da qualche tempo, mi ritrovo con periodicità a riflettere
su quanto il pregiudizio sia parte integrante della natura umana.
Nasce quindi da queste riflessioni, la volontà di tentare
di comprendere la natura e le molteplici ripercussioni che si riflettono sulla
vita di tutti noi.
Recenti vicende di carattere personale, nelle quali il
pregiudizio ricopriva la parte del leone, in buona compagnia dell’intolleranza,
mi hanno visto mio malgrado costretto a subire atteggiamenti e pensieri lontani
dalla mia ottica e a confrontarmici.
Io, per primo, devo costantemente redarguirmi in alcuni
momenti durante i quali mi rendo conto che il personale e affrettato giudizio
di circostanze o individui mi porti con estrema facilità a giungere ad
affrettate conclusioni.
Quale quindi il confine, tra il “buon” uso che
se ne può fare e il passo che ci porta inevitabilmente verso la discriminazione
irrazionale?
Complesso il cammino di chi si addentra in tali pensieri,
oggi, infatti, si rischia di ricevere influenze di carattere sociale e
dogmatico, che mass media e poteri socioeconomici utilizzano ad arte per
tentare di indottrinarci.
In quanto Massone, ripugno il pregiudizio poiché
inconciliabile con la mia volontà di comprendere le cose nella loro vera
natura, ma contemporaneamente devo combattere con il mio essere profano che con
periodicità mi spinge nel senso contrario.
Eppure, mi ripeto, deve pur esserci una scappatoia ad un
tale ingarbuglio di concetti, la verità si dice abbia diverse facce, ed il mio
orientamento mentale si sposta sempre più verso la mediazione, seppur
consapevole che ciò potrebbe essere un segno di pigrizia mentale.
La nostra Istituzione, che di certo non può sentirsi
estranea alle discriminazioni e agli attacchi alimentati da pregiudizi ipocriti
e di parte, persegue la propria strada con tenacia, tessendo con pazienza
certosina la strada per il raggiungimento del proprio obiettivo.
Pregiudizio: giudizio falso perché formulato senza la
necessaria cognizione o perché dettato da superstizione (Niccoli – Dizionario
della lingua italiana).
Il nostro patrimonio più grande è la libertà, che
difendiamo costantemente da soprusi, rimanendo sempre all’erta, affinché
nessuno possa riuscire nell’intento di privarci di un bene tanto agognato.
Ritengo però che tutti abbiano anche il diritto di non
subire gratuite discriminazioni, seppure lontani per atteggiamenti, pensieri e
convinzioni da stereotipi e formalismi ormai consolidati.
La stupidità o la furbizia di chi tenta con l’arbitrario
utilizzo del pregiudizio di camuffare verità, o realtà apparentemente diverse,
commette a mio parere un gesto oltre che d’ignoranza anche di violenza.
Platone, ne la Repubblica sosteneva:
“conosci te stesso e conoscerai il mondo.
Più rifletto su questo pensiero e più mi sento ipocrita, io
non conosco neanche me stesso, sono così presuntuoso e arrogante da pensare di
conoscere e giudicare gli altri !
Il dono della sintesi, che solitamente apprezzo in modo
particolare, in questo specifico caso risulta essere carico di significati
intrinseci a me ancora oscuri.
Non sono allora i falsi “valori” che la società
che la società ci trasmette ad influenzarci in direzioni errate?
Chi di noi non si fa condizionare o
distorcere la visione da false apparenze e facili considerazioni?
Alcuni esempi: al giorno d’oggi, se non si possiede una
“bella” autovettura, una “bella” casa, un buon posto di
lavoro o anche solo di un posto di lavoro, dei bei vestiti, una discendenza
altisonante, etc. , si rischia con una facilità disarmante di essere
catalogati, o peggio ancora etichettati da pregiudizi futili e presuntuosi.
Cito a tal proposito, un passo dell’art. 3 della
Costituzione italiana: “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e
sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di
lingua, di religione, d’opinioni politiche, di condizioni personali e sociali
Pare quasi un passo degli Antichi Doveri della Libera
Muratoria, eppure i suddetti Valori, che noi per primi ricerchiamo e nei quali
crediamo, nella società vogliono dire poco o nulla.
Paradossalmente, infatti, pare sia più semplice
seguire il comune pensiero piuttosto che formularne uno proprio; inconsapevoli
forse di commettere un atto di cieca fiducia nel prossimo.
Probabilmente allora le indicazioni che ci giungono,
dettate dal così detto “parer vivere”, altro non sono che delle
immagini sfocate di una realtà che per opportunismo gli uomini si sono nel
tempo creati.
Forse però, anzi a questo punto ne sono certo, sono
altri i valori che si devono cercare e altri gli strumenti da adottare per
riuscire al di fuori delle altrui convinzioni o idee a ricercare la verità.
Ecco quindi che un ‘altra delle battaglie più vivaci si
possono combattere e vincere, nuovamente è con noi stessi, per concentrarci su
un percorso di disciplina e coerenza, combattendo l’ignoranza e la presunzione
di chi si eleva a giudicare gli uomini, discriminando il diritto di ognuno ad
esistere.
Socrate sosteneva che nessuno è cattivo volontariamente,
“il Malvagio si allontana dal Bene solo perché di esso non ha alcuna
conoscenza”.
In realtà colui che si affida al pregiudizio, utilizzandolo
come uno strumento di valutazione ordinaria, si pone nelle condizioni di essere
cieco, uno che non ha assolutamente idea di che cosa sia la luce, perché non
l’ha mai conosciuta e probabilmente mai gli sarà dato di incontrarla.
Vale però la pena essere un poco retorico, sono convinto
che valga di più “essere” che “apparire’ .
Quale quindi la retta cognizione, la rotta da seguire per
la ricerca, poiché alla resa dei conti siamo tutti degli avventurieri alla
ricerca.
Mi conforta ancora credere che “chi cerca trova”
e che, alla fine, la verità trionfi.
Ognuno di noi cerca la propria strada, il proprio
Oro Alchemico e, probabilmente, il Piombo riuscirà nel suo intento, solo noi
saremo capaci di ascoltare il nostro cuore, egli, infatti, conosce la verità di
ogni cosa poiché è anche lui opera del Grande Architetto dell’Universo.
Dopo un colloquio con il fratello
R. S. mi è successo di fare delle considerazioni che reputo doveroso esporvi.
Già perché, secondo me, credo sia sempre
un dovere comunicare ai fratelli i risultati dei nostri pensieri.
I lavori prevedono, abitualmente, la
scolpitura di una tavola e la successiva, conseguente, discussione.
Però, come ben sappiamo, raramente
accade che qui, in Tempio, si affronti il tema nella sua interezza e alla
radice: molte, forse troppe volte ci limitiamo ad ascoltare ed a fare qualche
intervento, talora anche solo marginale e di scarso rilievo. Questo per motivi
che credo identificare in:
1. le idee si affollano in testa e non è facile
coordinarle: prendendo la parola rischiamo di fare “brutta figura” o
anche di non riuscire a dire quanto vorremmo;
2. perché è già abbastanza tardi;
3. perché non vogliamo urtare nessuno.
Insomma, le cause sono magari poco
nobili o difficili da ammettere, ma sono o stanchezza, forse anche timidezza o,
peggio ancora, la scarsa considerazione nei confronti del fratello che ha
scolpito la tavola.
Ci sono inoltre le giustificazioni
“classiche”: tanto la dirà qualcun altro e meglio di me, non è poi
così importante.
Fuori però, nei corridoi, come per magia ecco risuonare i:
“non sono d’accordo”, “si però io …”, “non credo sia
così”, “non ho mai sentito né letto cose simili”. Credo che
questo modo di pensare o di fare sia:
Una cattiva abitudine, che priva tutti i fratelli di
uno o più contributi, fosse anche solo il dubbio che non sia tutto giusto
quello che si è ascoltato quella sera, ma se non lo diciamo ciò che è stato
detto diventa legittimo.
Sbagliato, perché è solo nel TEMPIO che il confronto
delle singole opinioni può e deve avvenire, esattamente come ogni atto
rilevante della nostra vita massonica. Antifraterno, poiché privilegia alcuni
fratelli ed escluse tutti gli altri dal conoscere la nostra opinione.
Consideriamo inoltre che la Massoneria
non è, né deve essere, patria del conformismo.
Il nostro pavimento è bianco e nero, non grigio!
Non trasformiamo la nostra Istituzione in una marmellata!
Un eccessivo uso del “YES SIR” poco si addice
alle nostre colonne.
Qualche uscita fuori dalle righe può solo giovarci.
Non si deve avere paura di
offendere un fratello con il nostro dissenso, purché sia ovviamente
salvaguardata la forma e l’atteggiamento che devono sempre essere improntati a
fratellanza.
Capita però, a volte, di sentire e veder
superare i limiti imposti da stile e fratellanza.
Ed eccomi al dunque: qualche sera fa,
al termine dei lavori, eravamo riuniti al secondo piano per un brindisi e stavo
conversando con alcuni fratello quando ho sentito un fratello esprimere
opinioni su altri fratelli (fra i quali il sottoscritto).
Giudizi non certamente lusinghieri e, in me, la stizza è
stata inevitabile.
Chiaro che, per lo specifico caso,
questo è un mio problema, forse di alcuni fra noi e auspico che non manchi
l’occasione per un sereno confronto di idee fra gli interessati.
Risulta però evidente come, sia per il
fatto in se, sia alla luce delle considerazioni suesposte, io giudichi
doppiamente negativo e scorretto il dire (ed il fare) di tale fratello,
peraltro carissimo e degno.
Perché, se si ha una opinione negativa
su di un altro fratello, o su come lui svolge il suo incarico in Massoneria non
se ne parla con l’interessato?
Perché in alternativa non se ne parla a lavori aperti?
Perché si parla male di un fratello
senza consentirgli almeno di difendersi o di spiegarsi?
Perché, infine, esprimere pareri negativi su di un
fratello?
Ricordo che una delle nostre massime ci
impone di parlare sempre bene dei fratelli e, quando questo non sia possibile,
di tacere.
Così non facendo si rischia di
scatenare una guerra fratricida perché io mi sentirò autorizzato, mi devo pur
difendere, a dire cose negative di chi ha sparlato male di me, offendendomi.
E magari, per sovrappeso, coinvolgo altri fratelli …
Non credo sia il caso di dilungarmi oltre sulla questione.
Fin qui l’aspetto di critica demolitoria del mio dire.
Ma noi, ben lo sappiamo, ci riuniamo per costruire e
non per demolire. Ecco allora i miei suggerimenti:
Accertarsi di avere ben compreso le ragioni del
comportamento e/o delle parole di una persona (a maggior ragione se un
fratello) prima di emettere giudizi. Nel dubbio, partiamone.
Sollecitare la ripresa della discussione su argomenti
trattati in tavole precedenti ed in cui ci sia la sensazione che non sia stato
detto tutto quanto era da dirsi. Se tutti i fratelli sapranno che,
regolarmente, verrà concessa la parola sulla “tavola tracciata nella
precedente tornata” è possibile che molti fratelli si prepareranno un
intervento, proprio quell ‘intervento che, nella sera della scolpitura, non
sono riusciti a fare.
D’altronde già la consuetudine di concedere la pausa ai
lavori a metà tornata, subito dopo la scolpitura della tavola, era nata proprio
per consentire il riordino delle idee. Quanti fra noi la utilizzano a questo
scopo?
Anche la possibilità di prendere la
parola per il bene dell’Ordine in generale e di questa Loggia in particolare si
presta bene ad esaminare cosi spinosi ed urgenti.
Ma, e soprattutto, via le false
riverenze, via il timore (più o meno fondato) di urtare la suscettibilità di
altri fratelli.
Via la brutta idea di “non essere all’altezza”.
Siamo fratelli, ci siamo selezionati e
poi scelti, ci dobbiamo stima e rispetto, se non amore ed amicizia.
l’articolo 20 della Costituzione recita: “11
Maestro Venerabile ispira, presiede e rappresenta la Loggia”.
Il Regolamento precisa inoltre che “viene eletto,
tra gli aventi diritto, il Fratello che abbia ottenuto la maggioranza assoluta
dei voti”.
Viene di fatto confermata la presenza, nella Loggia,
di quel sereno e necessario conflitto di tesi contraddittorie che è
indispensabile per una pulsione dinamica.
Anche nella vita profana della politica si auspica,
per il buon reggere della convivenza civile, la presenza di una opposizione
forte e costruttiva.
Sul piano iniziatico, questo punto di vista può anche
essere messo in dubbio, ma ciò non toglie che, in una libera, ponderata e
saggia manifestazione elettiva, da parte del Maesfro Venerabile eletto si
debbano tenere nel giusto conto le aspettative di chi, nella Loggia, ha delle
preferenze o degli orientamenti alternativi.
Questo è indispensabile per quella necessaria analisi
che permetta di poter dare alla Loggia, di conseguenza, quella ispirazione che
viene richiesta dalla Costituzione.
Diceva il Fratello 1 0 Sorvegliante:
l’assunzione delle cariche, ed in particolare di quelle di Dignitario, possono
essere viste come un tipo di iniziazione.
Mi sembra vero. Questa è la ragione per cui le
votazione devono essere fatte sempre perché, a differenza del plebiscito a voto
palese, rendono maggiormente partecipi gli elettori a questa manifestazione
esoterica.
Siamo certi che, in occasione del rinnovo annuale
delle cariche, le eventuali antinomie dialettiche relative alla rosa dei
candidati rimarranno, secondo la consuetudine, come semplice scambio di idee
tra fratelli, a livello di trasparente “brain storming”.
