DOPO LA PAUSA

Dopo la pausa

Fratelli carissimi,

Dopo la pausa e la ricreazione estiva, il lavoro, pur con qualche nuvola passeggera riprende con forza e con vigore.

Nel primo periodo dell’ Anno Massonico si è dato spazio sia a un filone conduttore che aveva per tema “11 gabinetto di riflessione”, che a delle tavole di istruzione dei Fratelli 1 0 e 20 Sorveglianti. Altri fratelli hanno contribuito, con le loro tavole e con i loro interventi, a rendere vivo e costruttivo il Lavoro di Loggia.

Vi sono stati momenti in cui la serenità si è leggermente offuscata, ma la saggezza dei fratelli ha permesso a tutti di mettere in pratica quei principi di buon comportamento che sono ispirati dalla nostra Istituzione.

Questo ha permesso a tutti di recepire con serena dialettica, anche se in qualche caso antinomica, differenti punti di vista di altri fratelli

E stata una ottima scuola di tolleranza attiva e una dimostrazione di saggia azione.

Costruttiva è stata pure la visita dei nostri Fratelli olandesi in occasione del passaggio di grado del Fratello Guido.

Il Fratello Carlo Alberto ci ha creato qualche patema d’animo per la sua salute. Sembra che, grazie all’aiuto, oltre che di se stesso, anche di Forze Superiori che ci governano, le cose vadano nel senso che tutti noi speriamo. Auguri dal profondo dei nostri cuori.

Nel semi/semestre che ci attende, il programma prevede ancora una tavola di istruzione. Per il resto i temi sono liberi.

Siamo vicini alla fine dell’ultimo anno Massonico che inizia con 1000 E:. V e ci sarà in novembre la scelta delle Cariche per il 2000 E V

Tutte le cariche sono un servizio verso tutta la Loggia e sono gli stessi Fratelli a scegliere coloro che, tra di essi, devono svolgerli. La loro disponibilità al riguardo deve essere ed è sempre stata piena e senza riserve.

All’inizio del corrente anno massonico avevo scritto:

Parecchi fratelli all ‘inizio del 1998 avevano suggerito che il corso normale degli eventi limitasse a due anni il tennine massimo per un corretti svolgimento delle funzioni di ME Condividevo e condivido questo modo di vedere le cose.

Confermo in pieno le mie parole che volevano e vogliono essere fondamentalmente un adeguarsi sereno e rispettoso alla volontà della Loggia.

Saranno soltanto i Fratelli Maestri, lontano dai rumori del mondo profano, a scegliere in piena autonomia istituzionale ed in saggezza il M. V. e le Cariche di Loggia.

Non ci sono dubbi che le scelte saranno giuste e perfette.

Pace e bene a tutti.

Un fraterno triplice abbraccio

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NON VIOLENZA

Non violenza

(dedico questa parte della mia modesta fatica alla Comunità ebraica fiorentina e alla Massoneria di cui orgogliosamente faccio parte).

La non-violenza è la risposta ai cruciali problemi politici e morali del nostro tempo; la necessità per I ‘uomo di avere la meglio sull ‘oppressione e la violenza senza ricorrere all ‘oppressione e alla violenza. L ‘uomo deve elaborare per ogni conflitto umano un metodo che rifiuti la vendetta, l’aggressione, la rappresaglia. Il fondamento di un tale metodo è l’amore. (Martin Luther King – discorso pronunciato l’Il dicembre 1964 in occasione della consegna del Nobel).

I – Quando diciamo violenza, immediatamente evochiamo immagini di violenza fisica, scenari di sopraffazione, soprusi che vengono consumati da chi è armato contro chi è disarmato e inerme. Ma la violenza indossa spesso abiti gioiosi ed innocenti, è subdola, ingannevole e, quel che è peggio, difficilmente riconoscibile. Si presenta anche sotto le spoglie della educazione al buon vivere civile: in questo caso è irresistibile. Si impadronisce delle coscienze, conficca su di esse le pietre di confine a delimitare un territorio di cui presto sarà padrona incontrastata. “Date a me le loro giovani coscienze, e poi tenetevi per tutta la vita I ‘uomo che ne uscirà “, diceva una antica massima gesuita pronunciata la prima volta da chi la sapeva lunga sul “condizionamento”, al limite del plagio, che l’educazione può produrre. Anche questa può essere violenza.

La violenza è costrizione. Obbligare in qualche modo e con qualche mezzo, qualcuno a fare ciò che non vorrebbe fare o a non fare ciò che vorrebbe fare è violenza. In questo senso non esistono soltanto uomini violenti, ma anche società violente,

Non vi può essere legittimità per la violenza. Tuttavia viene da domandarsi: ma è sempre vero che costringere qualcuno a fare qualcosa che non vuol fare è violenza? E gli obblighi che abbiamo contratto con noi stessi e con gli altri, non sono anch ‘essi costrizioni, magari non molto gradite, ma certamente sacrosante? E perché non dovremmo essere obbligati a rispettare patti liberamente sottoscritti? E il rispetto della Legge? Se è vero che non vi può essere legittimità per la violenza, nondimeno va sottolineato che una costrizione legittimamente esercitata al fine di far compiere un dovere dimenticato, non può essere considerata violenza.

Ma chi può giudicare sulla legittimità o meno di una obbligazione’? La legge morale in primo luogo, perché è proprio la stessa legge morale a conferire legittimità alle  azioni degli uomini.

2 – Non violenza, segna il prevalere della ragione sulle forze, il netto rifiuto della violenza. E questo un termine dal significato molto esteso, che richiama una intera cultura legata alla libertà ed alla tolleranza. Una libertà ed una tolleranza interpretate secondo il punto di vista massonico. Libertà di fare tutto ciò che è nel nostro potere di fare, ma non senza limiti, bensì fino a quando non viene lesa la libertà degli altri. Tolleranza, non un trascurato e irresponsabile lasciar fare, ma comprensione e rispetto per le opinioni degli altri: un rispetto spinto fino a compiere ogni tentativo di comprenderle e, nondimeno, senza mai, in nessun caso, deporre la dignità delle proprie.

Il rifiuto della violenza nasce da qui ed impone il non uso della violenza non solo per imporre il nostro volerc, ma anche nel caso in cui si voglia impedire ad altri di imporlo a noi. Gli esempi non mancano: valga la citazione dell’indiano Gandhi che, nell’allocuzione di difesa contro l’accusa di sedizione il 23 marzo 1922 ebbe a dire: “La non-violenza è il primo articolo della mia fede. E’ anche l’ultimo articolo del mio credo.

Sostituire alla violenza la non-violenza, sostituire Fuso della ragione all’uso della forza, questo è il grande merito di chi sa intendere il richiamo della ragione, giacché con I ‘uso della ragione si costruisce, con l’uso della forza si distrugge.

Pure in questi ultimi tempi vi è un ritorno quasi nostalgico alla violenza: sessuale, violenza contro i minori, violenza negli stadi, violenza politica, scorribande contro gli ebrei, profanazione di tombe in Germania ad opera dei nazi„skin, scritte e simboli della persecuzione antisemitica anche a Roma, Come se gli orrori recenti di una guerra che ha sconvolto il mondo ed ha lasciato ferite ancora non rimarginate, fossero stati dimenticati: cinquant’anni, appena due generazioni. Ed è come se ce ne fossero trascorsi mille, tanta è labile la memoria umana, tanto sono forti i pregiudizi, tanta è la voglia di violenza che cova nell’animo umano, soprattutto nelle giovani generazioni, tanto i fatti attuali si ripropongono simili a quelli già accaduti, quasi una ripetizione di un film fin troppo tristemente noto. Ma con una differenza: questa volta non vi è la giustificazione di un nazismo e di un fascismo che premono con una massiccia propaganda di regime su folle di uomini ormai completamente plagiate, questa volta vi è una Europa orgogliosamente libera che non spinge nessuno a comportamenti in contrasto con le regole democratiche e, nonostante ciò, i naziskin operano senza alcuna regola né ragione che siano diverse dalla più pura e perversa logica della “violenza per la violenza”.

Segno che non si è fatto abbastanza affinché il rispetto dell’uomo, di ogni uomo, diventasse convincimento, costume. Segno che non è mai troppo il parlare, troppo il cercare di convincere che una convivenza civile non può non basarsi sul rispetto reciproco, sulla tolleranza, sulla eleminazione di ogni forma di violenza,

3 – Che fare? Stare immobili a guardare e sedersi sul morbido cuscino del lasciar fare? Non immischiarsi in queste faccende perché tanto non ci riguardano? E questo il miglior modo di esistere, oppure ciò equivale a tapparci occhi e orecchi e isolarci dal mondo come se il mondo fosse cosa che non ci riguarda? Personalmente non sono di questo avviso. Ritengo invece non si possa più consentire che giovani scalmanati in preda al più cieco fanatismo facciano uso del linguaggio della violenza in ogni occasione, partite di calcio comprese. Soprattutto non si può consentire che essi si abbandonino ad atti di teppismo nci cimiteri ebraici, nei quartieri ebraici, che ricorrano ai simboli di un passato ancora troppo vicino perché chi li scorge non sia percorso da brividi di sdegno e di paura, che si rivedano le scritte, le croci uncinate, le stelle gialle di David. C’è un passato di abiezione che, sia pure rievocato da sporadiche bande di irresponsabili, non può riaffacciarsi senza che ciascuno di noi non debba provare vergogna.

Qualcosa si deve fare.

Lo dobbiamo fare noi gridando con tutta l’energia che abbiamo in corpo, da uomini liberi che amano la libertà e la vogliono per loro e per gli altri. Lo dobbiamo fare noi dissociandoci da queste turpi manifestazioni ovunque esse si producano. Lo deve fare lo Stato con le proprie forze dell ‘ordine intervenendo per rimuovere ogni barlume di rivolta, perché di questo si tratta, di sfida alla pubblica e civile moralità e di sedizione nei confronti dello Stato democratico.

Ne va del nostro onore di cittadini, ne va della nostra credibilità di giovane, ma salda democrazia europea.

Che la violenza sia per sempre bandita dalla nostra vita civile.

