bakunin e Mazzini, Piccola Biblioteca
Einaudi, Milano, 1967.
^ Cfr. sul punto Copia archiviata, su grandeoriente.it. URL
consultato il 7 gennaio 2014 (archiviato dall’url originale il 7 gennaio 2014).
^ Luigi Sessa, I Sovrani Grandi Commendatori e breve storia
del Supremo Consigli d’Italia del Rito Scozzese antico ed accettato. Palazzo
Giustiniani dal 1805 ad oggi., Foggia, Bastogi Ed., 2004, p. 47-58.
^ Christian Palmieri, Mussolini e la massoneria, 1914-1917,
Mimesis ed., Milano, 2017
^ Nicoletta Casano, Libres et persécutés. Francs-maçons et
laïques italiens en exil pendant le fascisme, Paris, Garnier, 2015, p. 36.
^ Il 13 febbraio 1923 il Gran Consiglio del Partito
nazionale fascista dichiaró guerra alla Massoneria, su grandeoriente.it.
^ Peter Tompkins, Dalle carte segrete del Duce (2001)
sottolinea il sostegno fondamentale fornito dalla comunione massonica di Piazza
del Gesù alla presa del potere da parte di Mussolini.
^ Fernando Pessoa sul Diário de Lisboa del 4 febbraio 1935
ricordò la “lei fascista italiana, de 26 de Novembro de 1925, cujo debate
parlamentar dera lugar a um histórico discurso do comunista Antonio Gramsci,
acusando Mussolini de, a pretexto de ilegalizar a Maçonaria, pretender
perseguir as organizações em geral e as operárias em particular”: José
Barreto, “Fernando Pessoa em defesa da Maçonaria: A história do artigo que
rompeu com o Estado Novo”..
^ * Anna Maria Isastia, Massoneria e fascismo: la grande
repressione, in Zeffiro Ciuffoletti e Sergio Moravia (a cura di), La
Massoneria. La storia, gli uomini, le idee, Milano, Arnoldo Mondadori, 2019, p.
162.
^ Aldo A. Mola, Storia della Massoneria Italiana, Bompiani,
Milano 1994, p. 570.
^ Richard Collier, Duce! Duce! Ascesa e caduta di Benito
Mussolini, Mursia, 1971, pag. 129
^ Gli americani del Grande Oriente (PDF), in Erasmo, n. 9,
2018, p. 22. URL consultato il 23 ottobre 2020.
^ Davide Consonni, In Italia sono presenti 5 logge
massoniche militari statunitensi, su radiospada.org, 5 giugno 2014.
^ Luca Giuseppe Manenti, Emanuela Locci, Storia della
massoneria femminile. Dalle corporazioni alle obbedienze, in Diacronie, 32,4,
2017, DOI:10.4000/diacronie.6962. URL consultato l’11 maggio 2023.
^ Filmato audio Mino mandò a Papa Luciani l’elenco dei
prelati infedeli…Quella notte il Papa morì, LA7 Attualità. (15:43)
^ La gran loggia vaticana – la lista dei presunti massoni
(PDF), 12 settembre 1978, pp. 2–5. URL consultato l’11 aprile 2023 (archiviato
dall’url originale l’8 settembre 2021).
^ Aldo A. Mola, Storia della Massoneria italiana dalle
origini ai nostri giorni, Bompiani, Milano, 1992, pag. 746
^ Dino P. Arrigo, Fratelli d’Italia. Cronache, storie, riti
e personaggi (per capire la Massoneria), Rubbettino, Messina, 1994, pag. 52
^ Willan, Puppetmasters, p. 50
^ Mafia e massoneria: l’ex Gran Maestro e il terzo livello
di Egidio Morici, da tp24.it, 2 gennaio 2018.
^ Luigi Pruneti, “Correva il ’93”, in: La
Massoneria. La storia, gli uomini, le idee, a cura di Zeffiro Ciuffoletti e
Sergio Moravia, Mondadori, Milano, 2019, p. XV-XVI
^ Guglielmo Adilardi, Massoneria, società e politica
(1717-2017) Profilo storico dalla fondazione ad oggi, Istituto di Studi Lino
Salvini, Angelo Pontecorboli Editore, Firenze, 2018, p. 197.
^ Legge 25 gennaio 1982, n. 17 Norme di attuazione
dell’articolo 18 della Costituzione in materia di associazioni segrete e
scioglimento della associazione denominata Loggia P2, su normattiva.it. URL
consultato il 17 novembre 2018.
^ Cassazione: incompatibili magistratura e massoneria, in
Corriere della Sera, 09 dicembre 1995. URL consultato il 4 maggio 2010
(archiviato dall’url originale il 1º gennaio 2016).
^ Massimo Della Campa, Luce sul Grande Oriente, Milano,
Sperling & Kupfer, 2005, p. 180.
^ Aldo A. Mola, Storia della Massoneria in Italia. Dal 1717
al 2018. Tre secoli di un Ordine iniziatico, Bompiani/Giunti, Firenze-Milano,
2018, p. 607.
^ Delfo Del Bino, Quale mistero? Moderate riflessioni sulla
massoneria e sulla libertà di associazione, Firenze, Pontecorboli Editore,
1996.
^ Corte europea dei diritti dell’Uomo, quarta sezione, testo
della sentenza, su hudoc.echr.coe.int. URL consultato il 17 novembre 2018.
^ Guglielmo Adilardi, Massoneria, società e politica
(1717-2017) Profilo storico dalla fondazione ad oggi, Istituto di Studi Lino
Salvini, Angelo Pontecorboli Editore, Firenze, 2018, p. 212.
^ Corte europea dei diritti dell’Uomo, seconda sezione,
testo della sentenza, su hudoc.echr.coe.int. URL consultato il 15 novembre
2018.
^ Revue générale du droit (Université de la Sarre) CEDH, 17
février 2004, Maestri c. Italie, affaire numéro 39748/98.
^ Corte europea dei diritti dell’Uomo, Risoluzione relativa
alla decisione della Corte europea dei Diritti dell’Uomo del 2 agosto 2001,
definitiva il 12 dicembre 2001, nell’affare Grande Oriente d’Italia di Palazzo
Giustiniani contro l’Italia, su hudoc.echr.coe.int. URL consultato il 16
novembre 2018.
^ Giuditta Mosca, “L’Italia è il Paese che meno
rispetta le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo. Dopo di noi
Russia e Turchia.”, 12 settembre 2018, su it.businessinsider.com. URL consultato
il 16 novembre 2018.
^ Corte europea dei diritti dell’Uomo, prima sezione, testo
della sentenza, su hudoc.echr.coe.int. URL consultato il 16 novembre 2018.
^ Roberto Galullo, “Altro che dare i nomi allo Stato! È
lo Stato che riconsegna (con le scuse), gli elenchi di Cordova al Goi!”,
su robertogalullo.blog.ilsole24ore.com. URL consultato il 30 luglio 2020.
^ Roberto Galullo, La Procura di Roma si svuota: traslocano
nel Grande oriente 800 faldoni sequestrati nel ’92, su
robertogalullo.blog.ilsole24ore.com. URL consultato il 30 luglio 2020.
^ Esposto alla Commissione Parlamentare Antimafia (PDF), su
glri.it. URL consultato il 30 luglio 2020.
^ Considerazioni del Gran Maestro della Gran Loggia Regolare
d’Italia Fabio Venzi Sulla Relazione della Commissione Parlamentare Antimafia
(PDF), su glri.it. URL consultato il 30 luglio 2020.
^ Cassazione: nessuna diffamazione dal Gran Maestro Onorario
Perfetti, l’ex procuratore di Palmi Cordova dovrà pagare le spese, su
grandeoriente.it. URL consultato il 23 novembre 2018.
^ Sentenze della Corte Suprema di Cassazione, su
italgiure.giustizia.it. URL consultato il 23 novembre 2018.
^ I deputati siciliani Lo Curto e Catalfamo ricorrono al Tar
per la norma che impone dichiarazione su appartenenza o meno alla Massoneria,
su grandeoriente.it. URL consultato il 13 aprile 2019.
^ Mafia e massoneria, blitz fra Licata e Palermo. In manette
due “maestri venerabili”, su palermo.repubblica.it. URL consultato il 31 luglio
2019.
^ In manette funzionario regionale massone: “Mi sveglio,
guardo Riina e faccio la croce”, su lasiciliaweb.it, 31 luglio 2019. URL
consultato il 13 maggio 2020 (archiviato il 13 maggio 2020).
^ Mafia, i carabinieri del Ros nelle sedi delle logge
massoniche per acquisire gli elenchi degli iscritti, su palermo.repubblica.it.
URL consultato il 31 luglio 2019.
^ Precisazione del presidente dell’Antimafia Nicola Morra
sul Grande Oriente. Il Gran Maestro Bisi: “La Verità dei fatti contro ogni
pregiudizio”, su grandeoriente.it. URL consultato l’11 dicembre 2019.
^ Massoneria, la legge dell’Ars, sotto i riflettori
dell’Europa/Gazzetta del Sud, su grandeoriente.it. URL consultato il 19 ottobre
2020.
^ Palermo. Nella sede dell’Ars incontro dedicato al libro
del Gm Stefano Bisi “Il biennio nero 1992 1993”. A fare il punto sugli ultimi
sviluppi relativi alla legge siciliana sulla Massoneria il presidente
dell’Assemblea Miccichè, su grandeoriente.it. URL consultato il 10 luglio 2022.
^ Il Tribunale di Reggio Calabria dà ragione al GOI e
condanna l’ex Procuratore Cordova al pagamento delle spese processuali, su
grandeoriente.it. URL consultato il 15 novembre 2021.
^ In libreria “Il biennio nero 1992-1993. Massoneria e
legalità trent’anni dopo” del Gran Maestro Stefano Bisi, su grandeoriente.it.
URL consultato il 2 febbraio 2022.
^ Il biennio nero 1992-1993: la cronistoria di 30 anni di
caccia alle streghe. Intervista al Gran Maestro Stefano Bisi, su
grandeoriente.it. URL consultato il 10 luglio 2022.
^ Nel novembre 1922 il IV Congresso moscovita
dell’Internazionale Comunista, nella sua ventiduesima risoluzione, proibiva ai
militanti dei partiti comunisti l’appartenenza alla massoneria.
^ Accettazione dell’ordine del giorno Zibordi-Mussolini al
congresso di Ancona del Partito Socialista (26-29 aprile 1914), che con quasi i
tre quarti dei voti sancì l’incompatibilità tra socialismo e massoneria.