Questa sera è stata fatta “l ‘installazione”
delle cariche di Loggia. Il termine installazione non mi entusiasma. Preferirei
“investitura” perché questa parola rende di più l’idea della figura
virtuale del singolo dignitario dentro la quale si calano di volta
in volta i fratelli prescelti. È un abito di un surreale tessuto
elastico che si adatta perfettamente alla forma-illusione di chi ricopre quella
determinata carica.
E elastico ma, come tutti i materiali elastici, ha
un coefficiente di deformabilità limite che non può essere superato. In caso
contrario la deformazione è permanente ed allora non c’è più compatibilità tra
contenente e contenuto.
Poc’anzi dicevo: ricopre questa carica! Ricoprire =
coprire di nuovo. Come recita la Costituzione, la figura virtuale, ad alto
contenuto iniziatico, del vero Maestro Venerabile copre, ricopre, la figura
fisica del Maestro Venerabile eletto che ne subisce così una trasmutazione. Di
conseguenza “nell’esercizio del Magistero la sua autorità è sacra ed
inviolabile”.
Il Venerabilato impone al Maestro Venerabile, per
poter meglio sentire, per poter meglio percepire le aspettative della Loggia,
un nuovo momento di silenzio, di tipologia diversa da quello dell’apprendista
perché in questo caso deve essere liberamente da Lui scelto e non deve essere imposto
da regole del gioco.
Il Maestro Venerabile dovrebbe, prima di parlare,
assicurarsi che quello che sta per dire sia vero, sia utile e non faccia male
ad alcuno. Sarebbe un modo certo per non parlarsi addosso.
La Loggia continuerà sempre a tenere in fondamentale
considerazione l’obbiettivo della la ricerca esoterica, nell’accezione più lata
del termine, privilegiandola su altri aspetti che potrebbero lasciare
intravedere una larvata, anche se più che comprensibile, forma di
autocompiacimento.
Questo non significa che si debba tralasciare di
fare conoscere all’interno dell’Istituzione la nostra dinamicità ed il nostro
modo di lavorare in modo che possa essere considerato come un esempio. Ciò ci
obbligherà a migliorare sempre di più la qualità dei nostri lavori.
Ipotesi della scelta di un tema. L’orientamento del
consiglio delle luci, tenuto conto di quanto emerso nella tornata del 25
settembre u.s. è quello di continuare sulla strada attuale e cioè di permettere
ad ognuno, nel rispetto della saggezza della loggia, la scelta del contenuto
delle tavole in modo da lasciare spazio alle idee ed alle opinioni di tutti,
soprattutto se di tematiche diversificate.
Il tocco di una maggiore personalità, caldamente auspicato, nell’estensione delle
tavole gioverà al contenuto delle stesse.
Sarà l’opportunità ai Fratelli con minor anzianità
nell’Istituzione per esprimere in modo libero e consapevole le proprie
esperienze e i propri sentimenti.
Questa sarà la chiave di lettura con la quale la
Loggia, nella sua saggezza, saprà interpretare la forma ed il contenuto delle
tavole che ne scaturiranno.
Sarà per tutti noi un eventuale esercizio di
tolleranza che ci aiuterà a cogliere nelle parole degli altri quel contenuto di
saggezza nascosta che non sempre abbiamo pazienza, o voglia, di ricercare.
Saranno sempre gradite le tavole di carattere
storico interpretate, come sino ad oggi è accaduto, con un particolare occhio
esoterico.
Sarà bene, per quanto attiene ai Fratelli Compagni
d’Arte, che le tavole da loro scolpite vengano preliminarmente sottoposte, come
da prassi già consolidata, al Maestro Venerabile
Mi auguro che prosegua e si approfondisca quella
interessante ricerca dei F.lli Scch e Bltt che ha trovato giusto spazio nelle
pagine del libro fatto stampare dal Fratello Ex Venerabile “Le antiche
costituzioni della libera muratoria”.
Chiederò ai carissimi Fratelli A. Bgg e G. F.
Cmmrcc di sintetizzare e commentare quanto potrà emergere da quel breve
questionario fatto circolare dall’ex Maestro Oratore durante l’agape del Solstizio
di Estate 1997 ed ancora in attesa di risposta da parte di qualche (solo
qualche?) Fratello.
Saranno, come per il passato, previste visite ad
altre Logge il cui modo di lavorare sia affine al nostro. Sarà un reciproco
osmotico travaso di preziosa ricchezza esoterica. Tutti i suggerimenti saranno
graditi.
Per non turbare il ritmo dei lavori, queste visite
saranno di preferenza effettuate in occasione delle tornate informali.
I rapporti con la Rispettabile Loggia van Tongeren no
204 all’oriente di Ütrecht continueranno secondo la linea già tracciata
senza che venga turbato il rispetto delle reciproche e libere volontà. Sarà
prezioso l’aiuto ed il supporto logistico dall’Ex Maestro Venerabile
Riteniamo interessante, ad esempio, un progetto di
studio comparato fra i diversi rituali.
Il commento musicale ai lavori di Loggia sarà di
competenza dell’Ex Maestro Venerabile che non avrà certamente bisogno di uno
stage appropriato.
Sarebbe quasi giusto e quasi perfetto se i Fratelli
in sonno Rptt e Vlbrg rientrassero tra le colonne. E’ una ipotesi di lavoro per
il Maestro Venerabile
Dopo l’assunzione del maglietto e al termine di questa
breve tavola, mi guardo intorno con la mente e mi rivedo fra le colonne. E in
questa veste di Ex Oratore, quasi in uno sdoppiamento della personalità, che
vorrei concludere dicendo, come ho fatto fino a ieri, nel rivolgermi all
‘Oriente, ho detto Venerabile Maestro. Ma da oggi, fino a quando il mandato non
sarà scaduto, non potrò più dire questa frase. Ho un po’ di nostalgia.
La catena d’unione è una tradizione che si trova sia nel
Compagnage che nella Massoneria.
Consiste nel formare una catena a circolo dandosi
reciprocamente le mani (senza guanti) incrociando le braccia sul petto (braccio
destro sovrapposto al sinistro), e il nuovo iniziato è invitato, alla sua
ammissione, a formare un anello di essa.
Si esegue generalmente alla fine della Tomata perché fa sì
che la chiusura dei lavori sia ben altra cosa di un semplice atto formale.
Molte Officine, trascurandone l’importante valore rituale e
magico, la realizzano solo due volte l’anno per la comunicazione delle parole
semestrali.
Non è senza ragione che questa cerimonia è stata introdotta
nel Rituale ed il Fratello Marius Lepage la spiega eccellentemente: “I
riti, dice, tra le funzioni essenziali uniscono il visibile con I ‘invisibile
costituendo il legame fluidico che unisce il corpo massonico allo spirito
massonico sprigionantesi dalla Loggia in azione […] Purtroppo si deve
constatare che questo spirito va sempre più ritraendosi dalle Logge ove pochi
lo invocano e nel caos dei Riti in vigore diviene addirittura eccezionale
scoprire una scintilla di fede”.
Plantageneto dice che la Catena
simboleggia l’universalità dell’Ordine e ricorda ad ognuno che “tutti i
Massoni, qualunque sia la loro patria formano un ‘unica famiglia di fratelli
sulla faccia della terra; essa avvicina tutti i cuori ravvivando nelle
coscienze il sentimento della solidarietà che ci unisce e dell’interdipendenza
che ci lega, ed ognuno che partecipa con piena consapevolezza e senza reticenze
alla Catena rituale ne risente gli effetti suggestivi e riconfortanti”.
In questioni di ordine rituale a proposito della Catena
varrà chiarire che le braccia, anziché riunirsi con le mani all ‘uso dei
bambini quando formano il girotondo, vengono incrociate comprimendo il petto
per rendere più facile la concentrazione di volontà necessaria per la
realizzazione di una Catena efficace.
Il principio della Catena si può appropriatamente
ricollegare alla teoria del punto di appoggio per cui ogni forma, per
manifestarsi nel mondo materiale, ha bisogno di un intermediario che sia allo
stesso tempo una solida base di partenza.
È quindi possibile aggiungere, a tale proposito, che il
segreto della magia della Catena si riassume in un aforisma i cui termini sono
quelli di creare un punto fisso ove potersi poggiare e stabilire il ritmo
psico-dinamico; eletto questo punto come centro, irradiare nell’Universo la
Luce astrale indirizzandola con fermezza e volontà secondo un’idea ben precisa.
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Per non turbare il ritmo dei lavori, queste visite
saranno di preferenza effettuate in occasione delle tornate informali.
I rapporti con la Rispettabile Loggia van Tongeren no
204 all’oriente di Ütrecht continueranno secondo la linea già tracciata
senza che venga turbato il rispetto delle reciproche e libere volontà. Sarà
prezioso l’aiuto ed il supporto logistico dall’Ex Maestro Venerabile
Riteniamo interessante, ad esempio, un progetto di studio
comparato tra i diversi rituali.
Il commento musicale ai lavori di Loggia sarà di competenza
dell’Ex Maestro Venerabile che non avrà certamente bisogno di uno stage
appropriato.
Sarebbe quasi giusto e quasi perfetto se i Fratelli in sonno
Rptt e Vlbrg rientrassero tra le colonne. E’ una ipotesi di lavoro per il Maestro
Venerabile
Dopo l’assunzione del maglietto e al termine di
questa breve tavola, mi guardo intorno con la mente e mi rivedo tra le colonne.
E in questa veste di Ex Oratore, quasi in uno sdoppiamento della personalità,
che vorrei concludere dicendo, come ho fatto fino a ieri, nel rivolgermi
all’Oriente, ho detto Venerabile Maestro. Ma da oggi, fino a quando il mandato
non sarà scaduto, non potrò più dire questa frase. Ho un po’ di nostalgia.
Universis Orbis Terrarum Architectoris Gloria ab
ingenii
Deus meumque jus
Ordo ab Chao
Sotto la volta celeste dello zenit nel punto verticale
del 480 Gr.•. 50 min.•. 14 sec.•. Lat.•. Nord.
Noi Sovrani
Principi Massoni Grandi Ispettori Generali del 33 0 Grado,
debitamente e regolarmente costituiti e patentati dal Potentissimo Fr.•.
Auguste Degrasse Tilly, Sovrano Gran Commendatore ad vitam, di tutti i
Concistori e Supremi Consigli di Francia e delle isole francesi d’America, e i
Sovrani Principi Massoni Grandi Ispettori Generali del 33 0 Grado di
Francia e delle isole francesi d’America, gli Illustrissimi ff.•. Renier, Pyron
e Vidal; considerando che l’Ordine Massonico in Italia non ha ancora raggiunto
tutto lo splendore e la maestà che gli sono dovuti; che le varie Officine
istituite fino ad oggi non hanno ancora un’unità organica in un Corpo
Rappresentativo e Amministrativo; che i loro lavori non hanno trovato la
regolarità necessaria; che le Alte Scienze mistiche, alla cui conoscenza i
Massoni aspirano ardentemente, non possono essere comunicate, né
convenientemente approfondite, perché l’insegnamento non è stato ancora
organizzato in Italia; Considerando inoltre che i Sovrani Consigli del 33 0
Grado, costituiti dalla Suprema Potestà, a cui devono la loro esistenza,
hanno lo scopo di regnare e governare, nei due emisferi, le molteplici Officine
massoniche di qualsiasi Rito, e di richiamarle instancabilmente all’osservanza
dei principi e degli ordinamenti originali dell’ordine dei liberi e valenti
Muratori franchi e accettati, abbiamo deliberato quanto segue:
Art. 1.
È costituito ed eretto in Italia un Supremo
Consiglio di Sovrani Grandi Ispettori Generali del 33 0 Grado.
Art. 2.
Il Supremo Consiglio del 33 0 Grado in Italia è composto
da nove membri oltre al Gran Commendatore e al suo Gran Segretario d’Ordinanza.
Esso è presieduto da un Gran Commendatore ad Vitam. Gli altri Ufficiali
Dignitari
sono:
Il Luogotenente del Gran Commendatore,
Un Oratore,
Un Segretario del S. Impero,
Un Gran Cancelliere,
Un Gran Tesoriere del S. Impero,
Un Capitano delle Guardie,
Un Segretario d’Ordinanza del Gran Commendatore ad
Vitam.
Art. 3.
La nomina di Gran Commendatore ad Vitam sarà subito
votata e presentata a Sua Maestà il Re d’Italia.
Art. 4.
Il Supremo Gran Consiglio del 33 0
nomina alla dignità di Luogotenente del Gran Commendatore l’Illustrissimo
Fr.•. Calepio, a quella di Gr.•. Oratore l’Illustrissimo Fr.•. Felici, a quella
di Segretario del S. Impero l’Illustrissimo Fr.•. Costabilli, a quella di Gran
Cancelliere il … … a quella di Gr.•. Tesoriere del S. Impero
l’Illustrissimo Fr.•. Alessandri, a quella di Capitano delle Guardie
l’Illustrissimo Fr.•. Guastavillani.
Art. 5.
Il Sovrano Gran Consiglio, volendo
dare agli Illustrissimi Fr.•. Degrasse-Tilly, Renier, Pyron e Vidal un segno
particolare della gratitudine dell’Ordine Mass.•. in Italia, per i servizi che
essi rendono all’Ordine essendone i principali
fondatori, li nomina e proclama membri del Supremo
Consiglio in Italia, e il Fr.•. Vidal Gran Segretario d’Ordinanza del Sovrano
Gran Commendatore ad Vitam.
Art. 6.
La creazione del Supremo Consiglio del 33 0 Grado
in Italia sarà notificata ai Sovrani Grandi Consigli del 33 0 in
Francia e a tutti quelli esistenti nei due emisferi.
Art. 1.
Il Supremo Consiglio del 33 0 Grado crea
e costituisce, di sua sovrana autorità, una Grande Loggia Generale in Italia
con la denominazione di Grande Oriente d’Italia, di Rito Scozzese antico e
accettato, che riunisce in sé tutti i Riti dei due emisferi.