Ma se tutto questo riguarda i comportamenti da tenere in questo frangente in cui si manifesta una crisi virulenta di fanatismo, occorrerà domandarci il perché dei fatti cui stiamo assistendo. II problema ci deve far riflettere per farci domandare se abbiamo fatto tutto quanto era possibile fare per evitare che il fanatismo tornasse cosi prepotentemente alla ribalta. Dobbiamo domandarci se, ad esempio, sono stati ricordati ai nostri giovani quali sono gli orrendi frutti della violenza ancora tanto vicini da potersi toccare con mano. Dobbiamo domandarci se abbiamo fatto tutto quanto era possibile per offrire ai nostri giovani un mondo nel quale i “valori morali” della convivenza civile, che significa rispetto dei diritti di ognuno, non fossero soltanto mere enunciazioni teoriche, ma concrete realtà. Ci dobbiamo domandare quale è il terreno sociale nel quale li abbiamo costretti a vivere i loro giovani anni e dobbiamo verificare se, per loro, sia stato prospettato un avvenire di giustizia, di pace, di concordia sociale, di lavoro.

E se non l’abbiamo fatto fin ora, lo dobbiamo fare d’ora ln avanti.

  • – Televisione italiana: lezione di violenza.

Non passa giorno che ciascuna della tre reti nazionali non somministri senza alcun riguardo programmi nei quali la violenza, se non viene esaltata, di certo viene presentata come qualcosa di familiare, di consueto con cui si deve convivere. In tal modo, con questa dosa massiccia, ritmicamente ripetuta, oserei dire sapientemente ripetuta, si fa credere che la violenza altro non sia che un modo usuale di essere, un ingrediente non occasionale, ma abituale della nostra vita, affatto evitabile e tutto sommato tollerabile e accettabile e, perché no? , quasi desiderabile, forse necessario. Ed è una violenza non di rado spietata, efferata, cinica, rivoltante: solo la realtà propone, talvolta, esempi peggiori.

Si contribuisce in modo forse decisivo al consolidamento di un mito: il mito della violenza. Si accredita la tesi che in questo mondo conti solo la forza, E si fa intendere che la forza può essere proficuamente usata per imporre le proprie idee: con la violenza il mondo può essere tuo, sembra dire la tivù e, intanto, offre a chi la guarda un modello di uomo violento da assumere pcr se stessi, un modello di uomo che ha in dispregio l’amore, la pietà, la solidarietà per il prossimo e non li riconosce più come sentimenti su cui si deve basare il sodalizio umano. Perché questo accade: la rappresentazione della violenza ha un effetto devastante nelle menti deboli e nelle coscienze in formazione; scaccia la pietà, distrugge la solidarietà, alimenta il cinismo. Come una mala pianta occupa i territori dell’anima e si sostituisce all’amore e alla solidarietà. Su questi territori la pianta della benevolenza non attecchisce più.

Vuole essere solo una riflessione. Anche i sentimenti umani, per nascere e per crescere, hanno bisogno di un clima favorevole. Occorrerà stare più attenti al clima morale che noi “costruiamo” per i giovani e non solo per loro. Facciamolo con rigore, se vogliamo che questa mala pianta venga estirpata.

  • – Ancora, osserviamo con tristezza alla ripresa su vasta scala di atti persecutori nei confronti di libere e benemerite associazioni come la massoneria. Da diverso tempo, dopo l’episodio P2, si poteva constatare il persistere di una relativa calma interrotta da qualche invettiva proveniente dalle postazioni che le sono state tradizionalmente ostili: Ic solite accuse gratuite c mai provate, eppure divenute abietta consuetudine nei secoli; ci siamo purtroppo abituati, anche se alle calunnie ed alle accuse non ci si abitua se non con pena e fatica. Qualche mese fa si è scatenata una nuova tempesta.

Il Paese è stordito da due episodi incredibili. Due giudici di prima linea nella lotta alla mafia, Falcone e Borsellino, vengono uccisi insieme alle scorte. Due attentati diversi, ma identici per la ferocia con cui sono stati eseguiti e per la peculiarità di vere e proprie azioni di guerra contro lo Stato. Lo Stato sembra accusare il colpo, ma reagisce sospinto dall’onda di sdegno e di protesta levatasi da ogni parte d’Italia, Sicilia compresa.

Il Paese reagisce dolorosamente. ma duramente cercando di svincolarsi dalla morsa della malavita che alza protervamente il tiro e sfida lo Stato reo di ostacolare il suo criminale disegno che ha i suoi momenti salienti nello spaccio della droga e nel raket delle estorsioni.

Intanto da pane dei giudici milanesi si dà inizio ad una azione di scoperchiamento di attività illegittime compiute prevalentemente da politici o da uomini che i partiti avevano indicato a capo di amministrazioni pubbliche. Da Milano dilaga in tutta Italia per divenire una vera e propria parata del malaffare, oggi meglio nota col nome colorito di Tangentopoli.

ln tutta questa triste situazione, fatta di prove provate e non di insinuazioni ed accuse generiche ed infondate, sono coinvolti, chi più chi meno, tutti i partiti che hanno avuto in qualche modo, anche occasionalmente, rapporti più o meno diretti col potere. Lo sapevamo e lo sapevano: la massoneria ne è fuori. E questo non solo era vero, ma, miracolosamente, appariva anche all’opinione pubblica. Ci siamo guardati intorno con malcelata soddisfazione, anche se successivamente abbiamo appreso che alcuni di noi, che pure avevano operato non certo per conto della massoneria, ma dei partiti, avevano partecipato a quelle tutt’altro che commendevoli imprese. Ma una cosa era assolutamente certa: la massoneria era estranea alle tangenti e al malaffare.

Ma una massoneria estranea a certe situazioni contrastava coi pregiudizi di alcune categorie di “ben pensanti” e, soprattutto, contrastava con gli interessi di una gran parte di gruppi, mafiosi e politici compresi. Si studia un diversivo. Per chi detiene il potere politico, economico e giudiziario è uno scherzo da ragazzi. Così si da inizio alla tradizionale persecuzione. Si parte da quello che è stato definito il teorema Pintacuda-Orlando “politica, affari, mafia, massoneria” e si avanza l’ipotesi di un patto sciagurato tra mafia e massoneria. Il teorema, ovviamente non provato, piace. A tutti. Ai politici, che finalmente vedono allentata la presa dell ‘opinione pubblica. Alla mafia, che vede di buon occhio la distrazione delle forze dello stato impegnate su altri fronti. Alla stampa, sempre alla ricerca di nuovi scandali, che vede con piacere giungere finalmente uno scandalo nuovo nel momento in cui quello di tangentopoli, ormai in atto da tempo, si sta logorando. Alle gerarchie ecclesiastiche che, quiete cd animate da sentimenti che invano ricercheremmo nel Vangelo, vedono finalmente combattuto un secolare nemico senza il rischio di un impegno diretto. Alla opinione pubblica che, in fondo, vede soddisfatto il desiderio di mettere finalmente le mani su qualcosa di solido e di inafferrabile .

Come se non bastasse, il Consiglio Superiore della Magistratura, richiede  al reggitore dell’importante procura di Palmi, i nomi dei giudici che si trovano compresi negli elenchi requisiti alla massoneria, Grandc Oriente d’Italia compreso. Questo è certamente l’episodio più grave, perché si configura come un vero e proprio attentato alla integrità dello Stato democratico, colpendolo nei suoi istituti più significativi conquistati dopo la caduta del fascismo, il diritto alla libertà individuale e il diritto di associazione. E ciò per almeno due ragioni: la prima, perché si infrange in tal modo il segreto istruttorio; la seconda, perché da tale segnalazione si vuole conoscere i nomi di quei magistrati nei confronti dei quali si ha in animo di adottare provvedimenti non certo orientati verso un avanzamento di carriera; e, si badi bene, non certo per un reato commesso, ma per il semplice motivo che essi hanno utilizzato il diritto garantito dalla Costituzione Repubblicana di associarsi partecipando ad una associazione legittima c come tale riconosciuta dalla Stato, quale è appunto la massoneria del Grande Oriente d ‘Italia.

Tutto ciò è grave per i riflessi, ma lo è ancor più per i presupposti. Si possono suddividere i cittadini tra buoni e cattivi solo in presenza di atti che consentano la formulazione di un tale giudizio. E una regola generale che certamente vale anche tra i selvaggi dell ‘Uganda. Non sembra valere invece  in questa Italia che, non comprendo per quali motivi, viene indicata come culla del diritto, ma che adesso sembra avviata a divenire piuttosto la bara del diritto. Prima di discriminare i giudici massoni da quelli non massoni e di discriminarli come è stato fatto a suo tempo con il giudice Vella, occorre accertarsi se l’associazione di cui essi fanno parte pretenda dai propri affiliati una fedeltà che va contro le leggi dello Stato e che tale fedeltà si contrapponga alla fedeltà che la funzione pubblica loro affidata esige nei confronti dello Stato. Ma questo certamente non è avvenuto. Potrei aggiungere che è stato sistematicamente evitato. Ciò sta a significare che si opera non in base a fatti accertati, ma a pregiudizi duri a morire oggi più che mai utili per attuare disegni eversivi, questi sì, occulti. E se questo accade nella magistratura è la morte di questa Italia repubblicana e democratica, è la morte dello stato di diritto, è il trionfo di una mentalità discriminatoria mai definitivamente scomparsa e che per tanti secoli ha guidato la mano pesante dell’inquisitore e gli ha consentito di “liberare” il mondo dal demonio con l’uso della tortura e del rogo.

D. Dl BIT, R.•.L.•. C. Nigra  

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RIPRESA DEI LAVORI

Ripresa dei Lavori

Carissimi Fratelli,

eccoci qua di nuovo riuniti dopo la pausa estiva. Come la maggioranza di voi ha voluto, sono per la terza volta seduto qua, a dirigere i nostri lavori; questa sera sarà una tomata particolare, in quanto, diversamente dal solito, la parola la terrò io e non la concederò se non alla chiusura del nostro lavoro.

Questo perché vorrei, questa sera, tracciare in modo ben chiaro e preciso quella base di cui già avete letto sulla mia lettera di convocazione e parlato la scorsa settimana con il carissimo fratello Bld. Cioè dei lavori per l’anno massonico che ci attende.

Innanzi tutto veniamo ad un aspetto, forse il più importante di tutti: la frequenza!!