^ Il 13 febbraio 1923 il Gran Consiglio del Fascismo sancì
l’incompatibilità tra l’adesione alla Massoneria e l’iscrizione al Partito
Nazionale Fascista, vedi Aldo Alessandro Mola, Storia della Massoneria in
Italia dal 1717 al 2018, Bompiani/Giunti, Firenze-Milano, 2018, p. 550.
^ Il suo Statuto specificava che “sono esclusi dal partito
coloro i quali appartengono ad associazioni massoniche”.
^ Ferdinando Cordova, Massoneria e Politica in Italia,
1892-1908, Carte Scoperte, Milano, 2011, p. 226.
^ “Il G.’. M.’. d’Italia, applicando l’art. 126 delle
Costituzioni, ha escluso dalla Massoneria i “fratelli”: Avv. Adolfo
Bona. Avv. Giacinto Cibrario, senatore. Avv. Edoardo Daneo, deputato. Achille
Durio. Ing. Cesare Frescot. Angelo Rossi, senatore, Avv. Tommaso Villa,
deputato, perché alleandosi coi clericali per le imminenti elezioni
amministrative in Torino, vennero meno ai principi fondamentali ed
all’indirizzo dell’Ordine, che neanche ai fratelli inattivi è lecito
violare”, Processi Verbali della Giunta del Consiglio dell’Ordine, 214ª
Adunanza, Giovedì 25 gennaio 1906, citato in Ferdinando Cordova, Massoneria e
Politica in Italia, 1892-1908, Carte Scoperte, Milano, 2011, p. 229.
^ Ferdinando Cordova, Massoneria e Politica in Italia,
1892-1908, Carte Scoperte, Milano, 2011, p. 250.
^ Anna Maria Isastia, Massoneria e fascismo, p. 176.
^ Vittorio Gnocchini, L’Italia dei liberi muratori. Brevi
biografie di massoni famosi, Mimesis 2005, p.109
^ Anna Maria Isastia, Massoneria e fascismo, p. 183.
^ Aldo A. Mola, Storia della Massoneria in Italia dal 1717
al 2018, Milano-Firenze, Bompiani-Giunti, 2018, pag. 489.
^ Ferdinando Cordova, Massoneria e Politica in Italia,
1892-1908, Carte Scoperte, Milano, 2011, p. 220.
^ Martedì 10 agosto a San Lucido nel Cosentino la
presentazione del volume “Confessioni di un Gran Maestro”, libro- intervista a
Ettore Loizzo., su grandeoriente.it, 8 agosto 2021.
^ Guglielmo Adilardi, Massoneria, società e politica
(1717-2017) Profilo storico dalla fondazione ad oggi, Istituto di Studi Lino
Salvini, Angelo Pontecorboli Editore, Firenze, 2018, p. 190-194.
^ Massoneria, braccio di ferro tra M5S e candidato. su
repubblica.it dell’11 febbraio 2018.
^ Luigi Di Maio, la grana massoneria nel Movimento 5 Stelle:
il candidato iscritto alla Loggia. su liberoquotidiano.it del 12 febbraio 2018.
^ M5S, spuntano altri due candidati massoni.. su
repubblica.it del 15 febbraio 2018.
^ Elezioni politiche 2018, riepilogo Camera dei deputati,
eletti nell’uninominale. su repubblica.it del 6 marzo 2018.
^ Statuto della Lega Nord (PDF), su leganord.org (archiviato
dall’url originale il 6 luglio 2016).
^ Marco Cremonesi, “Nasce la nuova Lega”, Corriere
della Sera, 26. 10. 2018, p. 9.
^ Le scuse di Renzi “con chi si è sentito offeso”.
Precisazione del Portavoce su dichiarazioni relative alla Massoneria.. su
grandeoriente.it del 13 febbraio 2018.
^ Fabrizio D’Esposito “In lista anche altri massoni con
il PD e il centrodestra”, Il Fatto Quotidiano, 19.2.2018, p. 3.. su
granloggiaditalia.eu del 19.2.2018
^ La spifferata sull'”extravergine” Bindi.
Bisignani: “Questa è la sua ossessione” (archiviato dall’url
originale il 15 febbraio 2018). su liberoquotidiano.it del 3 febbraio 2017.
^ “Cara Rosy Bindi, noi massoni non siamo criminali”
(Libero). su grandeoriente.it del 6 agosto 2016.
^ David Allegranti, Massoni non truffatori. Il Gran Maestro
del GOI risponde a Renzi e ai 5 Stelle. Stefano Bisi spiega perché essere
iscritti alla Massoneria “non è un hobby né un insulto”.. su ilfoglio.it del 13
febbraio 2018.
^ 25 a Firenze e il 26 a Crotone la presentazione del
libro-documento del Gran Maestro “Massofobia:l’Antimafia dell’Inquisizione”..
su grandeoriente.it del 14 febbraio 2018.
^ Rassegna stampa del GOI.. su grandeoriente.it del 20
febbraio 2018.
^ Diffamazioni da campagna elettorale politica (JPG)
(archiviato dall’url originale il 25 febbraio 2018). sul sito ufficiale
dellUnione Massonica di Stretta Osservanza Iniziatica, 13 febbraio 2018.
^ Per il Grande Oriente d’Italia è incostituzionale la
clausola sulla Massoneria del Contratto stipulato tra le parti del futuro
esecutivo. E chiede l’intervento del Presidente della Repubblica. su
grandeoriente.it del 18 maggio 2018.
^ Clausola sulla massoneria nel contratto di governo:
intervista a Stefano Bisi di Radio Radicale. su grandeoriente.it del 19 maggio
2018.
^ (FR) Comunicato stampa del 23.5.2018 dell’AME (PDF). sul
sito del grande Oriente del Belgio del 23 maggio 2018.
^ (FR) Comunicato stampa del 27.5.2018 del CLIPSAS. sul sito
del Grande Oriente di Svizzera, gos-cahiers-bleus.weebly.com, del 29 maggio
2018.
^ Aldo Alessandro Mola,Storia della Massoneria in Italia dal
1717 al 2018, Bompiani/Giunti, Firenze-Milano, 2018, p. 569-570.
^ Parlamento siciliano versus Massoneria: il Grande Oriente
invita i deputati a valutare il carattere vessatorio della legge in
discussione, palesemente anticostituzionale, su grandeoriente.it. URL
consultato il 15 novembre 2018.
^ Il Grande Oriente d’Italia: “Oggi in Sicilia con
l’approvazione da parte dell’Ars della legge sulla Massoneria è stata scritta
una pagina nera per la Democrazia e la libertà di associazione nel nostro
Paese”, su grandeoriente.it. URL consultato il 15 novembre 2018.
^ Sergio Granata, Logge massoniche, deputati puntano
all’impugnazione della legge, su amnotizie.it, 16 novembre 2018. URL consultato
il 23 novembre 2018.
^ Salvo Toscano, La sfida di Lo Curto e Catalfamo: “Non
diciamo se siamo massoni”, su livesicilia.it. URL consultato il 23
novembre 2018 (archiviato dall’url originale il 24 novembre 2018).
^ David Allegranti, Alla Regione Sicilia è caccia al
massone, su ilfoglio.it. URL consultato il 23 novembre 2018.
^ Panama: la conferenza mondiale della Grandi Logge esprime
solidarietà ai massoni italiani perseguitati, su varesepress.info. URL
consultato il 23 novembre 2018 (archiviato dall’url originale il 24 novembre
2018).
^ Documento della Conferenza massonica interamericana (PDF),
su grandeoriente.it. URL consultato il 23 novembre 2018.
^ Palermo. Il Grande Oriente all’Ars per difendere la
libertà di associazione. Il presidente Miccichè: “Siete i benvenuti a
Palazzo dei Normanni”, su grandeoriente.it. URL consultato il 12 gennaio
2019.
^ Palermo, il Grande Oriente si riunisce all’ARS dopo la
legge sulla massoneria: Norma mostruosa, su video.repubblica.it. URL consultato
il 12 gennaio 2019.
^ Massoneria, Bisi bastona Conte: “Noi legali,
trasparenti e non segreti”, su affaritaliani.it. URL consultato il 3
febbraio 2023.
^ Adesione alla Massoneria incompatibile per Conte. Il Goi:
“Noi legali, trasparenti e non segreti”, su grandeoriente.it. URL consultato il
3 febbraio 2023.
^ (EN) Hermann Gruber, Masonry (Freemasonry), in Catholic
Encyclopedia, vol. 9, New York, Encyclopedia Press, 1913.
^ Prefetto Card. Franjo Šeper, Segretario Fr. Jérôme Hamer,
Dichiarazione circa l’appartenenza dei cattolici ad associazioni massoniche, su
vatican.va. URL consultato il 14 novembre 2018.
^ Dichiarazione sulla massoneria, Prefetto Card. Joseph
Ratzinger, Segretario Fr. Jérôme Hamer, su vatican.va. URL consultato il 13
novembre 2018.
^ Riflessioni ad un anno dalla Dichiarazione della
Congregazione per la Dottrina della Fede.Inconciliabilità tra fede cristiana e
massoneria, su vatican.va. URL consultato il 14 novembre 2018.
^ Dichiarazione circa le associazioni massoniche (23
novembre 1983), prefazione di Mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, S.I.,
introduzione del Cardinale Gerhard Ludwig Müller, Congregazione per la Dottrina
della Fede, Libreria editrice vaticana, Città del Vaticano, 2015, ISBN
978-88-209-9507-2.
^ La Chiesa e la massoneria oggi, n. 3393, pp. 217-227.
^ Humanum Genus (1884), Dall’alto dell’Apostolico Seggio
(1890), Custodi di quella Fede e Inimica Vis (le due del 1892).
^ Annum ingressi (18 marzo 1902)
^ Inviato al Congresso antimassonico internazionale di
Trento del 1896, al quale parteciparono 36 vescovi, 50 delegati episcopali e
700 delegati di varie associazioni cattoliche. Tra i partecipanti vi fu anche
Leo Taxil.
^ Augusto Comba, “I volti della Massoneria nel secondo
dopoguerra”, in: La Massoneria. La storia, gli uomini, le idee, a cura di
Zeffiro Ciuffoletti e Sergio Moravia, Mondadori, Milano, 2019, p. 239-240.
Citazione: “il 15 giugno dal pubblico dibattito di Savona fra Gamberini e
Rosario Esposito. Il dialogo era consono allo spirito del Concilio allora in
corso, ma in realtà l’iniziativa era da entrambe le parti strumentale: serviva
al GOI perché gli conciliava il favore della Massoneria britannica, alla Chiesa
per controllare l’evoluzione del GOI”.