Art. 2.
Il Grande Oriente d’Italia ne darà comunicazione al
Grande Oriente di Francia e a tutti gli altri Grandi Orienti e Grandi Logge
Generali degli altri Stati.
Art. 3c
La comunicazione al Grande Oriente di Francia sarà
data dall’Illustrissimo Fr.•. Pyron, nominato rappresentante del Grande Oriente
d’Italia presso il suddetto Grande Oriente.
Art. 4.
Le Logge e i Capitoli in attività di lavoro in Italia, saranno subito
convocati per l’accettazione del Codice Massonico in Italia, e a tale scopo le
suddette Logge e Capitoli nomineranno i loro rappresentanti presso il Grande
Oriente.
Costituzione Generale dell’Ordine Massonico in Italia
L’Ordine Mas.•. in Italia è posto
sotto la direzione immediata di un Sovrano Consiglio di Principi Massoni Grandi
Ispettori Generali del 33 0 Grado. Esso è rappresentato da una Dieta
Massonica, sotto la denominazione di Grande Oriente d’Italia. Il G.’. è
composto da ottantuno Grandi Ufficiali, che formano il Corpo Legislativo
Massonico, dai Rappresentanti delle Grandi Logge Metropolitane, dai
Rappresentanti dei Grandi Capitoli Metropolitani, dai Rappresentanti delle
Logge del Distretto.
I Rappresentanti delle Logge
Metropolitane e dei Capitoli Metropolitani, i
Ven.•, delle Logge e i Presidenti
dei Capitoli sono membri costituiti direttamente dalle loro Officine.
Il d’Italia è invariabilmente
stabilito a Milano. A lui solo compete istituire Logge e Capitoli, ai quali
esso conferisce le relative Bolle di Costituzione e Capitolari. Riconosce come
regolari solo le Bolle da lui rilasciate o quelle concesse da Orienti
Stranieri, di qualsiasi Rito, anteriormente alla Costituzione del Grande
Oriente d’Italia; purché munite del suo visto, comprovante la riunione di tutti
i Riti del d’Italia.
Il G.’. d’Italia riunificando in sé tutti i Riti
conosciuti nei due emisferi, non consente l’istituzione di alcun’altra Loggia o
Capitolo di qualunque Rito, se Logge e Capitoli non sono in rapporto e non sono
iscritte nel quadro delle
Logge e dei Capitoli d’Italia,
aggiornato dal G… ogni anno alla Festa di S.Giovanni d’inverno.
Assemblee del Grande Oriente
Ogni anno il Grande Oriente indice sette grandi
Assemblee, e cioè:
Una alla Festa di S. Giovanni
d’inverno,
Una alla Festa di S. Giovanni
d’estate,
Due agli Equinozi,
Due ai Solstizi
E una, per il Gran Capitolo Generale, alla Festa di
S. Andrea.
Il G… può essere convocato in
assemblea straordinaria solo per decisione del Gran Commendatore ad Vitam del
Sovrano Consiglio del 33 0 Grado o del suo Luogotenente.
Organizzazione del
Il G.’.O.’. è diviso in due
officine, l’una denominata Gran Loggia Generale Simbolica di tutti i Riti,
l’altra sotto il nome di Gran Capitolo Generale di tutti i Riti. Il ha presso
di sé una Gran Loggia di Amministrazione Generale, le cui attribuzioni e
funzioni sono alle dipendenze dirette del Sovrano Consiglio del 33 0 Gr.•.
Gli 81 Grandi Ufficiali che compongono il sono: Ventisette Grandi Ufficiali
Dignitari e Cinquantaquattro Grandi Ufficiali in carica. 1 27 Grandi Ufficiali
Dignitari si suddividono in:
1 0 – Sette Grandi Primi Dignitari, che
sono:
Il Gran Maestro, che è anche il
Gran Commendatore ad Vitam del Sovr.•. Cons.•. del 33 0 Grado,
Un Gran Maestro Aggiunto, che è necessariamente il
Luogotenente del Gr.•. Commendatore,
Un Gran Cancelliere Guardasigilli,
che è necessariamente il Guardasigilli del
Sovr.•. Cons.•. del 33 0 Gr.•.
e del Grande Concistoro del 32 0 Grado,
Due Grandi Amministratori Generali presi
necessariamente nel 32 0 Grado, Due Grandi Conservatori Generali
presi necessariamente nel Sovr.•. Tribunale dei Grandi Ispettori Inquisitori
del 31 0Grado. Questi Sette Grandi Primi Dignitari sono a vita.
20– Due Rappresentanti
del Maestro, uno presso la Gr.•. Loggia Gen.•. Simbolica, e l’altro presso il
Gran Capitolo Generale.
Essi sono nominati per nove anni e presi
necessariamente nel 320 Grado. Se, però, gli Ufficiali nominati a
vita fossero malauguratamente accusati e dichiarati rei di gravi colpe contro
la sicurezza dell’Ordine Massonico in Italia, la Dieta generale potrebbe
destituirli, previa constatazione della colpa da parte di una Commissione ad
hoc, composta da trentatré membri.
1 33 membri, in tal caso, sarebbero scelti dalla
Dieta generale tra gli Ufficiali e i Rappresentanti delle Logge e dei Capitoli
indistintamente, cioè ventinove in ognuno dei trenta Gradi del Rito antico
accettato, a partire dal Quarto Grado fino al Trentaduesimo incluso, e i
rimanenti tra i più alti Gradi riuniti.
3 0 – Nove Grandi
Dignitari presso la Gr.•. Loggia Generale Simbolica.
fondatori, li nomina e proclama membri del Supremo
Consiglio in Italia, e il Fr.•. Vidal Gran Segretario d’Ordinanza del Sovrano
Gran Commendatore ad Vitam.
Art. 6.
La creazione del Supremo Consiglio del 33 0 Grado
in Italia sarà notificata ai Sovrani Grandi Consigli del 330 in
Francia e a tutti quelli esistenti nei due emisferi.
Art. 1.
Il Supremo Consiglio del 33 0 Grado
crea e costituisce, di sua sovrana autorità, una Grande Loggia Generale in
Italia con la denominazione di Grande Oriente d’Italia, di Rito Scozzese antico
e accettato, che riunisce in sé tutti i Riti dei due emisferi.
Art. 2.
Il Grande Oriente d’Italia ne darà comunicazione al
Grande Oriente di Francia e a tutti gli altri Grandi Orienti e Grandi Logge
Generali degli altri Stati.
Art. 3.
La comunicazione al Grande Oriente di Francia sarà
data dall’Illustrissimo Fr.•. Pyron, nominato rappresentante del Grande Oriente
d’Italia presso il suddetto Grande Oriente.
Art. 4.
Le Logge e i Capitoli in attività di lavoro in Italia, saranno subito
convocati per l’accettazione del Codice Massonico in Italia, e a tale scopo le
suddette Logge e Capitoli nomineranno i loro rappresentanti presso il Grande
Oriente.
Costituzione Generale dell’Ordine Massonico in Italia
L’Ordine Mas.•. in Italia è posto sotto la direzione
immediata di un Sovrano Consiglio di Principi Massoni Grandi Ispettori Generali
del 330 Grado. Esso è rappresentato da una Dieta Massonica, sotto la
denominazione di Grande Oriente d’Italia. Il è composto da ottantuno Grandi
Ufficiali, che formano il Corpo Legislativo Massonico, dai Rappresentanti delle
Grandi Logge Metropolitane, dai Rappresentanti dei Grandi Capitoli
Metropolitani, dai Rappresentanti delle Logge del Distretto.
I Rappresentanti delle Logge
Metropolitane e dei Capitoli Metropolitani, i
Ven.•. delle Logge e i
Presidenti dei Capitoli sono membri costituiti
direttamente dalle loro
Officine.
Il d’Italia è invariabilmente stabilito a Milano. A
lui solo compete istituire Logge e Capitoli, ai quali esso conferisce le
relative Bolle di Costituzione e Capitolari. Riconosce come regolari solo le
Bolle da lui rilasciate o quelle concesse da Orienti Stranieri, di qualsiasi
Rito, anteriormente alla Costituzione del Grande Oriente d’Italia; purché
munite del suo visto, comprovante la riunione di tutti i Riti del d’Italia.
Il d’Italia riunificando in sé tutti i Riti
conosciuti nei due emisferi, non consente l’istituzione di alcun’altra Loggia o
Capitolo di qualunque Rito, se Logge e Capitoli non sono in rapporto e non sono
iscritte nel quadro delle 40 – Nove Grandi Dignitari presso il Gr.•.
Capitolo Generale. Essi sono nominati per sette anni. Non hanno altro titolo
che quello di Grandi Dignitari dell’Ordine Massonico in Italia. Le loro
funzioni sono onorifiche, ma il loro voto è deliberante in tutte le Officine
del Sono scelti indistintamente in tutti i Riti. I Cinquantaquattro Grandi
Ufficiali in carica si suddividono in Ventisette presso la Gr.•. Gen.’.
Simbolica e in Ventisette presso il Gr.•. Cap.•. Gen.•. Nelle rispettive
Officine d’appartenenza essi conservano il titolo della loro Dignità.
La Gran Loggia Generale Simbolica
I Ventisette Ufficiali in carica
nella Gr.•. Loggia Gen.•. Simbolica sono:
Un Vice Presidente,
Un Primo Sorvegliante,
Un Secondo Sorvegliante,
Un Oratore,
Un Segretario Archivista
dell’Off.•. ,
Un Guardasigilli particolare
dell’Off.•.
Un Primo Esperto,
Un Maestro delle Cerimonie,
UnElemosiniere Ospitaliere
E diciotto Esperti.
Il Vice Presidente è nominato per cinque anni e gli altri Ufficiali
per tre anni. I primi Cinque Dignitari non possono essere scelti che nel Rito
antico accettato. Gli altri Dignitari e i diciotto Esperti possono essere
scelti indistintamente in tutti i Riti riuniti nel
Il Grande Capitolo Generale
I Ventisette Ufficiali in carica
nel Gr.•. Ca.•. Gen.•. sono:
Un Vice Presidente,
Un Primo Sorvegliante,
Un Secondo Sorvegliante,
Un Oratore,
Un Segretario,
Un Guardasigilli del Ca.•.
Un Archivista particolare del
Cap.•.
Un Primo Esperto,
Due Maes.•. delle Cerimonie,
Un Portastendardo,
Un Portaspada,
Quattro Araldi d’Armi,
Un Grande Ispettore
E dieci Esperti.
Il Vice Presidente è nominato
per cinque anni e gli altri Ufficiali per tre anni. I Diciassette Dignitari non
possono essere scelti che nel Rito antico accettato. I Dieci Esperti possono
essere scelti indistintamente in tutti i Riti riuniti nel G.’.
Il Vice Presidente, i Sorveglianti, l’Oratore, il Segretario,
i Guardasigilli, gli Archivisti e il Primo Esperto sono necessariamente scelti
nel 32 0 Gr.•.
Gli Ufficiali Dignitari e gli Ufficiali in carica
non possono essere scelti, per quanto riguarda il Rito antico, che nel 18 0
Grado e negli altri Gradi Superiori; per i Riti riuniti, nel più alto
Grado di quel Rito. Quelli che non sono nominati a vita possono essere rieletti
anche per le funzioni che già esercitano. Gli Ufficiali del G.’. 0. 4 .
che hanno svolto per nove anni consecutivi le loro funzioni e quelli che hanno
reso servizi importanti all’Ordine possono ottenere Patenti di Ufficiale
Onorario del G.’. , e far parte della sua composizione.
La Gran Loggia di Amministrazione Generale
La
Gr.•. di Amm.•. Gen.•. è composta da
Ventuno Ufficiali, ossia:
Un Vice Presidente,
Un Primo Sorvegliante, Un Secondo
Sorvegliante,
Un Oratore,
Un Segretario,
Un Tesoriere Elemosiniere,
Un Cancelliere Guardasigilli,
Un Archivista Generale,
Un Architetto,
Un Maestro delle Cerimonie, Un
Ospitaliere
E dieci Esperti.
Essa è presieduta da uno dei Grandi Amministratori Generali e, in
caso di assenza, da uno dei Grandi Conservatori Generali; essi concordano
insieme l’ordine di servizio. Il Vice Presidente, il Segretario, il Tesoriere e
l’Archivista sono nominati per cinque anni; gli altri dignitari, come pure gli
Esperti, per un anno. I Dignitari possono essere scelti solo nel Rito antico
accettato. Gli Esperti possono essere scelti indistintamente in tutti i Riti.
La nomina è fatta dal Consiglio dei 27 su una lista
doppia preparata dalla
Loggia Generale Simbolica e su una lista simile
redatta dal Gran Cap.’. Gen.’. Essi sono scelti indistintamente tra i
Cinquantaquattro Grandi Ufficiali in carica; non cessano di far parte
dell’Off.•. a cui appartengono, conservano il loro diritto di frequenza, ma
hanno solamente un voto consultivo.
Il Consiglio dei Ventisette
Il ha
un Consiglio formato da 27 Ufficiali, chiamato Gran Consiglio dei Ventisette.
E presieduto da uno dei Grandi Conservatori
Generali che concordano insieme l’ordine di servizio.
Gli altri Ufficiali che lo compongono
sono:
I tre Vice Presidenti,
I tre Primi Sorveglianti, I tre
Secondi Sorveglianti,
I tre Oratori,
I tre Segretari,
I tre Primi
Esperti
E nove Esperti ordinari presi indistintamente in
tutti i Riti.
Tutte le volte che il Consiglio dei
27 si riunisce in assemblea, i 9 Esperti sono nominati dal Luogotenente Gr.•.
Comm.•. ad Vitam, e, in caso di assenza, dal Gran Cancelliere Guardasigilli di
prima Dignità.