Tralasciando casi particolari ed eccezionali, penso che siate tutti concordi con me che chi frequenta solo saltuariamente i lavori non solo trae scarsi benefici dagli stessi, ma può rallentare il ritmo del lavoro degli altri fratelli, e perché io si deve ragguagliare su ciò che è stato, e talvolta addirittura con i suoi interventi fuori tono. Quanto meno quindi, coloro che sono impediti a venire, d’ora innanzi si premurino, durante la settimana, di sapere cosa è stato fatto e detto. Mi raccomando che lo si faccia con chi può dire senza infrangere il segreto giurato alla chiusura del lavori (una delle luci di Loggia).

Ma più ampiamente guardando la cosa, occorre cioè stabilire se si è interessati o no a frequentare questa istituzione, ed in particolar modo la Loggia Pedemontana.

Seguendo questa considerazione, vi comunico che ho intenzione di far avvicinare quei fratelli che, senza valide ragioni, disertano i lavori..

Con voi che siete ora presenti, è inutile che mi dilunghi però sull’argomento. E agli altri che devo parlarne ampiamente, passo quindi a parlarvi dei lavori verr e propri.

Essi si svilupperanno nei tre gradi tradizionali, sia separatamente che tutti insieme, così come deve essere. Ora mi ovviamente a parlare del lavoro comune, in camera di apprendista.

Per punti principali si articolerà in: conoscerci maggiormente, perché è impensabile che ci si chiami fratelli e si vogliano raggiungere alte mene in comune e poi non si conosca neppure il nome di battesimo o la professione o quegli altri dati del genere che non sono di per sé importanti, ma che tuttavia contribuiscono in maniera decisiva a formare di ciascuno di noi un ben preciso individuo.

Occorre cioè che ci si conosca reciprocamente, che ci diciamo perché siamo entrati in questa istituzione, che cosa speravamo di avere e di trovare, che cosa speriamo ancora e perché vi restiamo. Tutto questo senza alcuna ipocrisia e senza illusioni, con semplicità. Molto meglio dire di essere delusi ma ancora fiduciosi che la situazione possa cambiare, che ingannare soprattutto se stessi.

Pur avendo tutti dato prova, al tempo della tegolatura, di sentire lo stesso desiderio per la stessa Ricerca, non è affatto detto che tutti si cerchi nello stesso modo, né ciò è necessario. E invece necessario appurare se e come abbiamo cercato e cerchiamo di mettere in atto quella potenzialità, che all ‘inizio ci è stata riconosciuta.

Allo scopo di risolvere questo problema, ho pensato che, a turno, ognuno di noi, cominciando dai maestri, si ponga a disposizione per rispondere alle domande dei fratelli. Una specie di gioco della verità, insomma, più serio però perché vorremo farlo sul serio.

Poiché su questo argomento vi penso sostanzialmente d’accordo e riservandomi di tomare su questo argomento presto anche praticamente, passo ad un altro punto base del programma, che sarà la parte su cui farà pemo tutto il nostro lavoro di quest’anno, quindi sarà il lavoro più importante: il glossario.

Assegnerò inizialmente una parola, o un simbolo, o un concetto a delle commissioni di tre fratelli ciascuna che dovranno studiare ed analizzare tale parola in riunioni informali e di solito extra giovedì; quindi scolpire una tavola o comunque relazionare la Loggia sulle conclusioni cui saranno pervenute. In ogni commissione dovrà esserci almeno un maestro e un compagno. 11 maestro sarà il relatore ed il responsabile della propria commissione.

Queste parole e questi simboli costituiranno l’ossatura della prossima tornata di due giomi, che certamente organizzeremo, ma in data da definire (marzo/aprile?). Circa l’organizzazione di questa tomata straordinaria auguro di ricevere, da parte vostra, degli utili suggerimenti.

Ma, tomando al lavoro del glossario, vorrei che mi segnalaste quelle parole o simboli che vorreste chiariti, ed anche in qual modo dovrebbe essere chiarito l’aspetto letterale, storico, filosofico, quello “celato sotto velame”, eccetera.

In ogni caso, anche qui risulta chiaro fin dall’inizio che questo lavoro sarà utile a chi vi darà la propria piena partecipazione. Nessuno può pensare od imparare per nessun altro. Quindi questo anno più che mai frequenza ed impegno saranno necessari.

Ecco perché, come ho già detto, sarò severo con gli assenti, e severo anche nel valutare le giustificazioni.

Ma ora, per contribuire ad abbattere la pigrizia e titubanza insite in ognuno di noi, vi segnalo un’altra iniziativa! Organizzerò delle riunioni non obbligatorie, ma che mi auguro saranno piacevoli e frequentate, oltreché utili.

Come sapete, traiamo le nostre origini dall ‘antica corporazione dei muratori, da coloro cioè che erano addetti a costruire soprattutto cattedrali e che raggiunsero vette di perfezione veramente stupefacenti. Come anche saprete, il periodo più fulgido viene da tutti inteso come quello del “gotico”

Orbene, vorrei che noi si cominciasse ad andare a vedere queste opere meravigliose, anche in considerazione che ne abbiamo di relativamente vicine (Vezzolano, Staffarda, Ranverso, Sagra di San Michele).

Se la cosa, come spero, avrà un buon esito, si può pensare di allargare il raggio delle visite, e si potrebbe allora pensare anche ad un allargamento alle nostre famiglie. Affinché non vada sciupata una occasione così splendida, prima della visita, alcuni fratelli, costituiti anche qui in apposita commissione, studieranno per quanto possibile l’opera in modo da farci gustare anche quei particolari che normalmente non si gusterebbero.

Saranno anche questi momenti che ci potranno aiutare a conoscerci meglio. Questa è un’iniziativa che si potrebbe attuare unitamente ad altre Logge o gruppi di fratelli.

E ora passiamo ad un aspetto nuovo della nostra Loggia e che può essere anche questo molto interessante. Come sapete, alla fine dell’anno scorso, abbiamo dato il via alla biblioteca Pedemontana, con una formula particolare: i libri infatti restano di proprietà del fratello che li apporta e vengono dati in prestito a chi li desideri per un periodo di tempo determinato, sotto l’attenzione del fratello Scch, e in sua assenza del fratello Orlnd, e sotto la cura e la responsabilità di chi li riceve.

Perché possa assolvere validamente il suo compito è necessario tuttavia che ognuno di noi apporti quanti più volumi può! I suddetti due fratelli hanno anche l’incarico della ricerca dei volumi che possono interessarci, sia stabilendo contatti con altre officine ed associazioni, sia girovagando tra negozi e bancarelle. Ovviamente tutti possono e devono collaborare per coprire le lacune.

Qualora tutto questo fitto programma a qualcuno no sembrasse sufficiente, ricordo l’esistenza di tutte le varie istituzioni para massoniche che attendono nuova linfa, sia personale che finanziaria.

A proposito di finanze due cose: la prima è di sollecito per chi non è ancora in regola per il ’75 nei versamenti al tesoro di Loggia. Dobbiamo saldare al più presto i nostri debiti. La cifra non è elevata, ed è auspicabile che invalga d’ora in poi l’abitudine di pagare per semestri anticipati, se no addirittura l’intera annualità eliminando così molto ingrato lavoro al fratello Angln’ e permettendo alla Loggia di far fronte a tempo debito ai suoi impegni..

L’altro aspetto riguarda il tronco della Vedova. Se ci impegniamo tutti, potremmo studiare l’istituzione di una borsa di studio da assegnare magari ad una tesi sulla Massoneria o ad un argomento da noi scelto. Un breve calcolo dimostra che è possibile. Nove mesi di riunioni, quattro volte il mese meno le festività, con 20 fratelli presenti, a mille lire l’uno dà la rispettabile cifra di 600.000 lire. Se lo ritenete fattibile, lo faremo. tenete inoltre presente che anche gli assenti sono tenuti a coprire il tronco della Vedova. Potrebbe essere un gesto di aiuto verso un giovane.

L’anno scorso ho introdotto una piccola pausa di silenzio all’inizio dei lavori affinché ci si potesse rasserenare, si potessero dimenticare i problemi che ci accompagnano purtroppo costantemente tutta la vita. Ciò in ossequio all’insegnamento muratorio di lasciare fuori tutti i metalli, così come ci è stato imposto all’atto della nostra iniziazione. Solo così si può trovare il giusto spirito per lavorare insieme, con tolleranza.

Bene! Quest’anno vorrei andare oltre! Oltre a tale pausa, che verrà mantenuta avendo dato dei buoni risultati, ne introdurrò un’altra ancora più importante e difficile: essa sarà a metà serata circa e sarà dedicata alla meditazione.

Che cos’è questa meditazione? Mi auguro che sia una domanda superflua e retorica, comunque vediamo di porre una base comune.

È meditazione l’atto di cercare il vagabondaggio della nostra mente per fissarlo su qualche cosa: il vuoto, una parola, un simbolo. E, come ho detto, difficile. Ma si può almeno tentare di farlo, e quale luogo e quale momento migliore delle nostre tornate? Come riuscirci poi, c’è in Loggia chi potrà insegnarvelo meglio di me.

E poi stato detto che “se mediti bene, la corrente che viene introdotta nella tua mente continuerà a scorrere anche nel bel mezzo del lavoro quotidiano”. E come se un’unica idea venisse espressa in due modi allo stesso tempo: quello della tua meditazione e quello della tua azione.

E con questo ho terminato, finalmente la parte propriamente programmatica. Ora vorrei, prima di chiudere i lavori, ricordare ancora con due parole gli impegni specifici delle varie cariche di Loggia.

Al primo sorvegliante spetta di controllare in genere il lavoro svolto nel tempio, ed in modo speciale quello dei compagni e dei maestri. Egli rappresenta la serietà del lavoro e la severità del giudizio.

Il secondo sorvegliante invece sovrintende la colonna degli apprendisti e sovrintende il riposo. I suoi interventi saranno sempre improntati alla fratellanza e alla tolleranza. Cura anche la parte ricreativa.

L’oratore è il garante che tutto si svolga secondo i dettami di Costituzioni e regolamenti. Sarà egli che mi domanderà di togliere la parola ad un fratello che travalichi la tolleranza. E ancora a lui che compete rivolgere le parole di benvenuto ai neofiti e nelle ricorrenze ufficiali.

II segretario prende nota delle presenze e delle assenze, dei lavori che si svolgono e risolve le difficoltà amministrative. Quindi le giustificazioni per assenze vanno fatte a lui o a me. Se non fosse possibile, ad uno dei due sorveglianti.