Josef Stimpfle
(Arcivescovo), La Chiesa cattolica e la massoneria. La commissione per il
dialogo ha chiarito la decisiva questione, in Quaderni di Cristianità, anno II,
n. 4, Alleanza Cattolica, primavera 1986. URL consultato il 16 maggio 2019
(archiviato il 16 maggio 2019).
^ Francesco
Rosario Esposito, Le grandi concordanze tra Chiesa e Massoneria, Firenze,
Nardini, 1987, pp. 487, OCLC 159736624. URL consultato il 3 agosto 2021
(archiviato il 16 maggio 2019).
^ Mitra e
compasso: storia dei rapporti tra Massoneria e Chiesa da Clemente XII a
Benedetto XVI, Siena, Protagon, 2006, ISBN 978-88-8024-175-1.
^ Massoneria:
‘Mitra e Compasso’, libro del Gran Maestro Goi sui rapporti con la Chiesa, su
it.notizie.yahoo.com. URL consultato il 6 novembre 2019.
^ “Mitra e
Compasso. Riflessioni sui rapporti tra Massoneria e Chiesa”. Incontro a Teramo
con il Gran Maestro. Prossimo appuntamento il 27 a La Spezia, su
grandeoriente.it. URL consultato il 12 novembre 2019.
^ Nel Convegno
Chiesa Cattolica e Massoneria, Pontificia Facoltà Teologica
“Seraphicum”, Roma, 2007.
^ L’Ultima Eresia,
Chiesa Cattolica e Massoneria, tre secoli di errori tra Satanismo, Gnosticismo
e Relativismo, Settimo Sigillo, 2017, ISBN 9788861481961.
^ Renzo Manetti,
Cattolici e massoneria. Un dialogo necessario, Firenze, Polistampa, 2015;
Guglielmo Adilardi, Massoneria e Chiesa cattolica. Dalla Humanum genus (1884)
al dialogo, Firenze, Istituto di Studi Lino Salvini, 2014; Guglielmo Adiardi,
Chiesa Cattolica e Massoneria: antiche lotte-nuovi orizzonti, Firenze, Istituto
di Studi Lino Salvini, 2009; Delfo Del Bino, Chiesa e Massoneria. Cronaca e
storia di una controversia, Firenze, Pontecorboli Ed., 1999; Maurice Colinon,
La massoneria e la chiesa, Trad.di Franca Zambonini, Roma, Edizioni Paoline
1956; Vincenzo Francia, Il mito dell’empietà. Chiesa e Massoneria, Napoli,
1946.
^ Giallo su
presunte dichiarazioni antisemite del vescovo di Grosseto, su corriere.it. URL
consultato il 9 febbraio 2022.
^ Vescovo di
Grosseto: “ebrei nemici della Chiesa”, su groups.google.com. URL
consultato il 9 febbraio 2022.
^ Agli organi di
stampa (PDF), su mason33.org. URL consultato il 9 febbraio 2022.
^ Articolo di
Gianfranco Ravasi (PDF), su grandeoriente.it. URL consultato il 17 novembre
2019.
^ Chiesa e
Massoneria. Articolo “Cari fratelli massoni” del Cardinale Ravasi. Risponde il
Gran Maestro, su grandeoriente.it. URL consultato il 17 novembre 2019.
^ Annachiara
Valle, Ecco cosa dice Monsignor Galantino sulla massoneria. Il testo integrale
dell’intervista, su famigliacristiana.it. URL consultato il 14 ottobre 2020.
^ Matteo Orlando,
Massoneria e Chiesa organizzano convegno: polemiche sui partecipanti, su
ilgiornale.it. URL consultato il 14 ottobre 2020.
^ Fabio Amici,
Fede cattolica e Massoneria: una inconciliabilità apparente (PDF), su
grandeoriente.it. URL consultato il 14 ottobre 2020.
^ Chiesa e
massoneria, inconciliabilità “caso per caso”?, su
corrispondenzaromana.it. URL consultato il 14 ottobre 2020.
^ Franca
Giansoldati, “Papa Francesco rifiuta l’ambascatore libanese designato: è
un massone”, su ilmessaggero.it. URL consultato il 13 febbraio 2021.
^ Lettera Placuit
Deo ai Vescovi della Chiesa cattolica su alcuni aspetti della salvezza
cristiana, su press.vatican.va. URL consultato il 13 ottobre 2020.
^ Esortazione
apostolica Gaudete et exsultate, su w2.vatican.va. URL consultato il 14
novembre 2018.
^ Aldo A. Mola,
Storia della Massoneria in Italia. Dal 1717 al 2018. Tre secoli di un Ordine
iniziatico, Bompiani/Giunti, Firenze-Milano, 2018, ISBN 978-88-452-8246-1, p.
588 e 657-659.
^ Visita pastorale
a Torino di Papa Francesco, discorso a Piazza Vittorio, Domenica 21 giugno
2015.
^ (FR) Baudouin
Decharneux, La Franc-Maçonnerie, une religion parmi d’autres?, Presses
universitaires de Louvain, Louvain, 2019, ISBN 978-2-87558-887-6, p. 118, nota
55.
^ (EN) Archbishop
Viganò Addresses the Catholic Identity Conference 2020 (Francis & the New World
Order), su remnantnewspaper.com, 26 ottobre 2020. URL consultato il 9 dicembre
2020.
^ (ES) La Gran
Logia de Espana se enorgullece de que el Papa Francisco abrace la
“fraternidad universal”, el gran principio fundacional de la
masoneria, su latribunadelpaisvasco.com, 5 ottobre 2020. URL consultato il 9
dicembre 2020.
^ A Papa Francesco
il plauso della Massoneria: «Compiuti passi da gigante per la fratellanza
universale», su ilmessaggero.it, 9 febbraio 2021. URL consultato l’11 ottobre
2021.
^ Massoneria & Chiesa. La Fratellanza
valore massonico e la Fratellanza secondo Papa Francesco in un articolo su
Erasmo.
^ Ancora coccole
tra Chiesa e Massoneria: basta ambiguità sulla “fratellanza
universale”., su libroquotidiano.it, 10.2.2021.
^ Mauro Cucè,
intervista all’Arcivescovo Accolla., su messina.gazzettadelsud.it, 4 aprile
2021
^ “Non siamo
una setta ma una libera associazione”. Bisi replica alle dichiarazioni di
mons. Accolla/Gazzetta del Sud., su grandeoriente.it, 6 aprile 2021.
^ Per un’ecologia
della Pace. Dialogo tra Massoneria e Religioni per la tutela della Casa Comune.
Incontro a Matera il 17 dicembre, su grandeoriente.it, 13 dicembre 2022. URL
consultato il 15 dicembre 2022.
^ Se il don va
all’incontro dei massoni., su aldomariavalli.it, 14.22.2022.
^ Joseph Card.
RATZINGER, Dichiarazione sulla Massoneria., su vatican.va, 26 novembre 1983.
^ Massoneria, per
i cattolici rimane proibito iscriversi., su vaticannews.va del 15 novembre
2023.
^ Dichiarazione
sulla massoneria, Prefetto Card. Joseph Ratzinger, Segretario Fr. Jérôme Hamer,
su vatican.va. URL consultato il 16 novembre 2023.
^ Perché il 20
settembre è la festa della massoneria?, su it.quora.com.
^ XX Settembre. Il
Gran Maestro replica ad Augias: “Noi massoni con orgoglio celebriamo la Breccia
di Porta Pia”, su grandeoriente.it.
^ “Il XX Settembre
è la festa della Libertà e del Libero Pensiero”. Il Grande Oriente a Porta Pia
nell’anniversario della battaglia che completò l’unità d’Italia, su
grandeoriente.it.
^ XX Settembre: il
rovescio di Porta Pia, su loggiagiordanobruno.com. Citazione: “L’unica
data incisa con caratteri in rilievo nel calendario massonico italiano è
tuttora il XX Settembre.
^ Grande Oriente
d’Italia, Ripristinato il riconoscimento del Grande Oriente d’Italia da parte
della Ugle, su grandeoriente.it.
^ Corriere Della
Sera, Di Bernardo fonda la nuova Grande Loggia, su archiviostorico.corriere.it
(archiviato dall’url originale il 1º gennaio 2016).
^ Home, su
dignityorder.com. URL consultato il 20 marzo 2023.
^ Domenico
Vittorio Ripa Montesano, Origini del Rito Egizio Tradizionale, Quaderni di
Loggia, 2016, ISBN 9788894296488.
^ Atti del Board
della International Confederation of United Grand Lodges, 1º novembre 2014..
^ Emanuela Locci,
Storia della Massoneria Femminile. Dalle Corporazioni alle Obbedienze, Roma,
BastogiLibri, 2017, ISBN 978-88-948940-8-0.
^ Domenico
Vittorio Ripa Montesano,”Origini del Rito Egizio Tradizionale” –
Quaderni di Loggia – Napoli 2016 ISBN 9788894296488
Il
termine simbolo derivante dal greco “simbolon”, ovvero segno di
riconoscimento, indica prevalentemente un concetto che viene reso fruibile
attraverso una rappresentazione analogica che esclude in maniera quasi totale
il ricorso alla parola scritta o parlata, che rende sensazioni e concetti che
baypassando la ragione giungono direttamente alla parte centrale del nostro
animo.
Ma è evidente che, nel nostro viaggio attraverso la realtà
tangibile, siamo costantemente circondati da simboli dei quali non siamo sempre
consapevoli e da altri di cui non è agevole trovare la chiave di lettura.
Il più semplice e noto simbolo massonico è la squadra: un
semplice utensile da sempre usato dai muratori per verificare l’esattezza degli
angoli retti. Ma oltre a questo cosa altro può essere, cosa può rappresentare?
Ebbene il simbolo-concetto squadra ha in ambito massonico un
valore fondamentale, anche se non di immediata comprensione per il neofita che
deve sviscerarlo all’inizio del suo cammino iniziatico.
Rappresenta la capacità di giudicare (e conseguentemente
agire) correttamente, la volontà ferma di rispettare quell’insieme di valori
morali insiti sin dall’antichità nel concetto di “angolo giusto”
ovvero retto.
Nell’antico Egitto il geroglifico kan, che esprimeva il
concetto di rettitudine interiore ed esteriore, era rappresentato, appunto, da
una squadra.
Ponendo noi stessi come “strumenti di misura” di
ciò che ci circonda è evidente che dobbbiamo dapprima tarare la nostra
personale scala di valori di riferimento nella maniera corretta, una scala di
misurazione che sia il più possibile stabile. Un modo di porsi davanti agli
eventi che ha più affinità con l’imparzialità (riguardo agli eventi, ma anche
verso se stessi) che con la virtù cardinale della giustizia.