Il Sovrano Tribunale degli Ispettori – Inquisitori del Trentunesimo
Grado
Il Gr.•. ha presso di sé un Sovrano Tribunale di
Grandi IspettoriInquisitori, composto da nove membri, conformemente agli Stati
e Regolamenti del Grado.
Il Gran Concistoro del Trentaduesimo Grado
Il Gr.•. ha, presso di sé, un Concistoro del 32 0
Grado, composto da quindici membri, conformemente agli Statuti e
Regolamenti del Grado.
I Rappresentanti aggiunti agli Esperti
La Gr.•. Loggia Gen.•. Simbolica, il Gr.•. Cap.•. Gen.•. e la Gr.•.
Loggia d’Amm,•. Gen.•. hanno presso la loro Officina cinque Rappresentanti
aggiunti, denominati Esperti Aggiunti con voto deliberativo. Essi restano in
carica per tre mesi. Sono scelti dal Consiglio dei 27, e precisamente:
per la Gr.•. Loggia Gen.•.
Simbolica e la Gr.•. Loggia d’Amm.•. Gen.•. tra i Fr. di tutti i Riti;
parimenti per il Gr.•. Cap.•. Gen.•. tra i Rappresentanti presso il Gr.•.
Cap.•. Gen.•. , appartenenti a tutti i Riti.
Nomina degli Ufficiali
del
Il Sovr… Consiglio del 33 0
Grado nomina il Gran Cancelliere, i Grandi Amministratori e i Grandi
Conservatori Generali, i Rappresentanti del Gran Maestro e i Grandi Dignitari
in base a due duplici liste di presentazione, una redatta nella Gr.•. Gen.•.
Simbolica e l’altra nel Gr.•. Cap.•. Gen . • . Esso invia la nomina al che la
fa proclamare in nome dell’Ordine Massonico in Italia.
I Cinquantaquattro Grandi
Ufficiali in carica sono nominati dal Consiglio dei Ventisette in base a due
duplici liste, concordate l’una nella Gr.•. Loggia Gen.•. Simbolica e l’altra
nel Gr.•. Cap.•. Gen.•. Le due Officine si comunicano reciprocamente le loro
liste di presentazione, vi appongono le loro annotazioni segrete e le fanno
pervenire, sigillate, al Consiglio dei Ventisette, che procede alla nomina a
maggioranza assoluta.
Se la lista di presentazione reca annotazioni
sfavorevoli, essa, dopo la nomina, è immediatamente rinviata e durante lo
svolgimento dei lavori, in busta sigillata, all’Officina dalla quale è stata
inoltrata, per essere distrutta con il fuoco sempre nel corso dei lavori. Il
Consiglio dei 27 notifica la nomina al Supremo Consiglio del 330 Grado
che la fa proclamare dal in nome dell’ordine Massonico .in Italia.
Le competenze del Gran Maestro
Il Gr.•. Maestro presiede il , la
Loggia Gen.’. Simbolica e il Gr.•. Cap.•. Gen.•. tutte le volte che lo ritiene
opportuno. Come Gran Commendatore ad Vitam egli firma, in nome del Supremo
Consiglio del 33 0 Grado, i Diplomi di nomina degli Ufficiali del ,
le Bolle di Costituzione delle Logge Metropolitane, le Patenti Capitolari dei
Cap.•. Metropolitani, le Lettere Credenziali del presso i GG.•. 00.•.
Stranieri. Egli fa apporre i Sigilli del Supremo Consiglio del 33 0 Grado,
del Grande Concistoro del 32 0 e il Gran Sigillo del d’Italia.
I vari atti emanati dal Supremo Consiglio del 33 0
Grado, in nome del G… O… d’Italia, sono contro firmati dal Segretario
del S. Impero e in seguito, per mandato del G.’. d’Italia, dal Segretario della
Gr.•. Loggia d’Amm.•. Gen.’. Il Gr.•. Maestro fa sigillare con il suo Sigillo
particolare gli atti da lui emanati, che vengono controfirmati dal Gran
Segretario d’Ordinanza.
Le competenze del Gran Cancelliere
Guardasigilli di prima Dignità
Il Gr.•. Cancelliere Guardasigilli di prima Dignità fa apporre in sua
presenza i Sigilli del 320 e del 33 0 Grado su tutti gli
atti emanati dal Supremo Consiglio del 33 0 Grado e dal Gr.•.
Concistoro del 320 Egli insedia, in nome dell’Ordine massonico in
Italia, i Grandi Amministratori e i Grandi Conservatori Generali, i
Rappresentanti del Gr.•. Maestro e i Grandi Ufficiali Dignitari. Egli ha in
consegna la spada dell’Ordine.
Le competenze dei Grandi Amministratori Generali
I Gr.•. Amm.•. Gen.•. presiedono la
Gr.•. Loggia di Amm.•. Gen.•. Essi vigilano in special modo sull’osservanza
degli Statuti e dei Regolamenti generali dell’Ordine.
Le competenze dei Grandi Conservatori Generali
I Grandi Conservatori Gen.•. presiedono il Consiglio
dei 27. In caso di assenza dei Gr.•. Amministratori essi presiedono anche la
Gr.•. Loggia di Amm.•. Gen. Hanno sotto la loro particolare sorveglianza
l’osservanza degli Statuti e Regolamenti generali dell’Ordine e di tutto ciò
che concerne il mantenimento del suo decoro e della sua dignità.
Le competenze dei rappresentanti del Gran Maestro
Il Rappresentante del Gr.•. Màestro
presso la Gr.•. Gen.•. Simbolica regge il Maglietto nelle Assemblee generali
del Gr.•. in occasione della festa di S. Giovanni d’estate e degli Equinozi. Il
Rappresentante del Gr.•. Maestro presso
il Gr.•. Cap.’. Gen.•. regge il Maglietto nelle
Assemblee del , in occasione della festa di S. Giovanni d’inverno, dei Solstizi
e della festa di S. Andrea. Essi dirigono i lavori della loro Officina agli
ordini del Supremo Consiglio del 330 Grado. Insediano, ognuno nella
propria Officina, in nome dell’Ordine massonico in Italia, i Gr… Ufficiali in
carica. Convocano le Assemblee straordinarie della loro Officina, tutte le
volte che lo reputino opportuno. Hanno l’obbligo di firmare tutti gli atti
emanati.
Le competenze della Gran Loggia Generale Simbolica
La Gr.•. Gen.•. Simbolica è
competente della richiesta delle Bolle di Costituzione e dei Certificati di
regolarità massonica, di tutti gli affari contenziosi che possono insorgere
nelle Logge, su notifica trasmessa in proposito dalla Gr.•. Loggia Metrop.•. Le
sue decisioni sono esecutive, salvo appello al Consiglio dei Ventisette.
L’appello non è sospensivo, se non per deliberazione del Supremo Cons.•. del
330 0 Gr.•. , o per ordine del Gran Commendatore ad Vitam.
Le competenze del Gran Capitolo Generale
Il Gr… Cap.•. Gen. . è competente delle richieste delle Patenti
Capitolari e dei Brevetti; di tutti gli affari contenziosi sollevati nel Cap.•.
su notifica data al riguardo dai Gr.•. Cap.•. Metrop.•.
Le sue decisioni sono esecutive,
salvo appello al Consiglio dei 27, oppure, quando si tratti di Alte Scienze
mistiche, al Concistoro del 32 0 Grado. L’appello non è sospensivo
se non per deliberazione del Supremo Consiglio del 33 0 Grado o per
ordine emanato del Gr.•. Comm.•. ad Vitam.
Le Patenti Capitolari che il
Gr.•. Cap.•. Gen. concede, sia ai Cap.•. Metrop.•. sia ai Cap.•. del Distretto,
possono concedere il potere di conferire i gradi del Rito antico accettato
soltanto secondo la seguente gerarchia: I Gr.•. Cap.’. Metropolitani
conferiscono i primi 28 Gradi;
I Gr.•. 29 0 , 300 e
31 0 possono essere conferiti solo dal Gr.•. Concistoro del 32 0
Grado;
Il 32 0 Grado può essere conferito
soltanto dal Supremo Consiglio del 33 0 Grado;
Il Grande Concistoro del 320 conferisce
allo stesso modo i Gradi inferiori al 290;
I Capitoli stabiliti nelle città di
primo ordine conferiscono Gradi fino al 18 0 incluso;
I Capitoli nelle città di secondo
ordine conferiscono Gradi fino al 13 0 incluso;
Gli altri Capitoli non possono
conferire Gradi oltre l’undicesimo compreso;
I membri dei Cap.•. il cui potere di conferire gradi è
limitato, otterranno i gradi superiori presso i Capitoli che hanno la facoltà
di conferirli; ma non saranno promossi che su richiesta del Capitolo a cui
appartengono, il quale garantirà in particolare sulla loro moralità civile e
massonica. In caso di rifiuto, può essere rivolto appello al Gr… e
segnatamente al suo Gr.•. Cap.•. Gen.
Il Gran Cap.•. Gen.•. , il Gr… Cap.•. Metrop.•. e i
Cap.•. del Distretto riconosceranno come insigniti di alti gradi soltanto
coloro che esibiranno il Brevetto accordato dai Cap.•. che hanno la facoltà di
concedere il Grado enunciato nel Brevetto stesso.
Le competenze del Gran Capitolo Generale
Le Logge e i Cap.’. , la cui
Costituzione è regolare e in attività di lavoro in Italia, qualunque sia il
Rito, sono sottoposti alla sorveglianza del Gr.•.
d’Italia e all’osservanza dei suoi Statuti e Regolamenti. Le
varie Officine saranno tenute a far vistare, entro tre mesi, le loro Bolle di
Costituzione o le Patenti Capitolari, qualunque sia l’autorità costituita che
le ha emanate.
Il Gr.•. d’Italia le riunifica a
patto che i registri del loro Rito vengano depositati, sempre entro tre mesi,
negli Archivi del Gr.•. Cap.•. Gen.•. Il Gr.•.
ogni qualvolta vengono richieste le Bolle di Costituzione o
le Patenti Capitolari ne divulga le norme.
I lavori del Gr.•. d’Italia,
quelli delle sue Officine, quelli delle Logge e Cap.•. costituiti secondo il
Rito antico accettato, non sono mai aperti e praticati se non in questo Rito,
che è il Rito predominante del Corpo Massonico in Italia. E in seguito ai
principi pattuiti per l’unificazione di tutti i Riti, le Logge e i Cap.•. le
cui Costituzioni sono state concordate per un Rito diverso da quello antico e
accettato, aprono i loro lavori e li praticano conformemente al loro Rito.
I Sigilli di tutti i Gradi, fino a
quello del 310 incluso, i Registri di tutti i Riti, fino al 32 0
incluso, e tutto ciò che riguarda le Alte Scienze mistiche, sono
depositati negli Archivi particolari del Gr.•. Cap.•. Gen.•. e chiusi con tre
diverse chiavi, di cui una è affidata al Presidente, la seconda all’Oratore e
la terza all’Archivista.
Le competenze della Gran Loggia d’Amministrazione Generale
La Gr.•. d’Amm. Generale è
competente su tutto ciò che si riferisce ai Sigilli, alla corrispondenza e alle
finanze. Essa provvede all’invio delle Bolle di Costituzione e delle Patenti
Capitolari, dei Diplomi e dei Brevetti; vi fa apporre i Sigilli dopo che vi
sono state apposte le firme e ne è stata effettuata la registrazione; e questo,
in modo specifico, per le Bolle di Costituzione e i Diplomi della Gr.•. Gen.•.
Simbolica, e per le Patenti Capitolan. e i Brevetti nel Gr.•. Cap. . Gen. Essa
fa registrare le lettere, i plichi, i memoriali e altri documenti indirizzati
al e li trasmette alle Officine competenti. Ma l’apertura non può essere fatta
che in seno ad un Comitato particolare composto dai due Rappresentanti, dagli
Oratori, dai Segretari e Primi Esperti della Gr.•. Loggia Gen.•. Simbolica e
del Gr.•. Cap.•. Gen.•. tuttavia la presenza di un sol membro di ogni officina
è sufficiente per procedervi.
Essa è incaricata della spedizione,
dell’invio e dell’esecuzione delle decisioni della Gr.•. Loggia Gen.’.
Simbolica e del Gr.•. Cap.•. Gen.•. Essa non può sospenderne l’esecuzione che
in virtù di una deliberazione del Supremo Consiglio del 330 Grado.
Le sue funzioni sono sotto la
diretta sorveglianza del Supremo Consiglio del 330 Gr.•. e ai suoi
ordini; di conseguenza, le decisioni che essa prende nell’esercizio della sua
amministrazione particolare, non sono soggette a ricorso, essendo coperte dalla
Sanzione del Supremo Consiglio del 33 0 Grado, che può tuttavia
farle riesaminare dal Consiglio dei 27.
La Cassa Generale del d’Italia, appartenendo
necessariamente a tutto l’ordine Massonico, è depositata nel locale del e
sigillata nel luogo dove è custodita; essa è chiusa con tre chiavi, di cui una
è affidata ad ognuno dei due Rappresentanti del Gran Maestro e la terza al
Tesoriere.
Le competenze del Consiglio dei Ventisette
Le competenze del Cons.•. dei 27 sono di occuparsi
dell’appello delle decisioni della Gr.•. Gen.•. Simbolica e del Gr.•. Cap.•.
Gen.•. e della revisione delle decisioni della Gr.•. Loggia d’Amm.•. Gen.•.
quando essa è ordinata dal Supremo Consiglio del 33 0 Grado.
Adempie, in nome dell’Ordine Massonico in Italia, la funzione elettorale per la
nomina degli Ufficiali sulla base di liste di presentazione che le sono
indirizzate.