Tali giustificazioni, lo ricordo ancora una volta, se superano una tornata, devono essere fatte per iscritto. Esse possono essere accettate per: lavoro profano e presso altre Logge; motivi di famiglia, salute; motivi particolari e delicati da segnalare a me stesso. Requisito minimo per essere comunque accettate è essere in regola con i pagamenti al tesoro di Loggia per l’intero periodo di cui si chiede la giustificazione.

L’ospedaliere dovrà visitare, o comunque contattare, tutti i fratelli assenti per malattia, e quindi riferirne i n Loggia

Per le cariche di tesoriere e di archivista bibliotecario ho già ampiamente detto.

Al Copritore interno compete di esaminare tutti gli eventuali visitatori (richiedendo tessera, parola di passo e semestrale, ecc.) a meno che ne abbia avuta esplicita dispensa da me stesso.

Il Maestro di casa si occuperà dell’organizzazione di tutte le nostre manifestazioni con l’esterno, d’accordo con il 20 sorvegliante.

Quest’anno poi mi piacerebbe riuscire a selezionare della musica che, opportunamente registrata, possa essere impiegata durante le cerimonie d’iniziazione, d’apertura e di chiusura dei nostri lavori, ma di ciò avrò ancora occasione di parlarne.

A. Bgg,

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PROPOSTE

Proposte

Carissimi Fratelli,

un argomento che, iniziato dal Fratello Vttr ed aveva suscitato il mio interesse, ma non era più stato ripreso, era sul dove, quando e come nascano le idee.

Questo può essere un tema da approfondire poiché mi apre possa condurci molto lontano. Dove, si diceva? Nella mente, o meglio, nel cervello. E cioè un qualche cosa che seppure astratto, e riconducibile al concreto, al fisico. O forse . no! Vediamo.

Provo a partire non dalla normalità, ma dall ‘anormalità. Dai pazzi, cioè. Essi vengono “curati” da chi e come? Da psichiatri che, come sappiamo, sono sovente per necessità, ai confini tra medico e missionario. Perché questa differenza con i comuni malati? Forse perché la pazzia, nelle sue varie manifestazioni, non colpisce un osso, un muscolo o un nervo bensì un qualche cosa di impreciso e di indefinito, che solo semplicisticamente si chiama cervello, o mente.

Direi, allora, che il ragionamento è un concatenamento di “forze”, anche misteriose, che nel pazzo sono slegate. o meglio, deviate dalla “retta via”.

A questo punto comincio a rendermi conto che l’idea non è una “cosa” fisica come avevo supposto! È allora un qualche cosa di spirituale? O è forse qualche cosa d’altro ancora?

L’uomo, a mio giudizio, è sempre molto lontano dalla “luce”. Non sono neppure tanto sicuro che vi si stia avvicinando, nel cammino che ha intrapreso. Solo con la costante verifica di tutti i suoi atti, i suoi gesti, i sui pensieri egli può, procedendo appunto a tentoni, pensare di avvicinarsene, e di non procedere invece per tortuosi sentieri, verso una falsa luce, magari addirittura un riflesso!

Ma è uno spunto come questo che ci fa intravedere quanto sia ancora lungo e complesso il nostro cammino. Innanzitutto non sappiamo quale sia la meta, infine non sappiamo che strada percorrere, né con quali mezzi e quanto tempo durerà. Non abbiamo neppure la certezza di arrivare eppure io sono convinto che sia doveroso accingersi a compiere questo viaggio verso la Luce.

La Massoneria ci da un’idea, uno stimolo, un modo di agire! Usiamoli! !

Sappiamo di poter contare sul fraterno aiuto e sulla fraterna comprensione, quindi si parte già avvantaggiati. C’è, nel Tempio, una atmosfera psichica adatta ad aumentare sempre più la buona volontà di cui abbiamo dichiarato essere armati. Riconosco che, paragonata ai dubbi di prima, ciò non è molto, ma non è neppure poco.

Trattandosi di introspezione è chiaro che si tratta tuttavia di un lavoro che solo l’individuo può compiere in se stesso. Nessuno quindi si illuda di poter pigramente parteciparvi, sperando di raccogliere i riflessi della “Luce” di qualcuno che ha lavorato.

Questa è una scuola, ma senza esami finali se non con noi stessi, e non ci si può ingannare, almeno su queste cose! !

Ciò che dirò ora altro non vuole che essere un invito.

Ben vengano le tavole, meglio se ricche di citazioni e di dati, ma meglio ancora vengano coloro che, senza tavola precedentemente scolpita, prendono la parola per dire le loro idee, i loro pensieri. Facendolo semplicemente con il cuore in mano, forse anche con le imperfezioni linguistiche che vengono dall’improvvisazione, ma con convinzione e con l’intento di “aprirsi” agli altri Fratelli. Ecco ciò che vi si chiede! La profonda convinzione di ciò che si afferma, risultato di una lunga e laboriosa verifica; oppure il dubbio, la speranza che i Fratelli ci aiutino a dissolverlo.

Per tutto questo, noi sappiamo di poter contare sulle doti peculiari di ogni singolo Fratello, in quanto tale: Tolleranza, soprattutto, e poi Libertà.

Qui infatti ci si trova non tanto ad approfondire una cultura, magari di tipo nozionistico, o, peggio ancora, per far sfoggio di sapere, bensì per aiutarci, per chiarirci i dubbi o per comunicare le proprie emozioni e le proprie esperienze, che i Fratelli ascolteranno e, qualora lo reputino utile, apporteranno il loro contributo.

Per giungere a ciò in modo realmente costruttivo evidentemente occorre avere già iniziato la sgrossatura della pietra grezza. Ecco un altro motivo di silenzio per I ‘ apprendista.

Vorrei che tutti voi vi convinceste che solo così si potrà sperare di costruire il nostro tempio, quello interiore e, quindi, di riflesso, esterno (per il bene dell’Umanità).

Contate quindi con certezza sulla fratellanza e sulla tolleranza dei vostri fratelli, e quando sarete chiamati a dimostrarla, non a parole, ma con i fatti, fatelo appieno e fino in fondo!

Intervenite sulle tavole altrui, per portare il vostro pensiero di uomo libero, ma con tolleranza: chi ha scolpito la tavola, o comunque comunica qualche cosa al fratello, deve sapere che altri possono pensare diversamente da lui. Egli, quindi, con la massima tolleranza e rispetto ascolterà ciò che tu dici, e ne mediterà. Chiaro che anche il tuo intervento deve essere non in polemica, ma per costruire, per chiarire.

Meditate su ciò che il fratello dice e, se ne ravvisate il caso, intervenite subito o anche nelle settimane successive, specie se pensate che la vostra parola possa essergli di aiuto o di chiarimento.

Sforziamoci tutti insieme affinché la parola FRATELLO abbia un pieno significato, non solo tre ore la settimana, ma anche per tutto il tempo in cui le nostre occupazioni ci tengono lontani. Qualche minuto per conversare, anche soltanto telefonicamente, con il nostro Fratello cerchiamo di trovarlo. Non solo, ma io ancora propongo: non fossilizziamoci con uno o due Fratelli con cui già esistono rapporti, magari addirittura da prima delle vostre iniziazioni!

Siamo in 36 in questa Loggia, e tutti Fratelli, e tutti eguali! Forse non tutti voi sapete addirittura il nome di battesimo o la professione degli altri.

E come volete costruire su queste basi? Come potete pretendere di sviscerare insieme un problema , se non sapete chi egli sia, come la pensa, e perché pensa in un determinato modo.

Ho fatto fare una rubrichetta telefonica con nostri nomi e indirizzi, non perché la seppelliate in una tasca, ma affinché la usiate.

Non abbiate paura di offendere un fratello, se con ciò che dite o fate c’è qualche cosa che nel mondo profano non verrebbe accettato. Siamo qui per migliorarci l’un l’altro!

Se egli anziché affrontare la vostra frase, il vostro pensiero se ne discosterà o lo rifiuterà, ebbene voi siete ne giusto e lui nell’errore!

  1. Bgg.
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IMPEGNO

Impegno

Maestro Venerabile, Fratelli carissimi,

vorrei, alla ripresa di questo Anno Massonico, fare alcune riflessioni che mi vengono dettate dall’attaccarnento che provo verso l’Istituzione in generale e verso le idee che essa propugna, cd anche verso questa particolare Loggia che, molti certo sanno, il considero “la” Massoneria.

E qui, tra queste colonne, che io da quando sono stato iniziato tento, con altema capacità e fortuna, di squadrare la mia pietra, in vostra compagnia e con il vostro aiuto, che non può essere altro che un confronto. Naturale quindi che mi identifichi in essa.

Facendo queste considerazioni, vado con la memoria alla sera dell’iniziazione, ed in particolare ad una domanda:

“Che cosa chiedete alla Libera Muratoria?” la risposta suggerita, ma che deve essere vera, è: “la Luce”.

Mi fu poi spiegato, e comunque lo dovevo poi comprendere da solo, che tale ricerca è quanto mai ardua e impegnativa. Ricerca alla quale è quanto mai facile decidere di rinunciare, abbandonando il cammino. Invece occorre ricordare che abbiamo preso un solenne impegno con noi stessi, di fronte all’Offcina tutta ed al Grande Architetto dell’Universo, di percorrere un VIA INIZIATICA.

Tale via è certamente dura, ma quanto mai proficua di soddisfazioni e di risultati, basta perseverare con il giusto impegno, senza troppi sviamenti e tentennamenti.

Dubbi su dove ci porti questa via, se essa avrà mai fine, a che punto si è del percorso, se si è scelta la via migliore, sono dubbi più che legittimi, ma è con i Fratelli, chiaramente, c con la Loggia che ci si deve confrontare e, lo spero, risolvere tali dubbi. Serenamente, dando tempo al tempo di far sedimentare le cose più marcate.

Ma che cosa significa esattamente per ciascuno di noi la parola IMPEGNO? Probabilmente esistono tante risposte quanti noi siamo, non credo ci sia una risposta unica. Posso dirvi quel che significa per me.

IMPEGNO è essere consapevoli del trascorrere del tempo e, per quanto possibile, evitare di sprecarlo, ma usarlo nella ricerca di quella Luce che abbiamo dichiarato di voler perseguire e che deve essere l’unico scopo che ci conduce qui.