Questo è all’apparenza un concetto abbastanza facile da comprendere,
ma altra cosa è il traslarlo sul piano pratico, come ogni sincero Massone può
testimoniare.
Provare a metterlo costantemente in pratica nella vita
quotidiana…. in ogni contatto con gli altri domandarsi se stiamo agendo nella
maniera corretta, se siamo “giusti ” o meno.
Le infinite possibilità e varianti che la vita ci propone
avranno bisogno di altrettante risposte e non è nemmeno detto che a parità di
situazioni i comportamenti “retti” siano sempre gli stessi, il
variare di un fattore – fosse anche il solo tempo – impone un cambiamento.
E’ evidente come una “battaglia” combattuta in
inverno necessita di una diversa strategia rispetto alla stessa combattuta in
estate.
Ma la squadra è rigida…. segna sempre e costantemente un
angolo di novanta gradi, e mal si adatta alle misure differenti.
Per questo per completarsi ha necessità del compasso.
Anch’esso, benchè più complesso, è uno strumento piuttosto
usuale, tutti lo abbiamo maneggiato e sappiamo a cosa serve: a tracciare cerchi
ed archi di raggio costante.
Ma il simbolo a cosa si riferisce? Alle capacità
immaginative e creative dell’uomo. Proprio per la sua insita ecletticità
attraverso il suo uso si possono tracciare non solo infiniti cerchi, ma
risolvere problemi grafici di una certa complessità.
Ma fino ad un certo e determinato punto dato dalle
estensione massima dei suoi bracci, oltre anche il compasso diviene inutile al
suo scopo principale, potendo tracciare solo delle linee rette.
Quale migliore metafora per rappresentare l’intelletto umano,
capace di mirabili opere entro il suo ambito terreno, ma incapace di superare i
limiti imposti dalla sua condizione terrena; oltre la massima estensione del
compasso esiste l’intangibile , il non conoscibile per esperienza diretta, il
G.·. A.·. D.·. U.·..
E’ quindi dall’unione di questi due oggetti (che sono
Massonicamente concetti o insiemi di concetti) che si viene a realizzare
l’armonizzazione tra due forze apparentementi opposte, la rigidità della
squadra e la mobilità del compasso.
Rettitudine e fantasia, difficile trovare fra di essi un
equilibrio duraturo; in genere l’essere umano tende ad essere, a seconda delle
situazioni, sopraffatto dall’uno o dall’altro e ciò dà origine a comportamenti
opposti ed all’apparenza inconciliabili da cui nascono sin troppi attriti
personali e sociali. Basti pensare al mai soluto scontro fra generazioni, tra
padri e figli, tra ordine costituito ed anarchia, tra uomini e donne, tra
ordine e caos.
Si nota abbastanza agevolmente che ogniqualvolta un elemento
diviene eccessivamente preponderante viene inevitabilmente controbilanciato
dalla necessità del suo opposto essendo entrambi aspetti caratteriali presenti
nell’animo umano.
Ovvero, all’apparenza, queste due tendenze, quando
sbilanciate tendono, sul principio dei vasi comunicanti, ad equilibrarsi.
L’unione tra due oggetti è generalmente realizzata con il
compasso in posizione corretta (noce in alto e punte in basso) e la squadra con
i bracci in alto ed il vertice in asse con la noce posto poco sopra le punte
del compasso.
Subito si può notare come essi formino due frecce che
indicano, contrapposte, il cielo e la terra, il sopra ed il sotto, il divino ed
il terrestre e che quindi sono, anche qui, caratterizzazione e unione di
concetti opposti. Ma un altro aspetto fondamentale è che la loro
sovrapposizione si può realizzare in tre fondamentali modi, che rappresentano
poi anche, ma non solo, il percorso seguito dai singoli all’interno del
cantiere-Loggia-officina.
Nella prima la squadra è completamente sovrapposta al
compasso, stando a significare che in una prima fase (apprendistato appunto) è
la forza di volontà ad essere preminente sulla fantasia e che il bisogno di
imporsi, di rispettare delle regole (anche se per il momento non compiutamente
comprese) deve essere il primo impegno di chi entra a far parte della M.·..
Nella seconda i bracci dei due elementi si trovano
incrociati e quindi, dopo un periodo di apprendimento e maturazione, non si può
e non si deve reprimere del tutto la fantasia, ma dargli modo di esprimersi pur
se all’interno di regole ancora ben determinate.
Nella terza il compasso è completamente sovrapposto alla
squadra; allora la fantasia ben esercitata ed addestrata è libera di esprimersi
certa che non darà origini ad incongruenze, perchè conosce i limiti e le leggi
fondamentali entro le quali può muoversi. E’ cosciente dell’esistenza del
cielo, ma anche della terra.
E’ un Artista pronto a realizzare le propria e personale
Opera.
Queste tre fasi sono – o dovrebbero essere – quelle della
corretta crescita, educazione e maturità di una persona, di un artigiano, di un
artista, ma anche di una società umana.
Volendo continuare si potrebbero ricercare svariati
significati attribuili ai simboli trattati, ma questa esposizione (pur se
riduttiva nel suo schematismo) è importante per dimostrare quale può essere la
forza insita nel linguaggio dei simboli.
Non solo per i concetti in se stessi, ma perchè dimostra, a
mio avviso, come attraverso il linguaggio simbolico determinati concetti
divengono (una volta assimilati correttamente) immediatamente fruibili
acquistando al contempo una forza ed una potenza per lo più sconosciuta alle
parole, chiunque guardando un simbolo può sentire (non pensare) ad un concetto
e via di seguito a quelli ad esso collegati attraverso delle sensazioni che
giungono direttamente al nostro intimo a prescindere dall’idioma, dalla razza,
dall’età e dalla cultura di provenienza.
Sono i simboli il solo ed unico linguaggio universale che
permette di realizzare appieno e concretamente una vera fratellanza di
sentimenti.
Ed il concetto arriva diretto, senza intermediazioni
assumendo varie sfaccettature soggettive che completano il messaggio
principale.
Ci si soffermi solo un attimo a riflettere su quello che nel
corso della storia ha significato a livello sia profano che iniziatico il
simbolo della croce.
Attraverso il simbolo e la meditazione su di esso l’adepto
riesce a rendere attiva la sua iniziazione, attraverso il simbolo esso può
conoscere l’essenza delle cose che è simile per tutte e quindi può raggiungere
quella conoscenza intuitiva che gli permetterà di avvicinarsi alla saggezza.
Una volta tolto il velo delle apparenze esso si renderà
conto di come e quanto ogni cosa si assomigli (nel suo originale aspetto) alle
altre e sia permeata dalla stessa energia e di come i simboli siano distillato
di questo.
Quello sopradescritto è un linguaggio che racchiude enormi
potenzialità, come ben sanno i moderni pubblicari impegnati a creare e
promuovere simboli consumistici dove il continuo accostamento di un prodotto e
di un marchio con dei concetti piacevoli ed appaganti tende a creare nella
coscienza collettiva un automatismo per cui il solo fatto di
“possedere” un certo marchio appaga un bisogno prima mentale che
fisico.
E’ certamente questo un uso non corretto del potere del
simbolismo, ma comunque indicativo della potenza del mezzo.
La sola condizione necessaria è che il simbolo sia sempre
presente ed adeguatamente studiato, deve essere vissuto per rimanere in
contatto con noi, e purtroppo la società occidentale ha perso contatto con
quelli realmente importanti sostituiti da quelli mass-mediatici.
Il simbolo Tradizionale invece adempie ad una funzione
insostuibile: conduce l’uomo verso l’Essenza e gli trasmette un insegnamento
iniziatico ed esoterico, è un ponte tra l’uomo ed il sacro.
Maestro Eckhart diceva del simbolo che “la sua forma è
rivelazione dell’essenza”.
I nostri predecessori, i massoni costruttori delle
cattedrali medievali, costruivano non per sè stessi, ma in nome del creatore
cercando di avvicinare la terra al il cielo e le loro opere, veri libri di
pietra dove la forma diveniva indissolubilmente sostanza, parlavano il
linguaggio dei simboli e nel cantiere il personaggio più importante dopo il
Maestro dell’ Opera era lo scultore dei capitelli che modellava le immagini
simboliche.
La stessa regola che scandiva la vita di questi artigani che
realmente si scorticavano la mente e le mani sulla pietra grezza era una grande
lezione di vita tanto che il passagggio dalle regole delle gilde muratorie operative
alle costituzioni e “old charges” della massoneria speculativa di
Anderson non fu certamente traumatica o distruttiva. In altre parole le leggi,
nate dalla pratica e divenute simboliche, che possiamo ritrovare in antichi
manoscritti propriamente operativi (come il Poema Regius o il manoscritto di
Cooke ) non sono affatto dissimili nello spirito da quelli che tuttora regolano
le basi della moderna L.·. M.·..
E questo perchè provenienti da una comunità che viveva ed
era essa stessa un simbolo, così come lo era la propria occupazione…
costruire.
E che quindi si poneva al suo interno, similmente ad una
attuale Loggia Massonica, in uno spazio a-temporale così come ciò che
produceva.
In ultima analisi se è vero che siamo costantemente
circondati da manifestazioni simboliche uno dei compiti dell’iniziato è quello
di esserne cosciente al punto da acquistare la consapevolezza che lui stesso lo
è (o può diventarlo) e da questo ricavarne le conseguenti responsabilità,
morali e pratiche, verso sè stessi e verso il proprio prossimo.
Responsabilita che derivano dal fatto che le nostre azioni,
le nostre parole, anche i nostri pensieri sono simboli e possono modificare la
realtà che ci circonda, influire sulla nostra ed altrui vita e quindi devono
essere trattate con estrema attenzione, preparazione e prudenza.
Sin da quando
l’uomo è apparso sulla terra, si è sempre trovato di fronte al mistero della
propria natura e del proprio ambiente. Per migliaia di anni la sua esistenza si
è praticamente limitata alla conservazione del benessere fisico. All’alba
dell’umanità, viveva continuamente nel timore di essere sbranato dalle belve,
sopraffatto dagli elementi naturali, ucciso dai propri simili. Incapace di
riflettere sul passato per essere in grado di progettare il futuro, la sua
memoria e immaginazione erano prigioniere di un eterno presente. Lo spazio, che
fungeva da cornice alla sua attività cosciente, era quello che le facoltà
sensorie gli permettevano di percepire: l’orizzonte segnava i confini del mondo
terreno e la volta stellata i limiti dell’universo celeste. Ma il tempo domina
l’evoluzione e, dopo molte generazioni, l’uomo giunse a esercitare una certa
forma di dominio sul proprio ambiente e ad accedere definitivamente a una
condizione di vita superiore a quella animale.