Le competenze del Sovrano Tribunale degl’lspettori Inquisitori del 31 0
Grado
Le competenze del Sovrano Tribunale
sono principalmente quelle di mantenere il decoro, la pace e l’unione in seno
alle diverse Officine dell’Ordine Massonico in Italia; di vegliare affinché gli
Statuti e i Regolamenti siano scrupolosamente osservati; di opporsi a che vi
siano trattati argomenti estranei all’Ordine Massonico. Esso punisce in via provvisoria
gli abusi di cui viene a conoscenza e ne riferisce al Gran Concistoro del 320
Grado.
Riceve le lamentele e le denunzie
contro i membri dell’Ordine Massonico in Italia, qualunque siano le loro
dignità; esamina i fatti, ascolta gli accusati e i testimoni, riceve le loro
dichiarazioni e istruisce il processo verbale. Trasmette il tutto al Gran
Concistoro del 320 Grado, che giudica definitivamente.
Il Tribunale del 310 Grado può delegare i suoi
poteri, sia alle Officine, sia ai Massoni, purché di alti Gradi, se le colpe
sono state commesse in luogo diverso da quello della sua residenza.
Le competenze del Gran Concistoro del Trentaduesimo Grado
Il Gr.•. Concistoro può rivedere
tutte le decisioni del Consiglio dei 27, su istanza fatta dalle parti interessate,
e quelle della Gr.•. d’Amm.•. Gen.•. in seguito a una decisione del Supremo
Consiglio del 33 0 Gr.•. Gli sono sottoposte le querele e le denunce
per colpe massoniche; esso fa inquisire dal Sovr.•. Tribunale del 31 0 e
decide poi definitivamente secondo le informazioni che gli sono fornite.
Se le querele e le denunce sono
fondate su fatti gravi e di cui sia acquisito il principio di prova, anche se
le operazioni del Sovr.•. Tribunale del 31 0 Grado non sono
ultimate, il Gran Concistoro può sospendere provvisoriamente dalle loro
funzioni gli accusati, qualunque siano le loro dignità, se addirittura non
vogliano farne rapporto al Supremo Consiglio del 330 Grado, che può
pronunciare lui stesso la sospensione.
Esso è competente su tutto ciò
che riguarda questioni d’onore e le Alte Scienze mistiche, delle quali dirige
lavori che sono posti sotto la sua diretta sorveglianza. Le sue decisioni sono
irrevocabili, tuttavia esse possono essere annullate dal Supremo Consiglio del
33 0 Grado, che riunisce in sé la Supremazia di tutti i Poteri
Massonici.
Il Supremo Consiglio del 33 0 ne
rimanda la revisione, se lo giudica opportuno, ad una Commissione di cinque
suoi membri. La decisione è irrevocabile.
Però, qualunque sia la totalità dei poteri del
Supremo Cons.•. del 33 0 Grado, se le sue decisioni fossero
contrarie agli Statuti generali dell’Ordine Massonico e costituissero una
violazione dei principi consacrati nella franca e libera Massoneria accettata,
esse potrebbero essere rettificate in un’assemblea generale della Dieta
Massonica, composta dai Grandi Ufficiali del oltre a quelli de133 0 Grado
e dei Rappresentanti delle Logge e dei Capitoli accreditati presso il La
rettifica può essere fatta solamente se si raggiunge la maggioranza dei due
terzi dei Deliberanti.
La divisione del Territorio Massonico in Italia
Il territorio Massonico in Italia è diviso in Grandi
Distretti. Ogni Distretto ha per territorio Massonico il territorio di ognuna
delle province che compongono il Regno d’Italia e di cui porta il nome. Ogni
Capoluogo di provincia è il Capoluogo del Distretto Massonico.
Le Grandi Logge Metropolitane e i Grandi Capitoli Metropolitani
È istituita in ogni Capoluogo di Distretto una Gr.•. Loggia Metropol.•. e
un Gr.•. Capitolo Metropol.•. La Gr.•. Metropolitana è composta da quindici
Ufficiali in carica, dai Venerabili delle Logge di Distretto e dai loro
Rappresentanti.
Gli Ufficiali in carica sono:
Un Ven.•. che ha il titolo di
Rappresentante del ed è nominato per cinque anni; un Primo Sorvegliante; un
Secondo Sorvegliante; un Oratore; un Segretario; un Tesoriere Elemosiniere
Ospitaliere; un Cancelliere Guardasigilli e Custode degli Archivi; un primo
Esperto; un Maestro delle Cerimonie e sei Esperti.
Essi sono nominati per tre anni. La nomina e fatta
dai Rappresentanti delle Logge di Distretto, ad eccezione del Presidente che è
nominato dal Consiglio dei 27 su una lista doppia presentata dalla Grande
Loggia Metropolitana. Il Grande Capitolo Metropolitano è composto da 21
Ufficiali in carica, dai Presidenti dei Capitoli del Distretto e dai loro
Rappresen.tanti.
Gli Ufficiali in carica sono:
un Presidente
che ha il titolo di Rappresentante del ed
è nominato per
5 anni; un Primo Sorvegliante; un
Secondo Sorvegliante; un Oratore; un Segretario; un Tesoriere Elemosiniere
Ospitaliere;
un Cancelliere Guardasigilli e Custode degli
Archivi; un Portaspada; un Portastendardo; un Primo Esperto; un Maestro delle
Cerimonie e dieci Esperti.
Essi sono nominati per tre anni dai Rappresentanti
dei Capitoli del Distretto ad eccezione del Presidente, che è nominato dal
Consiglio dei Ventisette su una lista doppia presentata dalla Gr.•. Loggia
Metropolitana. Gli Esperti della Gr.•. Loggia Metropolitana e del Gr.•. Cap.».
Metropolitano possono essere scelti indistintamente in tutti i Riti.
Le Logge e i Capitoli del Distretto
Ogni capoluogo del Distretto non
può comprendere più di tre Logge e tre Capitoli, qualunque sia il loro Rito.
Due delle tre Logge e due dei tre Capitoli sono necessariamente del Rito Antico
e Accettato. La terza Loggia e il terzo Capitolo possono essere di un qualsiasi
altro Rito unificato. Le città di secondo ordine non possono avere che due
Logge e due Capitoli. L’uno e l’altra sono necessariamente del Rito Antico e
Accettato.
Le altre città, qualunque sia il numero di abitanti, non possono
avere che una Loggia e un Capitolo, necessariamente del Rito Antico e
Accettato. Tuttavia le città con popolazione inferiore a quattromila anime non
possono ottenere un Capitolo; esse si uniranno alla città più vicina per
formare un Capitolo, anche se la città in cui esso ha sede non ha una Loggia
Simbolica.
Le Logge e i Capitoli del
Distretto sono composti da un numero di Ufficiali dignitari uguale a quello
delle Logge Metropolitane e dei Capitoli Metropolitani. I Ven.•. delle Logge e
i Presidenti dei Cap.•. del Distretto sono nominati per cinque anni e gli altri
Dignitari per tre anni. Soltanto i Dignitari sono rieleggibili nelle stesse
Dignità; i Venerabili e i Presidenti non possono esserlo che dopo un intervallo
di un anno.
La nomina dei Venerabili è fatta dalla Loggia
Metropolitana su una triplice lista presentata dalla Loggia del Distretto,
mentre quella del Presidente del Cap.•. è fatta su una triplice lista presentata
dal Cap.•. del Distretto. La nomina degli altri Dignitari compete direttamente
alle loro Officine.
I Grandi Tribunali del Trentunesimo Grado
Per le Logge e per i Cap.•. del
Distretto sono stabiliti due Grandi Consigli di Ispettori-lnquisitori del 310
Grado. Le loro funzioni principali sono di ispezionare le Logge e i
Capitoli Metropolitani, come pure le Logge e i Capitoli del Disfretto, di
regolarne i lavori, di mantenervi il rispetto degli Statuti e dei Regolamenti;
essi redigono un verbale dei loro lavori che trasmettono al Gran Concistoro del
32 0 Grado, il quale ne riferisce, se necessario, al Supremo
Consiglio del 33 0 Grado.
I Grandi Distretti massonici sono divisi
quantitativamente tra i due Consigli anzidetti. Il luogo della loro residenza e
la scelta del Distretto saranno stabiliti dal Supremo Cons.’. del 33 0 Grado
e figureranno negli articoli del Regolamento.
Il Costume degli Ufficiali
Il Gran Maestro e il suo Aggiunto e
gli altri membri del Sovr.•. Cons.•. del 33 0 Grado indossano il costume
attinente alla loro Dignità nel Sovr.•. Cons.•. del 33 0 Gr…
Gli altri Dignitari e Ufficiali in
carica portano il Collare e il Gioiello attinenti alla loro Dignità e approvati
dal Sovr.•. Cons.•. del 33 0 Grado, il cappello e il mantello
scozzesi, sia che siedano nel Gr.•. Cap.•. Gen.•., sia che siedano nella Gr…
L… Gen… Simbolica. Essi sono poi ornati del Collare e del Gioiello del
Questa decorazione è ugualmente portata dai Rappresentanti
delle Logge e dei Cap.•. Il Gioiello è un triplice triangolo del colore del
metallo più puro; è sormontato da una corona e appeso al Collare per mezzo di
un nastro blu marezzato. Il colore del Collare, la sua forma e i suoi
attributi, come pure il Grembiule, saranno stabiliti quanto prima e faranno
parte degli articoli del Regolamento.
L’abito è di colore simbolico o di
quello degli Eletti. Tutti gli Ufficiali del
, i Rappresentanti delle Logge e dei Cap.’. e i visitatori
sono in grande uniforme.
I Presidenti delle Logge
Metropolitane e i Ven.•. delle Logge del Distretto promossi al Grado Scozzese,
ne portano necessariamente il Mantello e il Cappello. Essi portano inoltre il
Collare del stabilito per il loro rango. Il Gioiello corrispondente alla loro
Dignità vi è appeso con un nastro blu marezzato.
Gli Ufficiali dignitari dei Cap.•.
Metropolitani e dei Cap.•. del Distretto portano d’obbligo il Mantello
Scozzese.
I Presidenti dei Cap.’. Metropolit.•. e dei Cape. del Distretto sono
inoltre ornati del Collare del stabilito per il loro rango. Il Gioiello
corrispondente alla loro Dignità è appeso con un nastro blu marezzato.
Il non consente nei suoi lavori generali e
particolari altre decorazioni massoniche, a meno che i visitatori che ne sono insigniti
non siano riconosciuti come appartenenti a 00.•. stranieri, il cui Rito non sia
unificato col d’Italia.
Le Precedenze nel Gr.•. d’Italia
Il Sovr.•. Gr.•. Consiglio del 33
0 Grado siede nel come prima autorità dell’Ordine Massonico in
Italia. I suoi membri seggono immediatamente dopo il Gr.•. Maestro e il Gr.•.
Aggiunto e prima degli altri Primi Gr.•. Dignitari. Ognuno dei membri del
Sovr.•. Gr.•. Consiglio del 33 0 Gr. siede, nelle diverse Officine,
a destra o a sinistra di colui che presiede ma senza diritto al voto e alle
deliberazioni. Essi possono tuttavia chiarire i dissensi, fare le rimostranze e
le osservazioni che giudicano convenienti. Vi conservano i diritti e le
prerogative della loro alta Dignità e ricevono gli onori dovuti ai Grandi Primi
Dignitari. A destra del Trono sono assisi il Gran Cancelliere e i Grandi
Amministratori. A sinistra si collocano i Grandi Conservatori. Questi Grandi
Primi Dignitari si sostituiscono, in caso di assenza, seguendo l’ordine della
loro Dignità in modo che il Trono non sia mai vacante.
A destra e a sinistra dell’Altare
sono assisi i due Rappresentanti del Gr.•. Maes.•. , cioè a destra quello del
Gr.•. Cap.•. Gen.•. , che ha presso di sé un Araldo d’Armi e un Maes.•. delle
Cerimonie; a sinistra quello della Gr.•. Loggia Gen.•. Simbolica.
I membri del Gr.•. Concistoro del 32 0 Grado
sono assisi davanti ai Gr.•.
Amministratori, e i membri del Sovr.•. Tribunale del 32
0 Grado davanti ai Grandi Conservatori.
Fra le colonne sono assisi: presso
la colonna del Primo Sorvegliante, i Grandi Ufficiali Dignitari del Gr.•.
Cap.•. Generale, e presso la colonna del Secondo Sorvegliante, i Gr.•.
Ufficiali Dignitari della Gr.•. Gen.•. Simbolica.
I Gr.•. Ufficiali onorari sono
collocati secondo la loro Dignità.
I Gr.•. Ufficiali in carica
occupano, all’interno del Tempio, i posti attinenti alla loro Dignità.
Dietro a loro prendono posto i Presidenti, i
Rappresentanti dei Capitoli, i Venerabili e i Rappresentanti delle Logge, e
dietro ad essi tutti i visitatori indistintamente. I sedili e i banchi presso
le colonne e quelli paralleli al Primo Sorvegliante sono destinati al Rito
Antico e Accettato; i sedili e i banchi paralleli al Secondo Sorvegliante sono
destinati alla Gr.•. Gen.•. Simbolica e ai Riti unificati. Al di sopra di
quelli paralleli sono situati diversi banchi.
Quello più vicino all’Est, presso
la colonna del Primo Sorvegliante, è destinato al Consiglio dei 27′, dietro ci
sono i Rappresentanti dei Cap.•. Metropol.•. e del Distretto. Quello più vicino
all’Ovest [Est nel ms.], presso la colonna del Secondo Sorvegliante, è
destinato alla Gr.•. d’Ammin.•. Gen.•.
Poi ci sono i Rappresentanti delle Logge
Metropolitane e del Distretto. Al di sopra delle due parallele sono situati i
banchi per il 14 0 Grado e gli altri Gradi Superiori, fino al 30 0
Grado compreso.