IMPEGNO è avere un atteggiamento pregiudizialmente “positivo” verso quanto riguarda la Libera Muratoria, sia nel suo lato esteriore, cioè quello rivolto verso chi ci osserva dal di fuori, quanto mai difficile in questo momento, ed anche verso tutte le infrastrutture (quegli organismi che sono stati creati per permettere alla Loggia di lavorare meglio), sia verso il lato interno, rappresentato dal lavoro da svolgere personalmente nella quiete e nell ‘armonia del Tempio.

IMPEGNO è presentare dei lavori allo scopo di confrontare le proprie idee ed esperienze con i Fratelli e, di conseguenza, di esporsi ascoltando ed accettando le parole con la giusta umiltà.

IMPEGNO è anche, di conseguenza, prendere la parola sull’argomento trattato usando parole utili e calibrate, con spirito fraterno e senza alcun timore reverenziale. Insomma occorre partecipare alle tomate sia fisicamente che spiritualmente, ricordandoci costantemente che il nostro lavoro consiste nel costruire.

IMPEGNO consiste anche nella disponibilità verso tutti i Fratelli.

IMPEGNO è ricordare che il nostro lavoro consiste nello squadrare , sia in Tempio che fuori, la nostra pietra e non nel giudicare l’altrui operato.

IMPEGNO è sforzarsi di ottenere dentro di noi il silenzio. A questo deve servire la pausa prima dell’apertura dei Lavori. E questo silenzio interiore, sono convinto, che porterà la quiete anche all ‘interno della Loggia, ove deve regnare l’armonia. Talr armonia si manifesterà anche nell’atteggiamento, interiore ed esteriore, di compostezza ed attenzione.

Ora, fatte queste considerazioni risapute da tutti noi, ma che ho ritenuto opportuno ricordarvi, voglio elencarvi una scaletta di virtù in genere che dovrebbero essere vissute da ciascuno di noi.

Il Libero Muratore è:

libero senza licenza, grande senza orgoglio, umile senza bassezza, fermo senza ostinazione, severo senza inflessibilità, sottomesso senza servilismo, giusto e coraggioso difende l’oppresso, protegge l’innocente, non calcola né i benefici, né i servigi che rende.

A. Bgg,

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RITUALI

Rituali

PREMESSA

Alcuni anni addietro la nostra Officina si era occupata di studi particolareggiati volti a rettificare alcuni punti del Rituale che apparivano incongruenti. I risultati di tali ricerche, ampiamente dibattuti nella camera opportuna, avevano condotto la nostra Loggia ad operare alcune scelte fondamentali, tuttora in uso, che in sintesi sono state le seguenti:

. Circumambulazione (o deambulazione) in Tempio

Si ritiene debba essere sempre oraria per i seguenti motivi fondamentali:

– la Muratoria è una iniziazione di tipo solare-equinoziale e pertanto, come avviene in tutte le tradizioni di questo tipo, nelle circumabulazioni l’uomo imita il moto apparente del sole che è orario (nelle tradizioni di tipo “polare” avviene il contrario, cioè si imita il moto antiorario della terra intorno al polo).

-a conferma di ciò il passo iniziale delle marce rituali nei gradi è sempre effettuato partendo con il piede sinistro, il che implica che la destra viene data al centro (i passi iniziali sono sempre esterni al centro di riferimento).

. Forza e Bellezza

conformemente a quanto previsto da tutti i Rituali anteriori a quello presentemente in uso, la Forza deve corrispondere al Primo Sorvegliante e la Bellezza al Secondo Sorvegliante.

. Sole e Luna

il Sole deve situarsi al lato diurno e luminoso del Tempio (Sud) e la Luna (crescente) deve comparire al lato notturno e oscuro (Nord), pertanto rispettivamente alla sinistra ed alla destra del Maestro Venerabile. Lo stesso dicasi dei dignitari che corrispondono ai due luminari e cioè l’Oratore, che corrisponde al Sole e quindi deve stare al Sud, ed il Segretario, che corrisponde alla Luna e quindi deve stare al Nord.

. Pietra di Nord-Est

il neofita, corrispondendo simbolicamente alla pietra dell’angolo di Nord-Est (pietra iniziale della costruzione di un edificio secondo la Tradizione), deve ascoltare il discorso a lui diretto da parte dell’Oratore stando alla testa della colonna degli Apprendisti e non di quella dei Compagni (questa posizione alquanto strana è probabilmente una conseguenza dell’errore di posizionare l’Oratore al Nord invece che al Sud). La posizione in testa alla colonna degli Apprendisti corrisponde appunto all’angolo di Nord-Est (Vedasi anche il “Rito dell’Angolo di Nord-Est” dei rituali inglesi).

 Quadro di Loggia

deve essere disegnato con un gesso sulla lavagna essendo tale operazione importantissima per dare efficacia rituale ai lavori in Tempio.

I punti di cui sopra, frutto di attenta ricerca e studio collettivo di tutti i Fratelli Maestri, sono considerati dalla nostra Loggia come irrinunciabili e vengono pertanto segnalati alla Commissione Rituali affinché si faccia eventualmente di essi un fatto istituzionale (in caso di incertezza su alcuni, riteniamo preferibile, piuttosto di imporre una soluzione non corretta, di consentire a ciascuna Loggia di operare la scelta sulla base delle proprie convinzioni).

Premesso quanto sopra, facciamo alcune osservazioni in merito alle varianti/aggiunte proposte, da noi esaminate in tornata rituale:

 Procedura di ingresso e di uscita dal Tempio

a prescindere dalla circumambulazione che (come detto sopra) per noi deve essere orario, si annota:

  • l’ordine di ingresso dovrebbe essere: Maestro delle Cerimonie, Apprendisti, Compagni, Maestri e Dignitari (chiude il Copritore interno che serra la porta del Tempio).

Questo ordine, a nostro avviso, dovrebbe osservarsi anche all’uscita.

  • l’obiezione, più grave per noi, alla proposta consiste nel fatto inammissibile che i soli Dignitari squadrino il Tempio e che tale operazione rituale escluda gli altri Fratelli.

. Rituale di insediamento delle cariche

Vale anche qui, ovviamente, l’obiezione circa la circumambulazione, inoltre riteniamo che un rituale del tipo di quello redatto dalla Commissione si adatti molto meglio a lavori condotti secondo le regole inglesi (come l’Emulation) che non per quelli di origine “scozzese” (come il nostro).

A parte questa considerazione non vediamo, quanto ai contenuti del testo, nulla di particolare da segnalare.

Nella speranza di aver fornito adeguata risposta (pur nella sintesi di questa breve esposizione) a quanto richiestoci, porgiamo un triplice fraterno abbraccio e ci rendiamo disponibili per qualsiasi ulteriore approfondimento congiunto.

A, Orlnd,

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CENNI SUL PASSAGGIO DA CORPORAZIONE (MASSONICA) A MASSONERIA

Cenni sul passaggio da corporazione (muratoria) a Massoneria

Maestro Venerabile, Fratelli tutti carissimi,

Questa sera vorrei affrontare insieme a voi una questione molto importante, nel tentativo di comprendere quello che è, è stata e sarà la nostra Istituzione.

Come sappiamo, la data di nascita ufficiale della Libera Muratoria moderna è fissata nel 24 giugno 1717. Quel giorno, quattro Logge (ovviamente preesistenti) si riunirono alla Taverna dell ‘Oca bianca (che era il nome di una Loggia) e si accordarono per istituzionalizzare la Corporazione, stabilendo alcuni reciproci rapporti duraturi.

Com’è facile intuire, in quel tempo Ic Logge ‘erano costituite da muratori ‘operativi”, nel senso che erano persone che “fisicamente” lavoravano all’edificazione di chiese o di altri importanti edifici. Un’eccezione era la consuetudine per cui le Logge avessero tra i propri membri, sia un cappellano, che un medico.

Ogni Loggia, è facilmente intuibile, fino ad allora si auto governava, basando i propri comportamenti su quelle che noi definiamo Costituzioni Gotiche, o di York. Troviamo il termine Gotich Constitutions nelle Costituzione redatte da Anderson nel 1738. Con questo termine si indicavano le raccolte scritte di usi e costumi tramandati fino ad allora oralmente, o come diciamo noi oggi “da bocca ad orecchio”, e risalenti agli anni tra il 1150 ed il 1550.

Tutti questi antichi documenti avevano all’incirca la medesima struttura: una prima parte “invocatoria”, una seconda narrativa intorno alle origini della Muratoria, una terza relativa ai vari Charges, ossia all’elencazione di tutti i vari doveri, morali e non, ed una quarta ed ultima parte con tutte le varie regole che potremmo definire ‘amministrative”.

Le invocazioni, che chiaramente non possono avere valore normativo, hanno una chiara matrice Cristiana Trinitaria e riflettevano la dottrina della Chiesa Romana. Eccezioni di buon rilievo a questa visione sono il Poema Regius e quello di Cooke, risalenti entrambi al 1390 circa.

Le parti “descrittive”, molto diverse tra loro, sono zeppe di imprecisioni, di errori anche grossolani e di anacronismi. Tuttavia concordano nell’identificare la Libera Muratoria con le scienze dell’architettura e della geometria.

Anche per quanto concerne i Charges ritroviamo diverse versioni, sia nel numero, che nei contenuti di quelli che dovevano essere i doveri cui attenersi: comunque va rilevato che in nessun articolo esiste un divieto al mutamento delle regole.

Nel manoscritto Haliwetl, più noto come Poema Regius (tradotto in italiano da un Fratello già di questa Loggia, Gaetano Fmtn) troviamo 15 articoli per Maestri (titolo che a quella epoca e fino al 1725 era riservato ai soli dirigenti della Loggia) e 15 pcr i Craftmen. Il manoscritto Cooke ne riporta 9 del primo tipo e 9 del secondo. Ancora il manoscritto Grande Lodge del 1583 riporta 9 obblighi generali e 18 speciali, diretti sia ai compagni, che ai maestri.