La scoperta del
fuoco fu probabilmente l’evento che più rivoluzionò la vita dell’uomo
preistorico poiché gli portò un benessere inestimabile sia sul piano fisico che
emozionale. Poté vincere le tenebre, scaldarsi, cuocere il cibo, difendersi
dalle fiere e prolungare le ore di veglia. Progressivamente il timore nel quale
viveva lasciò il posto a un sentimento di sicurezza. Incominciò allora a
riflettere sul posto che occupava nell’universo, sul senso della nascita, della
vita e della morte. Si risvegliò alla coscienza di sé e, senza rendersene
conto, incominciò a percorrere il sentiero del “Conosci te stesso”.
In altre parole, si iniziò alla propria anima e pose in essa le basi della
propria evoluzione spirituale.
Molti secoli
sono trascorsi da quando l’uomo ha capito di essere ben più di una semplice
creatura vivente. Tuttavia, i quesiti che continua a porsi sul perché e il come
della propria esistenza non sempre trovano risposte soddisfacenti. La scienza
può oggi spiegarci la maggior parte dei processi fisiologici che permettono la
vita organica di un essere umano, dal concepimento alla morte. Ma non è sempre
in grado di dire con precisione ciò che avviene dopo l’ultimo soffio. Nessuno
può negare che la dipartita verso l’aldilà costituisce uno dei più grandi
enigmi che si siano mai presentati alla coscienza umana.
Possiamo quindi
affermare che la morte è veramente il mistero dei misteri.
Dalla nascita alla morte
Per i nostri
antenati, la nascita di un bambino era indubbiamente un avvenimento miracoloso
che suscitava al tempo stesso ammirazione e paura. Non potendola comprendere né
spiegare, l’attribuivano a uno spirito invisibile che aveva preso possesso del
corpo della madre e lo lasciava a un dato momento sotto forma di neonato.
L’evento della morte li rendeva ancor più sgomenti poiché, contrariamente alla
nascita, è caratterizzato da un’inerzia totale e definitiva. Immaginate ciò che
l’uomo primitivo ha potuto sentire quando si è trovato, per la prima volta, di
fronte alla nascita di un bimbo o alla morte di una persona cara! In entrambi i
casi si trattò di un’esperienza interiore molto importante. Mai più, in
seguito, poté dimenticare quanto aveva visto e provato in queste circostanze.
Durante la sua
evoluzione, l’uomo giunse a capire che lui stesso aveva dovuto nascere così
come aveva visto fare. Capì anche che lui stesso sarebbe morto un giorno
sprofondando nello stato di totale inerzia che aveva osservato negli altri. Il
fatto di essere nato non lo toccò, forse, quanto il presentimento che sarebbe
morto, poiché aveva potuto vedere personalmente ciò che faceva seguito alla
nascita, mentre non aveva idea di quanto accadeva dopo la morte. La fine
dell’esistenza terrena divenne così uno dei più grandi misteri per l’uomo e lo
è ancora ai giorni nostri. Questo perché essa porta verso l’ignoto e contiene
la risposta alla domanda fondamentale che inevitabilmente ci poniamo:
“Perché siamo su questa Terra?”.
I vincoli del materialismo
Coloro che
hanno una visione materialista dell’esistenza, considerano la morte in maniera negativa
poiché non vedono alcuna ragione di concepirla diversamente. Ritenendo l’uomo
solo una massa di carne tenuta in vita da determinate funzioni fisico-chimiche,
controllata da una coscienza essenzialmente cerebrale, limitano la vita umana a
un processo meccanico che viene ad arrestarsi con l’interruzione di queste
funzioni e l’annichilimento di questa forma di coscienza. In altre parole, la
morte porta soltanto al nulla. Sentono che il destino di ognuno è determinato
dal caso e che l’umanità evolve unicamente sotto l’effetto di un istinto
collettivo di sopravvivenza.
Per colui che
nega la dimensione spirituale nell’essere umano, tutto sulla scena
dell’esistenza è teatro dell’ingiustizia e dell’incoerenza. È così perché vive
nel mondo degli effetti e ignora il regno delle cause. Non comprende che il
mondo di illusioni e apparenze nel quale si dibatte, procede da una Realtà
Cosmica ove regnano ordine e armonia. Per tale ragione è incapace di cogliere
che il visibile è in effetti un’emanazione dell’invisibile e il finito
un’estensione dell’infinito. Prigioniero della ragione, costruisce la propria
vita su basi giudicate razionali ma, ahimè, fragili come gli ideali che
persegue. Vede i giorni scorrere inesorabilmente e si incammina con angoscia
verso la morte, scadenza ultima che ha portato come una croce per tutta la
vita.
La dualità dell’uomo
Da secoli i
mistici affermano che il destino dell’uomo oltrepassa ampiamente l’interludio
cosciente che scorre dalla nascita alla transizione, impropriamente chiamata
“morte”. Per loro l’essere umano è duplice. Possiede un’anima che si
incarna nel momento in cui il neonato inspira per la prima volta, facendo di
lui un’entità vivente e cosciente. Nell’istante in cui l’uomo esala l’ultimo
respiro, essa si dissocia dal corpo al quale ha dato vita terrena e si fonde di
nuovo con la Grande Anima Universale. La morte è solo il passaggio da un piano
di coscienza a un altro, il ritorno a una condizione preesistente
all’incarnazione in questo mondo materiale. In altre parole, corrisponde a una
rinascita nel mondo invisibile. Per questo i Rosacrociani pensano che la morte
sia soltanto una transizione dell’anima e costituisca uno dei due aspetti della
Vita Universale.
Raffigurazione egizia della dualità (Per gli antichi Egizi
la dualità dell’uomo era un dato di fatto. L’anima, chiamata “bà”,
era rappresentata da un uccello: pensavano si elevasse verso il regno di
Osiride dopo la morte. Il corpo, chiamato “khàt”, era simboleggiato
da una statuina)
Quando lascia
il corpo fisico al momento della morte, l’anima resta cosciente della sua
identità e si eleva gradualmente verso la nuova dimora, guidata da entità
spirituali che hanno questo ruolo e dagli esseri cari che l’hanno preceduta
nell’aldilà. Raggiunto il piano di coscienza corrispondente al suo livello di
evoluzione, prosegue nell’invisibile un’esistenza basata sulle grandi lezioni
che deve trarre dalla vita terrena appena terminata. A partire da questo
bilancio e dai decreti karmici che ne derivano, si stabiliscono non solo le
condizioni del suo soggiorno nel mondo spirituale, ma anche la trama
dell’incarnazione successiva. Teniamo a precisare “incarnazione
successiva”, poiché non si può vedere la morte dal punto di vista mistico
senza essere al tempo stesso convinti che sarà seguita da altre vite sulla
Terra.
Il dominio della vita
Basta osservare
l’atteggiamento dei nostri contemporanei di fronte alla morte, per capire che
l’idea che se ne fanno influenza considerevolmente il loro modo di vivere. Ciò
che la rende così angosciante, per molte persone, è l’ignoranza nella quale si
mantengono o sono mantenute nei suoi confronti. Perciò è importante rompere i
tabù che circondano questo grande avvenimento della vita umana. La scienza
materialista non può arrivare a spiegarlo perché, nella sua preoccupazione di
voler interpretare tutto razionalmente, pensa che la morte corrisponda alla
cessazione di un processo biologico e alla sparizione definitiva dell’entità
cosciente che beneficiava di questo processo. La religione, dal canto suo, pur
predicando l’esistenza dell’anima e del dopo-vita, si perde in congetture
contraddittorie sul perché e come della dimensione spirituale dell’uomo.
Nell’interludio
cosciente che trascorre tra la nascita e la morte, l’uomo vive il suo destino
cercando di sopportare come meglio può le vicissitudini dell’esistenza. Egli
aspira profondamente alla felicità, però non sa come né dove trovarla. La
ricerca spesso nei piaceri dell’esistenza materiale, ma la realtà quotidiana
gli dimostra che tali piaceri sono effimeri e lasciano sempre un vuoto da
colmare. Questo vuoto rappresenta appunto l’abisso che esiste, per molti di
noi, tra l’anima e il corpo. Allo scopo di riconciliare l’uomo con se stesso e
permettergli di meglio padroneggiare la sua vita, un’Organizzazione come
l’Antico e Mistico Ordine della Rosa-Croce perpetua da secoli l’insegnamento
che gli Iniziati si sono tramandati nei tempi.
La Sfinge di
Giza
(Le origini
tradizionali dell’A.M.O.R.C. risalgono alle scuole di misteri dell’antico
Egitto. I candidati all’iniziazione dovevano prestare giuramento davanti alla
Sfinge)
STORIA
DELL’ANTICO E MISTICO ORDINE
DELLA
ROSA-CROCE
L’Antico e
Mistico Ordine della Rosa-Croce, conosciuto nel mondo con la sigla A.M.O.R.C.,
non è un movimento filosofico di recente creazione. La Tradizione ne ascrive le
origini alle scuole di misteri dell’antico Egitto. In queste scuole, mistici
illuminati si riunivano regolarmente per studiare i misteri dell’esistenza da cui
il nome “Scuole di misteri”. Raggruppavano tutti coloro che
ricercavano una migliore comprensione delle leggi naturali, universali e
spirituali. La parola “mistero”, ai tempi antichi, cioè all’epoca
delle grandi civiltà egizia, greca e romana, non aveva l’odierno significato di
“insolito” o “strano”, bensì si riferiva a una gnosi o
saggezza segreta.
Le scuole di misteri
In Egitto, una
delle prime scuole di misteri fu la Scuola Osiriaca. Gli insegnamenti
trattavano della vita, la morte e la risurrezione del dio Osiride. Erano
presentati sotto forma di lavori teatrali o più precisamente dì drammi rituali.
Solo coloro che avevano dimostrato il proprio sincero desiderio di conoscenza
potevano assistervi. Nel corso dei secoli queste scuole aggiunsero una
dimensione ancora più iniziatica al sapere che trasmettevano. I loro lavori
mistici assunsero un carattere più chiuso e si tennero esclusivamente in templi
costruiti allo scopo. Secondo l’insegnamento rosacrociano, i templi più sacri
per gli iniziati erano le grandi piramidi di Giza. Contrariamente a quanto
affermano alcuni storici, queste piramidi non sono state costruite per la
sepoltura di qualche faraone: erano luoghi di studio e di iniziazioni mistiche.