Le quote annuali
Il Gran Commendatore ad Vitam versa ogni anno alla Cassa del Tesoriere Generale
del d’Italia le somme che ritiene opportune per sopperire alle spese. Esse non
possono essere al di Sotto di trentatré monete del metallo più puro.
Il Luogotenente del Gran Comm.•. versa ventisette
monete.
Il Gran Cancelliere Guardasigilli,
il Segretario e il Tesoriere versano ciascuno
ventuno monete.
Il Gran Capitano delle Guardie versa quindici monete.
Gli altri membri residenti del
Sovr.•. Cons.•. del 33 0 Grado versano ognuno undici monete.
Esse sono tutte del metallo più puro.
Il Gran Segretario del Gran Comm. . non è tenuto a
versare alcun contributo. I due Grandi Amministratori e i due Grandi Conservatori
Generali versano ciascuno nove monete.
I due Rappresentanti del Gr.•. Maestro e i Gr.•.
Dignitari versano ciascuno sette monete.
I Grandi Ufficiali in carica versano cinque monete.
Esse sono tutte del metallo più puro.
Le quote delle Logge Metropolitane e dei Cap.
Metrop.•. ; quelle delle Logge e dei Cap.•. del Distretto sono di tre franchi
per ciascun membro iscritto. Queste differenti somme sono versate ai Tesorieri
delle varie Officine, che le fanno pervenire al Tesoriere Generale del G.’.
Tutte le quote si pagano il giorno di S. Giovanni Evangelista. Quelle relative
all’anno massonico in corso sono esigibili subito.
I membri iscritti fra una festa di S. Giovanni d’inverno
e la successiva, versano, all’atto della loro iscrizione; la quota di tre franchi,
corrispondente all’anno in
cui si fa l’iscrizione.
In virtù di questa disposizione
nessuna Loggia né Capitolo, nessun
Rappresentante di Logge e di Cap.•. sono tenuti ad alcun’altra
quota né versamento, a qualsiasi titolo.
Il costo delle Bolle di Costituzione
è fissato in sette monete. Quello dei Diplomi è fissato in mezza moneta. Il
costo delle Patenti Capitolari è fissato in nove monete. Quello dei Brevetti in
mezza moneta. Tutte queste monete saranno del metallo più puro.
Gli Articoli del Regolamento dell’Ordine Massonico,
sia per quello che concerne il ‘Italia che le Logge e i Capitoli del Distretto,
saranno fissati quanto prima dal Supremo Consiglio del 33 0 Grado.
Poiché l’organizzazione dell’Ordine Massonico in Italia ancora non permette di
procedere alla nomina degli Ufficiali del secondo le norme stabilite dal
presente Codice Massonico, il Supremo Consiglio del 33 0 Grado
compie, per questa volta, le funzioni elettorali attribuite al Consiglio dei
27, secondo le liste di presentazione.
Fatto e stabilito sotto il punto verticale dello
zenith, corrispondente al 48 0 Grad.•. 50 min.•. 14 sec.•. lat.•.
Nord, e dopo aver sentito l’opinione di molti Principi valenti e liberi
Muratori accettati, tanto in Francia che in Italia.
Il 160 giorno del 1 0 mese del
5805; 16 marzo 1805.
Firmato
Calepio, Gr.•. Ispettore Generale
del 33 0 e Luogotenente del Supremo
Consiglio nel Regno d’Italia;
Alessandri, Sovrano Gr.•. Ispettore del 33 0 in
Italia,
Gr.•. Gran Tesoriere del Impero e
Cancelliere;
Renier, Sovrano Gr.•. Ispet.•. del
33 0 nel Regno d’Italia;
Costabilli, Sovrano Grande Ispettore del 33 0 in
Italia e Gr.•. Segretario del
Impero;
De Grasse Tilly, Gr.•. Ispettore del 33 0 in
Italia;
Pyron, Sovrano Grande Ispettore del 33 0 Grado
in Italia;
Kellerman, Senatore, Grande
Ufficiale e Membro del Gran Consiglio della
Legion d’Onore, Membro del Supremo Consiglio del 33 0
Grado in Francia,
Gran Primo Dignitario del e Venerabile onorario della Loggia di
Napoleone;
Paul Vidal, Sovrano Gr.•. Ispettore Generale del 33 0
in Italia, Gran Segretario d’Ordinanza del Gran Commendatore ad Vitam del
Supremo Consiglio.
Fratelli carissimi, l’idea di questa tavola mi è venuta
quando ho riscontrato che, nell’ambiente massonico, il termine “libero
arbitrio” è molto popolare, e nel contempo viene spesso usato in modo
improprio, più o meno come sinonimo di libertà, eclettismo, assenza di
costrizione da parte di autorità civili o religiose, o addirittura libertà di
pensiero ed assenza di dogmi. A seconda dei casi, sembra che il libero arbitrio
sia una scelta che l’uomo fa entrando in Massoneria; o che esso sia una qualità
intrinseca che caratterizza alcuni uomini predestinati a entrare in Massoneria;
oppure che il libero arbitrio sia una condizione alla quale l’uomo deve
aspirare e che può raggiungere togliendosi dall’ignoranza oscurantista, e/o
battendosi contro le tirannidi, e che sia quindi una condizione che gli uomini
illuminati devono porre come meta per tutta l’Umanità.
In realtà, “libero
arbitrio” non è affatto questo. Aveva ciò ben chiaro il Fr. E.S. quando vi
si è soffermato qualche mese fa, al suo modo estroso. Questa sera vorrei
riprendere quel discorso sotto un’angolazione un po’ diversa. Il concetto di
libero arbitrio, vecchio poco meno di due millenni come il termine stesso,
riguarda (‘Umanità piuttosto che i singoli uomini, ed è vicino più a quello di
responsabilità che a quello di libertà come comunemente intesa. Non ha un
sinonimo, ma, se ne volessimo uno ad ogni costo, il meno inadatto sarebbe
proprio “responsabilità”. Se vogliamo evitare di incrementare la
confusione delle lingue, vale la pena di cominciare col definire di cosa stiamo
parlando. Senza andare lontano, è perfettamente adeguata la mezza paginetta
contenuta in quella piccola enciclopedia filosofica di Garzanti, che gli
studenti chiamano “Garzantina”.
Originalmente, quello del libero arbitrio era un problema
strettamente teologico agostiniano che, come tale poteva porsi solo per il
credente. Esso era legato ad un dilemma drammatico sul piano teologico (con
ricadute su quello morale). L’uomo ha libertà di scelta ed è quindi moralmente
responsabile? Se sì, come questo “libero arbitrio” si concilia con
l’onnipotenza e la pre-scienza divine? Faccio una certa scelta perché io sono
come sono, e sono come sono perché così Dio mi ha creato, e il Dio che mi ha
creato conosce la scelta che sto per fare. Ma allora posso veramente pensare
che la mia è una libera scelta della quale porto responsabilità?
Tra le scelte che l’uomo compie ci sono quelle che gli
porteranno salvezza o dannazione. Può dunque l’uomo salvarsi con le sue forze?
Pelagio diceva di sì, come poi Erasmo; Lutero (che ha scritto un’operetta
intitolata “de servo arbitrio”) ha risposto di no: l’uomo può solo
venire salvato dalla grazia divina. Se non sbaglio, questa è anche la posizione
della Chiesa la quale però, nel contempo, riconosce all’uomo il libero
arbitrio, visto che lo ritiene punibile (con la dannazione). Non sono un
teologo, e quindi non ho mai capito come la Chiesa risolva l’antinomia: so solo
che alle diverse visioni, sul terreno teologico, è legata una diversa visione
del peccato originale. Ma questa sera l’ignoranza teologica non mi pesa: il
discorso che ho in mente prescinde dalla teologia.
In tempi più recenti, quello del libero arbitrio è
diventato un problema anche “laico” legato allo sviluppo di
concezioni deterministiche ispirate a certa scienza moderna, visioni in base
alle quali le nostre scelte, apparentemente libere, sono in realtà obbligate,
essendo determinate dalla nostra storia personale, nonché da sviluppi di natura
biologica, governati da leggi naturali a noi note, almeno in parte. Questo
determinismo equivale alla prescienza divina che preoccupava Sant’Agostino.
A questo punto l’autore della Garzantina si pone il
problema seguente. Se siamo capaci di fare solo scelte dettate dalle nostre
inclinazioni, siamo noi liberi, e quindi responsabili? Su questo vale la pena
di fare qualche considerazione. Può sembrare trattarsi di fumisterie, ma in
realtà le ricadute sono quotidiane. Prendiamo ad esempio un discorso che tutti
abbiamo sentito prima o poi, e cioè un ragionamento come il seguente: sì, il
tizio insidia bambini, però lo fa perché quando era bambino hanno abusato di
lui e ciò lo ha condizionato, quindi non è responsabile, quindi non è da
punire. Oppure: Si, il tizio deruba vecchiette, però il tessuto sociale nel
quale è cresciuto, ecc. ecc. Chi ragiona in questo modo in realtà nega il
libero arbitrio, anche se spesso non se ne rende conto. Dire che il tizio non è
responsabile è come dire che è pazzo (e quindi non punibile:
“irresponsabile”), anche nel linguaggio comune. La Chiesa, ad
esempio, ha sempre avuto questo problema ben presente. Tommaso Campanella nelle
carceri pontificie salvò la pelle proprio fingendosi pazzo, cosa che gli riuscì
per anni in modo incredibilmente convincente e senza un momento di debolezza
(che lo avrebbe portato sul rogo, e nessuno sapeva questo meglio di un
Domenicano). Ma anche modernamente c’è una scuola di pensiero (esempio,
Vittorio Mathieu) secondo la quale, se il tizio si è reso colpevole di
assassinio, bisogna impiccarlo perché fare diversamente sarebbe come
riconoscerlo non responsabile, e quindi sarebbe una mancanza di rispetto nei
suoi riguardi. Il che, tutto considerato, è un’idea difendibile, anche se va
contro il buonismo corrente.
Ma c’è un’alternativa. Si può sostenere che siamo
liberi se siamo capaci di fare una scelta contrastante con la nostra
inclinazione, e quindi non imposta da essa in modo deterministico. Ma, come
commenta l’autore della Garzantina, se si adotta questo secondo punto di vista,
l’origine (non-deterministica) della capacità di autodeterminazione è una
nozione piuttosto oscura. Tornerò su questo più avanti.
Il problema della punibilità, dunque, rappresenta
l’aspetto drammatico di un dilemma che potrebbe altrimenti apparirci una di
quelle controversie teologiche sul sesso degli angeli.
Va detto che il problema del libero arbitrio emerge a
sorpresa in un passo del rituale di iniziazione al grado di apprendista, passo
che ho sempre trovato un po’ sgangherato, là dove si dice che per noi la
Libertà “è il potere di compiere o di non compiere certi atti secondo la
determinazione della nostra volontà”. Se non si specifica quali atti, la
frase ha poco senso, in quanto significa pressappoco che Libertà è il potere di
far quel che ci pare, il che appare banale oltre che poco massonico. E tuttavia
sembra che abbiamo invece a che fare con una discutibile formulazione del
principio di libero arbitrio, di solito ascoltata dai fratelli con distratta
riverenza.
Dopo tutti questi bei discorsi, non abbiamo ancora
risposto alla domanda: insomma, l’uomo ha il libero arbitrio o non ce l’ha? Se
ci si pone al di fuori della problematica teologica, e se ci si pone unicamente
il problema della punibilità, una risposta possibile potrebbe essere “cosa
me ne importa?”. Questo, però va chiarito.
Torniamo infatti al problema essenziale, quello della
responsabilità. Agisco in un certo modo piuttosto che in un altro perché sono
“determinato” dalla mia vicenda genetica e dai miei vari altri
condizionamenti oppure il libero arbitrio mi rende capace di andare contro
quelle inclinazioni, che sono il frutto dei miei condizionamenti? E’ vero che
la natura di questa eventuale capacità è “oscura”: essa infatti non
può essere che il dono di un Dio. Ma ammesso che noi siamo il prodotto di una
creazione, che senso ha che Dio ci abbia creati fornendoci del suo codice di
tavole, e della conoscenza di tali tavole ma anche della capacità di seguirle o
non seguirle, cioè del libero arbitrio, e quindi responsabili? Proprio perché
anche quella capacità è una sua creazione, il problema resta insolubile.
Quindi, porselo è tempo perso. La situazione non è dissimile se ci si pone in
un’ottica deterministica.
Eppure una risposta ci è richiesta, perché ad essa sono
legati problemi concreti. Chi fa un discorso come quello che ho citato
all’inizio (“sì, il tizio violenta bambini, però è stato condizionato dai
suoi trascorsi infantili e quindi non è punibile”) pone infatti il
problema in modo concreto. Esempio: i figli della mia colf, ladruncoli perché
drogati, e drogati perché cresciuti alle Vallette in una strada piena di
spacciatori, mi fanno pena, e su di essi cerco di esercitare la mia carità.
Meriterebbero meno la mia carità se fossero cresciuti alla Crocetta, e
ladruncoli per motivi cromosomici?
A volte un tizio viene assolto perché “incapace di
intendere e di volere” e quindi non punibile. Ma se si nega il libero
arbitrio, come fa una certa scuola di pensiero giuridico, ampiamente ospitata
dai media, sostanzialmente siamo tutti incapaci di intendere e di volere. E allora,
siamo da punire? o siamo da non punire?
La mia personale risposta è: sì, siamo punibili, in
quanto i codici che ci siamo dati prescindono dalle motivazioni delle nostre
azioni, e sono un corpus di regole che serve unicamente a rendere possibile la
convivenza evitando la guerra di tutti contro tutti. Et in
quest’ottica, e solo in quest’ottica, che al problema del libero arbitrio
potrei anche rispondere “che me ne importa?” In sintesi, il colpevole
probabilmente non è libero, ma va punito, o quanto meno va messo nelle
condizioni di non reiterare (agli effetti pratici, è la stessa cosa).