Interessante è considerare quello che prescriveva il manoscritto Harleian (del 1670 circa) composto di 25 articoli (Charges) per apprendisti e di 6 new articles. Qucsti ultimi hanno un contenuto finora inedito, e nella loro sostanza prescrivevano:

  • che la Loggia deve  avere almeno 5 membri;
  • che il muratore viaggiante avesse con sé un documento con la data della sua accettazione;
  • che i nomi di tutti i muratori fossero registrati su di una pergarnena;
  • che un giuramento, con la formula riportata, fosse scmpre prestato dal viaggiante. Queste regole indicano con chiarezza che loro compito era regolare un fenomeno che aveva cominciato ad assumere dimensioni rilcvanti: l’ingresso nelle Logge di persone che venivano qualificati come “Liberi ed Accettati Muratori”. Essi, ovviamente, non erano in grado di dimostrare in modo certo la loro appartenenza alla muratoria, come era invece possibile agli operativi. Si creò così la neceSsità di dimostrare in modo certo la loro effettiva appartenenza alla corporazione che, non dimentichiamolo, in quell’epoca era potente e poteva offrire ai suoi membri vantaggi reali e tangibili.

Tutto questo lungo prearnbolo per dire che non essendo codificato nulla di preciso, ma ogni Loggia avendo proprie costituzioni, esisteva la più ampia possibilità al cambiamento e la possibilità ad accettare novità nei regolamenti. Insomma, a fronte di cambiamenti sociali ed economici, vi è stato da parte della Muratoria il consenso a mutare, e anche profondamente, regole ed usi.

Riassumendo, se è vero che le Costituzioni Gotiche sono servite da base per la redazione della Costituzione del 1723, è anche vero che esse erano tutt’altro che univoche. Insomma, fino ad allora, ogni Loggia era veramente e completamente indipendente e sovrana ed aveva quel numero e quel tipo di usi, costumi e regole sufficienti ed idonee al buon andamento della Loggia stessa.

Ma quello che mi preme qui osservare e sottolineare è la non universalità ed immutabilità che sovente sentiamo attribuire ai nostri doveri,

1 LANDMARKS

Troviamo per la prima volta la parola LANDMARK in Massoneria nella 39A Regola delle General Regulations, pubblicate insieme alla History, ai Charges ed al Master’s song: il tutto forma le cosiddette Costituzioni di Anderson che vennero stampate il 17 gennaio 1723. Questa 39A regola recita: “Ogni Gran Loggia annuale è rivestita del potere e dell ‘autorità di fare nuovi Regolamenti o di modificare questi stessi se ciò giova alla Fraternità, alla condizione che gli antichi Landmarks siano sempre accuratamente conservati .

Ma già nel 1720 George Payne compilò le “General Laws and Regulations for the Governement of the Craft”. Queste regole furono approvate dalla Gran Loggia del 24 giugno 1721 e riportate integralmente dall’Anderson nelle Costituzioni del 1723.

La regola numero 4 di Payne stabiliva che:

  • tutte le leggi promanano dalla Gran Loggia;
  • avendo essa sola il diritto di decretare può, di conseguenza, modificare, abrogare e revocare regole;
  • così facendo essa deve sempre aver cura che gli “Antichi Landmarks dell ‘Ordine” siano preservati (vedasi G. Gamberini in “Attualità della Massoneria”).

Il Fratello Anderson, in proposito, spiega che “dopo aver dedotto dagli antichi archivi c dai costumi della fratellanza questi regolamenti, li ha redatti in forma nuova ad uso delle Logge che sono a Londra, nel Westminster e nei dintorni”, ed ha aggiunto ad essi varie ed utili spiegazioni.

Come prima considerazione possiamo dire che con la convocazione della prima Gran Loggia, nel 1717, e con fa definitiva approvazione, nel 1723, delle Costituzioni con tutte le novità e le aggiunte effettuate, molte cose subirono una sostanziale modificazione nella Muratoria, e già troviamo tutte le premesse che porteranno la Libera Muratoria da operativa a speculativa.

Il semplice fatto che una Costituzione fosse stata redatta cd approvata perché servisse da norma generale pcr tutti, Massoni, Logge e la stessa Gran Loggia, comportò automaticamente la trasformazione e l’abolizione di norme, precetti, costumi e credenze che, istituiti in luoghi e tempi diversi, pur essendo diversi tra loro, coesistevano pacificamente e indipendenti ai tempi delle Costituzioni Gotiche.

ln poche parole, è questo il momento in cui la Libera Muratoria da policentrica divenne monocentrica.

Vediamo di comprendere meglio i mutamenti suddetti analizzandoli e raggruppandoli in punti:

l) la prima Gran Loggia si riunisce con il preciso intento di uniformare, sia le regole preesistenti (ed indipendenti), che le pratiche rituali con una norma generale (General Regulations);

  • le assemblee si dividono in annuali e trimestrali. Alla Gran Loggia (annuale) partecipavano tutti i Massoni, mentre le seconde, dette di quartiere, erano riservate ai soli Ufficiali di Gran Loggia, ai Maestri (che erano i soli Venerabili) ed ai Sorveglianti;
  • l’autorità di costituire Logge è abolita, salvo la dispensa del Gran Maestro;
  • te antiche leggende che permeavano la Muratoria sono modificate e probabilmente sviluppate; gli antichi Charges vengono adattati per poter servire da guida, sia alla singola Loggia, che alla Gran Loggia;
  • le regole del mestiere operativo sono abbandonate in toto, mentre i doveri, gli strumenti, le regole e i costumi sono adottati, in forma alterata, per fini “speculativi” o iniziatici;
  • il rituale esistente è sviluppato in due gradi, il terzo verrà aggiunto tra il 1725 ed
  • poco per volta, dapprima la carica del Gran Maestro, poi quella di Maestro Venerabile ed infine quella dei Sorvegliati saranno assegnate solo più ai Fratelli “Accettati”, in modo speciale ai nobili e non più agli “operativi”, intesi correttamente come uomini di mestiere;
  • l’antica adesione alla visione cristiano-trinitaria viene abbandonata per un silenzio in materia religiosa. Si inizia qui a parlare di uomo “nato libero”, di buoni costumi, sincero, d’onore cd obbediente alla Legge Morale.

Tali fatti, come possiamo logicamente concludere, portarono grossi cambiamenti nell ‘essenza stessa della Muratoria.

Il cambiamento che, tuttavia, è più rilevante, anche per il suo contenuto, è quello dell ‘introduzione del grado di Maestro, avvenuto, come ho già detto, successivamente al 1725. Fino ad allora, il termine Maestro era riservato esclusivamente a colui che

dirigeva la Loggia non rappresentando, in sé, un grado, ma designando il Compagno (Craft) cui era demandato il compito di sovrintendere i lavori.

Strano anche come avvenne questa innovazione. Il 12 maggio del 1725, a Londra, la Philo-Musicae et Architecturae Societas Apolloni, società non massonica di musica che reclutava i suoi membri esclusivamente tra i Massoni, di cui ebbi già modo di parlare nella mia tavola sulla musica massonica, aveva di sua iniziativa elevato al grado di Maestro alcuni “Accettati”. Questo fatto comportò vibrate proteste nell’ambiente massonico, che però fini per accettare il fatto compiuto, provvedendo ad emendare conseguentemente le Costituzioni, appena promulgate, con l’introduzione del “nuovo”

Il 25 novembre dello stesso anno infatti le Costituzioni dichiarano che: “il Maestro di una Loggia, con l’approvazione dei due Sorveglianti, e con la maggioranza dei Fratelli Maestri, può fare Maestri a sua discrezione”.

Tuttavia anche questo emendamento restò per anni materia di discussioni e solo nel 1738 fu definitivamente accettato da tutti e inserito nelle nuove Costituzioni, al capitolo 390 .

Tale capitolo subì anche altre importanti evoluzioni. Esso dichiarò che “tutte le alterazioni o nuove regolazioni sono solo per emendare o per spiegare le antiche regolazioni per il bene della Massoneria, senza violare le antiche regole della Fratellanza, sempre preservando gli antichi Landmarks e furono fatte in tempi diversi per occasione offerta dalla Gran Loggia, la quale ha un inerente potere di emendare ciò che può essere ritenuto inconveniente, ed ha ampia autorità di fare nuove regolazioni per il bene della Massoneria .

Un altro punto importante ed interessante fu il cambio al primo Charge, con il passaggio dalla ‘tolleranza religiosa” al concetto di “nohachita” e di “Massone cristiano”. Questo specifico Charge verrà poi nuovamente modificato nel 1815 dalla Gran Loggia d’Inghilterra con l’istituzione della credenza nel “Glorioso Architetto del Cielo e della Terra” e con la “pratica dei sacri doveri della moralità”.

Veniva così, nel corso di un secolo, modificato l’atteggiamento dell’istituzione verso la religione, e soprattutto, le qualità necessarie per aderire alla stessa.

Un altro rilevante cambiamento nel Rituale avvenne per volere della Gran Loggia Moderna d’Inghilterra: tra il 1739 e il 1809 si invertirono, scambiandole, le parole sacre e di passo del secondo c del terzo grado.

Sempre nel 1809 venne fondata una Loggia di ricerca “della promulgazione” con lo scopo dichiarato di far luce sugli antichi Landmarks. Il 9 ottobre 1810 essa ufficializzò che il rito di installazione del Maestro di Loggia era uno dei due Landmarks della Muratoria. In un secondo tempo affermò che anche i segreti e le cerimonie erano Landmarks. Tali affermazioni furono fatte proprie dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra nel 1813.

Un altro cambiamento che troviamo riguarda il terzo Charge. Nella Costituzione del 1723 esso prevedeva che il candidato fosse “nato libero”, ma nel 1847 la Gran Loggia Unita d’Inghilterra lo emendò stabilendo che esso fosse “uomo libero”. Questo in seguito all’abolizione della schiavitù, fatto salvo il significato iniziatico che oggi noi diamo a questa dicitura e di cui molte volte abbiamo già discusso.

Un altro aspetto merita la nostra attenzione. Oggi i temi che sono più delicati vengono trattati in grado di Maestro, ma non è sempre stato cosi. Nel XVIII secolo era invece la Loggia nel suo insieme, composta dai due, poi tre, gradi che esamrnava le vane questioni.

In buona sostanza anticamente sia l’apprendista che il compagno erano ritenuti nella piena capacità di affrontare le questioni che concemevano il buon andamento della Loggia.

Quanto sopra, tuttavia, non deve farci perdere di vista quello che è, nella sostanza, la Libera Muratoria: una società iniziatica, con un suo patrimonio simbolico, certamente non modificabile, con un suo Rituale (argomento che spero di poter affrontare in un prossimo lavoro) e in quanto tale non ha nulla da spartire con regole amministrative e compartimentali, queste si soggette a possibili e continue modificazioni. Ma riprendiamo il filo del nostro racconto.