Le iniziazioni
ai misteri egizi comprendevano una fase finale durante la quale il candidato
faceva l’esperienza di una morte simbolica. Disteso in un sarcofago, mantenuto
mediante apposite tecniche mistiche in uno stato intermedio, veniva indotto a
sdoppiarsi, cioè conoscere una separazione momentanea tra corpo e anima. Ciò
doveva dimostrargli che era un essere duplice. Così non poteva più dubitare che
l’uomo possedesse una natura spirituale e fosse destinato a ritornare al Regno
Divino. Dopo aver fatto la promessa di non rivelare nulla dell’iniziazione ed
essersi impegnato a seguire il sentiero del misticismo, era gradualmente
istruito sugli insegnamenti più esoterici che un mortale potesse ricevere.
Gli Iniziati
dell’antico Egitto lasciarono una parte della loro saggezza sui muri dei templi
e su numerosi papiri. Un’altra parte, non meno importante, fu segretamente
trasmessa in modo orale. Il celebre egittologo E. A. Wallis Budge, in una delle
sue pubblicazioni, cita con rispetto le scuole di misteri. “Uno sviluppo
progressivo – egli scrive -, deve aver avuto luogo nelle scuole di misteri e
sembrerebbe che alcune fossero totalmente sconosciute sotto l’Antico Regno.
Senza dubbio i “misteri” erano parte integrante dei riti egizi. Si
può quindi affermare che l’Ordine costituito dei Kheri-Hebs (sacerdoti)
possedeva un sapere esoterico e segreto gelosamente custodito dai suoi Maestri.
Avevano acquisito una gnosi, una conoscenza superiore che non fu mai posta per
iscritto, ed erano anche in grado di accrescere o ridurre il suo campo di
azione secondo le circostanze. È quindi assurdo cercare nei papiri i molteplici
segreti che formavano la gnosi esoterica dei Kheri-Hebs”.
Sigillo del Faraone Tutmosi III(Sigillo del Faraone
Tutmosi III, fondatore dell’Ordine)
I faraoni mistici
La Tradizione
rosacrociana riporta che il faraone Tutmosi III (1504-1447 a.C.), considerato
dagli storici uno dei più grandi della 18° dinastia, faceva parte degli
iniziati che frequentavano le scuole di misteri dell’Egitto.
Alla sua epoca funzionavano in modo totalmente
indipendente e adottavano regolamenti propri. Designato dai Kheri-Hebs a
succedere al padre sul trono, Tutmosi III decise di raggruppare tutte queste
scuole in un solo Ordine retto dalle stesse regole, al fine di farne una
Fraternità Unica. Per la sua intelligenza e saggezza fu scelto come Gran
Maestro, funzione che mantenne fino alla morte. Fu il primo sovrano a portare
il titolo di “faraone”, cosa molto significativa sul piano mistico.
Circa
settant’anni più tardi, il faraone Amenhotep IV nacque nel palazzo reale di
Tebe. Ammesso giovanissimo nell’Ordine fondato da Tutmosi III, ne divenne Gran
Maestro e ne ristrutturò gli insegnamenti e i rituali. In un’epoca in cui il
politeismo era diffuso su tutta la Terra, instaurò ufficialmente il monoteismo.
Cambiò il proprio nome e si fece chiamare “Akhenaton” che significa
“devoto di Aton”. Fu il promotore di una rivoluzione nel campo
dell’arte e della cultura. Profondamente umanista, consacrò tutta la sua
esistenza alla lotta contro le tenebre dell’ignoranza e alla propagazione degli
ideali più elevati. Poco dopo la sua morte che avvenne nel 1350 a.C., il
potente clero di Tebe ristabilì il culto di Amon, ma la sua opera apparteneva
già alla storia.
Museo di Luxor: testa di Akhenaton(Akhenaton, assieme
alla sua sposa Nefertiti, fondò la prima religione monoteista della storia.
Scelse il disco solare per simbolizzare il Dio unico della sua comprensione)
L’estensione dell’Ordine in Occidente
Dall’Egitto,
l’Ordine si diffuse in Grecia grazie soprattutto a Pitagora (572-492 a.C.), poi
nell’antica Roma sotto l’impulso di Plotino (203-270). All’epoca di Carlo Magno
(742-814) fu introdotto, per merito del filosofo Arnaldo da Tolosa, in Francia,
Germania, Inghilterra e Paesi Bassi. Nei secoli successivi gli Alchimisti e i
Templari contribuirono alla sua estensione in Occidente e in Oriente. Poiché la
libertà di coscienza era limitata, l’Ordine dovette nascondersi sotto nomi
diversi e svolgere le sue attività nel segreto. Tuttavia non le interruppe mai
perpetuando ideali e insegnamenti, partecipando in maniera diretta o indiretta
all’avanzamento delle arti, delle scienze e della civiltà in genere,
dichiarando sempre l’uguaglianza dei sessi e una vera fraternità tra gli
uomini.
Una rinascita ciclica
In alcune opere
letterarie che trattano dell’Ordine Rosa-Croce, si fa riferimento a un
personaggio chiamato “Christian Rosenkreutz” (1378-1484) come al
fondatore della Fraternità dei Rosa-Croce. È errato. In realtà l’Ordine
esisteva già da secoli, ma funzionava per cicli di attività di 108 anni,
seguiti ogni volta da un uguale periodo di sonno. Quando era giunto il momento
di procedere alla sua rinascita, venivano prese delle disposizioni per
annunciare l’apertura di una “tomba” nella quale si ritrovava il
“corpo” di un “Gran Maestro C.R.C.” con gioielli rari e
manoscritti che autorizzavano gli autori della scoperta a procedere al suo
risveglio per un nuovo ciclo di attività. Questo proclama era allegorico e le
iniziali “C.R.C.” non si riferivano a una persona realmente esistita.
Bisogna quindi considerare il leggendario Christian Rosenkreutz e la sua storia
alla luce di queste spiegazioni.
Nel XVII secolo
l’Ordine raggiunse la sua fama più considerevole in seguito alla pubblicazione
di tre Manifesti stampati in Germania e attribuiti erroneamente a Valentin
Andreae (1586-1654). Si tratta della “Fama Fraternitatis”, della
“Confessio Fraternitatis” e delle “Nozze chimiche di Christian
Rosenkreutz”, risalenti rispettivamente al 1614, 1615 e 1616. In realtà
questi tre manifesti, che uniscono racconti storici e allegorici, furono
redatti da un Collegio di Rosacrociani e segnarono l’inizio di un nuovo ciclo
di attività per l’Ordine che si fece conoscere allora pubblicamente con il nome
di “Ordine della Rosa-Croce”.
Nel 1693, sotto
la guida del Gran Maestro Johannes Kelpius (1673-1708), Rosacrociani
provenienti da vari paesi d’Europa si imbarcarono per il Nuovo Mondo a bordo
della “Sarah Maria”. All’inizio del 1694 sbarcarono a Filadelfia,
dove si stabilirono. Qualche anno più tardi alcuni di loro si recarono
nell’ovest della Pennsylvania dove fondarono una nuova colonia. Dopo aver
istituito una propria stamperia, pubblicarono parecchi capolavori della
letteratura esoterica e introdussero in America gli insegnamenti Rosa-Croce.
Sotto il loro impulso, numerose istituzioni americane vennero alla luce e il
mondo delle arti e delle scienze conobbe negli Stati Uniti uno sviluppo senza
precedenti. Personaggi eminenti come Benjamin Franklin (1706-1790) e Thomas
Jefferson (1743-1826) furono in stretto contatto con l’opera rosacrociana di
questo paese.
Il ciclo attuale dell’A.M.O.R.C.
Nel 1801,
secondo le regole stabilite, l’Ordine negli Stati Uniti entrò in un periodo di
sonno. Restava però attivo in Francia, Germania, Inghilterra, Svizzera, Spagna,
Russia e in Oriente. Nel 1909 Harvey Spencer Lewis (1883-1939), che da anni
studiava l’esoterismo interessandosi in particolare alla filosofia
rosacrociana, si recò in Francia per incontrare i responsabili dell’Ordine.
Dopo aver affrontato numerosi esami e diverse prove, fu iniziato a Tolosa e
ufficialmente incaricato di preparare la rinascita dell’Ordine in America.
Quando tutto fu
pronto per la rinascita, negli Stati Uniti venne pubblicato un Manifesto per annunciare
il nuovo ciclo di attività dell’Ordine che venne allora chiamato “Antico e
Mistico Ordine della Rosa-Croce” (A.M.O.R.C.). Nominato Imperator, Harvey
Spencer Lewis sviluppò le attività dell’Ordine in America e incominciò a
mettere per iscritto l’insegnamento rosacrociano utilizzando gli archivi
affidatigli dai Rosa-Croce francesi. Dopo la seconda guerra mondiale questo
metodo di insegnamento fu esteso al mondo intero. Così l’A.M.O.R.C. divenne il
depositario dell’autentica Tradizione Rosa-Croce in tutti i paesi dove poteva
esercitare liberamente le sue attività.
Attualmente il
francese Christian Bernard, eletto all’unanimità dai membri del Consiglio
Supremo alla funzione di Imperator, ha la più alta responsabilità
dell’A.M.O.R.C. A questo titolo è il garante delle attività rosacrociane per
tutti i paesi del mondo, assistito in questo dai Gran Maestri.
Ritratto di Sir Francis Bacon(Francesco Bacone – Sir
Francis Bacon – filosofo e uomo di stato inglese del XVII secolo, fu Imperator
dell’Ordine della Rosa-Croce. Autore della “Nuova Atlantide”, a lui i
Rosacrociani attribuiscono le opere di Shakespeare)
L’INSEGNAMENTO DELL’A.M.O.R.C.
L’insegnamento
non è opera di una persona, ma di un gran numero di Iniziati che si sono
succeduti attraverso i secoli. Risulta dal lavoro che i mistici hanno sempre
svolto per penetrare i misteri dell’universo, della natura e dell’uomo, fin
dalla più remota Antichità. Come abbiamo affermato precedentemente, ha la sua
fonte nell’eredità sacra che l’A.M.O.R.C. ha ricevuto dalle scuole di misteri
dell’antico Egitto, soprattutto durante la 18° dinastia.
Ai nostri
giorni l’esistenza di queste scuole è riconosciuta dalla maggior parte degli
storici e degli egittologi.
Alle conoscenze
perpetuate dai saggi dell’antico Egitto, si sono aggiunti i concetti filosofici
dei grandi pensatori dell’antica Grecia e, alcuni secoli più tardi, di quelli
del neoplatonismo. Poi la gnosi segreta fu arricchita dai precetti degli
alchimisti rosacrociani del Medioevo. Eminenti personaggi vissuti in epoche
meno lontane hanno precisato e sviluppato alcuni aspetti dell’antico retaggio.