Come dicevo all’inizio, altri ha risposto SI in nome
del Libero Arbitrio: Vuomo che spezza le tavole va punito per rispetto alla sua
dignità di uomo libero e perché abbia l’occasione di pagare il suo debito. In
sintesi: è libero nelle sue scelte, quindi va punito.
Poi c’è la terza risposta. L’Uomo ha il Libero Arbitrio
e quindi è punibile. Però a volte qualcosa si guasta nella sua testa, e allora
egli perde la sua libertà, e non è più punibile: il caso di quelli che
chiamiamo pazzi. Di questa terza opzione, purtroppo, c’è una varietà che
considero aberrante e che è adottata da certi giudici. Si basa su una
inversione logica: quest’uomo ha spezzato le tavole della Legge, quindi è
pazzo. Penso ai giudici che hanno rifiutato di dare l’ergastolo a Maso.
In un tempio massonico, è necessario chiedersi quali
sono le ricadute massoniche del problema che sono andato dibattendo, e se a
tale problema esista una risposta “massonica”. Alla seconda domanda
risponderei negativamente perché mi sembra trattarsi di argomento sul quale ogni
massone può fare la sua valutazione, che sarà anche legata alla sua personale
concezione di cosa è iniziazione. Quanto alle ricadute, invece, sono
pesantissime. Riprendo qui un filone altre volte sviluppato dal Fratello E.S.
Vediamo un po’. Se il libero arbitrio non esiste, odio e amore, bene e male non
hanno più un senso, o per lo meno non hanno quello comunemente attribuitogli.
Odio ed amore sono solo pulsioni delle quali non va data una valutazione di
valore. L’uomo buono e l’uomo cattivo sono allo stesso modo il prodotto di un
processo evolutivo da vedere in modo deterministico (oppure di una scelta del
Demiurgo). Non ha senso discriminarli. Non ha senso approvare San Francesco e
disapprovare il mostro di Marcinelle: l’uno non ha nessun merito ad essere
“buono” e l’altro nessun demerito ad essere “cattivo”: non
possono che essere quello che sono. L’albero del fico, che ci dà frutti
dolcissimi, ha forse più merito della gramigna? Liatteggiamento di
chi se la prende col cattivo è analogo a quello del bambino che picchia il
gradino che lo ha fatto inciampare.
Come vedete, siamo andati a sbattere nientemeno che sul
problema della origine della morale. E’ chiaro allora che le ricadute
massoniche non mancano?
La ricerca della Luce non è poi dissimile dalla speranza
della Grazia. E tra le scelte nelle quali il libero arbitrio può esercitarsi
c’è anche la scelta stessa di intraprendere la via iniziatica. Io, per esempio,
sono di ascendenza massonica, e queste radici hanno certamente contribuito a
orientare la mia scelta. E allora, quando mi è stato proposto di entrare in
Massoneria, ero libero nella scelta, o ero piuttosto condizionato dalla mia
storia famigliare?
In fondo, concedetemi una parentesi scherzosa, questo
può anche farmi comodo. Se un giorno andranno al potere gli amici del Giudice
Cordova, e vorranno mettermi in galera come Massone, potrò fare anche io il
discorso del pedofilo: “Vostro Onore, non sono colpevole, perché è tutta
colpa dei condizionamenti infantili, da piccolo non mi mandavano a Messa. Non
avevo il Libero Arbitrio”.
Ma le mie tavole si chiudono sempre con una domanda,
e allora eccola, fondamentale. Riteniamo che l’iniziazione apra all’uomo la via
per accedere a un livello superiore di comprensione. Sta a lui intraprendere il
cammino. O no? E sta a lui arrivare alle montagne e trovare la sacra fonte, là
dove la freccia ha colpito. O no?
Eccomi, per il terzo anno
consecutivo, qui chiamato dalla fiducia dei Fratelli Maestri ad assicurare la
continuità storica e la legittimità muratoria della Loggia.
Tutti noi sappiamo che lo scopo
della Libera Muratoria è spirituale e consiste nella conservazione e nella
trasmissione ininterrotta di quella Tradizione sapienziale formatasi
gradualmente nelle Logge operative dell’Alto Medioevo.
Chi viene iniziato alla conoscenza
di questa Tradizione sarà per il resto della sua vita diverso e migliore. La
consegna dei metalli, cui il neofita è indotto nella cerimonia d’iniziazione,
non sarà più soltanto un atto formale, ma diverrà sostanza di vita, diverrà
rinuncia cosciente alle vanità, diverrà accettazione consapevole del ruolo di
Costruttore del Tempio che, attraverso l’illuminazione di sé stesso, persegue
il miglioramento dell’Umanità.
L’Iniziato saprà operare con
spirito di servizio al fine di costruire, mattone su mattone, una umanità di
individui liberi e tolleranti, consci della propria dignità, ma nel contempo
rispettosi della dignità altrui.
Questo immenso deposito di principi
etici è affidato al Venerabile; non importa ritualmente se, per avventura, egli
sia personalmente inadatto o impari al proprio compito, a lui, designato dalla
fiducia della Camera di Mezzo, è affidato il compito di assicurare la
trasmissione ininterrotta della Tradizione Muratoria, che deve conservare e
affidare integra al suo successore.
Non è quindi senza una ben precisa
ragione simbolica che nella Massoneria anglosassone l’insediamento del nuovo
Venerabile è considerato come una nuova iniziazione, celebrata davanti ai soli
Ex Maestri Venerabili, ai quali il nuovo Maestro presta solenne promessa di
conservare, tutelare e difendere la Tradizione, quali che possano essere gli
eventi della storia o gli stessi voti della Loggia, la quale è sovrana, ma non
fino al punto di poter modificare i Landmarks, al di fuori dei quali non vi è
Massoneria.
Su questi principi solenni, che
costituiscono un impegno che assumo in piena coscienza, credo di poter ottenere
ancora il consenso e la collaborazione di tutti voi.
Rammentate però, Fratelli miei, che
nessuno può sperare che il Lavoro dell’Officina sia proficuo se crede di
poterne attribuire il peso al solo Maestro Venerabile: questi può c deve,
insieme ai Dignitari, tracciarne il disegno architettonico, ma la costruzione
del Tempio è un lavoro collettivo dove Apprendisti, Compagni e Maestri, ognuno
secondo la propria capacità, devono partecipare sovrapponendo mattone su
mattone, pietra su pietra.
Nella misura in cui, chiamando a raccolta anche coloro ai
quali la stanchezza ha rallentato l’operatività, sapremo tutti insieme
rafforzare 10 spirito di fratellanza, nella misura in cui sapremo lavorare in
operosa e feconda concordia di spiriti ed in armonia di intenti, in pari misura
ci sarà consentito di trasmettere a chi ci succederà, su questo scranno e fra
queste colonne, una Loggia sempre più robusta nel numero di Fratelli, una
Loggia sempre più disposta a dedicare i suoi sforzi ed il suo lavoro al bene ed
al progresso dell’Umanità.
Fratelli carissimi, anni fa un mio eminente collega,
in una conferenza dedicata ai parchi naturali, disse che certi oggetti
geologici, ovvero, certi prodotti di processi geologici, devono essere tutelati
perché sono intrinsecamente belli. Gli scrissi facendo delle obiezioni.
Ritrovata la lettera, mi sono accorto che il discorso era interessante. A cuor
leggero, quella volta mi ero avventurato in un grande problema: praticamente,
avevo abbozzato una tavola sulla Bellezza. Ho pensato di sottoporvi quelle considerazioni,
aggiungendovi il frutto di qualche ulteriore riflessione. Dopo tutto,
l’argomento della Bellezza è centrale nella visione massonica del mondo. Eppure
se ne parla poco. Pensiamo ai nostri molti trinomi: la bellezza non compare
mai. Ma ecco quanto scrivevo.
“La mia obiezione è che non esistono oggetti
intrinsecamente belli, perché la bellezza non è un valore oggettivo. Certe
combinazioni e proporzioni di lunghezze, angoli, frequenze, colori, filtrate
dalla nostra esperienza, ci danno un’emozione che chiamiamo estetica. Noi, cioè
la varietà indoeuropea dell’homo sapiens, sulla base delle nostre esperienze,
abbiamo fissato delle tavole di valori, che usiamo per dare valutazioni di un
parametro che chiamiamo bellezza. Quanto alla natura, non è ne bella né brutta.
Chi (se non noi) ha deciso che l’aquila è bella e lo scarafaggio brutto? O che
un sacchetto di plastica è meno bello di un fiore? E’ facile immaginare (basta
un piccolo incidente cromosomico) un’altra umanità con un’altra cultura, per la
quale il culmine dei valori estetici è rappresentato da una lattina arrugginita
o da un vecchio pneumatico.
LUomo occidentale ha deciso che i Faraglioni di Capri
sono belli: ma è poi proprio cosi? Sarebbe d’accordo un Boscimano? Un Van Gogh
autentico mi dà una emozione estetica, mentre uno falso, se so che è falso, non
mi fa ne caldo né freddo, anche se è indistinguibile. La meraviglia davanti al
Van Gogh autentico è legata alla sua rarità: lo trovo bello perché so che è
raro, non diversamente da un certo francobollo delle isole Mauritius. È bello
per la corporazione di quelli che sanno che è raro.
Un altro esempio. Le bellissime incisioni rupestri
della Val Camonica sono spesso coperte da un tappeto di sottobosco, che le ha
protette per millenni. Per una persona che non abbia interessi paletnologici,
quei disegni infantili possono apparire meno belli del tappeto vegetale, che
solleviamo per ammirarli.
La visione ‘naturo-centrica’ del
mondo, può portare a atteggiamenti aberranti. La funivia del Monte Bianco, che
Reinhold Messner e i suoi amici ambientalisti vorrebbero abolire perché
‘brutta’, dà alla gente la possibilità di accedere a una bellezza grandiosa,
altrimenti inaccessibile, e quindi inesistente: questo è il punto. Il Monte
Bianco è bello solo se io lo guardo, altrimenti non è altro se non un mucchio
di silicati.
Conclusione: massimo rispetto
per la natura, perché la natura è l’ambiente nel quale dobbiamo vivere. Ci
stanno a cuore il nostro mondo e certe nostre gratificazioni intellettuali:
smettiamo quindi di mascherare tutto ciò con motivazioni mistificanti: noi
amiamo la natura perché amiamo noi stessi. Proteggiamo pure i versanti
‘deturpati ‘ dall’erosione, dato che l’erosione ci crea dei problemi, ma non
parliamo di bellezza intrinseca, per carità. Anche gli splendidi Faraglioni
sono solo un prodotto di quella stessa erosione che deturpa i versanti.”
Rileggendo dopo dieci anni ho avuto l’impressione che in
quella lettera avevo dato sfogo ad una vocazione per il paradosso, ma è proprio
così? Il problema per me è irrisolto. Ho provato a elucubrare ulteriormente.
Chiaramente la bellezza è una di quelle che Cartesio
chiamava “qualità secondarie” ovvero non scientificamente
quantificabili. Eppure ci sono un paio di esempi che non quadrano.
Uno è quello della musica. Gli intervalli delle note
musicali, scelti dall’uomo per soddisfare una sua esigenza estetica, in realtà,
come sappiamo, corrispondono a rapporti matematici semplici delle frequenze.
Ecco un caso nel quale la nostra valutazione estetica si rivela ancorata ad un
riscontro oggettivo. L’altro esempio si incontra in pittura. I pittori del
rinascimento, usavano spesso nei loro quadri una certa proporzione gratificante
al nostro occhio, che chiamiamo sezione aurea, e che oggi sappiamo essere la
soluzione di una equazione elementare, peraltro già nota ai costruttori delle
cattedrali. Ma quei pittori con ogni probabilità ignoravano l’aspetto
matematico e disegnando, senza far misure, seguivano semplicemente il loro
istinto ovvero la loro pulsione estetica. Comunque, anche qui la valutazione
estetica trova un riscontro oggettivo.
Il legame tra numero e bellezza resta misterioso. Dipingere
proporzioni auree e scegliere intervalli musicali che corrispondono a rapporti
matematici semplici è una forma di conoscenza intuitiva. Una delle poche che ci
sono date.
Con questi due esempi, comunque, ci siamo spostati su un
altro terreno ed un’altra forma di bellezza. Se esiste una bellezza che ci è
data, quella della natura, esiste anche una bellezza che uomini creano, quella
dell’arte. Per entrambe vale l’obiezione che ho già fatto. Il Boscimano, se
ascolta Mozart, probabilmente non prova nessuna emozione estetica. La sua
espressione artistica non ci emoziona, ma forse anche essa risponde a parametri
di perfezione, che noi non conosciamo.
Espressione artistica forse significa proprio
armonizzarsi, per via intuitiva, con misteriosi parametri di valore assoluto.
Per questo possiamo pensarla come una via di realizzazione.
Col che, lascio la penna al Fr. G.D.S.
La Bellezza
La tavola del Fratello Rosalino evidenzia bene che
qualsiasi dibattito in merito a valori relativi, idee, simboli, forme,
pensieri, principi universali, non porta mai a conclusioni, punti di vista
comuni, integrali, omogenei e che nel determinato la certezza è un poi, una
evoluzione mentale che non ha traguardo.
LA realizzazione secondo la tradizione iniziatica non è
nella visione, nel percepito e viene prima delle elaborazioni pensiero dell’intelletto
nella mente. Riguarda proprio noi persona interiore unico cuore, centro. Sta
nella comprensione che la nostra reale natura è una costante che non cambia,
non duale al di là della contrapposizione soggetto oggetto e che la ricerca di
questa costante, sostegno del relativo, è lo scopo per il quale ci ritroviamo.