Solo nel 1856 incontriamo la prima stesura ufficiale e completa dei Landmarks. Essa fu emanata dalla Gran Loggia del Minnesota ed è composta di 26 articoli. Pochi mesi dopo la Gran Loggia del Kentucky ne promulga una di 17 articoli.

Il famoso scrittore massonico Mackey riprenderà nel 1856 le teorie e gli scritti di tale Oliver, quanto mai fantasiosi, convinto che tutto, in Massoneria, avesse radici ebraiche. I Landmarks da lui resi noti sono 25.

Fuori dagli Stai Uniti d’America la questione non pare aver molto interesse. A tutt’oggi risulta che in Europa solo il Grande Oriente di Spagna adotti ufficialmente un elenco di Landmarks, composto di 30 articoli.

Nel 1871 il Fratello Findel, tedesco, enumera 9 Landmarks, senza che però siano mai stati adottati dalla Gran Loggia di Germania. Nel 1914 lo scozzese MC Bride compila un elenco di 12 Landmarks, senza miglior fortuna.

Ma che cosa sono questi Landmarks? Perché, visto che non c’è alcun accordo su numero e contenuto, sulla formulazione e sull’inalterabilità, non si provvede almeno a stabilire quale sia l’ambito in cui essi debbano intendersi e quali finalità si propongono? È un problema che credo abbia grossa rilevanza.

Le ipotesi sono le più varie e tenterò di darvi alcune delle tante formulate, diciamo così, dagli studiosi da me rintracciati. Secondo alcuni i Landmarks sono indefinibili se prima non si definisce la Massoneria, per altri sono un freno alle innovazioni e limitano i poteri della Gran Loggia. Per altri sono i principi base dell’ Ordine e per altri ancora essi costituiscono il Corpo stesso della Massoneria. C’è chi dice che sono solo i costumi e gli antichi usi, chi dice che sono delle leggi, e altri che sono leggi sia scritte che non scritte, ma c’è anche chi dice che non sono affatto delle leggi.

C’è chi ipotizza che essi coincidano con gli Old Charges, chi con quanto sentenziato dalla prima Gran Loggia. Chi li limita alla credenza in Dio e all’immortalità dell’anima, altri sono orientati sui riti e sulle cerimonie, ma c’è chi pensa si rifenscano alle modalità di riconoscimento, o che riguardino le varie tecniche operative. E ovviamente non manchi chi nega l’esistenza dei Landmarks, o chi pensa che essi possano solo essere scoperti, ma non comunicati.

Qualcuno doveva, prima o poi, cercare di porre un argine a questa gran confusione. Albert Pike, Massone americano illustre, afferma che “i principi fondamentali dell ‘antica Muratoria erano pochi e semplici e non erano definiti Landmarks. Ogni Loggia era indipendente e sovrana, era composta da apprendisti e compagni, aveva un Maestro e due Sorveglianti, che erano eletti da tutti i membri, annualmente”.

I rapporti tra le varie Logge erano regolati dagli Old Charges, i quali non possono essere, se non impropriamente, Landmarks.

Un altro studioso, il Gould, afferma, dopo una lunga disamina della questione, che “i Landmarks sono dei principi essenziali senza i quali la Massoneria non sarebbe Massoneria: l’organizzazione della Craft in Logge, i requisiti per l’ammissione e le regole di governo stabilite all’inizio’

Nella sua analisi alla lista del Mackey egli salva solo 3 Landmarks (il 90, il 1 00 e l’ I | 0) affermando che, data la precarietà di fondo della dottrina dei Landmarks dal punto di vista tradizionale e non essendocene traccia nei verbali del XVIII secolo, non esistono i prerequisiti per sostenerne sia l’antichità, che la inalterabilità. Diventano così principi essenziali della Massoneria e suoi specifici, tali da contraddistinguerla dalle altre Istituzioni.

Ed in Italia? Le Costituzioni del Grande Oriente d’Italia non ne hanno mai parlato. Gorel Porciatti, esimio Fratello con varie pubblicazioni di carattere massonico, nel 1946 scrive che “attualmente la Massoneria ha assunto il carattere di associazione universale retta da principi immutabili basati sui Landmarks”. Analogamente la pensa il Farina, mentre il Ventura appare molto più scettico e critico ritenendo che Landmarks sia una semplice svista, poiché si dovesse intendere Old Charges quando questi vennero nominati.

Antonello Zucco sostiene che “nessuno sa, né saprà mai che cosa siano i Landmarks”.

Giordano Gamberini afferma che “a coloro che invocano i Landmarks basta chiedere di esibire la fonte”

In sostanza essi sono oggetto di molte animate discussioni, anche se nessuno sappia delineare con esattezza la materia del contendere.

Allora vorrei concludere il mio dire con queste considerazioni: la Massoneria ha sovente un aspetto duale, così come rappresentato dal nostro tappeto a quadri o dalle due colonne. L’atteggiamento dipende dal Libero Muratore che può essere, sia pragmatico-operativo, che di carattere speculativo-spirituale, ma anche la Loggia nel suo insieme riflette questo atteggiamento di fondo nella sua attività lavorativa.

Ma cosi è anche per l’Istituzione: possiamo cercarvi e trovarvi cose concrete ed immediate (fratellanza, amicizia o lavoro e affari) oppure ricerca spirituale, introspezione, confronto con gli altri Fratelli. Quale delle due vie sia più giusta non si può affermare: così come non dobbiamo camminare sui riquadri bianchi, né su quelli neri, così la nostra presenza tra Ic Colonne si giustifica con l’accettazione del lavoro di Loggia, qualunque ne sia il tipo Questo perché il patrimonio ideale della nostra Istituzione è ricco e fecondo, e sta solo a noi capirlo e valorizzarlo,

A. Bgg,

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RITUALE

RITUALE

Rituale

Maestro Venerabile, Fratelli carissimi,

credo che il contenuto simbolico del Rituale abbia un carattere tecnico ed anche conoscitivo; pertanto reputo che commettere errori in questo ambito influisca negativamente sul buon andamento dei Lavori Massonici e concorra ad accelerare quei processi di profanizzazione che, alla lunga, potrebbero ledere lo spirito stesso della Massoneria.

Ciò premesso, voglio rilevare quei punti che, a mio avviso, nella nuova versione dei Rituali, dovrebbero essere modificati rispetto a quanto proposto, augurandomi che questo mio apporto sia interpretato nel giusto modo, c cioè come uno sforzo, seppure modesto, di contribuire al perfezionamento del nostro massimo punto di riferimento: il Rituale.

1.- LA CIRCUMAMBULAZIONE IN TEMPIO.

Deve sempre essere oraria giacché questa corrisponde al punto di vista solare che è quello della Massoneria nella sua forma attuale (Maestro Venerabile seduto all ‘Oriente). La rotazione antioraria corrisponde invece al punto di vista polare che pare fosse quello dell ‘antica Massoneria Operativa, ma in questa il Maestro Venerabile sedeva ad Occidente ed i Sorveglianti nei punti opposti a quelli attualmente occupati.

A maggiore conforto di quanto espresso mi preme rammentare come, fra i punti fondamentali per fare validamente un Libero Muratore, esista un punto detto il rito dell’ angolo di Nord-Est.

Questo angolo è considerato, tra le altre cose, l’angolo da cui inizia il cammino di un Libero Muratore ed, in effetti, con il Rituale Emulation il neofita traccia con i piedi l’angolo di N.E., stando in piedi e all’ordine con i piedi ad angolo, il piede sinistro rivolto verso Sud, il piede destro rivolto verso Ovest.

Dal momento che il cammino di un Libero Muratore ha inizio con il piede sinistro, si ha la precisa indicazione circa il fatto che si circumambula dando il lato destro al centro del Tempio, ovvero che la circumambulazione deve essere oraria.

2.- ORDINE D’INGRESSO E Dl USCITA DEI DIGNITARI.

Su questo punto, di carattere esclusivamente cerimoniale, mi permetto di proporre:

ingresso: Maestro delle Cerimonie, Apprendisti, Compagni, Maestri, Dignitari, Maestro Venerabile e Copritore Interno; uscita: Maestro delle Cerimonie, Maestro Venerabile, Dignitari, Maestri, Compagni e Apprendisti;

in quanto nei cerimoniali sono le più alte cariche ad entrare ultime e ad uscire prime ricevendo l’omaggio dello schieramento degli inferiori in grado. Non credo, tuttavia, si debba attribuire una grande importanza a questo argomento, a mio avviso, abbastanza secondario.

3.- CERIMONIA D’INSTALLAZIONE DEL M V

Questa cerimonia è chiaramente tratta dal Rituale Emulation, che peraltro installa il Maestro Venerabile Eletto in un ambito più ristretto, composto da soli Fratelli che in passato hanno ricoperto la carica di Maestro Venerabile.

Sebbene io pensi che anch’essa si possa ritenere abbastanza ininfluente, in quanto veramentc cerimoniale, è però bene che sia giustamente esaltato e definito in modo rituale questo momento di grande rilievo per la vita di ogni Officina, sanando così Ic specifiche carenze ora esistenti.

G. Bitt,

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PERCHE’ LO FANNO?

Perché lo fanno?

Mi sono posto una domanda: perché la Massoneria è durata?

Cercherò, riflcttendo con voi, di fornire alcune risposte, non pretendo sicuramente di esaurire l’argomento, né penso, alcuno potrà farlo.

La nostra Arte è fondata sulla base della virtù e della credenza che esiste una verità religiosa. Tuttavia è purtroppo vero dirc che le Chiese hanno perduto definitivamente lo spirito che ne ha permesso la loro diffusione ed utilizzano il retaggio di un passato più o meno remoto per giustificare la loro esistenza.

Da questa riflessione nasce la prima domanda: “l ‘uomo deve necessariamente essere rivolto ad un dio, per vivere una propria legge morale?”

La risposta che mi viene spontanea è NO. Non credo sia dimostrabile che uomini dotati di profonda, cosciente religiosità siano o possano dirsi superiori a quelli dotati di onestà e naturale sensibilità verso i bisogni altrui.

I secondi, in ogni caso, dimostrano di possedere una loro religiosità morale che inconsciamente o consciamente determina i loro atti.

E vero, invece, che la Massoneria non è una religione.