Per citare solo alcuni nomi, personalità come Dante Alighieri, Pico della
Mirandola, Leonardo da Vinci, Cornelio Agrippa, Paracelso, Francesco Rabelais,
Giordano Bruno, Francesco Bacone, Jakob Bòhme, Cartesio, Isacco Newton,
Goffredo Leibniz, Beniamino Franklin, il conte di Saint-Germain, Cagliostro,
Louis-Claude de Saint-Martin, Michael Faraday, Giulio Verne, Giuseppe Mazzini,
Claude Debussy, Eric Satie, sono stati membri dell’Ordine o in diretto contatto
con esso.
Dal 1909,
inizio del ciclo attuale dell’A.M.O.R.C., altri Rosacrociani, eminenti autorità
in vari campi del sapere, hanno dato il loro contributo all’insegnamento
dell’Ordine. Tra essi troviamo quelli che hanno svolto o svolgono ancora delle
funzioni in seno all’A.M.O.R.C. e membri che come fisici, chimici, biologi,
medici o filosofi, lavorano costantemente per l’arricchimento culturale della
Conoscenza rosacrociana. Precisiamo “culturale” perché la dimensione
spirituale della Tradizione iniziatica dell’A.M.O.R.C. è ciò che è sempre stata
e sempre resterà.
Ai nostri
giorni l’insegnamento rosacrociano è diviso in dodici gradi e si presenta sotto
forma di monografie inviate mensilmente ai membri dell’A.M.O.R.C. Ogni invio ne
comprende quattro. Per quanto possibile devono essere studiate una alla
settimana. Una monografia contiene da cinque a dieci pagine circa. L’elenco
dettagliato dei soggetti studiati nell’Ordine sarebbe veramente troppo lungo
per essere riportato in questa sede. Quindi diamo soltanto un breve excursus
dei soggetti trattati nei primi nove gradi.
Il contenuto dell’insegnamento rosacrociano
– Il primo grado è un’esposizione delle leggi
fondamentali che reggono il macrocosmo e il microcosmo. Costituisce una sintesi
di ciò che i mistici del passato, in particolare i filosofi dell’antica Grecia,
hanno insegnato riguardo alle vibrazioni dell’Etere e la struttura atomica
della materia. Tale sintesi include i dati scientifici più recenti in questo
campo.
– Il secondo grado è dedicato alle leggi della coscienza.
Le sue fasi oggettiva, soggettiva e subcosciente vengono studiate in modo
approfondito permettendo così una comprensione chiara di quanto gli psicologi
insegnano riguardo alle facoltà mentali. Le nozioni sono trattate dal punto di
vista della filosofia rosacrociana e, di conseguenza, danno luogo a spiegazioni
che trascendono il campo della psicologia.
– Il terzo grado tratta le leggi della vita. Viene
dimostrato che queste leggi manifestate sulla Terra traggono origine da
un’energia cosmica chiamata Forza Vitale. Viene anche spiegato che i regni
minerale, vegetale, animale e umano, costituiscono una catena naturale che
l’Intelligenza Divina utilizza per raggiungere lo scopo che si è prefissata,
ossia l’evoluzione della coscienza. Dopo aver definito i criteri comuni a tutte
le creature viventi si giunge allo studio della vita umana.
– Il quarto grado è interamente basato su un antichissimo
manoscritto tratto dagli archivi dell’A.M.O.R.C. Riferendosi ai concetti in
esso espressi, costituisce una sintesi dei tre gradi precedenti e tratta
soggetti filosofici particolarmente ispiranti. In questo grado sono esposte le
leggi principali dell’Ontologia rosacrociana e i principi mistici che uniscono
in un tutto coerente materia, coscienza e vita.
– Il quinto grado consiste in un’esposizione unica sulla
vita e l’opera dei maggiori filosofi dell’antica Grecia come Talete, Pitagora,
Platone, … Il suo scopo è familiarizzare lo studente Rosacrociano con
l’insegnamento dei Saggi dell’Antichità greca e i precetti filosofici e
scientifici che hanno trasmesso all’umanità. Precisiamo che tutte le monografie
di questo grado sono tratte dagli archivi dell’Ordine e si riferiscono a fatti
sconosciuti agli storici.
– Il sesto grado è dedicato alla terapeutica
rosacrociana. Presenta in modo semplice ma esauriente le principali funzioni del
corpo umano, includendo in questo studio un gran numero di regole da seguire
per mantenersi in buona salute. La grande originalità di questo grado consiste
nello studio dei principi mistici usati da secoli dai Rosacrociani per
alleviare e guarire numerose affezioni. Tali principi fanno parte del retaggio
trasmessoci dagli Esseni i quali erano esperti guaritori.
– Il settimo grado si riferisce al corpo psichico
dell’uomo e alle funzioni che gli sono proprie, tra le quali la proiezione
psichica (viaggio astrale). Questo grado comprende anche uno studio
approfondito dell’aura umana e dei centri psichici, la maggior parte dei quali
corrisponde ai “chakra” delle tradizioni orientali. Segue un esame
approfondito dei suoni vocali tradizionali (i mantra) e dell’influenza fisica,
psichica e spirituale che esercitano sull’uomo.
– L’ottavo grado è filosofico poiché tratta
essenzialmente delle origini dell’uomo e del suo destino. Vi si studiano, di
conseguenza, soggetti che riguardano direttamente la sua evoluzione spirituale.
Tra questi: il concetto di Dio, l’Anima Universale, l’anima umana e il suoi
attributi, il pre-vita, il mistero della nascita, l’applicazione del libero
arbitrio, il karma e il modo di padroneggiarlo, il mistero della morte, il
dopo-vita, la reincarnazione, l’assistenza ai morenti, il potere della
preghiera…
– Il nono grado è consacrato allo studio del simbolismo
tradizionale e dei relativi principi mistici. Inoltre i Rosacrociani vengono
iniziati a facoltà legate all’anima e che permettono all’uomo di trarre
profitto dalla sua natura divina. Precisiamo che queste facoltà non hanno alcun
legame con la magia, la teurgia o la taumaturgia, ma fanno appello a leggi
spirituali che i Rosa-Croce hanno sempre messo al servizio del Bene. Rientrano
piuttosto nell’ambito dell’attuale “parapsicologia”.
In virtù di una
regola tradizionale, non sveleremo il contenuto del decimo, undicesimo e
dodicesimo grado. Precisiamo che fin dall’inizio degli studi, l’insegnamento
rosacrociano, oltre ai temi citati, comporta delle esperienze consacrate
all’apprendimento di tecniche mistiche fondamentali quali la concentrazione, la
visualizzazione, la meditazione, l’alchimia spirituale.
Un Tempio
Rosa-Croce
(Nelle Logge
dell’A.M.O.R.C., che sono in genere di stile egizio per tramandare le origini
tradizionali dell’Ordine, vengono conferite le iniziazioni rosacrociane)
L’INIZIAZIONE
ROSACROCIANA
Ogni grado
dell’insegnamento rosacrociano è preceduto da una monografia speciale
consacrata a un’iniziazione che il membro è invitato a effettuare a casa
propria. Oltre a questa iniziazione individuale può recarsi in una Loggia
dell’A.M.O.R.C. e partecipare a una cerimonia collettiva che costituisce una
preparazione simbolica al grado da studiare. Tale cerimonia, che riunisce vari
candidati, si svolge in tutta la sua purezza tradizionale e si ispira a riti
effettuati nelle scuole di misteri dell’Antichità. Benché facoltativa, presenta
un grande interesse sul piano interiore.
Senza entrare
in considerazioni mistiche che non possiamo sviluppare nel quadro di questo
scritto informativo, diremo semplicemente che lo scopo di tutte le iniziazioni
rosacrociane è rivelare ai membri un nuovo aspetto della Tradizione Rosa-Croce
permettendo loro di prendere maggiormente coscienza della loro anima.
Precisiamo che non hanno nulla a che vedere con le pratiche occulte poiché
l’A.M.O.R.C. non le ha mai insegnate né approvate. In genere consistono in
rituali di grande profondità filosofica e simbolica.
L’iniziazione
rosacrociana non si limita alle cerimonie puntuali che precedono ogni grado. Si
tratta in realtà di un processo che continua interiormente per tutta la durata
dell’affiliazione all’Ordine. Il suo impatto spirituale è proporzionale
all’impegno che ogni Rosacrociano mette nello studio e nell’applicazione
dell’insegnamento che gli viene trasmesso. Nell’assoluto permette di
raggiungere lo stato di Rosa-Croce, chiamato “stato cristico” nella
tradizione cristiana, ma che si può anche chiamare “stato buddhico”.
Il Rosacrociano che abbia raggiunto questo stato può essere considerato un vero
Iniziato.
Manifesto della F.U.D.O.S.I.
(Questo
manifesto fu firmato a Bruxelles nel 1934 dai più alti responsabili della
F.U.D.O.S.I., Federazione Universale degli Ordini e Società Iniziatiche.
Stabiliva che l’A.M.O.R.C. è la sola Organizzazione tradizionale e
iniziatica a perpetuare l’eredità
dell’autentica Tradizione Rosa-Croce)
L’ATTUALE
ORGANIZZAZIONE
DELL’
A.M.O.R.C.
L’Antico e
Mistico Ordine della Rosa-Croce è attualmente presente in tutto il mondo e
costituisce di conseguenza una Fraternità internazionale. Comprende parecchie
giurisdizioni ciascuna delle quali riunisce tutti i paesi della stessa lingua
al di là delle frontiere. Esiste così una giurisdizione per i paesi di lingua francese,
giapponese, greca, inglese, italiana, nordica, olandese, spagnola, tedesca,
ecc. La sede di ogni giurisdizione, tradizionalmente chiamata “Grande
Loggia”, è diretta da un Gran Maestro eletto con un mandato di cinque
anni.
Nel suo insieme
l’A.M.O.R.C. è diretto da un Consiglio Supremo composto dai Gran Maestri di
tutte le giurisdizioni. Questo Consiglio è posto sotto l’autorità e la
presidenza dell’Imperator, titolo tradizionale e simbolico che designa il più
alto responsabile dell’Ordine. In quanto tale è il garante della Tradizione
rosacrociana e sovrintende alle attività amministrative e mistiche di tutte le
Grandi Logge. Come ogni Gran Maestro, viene eletto a questa funzione per una
durata di cinque anni.
L’A.M.O.R.C. è
dunque mondiale e i suoi dirigenti, di qualunque nazionalità siano, svolgono le
attività rosacrociane non come cittadini di questo o quel paese, ma come
responsabili di un’Organizzazione mistica le cui attività si estendono al mondo
intero. In altre parole, tutte le giurisdizioni riunite formano l’Ordine nel
suo insieme e operano in una unità perfetta al servizio di uno stesso ideale,
quello della Rosa-Croce. Ne risulta che non vi è obbedienza in seno
all’A.M.O.R.C., poiché tutti i Rosacrociani del mondo possiedono le stesse
prerogative e ricevono lo stesso insegnamento.