Va da se che una volta giunti a questa determinazione non c’è più da dibattere
niente, ad ogni contrapposizione perché ogni opinione è visione parziale,
giusta, corretta, parte necessaria di tutto – pensiero universale – che non è
reale se considerato dal punto di vista metafisico, illusoriamente vero, se
identificato alle coordinate causa spazio tempo.
La bellezza, se esiste, non è un concetto, è la
conoscenza stessa. E indefinibile, indescrivibile, inafferrabile coi pensieri e
le parole: issa, immanente, irradia e compie il tutto numero. Trascendente è
coincidente con la verità, l’Assoluto.
La pura bellezza consapevolezza costante, contempla
indifferente l’evento suo simbolo, amore di sé, coscienza, io sono: principio
nel quale appare, automatismo, il credersi un nome corpo che agisce nel mondo.
Tutto si consuma in questa idea di essere corpo
bellezza, identificazione, sogno consolidato, fuoco raffreddato, piombo
alchemico, che nato deve morire nel succedersi dei fotogrammi del film dove, io
sono, è l’unico, principio identico recitante gli indefiniti ruoli di enti,
frutti della quintuplice miscellanea degli elementi e delle tre qualità:
movimento, staticità, equilibrio.
Il Sé consapevolezza trascendenza assoluta
dimenticando la sua reale natura si identifica con il meccanismo apparenza
bellezza vibrazione suono, io sono questo, corpo, nome, cibo: singolo
individuo, elemento, alteità, parte necessaria della trasformazione, limite,
strumento impotente dell’effimero che non ha possibilità di decisione e scelta.
Il credersi libero di agire nel divenire oggettuale è la causa prima del
perdersi, il peccato originale.
Il Sé bellezza imprigionato nell’ignoranza
metafisica, nel sonno sogno, si crede soggetto agente nel mondo della dualità e
oggetto “tu” nella coscienza di enti che considera diversi da sé.
Perso, frastornato, ottenebrato dall’incanto della sua bellezza riflessa
dimentica che la visione percezione non è altro che una idea proiezione dell
‘ignoranza mente universale.
Questa coscienza bellezza amore, che a prima vista
potrebbe sembrare un limite nell’assoluto non limitabile non è altro che quello
stesso. Infatti Esso pura esistenza è pienezza contenente tutte le infinite
possibilità principio.
Non raggiungibile con l’intelletto e la mente,
sostrato, da vita equilibrio amore bellezza a tutto ciò che nelle coordinate
spazio temporali si manifesta in lui. Esso fa risplendere l’universo delle
dualità complementari e contrapposte, come i concetti opinione di bello e di
brutto che nel loro rapporto antagonista non sono altro che riverbero di Lui
cioè pura bellezza non duale.
Ponendosi da un punto di vista realizzativo è
importante cogliere che l’io sono è identico alla pura bellezza verità, e
quindi sapere che questa bellezza, presenza conscia, coscienza, questo principio
divino, amore di sé, primo concetto, verbo, origine dell’esplosione primordiale
universo, non è altro che oggetto accidentale nell’assoluto testimoniato dal Sé
che è la verità stessa racchiusa nel vaso corpo mente.
Il tutto è il lui, colto questo, per il viaggiatore dello
spirito, per l’iniziato le cose si semplificano.
Il metodo consiste nel praticare l’investigazione
discriminante ciò che è reale da ciò che non lo è inferendo che è reale
solamente quello che non cambia mai, non si trasforma, non sparisce.
Così attraverso la meditazione si ripulisce il primo
concetto dalla sporcizia del relativo sia formale oggettivo esterno, sia
formale soggettivo interno, di lì neutralizza la mente, creato il distacco
filosofico, mentre il corpo continua autonomamente il suo sbattersi nel
divenire causa, spazio, tempo, si giunge alla morte iniziatica, puri e nella
più totale solitudine, abisso, blu indefinibile. Le scritture affermano che
l’identità luce consapevolezza, bellezza, beatitudine, compare non per volontà,
ma per pura grazia del maestro interiore, Io sono.
La realizzazione della pura bellezza non dipende da
meccanismi mentali, culturali, eruditivi, è intuitiva e alla portata di tutto e
di tutti dal verme all’uomo tecnologico perché la verità identità è uguale in
tutti e gli enti possono accedere ad essa in quanto già Essa.
Noi oggettivati possiamo essere solamente
quello che pensiamo:
Uomo animale, se la mostra coscienza
conoscenza, io sono, si immedesima con attività, concetti, pensieri di natura
umana animale.
Uomo divino, se la nostra coscienza
consapevolezza si identifica a livello sottile di conseguenza materiale con
concetti di natura spirituale e ai principi divini.
Uomo universale, se la nostra coscienza
si coglie unica autoidentica, autorivelata riflessa in tutto.
Molto semplicemente siamo l’assoluto, quindi realizzati,
solo nel momento in cui non ci uniamo più al percepito o meglio quando in noi
sparisce il dualismo soggetto conoscenza oggetto: sonno profondo veglia.
Questa è la via che sto seguendo. Non devo fare altro che
cogliermi ora e subito pura identità assoluta: io non sono questo corpo questa
mente: l’assoluto non sono questo io sono.
Appena ci si pone dal punto di vista metafisico il problema
realizzativo diventa concetto inconsistente; perché risulta evidente che la
consapevolezza aseità – puro percepire – è la costante invariante Sé stesso.
R. Scch – G. d Slv, 19 marzo 1998
dell’e:.v:. (1 0 Grado)
Il mio intervento sulla tavola del Fratello Emilio
“Prashanti Nilayan” ha suscitato una certa disapprovazione
soprattutto quando, in chiusura, sostenevo che, se si fossero accettato certi
presupposti, era praticamente inutile la nostra presenza in Tempio.
Ho pensato di ritornare sull’argomento per meglio chiarire
il mio pensiero che, purtroppo, non mi è mai facile sviluppare verbalmente
vista “l’emozione” che ancora, dopo oltre 20 anni, mi attanaglia
ogniqualvolta prendo la parola in Tempio a lavori aperti.
In sostanza in quell’intervento davo due diverse
interpretazioni della tavola del fratello Emilio: la prima basata su
sensazioni, la seconda su ragionamenti.
Una prima lettura aveva destato in me profonda emozione per
la serenità e la pace che essa trasmetteva, al punto di presentarci un Emilio
molto “diverso” dal solito caustico ed ironico fratello che
comunicava con metafore di non sempre facile comprensione.
Una tavola “a colori” l’aveva definita il
fratello Pgll e, una volta tanto, concordavo con lui.
Quella tavola dava la sensazione di una qualche conquista,
di una qualche comprensione da parte di chi l’aveva scolpita ed è per questo
che mi aveva colpito.
Il rammarico fu quello di non avere il conforto di una
replica da parte del fratello Emilio che, quella sera, non prese la parola.
Una seconda e più ragionata lettura mi aveva portato però a
considerazioni del tutto diverse.
Lo splendido messaggio che trasmetteva la tavola era del
tutto estraneo alla vita massonica in quanto, un qualche modo, suggeriva un
percorso devozionale, un percorso di annullamento si se stessi per dedicarsi
agli altri, una via d’amore che difficilmente può prescindere dalla fede quando
è totale ed assoluta.
E tanto più bella era la tavola quanto più fuorviante il
suo messaggio nei confronti di un percorso muratorio.
Se quella è la strada, dicevo a me stesso, non c’è bisogno
di capire, non c’è bisogno di meditare sui simboli, sui riti, sull’iniziazione
e sul suo significato.
Non c’è bisogno di trovarci il Giovedì
sera in definitiva.
La dimostrazione più evidente di quanto sostenevo ce la
fornisce il ricordo di Mario Bianco che, una volta abbracciata la via
devozionale, di fatto abbandonò la Massoneria.
Spero con questi chiarimenti di essere riuscito a spiegare
il mio punto di vista per quanto riguarda l’intervento da me fatto sulla tavola
del fratello Emilio.
Ma nello scrivere queste note è nata in me l’esigenza di
approfondire un discorso, antico forse, ma che non ha mai trovato, né mai forse
troverà, una risposta razionale definitiva.
E dunque insormontabile la dicotomia fra la via devozionale
assistita dalla fede e la via della ricerca assistita dalla ragione?
O per dirla in altri termini: il “credere” è
indispensabile al fine di “capire” o è necessario che io “capisca”
prima di poter “credere”.
La questione è stata già affrontata dal fratello Lino che
nel ’93 sosteneva infine che, siccome la via della fede gli era preclusa, si
poneva come obiettivo quello di
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capire pur riconoscendo che la cultura,
comunque, non lo avrebbe portato molto lontano.
Ma siamo proprio sicuri che la via della
fede sia preclusa all’iniziato?
O meglio, siamo proprio sicuri che I
‘iniziato non faccia professione di fede?
Tra la teoria scientifica del “big bang”, la
pulsione metafisica verso un Dio creatore e la convinzione interiore che con il
rito di apertura dei lavori si evochi la discesa di un’influenza spirituale
qual è la differenza?
Sono o non sono tutti atti di fede?
Teoria scientifica e pulsione metafisica sono dunque due
atti di fede che, come diceva Eistein, sono indispensabili l’uno all’altro.
“La scienza senza religione è zoppa e
la religione senza scienza è cieca”
Questa frase mi ha colpito anche se tenderei a rovesciare il
concetto di base e cioè che è la scienza, senza religione, ad essere cieca, ma
ciò che conta è l’instaurarsi di una connessione fra scienza (ragione) e fede
(religione).
A ben pensare credo che la squadra ed il compasso,
sovrapposti al libro sacro, possano molto bene simboleggiare questo connubio.
È quindi possibile ipotizzare che, compito della ragione,
sia quello di portare l’uomo verso la fede?
Tanto più l’uomo acquisisce attraverso la ragione il
controllo sul mondo fisico, tanto più dovrebbe convincersi che solo un atto di
fede può aprirlo, forse, alla comprensione di ciò che è oltre il mondo
sensibile.
Atto di superbia è quello di credere che la nostra mente,
con le sue sole forze, possa concepire l’assoluto.
“In verità vi dico: se non cambiate, e non venite come
bambini, non entrerete nel regno dei cieli”.
“Perché se la ragione domina da sola
è una forza che imprigiona”.
In queste due frasi tratte, una dal “Vangelo di
Matteo”, l’altra dal “Profeta” di Kahlil Gibrain, sono racchiuse
le tematiche della mia tavola.
Quindi la strada della fede non solo non è preclusa
all’iniziato, ma rappresenta una conquista significativa, una tappa importante
nel suo cammino.
Acquisire la fede è come ritornare bambini aperti e
disponibili a recepire, senza condizionamenti e infrastruttura intellettuali, i
messaggi che solo a queste condizioni possono arrivare.
Non più dicotomia quindi fra strada devozionale e ricerca,
ma solo due momenti dello stesso percorso: il mistico ha avuto in dono la fede
e può aprirsi al tentativo di comprendere; l’iniziato, questa fede, deve andarsela
a conquistare.
Af termine di queste mie riflessioni posso tornare, con un
ardito tentativo di interpretazione, di cui chiedo anticipatamente venia, a
quanto avevo detto sulla tavola del fratello Emilio, così diversa e così
lontana dai suoi abituali modi di esprimersi.
Forse il fratello Emilio sta scoprendo la
fede.
Ultima notazione che, per correttezza, sento il dovere di
esternarvi: tutto immaginavo al momento di iniziare questa tavola, tranne le
conclusioni a cui sarei approdato.
Anche di questa “follia” chiedo
venia a tutti i fratelli
Conclusioni del Fr.’. Oratore per la tornata dell’8 novembre
in occasione della visita della R:. L :. Hermannus van
Tongeren NO 204
Fratelli carissimi di ogni ordine e grado.
E compito dell’Oratore trarre le conclusioni della tornata.
Più che trarre conclusioni vorrei fare alcune considerazioni che nascono dal
contesto geografico nel quale si è svolta la tornata.
Grazie per essere giunti, provenendo da orienti diversi della
comunità europea, qui all’Oriente di Torino nella Valle del Po.
Grazie per essere riusciti a conciliare i vostri molteplici
impegni, qualche volta profani e non sempre coincidenti, in modo da far
risaltare la potenza, la bellezza e la saggezza della fraternità massonica.
Ogni spostamento, anche se piccolo, è comunque un viaggio. La
nostra vita è un viaggio. Viaggiare significa cercare. Si cerca qualcosa di
profano, si cerca qualcosa di spirituale e sovente viaggiamo per trovare noi
stessi, dimenticando spesso che cerchiamo altrove quello che possiamo trovare
soltanto in noi stessi.
Viaggiamo per conoscere gli altri, per cercare il dialogo.
Dialogo molte volte inteso in modo inconscio come desiderio di convincere il
prossimo che la nostra idea è quella corretta.
Quando viaggiamo abbiamo con noi valigie piene di cose
nostre. Dovremmo prendere sempre l’abitudine di aggiungere al nostro bagaglio
una borsa di dimensioni indefinite e di materiale inesistente da riempire, al
nostro rientro, di ciò che ci fa veramente ricchi e cioè della ricchezza
spirituale del nostro prossimo che sarà stato certamente felice di essere stato
“derubato”.
È una forma di amore. Iniziamo le nostre giornate, che sono
una specie di viaggio, con amore, viviamole con amore, terminiamole con amore.
Con l’augurio che questo bagaglio “che non c’è” ci
accompagni sempre nella nostra vita e poiché, malgrado ogni nostro sforzo
contrario. tutto è giusto e perfetto ti prego, Venerabile Maestro, di procedere
alla chiusura dei lavori in grado di Apprendista.