Anche la politica viene lasciata alla libertà dcl singolo.

Possiamo già fornire una prima risposta? Possiamo affermare che la Massoneria mira allo sviluppo dell’Amore Fraterno al di là di credo religioso, di razza, di idee? Andiamo oltre.

Il nostro rituale ha una grande attrattiva? Esso ha per noi un suggestivo interesse, ma non possiamo affermare che sia uno dei motivi di attrazione.

“11 lavoro iniziatico non può consistere solo nel trovarsi una o cento volte I ‘anno in un Tempio per trascorrere insieme un paio d’ore dedicate alla ritualità … ” scriveva il Fratello M. V. S. Pnt ai Fratelli di questa Loggia nel 1984.

I simboli celati, le parole, tutte con senso diverso del pronunciamento, le forme, la sintassi e via discorrendo non sono un grande esempio di letteratura o di poesia. Ascoltandolo un profano potrebbe considerarlo non importante c persino ritenere che gran parte di esso sia un nonsenso.

E allora? A noi questo non importa. Noi lo accettiamo tutto e lo viviamo, ciascuno con se stesso, in quanto comunica in forma allegorica una filosofia: filosofia della vita.

Il suo potere, per la nostra mente, è nascosto. Nulla di nuovo ci viene insegnato, ma il nostro proprio metodo di apprendimento ci permette di “riappropriarci” di quanto dimenticato.

Non è mai noioso: ogni volta che lo viviamo qualcosa di nuovo, qualche aspetto può divenirci chiaro.

Molti dicono di noi: Perché lo fanno ?

Potremmo persino essere lusingati da questa domanda, il nostro orgoglio potrebbe insorgere. La risposta è sempre la stessa, anche adesso: l’amore che portiamo al nostro prossimo è una possibile affermazione. La nostra antichità un’ altra.

Costruire una casa senza che questa crollasse è stato senz’altro uno dei primi segreti di quel mestiere che portò, nel Medioevo, a costruire templi che ancora vediamo attorno a noi, vere enciclopedie per coloro che sanno leggere.

Tuttavia la muratoria simbolica, benché discendente da quella operativa, nel 1700 si era completamente trasformata, diventando più affine a quelle forme di antiche società do uomini illuminati che usavano il simbolismo per insegnare una filosofia, dalla pitagorica ai Templari ed ancora oltre.

Se noi sommiamo, però, tutti i valori sin qui detti ed altri non detti, non riusciamo ancora a spiegare perché la Massoneria abbia un fondamento tanto stabile da resistere agli effetti del tempo, in mezzo a continui attacchi, in un mondo sempre più spregiudicato.

Proviamo a cercare, se riusciremo, il motivo su un piano diverso.

L’Arte, a mio avviso, dura perché è in armonia con la crescita spirituale dell’uomo, dalla sua prima apparizione. L’Arte è presente quando per la prima volta un bambino dice “io sono”, ressa si ritrova nella sua fiducia e nel suo amore.

Quanti di noi avrebbero desiderato rimanere come Peter Pan, il bambino che non cresce mai?

L’evoluzione naturale dell’amore di un bambino non può essere paragonata all ‘essenza della nostra Arte’?

Il ritrovarci nella condizione del bambino piccolo ed ancora senza peccato, il suo “fingere”, il suo amore per vestirsi, le sue storie filosofiche intuite dalle nubi che passano in cielo, la sua gioia nel possedere segreti “fanciulleschi” non sono forse le sensazioni da conquistare?

Se ci riusciremo potremo senz’altro far emergere ciò che è già dentro di noi: la saggezza, la forza c la bellezza della nostra Arte.

C. A. Cst, 22 aprile 1993 e :.v:. (1 0 Grado)

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ARTE MURATORIA TRA PAROLA E SILENZIO

Arte muratoria tra parola e silenzio

Maestro Venerabile, Fratelli carissimi,

nelle vicende che ancora travagliano la nostra Istituzione il profluvio di parole dette o scritte liberamente, a mio parere, ha contribuito in misura non irrilevante a turbare ulteriormente animi già legittimamente turbati e incentivato comportamenti già di per sé giustificati dalla gravità degli accadimenti; con questa premessa vi ripropongo alcune considerazioni su:

ARTE MURATORIA TRA PAROLA E SILENZIO

Nei due uomini – l’esoterico e l’exoterico – vi è una componente comune quanto essenziale, sia per l’uomo sociale, quanto per l’uomo interno: questa è la parola, la quale, pur conservando sul piano astratto sempre la stessa identità, non può non manifestarsi in aspetti diversi, a seconda che si operi nel mondo esterno o in quello interno iniziatico. Nel mondo frivolo e gaudente della società occidentale, che pure vive fra i suoi simboli ed i suoi segni, anche se di origine e di natura totalmente diversi da quelli del mondo iniziatico, la parola – la quale resta comunque uno strumento ad oggi insuperato e forse insuperabile per la sopravvivenza della relazione fra gli uomini – ha, nei cicli storici della vicenda umana, forme e dimensioni diverse, ma ha anche costantemente subito le inevitabili, devianti e traviate malformazioni della profanità chiassosa.

La letteratura ne ha fatto tesoro, e sono così emersi personaggi emblematici i quali sono tipica espressione di questa deformazione della parola, la quale, nei rapporti umani, finisce col perdere il suo significato vero e la sua intima essenza.

Basterà pensare, in proposito, a due campioni della logorrea e della verbosità irrefrenabile: Eutidémo (dialoghi di Platone) e Pangloss (Candido di Voltaire).

Eutidémo è il vanaglorioso per eccellenza, consumato maestro non soltanto di Ginnastica, di Diritto, di Eloquenza, di Strategia, di Morale, di Dialettica, insomma di tutto: valente nel difendersi e nell’attaccare in ogni lotta intellettuale e verbale.

Egli è un glorioso della parola, capace di affrontare con eguale successo il pro ed il contro di ogni disputa e di provare con pari facilità l’affermativa e la negativa di ogni

In questa condizione mentale Eutidémo – classico uomo delle parole – si serve di sottili ambiguità di linguaggio per colpire tutti sbalordendo con un fiume di parole.

Non da meno di Eutidémo è Pangloss, impareggiabile oracolo, insegnante di metafisica, massimo filosofo di tutta la terra, sperimentatore della legge di causa ed effetto e quindi Maestro di Teologia: un tuttologo di oggi insomma.

Questi personaggi, brevemente tratteggiati, possono essere gli esemplari del mondo esterno, il mondo di ogni giomo, dell’uomo comune.

Ma entriamo nel Tempio Massonico, sintesi del micro e del macrocosmo, e ritroviamo qui lo strumento parola.

Tutto il linguaggio dei costruttori del tempio si distende tra due momenti essenziali per la dimensione del costruire: la parola ed il silenzio. Due espressioni, queste, che vivono permanentemente insieme nella vita del Tempio Muratorio, e che non possono non essere anche puntualmente presenti nella volontà e nello spirito dei singoli Fratelli. Se vi è un momento di distacco totale tra mondo esterno (profanità) e mondo interno (Tempio), questo è quello della parola e del silenzio, punto di demarcazione (soglia) fra i due mondi.

Nella allusione più alta della tradizione iniziatico muratoria la parola è quella perduta, dissoltasi attraverso la tragedia di Hiram : un accadimento dal quale emerge, poi, tutto il cammino dell ‘iniziato, il quale resta sempre teso alla ricerca di quella parola smarrita e che serve essere rinvenuta, riscoperta e conosciuta.

Questa ricerca ha però due direttrici: una comunitaria, l’altra strettamente individuale. Nell’ambito di quella comunitaria il fenomeno si svolge attraverso la comunione di lavoro nel Tempio, mentre, sul piano individuale diventa riflessa in senso intimo iniziatico.

In entrambe queste direttrici la parola perduta tenta però di trovare compimento nel solco dei due segni: il discorso (insieme delle parole) ed il silenzio.

Troppo spesso, a mio sommesso parere, i Liberi Muratori non si rendono conto della realtà autentica da loro vissuta nel Tempio e finiscono col perdere di vista il fine ultimo della ricerca iniziatica, la quale si svolge e si compie, o potrebbe compiersi, gradualmente nel percorso della presenza simbolica e della vita rituale del Tempio.

Il ciclo muratorio dei tre gradi rappresenta un viaggio iniziatico totale, un circuito completo, che prende le mosse dall’oscurità della benda per concludersi nella Luce, la quale non conferisce mai il possesso pieno della Verità (parola perduta), ma realizza senza dogmi l’arte del conoscere.

Da qui emerge, nel percorso del lavoro di fondazione del Tempio interiore, tutta I ‘importanza sia dell ‘eloquio, sia del silenzio.

Nell’opera del costruire, volta a cogliere la parola perduta, anche le parole, intese al plurale come discorso, come eloquio non possono quindi che essere brevi, suadenti, calde, cordiali: valga ricordare in proposito le regole dello Zend Avesta, fra Ic quali prevale quella secondo cui non bisogna mai lasciare parlare il lato basso del carattere, perché al dire deve sempre essere riservata la intonazione cordiale ed il rispetto per la verità.

Fuori da questa regole il dialogo non sarà mai costruzione, né potrà conferire realtà compiute al silenzio, quest’ultimo, la più eletta componente esoterica, presente sia dalle origini dcl percorso iniziatico (apprendista), che attraverso il travaglio psichico (compagno), ritorna inevitabilmente nel momento in cui si realizza la spirituale Maestria nella simbologia dello stare lontani dalle passioni del mondo profano; una condizione essenziale per ogni individuale superamento e liberazione.

Una Loggia è destinata a perdere la sua stessa identità ogni qual volta le parole in sovraccarico diventino verbosità dissipatrici del valore della concordanza piena tra suoni e contenuti.

Avvertire l’aggressione di questa verbosità, che è poi il mondo profano (mondo delle parole), il quale attenta al mondo iniziatico (universo della parola e del silenzio), già porta alla deformazione del reale esoterico.

Concludendo, nella riverberazione interiore del nostro contesto iniziatico l’impegno del Libero Muratore è quello di riportarsi costantemente – spoglio di qualsiasi titolo accademico profano – nella veste di Maestro Libero Muratore, attraverso Io status di umile scalpellino levigatore della pietra, per realizzare anche l’esatto suono del dire al fine di rendere le parole strumenti di effettiva utilità muratoria.

S. Pnt,

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