In ogni
giurisdizione i Rosacrociani che lo desiderano possono riunirsi negli Organismi
locali che, secondo le attività svolte, hanno il nome di “Loggia”,
“Capitolo” o “Pronaos”. Questi organismi operano sotto la
responsabilità e l’impulso della Grande Loggia alla quale fanno capo. In
generale servono da cornice a incontri fraterni e a lavori che completano lo
studio individuale dell’insegnamento scritto dell’Ordine. In questo perpetuano
l’aspetto orale della Tradizione Rosa-Croce. Precisiamo inoltre che nelle Logge
vengono conferite le iniziazioni rosacrociane.
Per consentire
ai membri che lo desiderano di incontrarsi, l’Ordine organizza dei Convegni
mondiali, nazionali o regionali. Secondo il caso, riuniscono Rosacrociani
venuti dal mondo intero o residenti in un determinato paese. Comunque sia,
danno luogo ad attività culturali e spirituali durante le quali vengono
presentati ai partecipanti degli esposti scientifici e filosofici. Non sono
naturalmente obbligatori, essendo ogni membro libero di parteciparvi o meno.
Parallelamente
all’insegnamento mistico che mette a disposizione dei membri, l’Ordine possiede
una Università interna conosciuta con il nome di “Università Rosa-Croce
Internazionale” (U.R.C.I.). Formata essenzialmente da Rosacrociani,
effettua ricerche in campi diversi come l’astronomia, l’egittologia, la
medicina, la musica, la psicologia, le scienze fisiche e le tradizioni
esoteriche. In genere il risultato di queste ricerche viene comunicato solo ai
membri dell’Ordine. L’ U.R.C.I. organizza comunque anche conferenze e seminari
aperti al pubblico.
LO STATUTO
DELL’ A.M.O.R.C.
Per
definizione, l’A.M.O.R.C. è un’Organizzazione filosofica, iniziatica e
tradizionale che perpetua nel mondo moderno l’insegnamento che gli Iniziati si
sono trasmessi attraverso i secoli fin dalla più remota Antichità. Non essendo
una religione, riunisce membri appartenenti a tutte le confessioni religiose e
lascia a ciascuno la possibilità di seguire liberamente il credo di sua scelta.
È totalmente apolitico e ciò spiega perché i Rosacrociani provengono da tutti
gli ambienti socio-culturali. Naturalmente non è una setta e non è mai stato
classificato tale nei rapporti ufficiali pubblicati al riguardo. È privo
infatti di ogni settarismo e ha sempre fatto della libertà di coscienza il
fondamento della sua filosofia.
In tutti i
paesi del mondo, l’A.M.O.R.C. è riconosciuto come un’Organizzazione senza scopo
di lucro. Non ha infatti carattere commerciale. In virtù di questo principio
l’insegnamento rosacrociano non viene venduto sotto forma di libro e non può
essere in alcun modo acquistato. Come ogni Organizzazione fraterna e culturale,
l’Ordine deve sopperire ai propri bisogni e lo fa grazie alla quota annuale
versata dai membri. Nonostante le spese considerevoli per l’insegnamento
individuale loro dispensato (segreteria, informatica, invii postali, stampa,
ecc.), questa quota annuale è molto ragionevole. È tra le più modiche fissate
per un movimento filosofico e tradizionale di questo tipo. Inoltre può essere
versata semestralmente.
IL MOTTO
DELL’A.M.O.R.C.
“La più
ampia tolleranza nella più rigorosa indipendenza” è il motto
dell’A.M.O.R.C. Infatti non è legato a nessuna Organizzazione, eccetto l’Ordine
Martinista Tradizionale, movimento filosofico con sede presso la Grande Loggia
di Milano, che perpetua l’insegnamento di Louis-Claude de Saint Martin, grande
filosofo del 18° secolo. L’Ordine della Rosa-Croce, attento a preservare la
propria indipendenza, si mostra tollerante verso tutti gli altri movimenti,
poiché il suo ruolo non è giudicarli o criticarli, ma trasmettere il suo
insegnamento a coloro che cercano la Conoscenza.
Il motto che
l’A.M.O.R.C. applica nei confronti degli altri movimenti, si ritrova nella
natura stessa del suo insegnamento. In altre parole, è spoglio di ogni dogma e
non comporta alcun credo settario. Così il rosacrociano, fin dall’inizio della
sua affiliazione, è invitato a rimanere un punto interrogativo vivente in
rapporto alla conoscenza che gli viene trasmessa. È libero di rifiutare i
principi contrari alla propria comprensione personale e quelli che non
incontrano la sua approvazione. Scopo del rosacrocianesimo è infatti indurre i
membri a porsi delle domande piuttosto che fornire delle risposte categoriche
sui vari argomenti. Questo approccio coltiva uno spirito tollerante e pone le
basi di una personalità indipendente nella scelta delle proprie convinzioni
filosofiche.
In accordo con
il motto, uomini e donne godono di una condizione di totale uguaglianza
all’interno dell’Ordine. Come nei cicli anteriori, anche oggi non esiste
nell’A.M.O.R.C. segregazione o discriminazione in materia di sesso, razza,
nazionalità o religione.
L’AMMISSIONE
ALL’A.M.O.R.C.
Le qualità
richieste per essere ammessi nell’A.M.O.R.C. sono molto semplici: essere
interessati al misticismo e aver raggiunto la maggior età. I minori, che
abbiano compiuto almeno 15 anni, possono essere accettati con l’autorizzazione
dei genitori.
La candidatura individuale
Qualora dopo
aver letto questa pubblicazione, sentiste il desiderio di diventare membri
dell’Antico e Mistico Ordine della Rosa-Croce e condividere il suo insegnamento
filosofico, iniziatico e tradizionale, vi invitiamo a scrivere alla sede di
Milano per ricevere una domanda di affiliazione all’A.M.O.R.C. Dopo averla
compilata, sarà sufficiente rinviarla accompagnata dal diritto d’entrata e
dalla quota.
I membri associati
Se un vostro
congiunto, membro della vostra famiglia o amico, domiciliato al vostro stesso
indirizzo, desidera diventare Rosacrociano, avete la possibilità di affiliarvi
come membri associati. In tal caso sarete entrambi considerati membri
dell’Ordine a pieno titolo, ma riceverete un solo invio di monografie e
generalmente una sola copia di tutto ciò che viene inviato nell’ambito
dell’affiliazione all’A.M.O.R.C.
Il vantaggio di
un’affiliazione associata sta nell’ammontare della quota che è molto meno
elevata di quella di due membri individuali. È frequente però che amici, membri
di una stessa famiglia o congiunti, preferiscano affiliarsi individualmente per
disporre con maggiore libertà dei documenti inviati e poterli studiare nelle
migliori condizioni.
Nel caso
desideraste affiliarvi con un’altra persona come membri associati, compilate
una domanda di affiliazione ciascuno e inviatela insieme a Milano, allegando
una lettera che spieghi il vostro desiderio di essere membri associati. In essa
precisate a chi dovranno essere inviate le monografie, perché nell’eventualità
di una separazione, al destinatario ne spetterà la custodia. Inoltre, non
dimenticate di accludere il versamento dei due diritti di entrata e la quota di
membri associati.
Se, dopo essere
stata esaminata, la vostra domanda viene accettata, riceverete la tessera di
membro e poco dopo il primo invio di monografie. Così comincerà per voi uno
studio che, secondo la vostra motivazione e perseveranza, potrà durare tutta la
vita. Nel caso la vostra candidatura fosse rifiutata, il versamento del diritto
d’entrata e della quota vi sarà restituito.
Una totale libertà
Ci sembra
importante insistere sul fatto che un Rosacrociano può, in ogni momento e senza
alcuna riserva, porre fine alla propria affiliazione. In tal caso gli viene semplicemente
richiesto di restituire alla sede della sua giurisdizione tutte le monografie
ricevute in quanto proprietà legale e morale dell’Ordine. È il solo obbligo cui
si deve sottostare in caso di dimissioni. Tuttavia di rado viene presa tale
decisione dopo aver studiato soltanto per qualche mese l’insegnamento
rosacrociano. L’esperienza prova infatti che esso costituisce una fonte di
benessere inestimabile e permette di comprendere meglio il senso del destino
umano.
Nei secoli
passati, l’Ordine della Rosa-Croce era considerato, giustamente, una società
segreta. Se esce dalla sua discrezione, lo fa perché il contesto mondiale lo
necessita. I suoi dirigenti e membri, infatti, sono convinti che l’epoca
attuale è determinante per il genere umano. Come dice André Malraux in una
frase divenuta celebre, “Il ventunesimo secolo sarà spirituale o non lo
sarà affatto”, nel senso che l’umanità sopravviverà solo se si libera del
materialismo eccessivo nel quale si è immersa e dà una direzione spirituale al
suo avvenire. Per questo l’A.M.O.R.C. compie degli sforzi per sensibilizzare il
mondo al misticismo e presentare l’insegnamento tradizionale e iniziatico, che
mette a disposizione di tutti coloro che sono alla ricerca di maggior Luce.
Prima di
concludere e lasciarvi meditare sul seguito che conviene dare a questa
pubblicazione, insistiamo sul fatto che il misticismo rosacrociano non è una
via facile e si rivolge unicamente ai ricercatori sinceri. La Rosa, infatti,
non è senza spine e la Croce è talvolta difficile da portare. In altri termini,
non pensate che un’affiliazione all’A.M.O.R.C. farà di voi un Maestro in pochi
mesi o vi preserverà dalle prove dell’esistenza umana. Il sentiero che porta
alla Conoscenza è sempre stato arduo, tortuoso e pieno di ostacoli. Tuttavia
esiste e può essere intrapreso da chiunque aspiri a elevarsi verso una migliore
comprensione delle leggi che reggono il proprio destino. Si tratta,
innanzitutto, di una questione di motivazione interiore fondata sul desiderio
sincero di vivere in armonia con se stessi e con l’ambiente.
Simbolo ufficiale dell’Ordine
L’Antico e
Mistico Ordine della Rosa-Croce viene chiamato anche “Ordine della
Rosa-Croce A.M.O.R.C.”. Denominazione usata per associare con uno stesso
vocabolo il nome tradizionale dell’Ordine e la sigla con la quale è conosciuto
nel mondo dal 1909, inizio del suo ciclo attuale di attività. Entrambi gli
appellativi designano dunque la stessa Organizzazione.